UNA POLIZIA IN GIALLO – DI MICHEL ONFRAY
Il testo riprodotto qui sotto, già per altro tradotto dal sito
https://comedonchisciotte.org/una-polizia-in-giallo/
tocca con accoratezza e puntualità alcuni dei punti deboli di un movimento straordinariamente pervicace, capace di logorare la credibilità di un Presidente dall’aura jupiteriana al momento dell’insediamento ma in netto declino e in crescente debito di autorevolezza. A Macron non resta che l’arma della delegittimazione; il movimento dei Gilet Gialli rischia di offrire più di un argomento e di un pretesto a questo disegno_Buona lettura_Giuseppe Germinario
UNA POLIZIA IN GIALLO –
DI MICHEL ONFRAY
michelonfray.com
Non sono mai stato uno di quegli irenisti ( NdT. : pacifisti snob) di sinistra
che, eccitati e turbati dal pensiero del 68, sono arrivati a invocare
l’apertura delle prigioni, l’odio per la polizia, lo scioglimento dell’esercito, il
rifiuto dei servizi segreti, il veto per le carte d’identità biometriche. Senza
considerare però che per farsi un’idea della natura umana che escluda i
fatti – secondo il desiderio e il metodo di Rousseau che è il padre di tutta
la sinistra culturale – è necessario che nella società regni l’ordine, purché
sia davvero repubblicano e non l’ordine voluto da una minoranza, una
casta, un’oligarchia che sottomette la maggioranza al proprio potere.
Le forze dell’ordine, se sono al servizio di un ordine ingiusto, vanno
criticate. La polizia di Vichy non è la polizia di Macron, per quanto si possa
dire al riguardo. Allora la polizia aveva il diritto di vita e di morte sui
cittadini, ora no. Sappiamo che dove non arriva la polizia repubblicana in
genere emerge un desiderio di polizia privata. I “vicini che vigilano”, per
esempio, compensano le distrazioni di una polizia travolta dai furti con
scasso e il privato porta avanti una sorveglianza che definisco popolare.
Non vedo niente da obbiettare.
Hobbes aveva teorizzato la cosa: bisogna rinunciare alla propria libertà
individuale per ottenere, creandola, una sicurezza sociale. Questa è la
natura del contratto sociale: rinuncio alla legge della giungla e ottengo,
grazie a questa rinuncia, che metto alla base del contratto, la certezza che
la società mi proteggerà.
Ma – e tutto Hobbes si trova in questo “ma” – se la società non fa la sua
parte, se non mantiene la parola, se non mi protegge, se mi espone alla
legge della giungla che applicano gli altri , allora io de facto recupero il mio
diritto di difendermi. In altre parole: se la polizia non mi difende, io ho il
diritto di sostituirmi alla polizia. Perché una polizia impotente non può
avere la legittimità di essere e rimanere polizia. A cosa servono le forze
dell’ordine se non hanno forza e non riescono a mantenere l’ordine?
Il movimento dei GJ (Gilet-Jaunes) è travagliato da forti tensioni: tra un’ala
di estrema sinistra e un’ala di estrema destra, passando per un centro di
destra e un centro di sinistra, con Maastrichtiani e sovranisti, insomma vi
si trovano tutte le sensibilità della politica francese. Come potrebbe essere
altrimenti? Ingrid Levavasseur appare su una intera pagina sul Figaro per
cantare le lodi dell’Europa di Maastricht … Questa donna è una
benedizione per i media. Invece Eric Drouet, che rappresenta la versione
più brutale dei GJ , non avrà mai una pagina intera sul Figaro per esporre
le proprie idee …
Allo stesso modo, tra i GJ c’è tutto e il contrario di tutto in termini di
intelligenza e di cultura: persone istruite, che hanno fatto buone letture,
che sanno pensare, che riflettono e conoscono la storia e accanto a loro
dei perfetti ignoranti, che non conoscono le leggi della grammatica, della
sintassi e dell’ ortografia, come testimoniano i video che li raccontano,
messi in onda con genuina avidità dalle varie redazioni, anche se dicono
che, tra le tante idee disordinate e caotiche, c’è del buonsenso. Cultura e
intelligenza non sono garanzia di buonsenso, e viceversa.
Sono in contatto con alcuni GJ che mi invitano a leggere libri che prima di
incontrarli non sapevo nemmeno che esistessero. Ci scambiamo consigli
sulle letture e uno di loro sottolinea e annota il “Contratto sociale” di
Rousseau, un altro mi chiede di leggere Proudhon, un terzo vuole sapere
qual era il programma politico dei Girondini durante la Rivoluzione
francese o cosa è il comunalismo libertario di cui io dico un gran bene.
Nel momento in cui scrivo, vedo dalla mia scrivania una ventina di GJ
raccolti ai piedi della statua di Giovanna d’Arco a Place de la Resistance a
Caen. Uno di loro si arrampica sulla statua equestre e mette un gilet giallo
all’eroina. In mezzo al gruppetto, una ragazza grida: “Giovanna d’Arco,
che lavoro fai?” e tutti gridano. “Aspetta che faccio un video e lo metto su
una chiavetta USB, però lo devo cancellare dal mio portatile perché mi
hanno detto che potrebbe interessare altra gente oltre i miei soliti amici
…” Il video non si può metterlo in linea perché la polizia arriverebbe ai
suoi contatti, che potrebbero essere allertati e poi finire in prigione.
Ci sono quindi dei GJ che meditano sui grandi autori della filosofia politica
e dei GJ che teatralizzano la loro fratellanza in modo festoso e bonario.
Può darsi che sia la stessa cosa. Lo vediamo a livello nazionale, ci sono
GJ che sfilano pacifici e altri che giocano con il fuoco, in tutti i sensi. Ci
sono GJ che hanno simpatie per il Rassemblement National e altri per la France
Insoumise. Ci sono anche quelli che votano scheda bianca o che non hanno
votato sempre, altri che hanno votato Macron e sono rimasti delusi dalla
sua politica.
Ho detto altrove che la violenza stava montando da settimane per effetto
della strategia adottata dal governo e in particolare dal capo dello Stato: le
proposte sprezzanti, l’atteggiamento del non-ricevere, le moratorie
strategiche al posto di piccole rinunce per buonsenso, della
criminalizzazione di tutto in nome di un puntiglio, l’organizzazione di un
tour narcisista in provincia, pubblicizzato e presentato come un’opportunità
per parlare con i francesi dei loro problemi, non senza aver prima chiarito
che le conclusioni dovranno essere quelle già scritte da diversi mesi e che
la linea di Maastricht non si tocca …
Settimana dopo settimana, il potere non molla niente e alza il tono. Lo
sanno tutti! è come un pranzo della domenica. Facendo così, con questa
strategia, ci sono le migliori possibilità di buttare il tavolo all’aria prima di
arrivare alla frutta … Eccetto che nella dittatura, il potere ascolta quello
che dice la gente, quando esprime la propria sofferenza. Eccetto che nella
dittatura, il potere risponde alle richieste sedendosi al tavolo del negoziato.
Il candidato Macron, riempiendosi la bocca con citazioni del filosofo
Habermas, aveva detto che quello era il vero cuore della sua politica. Ma
la “azione comunicativa” del filosofo tedesco non è più all’ordine del giorno
del Presidente della Repubblica che pensa a un pensiero più complesso
… Eccetto che nella dittatura, il potere prende atto della parola della gente
e agisce di conseguenza, avendo in mente il desiderio di calmare le
acque: il capo dello stato non vuole calmare le acque. Sembra perfino che
si diverta a buttare olio sul fuoco.
Ho scritto che la polizia è stata pesantemente strumentalizzata nella
risposta repressiva a questa prima richiesta di rifondazione della
democrazia, perché è di questo che si tratta. Non si soddisfa una richiesta
di questo genere, buttando dieci miliardi sul tavolo, con lo stesso gesto
banale e volgare di un cliente che paga per usare il corpo di una prostituta.
Questo pacchetto di banconote (soldi dei contribuenti …) fa dire a
François Berléand (un amico del presidente che foto sorridenti mostrano in
compagnia di Romain Goupil e di Daniel Cohn-Bendit …) che i GJ
avrebbero dovuto farsi comprare, prendersi quei soldi, starsene zitti e
tornarsene a casa con la coda tra le gambe. Si può andare sui media e in
mezzo alla gente, parlando di “grugniti” di un popolo che sta raccontando
la sua sofferenza, come si parla di un cane che ringhia rabbioso?
C’è nelle forze dell’ordine tutto e il contrario di tutto: cowboy che amano
picchiare, colpire, che amano malmenare, molestare, prendere di mira su
un volto teso, mentre si preparano a sfigurarlo con lo sporco piacere di
gente malata. Ma ci sono anche agenti di polizia che credono nella
Repubblica, nella legge, nel diritto, nella giustizia e che non amano che il
potere faccia svolgere loro il ruolo di una milizia governativa che deve far
rispettare l’ordine pubblico, ma che deve proteggere gli interessi privati di
gente che usa, e non serve, la Repubblica.
Tutti avranno visto che il governo, il Ministro degli Interni e, in prima fila il
presidente della Repubblica, garantiscono impunità per i loro cow-boys.
Questo è il modo migliore per buttare olio sul fuoco. La scelta della
repressione è tuttavia a geometria variabile.
Perché, è innegabile, ci sono dei casseur nelle manifestazioni dei GJ. Ho
regolarmente affermato che la polizia aveva lasciato tranquillamente che
sugli Champs-Elysees disselciassero la strada, e questa è una implicita
ammissione che il potere voleva e aveva bisogno di una violenza di questo
tipo. Ho anche detto di avere informazioni che attestano che c’era stato
qualcuno che aveva provocato le violenze a Caen, gente che indossava
un giubbotto giallo ma che era stata vista scendere da auto che di solito
servono al personale antisommossa che deve contenere le dimostrazioni
dei GJ …
Ci sono anche “block blocs”, come si dice, che il potere ha interesse, se
non ad infiltrare, almeno a lasciar fare. Tutto questo serve molto ai media,
dal momento che le dimostrazioni possono venir svuotate del loro
contenuto politico e di protesta per essere raccontate come esplosioni di
rabbia, come dimostrazioni barbariche, esplosioni selvagge, devastazioni
fatte da orde selvagge … Il francese medio davanti alla TV potrebbe
pensare di non essere contro le dimostrazioni ma che, viste queste cose,
si deve pur fare qualche cosa … È l’ ABC della propaganda di stato.
Il paradosso è questo: se non possiamo fidarci che la polizia faccia la
polizia, allora dobbiamo boicottare tutta la polizia? La risposta è
ovviamente: no. E qui torniamo a Hobbes, che giustifica un cittadino che
chiede di recuperare i suoi diritti, quando viene abbandonato e quando lo
stato non gli dà più protezione, anzi peggio, lo stato non contento di non
dargli nessuna protezione, ormai gli dice che ci sarà una repressione !
È urgente che i GJ non cadano nella trappola che il potere gli sta
tendendo, dando spazio alla progressione della violenza. Gli attacchi ad
hominem, le vandalizzazioni di sezioni di partito, dei negozi e ultimamente,
la distruzione di una libreria a Parigi, le minacce anonime sui social
network, e poi le dichiarazioni di odio restituite a chi ha espresso odio –
penso a Berléand e ad altri oppositori … l’incendio in Bretagna della casa
del presidente dell’Assemblea nazionale e di quel ristorante, fuori Tolosa, il
cui Chef aveva detto di non essere solidale con il movimento: tutto questo
è geneticamente spiegabile ma moralmente e politicamente è
imperdonabile.
Questo è esattamente quello che vogliono Macron e i suoi: una escalation
della violenza che legittimerà l’escalation della repressione e che genererà
un recupero del capo dello stato nei sondaggi, e poi al successo nelle
prossime elezioni europee. Chiunque scelga la violenza vota
paradossalmente per Macron!
E poi, e poi, ahimè, tre volte ahimè, c’è in questo movimento una
innegabile corrente antisemita. Ho cercato di spiegare che non si deve
assimilare tutto il popolo dei GJ al comportamento di uno, due, o forse di
alcuni gilet-gialli. Ma uno solo, due o pochi di loro non vuol dire che non
esistano.
Un amico GJ mi ha inviato un certo numero di poster che sono stati
attaccati ai muri di Caen e che spiegano cosa vogliono i suoi compagni. Si
parla molto di giustizia sociale e fiscale, di responsabilità dell’Europa di
Maastricht, di negazioni della democrazia, di oblio del popolo, di
responsabilità della MEDEF, di Repubblica sociale, delle repressioni della
polizia, del RIC – il Referendum di Iniziativa Civica – della collusione di
Macron con il mondo degli affari, di disoccupazione, delle mutilazioni
prodotte dalla polizia, ci sono anche delle caricature di Emmanuel Macron,
di Christophe Castaner, di Luc Ferry, di Benalla, è tutto un gioco politico, e
poi, anche se lei non se lo meritava e niente e nulla lo giustifica, di
Brigitte Macron.
Ho esattamente 151 poster. Probabilmente però ne ho uno di troppo –
solo uno su centocinquanta – ma è uno che fa vomitare. Vediamo un
uomo che sembra un vecchio ebreo che legge un libro che potrebbe
essere il Talmud con una didascalia che dice: “Ci deve essere una
formula per sbarazzarsi di tutti questi con (sic) …” Questo poster è
davvero uno di troppo. Raccoglie tutti i cliché antisemiti e offre agli ebrei
il pretesto per voler “liberarsi di tutti i GJ” dato che qualcuno, a suo tempo,
aveva già voluto liberarsi degli ebrei. I nemici dei GJ hanno quindi una
strada aperta per poter dire che i GJ di oggi sono come gli antisemiti del
1933. Come dar loro torto? Cosa rispondere dal momento che ora
qualcuno ha portato loro gli argomenti da usare su un piatto d’argento?
Atti antisemiti sono esistiti fin dall’inizio in questo movimento dei GJ ed io
mi sono battuto per non far confondere questi gesti con la posizione di tutti
i GJ. Oggi mi hanno mandato una foto di una vetrina del negozio di Bagel
a Parigi con scritto “Juden” in giallo … sono allibito, indignato, mortificato
nel vedere una cosa del genere … Chi l’ha fatto? Chi? Sappiamo che molti
hanno interesse nel non chiedersi chi sia stato all’origine di questa infamia
per poterla addebitare al GJ. Ma potrebbe anche essere stato il lavoro di
un gilet giallo.
Tutto è possibile: possono essere stati veri antisemiti ovviamente,
provocatori che vengono da ogni parte politica, dall’estrema destra (cioè
dalla destra oltre Marine Le Pen) all’estrema sinistra ( cioè la sinistra oltre
Jean-Luc Mélenchon), entrambe le parti sono judéophobes, per non
parlare di qualche settore dello Stato … Si può immaginare che, nel
dubbio, dal momento che questo crimine giova agli avversari e ai nemici
dei GJ, non verrà messo un grande zelo dalla parte dello stato per cercare
il vero colpevole o i veri colpevoli di questa scritta che, ahimè, entra nella
Storia.
A maggior ragione serve che i GJ si dotino subito di un servizio d’ordine
vero e proprio che farà quello che non fanno più molti agenti di polizia, per
tante ragioni: per mancanza di zelo, per ideologia, per mancanza di
tempo, per obbedire agli ordini … Serve che i GJ chiedano consigli su
come mantenere la sicurezza ai sindacati e ai partiti politici per sapere
come organizzarsi e subito; è compito loro contenere, entro certi limiti,
alcuni impulsi cerebrali rettiliani. Contro le carogne, contro gli antisemiti,
contro i manifesti contro i rabbini, contro le insinuazioni giudeofobiche,
contro i tag esplicitamente nazisti, scritti in tedesco, è contro tutto questo
che devono difendersi e tutto ciò che devono evitare i GJ.
Altrimenti, questa battaglia a favore dei GJ cesserà immediatamente di
essere mia.
Michel Onfray
tratto da https://michelonfray.com/interventions-hebdomadaires/pour-une-police-en-jaune