Colpo di Stato fallito di un establishment fallito di Patrick J. Buchanan

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Colpo di Stato fallito di un establishment fallito

di Patrick J. Buchanan, 4 febbraio 2020

 

Con una maggioranza  51-49, il Senato ha respinto l’audizione di testimoni nell’impeachment di Donald Trump e ha stabilito di concludere il procedimento mercoledì, con una maggioranza quasi sicura favorevole al proscioglimento del Presidente da tutte le accuse.

Con i sondaggi del fine settimana che danno in vantaggio per la nomination il socialista Bernie Sanders negli Stati dello Iowa, New Hampshire e California, si fa palpabile il panico che serpeggia tra le élite del Partito Democratico.

Domenica, in un albergo di Des Moines, Iowa,  qualcuno ha sentito John Kerry, ex Segretario di Stato e clone di Joe Biden, parlare della “possibilità che Bernie Sanders spinga nel burrone il Partito Democratico tutto intero”.

Martedì, con il suo discorso sullo Stato dell’Unione, Trump celebra e trasmette in tutta la nazione il suo giro trionfale nel Campidoglio degli Stati Uniti, mentre il vittorioso Leader della Maggioranza Mitch McConnell e l’umiliata Speaker della Camera Nancy Pelosi siedono in silenzio, l’uno accanto all’altra, dietro di lui.

I Democrats possono dichiarare che l’impeachment di Trump è stata una vittoria della giustizia, ma la collera e lo scandalo, i lamenti e i risentimenti che emanano dalle prime pagine dei giornali e dalle TV via cavo ci suggeriscono che per i media sanno che non è così.

Ci dicono che la storia darà ragione a Pelosi e ai Democrats, e condannerà il Partito Repubblicano per aver votato il proscioglimento di Trump.

Può anche darsi, ma solo se la storia la scriverà qualche Howard Zinn [celebre storico socialista USA recentemente scomparso NdT] del futuro.

Realtà: l’impeachment di Trump è stato un tentativo – fallito – di colpo di Stato che nessun repubblicano sosteneva, solo i Democrats alla Camera e al Senato. L’impeachment di Trump è stata una manifestazione di faziosità pura, e un abuso di potere bello e buono.

Qual era il fondamento del caso contro Trump?

Trump non avrebbe invitato alla Casa Bianca il Presidente ucraino  Volodymyr Zelenskiy, e per parecchi mesi avrebbe trattenuto i finanziamenti alle FFAA di Kiev, per far tenere a  Zelenskiy una conferenza stampa con l’annuncio che Kiev stava indagando sulle modalità in cui Hunter Biden [figlio di Joe Biden candidato Democrat alle presidenziali NdT] era entrato nel consiglio di amministrazione di una compagnia energetica corrotta, per un compenso di 83.000 $ al mese, mentre suo padre era a capo del monitoraggio internazionale sulla corruzione in Ucraina.

Imputazione specifica: la sospensione dell’aiuto militare decisa da Trump avrebbe messo in pericolo la “nostra sicurezza nazionale” negando armi a un alleato che stava combattendo i russi laggiù, in modo che noi non siamo costretti a combatterli qua.

E il risultato finale qual è stato?

Zelenskiy ha avuto il suo incontro col Presidente. In settembre ha avuto l’aiuto militare. Non ha tenuto la conferenza stampa richiesta. Non ha annunciato una indagine sui Biden padre e figlio.

Tutto è bene quel che finisce bene.

Come ha gestito l’Ucraina il presidente Obama?

Dopo che Vladimir Putin si è annesso la Crimea, ed è intervenuto per proteggere i secessionisti pro-russi del Donbass, la Casa Bianca di Obama ha diminuito gli aiuti in armamenti a Kiev, e ha mandato invece coperte e razioni da campo.

Che punizione chiedono i Democrats di Camera e Senato e i media anti Trump, per la pausa nelle forniture di armi all’Ucraina?

La pena di morte, la pena di morte politica.

I Democrats chiedevano che il Senato Repubblicano rovesciasse il risultato elettorale del 2016, facesse di Trump il primo Presidente rimosso dalla carica in seguito a impeachment, e rendesse impossibile al popolo americano votare di nuovo per lui.

La Camera presieduta da Nancy Pelosi e la minoranza Democrat al Senato volevano che il Senato Repubblicano facesse il lavoro sporco al posto loro, ed escludesse Trump dalle elezioni 2020, nel timore che vincesse un secondo mandato.

Per quattro anni, elementi dell’establishment liberal – nei media, nel deep State, nelle principali istituzioni – hanno cercato di distruggere Trump. Prima hanno cercato d’infamarlo e impedire la sua elezione, poi di annullare l’elezione perché orchestrata dal Cremlino, poi di metterlo in stato d’accusa e rimuoverlo dalla carica, poi di impedirgli di candidarsi di nuovo.

Il danno che hanno inflitto alle nostre istituzioni è serio.

L’Avvocato Generale degli Stati Uniti John Durham sta indagando le agenzie di intelligence americane per il loro ruolo nell’investigazione di una campagna presidenziale. Lo FBI è stato screditato dalla scoperta di una cospirazione di dirigenti d’alto livello per lo spionaggio sulla campagna di Trump.

Rilanciando all’infinito le accuse mai provate che Trump fosse un fantoccio del Cremlino, i media si sono screditati a un livello mai raggiunto dai tempi in cui la “Yellow Press” si prostituì per farci entrare in guerra con la Spagna[1]. I media dichiarano di cercare imparzialmente la verità, ma la loro reputazione non ha sofferto solo per gli attacchi di Trump, ma per la loro faziosità e ipocrisia.

E’ stato acclarato che il National Security Council e il Dipartimento di Stato hanno impiegato personale che si accreditava prerogative esagerate nelle formazione e direzione della politica estera. Slealtà e animosità nei riguardi del capo dell’esecutivo  sembrano permeare i livelli più alti del “deep State”.

A memoria d’uomo, mai istituzioni del governo ed establishment hanno riscosso minore fiducia.

Quasi tutti, ormai, ammettono che siamo diventati una nazione “noi contro loro”.

Come riusciamo ancora a compiere grandi cose, con le nostre divergenze a quanto pare incomponibili, rimane un mistero.

 

[1] https://history.state.gov/milestones/1866-1898/yellow-journalism