Il ‘complottismo’ nell’epoca del Covid come problema politico, di Andrea Zhok

Il ‘complottismo’ nell’epoca del Covid come problema politico
Andrea Zhok·Giovedì 21 maggio 2020·Tempo di lettura: 13 minuti

Alcuni contatti, della cui buona fede non ho ragione di dubitare, hanno manifestato un’evidente incomprensione rispetto alle critiche che ho mosso all’attuale crisi ‘complottistica’ in relazione alla pandemia di Covid-19.
Come ultimo tentativo di chiarimento – ma senza molta fiducia che possa funzionare – cerco di spiegare di che cosa ne va, per me.
Partiamo dal bersaglio polemico. Quali sarebbero i ‘complottisti’ da Covid che ho in mente? Di cosa constano questi frammenti di ‘teorie del complotto’? Cosa li caratterizza? Per dare un po’ di concretezza, partiamo da un elenco, non esaustivo, di classi di asserzioni che danno una buona rappresentanza di queste ‘istanze complottiste’.
Lo schema generale al fondo di queste asserzioni è sempre il medesimo: l’impatto della pandemia viene minimizzato in questo o quell’aspetto cruciale, e da ciò si trae spunto per proporre una ragione occulta dell’apparente discrasia tra una risposta pubblica massiccia e una minaccia reale ritenuta risibile.
Ad esempio:
1) “È assurdo preoccuparsi tanto per un virus la cui mortalità” (o letalità – spesso confuse) “è così bassa”.
Questa asserzione viene confortata di solito scegliendo un confronto numerico ad hoc, che esprima la piccolezza percentuale dei decessi da Covid.
Inutili sono le obiezioni che fanno notare che:
• I dati su mortalità/letalità si hanno alla fine, e prima sono scommesse.
• Quei dati non sono indici esclusivamente dalla serietà della malattia, ma almeno anche della risposta dei sistemi sanitari.
• Il numero dei decessi è solo uno dei parametri per valutare la gravità di una malattia, altri parametri cruciali essendo le conseguenze sulla salute di lungo periodo (in gran parte ignote) e l’impatto sulla funzionalità del sistema sanitario nel suo complesso (es.: saturazione delle terapie intensive).
• I morti da Covid vanno sommati, non sottratti, a quelli per altre cause. Non è che se i morti per altre cause sono elevati, aggiungerne altri li rende meno significativi. Peraltro, se il gioco è quello di minimizzare 32.000 morti, allora possiamo fare lo stesso gioco quotidianamente per gli incidenti sul lavoro o per quelli che restano sotto le macerie di un ponte. Dopo tutto rispetto a un qualche numero sono sempre inezie e ne sopravvivono comunque abbastanza, no?
2) “È assurdo avere reazioni eccessive, giacché la stragrande maggioranza dei deceduti avevano almeno una patologia pregressa.”
• Anche qui risulta inutile far loro notare, ad esempio, che la più frequente patologia pregressa riscontrata nei decessi per Covid è l’ipertensione, di cui soffrono 12 milioni di italiani (un quinto della popolazione). Dietro a quella contestazione sembra esserci l’idea che se uno ha già una patologia pregressa, beh, è praticamente con un piede nella tomba, e salvarlo è quasi accanimento terapeutico. Potrebbe essere utile sapere che le persone che soffrono di una patologia cronica in Italia sono 24 milioni.
3)È assurdo avere reazioni eccessive, perché tanto uccide solo gli anziani.”
• A prescindere dal carattere nauseante di questa osservazione e dell’atteggiamento etico che implica, è comunque utile ricordare a quelli che ragionano in termini di ‘legittimità di scartare gli improduttivi, che l’età media in Italia è di 46,2 anni, che in molti settori (es. magistratura, università) l’età media dei ruoli apicali è di 60 anni, e che il 35% dei lavoratori in Italia ha più di 50 anni. Naturalmente ci si poteva aspettare che generazioni nate nell’atmosfera liberista del ‘mors tua vita mea’ ragionino in questo modo. Come molte altre deformità dell’anima del nostro tempo, anche questa è comprensibile. Ma resta repellente.
4) Nell’area delle critiche più circostanziate ve ne sono molte che meriterebbero una discussione a parte. Alcune sono anche critiche giuste, che possono essere usate per migliorare le tecniche di profilassi, ma c’è anche una grandissima quantità di pura melma. Un esempio all’ultimo grido è:
Le mascherine che ci obbligano a portare non servono a nulla e anzi fanno ammalare (fanno venire anche il cancro!).”
• Che esistano numerosissimi studi medici che dimostrino l’utilità delle mascherine in certi contesti (ambienti chiusi, distanze brevi) per prevenire contagi con patogeni respiratori non viene ovviamente preso in considerazione. E peraltro, vista la conclamata inutilità, è noto che medici e infermieri portano le mascherine nelle sale operatorie o in altre situazioni perché amano i giochi di ruolo.
Qui, come in mille altri casi, si rilancia una verità parziale (l’inutilità delle mascherine per attività in solitaria, o la potenziale ipercapnia in caso di uso molto prolungato e/o sotto sforzo) per pervenire ad una tesi sufficientemente netta e brillante (“non servono a niente, ci fanno ammalare”) da suscitare sdegno e aprire ad una teoria del complotto (“se non servono a niente, perché insistono tanto a farcele mettere?”)
5)L’allarme è assurdamente esagerato, perché la malattia colpirebbe solo certe aree, come la pianura padana; infatti nel resto del paese la mortalità è bassissima.”
• Qui far notare che ad impedire la diffusione del virus nel resto d’Italia è stato un blocco del paese di due mesi è una sottigliezza.
• Come è un’inutile sottigliezza chiedere perché mai sarebbe consolante se il virus colpisse gravemente “solo certe aree” (quelli della pianura padana sarebbero sottouomini sacrificabili per un bene superiore?).
• Ed è egualmente inutile chiedere da dove si trae la certezza (dalle implicazioni enormi) che ad essere sotto scacco sarebbero proprie “certe” aree con “certe” caratteristiche (quali?) e non altre; ecc.
6) Arriviamo poi a tesi più strutturate, che entrano nel quadro complessivo del complotto. Ad esempio:
Il Covid rappresenta un attacco al tessuto industriale italiano, già sotto mira da tempo; e ciò è confermato dal fatto che ad essere maggiormente colpite sono state le aree con la maggior produzione industriale del paese.”
• Naturalmente far notare che le zone più industrializzate sono regolarmente anche quelle con maggiore circolazione internazionale, e quindi sempre più esposte al contagio, è usualmente inutile.
• E cercar di capire chi potrebbe avere interesse a provocare un danno mondiale di lungo periodo di questa entità per carpire a noi industrie che negli ultimi vent’anni abbiamo svenduto a mazzi, senza bisogno di nessuna epidemia, sarebbe porre domande troppo audaci.
7) Un’altra classe di argomenti che va per la maggiore è quella del tipo:
La pandemia è una fiaba, una narrazione influente manipolata dai media per terrorizzarci, renderci malleabili e controllarci.”
• Anche qui risulta perennemente sterile far notare che deve trattarsi di una narrazione davvero incredibilmente complessa e ben costruita, se ha convinto a chiudere per Covid non solo Milano (noi, si sa, siamo boccaloni) ma anche New York, Londra o Parigi.
• E anche qui provare a comprendere quale sarebbe l’organizzazione in grado di orchestrare tale narrazione faziosa globale, e quali sarebbero i suoi interessi, trascende la dimensione in cui gli argomenti vengono spesi.
8) Un’ultima classe di argomenti complottistici è quella per cui:
Gli errori dell’OMS sono in verità parte di un piano, dietro al quale ci sono le pressioni di Bill Gates” (per venderci software?), “o della Cina” (per governare il mondo?) “o di Big Pharma” (per venderci vaccini?).
• Per replicare a queste tesi, che peraltro si contraddicono a vicenda, bastano le considerazioni generali sulle teorie del complotto, di cui infra.
Una variante della critica all’OMS è la critica generalizzata alla scienza per cui dalle indecisioni di un organismo di politica sanitaria internazionale come l’OMS, o dalle contraddizioni tra medici in comparsate televisive, si trae la conclusione che accreditare resoconti scientifici sarebbe di per sé cieco scientismo.
• Questo punto purtroppo segnala come la pura e semplice ignoranza dei canali e delle forme accreditate dalla pratica scientifica (che sono studi pubblicati, e non battute nei talk show) si trasforma, nell’odierna atmosfera di relativismo individualistico, in equiparazione delle proprie opinioni tanto al chilo con i pareri scientifici.
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Dopo questa breve, non esaustiva, ma credo ampiamente rappresentativa sintesi di ricorrenti argomenti ‘complottistici’, veniamo ad alcune considerazioni d’insieme.
I) Complottismo e ‘pensiero critico’.
Spesso le tesi complottiste interpretano sé stesse come istanze di ‘pensiero critico’.
Ora, sarebbe sciocco ritenere che nella politica nazionale ed internazionale, nell’economia, nella finanza, ecc. le intenzioni esplicite corrispondano sempre alle intenzioni reali. Tutt’altro. Un certo grado di dissimulazione e distorsione è quasi ubiqua, così come sono frequenti omissioni e mosse svolte non alla luce del sole. Tuttavia non è questo sospetto verso le intenzioni (dichiarazioni) esplicite a caratterizzare il complottista. Questo sospetto è comune al pensiero critico e al complottismo, ma c’è qualcosa che li separa nettamente.
Ciò che accomuna tutte le disposizioni complottiste, per differenza dal pensiero critico, è la totale trascuratezza nei confronti di tre fattori, ovvero una definizione chiara di: chi sarebbero i soggetti agenti, quali ne sarebbero i moventi, e quali sarebbero i mezzi a loro disposizione(inclusa la capacità di superare l’opposizione di interessi contrapposti).
Così, se sospetto che il forte sostegno mediatico al finanziamento pubblico del gruppo FCA non sia accidentale, ma sia condizionato da FCA stessa, questo sospetto, anche se non pienamente dimostrabile, ha dalla sua parte potenti indizi: il gruppo FCA ha infatti sia i mezzi (proprietà di importanti testate giornalistiche), sia i moventi (il desiderio di accedere ad un’ingente liquidità) per muovere le proprie pedine in quella direzione. Questa è un’istanza di pensiero critico, per cui anche se un’intenzione non è espressa, e anche se la sua esistenza non è pienamente dimostrata, tuttavia esiste materiale indiziario essenziale per nutrire quel sospetto.
Nel complottismo invece spesso non c’è nemmeno il tentativo di identificare un soggetto agente, un ‘cospiratore’. Fioriscono nei resoconti complottisti le terze persone plurali in forma indefinita (“quelli fanno x”, “ci dicono y”, “vogliono da noi z”, ecc.), senza chiarire chi sarebbe questo agente. Quanto alla coppia moventi-mezzi, il complottista non si preoccupa mai di esaminare la loro sostenibilità (la componente narcisistica ha di norma la meglio e per ottenere l’attenzione è sufficiente enunciare una tesi radicale e ‘intrigante’).
II) Complottismo e ‘rottura degli schemi’.
Una frequente autogiustificazione promossa dal complottista consiste nel pensare che, dopo tutto, anche i grandi geni, i pensatori originali, gli innovatori scientifici hanno sempre ‘rotto gli schemi’. Dunque, se loro ‘rompono gli schemi’, rompere gli schemi sarebbe già un passo verso l’originalità, l’innovazione, chissà, magari anche il genio.
Purtroppo ‘rompere gli schemi’ è qualcosa che accomuna geni e cretini (o pazzi). Ogni inferenza razionale ha uno ‘schema’, in quanto segue regole non arbitrarie. Per ‘rompere uno schema’ basta dire una scemenza a caso.
Il mondo è pieno zeppo di persone che si sono costruite un’alta immagine di sé grazie al fatto che “anche Einstein non andava bene a scuola”. È una consolazione innocua, e magari anche utile, finché non approda all’idea che la propria incapacità di capire o seguire uno schema equivarrebbe al geniale superamento delle stantie vestigia di rigidità passate.
Un matematico può costruire un sistema logico in cui 2 + 2 non faccia 4 o in cui l’assioma delle parallele non funzioni, ma questo non ha se non una somiglianza esteriore con il bambino che sbaglia 2 + 2 o che non capisce l’assioma delle parallele.
Una nota a parte la merita qui la riflessione filosofica. La filosofia tocca costitutivamente modalità di pensiero in cui si mette in dubbio ciò che appare ovvio. Ma solo un’incomprensione di fondo può ritenere che dubitare di ciò che appare ovvio, acquisito od evidente sia di per sé già un atto di pensiero significativo. L’esercizio del dubbio filosofico è sorvegliato e mirato: parte da una conoscenza delle datità esperienziali e delle loro giustificazioni, e nel dubitare adotta metodologie di risposta selettive (es.: il rasoio di Ockham) per poter trarre inferenze interessanti dal dubbio. Io posso dubitare di tutto, anche che il mondo esista, ma le condizioni per l’esercizio del dubbio, e il senso da attribuire alle soluzioni, sono attentamente definiti.
Può essere utile notare come il ‘movimento dei liberi complottisti’ si distingua tipicamente nell’operare critiche ad alzo zero a processi e conclusioni di carattere scientifico (ahimé, spesso appellandosi a ciò che ritengono essere filosofia). Una tipica istanza, precedente al Covid, in cui l’atteggiamento complottista si è scatenato è stata quella nei confronti del tema del “riscaldamento globale”, dove i margini di incertezza reali dell’analisi scientifica sono stati convertiti senz’altro nella certezza opposta, che sia tutta una frode per fregarci.
III) Implicazioni etiche del complottismo nell’era del Covid
Sul piano etico tutte le formulazioni di indole ‘complottistica’ elencate sopra hanno un nucleo comune, facilmente identificabile. La sostanza di quelle posizioni è definita in termini come i seguenti: “L’evento Covid, con le sue conseguenze normative sulle nostre vite, non può essere un evento naturale. La sgradevolezza di tali conseguenze normative (divieti, prescrizioni) richiede un’origine intenzionale, cui sia possibile imputarla. Perciò qualunque argomento che mi consenta di esorcizzare o minimizzare questo evento, e di combatterne le conseguenze normative, sarà il benvenuto.”
La fermezza di questo desiderio sta alla radice della impermeabilità alle controargomentazioni che caratterizza l’ispirazione complottista. Siccome le conclusioni cui voglio giungere sono chiare in anticipo ( = rigetto della coazione normativa) gli argomenti che mi permettono di arrivarvi sono liberamente sostituibili: se uno fallisce ricorrerò alla bisogna ad un altro, e poi ad un altro ancora, magari tornando poi al primo.
Questa fondamentale malafede è un peccato originale insuperabile.
È importante capire che qui vanno distinti due atteggiamenti radicalmente diversi.
Le ragioni per mal sopportare i vincoli normativi cui siamo stati sottoposti possono essere ragioni concrete e giustificate. Un individuo può mal sopportare questi obblighi perché lo danneggiano personalmente, ad esempio nella sua attività lavorativa. Questa è naturalmente un’ottima ragione per mal sopportare i vincoli, chi ne soffre ha motivo per lamentarsene, e lo Stato dovrebbe fare tutto il possibile per fornire aiuto.
Ma questa comprensibile disposizione personale non ha niente a che vedere, con la costruzione di una teoria che rimpiazzi il carattere personale della difficoltà camuffandola con tratti ‘sistemici’. In verità, la maggior parte delle persone in concreta difficoltà tende a ragionare in maniera molto più concreta, e raramente si lancia in teorie del complotto per minimizzare gli eventi e alleviare il proprio disagio.
I costruttori di teoremi del complotto sono invece soggetti che incarnano, spesso a loro insaputa, l’essenza del dettato neoliberale, che hanno introiettato fino in fondo. Per loro allentare il grande circo della produzione e del consumo è destabilizzante e incomprensibile; per di più farlo per un “numero contenuto di morti”, per di più in buona parte improduttivi, è senz’altro una follia. “Fateci tornare al più presto a correre sulla nostra ruota, perché al di fuori non sapremmo cosa fare di noi stessi.”
Chi lamenta la propria sorte personale di fronte ad un evento epocale che lo ha danneggiato va ascoltato ed aiutato; ma chi camuffa i propri desideri e il proprio interesse privato travestendoli da disposizione etica generale (“la mia vita deve andare avanti, gli altri crepino se devono”) questi semplicemente non merita alcun rispetto.
IV) Implicazioni politiche del complottismo nell’era del Covid
La costruzione di questa batteria di argomenti fittizi e strumentali soddisfa due principali spinte: una spinta psicologica, con la ricerca di un capro espiatorio, e una spinta egoistico-egocentrica che dia una legittimazione al rifiuto di regole e restrizioni. Questo impianto generale ha tre principali conseguenze di natura sociopolitica.
1) La razionalità claudicante e strumentaledi questa famiglia di teorie produce una molteplicità di soluzioni immaginarie e mutuamente contraddittorie. Questo significa che questi ‘complottismi’ creano un terreno completamente sterile per ogni iniziativa politica che si voglia costruttiva. Venendo meno la capacità di analisi della realtà, che è asservita ad un fine predeterminato, queste interpretazioni condividono solo un meccanismo psicologico comune che le può rendere simpatetiche le une con le altre, ma creano anche divergenze insolubili nella lettura delle cause, e dunque anche delle soluzioni.
2) L’unico oggetto comune di odio finisce per essere l’erogatore prossimo di regole e divieti, dunque lo Stato. Lo Stato viene perciò percepito, secondo la chiave di lettura consolidata dal cinquantennio neoliberale, come un organismo estraneo, ostile, che cerca per natura di opprimere gli individui. Emerge così un anarcoindividualismo di fondo che, curiosamente, si presenta con pari frequenza nei liberisti-libertari tradizionali e in molti sedicenti ‘sovranisti’, di cui si rivela come movente fondamentale l’avversione alle istituzioni. Si separano qui le strade tra chi nutre l’appello alla sovranità di senso dello Stato e dell’interesse collettivo e chi lo nutre di semplice avversione alle istituzioni e ai loro vincoli. L’apparente comunanza è rappresentata dal fatto che l’Unione Europea è sia un’istituzione che ci vincola, sia un impedimento a coltivare l’interesse pubblico e il senso dello Stato. Ma le due motivazioni sono fondamentalmente divergenti. Per chi è mosso da avversione alle istituzioni e ai loro vincoli l’UE può essere facilmente sostituita come oggetto d’odio dallo Stato, o da qualunque altra istituzione sovraindividuale.
3) Nell’immediato, l’atteggiamento complottista nutre e giustifica comportamenti trascurati e indisciplinati, che si presentano come ‘violazioni giustificate’ se non addirittura nobilitate come ‘disobbedienza civile’ (un po’ come la ‘disobbedienza civile’ degli evasori fiscali). Questo atteggiamento contrasta con ogni idea di ‘compattarsi’ di fronte a un problema, di ‘fare squadra’ (idea che l’anarcoindividualismo di fondo recepisce come intrinsecamente inquietante). L’adozione di comportamenti irresponsabili è il corollario naturale di questo atteggiamento, che dunque crea le premesse per arrecare danni alla collettività – danni che il complottista poi prontamente ascriverà al fallimento dello Stato.

la parabola del santo guidatore, di Roberto Buffagni

A volte l’esempio rende meglio l’idea_Giuseppe Germinario

da facebook

Perché sono state introdotte le misure di confinamento? Un esempio facile.

Nel 2019, in soli sei mesi – da gennaio a giugno – si sono verificati 82.048 incidenti stradali, con 1.505 morti e 113.765 feriti.

I morti sono lo 1, 32% dei feriti, una percentuale bassa.

Tranne chi sia morto sul colpo, tutti i coinvolti negli incidenti hanno potuto ricevere le cure appropriate, compreso chi necessitava di ospedalizzazione, interventi chirurgici, terapia intensiva. Dunque, considerata la bassa percentuale di mortalità, nessun bisogno di limitare la circolazione dei veicoli, tranne per quanto attiene ai limiti di velocità e alla repressione delle infrazioni al codice della strada.

Si immagini che per ragioni affatto impreviste e si moltiplichino per 10 gli incidenti stradali.

Nello stesso periodo di sei mesi, diciamo che gli incidenti stradali siano 820.480. I feriti sarebbero 1.137.650.

I morti, però, NON sarebbero l’1,32%, cioè 15.050, ma molti di più.
Il SSN, infatti, non sarebbe in grado di rispondere all’enorme afflusso di vittime di incidenti stradali bisognose di cure; dunque non tutti, ma solo una percentuale via via minore dei feriti potrebbe ricevere le cure appropriate.

Sarebbe inevitabile ricorrere al triage, privilegiando i feriti gravi con maggiori probabilità di guarigione e maggiore aspettativa di vita.

Un numero non esattamente calcolabile di feriti seriamente o gravemente, non ricevendo le cure adeguate morirebbe, o andrebbe incontro a complicanze e conseguenze incapacitanti o mortali a più lunga scadenza.

Per evitare una strage, sarebbe dunque necessario,anzitutto, limitare il numero di incidenti stradali, eccessivo rispetto alle capacità di risposta del SSN,

L’unica misura immediatamente efficace per limitare gli incidenti stradali sarebbe limitare gli spostamenti dei veicoli; prima vietando, con sanzioni severe, la circolazione veicolare a tutti tranne poche categorie di autorizzati per ragioni di necessità.

Via via che il SSN ritrovasse la sua capacità di risposta, sarebbe possibile concedere il permesso di circolazione veicolare ad altre categorie, associandovi misure di educazione stradale obbligatoria, limiti di velocità molto minori, una repressione capillare e severa delle violazioni al codice della strada (es., sequestro dei veicolo), etc.

Una volta cessato l’aumento imprevisto degli incidenti stradali, e via via che si ritorna alla normalità (che fisseremo a 80.000 incidenti circa nel corso di sei mesi) sarebbe possibile eliminare le restrizioni alla circolazione veicolare, auspicabilmente continuando la campagna di educazione stradale e approntando un piano di pronto intervento da applicarsi qualora ci siano nuove avvisaglie di un improvviso aumento verticale e repentino degli incidenti, in modo da poter prevenire, in futuro, la strage verificatasi nei sei mesi di epidemia di incidenti.

Chiaro così?

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    Alberto PiAlberto Pi ha risposto

      13 risposte   12 min

  • Luca Alberici Sbagliato l’esempio.
    Se per il covid si è ritenuto avere un atteggiamento dovuto al timore di non poter ottemperare al servizio dato dalla scarsità del sistema ospedaliero, non capisco il perché, quando si è visto senza ombra di dubbio che il virus poteva essere curato anche da casa con farmaci a basso costo e ampiamente testati da decenni contro malaria e sars, si è continuato a perseguire un atteggiamento incomprensibile.

     

    Luca AlbericiLuca Alberici ha risposto

      5 risposte   13 min

  • Fabio Massimo Mascolo Roberto Buffagni il paternalismo è attraente 😉
  • Fabio Massimo Mascolo Roberto Buffagni torniamo alla monarchia assoluta, nessuno proteggeva meglio del Re Sole
  • Roberto Buffagni Fabio Massimo Mascolo Cioè,fammi capire. Per preservare la libertà di andare in macchina dove cazzo ti pare, tu sacrificheresti senza problemi alcune decine di migliaia di persone che altrimenti, se curate adeguatamente, potrebbero vivere? E’ un’idea.
     
  • Hermann Sta Roberto Buffagni probabilmente si sente un padreterno, a me non succerà mai nulla, peggio per gli altri.
  • Fabio Massimo Mascolo Ma smettetela e chiedetevi se tutto questo allarmismo adesso è giustificato … Hanno saputo solo chiudere dopo aver addirittura chiesto di non fare le autopsie … Se le avessero fatte a inizio pandemia quanti morti ci saremmo risparmiati?
  • Roberto Buffagni Fabio Massimo Mascolo Guarda, ti inviterei a deciderti: perché un conto è criticare gli errori (tanti) nella gestione dell’epidemia, un conto è dire che l’epidemia è sopravvalutata, che è finita o che addiriuttura non c’è. Sono posizioni diverse e incompatibili, quindi per favore scegline una sola.
     
  • Hermann Sta Roberto Buffagni lasci stare. son colpevolmente ignoranti preda di opinioni contrastanti. la Ragionevolezza della tesi è oltre la loro smania.
  • Hermann Sta Roberto Buffagni l’analogia è aderente alla realtà. quello che è accaduto con enorme realismo ci dice che, senza contingentamento sociale, il sistema sanitario collassava e con esso il Paese. si veda a confronto quello che sta accadendo in Inghilterra a causa dei tentennamenti iniziali. e quello che ancora a ccade in alcune zone degli Usa.
      • Luca Alberici Hermann Sta ignorante sarà lei. Mi scusi.
        Non voler vedere le cose che sono sotto gli occhi di tutti ormai non è solo ignoranza. È ottusità
      • Hermann Sta Luca Alberici lei è ignorante perché ignora dati e realtà e usa opinioni non fondate per supportare le sue affermazioni. semplice. la descrizione di Roberto Buffagni non solo ha una sua logica ma è la descrizione della realtà a cui non si possono sostiAltro…
      • Luigi Puddu Hermann Sta, poi ex post si possono fare 10000 discorsi alla Agamben etc, ma solo ex post (quando la pelle l’abbiamo salvata)… Diversa è la questione se ci siano malintenzionati verso operazioni “d’ingegneria sociale e di trasbordo ideologico”… Occorre calma e gesso per dirimere bene le questioni.
      • Roberto Buffagni Luigi Puddu Segnalo che qui, la pelle che va salvata è anzitutto la pelle degli altri. Se uno vuole fare il pilota di formula 1 e guidare bendato, da solo, sul circuito di Monza io non ho obiezioni.
      • Luca Alberici Hermann Sta si informi meglio.
        Burloni ha solo preso il premio fedeltà da Fazio.
      • Hermann Sta Luigi Puddu credo che abbiamo la capacità, come nazione, per la sua storia e la sua tradizione culturale, di denunciare e contrastare questi tentativi di inegneria sociale. Che poi affidati a personaggi come quelli attualmente al governo fa già ridere …
      • Hermann Sta Luca Alberici ecco lei si basa su opinioni di questo e di quello, la citazione lo conferma. non ho mai sentito una sola parola del signore che cita, e volutamente evitato di leggerlo. qui ci si rifà a cose serie, proprio per evitare queste tossine.
  • Gert Dal Pozzo Non sono d’accordo. O meglio questo ragionamento poteva starci all’inizio quando non si conoscevano gli effetti di questo virus ed hanno sbagliato i trattamenti peggiorando la situazione. Ora mi sembra abbastanza assodato da diverse fonti autorevoli che il trattamento iniziale deve essere indirizzato per curare rischi di trombosi e non polmoniti. Oltre ad evitare gli errori con le Rsa etc
    • Roberto Buffagni Giusto. Invece il trattamento risolutivo ce l’ha lei? La invito a comunicarlo, il Nobel aspetta anche lei.
  • Gert Dal Pozzo Roberto Buffagni no io non ce l”ho ma i medici che hanno compreso le dinamiche evolutive del virus in un corpo contagiato, sembra di si.
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  • Antonio de Martini Perfetto. Ma non capiranno lo stesso.
  • Alessandro Di Martino l’esempio è calzante, ci sta; il problema grosso a mio avviso non sta tanto nelle limitazioni volte a contenere la diffusione del virus, quanto piuttosto nell’inadeguatezza dei sostegni economici nei confronti delle attività rimaste bloccate. eventi straordinari richiedono misure straordinarie, mentre qui si sono dati due spicci, a qualcuno, e pure tardi.
    • Roberto Buffagni Questo è tutt’altro argomento, ed è un problema molto, molto serio. Non aiuta però nella più che legittima battaglia per il sollievo economico e le misure di rilancio chi sostiene che il Covid19 a) non esiste proprio, è un complotto b) è una banale infAltro…
  • Alessandro Di Martino ero consapevole di essere un po’ fuori tema, tuttavia ritengo nemmeno troppo: oltre al sostegno economico, quella che si è dimostrata carente è l’immagine positiva della lotta alla pandemia, che invece è stata vissuta come vessazione. cittadini multatiAltro…
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  • Antonio Esoterico Fiore Grande spiegazione nella sua veridicità e chiarezza, speriamo illumini gli ottusi

PULIZIE DI PRIMAVERA, di Andrea Zhok

tratto da facebook

PULIZIE DI PRIMAVERA

In questi giorni sto perdendo un sacco di tempo ad eliminare contatti che si dimostrano al di sotto del livello minimo di raziocinio per essere interlocutori interessanti.

Dunque, aiutatemi voi, così risparmiamo tempo.

Spiego qui sotto quali sono gli estremi del problema.

Chi non è d’accordo sull’essenziale, invece che sollevare obiezioni, è pregato semplicemente di togliersi da solo dai contatti, così da far risparmiare tempo a tutti.

Ora, in queste settimane è emerso un tratto complottista diffuso in rete, e anche tra i miei contatti.

La struttura fondamentale che sorregge tutti i ragionamenti ha questa forma generale.

1) Si toglie dal quadro, o si minimizza, il problema sanitario. Spesso semplicemente ‘a sentimento’, talvolta con tentativi di argomentazione capziosa (celebri le comparazioni statistiche fatte trovando un qualunque dato di decessi cui siamo già abituati, e mostrando come comparativamente i decessi per la pandemia siano simili o inferiori; le ragioni per cui questi argomenti sono privi di senso le ho esposte in altri post e non mi ripeterò).

2) Una volta che il fatto materiale della pandemia sia stato tolto dal tavolo, posto come un non-soggetto, un fattore marginale, si apre un ovvio problema: se non c’è una seria causa a monte, tutti gli interventi dei governi, tutti i divieti, tutti i sacrifici, tutte le disposizioni devono avere un’altra, inconfessabile, ragione. E siccome questa ragione non è oggettiva (perché l’epidemia è una bazzecola) allora deve essere una ragione soggettiva: sono tutte scuse per farci fare delle cose, trucchi per farci credere necessario qualcosa che è invece solo il ‘loro’ desiderio.

3) A questo punto ci si aspetterebbe che si scatenino le spiegazioni intorno a chi sarebbe dietro a tutto ciò e perché. Ma in verità non è questo che accade. Ci sono occasionalmente delle proposte interpretative (un piano per favorire la vendita dei vaccini, un tentativo di far regredire i diritti civili o di instaurare una tacita dittatura, et similia), ma tipicamente nessuno insiste troppo con questi piani, perché ogni qual volta essi vengono esposti alla luce si sciolgono in un attimo nell’inconsistenza.
I complotti, o se vogliamo, i “piani segreti e senza scrupoli”, esistono senz’altro nella storia, ma la precondizione per prenderli in considerazione è di avere un quadro plausibile: a) dei mezzi per ordirli e implementarli; b) dei fini che renderebbero tali investimenti di ingegno e risorse utili a qualcuno. Per poter discutere sensatamente di ‘strategie segrete’ devono esserci entrambe le cose.
Se è vero che l’appartenenza alle vulgate ‘mainstream’ non è una garanzia di validità, non vale la conversa, per cui se NON è ‘mainstream’ allora questo di per sé vale come un credito.
Che 2 + 2 faccia 5 non è un’opinione ‘mainstream’, ma questa non la rende un’intrigante verità alternativa.

Ora, uno se ne potrebbe anche fregare di quelli che tessono teorie tanto al chilo, con l’unica virtù di essere contro corrente, per il piacere di sentirsi più astuti della massa. Sono comprensibili piaceri psicologici, e di solito sono innocui (possono anche essere utili ad esercitare la mente su quadri alternativi, purché si conservino saldi criteri epistemologici prima di conferirvi validità ultima).

E allora perché irritarsi?

Ecco, la ragione è presto detta.

Il punto di partenza è che il problema sanitario da Covid-19 è un fatto reale. Può dipendere da mille fattori, possiamo decidere di imputarlo all’inadeguatezza delle strutture sanitarie, oppure alle condizioni ecologiche, o alla fuoriuscita del virus da un laboratorio, o alla scarsa organizzazione, o alla semplice sfortuna, ma il problema nei suoi esiti sulla salute pubblica esiste, è e resta reale.

Data questa premessa, ci vuole una strategia per affrontarlo.
La strategia adottata da quasi tutti i paesi ha richiesto interventi restrittivi delle libertà personali, interventi che per funzionare devono essere adottati da tutti, e che ovunque in occidente (il mondo della ragione liberale) hanno alimentato proteste.
Il mix di interventi è variato in qualche misura, a seconda delle caratteristiche del paese (densità abitativa), del suo sistema sanitario, della forza con cui il virus si è espresso, ma ha sempre implicato direttive restrittive (anche in Svezia, per quanto ridotte).

Oggi, la situazione è tale per cui un po’ ovunque in Europa la gente ha ripreso a circolare. Salvo che per coloro che si aspettano l’instaurazione di una dittatura, e che hanno come unico motivante il poter dire almeno una volta nella vita ‘ecco, ve l’avevo detto’, per gli altri la speranza è che, conservando per un certo tempo comportamenti sistematicamente prudenti, si possa pervenire ad un’eradicazione del virus (se R0 < 1 la tendenza è verso l’eradicazione; quanto più basso R0 tanto più breve il tempo di estinzione).

Il problema però è che, da subito – e dopo una settimana già in modo crescente – si vedono numerose persone che non rispettano nessuna distanza di sicurezza ed usano la mascherina come una collana.

Inoltre, nel caso della ripresa di un focolaio, in assenza di un sistema di identificazione degli spostamenti e dei contatti, non è possibile sapere esattamente quali gruppi in quali aree hanno causato il riaccendersi del problema; ed in mancanza di questa capacità di identificazione l’esito di un’eventuale reinfezione sarebbe un blocco grezzo, complessivo (potrebbe darsi, per dire, che una reinfezione sia originata da un rave segreto, o da un’azienda che non rispetta nessuna misura di sicurezza, ma non potendo identificare l’origine, di fronte ad una ripresa del virus, si dovrebbe congelare di nuovo tutte le attività ad alzo zero, anche quelle che si sono fatte in quattro per adottare comportamenti prudenziali.)

Entrambi questi fatti, la tendenza a non rispettare le disposizioni prudenziali, e la mancanza di un sistema di identificazione di spostamenti e contatti (app) sono l’esito della pressione e dei sospetti agitati da tutti quei settori libertari senza se e senza ma, che vedono ovunque piani di controllo dei loro atti e delle loro menti. Entrambe queste istanze hanno un retroterra giustificativo ideologico, che li rende ‘simboli libertari’.

I comportamenti disinvolti e il rifiuto di accettare un controllo pro tempore (eventuali app sono per definizione dispositivi eliminabili) sono fattori che rendono più lenta la diminuzione dei contagi e che, se superano una certa soglia quantitativa, possono riportarci a giugno o luglio in lockdown, facendo fallire definitivamente tutte le attività che cercheranno di riaprire in questi giorni. (Dovrebbe essere chiaro che quanto meno il virus circolerà, tanto più la gente riprenderà fiducia nel muoversi tranquillamente, nell’andare a fare acquisti, nel prendere una birra, ecc.)

Ora, la ragione di fondo per cui trovo irresponsabile ed intollerabile la tipologia di ‘complottismo’ da coronavirus, è che qui non siamo di fronte ad una forzatura congetturale della realtà senza ricadute pratiche, un esercizio riflessivo, magari anche stimolante.
No, qui siamo di fronte alla diffusione di credenze infondate, che alimentano comportamenti pubblici dannosi per tutti.

In sintesi, tutti, senza eccezioni, quelli che in questi mesi hanno scritto e pubblicizzato quella famiglia di idee per cui “il virus è una bazzecola” e “ribellarsi al lockdown è giusto” (perché era una violazione dei nostri diritti, perché è tutto un complotto per controllarci, perché vogliono venderci i vaccini, e via delirandosi addosso), tutti questi hanno lavorato attivamente a danno del proprio paese e dei propri concittadini.

La sola speranza è che siano poco seguiti, perché se quelli che li prendono sul serio fossero numerosi il tracollo sarebbe certo.

Perciò, anche per ridurne l’impatto e l’influenza intendo non darvi più alcuno spazio, alcuna tribuna.

Ergo, tutti quelli che si sentono in sintonia con quella famiglia di idee sono pregati di togliersi da soli dai miei contatti, grazie.

CASO EPSTEIN! Debolezze e vulnerabilità dei potenti_di Gianfranco Campa

Alle 6.30, ora di New York, del 10 agosto 2019, Jeffrey Epstein, 66 anni, si è suicidato nella sua cella dove era detenuto in attesa di processo. L’ufficio responsabile delle carceri federali ha annunciato che Jeffrey Epstein si è impiccato in una cella del Metropolitan Correctional Center di Manhattan. Già il Il 24 luglio,  Epstein era stato trovato ferito e semi-cosciente nella sua cella di prigione con segni di strangolamento sul collo. Da lì fu presa la decisione di metterlo sotto speciale sorveglianza. Non è ancora chiaro se quell’incidente fosse un tentativo di suicidio o una aggressione di un altro detenuto.

La morte di Jeffrey Epstein in regime di detenzione è equiparabile alla versione italiana di morti “opportune”, di uomini potenti e scomodi che muoiono in prigione bevendo un caffè al cianuro. Data la riconosciuta brutalità, gli americani a differenza degli italiani preferiscono spezzare il collo piuttosto che servire un espresso mattutino avvelenato. Comunque sia, Epstein non c’è più; le conseguenze della morte del pedofilo newyorkese sono tutte ancora de decifrare. Si spenderanno fiumi di parole, di ipotesi, di opinioni; tutti diventeranno esperti del caso Epstein. La sua morte verrà strumentalizzata a scopi politici, a seconda della appartenenze ideologiche. Per i Repubblicani il caso Epstein mostra la evidente immoralità e corruzione dei politici democratici, visti i nomi del calibro di Clinton, Richardson e Mitchell (tutti politici democratici di peso) coinvolti nello scandalo. Per i democratici il caso Epstein rappresenta l’ennesima prova del carattere indecente di Donald Trump, visto che il presidente è stato più volte accusato di molestie sessuali. E non è detto che, approfittando della contingenza, per colpire il bersaglio grosso costoro non esitano a sacrificare qualche nobile decaduto di casa propria. Trump ed Epstein sono stati amici fino al 2004 il momento in cui l’amicizia fra i due si interruppe bruscamente. Epstein fu messo letteralmente alla porta.

Epstein era stato arrestato lo scorso 7 luglio  all’aeroporto del New Jersey su mandato di cattura del distretto meridionale federale di New York in quanto indagato per cospirazione, traffico di ragazze minorenni e violenza carnale. Per queste accuse Epstein rischiava fino a 45 anni di carcere. I casi cui si riferiscono le accuse dei procuratori di New York riguardano attività illecite nelle residenze di Epstein di New York e Florida. Il  procuratore a capo dell’inchiesta a carico di Jeffrey Epstein è Maurene Comey, figlia di James Comey, ex capo del FBI. Un particolare questo passato stranamente inosservato ai più,  ma che aggiunge alla già tenebrosa, complicata,  storia di Jeffrey Epstein, una dimensione politica particolare, visto il ruolo determinante che il padre, James Comey, ha avuto nel sollevare Hillary Clinton dallo scandalo delle 33000 email secretate prima e nella costruzione del Russiagate dopo. Non è quindi inverosimile sospettare che l’inchiesta su Epstein, avviata dal covo di vipere anti-trumpiane del distretto meridionale federale di New York, tenda a risucchiare Trump nel giro di Epstein e allo stesso momento lasciare nell’ombra o perlomeno a sminuire i collegamenti di Bill Clinton con i loschi affari di Epstein. Se questa ipotesi fosse vera, per i procuratori di New York sarà una impresa improba il tentativo di salvataggio della reputazione di Bill Clinton nonostante le sue ventisei visite accertate nelle case del matematico.

Il caso Epstein, il tipico esempio di quando si chiudono le porte della stalla dopo che i buoi sono già scappati. 

La morte di Epstein avviene il giorno dopo in cui la corte d’appello federale di Manhattan aveva dato l’assenso nel rendere pubblico il dossier di 2.000 pagine di documenti che descrivono con dovizia di particolari le accuse di abusi sessuali ai danni di ragazze minorenni. La morte di Epstein dopo la pubblicazione di questi documenti non è probabilmente una coincidenza così fortuita. I documenti resi pubblici sono il frutto delle testimonianze di alcune delle vittime del pedofilo Epstein; tra di esse Virginia Giuffrè. Il  plico dei documenti giudiziari è una fonte immane di informazioni dettagliate che descrivono i crimini di Epstein; svelano molti dei nomi coinvolti nella trama. Tra di essi Donald Trump, Bill Clinton, l’avvocato di fama mondiale Alan Dershowitz, e il Principe Andrew, duca di York .

Ai documenti pubblicati dalla Corte Federale si aggiungono testimonianze e prove che negli anni, altri personaggi conosciuti e potenti, sono stati associati al circuito di Epstein: Bill Gates, Richard Branson, Tony Blair, Michael Bloomberg, Naomi Campbell, Dustin Hoffman, Larry Summers, attori come Kevin Spacey, Woody Allen, Alec Baldwin, George Mitchell, l’ex senatore democratico, Bill Richardson, ex governatore democratico del Nuovo Messico, Les Wexner, amministratore e fondatore della catena Victoria Secrets, ect ect ect. ect .

Bisogna chiarire che le connessioni di Epstein negli ambienti delle élite internazionali ha portato giocoforza negli anni ad associare Epstein a molte figure e celebrità potenti. Nei circoli elitisti è facile incontrare le stesse persone; in questo senso non tutti coloro che sono stati fotografati a fianco di Epstein erano partecipi oppure consapevoli dei comportamenti immorali e criminosi del finanziere.

Ci sono tre categorie di individui che hanno frequentato il pedofilo Epstein:

1 Quelli che hanno incrociato la strada di Epstein senza coltivare necessariamente una amicizia stretta, ma solo una conoscenza generica.

2 Quelli che erano amici di Epstein e non erano necessariamente al corrente delle sue malefatte

3 Quelli che, prove alla mano, ero amici partecipi,  beneficiari e complici dei suoi loschi comportamenti.

ll nome di Epstein è assurto alle cronache solo negli ultimi tempi; in realtà Epstein, in determinati ambienti della politica, della finanza, della giustizia e dei complottisti era già una vecchia conoscenza da almeno quindici anni, per una serie di motivi ovviamente non del tutto edificanti.

La vita di Jeffrey Epstein è incredibilmente complicata da narrare e decifrare. Principalmente per due motivi: Jeffrey Epstein, nonostante la trovata tardiva notorietà tra i mass media e la gente comune, per quasi tutta la sua vita è riuscito a condurre una esistenza riservata e accessibile solo a un gruppo ristretto di persone potenti e selezionate; come prima accennato la vita di Epstein è stata un complicato intreccio di un network che si snoda fra rapporti nazionali, internazionali, sociali e di affari con potenti figure di rilevanza mondiale.

Veniamo ai fatti, quelli  inconfutabili e documentabili. I complotti, le teorie della cospirazione le lasciamo per il momento ai margini di questa storia anche se giocano un ruolo importante intorno alla figura del protagonista e meritano per lo meno una menzione.

Partiamo dal principio!

Epstein ha cominciato la sua carriera come insegnante  in una scuola di Manhattan. Iniziò a insegnare nel settembre del 1974 alla Dalton school. E qui dobbiamo contraddire una teoria di cospirazione che in questi giorni serpeggia nei social media secondo la quale il padre dell’attuale procuratore generale Bill Barr, cioè Donald Barr, fosse, nel settembre del 1974, uno degli amministratori della Dalton e avrebbe assunto personalmente Jeffrey Epstein alla scuola come insegnante. La verità è che Donald Barr aveva lasciato la scuola Dalton nel Marzo del 1974, sei mesi prima che Epstein iniziasse ivi a lavorare. Quindi le strade del procuratore generale Bill Barr, Donald Barr ed Epstein non si sono incrociate. E’ pura forzatura che questi due cognomi siano stati associati alla stessa scuola.

Nel 1978 Epstein fu assunto da Alan Greenberg come consulente finanziario per la banca Bear Sterns, grosso istituto di investimento globale che fallì con la crisi del 2008. Apparentemente Greenberg fu colpito dalle abilità matematiche di Epstein, nel frangente professore dei suoi figli, studenti della Dalton.

Nel 1981, in circostanze non del tutto chiarite, Epstein fu licenziato da  Bear Stearns. In quello stesso anno Epstein avvio un’attività in proprio fondando un istituto di consulenza finanziaria chiamata Intercontinental Assets Group. Nel 1988 Epstein fondò un’altra società di gestione finanziaria cui diede il proprio nome: La Epstein Inc. Questa seconda finanziaria era specializzata nel gestire il portafoglio di clienti con almeno un miliardo di dollari a disposizione. E durante questo periodo, a contatto con molti miliardari a livello nazionale e internazionale, che Epstein conosce potenti entità, figure del mondo politico, mediatico, finanziario e anche scientifico. Infatti, Epstein organizzava frequentemente conferenze in ambito scientifico con lo scopo di raccogliere fondi per finanziare vari progetti. Non è sorprendente;  Epstein, come ho detto in precedenza,  ha iniziato la sua carriera come professore di matematica. Tra gli scienziati amici di Epstein figurano Stephen Hawking,  Martin Nowak e Lawrence Krauss. Quest’ultimo è uno scienziato di spicco, un fisico teorico di fama internazionale con alle spalle molti anni di ricerca. Autore di numerosi libri di successo e prolifico docente noto per il suo stile vivace e accattivante. Le sue lezioni di cosmologia raccolgono regolarmente migliaia se non milioni di visualizzazioni su YouTube. Senza sminuire le capacità intellettuali di un grande scienziato, Krauss è purtroppo stato  accusato da molte donne di molestie sessuali; comportamenti di cui Krauss si sarebbe reso responsabile nel corso di oltre un decennio.

Alla metà degli anni 2000, nel 2005 per l’esattezza, la stampa americana riportò la notizia che la polizia di Palm Beach, in Florida, fu contattata dalla madre di una ragazzina di 14 anni, in quanto la figlia, per 400 dollari di ricompensa, era stata costretta a spogliarsi di fronte a Epstein nella sua casa di Palm Beach e fargli un massaggio. Quella denuncia portò la Polizia di Palm Beach ad aprire una inchiesta di undici mesi in cui emerse che oltre 40 ragazzine minorenni furono abusate da Epstein nella sua residenza a Palm Beach. In quella stessa residenza la polizia fece irruzione con un mandato di perquisizione e vi raccolse quantità industriali di indizi sui comportamenti e i loschi affari di Epstein.

Nel rapporto della polizia di Palm Beach è documentato in dettaglio come veniva gestito il giro di pedofilia gestito da Epstein. La sua fidanzata, Ghislaine Maxwell, aiutava a reclutare le adolescenti per suo conto.

Chi era questa signora Maxwell, fidanzata di Epstein?

Brevemente apro una parentesi: Ghislaine Maxwell è la figlia del defunto ex magnate inglese Robert Maxwell; personaggio controverso, morto affogato nella isole Canarie, in circostanze sospette nel 1991. Ghislaine Maxwell faceva da intermediaria nel reclutare le giovani vittime per soddisfare le abitudini pedofile di Epstein. Secondo il rapporto della polizia, la testimonianza di una delle vittime di Epstein, una certa Haley Roberts, riferiva che Maxwell ed Epstein reclutavano le ragazze dai quartieri più poveri degli Stati Uniti. Ma anche dall’Est Europeo, dalla Francia e nel Sud America.

Uno altro intermediario per il reclutamento di bambine era, secondo alcune testimonianze delle vittime, il francese Jean-Luc Brunel. Il francese Brunel è il co-fondatore di MC2, un’agenzia di modelle con sede a Tel Aviv e Miami.

L’inchiesta della polizia di Palm Beach, cominciata nel Marzo del 2005 e conclusasi nel Febbraio del 2006, raccomandava al procuratore federale di convalidare quattro capi di accusa contro Jeffrey Epstein. Le quattro imputazioni configurano la violenza carnale ai danni di ragazze minorenni. Imputazione che, se convalidate dal procuratore, avrebbe dovuto portare ad un processo a seguito del quale Epstein rischiava il carcere a vita. Gli uffici del  procuratore locale e federale decisero però di temperare le accuse contro Epstein, riducendo i  capi di accusa ad uno solo, cambiandolo da violenza carnale a sollecitazione alla prostituzione. Un capo di accusa appunto mitigato rispetto a quelli di violenza carnale.

All’epoca il trattamento benevolente mostrato dai giudici e procuratori federali nei riguardi di Epstein, fece imbestialire la polizia di Palm Beach. Il capo della polizia Michael Raider, accusò il procuratore della contea di Palm Beach di essersi sottomesso alla volontà di gente ricca e potente, prima per aver minimizzato la moltitudine di prove presenti nel rapporto della polizia e poi per aver trasmesso la responsabilità investigativa all’FBI, trasferendo il procedimento penale dalla corte locale a quella federale.

Il patteggiamento tra le autorità giudiziarie federali e gli avvocati di Epstein consistette nel pagamento per danni materiali, psichici e fisici alle vittime di Epstein di un indennizzo di svariati milioni di dollari sommati a diciotto mesi di carcere dei quali  tredici effettivamente scontati e per di più in stato di semilibertà.

Come conseguenza del patteggiamento le migliaia di pagine di documenti relativi all’inchiesta della polizia di Palm Beach furono messi sotto sigillo istruttorio prevenendone la diffusione.

Al processo penale con condanna definitiva ridotta a tredici mesi, sequì per Epstein una causa civile intentata dagli avvocati delle vittime. Nel 2008 gli avvocati rappresentati di alcune delle vittime di Epstein, fecero causa civile sia contro Epstein sia contro il governo americano reivindicando, in linea con la legge federale, il diritto a togliere il sigillo alle 1500 pagine di documenti e riaprire quindi il processo criminale; richiesta motivata dalla scoperta di nuovi elementi incriminatori contro Epstein. La richiesta delle vittime di Epstein di pubblicare il dossier fu respinta dal giudice. Una decisione che ha rinforzato negli anni la convinzione che Epstein avesse delle connessioni e conoscenze in settori potenti della politica e giustizia americana.

Qui apriamo la parentesi su i servizi di intelligence.  Il procuratore che nel 2006 si rifiutò di procedere contro Epstein sui quattro capi di imputazione generati dell’inchiesta della polizia di Palm Beach era Alexander Acosta.

Chi e`Acosta?

È stato, fino alle sue dimissioni, avvenute il 19 di luglio scorso , segretario al lavoro dell’amministrazione Trump. Le dimissioni di Acosta risultano alquanto sospette, visto che Epstein era stato arrestato qualche giorno prima della decisione di Acosta. Una semplice coincidenza,oppure Acosta sapeva che l’arresto di Epstein avrebbe indotto un enorme interesse sul suo operato?

Le feroci critiche della polizia di Palm Beach, delle vittime di Epstein e in generale dei cittadini comuni costrinsero Acosta all’epoca, nel 2006 appunto, a difendersi con energia dalle accuse di corruzione e favoritismi arrivate da tutti i fronti. Acosta disse che non c’erano abbastanza prove per garantire una condanna di Epstein al processo. Disse anche che all’epoca fu soggetto a una pressione enorme da parte di avvocati rappresentanti di vari personaggi di rilievo, ma la cosa più importante che ammise fu la pesante pressione giunta anche dall’FBI; gli fece capire in sostanza che Epstein era un loro collaboratore. Una dichiarazione scioccante di Acosta. All’epoca non fece scalpore ma ora, con Epstein sepolto con i suoi segreti, assume un enorme e torbido significato.

Molte domande sorgono spontanee su questo presunto rapporto Servizi-Epstein.

Che tipo di compito assolveva Epstein nell’FBI? Cosa poteva offrire Epstein in termini di operazioni di controspionaggio dell’FBI? Il ruolo di Epstein potrebbe essere stato solo e semplicemente quello di una spia per conto dell’FBI su operazioni anti-prostituzione, anti-pedofilia. Quest’ultima ipotesi sembra la meno probabile.

Le affermazioni di Acosta invece si prestano purtroppo ad un’altra interpretazione. La sensazione è che Epstein contribuiva ed era la pedina principale di un rapporto  di spionaggio tra diverse agenzie di intelligence.

A sostegno di questa ipotesi abbiamo la testimonianza di alcuni inquilini del palazzo dove viveva Epstein a New York. L’ex primo ministro israeliano ed ex capo dell’intelligence militare israeliana, Ehud Barak, era stato visto spesso entrare ed uscire dal lussuoso condominio di Jeffrey Epstein a New York. I condomini del 301, collocato sulla 66th St. est, sapevano quando Ehud Barak era presente a casa di Epstein, poiché erano visibili macchine appariscenti parcheggiate fuori la strada, di fronte al condominio e guardie della sicurezza piazzate nell’androne.

Le voci più ricorrenti sono  quelle che descrivono Epstein come doppio agente di FBI e Mossad. Se così fosse tutte quelle personalità potenti e importanti che per anni hanno frequentato Epstein potrebbero improvvisamente ritrovarsi da predatori di giovani donne a prede dei servizi di intelligence; quindi ricattabili. E più che plausibile che Epstein abbia registrato, con telecamere nascoste, gli incontri spinti e osè di questi personaggi. Si sa poi che spesso l’uomo quando si ritrova in un situazione, chiamiamola di intimità, parla dicendo più di quello che dovrebbe e vorrebbe.

Che materiale possedeva Epstein sui visitatori facoltosi che hanno  frequentato la piccola Saint James, isola dell’arcipelago delle Vergini, nella sua abitazione a Palm Beach e in quella di New York? Quanto materiale aveva accumulato negli anni Epstein? Documenti che potevano contenere rivelazioni talmente scabrose da poter ricattare un numero considerevole di uomini ricchi e potenti? In questo senso sarei più che curioso di sapere che cosa gli agenti dell’FBI hanno sequestrato nel corso dell’irruzione nell’isola di Epstein, piuttosto di sapere come sia morto Epstein. Suicidio o non suicidio a questo punto non fa più differenza. Ci sono domande ben più importanti cui rispondere riguardo ai trascorsi di Jeffrey Epstein

I video e le foto della moltitudine di agenti federali confluiti sull’ isola di Jeffrey Epstein, mi lasciano più irrequieto della morte stessa di Epstein. Gli agenti hanno sequestrato tonnellate di indizi utili a fare chiarezza sulle attività di Epstein. L’unico problema è che stiamo parlando di funzionari appartenenti ad  un’agenzia che prima ha protetto Epstein e poi l’ha usato per i propri scopi. Sarebbe poi la stessa agenzia che ha indagato su Hillary Clinton e l’ha alleggerita dai sospetti. La stessa agenzia che ha chiuso la sua inchiesta sulla strage di Las Vegas senza trovare un apparente movente. La stessa agenzia che ha utilizzato la corte FISA per ottenere dai giudici il permesso di sorvegliare  gli associati di Trump usando come prova il fasullo dossier di Christopher Steele. Come disse un tale Andreotti: “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

Così la domanda da porsi è la seguente: Gli agenti sono andati lì per raccogliere indizi utili a far luce una volta per tutte sugli intrecci, sui rapporti intricati e tentacolari di un personaggio enigmatico come Epstein, oppure per distruggere e coprire le tracce di qualcuno e qualcosa o di troppe cose? Questa foga investigativa sarebbe tornata utile molti anni fa per prevenire la vittimizzazione di centinaia di povere ragazze minorenni da parte di Epstein.

A proposito di ragazze; Quante sono le ragazze minorenni che Epstein ha coinvolto nel suo giro? Juan Alessi, ex manager delle proprietà di Epstein, disse che in un arco di 10 anni, c’erano state più di 100 ragazze  che entravano e uscivano dalle proprietà di Epstein. Cento sarebbe quindi il numero di partenza; una stima per difetto, Probabilmente si tratta di centinaia di ragazze che negli anni sono state coinvolte nel giro di sfruttamento , sequestro e violenza perpetrata ai loro danni da Epstein e dai suoi associati.

Dopo la morte di Epstein Ghislaine Maxwell diventa la figura principale di questa inchiesta. Dopo Epstein, Maxwell è la protagonista che conosce i segreti più intimi del giro di Epstein, quella che più di tutti, dopo di lui, si è resa responsabile delle tratte di ragazze minorenni introdotte in quel torbido giro. Maxwell sarà la chiave per risolvere molti dei misteri che Epstein si è portato con sé all’inferno. Sempre che faccia in tempo a parlare.

NB Qui sotto tutta la documentazione citata nell’articolo con relativo motore di ricerca per facilitare l’accesso a dati specifici. E’ in lingua originale, ma vale la pena scorrerlo_Giuseppe Germinario

https://www.documentcloud.org/documents/6250471-Epstein-Docs.html

EPSTEIN docet: Scritto anni ed anni fa…, di Danilo Fabbroni

Riceviamo e pubblichiamo

EPSTEIN docet: Scritto anni ed anni fa…

Il Gioco dell’Oca

«Gianfranco Sanguinetti […] nel suo libro Del terrorismo e dello Stato, distingue le azioni terroristiche in due categorie: offensive e difensive. Egli considera il terrorismo palestinese e irlandese offensivo e quello italiano difensivo.

“Ricorrono al terrorismo offensivo i disperati e gli illusi; al terrorismo difensivo ricorrono invece sempre e solo gli Stati, o perché sono al fondo di qualche grave crisi sociale o […] perché la temono. Sanguinetti aggiunge che era facile per i servizi segreti controllare i veri gruppi terroristici e […] manipolarli per i propri scopi. “Tutti i gruppetti terroristici segreti sono organizzati e diretti da una gerarchia clandestina agli stessi militanti della clandestinità […]”

La carriera di Ievno Azev, agente della polizia segreta zarista che si infiltrò all’interno del gruppo rivoluzionario socialista tanto abilmente da far dubitare della sua vera fede, è esemplare nel mostrare come sia difficile valutare la credibilità del singolo in un ambiente così oscuro come quello dei servizi […].

Un mistero rimangono invece gli anni trascorsi da Toni Negri negli Stati Uniti, dove usufruì di una borsa di studio della Fondazione Rockefeller. Vi ritornò diverse volte, e non sembra abbia mai incontrato difficoltà nell’ottenere il visto. Questo è molto strano: in un momento in cui si negava il visto ai membri del PCI, il leader di un’organizzazione politica di estrema sinistra andava e veniva a suo piacimento»

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Philip Willan, I burattinai. Stragi e complotti in Italia, Tullio Pironti Editore, Napoli, 1993, p. 19, 20, 30 e 205
Sappiamo che il pandemonium squadernato dalla rete, dal web, può essere endless, infinito. Un gioco dell’oca di antica memoria. In questo labirinto di Arianna dei giorni nostri una ricerca può trovare facilmente una mancanza pressoché totale di costrutto. Specie se si capita in una casella che ci rimanda agli inizi del gioco stesso.

Il nome – la citazione – di Ted Gunderson, detective che ha servito nell’FBI per molti anni specie in California, scatena una ridda, un’autentica panoplia, di rimandi, di piste, di link. Uno dei tanti ci porta ai cosiddetti Finders.

Se si digita infatti il lemma Finders vengono fuori – a fiorire come tante ninfe impazzite – una valanga sconfinata di voci le quali costituiscono solamente un vacuo “rumore bianco” indistinto.

Il link più gettonato che evidentemente pesca l’algoritmo del motore di ricerca ci riporta ad una serie televisiva americana appunto dal nome The Finders.

Ma altre voci, sebbene rare, ci portano dritti dritti ai Finders così intesi come un gruppuscolo tardo hippie.

Ab initio confessiamo di non cavarci da ciò il classico ragno dal buco. La storyboard è così convulsa, così intricata che è come star a pescare il classico ago nel pagliaio.

Nondimeno ci proviamo.

Chissà che la fortuna non arrida agli audaci.

Nell’ottobre del 1977 la TV statunitense NBC-TV[1] manda in onda un programma intitolato The Children and the CIA adombrando possibili collegamenti tra la CIA e certi campi estivi di soggiorno per la gioventù. Lo zampino della CIA stava legato a doppia mandata sia nell’attività di finanziamento a tali campi sia nel classico lavorio di reclutamento degli elementi giudicati “migliori” dall’agenzia…

Il particolare che ci ha colpito è stato l’emergere nella vicenda descritta dalla TV di due nomi che ebbero un ruolo nella costruzione dell’Arte della Magia nelle vicende sessantottine, e quindi da noi descritti nel nostro Sessantotto.[2]

Stiamo parlando del dottor Cameron che era a libro paga durante quel periodo alla Society for the Investigation of Human Ecology e che, di nuovo, nel periodo riportato dalla NBC-TV fungeva da erogatore dei fondi per i campi estivi.

Una coincidenza veder agir protagonisti sempiterni nell’Arte dei Vincoli e dei Legami?

Forse.

Ma stiamo a sentire che impressione ne ebbe Ted Gunderson a proposito di questa strana accolita chiamata The Finders:

«I Finders sono stati un “fronte operativo” fondato dalla CIA negli anni Sessanta che ebbe il lasciapassare di massimo grado nel precipuo compito di rapire e torturare giovani in tutti gli Stati Uniti d’America. I membri di tale gruppo erano stati scelti in quanto  devianti sessuali pronti a coinvolgere forzatamente i giovani “reclutati” in orge e omicidi rituali.

Marion David Pettie, il leader di questo “culto” era un omosessuale, pedofilo nonché appartenente ai ranghi della CIA. Il suo figlio militò nell’Air America, la compagnia aerea nota per aver fatto la spola per conto dei servizi americani tra il Triangolo d’Oro e Saigon durante la guerra del Vietnam al solo scopo di trafficare in stupefacenti».

Gunderson: un mitomane?

Staremo a vedere.

Fatto sta che la classica telefonata anonima scatenò un controllo della polizia nel febbraio del 1987 a Meyers Park, Tallahassee, Florida, in un gruppo di persone. L’indagine rivelò che un gruppo di giovani erano tenuti in stato di semi schiavitù da due adulti, membri dei Finders.

Da qui il detective Jim Bradley della polizia metropolitana di Washington, DC, si adoperò a fare un controllo simile nelle proprietà dei Finders della zona che ebbe la conseguenza di far scattare numerose accuse di sequestro di persona e circonvenzione di incapaci.

Un dettaglio interessante rivelato tramite il ritrovamento di un telex provava la “compera” di due adolescenti di Hong Kong da effettuare tramite un contatto dei Finders presente nella locale ambascita cinese.

Un altro elemento che combinava i Finders a quell’astrolabio della rivolta – il Sessantotto[3] – era la loro cristallina asserzione di voler rompere, come gruppo coeso, ogni paradigma sociale costituito.

Ed in effetti ci sono tutti gli elementi per farci intravedere questi Finders come almeno una propaggine di quel movimento che ha portato il Partito della Dissoluzione al potere in Occidente … e non solo lì.

I Finders – stando sempre a Pettie – erano prossimi a Dick Dabney, un beatnik della prima ora; erano versati nelle pratiche del taoismo, ammantati dall’ideologia pansessista di Wilhelm Reich, in consonanza con tematiche situazioniste, e in caudam semper stat venenum, a braccetto coi servizi segreti.

È lo stesso Pettie che millanta d’esser stato “corteggiato” dalla CIA ma lui a suo dire ha sempre opposto un netto rifiuto in quanto si riteneva non manovrabile in toto da quegli ambienti.

Deliri di un invasato?

Dichiarazioni di un paranoide come ce ne son tanti su internet?

Magari alla ricerca dei famosi 5 minuti di notorietà concessi a tutti seconda la nota massima warholiana?

Non sappiamo dirlo di preciso.

Stiamo a sentire ancora questa ricerca del tempo perduto di Pettie.

Ad un certo punto rammenta d’aver incontrato un tale che rispondeva apparentemente al nome di Joseph Chiang, un agente dei servizi cinesi operante sotto una copertura giornalistica. Con questo contatto sbocciarono “vicinanze” agli uomini dell’OSS e soprattutto a Charles E. Marsh il quale, a sua volta, aveva avuto come mentore nient di meno che il Colonnello Edward M. House, a lungo tempo éminence gris del presidente americano Woodraw Wilson. Marsh fece sì che Pettie potesse acquistare vasti appezzamenti di terreno ove far sorgere basi dei Finders anche e soprattutto con l’aiuto dell’accademico William Yandell Elliott dell’Università di Harvard.

Vi suona come un dejà vu?

Lo stupefacente abbraccio mortale tra Mondo della Sovversione Dissolutoria e Mondo Accademico era già venuto alla luce prepotentemente nel nostro studio del Sessantotto.[4]

Non finiscono qui le mirabilia a cui stiamo andando incontro.

Abbiamo pure la consonanza col mondo farmaceutico! Chi incontra Pettie se non un certo dottor Keith Arnold, basato (guarda caso!) ad Hong Kong per conto della Fondazione Roche?

Ci ricordiamo che l’LSD fu sintetizzata dalla Sandoz svizzera: svizzera come la Roche e farmaceutica appunto come la Hoffman-Roche.

Curioso no?

Non basta però ad esaurire la derivazione prettamente sessantottina di questo subcomandante dei Finders.

Il pilota privato di Billy Hitchcock era Wait Schneider, intimo amico di Pettie…[5]

Vale la pena di perseverare nell scandaglio di questo mare monstrum chiamato The Finders.

Se veniamo più verso i giorni nostri sarà facile accomunare per certi versi le vicende misteriose dei Finders con quelle altrettanto misteriose date dalla copertura che il “Washington Times” nell’articolo datato giugno del 1989 così intitolava: “Homosexual prostitution inquiry ensnares VIPs with Reagan, Bush: ‘Call boys’ took midnight tour of White House”.

L’articolo faceva riferimento agli echi suscitati da una estesissima indagine condotta da John DeCamp – ex senatore dello stato del Nebraska – su uno dei maggiori leader del partito Repubblicano coinvolto, a dire del DeCamp, in un pesantissimo giro di ricatti e sfruttamento sessuale ai danni di giovani di ambo i sessi.

Stessa identica cosa, mutatis mutandis, in Europa, con lo scandalo di Marc Dutroux in Belgio e recentissimamente con quello attinente alla figura del famoso presentatore della BBC, Jimmy Savile.

Oltre al Savile erano coinvolti il famoso comico Freddie Star e il cantante Gary Glitter, tanto che il responsabile della BBC George Entwistle ha definito l’accadimento come uno “tsunami di sporcizia” e “un pozzo senza fondo”.[6]

Ci par di vedere l’Esercizio di Vincoli e Legami nella gestione sapiente[7] di questi reti cultuali pedofile al servizio della Jet Society o è solo un miraggio di semplici ed insignificanti coincidenze, abbacinante quanto ingannatorio?

Cercheremo di vederlo nel prossimo capitolo.

E vedremo se questo presunto miraggio sarà o no la Lex Potentior.

Legge che gli iniziati oligarco-finanziari vogliono rendere quale minimo comune denominatore per chicchessia.[8] Abyssus vocat abyssum.

[1] Servizio le cui tematiche furono riprese più tardi dal “Washington Post” il 7 febbraio 1987.

[2] La punta dell’iceberg di quella lotta furibonda scatenata a partire dal ’68 per una presunta (quanto proditoria innanzitutto per il genere femminile) emancipazione della donna la si può toccar con mano ad esempio nelle vicenda delle due ragazzine romane che – si badi bene – di loro sponte, senza nessuna azione coercitiva da parte di nessun Padre Padrone, di nessuna opera da parte della Famiglia-Fascista-Reazionaria, hanno scelto liberamente di votarsi all’esercizio professionale della prostituzione. Le due minorenni, una delle quali in acerrima lotta con la sua madre che voleva costituire un argine contro tale débauche, hanno dichiarato di volersi emancipare, di gestire la propria vita, prostituendosi e spendendo i loro emolumenti così guadagnati in borse griffate e in stupefacenti! Come non ricordarsi di uno dei tanti slogan “vincenti” del ’68? La fantasia al potere! A questo proposito basta ricordare un testo come quello di Morton Schatzman dal titolo emblematico – La famiglia che uccide – Feltrinelli, Milano, 1974,  per delineare con quanto furore si sia scagliato l’attacco mortale contro l’istituzione familiare colpevole per questi figuri di ogni male possibile ed immaginabile.

[3] «Il momento più prossimo e più carico di significato a partire dal quale iniziare le nostre riflessioni è il 1968. Il Sessantotto è definibile come la più grave rivoluzione della storia in quanto alla rivoluzione religiosa di Lutero (che altera il rapporto fra uomo e Dio); alle rivoluzioni politiche del Seicento e del Settecento (che alterano e rescindono il rapporto tra Stato e Dio, fra politica e religione); alla rivoluzione sociale ed economica del 1917-8 che altera e sovverte alla radice il rapporto fra soggetto, famiglia, lavoro, Stato), a queste rivoluzioni – che rappresentano in realtà un unico processo – il Sessantotto si unisce come rivoluzione che sovverte l’ordine interiore del soggetto rovesciando l’alto e il basso, ponendo la sfera pulsionale, il desiderio, l’istinto come momenti normativi in grado di orientare il tutto della vita. Affetti, passioni, sentimenti, il mondo acefalo e irrazionale della pura istintualità, diventano sovrani e producono la prima non-civiltà istituzionalizzata, il primo luogo cioè in cui è impossbile educare, il primo luogo che pensa il disciplinamento della sfera pulsionale come male, come negazione dell’ordine stesso del valore», Matteo D’Amico, Sessualità, piacere, matrimonio: il Sessantotto come sovversione gnosticawww.effedieffe.com, accesso del 10 maggio 2013.

[4] Si avrà fatto caso che in seguito allo sciamare dell’ideologia psico-sociale sessantottina l’uso, il consumo e l’abuso di droghe non desta quasi più notizia, se non quella ricorrente della loro piena, aperta, cristallina legalizzazione urbi et orbi. Ciò si riflette anche nel linguaggio comune dei media. Il termine “tossico”, ad esempio, è del tutto scomparso. Non è più cool, come si suol dire. Essere tossico, appare, quasi lo standard, non è l’essere out come ai tempi della borghesia… Ad ogni incidente stradale mortale – un altro esempio – c’è l’immancabile sottolineatura del conducente ebbro sotto l’effetto dell’alcol ma raramente si presta attenzione che in realtà l’ebbrezza è data dal cocktail alcol più stupefacenti… Il culmine del doppiopesismo, della mistificazione lo raggiunge certamente l’ultimissimo tam-tam in ordine di apparizione dei media che vorrebbe il fumo della cannabis legalizzata en plein air. Dopo tante battaglie per la demonizzazione del fumo di sigaretta quale giustificazione si addita a favore del sano fumo della marijuana e dell’hascisch quando lo stesso fumare in caso del tabacco normale scatena le nevrastenie più radicali? Forse perché digià un anticipatore ante litteram del ’68, Walter Benjamin, cantava le lodi della morfina, della mescalina e dell’hascisch appunto, nel suo Sull’hascisch?

[5] Cfr. www.prisonplanet.com, accesso del 30 ottobre 2013.

[6] Tsunami di sporcizia che sta assumendo connotati spaventosi. In Svizzera ad esempio il governo ha respinto la legge che proibisce ai pedofili di lavorare coi bambini. Vedi anche Vogliono sdoganare la pedofilia, Italo Romano, www.stampalibera.com, accesso del 3 novembre 2013.

[7] Gestione sapiente dei “legami” che si dispiegò anche nel nostro Paese quando ad esempio fu arrestato in USA  Alessandro Moncini nel lontano 1988. Moncini fu colto in flagrante, stante a registrazioni effettuate dalle forze di polizia, mentre chiedeva il “recapito” di giovani ragazze destinate ad esser preda di efferate violenze. Al che un coro di “fraterna” solidarietà si elevò da Trieste, città da cui proveniva il Moncini, comprendente anche l’Arcivescovo locale, Monsignor Bellomi. Vedi Mark Burdman, The Case of Trieste Satanist Moncini, in “Executive Intelligence Review”, Volume 16, 27 gennaio 1989.

[8] L’affermazione non ha nulla di peregrino. L’esperienza de Il Forteto, di cui abbiamo già accennato, è la riprova che questa marea montante trova sponde accoglienti in vasti strati sia della popolazione che degli alti ranghi. Nei paesi scandinavi (vedi il gruppo femminista svedese Feminist Initiative che propugna addirittura la poligamia) esiste una forte propensione ad incentivare di pari passo la distruzione millimetrica di quel poco che rimane di sano nel concetto di famiglia e la costruzione dell’Impero della Dissoluzione: vedi l’infamante proposta di abolire dai documenti ufficiali la denominazione di padre e madre sostituendola con quella di genitore #1 e genitore #2.

Non solo.

Si sta promuovendo l’idea di obbligare i maschietti agli asili nido ed alle materne ad urinare da seduti come le femminucce onde non dar adito a “discriminazioni”. Di recente un padre, guarda caso: un italiano!, è stato punito con alcuni giorni di carcere per un semplice schiaffo dato a suo figlio in seguito ad una bizza di quest’ultimo: questo per sancire l’odio feroce per ogni potere costituito.

La Svezia non è nuova ad aberrazioni del genere. Già negli anni Trenta i coniugi Alva e Gunnar Myrdal, entrambi eletti nella fila del Partito socialdemocratico, furono convinti assertori di una aperta politica di sterilizzazione coatta degli individui considerati “inadeguati” o economicamente “improduttivi”.

Del resto, come sempre, l’America – per lo meno quell’America basata sui (dis)valoridifesi dalle Oriane Fallaci di turno… – ha fatto da battistrada in questo campo. Già nel 1993 “Time” dava conto del culto dei Children of God, chiamati anche The Family, che contava adepti in più di 70 paesi e membri stimati attorno alle 15.000 unità. Tale culto prevedeva l’uso del sesso smodato e senza limitazioni né freni di sorta per una schiera vastissima di adolescenti resi letteralmente schiavi. Barbara Rudolph, Family of Fear, “Time”, 13 settembre, 1993, p. 46.

Dalla mia palla di cristallo: colpo di Stato in USA?!, di Roberto Buffagni

Dalla mia palla di cristallo: colpo di Stato in USA?!

 

Cari Amici vicini & lontani, ieri la mia palla di cristallo è stata hackerata da qualcuno o Qualcuno, non so. O è stato Putin, o è stata un’Entità Non Identificata,  o è stato un dodicenne smanettone, fatto sta che quando l’ho accesa a) la trasmissione non era come al solito a colori, ma in bianco e nero b) i protagonisti della vicenda che mi ha presentato esistono, esistono eccome: sono il Presidente Trump e la Speaker del Congresso USA Nancy Pelosi; ma gli eventi che ho visto dipanarsi non, ripeto NON sono accaduti nella realtà.

Perlomeno, non sono accaduti nella nostra realtà, anche se ci sono coincidenze e sovrapposizioni tra la nostra realtà, la realtà a colori, e la realtà in bianco e nero che mi ha raccontato la palla di cristallo. Cercando una spiegazione, mi sono detto: “E se questi eventi si fossero effettivamente svolti in una realtà parallela? In un universo che esiste, invisibile e impercettibile, accanto al nostro?”

Va be’, la smetto con la fantascienza filosofica e vi racconto.

Vi ricordate che qualche giorno fa, nella nostra realtà a colori, il Presidente Trump ha fatto un dispetto alla Speaker del Congresso, la democrat Nancy Pelosi? No? Ve lo ricordo io.

La Pelosi programma un viaggio in due tappe, con un’ottantina di persone al seguito: Europa, sede Nato di Bruxelles, per un incontro con Macron, Merkel e rappresentanti delle FFAA americane ed europee; destinazione finale, Afghanistan. Ma Trump blocca il viaggio d’autorità, le manda una letterina provocatoria “In Afghanistan non ci vai, spendi troppo

e diffonde la foto del cumulo di bagagli di Nancy abbandonato su un carrello in corridoio, davanti al suo ufficio presidenziale.

Fin qui, tutto normale: la mia palla di cristallo me lo racconta in bianco e nero, ma è successo anche nella nostra realtà, la realtà a colori. 

Nella realtà parallela in bianco e nero, però, il dispetto di Trump non è un dispetto, e non è un viaggio qualsiasi il viaggio di Nancy in Europa e in Afghanistan. Nella realtà parallela in bianco e nero, la Pelosi se ne va in Afghanistan per crearsi un alibi mentre accade un evento che è qualcosa di più di un dispetto: e fa tappa alla sede NATO di Bruxelles per preparare il terreno alle conseguenze di quell’evento.

A proposito! Che ci fa la Pelosi con quella dozzina di bagagli per un viaggio di pochi giorni?

L’evento che racconta in bianco e nero la mia palla di cristallo – l’evento che si svolge nella realtà parallela – è un attentato alla vita del Presidente Trump e del Vicepresidente Pence. Un giovane estremista islamico uccide Presidente e Vicepresidente degli Stati Uniti, e dunque fa accedere alla Presidenza la terza carica dello Stato nordamericano: la Speaker del Congresso Nancy Pelosi.

Anche nella nostra realtà a colori era previsto che proprio nei giorni in cui Nancy programmava di trovarsi in Afghanistan, Trump e Pence comparissero insieme in un evento pubblico. Poi però, annullato da Trump il viaggio di Nancy, all’evento pubblico ha partecipato di persona il solo Vicepresidente Pence. Trump si è limitato a una partecipazione in videoconferenza. C’è di più. Sempre nella nostra realtà a colori, il 18 gennaio scorso Donna Brazile[1], personalità al vertice dei Democrats USA, ha twittato: “Madam Speaker today/President Pelosi shortly thereafter/MLK weekend is underway”. Traduzione: “Oggi Signora Speaker/Fra poco Presidente Pelosi/il fine settimana dedicato alla memoria di Martin Luther King sta arrivando”. Il Martin Luther King Day 2019 è stato lunedì 21 gennaio, e dunque il MLK weekend era sabato 19 e domenica 20. Ma..maledetta palla! Il messaggio è scomparso. Cos’è? Censura ai tempi di Merlino, dai posteri conosciuto come Zuck er Berg? Ops! Un momento! Sono riuscito a fissare il messaggio nei miei occhi. Eccolo!

 

In quei giorni era previsto che la Pelosi fosse in viaggio.

E qui finisce la trasmissione della mia palla di cristallo. Grazie al Cielo, il terribile evento che mi ha raccontato in bianco e nero  non è accaduto a colori, nella nostra realtà.  Se davvero la trasmissione in bianco e nero della mia palla di cristallo proviene da un universo parallelo, non posso che compiangerne gli abitanti: l’assassinio di Presidente e Vicepresidente degli Stati Uniti non solo è un colpo di Stato che sovverte le istituzioni e la società nordamericana, ma destabilizza il mondo intero, e rischia di provocare un conflitto militare tra le grandi potenze. Che il loro Dio Parallelo li aiuti.

Cari amici, ripeto! Attenzione e cautela. La palla di cristallo può essere veritiera, ma è una lente che ingrandisce, deforma, scopre altri mondi ad occhi che sanno e vogliono leggere. Nel nostro mondo dobbiamo accontentarci di tastare nell’ombra e scorgere, attraverso un spiraglio di luce caravaggesco, Nancy Pelosi che nel frattempo presiede alla firma della fine dello shut down con un corredo rituale di otto penne.

 

 

Negli Stati Uniti una prerogativa da Presidente piuttosto che da portavoce della Camera. Cosa vorrà dire?

 

 

[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Donna_Brazile