Elezioni americane durante e dopo_VI atto con Gianfranco Campa

Le anomalie nello svolgimento delle elezioni americane si moltiplicano. I ricorsi legali sino ad ora non sembrano aver successo. Il contesto politico del resto è particolarmente sfavorevole. Intanto ulteriori ombre si addensano sulla neutralità operativa del software di gestione dei dati elettorali “Dominion”. La tronfia sicumera dei vincitori, o presunti tali, fa emergere alla luce del sole le profonde dissonanze tra le decisioni politiche di Trump e la loro effettiva esecuzione da parte degli apparati, in particolare militari. Ne parleremo più diffusamente nel prossimo appuntamento_Giuseppe Germinario

QUATTRO ANNI DI ISOLAZIONISMO NON SI RECUPERANO IN 4 e 4 OTTO, di Antonio de Martini

QUATTRO ANNI DI ISOLAZIONISMO NON SI RECUPERANO IN 4 e 4 OTTO
L’America imperiale ha ripreso il controllo della situazione interna detronizzando Trump l’isolazionista.
Metà degli Stati Uniti ribollono ma non si ribellano, mentre le elites dei popoli assoggettati tirano un sospiro di sollievo: ancora per un pò non dovranno districarsi tra le spinosità dell’indipendenza e le scimmiottature popolari degli atteggiamenti USA.
Ma nulla tornerà piu come prima.
NON LA NATO che faticherà a dimostrare la sua utilità dopo che il Presidente degli Stati Uniti in persona l’ha criticata pubblicamente a piu riprese.
Ogni rafforzamento significherebbe la ripresa della guerra fredda.
Nessuno metterà mano al portafoglio per rafforzare una alleanza nutrita di sospetti a meno che gli USA non rinunzino al comando supremo del dispositivo militare. Ma a chi darlo ? Il rimedio potrebbe essere peggiore del male.
NON GLI ENTI governativi semisegreti che hanno resistito al potere democratico della Casa Bianca mostrando un grado di indipendenza inaccettabile per chiunque e fallendo miseramente nella subdola metodologia del « regime change » in tutti i paesi in cui hanno operato.
Per lottare contro il presidente populista che ha creato 6,4 milioni di posti di lavoro, hanno scoperto il legame oscuro tra i giganti del web e i loro apparati. Indietro non si torna. Lo abbiamo capito tutti. Troveremo rimedi.
NON IL VICINO ORIENTE dove la sceneggiata degli accordi di pace tra Israele e quattro beduini travestiti da pensosi uomini di stato ha suscitato compatimento generale in loco e gli applausi di cinquanta giornalisti tra cui venti italiani.
NON LE QUINTE COLONNE DUROPEE. Johnson perché spiazzato e Macron perché il suo ruolo di brillante amico sicuro si trova compromesso dall’inevitabile cambio di marcia e dai problemi interni che ha trascurato.
NON LA CINA che ha visto tradito l’accordo col grande capitalismo che le aveva affidato il ruolo di fabbrica del pianeta per poi vederselo contestato per recuperare i posti di lavoro statunitensi.
D’ora in poi rafforzerà i legami con i piu vicini e affidabili russi che le assicurano i rifornimenti energetici. Ogni piccolo passo verso il ripristino dei buoni rapporti avrà un prezzo.
Intanto hanno spazzato – senza pagare pegno – ogni minima parvenza di autonomia a Hong Kong.
ALTRI PAESI , come la Russia, Turchia, l’Iran, il Giappone, il Libano, vorranno indennizzi per le spicce aggressioni informatiche, valutarie e di borsa subite e il ripristino degli equilibri faticoso e incerto.
Per affrontare questi compiti di politica estera ( per non parlare delle tensioni sociali interne ) hanno raffazzonato un settantasettenne provato dalla perdita della moglie e ben due figli e una dinamica signora che faceva il pubblico ministero.
Temo che anche questo « regime change « sia destinato al fallimento come gli altri.
L’antipatia verso il bullo e Il muro col Messico sono già dimenticati. I sei milioni di operai al lavoro, no.
Il mondo si scuote il giogo e l’American century é finito.
L’elite americana ha fatto il suo canto del cigno.

elezioni americane durante e dopo_atto IV, con Gianfranco Campa

Siamo ormai al riposizionamento delle pedine. Il segno che lo scontro finale dovrà compiersi nelle prossime settimane. Da questo epilogo dipenderà la modalità di svolgimento dello scontro politico nei prossimi anni. Un confronto che coinvolgerà pesantemente ceto politico, apparati dello stato e popolazione; sarà tanto più dirompente quanto una delle parti sarà messa con le spalle a muro senza altre vie di fuga. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

elezioni americane durante e dopo atto III _ con Gianfranco Campa

L’iter che porterà, dovrebbe portare, all’insediamento del Presidente degli Stati Uniti a gennaio 2021 sta assumendo dinamiche sempre più convulse e contraddittorie. Lo staff di Joe Biden sta procedendo come se fosse già investito di una carica per le quali mancano ancora responsi elettorali definitivi e sanzione giuridica. Lo scontro non è più tra Trump e Biden, ma anche all’interno del partito democratico. La stessa Corte Suprema rischia di essere delegittimata. Non c’è niente di più pericoloso di un ceto politico e di una classe dirigente con le spalle al muro!. I meno saggi e i più imprudenti sono come al solito gli adulatori e i servi; come sempre l’Europa si sta distinguendo. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

TORO SEDUTO FA LO SCALPO A CAVALLO PAZZO ( SI SCOPRE CHE ERA UN TOUPET), di Antonio de Martini

TORO SEDUTO FA LO SCALPO A CAVALLO PAZZO ( SI SCOPRE CHE ERA UN TOUPET) ..
Ma non cambierà il trend.
L’America è fatta di apparati (DOS. DOD, CIA, FBI, NSA, ECC.) che hanno resistito e si sono opposti a Trump, Figuratevi se si impensieriscono minimamente.
Ho sempre detto e scritto che la politica estera USA é impersonale.
Cambieranno modi e tattiche (forse), ma la sostanza resterà immutata.
1. Punire la Russia.
2. Offrire alla Cina false favorevoli opportunità di pace commerciale (che la volpe di Pechino resisterà), così diranno al mondo che è colpa loro (il Pacifico è vitale per gli USA).
3. Finte trattative con Teheran sul Nucleare Un po per rabbonirsi la UE un po per far credere al cambiamento.
4. Scontro con UE che vuole tassare i giganti Tech US (Google, Microsoft , Amazon & co)
B. baderà più al fumo che all’arrosto come, invece, faceva il suo predecessore.
Un esempio per tutti: Biden terrà molto di più i riflettori sulla libertà a HogKong che non su i dazi, ma la sostanza non cambierà. Otterrà, altro fumo negli occhi, un cessate il fuoco nello Yemen. Rimarranno in Afganistan.
L’unica vera incognita di politica estera sarà l’atteggiamento della nuova amministrazione verso la Turchia.
E da questo dipenderanno gli equilibri nel Mediterraneo e il nostro sviluppo.

ELEZIONI AMERICANE-IL GIORNO DOPO-ATTO II, con Gianfranco Campa

Le virtù del modello democratico proposto all’universo-mondo sono ormai di pubblico dominio; come del resto i suoi panni sporchi. La farsa sta raggiungendo il culmine. Al proprio apogeo potrà trasformarsi in tragedia per ogni piccola scintilla. Una guerra che non prevede prigionieri. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DONALD J. TRUMP_ Commento del generale Marco Bertolini

“Sappiamo tutti perché Joe Biden si sta affrettando a fingersi falsamente vincitore, e perché i suoi alleati dei media stanno cercando così pesantemente di aiutarlo; non vogliono che la verità venga rivelata. La semplice constatazione è che queste elezioni sono tutt’altro che finite. Joe Biden non è stato certificato come il vincitore in nessuno stato, per non parlare di nessuno degli stati altamente contestati avviati a riconteggi obbligatori, o stati in cui la nostra campagna ha avviato sfide legali valide e legittime che potrebbero determinare il vincitore finale. In Pennsylvania, ad esempio, ai nostri osservatori legali non è stato consentito un accesso agibile per osservare le procedure di conteggio. I voti legali decidono chi è il presidente, non i media.
“A partire da lunedì, la nostra campagna inizierà a perseguire il nostro caso in tribunale per garantire che le leggi elettorali siano pienamente rispettate e che il legittimo vincitore sia insediato. Il popolo americano ha diritto a un’elezione onesta. Ciò comporta contare tutte le schede legali e non considerare le schede illegali. Questo è l’unico modo per garantire che i cittadini abbiano piena fiducia nelle nostre elezioni. Rimane scioccante il fatto che lo staff di Biden si rifiuti di concordare con questo principio di base e vuole che le schede elettorali siano contate anche se sono fraudolente, fabbricate o espresse da elettori non ammissibili o deceduti. Solo una parte coinvolta in atti illeciti terrebbe illegalmente gli osservatori fuori dalla sala di conteggio per poi battersi in tribunale per bloccarne l’accesso.
«Allora cosa nasconde Biden? Non mi fermerò finché il popolo americano non avrà il numero di voti onesti che merita e che la democrazia richiede “.
– Presidente Donald J. Trump
Generale MARCO BERTOLINI
Ma ci rendiamo conto di cosa è accaduto con questo imbroglio? Il “modello” applicato in America, è lo stesso che è stato reso operativo anche da noi con l’imposizione di un governo senza alcuna legittimazione elettorale pur di non lasciare il potere ai “fascisti” di Salvini e della Meloni che avrebbero vinto le elezioni a man bassa se si fossero tenute. L’accusa di “fascismo” è infatti autocertificante e non ha bisogno di essere provata, e contro il fascismo (anche quello immaginario visto che quello vero è morto da settantacinque anni) è valido tutto, dal tradimento, alla menzogna, alla nomina di ministri incapaci o palesemente inadeguati, alla violenza. In fin dei conti cos’erano gli anni di piombo col loro motto “uccidere un fascista non è reato” se non una riedizione della resistenza nella quale era addirittura un merito versare il “sangue dei vinti” (soprattutto ben al riparo delle armi alleate)?
Negli USA è successa la stessa cosa: Trump è stato imposto come nemico da abbattere da una macchina mediatico politica trasnazionale e interna e contro di lui vale tutto, dalla guerra civile scatenata dai Black Lives Matter ai brogli elettorali fatti praticamente alla luce del sole con una faccia tosta che fa paura. Addirittura, viene censurato da questo stesso social e da altri, come se l’opinione e le prese di posizione del Presidente in carica degli USA non avesse valore, non sia addirittura di interesse mediatico. Avete capito? La voce del Presidente degli USA, di questo Presidente degli USA, è “trascurabile”, addirittura censurabile.
Il fatto che abbia chiuso guerre aperte dai suoi predecessori e che abbia fatto bene come nessun altro per l’economia del suo paese non conta: “deve” essere violento perchè rifiuta i diktat del politicamente corretto, perchè parla di interesse nazionale, perchè è pro-life mentre il democraticume statunitense e interazionale è abortista, omosessualista e eutanasista, perchè non mette la mascherina e anzi guarisce dal COVID ad una velocità irritante, perchè non vuole una guerra con la Russia (non a caso Biden ha già detto che la Russia è la principale “minaccia”), perchè non ha fatto niente per abbattere anche Assad dopo che il suo predecessore aveva incendiato Medio Oriente e Nord Africa, perchè ha una moglie che con la sua bellezza e il suo garbo è uno schiaffo ai miti del femminismo militante. Per ora si sono fermati lì, facendogli solo sentire il profumo della violenza che saprebbero scatenare. Per ora. Se avrà il coraggio e l’energia di tenere duro sarà possibile tutto, anche se non hanno niente da temere, visto che possono permettersi di violare leggi e norme come vogliono, in nome dei loro principi.
Non ci sono dubbi che la democrazia è arrivata ad un punto di crisi assoluto, o forse alla sua logica evoluzione grazie a mezzi di condizionamento potentissimi come i media e i social, che consentono di impapocchiare qualsiasi cosa, di creare qualsiasi fake-realtà, per il pubblico plaudente. Quanto ci vorrebbe, ora, la voce della Chiesa. Intendo quella cattolica, apostolica e romana

Biden vs Trump, a cura di reopen Roma

Mi pare una buona intervista con un paio di argomenti affrontati un po’ con l’accetta. Lo impongono ovviamente i tempi di una intervista.

Il primo riguarda il tema del razzismo. E’ vero che la componente apertamente razzista strutturata politicamente attualmente è certamente marginale; l’accentuazione del carattere identitario delle dinamiche e degli argomenti potrebbe aumentarne l’influenza.

Il secondo riguarda la crisi pandemica. E’ vero che la gran parte delle competenze nella sanità sono appannaggio degli stati federali. La narrazione offerta da Trump, che punta soprattutto allo sviluppo delle terapie, per come è stata sostenuta, ha concesso troppo spazio a teorie complottiste o negazioniste.

E’ mancata da parte mia una sottolineatura essenziale. L’aperto sostegno dei democratici alle manifestazioni dei BLM (Black Live Matter), con annessi i saccheggi e i linciaggi da una parte e l’accusa di razzismo istituzionale ha messo a nudo il loro carattere larvatamente eversivo e offerto a Trump l’occasione ulteriore di presentarsi come l’uomo delle istituzioni.

Un vero e proprio paradosso rispetto alla narrazione di questi ultimi quattro anni. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

L’intervista è edita da “reopen Roma”

https://www.facebook.com/MagnitudoItalia/videos/390676642119865

elezioni presidenziali americane_ un primo bilancio e qualche considerazione- con Gianfranco Campa

Il sito italiaeilmondo.com ha dedicato una rubrica agli aggiornamenti costanti sulla campagna delle elezioni presidenziali americane. http://italiaeilmondo.com/2020/10/30/elezioni-presidenziali-americane_aggiornamenti/E’ arrivato il momento di presentare qualche considerazione su quanto di profondo ha rivelato una competizione così accesa e che non ha trovato una soluzione di continuità con quella del 2016. La conversazione con Gianfranco Campa definisce il quadro istituzionale entro il quale il confronto è destinato a proseguire con toni sempre più aspri e comportamenti sempre più ostili. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

Trump-Biden, duello all’ultimo sangue_ con Gianfranco Campa

Con il confronto televisivo a Cleveland è iniziata la fase conclusiva della campagna elettorale per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti e di parte delle camere elettive. La posta in palio è enorme ed influirà pesantemente sulle scelte strategiche in politica estera ed interna. A questo non corrisponde un livello di dibattito appena accettabile. Prevalgono in maniera sfrontata i colpi bassi, il gioco sporco, i calcoli nei posizionamenti istituzionali. E’ il segnale evidente di uno scontro che non prevede prigionieri e che certamente non si esaurirà il 3 novembre prossimo; in qualche maniera prescinderà addirittura da esso. Gianfranco Campa ci offre il suo punto di vista condito di particolari succosi; in particolare la perla offertaci nel finale della conversazione_Buon ascolto con un po’ di pazienza in alcuni punti di ascolto poco nitidi, Giuseppe Germinario

 

1 3 4 5 6 7 19