UNA VITTORIA STORICA PER L’ONU: GLI ACCORDI GLOBALI SULLE MIGRAZIONI E SU I RIFUGIATI SONO STATI ADOTTATI QUESTA SETTIMANA_traduzione a cura della redazione

Una constatazione più che un giudizio di merito esplicito. La valutazione critica attenta meriterà apposite riflessioni_Germinario Giuseppe

 

UNA VITTORIA STORICA PER L’ONU: GLI ACCORDI GLOBALI SULLE MIGRAZIONI E SU I RIFUGIATI SONO STATI ADOTTATI QUESTA SETTIMANA

 

Il Global Compact on Migration, l’accordo per la migrazione sicura, ordinata e regolare è stato ufficialmente adottato mercoledì scorso dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York; due giorni dopo l’adozione del Global Compact on Refugees. L’approvazione di entrambi i patti conclude un itinerario durato due anni, iniziato con la Dichiarazione di New York 2016 per rifugiati e migranti e terminato con una vittoria storica degli sforzi messi in atto dalle Nazioni Unite volti a regolare i flussi di migranti e rifugiati su scala globale.

Il patto migratorio è stato adottato con un voto che ha registrato 152 stati a favore, cinque contro (Repubblica ceca, Ungheria, Israele, Polonia e Stati Uniti), con 12 astenuti (Algeria, Australia, Austria, Bulgaria, Cile, Italia, Lettonia, Libia , Liechtenstein, Romania, Singapore e Svizzera). 24 paesi non hanno votato: Afghanistan, Antigua e Barbuda, Belize, Benin, Botswana, Brunei Darussalam, Repubblica popolare democratica di Corea, Repubblica Dominicana, Guinea, Kiribati, Kirghizistan, Micronesia, Panama, Paraguay, São Tomé e Príncipe, Seychelles, Slovenia, Somalia, Timor-Leste, Tonga, Trinidad e Tobago, Turkmenistan, Ucraina e Vanuatu.

Ciò significa che 41 dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite hanno scelto di non approvare questo pacchetto migratorio. Il numero di scettici è cresciuto dal 10 dicembre, quando 33 paesi non parteciparono alla conferenza intergovernativa per adottare il patto di migrazione a Marrakesh, in Marocco.

A confronto il Global Compact on Refugees ha ottenuto un maggiore sostegno probabilmente dovuto a causa all’aspetto umanitario accentuato delle crisi dei rifugiati. È stato adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite lunedì scorso con un voto che ha visto 181 stati a favore, due contrari (Stati Uniti e Ungheria) e tre astenuti (Eritrea, Libia, Repubblica Dominicana). Sette paesi non hanno votato: Repubblica democratica popolare di Corea, Israele, Micronesia, Nauru, Polonia, Tonga e Turkmenistan.

Solo gli Stati Uniti e l’Ungheria hanno votato no su entrambi i patti. Israele e Polonia hanno votato no sul pacchetto di migranti ma non hanno votato su quello dei rifugiati. La Repubblica ceca ha votato no sul pacchetto di migranti e sì su quello dei rifugiati. La Repubblica Dominicana non ha votato sul patto migratorio ma si è astenuta da quello sui rifugiati. La Libia si è astenuta dal voto su entrambi i patti. L’Eritrea ha votato sì sul patto migratorio ma si è astenuto sull’altro. Repubblica democratica popolare di Corea, Micronesia, Tonga e Turkmenistan non hanno votato su entrambi.

 

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i profughi; Filippo Grandi, ha accolto favorevolmente l’adozione del Migration Compact: “L’efficace attuazione di entrambi i patti contribuirà a rafforzare gli obiettivi l’uno dell’altro“. I due compact sono infatti interconnessi. Coloro che hanno deciso di rinunciare a uno degli accordi dovrebbero logicamente uscire dall’altro; entrambi sono basati sulla Dichiarazione di New York 2016 per i rifugiati e i migranti. Sia i diritti dei migranti che quelli dei rifugiati sono ora destinati a ricadere sotto un nuovo modello di legislazione internazionale.

Sotto il controllo delle Nazioni Unite, le politiche migratorie e di rifugiati saranno dettate dal “multilateralismo” (dopo che il multiculturalismo ha mostrato i suoi limiti). La mobilità umana (sia per migranti che per i rifugiati) non sarà mai più regolata allo stesso modo, questo anche per le nazioni che si sono opposte ai patti.

 

https://cis.org/Rush/Historic-Victory-UN-Global-Compacts-Migration-and-Refugees-Adopted-Week

Heather Nauert. CHI E` LA NUOVA AMBASCIATRICE ALL’ONU?, di Gianfranco Campa

CHI E` LA NUOVA AMBASCIATRICE ALL’ONU?

Il presidente Donald Trump ha annunciato tre nuove importantissime nomine a tre altrettanti importantissimi posti del cabinetto del suo governo. In aggiunta la notizia che il generale John Kelly, capo di gabinetto, lascerà presto la sua posizione anche se non conosciamo ancora il nome del suo sostituto. La prima nomina è quella di Heather Nauert come nuova ambasciatrice all’ONU. Seconda nomina il nuovo Procuratore Generale che prenderà il posto di Jess Sessions, William Barr. La terza nomina quella del  generale a quattro stelle Mark Milley, già Capo di Stato Maggiore dell’Esercito degli Stati Uniti, a Presidente del Capo di Stato Maggiore Congiunto in sostituzione del generale Joe Dunford, prossimo alla pensione. Del sostituto di Kelly, quando sarà reso pubblico il nome e di William Barr parleremo in dettaglio nei prossimi giorni poiché queste due nomine richiedono un’analisi più minuziosa; vorrei solo soffermarmi su due aspetti importanti del curriculum di Barr: ha prestato servizio nella CIA tra il 1973 e il 1977. La cosa particolarmente significativa è che Barr è già stato Procuratore Generale sotto l’amministrazione di George H.W. Bush (padre, appena morto) dal 1991 al 1993. Perché Trump ha scelto Barr? Quale il significato della nomina di Barr nel contesto dello scontro in atto fra Trump e lo stato profondo? Quale sarà la differenza tra Barr e Sessions? Nella attesa di rispondere a queste domande, ritorniamo alla nomina di Heather Nauert come rimpiazzo della dimissionaria Nikki Haley. È stata la stessa Haley su Twitter a dare il benvenuto alla signora Nauert: “Congratulazioni a Heather Nauert per la sua nomina da parte del Presidente ad ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite. Le  auguriamo ogni bene e non vedo l’ora di aiutarla durante e dopo la transizione.

https://twitter.com/nikkihaley/status/1071061683790077953

Heather Nauert arriva dal Dipartimento di Stato dove è stata portavoce prima sotto Rex Tillerson e poi sotto Mike Pompeo. A questo riguardo, annunciando la nomina di Heather Nauert, Trump l’ha così elogiata:  “Ha fatto un ottimo lavoro con Mike Pompeo presso il Dipartimento di Stato”, ha detto ai giornalisti. “È molto talentuosa, molto intelligente, molto sveglia e penso che sarà rispettata da tutti.”

Nauert, 48 anni, è anche sottosegretario di Stato per la diplomazia pubblica e gli affari pubblici. Prima di entrare nel Dipartimento di Stato ha lavorato come giornalista per Fox News e come corrispondente per la ABC News.

Prima della sua carriera da giornalista, Nauert, laureatasi alla Graduate School of Journalism della Columbia University e al Mount Vernon College di Washington, ha lavorato come consulente di un agenzia di assicurazione sanitaria a Washington. I detrattori di Nauert la considerano una bambola bionda di poca intelligenza. Lo scontato stereotipo insomma. Ma per chi la conosce bene la signora Nauert tutto è eccetto una persona stupida. Chi ha avuto modo di frequentare entrambi, sia la signora  Nauert che la signora Haley, Nauert è considerata più  intelligente, forse anche più diplomatica della dimissionaria ambasciatrice, ex governatrice della Carolina del Sud.

Durante il suo mandato, nel Dipartimento di Stato, Nauert ha impressionato per le sue capacità di gestire situazioni di importanza e difficoltà significative, ogni volta che è stata chiamata a farlo.

La signora Nauert non manca ovviamente di collegamenti politici importanti. Se così non fosse, intelligenza e bellezza non servirebbero comunque ad arrivare ai posti così importanti. Infatti Heather Nauert è membro del Council of Foreign Relations (CFR). Sposata inoltre con Scott Norby, direttore esecutivo di Private Credit e Equity per Morgan Stanley, il quale in precedenza aveva ricoperto anche incarichi presso la National Veterinary Associates, la UBS, la Goldman Sachs e Cargill.

La nomina arriva dopo che Nikki Haley ha annunciato in ottobre le proprie dimissioni per la fine dell’anno. Erano originariamente tre i nomi che circolavano tra i principali candidati a  sostituire Haley: Nauert, Richard Grenell e John James. Indipendentemente dalla nomina di questi tre candidati, tutti e tre avevano qualcosa che Nikki Haley non aveva: una incondizionata fedeltà al presidente Trump. Haley era stata ”imposta” a Trump all’inizio del sua mandato, vista la penuria di personale qualificato associato all’allora nuovo presidente, Trump accolse la nomina di Haley suo malgrado, visto che fra i due non è mai corso buon sangue. Infatti Haley è stata uno dei principali oppositori all’allora candidato Trump, incarnando perfettamente una creatura del vecchio establishment. Haley aveva più volte criticato apertamente Trump quando era la governatrice Repubblicana della Carolina, entrando di fatto nei ranghi dei “never trump” come una delle figure principali. Alle Nazioni Unite si è trovata quasi in sintonia con il pensiero geopolitico di Trump, dico quasi ma non sempre, poiché più di una volta i due hanno avuto contenziosi e differenze drastiche, soprattutto per quanta riguarda le politiche verso la Russia.  Fin dall’inizio dell’amministrazione Trump, Haley ha preso una posizione da falco nei confronti della Russia, mettendo a dura prova e probabilmente aiutando a dare un colpo mortale alla ora defunta, nuova distensione, auspicata da Trump durante la sua campagna elettorale.

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Nikki Haley esce, Heather Nauert entra. Cosa cambia nel rapporto tra Stati Uniti, amministrazione Trump e Nazioni Unite? Praticamente niente. La nomina di Nauert arriva in un momento delicatissimo per l’ONU e Trump. I rapporti tra gli Stati Uniti e molti dei rappresentanti dell’apparato dell’ONU, sono a dir poco animati. La linea politica finora tracciata rimarrà quasi la stessa: Pilastri della geopolitica dell’amministrazione Trump, come per esempio l’appoggio incondizionato ad Israele e il sostegno al Regno Saudita in contrasto con un inasprimento dei rapporti con l’Iran, non cambieranno di una virgola. Tra Haley e Nauert l’unica differenza sarà nella misura della loro fedeltà a Trump. Il resto, per noi mortali, cambierà poco o niente.