LE TRASFORMAZIONI PERICOLOSE DELLA NATO, a cura di Luigi Longo

LE TRASFORMAZIONI PERICOLOSE DELLA NATO

a cura di Luigi Longo

 

Nel mio ultimo scritto su La NATO (pubblicato su questo sito il 7 Luglio m.s.) ho evidenziato le sue tendenze di trasformazione che riguardano, oltre la sfera militare, anche quella economica, del territorio, del sociale, della ricerca, della penetrazione e dell’ampliamento dell’area di influenza ad Est e nel Medio Oriente. Inoltre ho sottolineato che con il decollo della fase multicentrica la NATO diventa lo strumento degli USA contro le potenze emergenti (la guerra economica alle vie dell’Energia russa e alle vie della Seta cinese, la militarizzazione dell’Est, del Medio Oriente e dell’Asia centrale per l’accerchiamento della Russia e la militarizzazione dell’Oceano Indiano e dell’area Asia-Pacifico per l’accerchiamento della Cina). La NATO, in sintesi, è ricalibrata come strumento del conflitto contro il nascente polo asiatico. Il suo modello viene riproposto sia nell’Est (spingendosi fino ai confini della Federazione Russa), sia nel Mediterraneo (il Dialogo mediterraneo, DM), sia nel Medio Oriente (con gli accordi di Abramo), sia nel Pacifico (patto Aukus, l’alleanza Quad), sia in Africa (DM, Operazione “Active Endeavor”, Standing Maritime Group One), sia in America latina, sia nel circolo polare Artico dove gli USA, oltre la questione delle risorse naturali, temono, soprattutto, le nuove vie dell’Artico verso l’Atlantico che possono far saltare le loro strategie (prioritariamente militari e logistiche) sia nel Mediterraneo (strozzatura del canale di Suez) sia nel Pacifico (le strozzature nel Mar cinese meridionale, nei vari Stretti: Luzon, Mindoro, eccetera, controllate dalle basi statunitensi aeree, navali e dell’esercito). Le nuove vie dell’Artico possono modificare gli attuali equilibri geopolitici tra le potenze e possono rafforzare sempre più il coordinamentoalleanza tra Cina e Russia.

Per quanto detto propongo la lettura di due scritti che riguardano:1. lo sviluppo delle tecnologie cosiddette EDT (Emerging & Disruptive Technologies: big data, intelligenza artificiale, autonomia, tecnologie quantistiche, tecnologie spaziali, biotecnologie e human enhancement, tecnologie ipersoniche), con i relativi strumenti finanziari (Innovation fund, si tratta infatti in assoluto del primo fondo di capitale di rischio multi-sovrano al mondo), finalizzate agli obiettivi strategici della NATO << […] per la prima volta nella storia contemporanea si realizza una sorta di quadratura del cerchio: entità politiche, istituzioni accademiche e di ricerca, imprese business – si trovano finalmente insieme, pronte, con la coscienza in pace, a sviluppare tecnologie destinate alla creazione delle armi più efficaci per combattere le prossime guerre >> (Gaetano Colonna, Il futuro della Nato: scienza, business e alta finanza, apparso su www.clarissa.it/wp/, 22/7/2022); 2. il conflitto statunitense contro la Cina attraverso << l’approntamento di una “task force multi-dominio” nella regione asiatica, che integrerà capacità missilistiche, elettroniche e informatiche come deterrente contro possibili aggressioni della Cina contro Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale […] lo scorso maggio il capo della Casa Bianca ha chiarito, ancora una volta, che Washington interverrebbe in caso di attacco militare cinese, a differenza di quanto avvenuto in Ucraina. Negli ultimi mesi, inoltre, gli Usa hanno potenziato la loro rete di alleanze nell’area: attraverso il patto Aukus con Regno Unito e Australia, e attraverso il gruppo Quad con Giappone, India e Australia. Gli accordi non implicano l’obbligo di un intervento militare al fianco degli alleati, ma un conflitto nel Pacifico coinvolgerebbe inevitabilmente i principali attori dell’area >>. (https://www.agenzianova.com/news/indo-pacifico-il-comandante-flynn-gli-usa-schiereranno-una-forza-missilistica-e-informatica/ , 28/7/2022).

Preciso che le carte riprodotte (da aggiornare) indicano una rappresentazione dinamica di lungo periodo del conflitto tra le potenze mondiali nella fase multicentrica. Qui interessa segnalare la lettura critica delle carte (senza entrare nel merito della loro costruzione, della loro rappresentazione, della loro visione, della loro ideologia, eccetera) che dovrebbe mettere in evidenza sia il conflitto inteso da parte cinese e russa come azione strategica di breve-medio-lungo periodo per stabilizzare un mondo multicentrico, un dialogo alla pari tra culture e storie differenti, che elimini la guerra come soluzione di ultima istanza (la fase policentrica), sia il conflitto inteso dagli statunitensi come azione strategica di breve-medio-lungo periodo per stabilire l’unica potenza egemone a livello mondiale, con  l’arroganza, cioè, di decidere una visione del mondo a propria immagine e somiglianza che impone la guerra come soluzione finale dello scontro.

Fonte: Limes, 2018

Fonte: Limes, 2018

Fonte: Limes, 2019

 

IL FUTURO DELLA NATO: SCIENZA, BUSINESS E ALTA FINANZA.

di Gaetano Colonna

 

A partire dal giugno 2020, con l’approvazione della “Nato 2030 Initiative” e la pubblicazione del documento ufficiale “Nato 2030: United for a New Era”, l’organizzazione politico-militare atlantica ha dedicato una specifica attenzione alle c.d. EDT (Emerging & Disruptive Technologies): big data, intelligenza artificiale, autonomia, tecnologie quantistiche, tecnologie spaziali, biotecnologie e human enhancement, tecnologie ipersoniche.

Facendo seguito a questa iniziativa, nel luglio del 2020, il segretario generale della Nato, Jan Stoltenberg, ha deciso di istituire un Advisory Group on Emerging and Disruptive Technologies: esso è composto da 12 esperti altamente selezionati, provenienti dal settore privato (vi figurano ad esempio IBM, Microsoft e Digitaleurope, associazione che raccoglie 36mila aziende informatiche europee), da quello universitario (da università francesi, statunitensi, britanniche, spagnole, polacche, dal CNR italiano) e dalle grandi agenzie governative di intelligence, cibersecurity e dello spazio (NSA, ESA, ENISA).

Il compito di questo gruppo di tecnici consiglieri è di supportare il Nato Innovation Board, ufficio dedicato allo sviluppo tecnologico dell’Alleanza, nell’utilizzo di queste nuove tecnologie in funzione degli obiettivi strategici della Nato.

L’Advisory Group ha infatti redatto il suo primo rapporto annuale, nel quale vengono presentate quattro raccomandazioni, considerate come prioritarie per il futuro dell’Alleanza Atlantica: migliorare le conoscenze tecnologiche di base; istituire una rete transatlantica di Centri di Innovazione; individuare e favorire nuovi meccanismi di finanziamento per l’innovazione rivolgendosi al settore privato; creare partenariati con il settore industriale ed accademico.

A seguito di questo percorso, particolarmente rilevante, a dimostrazione della volontà di creare uno strumento che integra risorse militari, scientifiche e aziendali, è stata la decisione di dare vita al Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (DIANA): per “acceleratore” si intende oggi una concentrazione di risorse tecniche, scientifiche e finanziarie in grado appunto di velocizzare un progresso non solo di conoscenze teoriche ma sopratutto di capacità applicative.

 

Il modello Arpa

 

Il Diana ha come evidente modello la famosa agenzia statunitense DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), nata come ARPA nel 1958, su iniziativa dell’allora presidente Usa Dwight Eisenhower, in risposta ai conseguimenti ottenuti dai sovietici in ambito spaziale, con il lancio il 4 ottobre 1957 del primo satellite Sputnik. ARPA, che appunto collegava ricerca scientifica, strumenti militari e business privato, il tutto finanziato con soldi pubblici, riuscì in soli 18 mesi a dare agli Usa il suo primo satellite, destinato all’uso militare.

L’uomo chiave di questi sviluppi fu lo scienziato americano J.C.R. Licklider, autore del fondamentale studio Man Computer Symbiosis, che ipotizzava la creazione di thinking centers (“centri di pensiero”), connessi in rete, che dovevano realizzare l’integrazione uomo-macchina, necessaria a suo avviso per lo sviluppo della scienza contemporanea: un’idea che è ancora centrale nella “vision” strategica di Google, per citare un solo e loquente esempio.

Licklider guiderà Arpa nella creazione di ARPANET, connessione in time share tra computer, rivolta a completare la rete SAGE di difesa aerea americana, grazie all’impiego del computer IBM AN/FSQ-7 (il più grande computer della storia: 250 t., 2000 mq. di superficie), rimasto attivo fino al 1984.

Su queste basi, nel 1969, Arpanet, collegando quattro computer Imp (Interface Message Processor), due della California University (Los Angeles e Santa Barbara), uno dello Stanford Research Institute, l’altro della Utah University, darà vita al primo internet della storia. Nel 1972, infine ARPA cambierà nome nell’attuale DARPA.

 

La rete Diana

 

DIANA quindi intende costituire una rete civile-militare di istituti di ricerca, rivolta alla crescita delle startup e alla creazione di un fitto tessuto connettivo tecnologico dell’Alleanza. La sua attuale configurazione, infatti, comprende in Europa i seguenti 9 centri acceleratori:

  • I-Hub, Imperial College, di Londra, specializzato nell’intelligenza artificiale, informatica, tecnologia quantistica e biotecnologie: è anche il centro di coordinamento per l’Europa.
  • Niels Bohr Institute, BioInnovation Institute BII, di Copenhagen, specializzato in tecnologia quantistica e biotecnologie.
  • WSL, Vallonia e Bruxelles, specializzato in intelligenza artificiale, biotecnologie, tecnologie verdi, micro e nanotecnologie, trattamento dati, aero spazio, informatica, automazione.
  • Madan Parque/Startup, Lisbona, specializzato in biotecnologie, ICT (Information and Communications Technology), materiali avanzati, energie rinnovabili.
  • In Estonia, il parco tecnico e commerciale Tallinn Science Park Tehnopol, lo Startup Wise Guys e il Tartu Science Park, specializzati in intelligenza artificiale, informatica, spazio, tecnologie verdi.
  • CzechInvest di Praga, specializzato in intelligenza artificiale, spazio, tecnologie verdi, collegato al CERN (Organizzazione europea per la ricerca nucleare).
  • Odtü Teknokent di Ankara, che si occupa di informatica, biotecnologie, aviazione, energia, elettronica avanzata.
  • In Grecia abbiamo l’istituto di ricerca Demokritos di Atene, e l’istituto Forth di Heraklion (Creta) che si occupano di intelligenza artificiale, gestione dati, nanotecnologie e biotecnologie, intelligenza artificiale, gestione dati, nanotecnologia, biotechnologie, radio.

 

Il ruolo dell’Italia

 

Non poteva ovviamente mancare l’Italia, coinvolta in DIANA, per il momento, attraverso il centro Officine Grandi Riparazioni ed il Plug and Play Tech Center, entrambi localizzati Torino, entrambi specializzati nella ricerca aerospaziale.

Il 20 gennaio 2022 a Torino, David van Weel, assistant secretary general for Emerging Security Challenges della Nato, ha incontrato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, il vicesindaco, Michela Favaro, l’assessore alle Attività produttive della Regione, Andrea Tronzano, il gen. CdA Luciano Portolano, segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli Armamenti.

Questi rappresentanti italiani hanno avanzato la candidatura della futura Città dell’Aerospazio di Torino: in attesa del suo completamento, si è però ripiegato sulle Officine Grandi Riparazioni (OGR), un ex complesso industriale trasformato nel 2017 in spazio espositivo e culturale – la cui candidatura è stata accettata dalla Nato.

Sono stati anche offerti dall’Italia, ma al momento non sembrano inseriti in DIANA, il costituendo acceleratore Aerospace & Advanced Hardware, il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale (Cssn) della Marina Militare Italiana a La Spezia, il Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali (Cira) a Capua, società partecipata dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e della Regione Campania.

Non meno significativo il ruolo di Plug and Play Tech Center: gestore e finanziatore, con 1,35 mln di euro, del programma Takeoff Accelerator, dedicato a start-up che vogliono sviluppare soluzioni e servizi nei settori dell’aerospazio e dell’hardware avanzato. Al finanziamento del programma concorrono Cdp Venture Capital, per 10 milioni di euro, e, per altrettanti, Fondazione Crt (tramite Sviluppo e Crescita) e Unicredit: per un totale quindi di oltre 21 milioni di euro. Prendono parte al programma anche l’Unione Industriali di Torino ed il Gruppo Leonardo, impegnato da tempo nel settore aerospaziale.

 

Presenti e assenti

 

Interessante che non siano fino ad oggi indicate le interfacce nordamericane, a parte il fatto che l’ufficio regionale di quell’area sarà basato in Canada, ma non si conoscono quali istituzioni canadesi e statunitensi prenderanno parte a DIANA.

Così come sono significative le assenze, almeno fino ad oggi, di Francia e Germania: anche se la prima ha manifestato una generale (o generica?) disponibilità a rendere accessibili i propri centri di ricerca scientifica.

È evidente che la chiara impostazione dualuse di questo grandioso progetto di integrazione scienza-business-militare lasci perplessi i due maggiori Paesi europei che ancora dispongono evidentemente di una certa consapevolezza dei non pochi rischi di una condivisione totale di know-how tecnico-scientifici che possono servire non solo allo sviluppo tecnologico di armamenti ma anche a quello della produzione industriale.

 

Finanza e innovazione

 

Uno degli aspetti sicuramente più significativi della novità di DIANA è che la rete che stiamo descrivendo attiverà uno specifico strumento finanziario. Gli Stati aderenti hanno infatti sottoscritto a Madrid una lettera d’intenti che li impegna a implementare un apposito Innovation fund, un fondo di un miliardo di euro che supporterà per i prossimi 15 anni startup e imprese deep tech che lavoreranno per sviluppare tecnologie innovative e dual-use, prioritarie per il potenziamento tecnologico dell’Alleanza Atlantica, il cui ovvio intento geopolitico è di conservare e incrementare il vantaggio tecnologico di cui gode a livello planetario. Il tutto ovviamente giustificato con la proclamata esigenza di tutelare la sicurezza degli alleati atlantici dinanzi alla minaccia rappresentata dalle “revisioniste” Russia e Cina.

L’Innovation fund ha una caratteristica sensazionale, che non dovrebbe sfuggire a chi segue con attenzione la storia del rapporto fra finanza e Stati moderni. Si tratta infatti in assoluto del primo fondo di capitale di rischio multi-sovrano al mondo, tenuto a battesimo con queste significative parole dal segretario della NATO Stoltenberg:

«Questo fondo è unico nel suo genere, con un orizzonte temporale di 15 anni, l’Innovation fund contribuirà a dare vita a quelle tecnologie nascenti che hanno il potere di trasformare la nostra sicurezza nei decenni a venire, rafforzando l’ecosistema dell’innovazione dell’Alleanza e sostenendo la sicurezza del nostro miliardo di cittadini».

La NATO quindi diventa il coordinatore sovra-nazionale anche di uno specifico indebitamento pubblico di una molteplicità di Stati cosiddetti sovrani. Non è dato sapere ancora al momento quali fra i non molti Master of the Universe gestiranno questo fondo di investimento speculativo NATO, nel quale per la prima volta nella storia contemporanea si realizza una sorta di quadratura del cerchio: entità politiche, istituzioni accademiche e di ricerca, imprese business – si trovano finalmente insieme, pronte, con la coscienza in pace, a sviluppare tecnologie destinate alla creazione delle armi più efficaci per combattere le prossime guerre (corsivo mio, LL).

Guerre che gli strateghi della NATO cominciano a ipotizzare se, contro il “nostro miliardo” di privilegiati figli del capitalismo occidentale, verranno a schierarsi i meno privilegiati 6 miliardi di esseri umani.

In questo terribile senso, resta tuttavia aperta la domanda inquietante, cui la NATO dovrebbe pur dare una risposta al “suo” miliardo: come mai gli eserciti occidentali, tanto tecnologicamente avanzati, hanno poi perso con disonore le guerre coi “poveri”, in Vietnam, Algeria e, da ultimo, Afghanistan?

 

 

 

INDO-PACIFICO, IL COMANDANTE FLYNN: “GLI USA SCHIERERANNO UNA FORZA MISSILISTICA E INFORMATICA”

La task force integrerà capacità missilistiche, elettroniche e informatiche come deterrente contro possibili aggressioni della Cina contro Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale

a cura della Redazione

 

L’Esercito degli Stati Uniti sta studiando lo schieramento di una “task force multi-dominio” nella regione asiatica, che integrerà capacità missilistiche, elettroniche e informatiche come deterrente contro possibili aggressioni della Cina contro Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale. Lo ha dichiarato al quotidiano “Nikkei” il comandante dell’Esercito Usa per il Pacifico, Charles Flynn. Le forze armate Usa hanno già istituito due task force multi-dominio di stanza presso basi nello Stato Usa di Washington e in Germania, forti ciascuna di diverse migliaia di uomini. Le task force sono suddivise in quattro gruppi, con capacità di combattimento, difesa aerea, logistica e guerra informatica. Secondo Flynn, tale struttura evidenzia la progressiva transizione delle forze armate Usa dal contrasto al terrorismo nel Medio Oriente al confronto con potenze di livello quasi-pari, prima tra tutte la Cina. Tra le altre cose, la task force è concepita per raccogliere informazioni nei periodi di pace, approntando strategie e dottrine operative sulla base degli schemi e delle debolezze riscontrate nei complessi militari avversari. In caso di conflitto – ha spiegato Flynn – le capacità di guerra elettronica e informatica punterebbero anzitutto a interrompere le reti di comunicazione nemiche e i loro sistemi di comando e controllo, oltre a colpire obiettivi di alto valore con l’impiego delle informazioni di intelligence ottenute in precedenza.

Secondo Flynn, la terza task force multi-dominio dell’Esercito Usa verrà istituita dopo il 2023, e sarà inizialmente dispiegata alle Hawaii, ma verrà successivamente trasferita presso altre località asiatiche per essere più prossima alla Cina. Secondo il quotidiano “Nikkei”, la prossimità alla Cina sarà necessaria a garantire l’efficacia di nuove tipologie di missili tattici attualmente in fase di sviluppo da parte dell’industria bellica Usa, che però non avranno portate superiori ad alcune migliaia di chilometri: le forze armate Usa puntano a dispiegare i nuovi missili presso batterie terrestri lungo la cosiddetta “catena delle prime isole”, che collega la prefettura giapponese meridionale di Okinawa, Taiwan e le Filippine. Il quotidiano “Nikkei” sottolinea che la Russia è ritenuta il primo Paese in assoluto ad aver applicato la dottrina delle operazioni multi-dominio in teatri bellici reali: lo avrebbe fatto in Ucraina sin dal 2014, integrando capacità di guerra elettronica per disabilitare sistemi GPS e paralizzare infrastrutture in preparazione di attacchi aerei e terrestri.

In vista dell’atteso colloquio tra i presidenti Joe Biden e Xi Jinping, il primo dallo scorso marzo, la tensione tra Stati Uniti e Cina intorno a Taiwan ha raggiunto livelli preoccupanti. Tanto da indurre un dirigente di alto livello dell’amministrazione Biden, l’assistente segretario alla Difesa per gli Affari di sicurezza dell’Indo-Pacifico Ely Ratner, a dichiarare martedì, in occasione di un evento organizzato a Washington dal think tank Center for strategic and international studies (Csis), che un “grave incidente” nell’area rischia di essere solo “questione di tempo”. In effetti, gli Stati Uniti appaiono sempre più preoccupati dalla prospettiva che la situazione possa precipitare, in particolare in una fase d’intense attività militari attorno all’isola. E al centro della preoccupazione di Biden e dei suoi collaboratori vi è senza dubbio la visita che la presidente della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi, dovrebbe intraprendere a Taiwan nel prossimo agosto. Per ora si tratta solo di un’indiscrezione di stampa, di cui è stato autore la scorsa settimana il quotidiano britannico “Financial Times”. Pelosi – che aveva già rinunciato a un viaggio a Taipei lo scorso aprile, ufficialmente per aver contratto il Covid-19 – non ha tuttavia mai negato la circostanza. E del resto la notizia della visita è stata confermata, forse inavvertitamente, dallo stesso Biden, che la settimana scorsa in conferenza stampa non ha usato giri di parole: “I militari pensano che non sia una buona idea al momento”.

I principali organi d’informazione statunitensi sono concordi nel riferire del pressing della Casa Bianca su Pelosi perché rinunci al viaggio. Tecnicamente, il presidente degli Stati Uniti non ha alcun potere sull’agenda della speaker della Camera dei rappresentanti. Biden e Pelosi sono però leader dello stesso partito, ed è forse su questo punto che Xi farà leva domani per indurre i dirigenti statunitensi a più miti consigli. Dalla Cina, del resto, sono già arrivate minacce piuttosto esplicite: il ministero degli Esteri di Pechino ha chiarito che una visita di Pelosi a Taipei sarebbe considerata “un cambiamento della politica ‘Una sola Cina’ da parte degli Stati Uniti”, sulla quale i rapporti tra le due potenze si basano sin dall’avvio delle relazioni diplomatiche, e che la Repubblica popolare assumerebbe “misure dure e ferme per salvaguardare la propria sovranità e integrità territoriale”. La stessa Casa Bianca si aspetta dalla Cina una pesante rappresaglia all’eventuale visita di Pelosi, poiché a ottobre Xi Jinping chiederà un nuovo mandato al Congresso del Partito comunista e non potrebbe mostrarsi debole di fronte a quello che a Pechino sarebbe considerato un palese “atto di sfida” degli Usa. Per rinsaldare il proprio potere, del resto, il leader cinese sarà in ogni caso costretto a giocare la carta del nazionalismo e dell’anti-americanismo, poiché sul fronte economico avrà ben pochi successi da vantare: secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi), la crescita del prodotto interno lordo cinese nel 2022 si fermerà al 3,3 per cento, ben al di sotto dell’obiettivo del 5,5 per cento fissato per quest’anno dai vertici del partito.

Alcuni analisti citati dal “New York Times” temono, addirittura, che la Cina potrebbe decidere di alzare in volo aerei militari per impedire l’eventuale atterraggio di Pelosi a Taipei. Un tale episodio, se si verificasse, aprirebbe scenari imprevedibili e porterebbe Cina e Stati Uniti sull’orlo di un confronto militare. Non è un caso, dunque, che in questi giorni si assista a fervide attività militari attorno all’isola. Il generale Mark Milley, capo di Stato maggiore congiunto delle forze Usa, ha dichiarato che i vertici militari faranno “quanto necessario per garantire” che l’eventuale visita di Pelosi si svolga in sicurezza. E, a questo proposito, il direttore dello Scowcroft Center per la strategia e la sicurezza dell’Atlantic Council, Barry Pavel, ha riferito di aver saputo da generali Usa che il Pentagono sta pensando di muovere portaerei e aerei militari prima dell’arrivo della speaker a Taipei. Attualmente nella regione si trova la Uss Ronald Reagan, approdata nel fine settimana a Singapore.

Lo stato di massima allerta è legato anche alla convinzione, che si fa sempre più largo nell’amministrazione Biden, secondo cui la Cina sarebbe pronta a un intervento militare a Taiwan entro un anno e mezzo. Di questo è convinto, per esempio, il senatore democratico del Delaware Chris Coons, che non fa parte dell’amministrazione ma che è considerato molto vicino al presidente Biden, al quale è legato da un’amicizia di lunga data. Domenica, in un’intervista, Coons ha ricordato che la Cina guarda con molta attenzione agli sviluppi in Ucraina per cercare di apprendere lezioni utili alla sua causa. “Una scuola di pensiero è che la Cina debba intervenire al più presto e in modo deciso, prima che ci sia il tempo di rafforzare le difese di Taiwan. Questo significa che si potrebbe arrivare a un confronto militare prima di quel che pensavamo”, ha spiegato Coons. Pechino, scrive il “New Tork Times”, sa che anche l’amministrazione Biden sta apprendendo una lezione dall’invasione russa dell’Ucraina: in questo caso, quella della necessità d’intensificare l’invio di armi verso Taiwan prima di un eventuale conflitto per scoraggiare l’intervento militare cinese.

Che l’atteggiamento di Pechino verso Taiwan sia cambiato nelle ultime settimane è reso evidente, in ogni caso, dal tenore delle azioni e delle dichiarazioni dei dirigenti del Partito comunista. Lo stesso generale Milley la scorsa settimana ha definito “notevolmente più aggressivo” il comportamento delle forze cinesi nella regione dell’Asia-Pacifico. Quest’estate i funzionari del governo cinese hanno ribadito con insistenza che le acque dello Stretto di Taiwan, più volte attraversate da navi militari Usa, non possono essere considerate acque internazionali. E le incursioni aeree e navali nei pressi dell’isola si sono rese sempre più frequenti. Oggi il ministero della Difesa di Taipei ha reso noto che diverse navi da guerra della Marina militare cinese sono state rilevate nelle acque al largo della costa orientale di Taiwan per due giorni consecutivi. Due cacciatorpediniere lanciamissili della Repubblica popolare sono stati rilevati nei pressi dell’Isola dell’Orchidea rispettivamente nella mattinata e nel pomeriggio del 25 luglio, seguiti dal transito di una nave per il monitoraggio del rumore subacqueo a 102 chilometri a nord-est di Green Island. Le navi della Repubblica popolare hanno solcato le acque al largo dell’isola anche il giorno successivo, quando una fregata missilistica Huanggang è stata rilevata a 76 chilometri a sud-est di Green Island, seguita a un’ora di distanza dalla nave di sorveglianza oceanografica Tianjixing, avvistata a 83 chilometri a nord-est della stessa isola. Nella stessa giornata, il comando dell’Aeronautica ha rilevato due cacciabombardieri JH-7 e un aereo da guerra sottomarina Y-8 nel margine sud-occidentale della Zona d’identificazione della difesa aerea (Adiz) di Taiwan.

L’ipotesi di un’invasione di Taiwan da parte della Cina porterebbe al serio rischio di un conflitto militare ampio, di dimensioni regionali se non mondiali. Gli Stati Uniti, con il presidente Biden, sembrano determinati a mettere da parte la storica “ambiguità strategica” e lo scorso maggio il capo della Casa Bianca ha chiarito, ancora una volta, che Washington interverrebbe in caso di attacco militare cinese, a differenza di quanto avvenuto in Ucraina. Negli ultimi mesi, inoltre, gli Usa hanno potenziato la loro rete di alleanze nell’area: attraverso il patto Aukus con Regno Unito e Australia, e attraverso il gruppo Quad con Giappone, India e Australia. Gli accordi non implicano l’obbligo di un intervento militare al fianco degli alleati, ma un conflitto nel Pacifico coinvolgerebbe inevitabilmente i principali attori dell’area.

 

Dove sta andando l’economia russa con la guerra e le sanzioni?_di Jacques Sapir

 

Un articolo particolarmente importante non solo per comprendere la situazione economica in Russia, tutt’altro che esente da carenze e problemi, ma priva della drammaticità, così come rappresentata dalla narrazione delle élites a direzione statunitense. La rilevanza si deduce da due altri aspetti significativi per tutte le formazioni socio-economiche e i relativi centri decisori connessi: la progressiva regionalizzazione delle economie corrispondente alla incipiente formazione di aree di influenza multipolari; la progressiva centralizzazione del controllo dei flussi economici fondamentali tra le varie aree da parte delle potenze virtualmente egemoni. Segno che le dinamiche economiche e geoeconomiche stanno perdendo sempre più la relativa autonomia di azione di cui potevano godere nella fase di globalizzazione tendenzialmente unipolare. Una tematica apertamente e violentemente visibile nell’acceso confronto politico negli Stati Uniti; che traspare ancora sotto traccia in Cina, in quanto paese emergente in grado e ancora impegnata ad approfittare ulteriormente, più degli altri, delle vecchie dinamiche della globalizzazione e di un approccio multilaterale alle dinamiche geopolitiche; del tutto rimossa, non a caso, tra le élites subordinate e sottomesse dell’area occidentale, in prima fila quelle dell’Italia, del tutto impreparate ed indisponibili ad affrontare, da protagoniste o quantomeno da compartecipi, gli spazi e i rischi offerti dalla nuova situazione. Questi ultimi, i predestinati a subire i contraccolpi più devastanti. Nella sempre più ampia zona grigia che si va estendendo nel mondo, una serie di paesi intraprendenti di media potenza impegnati in politiche sempre più pragmatiche e disinvolte. Buona lettura, Giuseppe Germinario

 miei colleghi dell’Istituto per la previsione economica dell’Accademia delle scienze (INP-RAN in russo) con cui la CEMI organizza dal 1991 il seminario franco-russo sullo sviluppo della Russia, hanno pubblicato contemporaneamente un documento molto ampio (296 pagine) sul potenziale di crescita della Russia[1], un documento che ha mobilitato quasi tutti i ricercatori INP-RAN e un’analisi dell’andamento del PIL russo per la seconda metà del 2022[ 2]. Quest’ultimo testo è stato prodotto dal team del mio collega e amico Alexandre Shirov. Questi due documenti, diversi per forma e contenuto, sono oggi molto importanti nel contesto creato dalla guerra in Ucraina scatenata dalla Russia il 24 febbraio 2022. Mi è sembrato quindi fondamentale presentarli ai lettori francesi. .

Ho quindi stabilito una traduzione della sintesi della relazione scientifica sul potenziale di crescita, nonché del testo molto più breve relativo alle tendenze recenti nell’evoluzione del PIL russo.

Prego in anticipo i miei lettori di perdonarmi per una traduzione indubbiamente imperfetta e, comunque, un po’ grossolana. Queste opere non sono opere letterarie e la loro disponibilità immediata mi sembrava dovesse prevalere su ogni sforzo di stile._Jacques Sapir

I. Il potenziale di crescita dell’economia russa: analisi e previsioni.

Relazione scientifica (riassunto) – INP-RAN – Luglio 2022

I cambiamenti fondamentali e drammatici della situazione geopolitica e geoeconomica nella primavera del 2022 hanno trasformato qualitativamente la natura dell’ambiente in cui opera ora l’economia russa, nonché i principi stessi del suo sviluppo. Il modello di integrazione nel mercato mondiale, e soprattutto di integrazione nell’economia europea, che si era sviluppato negli ultimi 30 anni, è ora in crisi e, a quanto pare, non sarà mai più lo stesso. Questo non significa abbandonare il principio dell’apertura al mercato mondiale, ma cambia radicalmente la natura delle relazioni economiche esterne con i paesi sviluppati.

In queste condizioni, è importante comprendere le potenziali opportunità a disposizione dell’economia russa. Questo rapporto dell’Institute for Economic Forecasting (INP-RAN) è dedicato alla valutazione del potenziale di crescita economica esistente in Russia nel periodo precedente la crisi del 2022. Comprendere questo potenziale consentirà di costruire una strategia efficace per il ristrutturazione tecnologica dell’economia russa nelle nuove condizioni.

La crescita economica potenziale è intesa, nella presente relazione, come un insieme di condizioni e fattori che assicurano il massimo incremento possibile della produzione e/o dell’utilizzo (consumo) in base alle risorse disponibili nel Paese. Questa definizione riflette la dualità del concetto di “potenziale di crescita economica”:

  • da un lato, è una valutazione delle opportunità di crescita disponibili
  • d’altra parte, è una descrizione dei suoi limiti.

Una valutazione del potenziale di crescita a medio e/o lungo termine è necessaria per determinare, in un primo momento, le priorità della politica di sviluppo socioeconomico, tenendo conto dei vincoli di risorse esistenti e di un possibile insieme di misure di politica economica ; secondo, prospettive a lungo termine per lo sviluppo dell’economia nazionale, libera dall’influenza di molti shock di mercato.

Il rapporto contiene 6 capitoli e applicazioni.

1. I fattori materiali di crescita

La prima sezione del rapporto contiene un’analisi dello spazio di crescita, che, da un lato, è determinato dalla capacità dei mercati esterno e interno, e, dall’altro, dallo stato del potenziale produttivo e della produzione efficienza ad esso associata.

Vi è un’elevata probabilità che si formi uno scenario di regionalizzazione dell’economia mondiale, in cui il tasso di crescita del PIL mondiale supererà il tasso di crescita delle esportazioni mondiali. Questo costituisce quindi quello che chiameremo scenario di base. Ad essa ci opponiamo uno scenario di continuazione inerziale della globalizzazione, che sembra improbabile.

Tabella 1

Al tempo stesso, sia nello scenario di prosecuzione del trend di globalizzazione, sia con il predominio della regionalizzazione dell’economia mondiale (scenario di base), si prevede un aumento della domanda di materie prime. Ciò sosterrà lo sviluppo dell’economia russa e del suo complesso merceologico, anche di fronte al deterioramento delle relazioni con i paesi sviluppati.

I prodotti diversi dalle materie prime svolgeranno un ruolo significativo nelle esportazioni totali nella migliore delle ipotesi oltre il 2040. Se i prezzi degli idrocarburi rimarranno relativamente bassi, la quota delle materie prime nelle esportazioni potrebbe scendere dal 74% nel 2019 al 63% nel 2035, mentre la quota degli idrocarburi dal 61% % al 47%.

Condizione necessaria per lo sviluppo sostenibile dell’economia russa è quindi la crescita dell’efficienza della sua produzione. Un importante indicatore dell’efficienza della produzione settoriale è la produttività dell’uso delle risorse primarie, che è l’inverso del consumo materiale delle risorse primarie, mostrando la quota di valore aggiunto della trasformazione. La crescita della produttività nell’economia è dovuta a cambiamenti tecnologici e strutturali.

Grafico 1

Per garantire il tasso di crescita a lungo termine dell’economia russa al livello del 2,5%-3% annuo, sarà necessario aumentare la produttività delle risorse primarie di almeno il 2,5% annuo. Allo stesso tempo, tassi di crescita della produttività del 2,5-3% all’anno richiedono notevoli sforzi di investimento. Solo pochi paesi, tra cui Cina e India, sono stati in grado di farlo negli ultimi anni. È anche importante tenere conto del fatto che le industrie hanno diverse possibilità per migliorare il livello tecnico della produzione. Le industrie con tecnologie consolidate ad alta intensità di capitale e una struttura produttiva conservativa, come la raffinazione del petrolio o la metallurgia, non possono contare su un rapido aumento del livello tecnico di produzione e, di conseguenza, su un forte contributo del progresso scientifico e tecnico alla crescita della produzione.

Allo stesso tempo, l’agricoltura e l’edilizia, a causa dei cambiamenti intrasettoriali e territoriali, nonché delle nuove tecnologie, possono produrre un progresso tecnico molto rapido. Indubbiamente, il potenziale per il progresso tecnologico nell’ingegneria, nelle comunicazioni e nelle telecomunicazioni è grande, e questo ci si può aspettare anche in un certo numero di industrie di servizi.

Non meno importante è l’analisi dello stato degli impianti produttivi. La modernizzazione dell’industria manifatturiera avvenuta negli ultimi 20 anni è caratterizzata da un aumento della capacità produttiva di quasi una volta e mezza (da 1,4 a 2 volte nella maggior parte dei settori). La quota di “vecchie capacità” (commissionate prima del 2000) è insignificante nella maggior parte dei settori, ad eccezione dell’industria chimica (dove è stimata al 44%) e della metallurgia (62%). L’età media del capitale fisso è di circa 12 anni. In generale, la situazione della modernizzazione della capacità può essere definita soddisfacente nei segmenti delle materie prime e della produzione alimentare. Tuttavia, nell’ingegneria meccanica e nella produzione di prodotti non alimentari “tecnologicamente complessi”, lo stato delle capacità non può essere considerato soddisfacente. Il rinnovo delle capacità è avvenuto in gran parte attraverso l’installazione di impianti di assemblaggio tecnicamente semplici. In generale, si deve parlare del potenziale di capacità competitive inutilizzate, il cui livello può essere stimato almeno al 10% della produzione nel 2021.

Un aumento significativo del reddito reale della popolazione dall’inizio degli anni 2000 non ha comportato un cambiamento nella struttura dei costi di consumo della popolazione. Questo rimane stabile. Inoltre, la quota della spesa alimentare delle famiglie resta estremamente elevata. Allo stesso tempo, il consumo di cibo in Russia è abbastanza vicino al punto di saturazione. Data la crescita del reddito delle famiglie, la maggior parte dell’aumento della spesa per consumi, secondo le nostre stime, sarà destinato all’acquisto di case, manutenzione auto, servizi di trasporto, eventi ricreativi e culturali, nonché servizi sanitari e educativi a pagamento .

Le capacità di produzione e distribuzione esistenti nel Russian Fuel and Energy Complex (TEC) sono in grado di soddisfare la domanda di energia in qualsiasi scenario costruttivo per lo sviluppo dell’economia russa. Nell’ambito della transizione verso una politica di decarbonizzazione, le industrie del complesso energetico ed energetico russo (TEC) possono modernizzare le proprie capacità e allo stesso tempo ridurre le emissioni di gas serra. Ciò rende il complesso energetico ed energetico russo lo strumento più importante per risolvere i problemi dell’agenda climatica .

Nel contesto dei mercati globali in rapida evoluzione, il sistema di regolamentazione russo nel settore energetico deve rispondere rapidamente alle sfide emergenti. Si tratta di questioni relative alla tariffazione e alla tassazione nel mercato interno dell’energia, al mantenimento della competitività e all’aumento dell’efficienza nel settore dell’energia.

Nell’area del complesso agroindustriale (APK), la politica dovrebbe alleviare i vincoli esistenti sulla domanda interna ed esterna. Ciò contribuirà alla crescita della produzione agricola nazionale. Tale politica strutturale può essere attuata mediante varie misure quali:

  • assistenza sociale mirata alle famiglie a basso reddito;
  • ulteriori contributi federali a sostegno dei programmi regionali per lo sviluppo dell’agricoltura nei soggetti “periferici” della Federazione Russa, che hanno un notevole potenziale di risorse per la crescita della produzione agricola, ma sono caratterizzati da bassa redditività e un livello tecnologico arretrato dell’agro- complesso industriale;
  • sovvenzioni per il trasporto interregionale e l’esportazione di prodotti agricoli provenienti da regioni lontane dai principali mercati nazionali ed esteri.

Le misure più efficaci per regolare il mercato interno e garantire la sicurezza alimentare sono i meccanismi di approvvigionamento e intervento (prezzi e quantità) sui prodotti di base, nonché le sovvenzioni ai produttori agroalimentari (con obbligo di fornire prodotti al mercato interno a prezzi ridotti per l’importo della sovvenzione).

Uno dei mercati nazionali più importanti è il mercato automobilistico. Negli scenari considerati nel rapporto, il livello dell’offerta di trasporto su strada aumenterà, ma a ritmi diversi. Nello scenario di limitazione dell’uso dei veicoli personali nelle grandi città, la capacità del mercato delle auto private entro il 2040 potrebbe raggiungere i 3,4 milioni di veicoli. In generale, il potenziale di crescita del mercato delle autovetture è ampio e il suo sviluppo può avere un grave impatto sulla formazione di indicatori macroeconomici.

Le possibilità di sostituzione delle importazioni assumono particolare importanza di fronte alle pressioni esterne sull’economia russa. Secondo le stime ottenute, la realizzazione del potenziale di sostituzione delle importazioni e di crescita delle esportazioni fino al 2040 è in grado di garantire un aumento della produzione nel complesso chimico (di circa 1,8 volte), nell’industria del legno (1,6-1,7 volte), ingegneria meccanica e metallurgia (1,4-1,5 volte).

Il mercato più importante che influenza lo sviluppo dell’economia è il mercato delle costruzioni. Le stime mostrano che, tenendo conto delle restrizioni esistenti, nonché delle possibilità di aumentare il volume di costruzione di alloggi, il volume potenziale di messa in servizio di alloggi per abitante in futuro fino al 2040 può raggiungere 0,75 m². m/persona nell’anno. Naturalmente, un tale volume di commissioning implica la disponibilità di capacità di costruzione, il loro personale con personale qualificato, lo sviluppo del mercato dei materiali da costruzione, l’uso di nuove tecnologie nell’edilizia, il sostegno istituzionale e finanziario per il rafforzamento dei lavori di costruzione.

2. Demografia

Il problema del declino demografico della popolazione russa merita senza dubbio la massima attenzione. Allo stesso tempo, l’evoluzione dei numeri dipende dalle principali tendenze demografiche: fertilità, mortalità e migrazione, ognuna delle quali merita di essere esaminata separatamente.

La politica demografica e sanitaria ha un effetto limitato sull’evoluzione della popolazione. Tuttavia, il compito di stabilizzare la popolazione può essere efficacemente risolto con l’aiuto di una gerarchia ben strutturata degli obiettivi di sviluppo della popolazione e di una politica volta a migliorare la salute della popolazione.

Uno degli elementi chiave dell’agenda demografica è il tasso di natalità. I confronti internazionali mostrano che il tasso di natalità in Russia è paragonabile a quello della maggior parte dei paesi con un livello di sviluppo socioeconomico simile e superiore.

Dall’inizio degli anni 2000 l’indice sintetico di fertilità, cioè che non dipende dalle onde demografiche, è in costante aumento. Nel 2014-2016 ha quasi raggiunto il livello di 1,8 figli per donna. C’erano tutte le ragioni per credere che avrebbe continuato a crescere. Tuttavia, in pochi anni, il tasso è sceso drasticamente a 1,5 figli per donna (2019-2020). È un importante indicatore indiretto del grado di ottimismo sociale e di fiducia nel futuro della popolazione. Sarebbe quindi sbagliato ritenere che la situazione delle nascite sia stabile e non dipenda dai parametri di sviluppo economico. Sono necessarie azioni per mantenere il tasso di natalità e rafforzare la famiglia, nonché per migliorare il livello e la qualità della vita nel Paese.

Il tasso di mortalità in Russia, nonostante il trend positivo osservato fino alla pandemia di coronavirus, rimane estremamente elevato (soprattutto per la popolazione maschile), cosa inaccettabile per un Paese con un tale livello di sviluppo economico e potenziale umano.

Al fine di ridurre rapidamente il tasso di mortalità, occorre prestare particolare attenzione alle cause di morte, che consentiranno di concentrare gli sforzi sulle misure più efficaci nel campo della salute, delle politiche sociali, ecc. Attualmente, i gruppi aggregati più importanti di cause di morte sono la mortalità per cause esterne e le malattie del sistema circolatorio. Con l’aumento dell’aspettativa di vita, è necessario prestare sempre più attenzione ai problemi associati al cancro.

Tra i principali fattori che influenzano sia l’alto tasso di mortalità che il calo della natalità, si annovera il reddito insufficiente di una parte significativa della popolazione del Paese. La crescita dei livelli di reddito, la loro distribuzione più equa ed efficiente, la lotta alla povertà, la continua attuazione di misure di politica familiare che hanno dimostrato la loro efficacia sono misure che daranno impulso allo sviluppo demografico del Paese, influenzando la dinamica delle nascite e dei decessi.

In questo contesto, la migrazione dovrebbe essere vista come un fattore complementare alla politica demografica. In definitiva, l’entità dei flussi migratori dovrebbe essere determinata dal tasso di crescita economica e dal livello di sviluppo tecnologico dell’economia. Allo stesso tempo, ovviamente, bisogna tener conto di un limite naturale: la capacità della società di integrare un certo numero di migranti.

Secondo lo scenario demografico di base, la popolazione della Russia entro il 2035 sarà di 143,9 milioni di persone. Nella maggior parte dei casi, la conservazione della popolazione sarà determinata da una diminuzione della mortalità e da un aumento della natalità. Il maggior contributo all’aumento dell’aspettativa di vita fino al 2035 sarà dato dalla diminuzione della mortalità per cause esterne e malattie del sistema circolatorio. Con un aumento generale dell’aspettativa di vita degli uomini nel 2019-2035 dell’ordine di 6,8 anni, il contributo della riduzione del livello di mortalità per cause esterne e malattie del sistema circolatorio, secondo le previsioni dello scenario di riferimento, saranno circa 5 anni.

3. Sviluppo scientifico e tecnico

I problemi dello sviluppo scientifico e tecnico in Russia saranno determinati sia dal contesto globale che dai suoi processi interni. Si tratta in primo luogo della necessità di compensare, attraverso lo sviluppo scientifico e tecnologico, la potenziale carenza di manodopera, la riduzione dell’affitto delle materie prime e, ovviamente, le restrizioni economiche estere.

La distribuzione dei finanziamenti aziendali per la ricerca e lo sviluppo (R&S) in tutto il mondo riflette chiaramente il processo di concentrazione delle risorse finanziarie, scientifiche e tecniche in un piccolo gruppo di paesi così come nelle grandi società transnazionali (TNC). Queste multinazionali si concentrano sul finanziamento di tecnologie biologiche e digitali avanzate, principalmente legate allo sviluppo di software e alla fornitura di servizi sotto forma di “piattaforma” che utilizza un insieme di tecnologie di intelligenza artificiale. Ognuna di queste grandi società tecnologiche stanzia annualmente più risorse finanziarie per finanziare la propria ricerca e sviluppo rispetto a quelle che la Russia spende in tutte le aree della ricerca e sviluppo da tutte le fonti di finanziamento.

In queste condizioni, le limitate risorse finanziarie dei paesi in via di sviluppo, inclusa la Federazione Russa, rendono impossibile fissare obiettivi strategici nel campo della politica scientifica e tecnologica in previsione di un rapido effetto economico. Pertanto, l’ovvia priorità dovrebbe essere una strategia collettiva per lo sviluppo scientifico e tecnologico, in particolare la creazione e lo sviluppo di un ecosistema digitale unico con paesi amici, e il suo obiettivo principale è proteggere la sovranità tecnologica e il finanziamento mirato di alcuni dei più aree critiche della R&S.

I mercati settoriali e tecnologici più promettenti per la scienza russa sono:

tecnologie nel campo delle produzioni agroalimentari; industrie estrattive; prodotti chimici e petrolchimici; ingegnere meccanico; biotecnologie, farmacologia e medicina; tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Il superamento dei limiti esistenti dello sviluppo scientifico e tecnologico richiede l’attuazione di una serie di azioni:

  • La modernizzazione della scienza è un’area chiave che garantisce l’attuazione delle altre due aree. Il suo elemento principale è il rinnovamento delle basi tecniche e umane della scienza. Per fare ciò, è necessario riorientare la scienza dell’“inerzia” seguendo l’agenda globale per soddisfare le specifiche esigenze di sviluppo dell’economia russa.
  • Sviluppo di progetti rivoluzionari. I risultati dei progetti tecnologici attuati dallo Stato dovrebbero essere comunicati alle imprese private (compresi i progetti volti a creare una base tecnologica per lo sviluppo futuro).
  • Miglioramento tecnologico delle industrie di massa. Stiamo parlando, prima di tutto, della modernizzazione tecnologica delle imprese russe nel settore reale dell’economia sulla base del sistema nazionale di innovazione e, per le organizzazioni scientifiche, dell’orientamento alla domanda delle imprese.

4. Imprese e Istituzioni

La dinamica economica dell’economia russa è attualmente influenzata dai vantaggi istituzionali accumulati negli ultimi decenni per alcuni gruppi di imprese rispetto ad altri. Sono state formate strutture multilivello, in cui un’impresa a un livello più alto nella gerarchia riceve quella che può essere definita una rendita istituzionale e, di conseguenza, domina regolarmente l’impresa ai livelli più bassi nella gerarchia. Negli ultimi anni tali gerarchie si sono rafforzate sia nell’economia russa che mondiale, le barriere tra i livelli si stanno allargando, le aziende stanno prendendo piede nel loro “strato”, trovandosi di fatto in una “trappola” istituzionale.

La concentrazione delle imprese in determinati settori dell’economia e il loro consolidamento intorno al gruppo delle imprese leader di mercato riflette i cambiamenti qualitativi nell’architettura dei mercati, l’aumento del predominio esplicito o implicito e la formazione di barriere e trappole istituzionali. Può manifestarsi altri fattori istituzionali legati allo sviluppo dei “poli di crescita”, alla politica fiscale regionale o settoriale, al sostegno all’export, allo sviluppo di infrastrutture federali o di reti di filiali di banche e altri organismi intermediari. , ecc.

Vale anche la pena notare il processo di aumento della quota del settore bancario nell’economia russa, caratteristica anche dell’economia mondiale. Pertanto, il rapporto tra le attività del settore bancario e il PIL in Russia ha raggiunto il 97,1% all’inizio del 2021 (rispetto all’81,3% dell’anno precedente). I principali motori di crescita sono stati l’accumulo del debito delle famiglie (dovuto in particolare all’aumento del volume del portafoglio mutui) e del settore non finanziario (dovuto in particolare all’aumento del finanziamento dell’edilizia abitativa). L’aumento vertiginoso degli asset del settore bancario dal 2020 è legato sia all’attuazione delle misure adottate dal programma anticrisi dei prestiti ai vari settori, sia

5. Il settore finanziario e la politica monetaria

L’attuale situazione del settore finanziario dell’economia russa è determinata dalla politica statale e delle grandi imprese. Allo stesso tempo, le direzioni della politica fiscale e monetaria si formano sotto l’influenza delle sfide emergenti e delle restrizioni allo sviluppo economico.

Nella recente storia russa, c’è stata una costante discrepanza tra il tasso di cambio del rublo e il PPP. Essa è sorretta da due principi di politica finanziaria: primo, la deliberata sottovalutazione del tasso di cambio del rublo (anche a causa del funzionamento della regola fiscale); in secondo luogo, frenare l’inflazione (anche attraverso meccanismi di targeting dell’inflazione).

Nelle condizioni della nuova situazione geopolitica del 2022, il dibattito sui principi di formazione del tasso di cambio nell’economia russa si è nuovamente intensificato. La definizione del tasso di cambio da parte della Banca Centrale della Federazione Russa come “libero fluttuante” non regge a critiche a causa del fatto che dal 2014 al 2022 c’è stato un costante aumento delle riserve internazionali della Russia.

Infatti, tre parametri – tasso di cambio, tasso di interesse e riserve valutarie – caratterizzano lo stesso processo economico, misurato su tre scale. Se il tasso di cambio è sottovalutato rispetto al valore di equilibrio (basato sugli indicatori della bilancia dei pagamenti), le riserve aumentano. Se il tasso di cambio del rublo è sottovalutato, a parità di tutte le altre condizioni, ciò porta a un aumento del tasso chiave. Se il volume delle riserve internazionali aumenta, si accumula il divario tra il tasso di cambio del rublo e il PPP.

Sotto l’influenza di questi fattori, si formano una serie di caratteristiche del sistema finanziario nazionale.

  • Il predominio dei settori delle materie prime nella struttura delle entrate e del bilancio del paese. I loro profitti accumulati costituiscono gran parte delle passività bancarie concentrate. Pertanto, nella giustificazione e nell’applicazione delle misure di politica economica, le società di materie prime hanno serie preferenze.
  • Il tasso di interesse corrisponde al tasso di rotazione del capitale economico risultante. A sua volta, un tasso di interesse sopravvalutato nell’economia russa riflette il predominio delle industrie primarie nella formazione del reddito totale. In un’economia dominata da grandi società integrate verticalmente, i tassi di interesse sono più elevati perché il rischio del mutuatario per il resto dell’economia è incomparabilmente più elevato.
  • Nell’economia esistono numerosi settori ad alta rotazione (commercio e servizi non manifatturieri) che possono operare normalmente anche a tassi più elevati. Tuttavia, il problema è che questo crea un divario tra le imprese che possono contrarre prestiti a questo tasso e quelle che non possono, il che si traduce in un limite dello sviluppo economico.
  • Il tasso di interesse medio si forma sotto l’influenza del livello di redditività dei settori chiave dell’economia, allo stesso tempo influisce sulla struttura delle passività del settore finanziario. Le banche sono interessate a mantenere il loro valore reale. Per soddisfare questa esigenza, il sistema finanziario russo si equilibra attraverso l’atteso indebolimento del tasso di cambio del rublo.
  • Le risorse dei settori primari accumulate nel sistema bancario non sono in equilibrio con le risorse accumulate negli altri settori dell’economia.

La discussione che si svolge nello spazio pubblico russo in merito al livello del tasso di interesse riflette il conflitto di interessi dei mutuatari (che desiderano un tasso basso) e dei risparmiatori (che desiderano un reddito più elevato). Il tasso di cambio del rublo è un fattore importante qui. Come sapete, la Banca centrale è responsabile della stabilità della valuta nazionale, che, tra l’altro, influisce sul volume dei depositi in rubli della popolazione. Pertanto, la Banca centrale russa (BCR) è obbligata a includere nei tassi sui depositi in rubli il previsto deprezzamento del rublo. Si ritiene che la regolamentazione dei tassi di interesse nelle precedenti crisi valutarie abbia mantenuto un ampio deflusso di capitali dai depositi in rubli.

Ci sono tutta una serie di progetti nell’economia russa che non saranno finanziati da prestiti bancari. Questi progetti sono inaccettabili per le banche in termini di rapporto di liquidità, rischio e redditività. Allo stesso tempo, la domanda per questo tipo di finanziamento è in aumento. Per finanziare tali progetti occorrono fondi (investitori istituzionali) che concentrino capitali privati, prestiti per acquisti ad alto rischio. Ciò significa che la parte più dinamica dell’economia in futuro potrebbe essere finanziata non dalle banche, ma da questi fondi . Ciò limita lo sviluppo del sistema bancario e la sua rilevanza nell’economia russa, soprattutto di fronte alla pressione delle sanzioni esterne.

Gli attuali parametri strutturali dell’economia russa difficilmente possono garantire la massiccia partecipazione dei prestiti bancari al finanziamento di progetti di investimento. Il limite è il livello dei tassi di interesse, il divario tra il tasso di cambio e la parità, il divario tra le caratteristiche della domanda e dell’offerta nel mercato dei capitali da prestito. Di conseguenza, aumentano le esigenze per lo sviluppo di canali alternativi di finanziamento della crescita economica.

Si propone quindi il seguente scenario per lo sviluppo delle attività di intermediario nel mercato finanziario.

  1. Sviluppo di fondi. Attualmente hanno un elevato potenziale di sviluppo ma sono sottofinanziati, in parte a causa di eccessivi deflussi di capitali e della mancanza di regolamentazione. I fondi sono gli intermediari più promettenti per le risorse con rischi superiori alla media. Devono accumulare capitale non reclamato per le prospettive di crescita del mercato azionario.
  2. Banche universali. Il loro capitale cresce più lentamente di quello di altri settori del mercato finanziario. Il rapido sviluppo è ostacolato dalla diversione delle risorse verso prestiti subprime. Le banche universali sono vulnerabili allo sviluppo di tecnologie finanziarie alternative, quindi cercano di proteggere il loro mercato creando ecosistemi e altre piattaforme che impediscano ai clienti di passare alla concorrenza.
  3. Società di investimento e broker. Il loro potenziale di crescita corrisponde alla crescita complessiva del mercato finanziario, ma ha un chiaro limite in termini di ammontare dei fondi raccolti.
  4. Le piattaforme che utilizzano le moderne tecnologie finanziarie competono con successo per le risorse con il sistema bancario, ma è improbabile che siano in grado di rivendicare risorse destinate ai fondi di investimento.

Lo sviluppo del settore finanziario nazionale, che contribuisce all’accelerazione della crescita di lungo periodo e alla positiva trasformazione qualitativa dell’economia russa, comporta:

  • Espansione delle attività del settore finanziario nazionale in previsione di una crescita economica commisurata alla necessità complessiva di raccogliere fondi per finanziare investimenti e capitale circolante;
  • struttura equilibrata degli strumenti finanziari offerti e loro conformità alla domanda dei mutuatari finali. Allo stesso tempo, nel contesto di una trasformazione qualitativa dell’economia, aumenterà sempre di più la necessità di strumenti finanziari a lungo termine con un rischio accettabile;
  • ridurre il livello di asimmetria informativa tra potenziali mutuatari e fonti di finanziamento, che garantisce l’efficienza della selezione delle imprese e dei progetti finanziati;
  • partecipazione attiva delle istituzioni finanziarie alla creazione e allo sviluppo di società “campione” incentrate su una rapida crescita basata sull’adattamento delle nuove tecnologie e sulla formazione di nuovi mercati.

Confronto tra le esigenze dei settori del settore reale per attrarre fondi e le capacità del settore finanziario nazionale di fornirli per il periodo di previsione 2022-2030. Ciò porta alle seguenti conclusioni.

Bilancio domanda-offerta per il mercato finanziario : nel periodo di previsione in esame, il volume medio annuo della domanda di finanziamento alle imprese aumenterà del 25% rispetto al periodo 2017-2020, l’offerta media annua di risorse per lo stesso periodo aumenterà del 120% (entrambi i valori sono presentati a prezzi comparabili). Pertanto, il volume dell’offerta di risorse finanziarie da parte del settore finanziario nazionale può in parte sostituire altre fonti di finanziamento delle attività delle imprese nel settore reale dell’economia, compresi i fondi di bilancio e gli investimenti esteri (cosa particolarmente importante nel contesto della vincoli).

Correzione delle sproporzioni esistenti : Nel medio termine, se consideriamo la struttura dell’offerta di risorse finanziarie e la relativa domanda dal settore reale dell’economia, vi sono sproporzioni su larga scala che persistono nel corso del periodo di previsione. Sono più pronunciati per i settori che fanno molto affidamento sull’uso di strumenti di finanziamento a lungo termine (ad eccezione dei settori con un livello di rischio di investimento medio).

Garantire finanziamenti per l’assunzione di rischi: per i settori caratterizzati da un livello medio di rischio di investimento, il fabbisogno di finanziamento sarà coperto. Nelle condizioni di allentamento della politica monetaria, si creano condizioni relativamente favorevoli per questo tipo di attività per l’operazione di investimento e capitale circolante. Entro il 2030, il portafoglio totale di prestiti alle imprese dovrebbe crescere dell’8-9% all’anno in termini nominali, mentre la quota dei prestiti a lungo termine nel portafoglio totale dei prestiti alle imprese aumenterà leggermente.

Finanziamenti a breve termine : la domanda di risorse finanziarie da parte di settori caratterizzati da brevi periodi di investimento e un elevato livello di rischio sarà soddisfatta in base all’evoluzione del mercato azionario.

Necessità di riforme strutturali . Senza una specifica politica di compensazione degli squilibri strutturali tra domanda e offerta di risorse finanziarie, perdureranno le seguenti tendenze negative. In primo luogo, le esigenze del settore reale di finanziamenti a lungo termine e ad alto rischio saranno soddisfatte principalmente attraverso prestiti bancari a lungo termine e investimenti azionari da parte di investitori con un orizzonte di investimento a breve e medio termine. In secondo luogo, le esigenze delle società del settore reale per finanziamenti a lungo termine con un basso livello di rischio di investimento saranno soddisfatte principalmente attraverso l’emissione di obbligazioni a medio e breve termine o obbligazioni a lungo termine con offerte pubbliche a breve termine di emittenti per comprare obbligazioni.

6. Prospettive

Il compito più importante delle previsioni a lungo termine dello sviluppo socioeconomico è quello di collegare i parametri chiave dello sviluppo dell’economia, della sfera sociale e delle tecnologie utilizzate. Allo stesso tempo, la distribuzione delle risorse disponibili per zone è determinata dalla natura della politica economica inserita in uno scenario particolare.

La valutazione dello scenario di sviluppo inerziale presuppone che, pur mantenendo la struttura esistente dell’economia e gli attuali volumi di spesa interna in R&S, nonché gli investimenti in capitale umano, il contributo del progresso tecnologico ai tassi di crescita economica sarà minimo. Sullo sfondo di una riduzione del contributo dei fattori esterni alla formazione della crescita economica, i suoi tassi medi annui diminuiranno dall’1,9% nel 2023-2025 all’1,2% nel 2041-2050 È chiaro che tali tassi di crescita contribuiranno al perpetuare l’arretratezza tecnologica della Russia e ridurre la sua competitività nell’economia mondiale.

Un’ulteriore accelerazione dei tassi di crescita rispetto allo scenario inerziale è possibile a causa dei cambiamenti negli assetti di politica fiscale e monetaria. In linea con le stime previsionali, l’effetto maggiore nelle condizioni attuali è possibile a causa dell’aumento della spesa nel sistema di bilancio. A medio termine (da tre a cinque anni), a causa di questo fattore, possono essere forniti fino a 0,3 punti percentuali aggiuntivi in ​​aumento dei tassi di crescita del PIL medio annuo. Allo stesso tempo, sarà meno importante il contributo della politica monetaria: essa può determinare una certa accelerazione della crescita, ma è improbabile che ne diventi l’iniziatore.

L’accelerazione dello sviluppo scientifico e tecnologico contribuirà ad aumentare i tassi di crescita economica riducendo la dipendenza dalle importazioni e normalizzando la quota delle importazioni nel mercato interno, nonché aumentando l’efficienza dell’economia (crescita del valore aggiunto per unità di risorse primarie utilizzate nella produzione). .

Come mostrano i risultati dei calcoli, il potenziale di crescita economica dovuto all’accelerazione dello sviluppo scientifico e tecnologico nelle aree di cui sopra è piuttosto ampio. Pertanto, nello scenario di accelerazione dello sviluppo scientifico e tecnologico della Federazione Russa, il contributo del fattore di sviluppo scientifico e tecnologico può fornire il 35-40% della crescita totale del PIL durante il periodo di previsione.

II. Le principali tendenze nell’evoluzione del PIL della Russia

https://ecfor.ru/publication/kratkosrochnyj-analiz-dinamiki-vvp-iyul-2022/

+1,1% per il primo semestre 2022 rispetto al primo semestre 2021

-2,1% per maggio 2022 rispetto a maggio 2021

-0,24% per maggio 2022 rispetto ad aprile 2022 (destagionalizzato)

Secondo le nostre stime, la contrazione del PIL russo lo scorso maggio è stata del 2,1% rispetto a maggio 2021 e dello 0,24% rispetto al mese precedente (stagionalità in via di eliminazione), indicando la forte capacità di adattamento dell’economia nazionale alle nuove condizioni esterne. Per fare un confronto, nel secondo trimestre del 2020 a causa della pandemia e del contenimento, il PIL era diminuito del 7,4% su base annua (la nostra stima per il secondo trimestre del 2022 – meno 2,4%).

Per mantenere un livello accettabile di attività (nella situazione attuale) hanno quindi contribuito alla dinamica economica, tra l’altro, le misure adottate dallo Stato e dalle imprese per preservare l’occupazione (dilazione del pagamento dei premi assicurativi), che segue un basso livello di disoccupazione – 3,9% – che si è registrato a maggio.

Grafico 2

Una situazione relativamente stabile è stata osservata in molti settori (ad eccezione dell’industria automobilistica e di una serie di altre attività di costruzione di macchine che dipendono dall’importazione di componenti), la crescita continua (anno su anno) grazie all’agricoltura e all’edilizia . L’analisi statistica del trasporto merci su rotaia indica indirettamente una graduale ripresa delle importazioni dall’inizio di luglio (che corrisponde all’instaurazione di importazioni parallele e nuove fonti di importazione).

Uno dei principali fattori alla base del calo del PIL da aprile (oltre al persistere di un’elevata incertezza nella sfera degli investimenti) è il calo dei consumi delle famiglie. Da aprile il fatturato del commercio al dettaglio è diminuito del 9-10% rispetto al livello dell’anno precedente (a prezzi comparabili), il che si spiega non solo con il calo del reddito reale della popolazione (meno 1,2% nel primo trimestre del 2022 , e secondo la nostra stima per il secondo trimestre – meno 2,6%), ma anche da una rottura dei consumi di beni durevoli (a causa della carenza di importazioni) e dall’esaurimento dell’effetto del picco di domanda osservato a febbraio e inizio marzo. Accelera il calo del fatturato della ristorazione collettiva,

Da segnalare anche il calo dei volumi osservato da marzo nei prestiti ai privati ​​(corretti per l’IPC).

Il principale rischio per lo sviluppo economico della seconda metà dell’anno è l’intensificarsi del rallentamento economico, che potrebbe essere dovuto a una riduzione della produzione da esportazione dovuta a sanzioni e restrizioni e al rallentamento dell’economia mondiale, nonché al perdurare carenza di componenti importati.

[1] (Il rapporto completo può essere visualizzato in russo all’indirizzo: https://ecfor.ru/wp-content/uploads/2022/07/potentsialnye-vozmozhnosti-rosta-rossijskoj-ekonomiki-analiz-i-prognoz.pdf )

[2] https://ecfor.ru/publication/kratkosrochnyj-analiz-dinamiki-vvp-iyul-2022/

https://www.les-crises.fr/ou-va-l-economie-russe-avec-la-guerre-et-les-sanctions-jacques-sapir/

Una storia di due accordi sul gas: Azerbaigian-UE e Russia-Iran, di Andrew Korybko Analista politico americano

21 LUGLIO 2022

Una storia di due accordi sul gas: Azerbaigian-UE e Russia-Iran

Alcuni osservatori hanno ipotizzato che Baku sia in competizione con Mosca, ma questa interpretazione o ignora ciò che il presidente Aliyev ha detto ai media russi durante il suo viaggio a Mosca il giorno prima dell’inizio dell’operazione militare speciale in corso del suo ospite in Ucraina, oppure coloro che condividono questo punto di vista semplicemente non ne sono a conoscenza.

La scorsa settimana sono stati raggiunti due importanti accordi sul gas: quello dell’Azerbaigian con l’UE e quello della Russia con l’Iran . Il primo menzionato vedrà questo paese del Caucaso meridionale raddoppiare le sue esportazioni di gas verso il blocco per raggiungere i 20 miliardi di metri cubi entro il 2027, mentre il secondo ha portato la Grande Potenza eurasiatica a impegnarsi a investire fino a 40 miliardi di dollari nella Repubblica islamica. Alcuni osservatori hanno ipotizzato che Baku sia in competizione con Mosca, ma questa interpretazione o ignora ciò che il presidente Aliyev ha detto ai media russi durante il suo viaggio a Mosca il giorno prima dell’inizio dell’operazione militare speciale in corso del suo ospite in Ucraina, oppure coloro che condividono questo punto di vista semplicemente non ne sono a conoscenza.

Il leader azero ha rassicurato i suoi interlocutori russi di non avere tali intenzioni nei confronti delle forniture di gas all’UE, rimarcando che “penso che qui non si parli di concorrenza, i volumi non sono comparabili, ma è chiaro che anche piccoli volumi a volte possono fare la differenza nel mercato del gas. Per evitare ciò, siamo pronti e stiamo lavorando con la parte russa in questa direzione”. Nonostante i tempi concomitanti di questi due importanti accordi sul gas siano casuali, emanano comunque l’ottica del coordinamento, non della concorrenza. In parole povere, l’Azerbaigian sta sostituendo le risorse russe che l’UE prevede di eliminare gradualmente sotto la pressione degli Stati Uniti, mentre la Russia sta sostituendo quel mercato perduto con quello dell’Iran.

Questo in realtà non è nemmeno così male come “scambio”, per mancanza di una descrizione migliore. L’Azerbaigian è molto più piccolo della Russia, quindi il suo governo può reinvestire i profitti derivanti dalle sue raddoppiate vendite di gas all’UE per aiutare una percentuale maggiore della sua popolazione. L’Iran, nel frattempo, possiede alcune delle più grandi riserve di gas del mondo, che possono essere sfruttate utilizzando la tecnologia russa e successivamente esportate nel mercato globale in coordinamento con Mosca. Nel loro insieme, si stima che queste due grandi potenze abbiano quasi un terzo delle riserve mondiali di gas, il che può portare alla creazione di un meccanismo simile all’OPEC (anche se solo informale) tra loro e forse anche il gigante del gas Qatar.

L’Azerbaigian non è in grado di fare nulla del genere, ma ciò non significa nemmeno che stia ottenendo l’estremità corta del bastone. Piuttosto, svolgendo un ruolo sempre più strategico nella sicurezza energetica dell’UE, questo stato ferocemente sovrano può scoraggiare preventivamente le ingerenze occidentali contro la sua leadership in virtù della sua ritrovata importanza per il blocco. Lo stesso si può dire anche di Turkiye per estensione, dal momento che il gasdotto transanatolico (TANAP) attraversa il territorio di quella Grande Potenza. Come il suo alleato azerbaigiano, è anche ferocemente sovrano e pratica una politica estera indipendente , con grande dispiacere dei suoi tradizionali partner occidentali. Per questo TANAP può tutelare anche i propri interessi.

Per quanto riguarda la Russia, non solo è pronta a sbloccare l’enorme potenziale energetico dell’Iran nei prossimi anni e forse anche a coordinarsi con esso attraverso un meccanismo simile all’OPEC, ma i suoi nuovi investimenti nella Repubblica islamica possono anche garantire la sicurezza energetica del loro partner indiano condiviso anche con i due. Queste tre grandi potenze si stanno impegnando congiuntamente per creare un terzo polo di influenza nell’attuale fase intermedia bipolare della transizione sistemica globale alla multipolarità , con il corridoio di trasporto nord-sud(NSTC) che rappresenta la manifestazione fisica di questo asse emergente, quindi è naturale che Iran e Russia diano la priorità all’esportazione di gas verso l’India rispetto all’arrivo sul mercato.

Il quadro più ampio in gioco è che sia l’UE che l’India stanno assicurando la loro sicurezza energetica a medio e lungo termine attraverso i principali accordi sul gas di questa settimana tra quel blocco e l’Azerbaigian da un lato e Russia e Iran (i due principali partner eurasiatici di Delhi) dall’altro. Ciò significa che tutto è in realtà reciprocamente vantaggioso per tutti i soggetti coinvolti, senza che nessuno di questi accordi avvenga a spese di nessun altro, il che è sorprendente considerando che qualcosa di così significativo come questi due sviluppi non è mai accaduto prima a pochi giorni l’uno dall’altro. Tutto ciò dimostra che il multipolarismo sta già incidendo sulle relazioni internazionali, anche all’interno della “ sfera di influenza ” degli Stati Uniti nell’UE.

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Per la prima volta in 12 anni, le partecipazioni sono scese sotto il trilione! La Cina ha perso fiducia nei buoni del tesoro statunitensi?_da Guancha

Per la prima volta in 12 anni, le partecipazioni sono scese sotto il trilione! La Cina ha perso fiducia nei buoni del tesoro statunitensi?

Fonte: Rete di osservatori

2022-07-20 15:44

[Testo/Rete di osservatori Li Li] Il 18 il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato i dati secondo cui la Cina continentale ha ridotto le sue disponibilità di debito statunitense per sei mesi consecutivi e le sue partecipazioni sono scese al di sotto di $ 1 trilione per la prima volta in 12 anni, o circa 980,8 miliardi di dollari al mese Ridotte le partecipazioni di circa 23 miliardi di dollari. Inoltre, il Giappone, l’attuale maggiore detentore di titoli del Tesoro statunitensi, e più di 10 principali detentori d’oltremare di titoli del Tesoro statunitensi hanno tutti venduto titoli del Tesoro statunitensi a vari livelli.

Cosa ha causato la caduta in disgrazia del debito statunitense? Wang Yongzhong, direttore e ricercatore dell’International Commodities Research Office dell’Institute of World Economics and Politics dell’Accademia cinese delle scienze sociali, ha dichiarato a Observer.com che le sanzioni statunitensi e il congelamento di beni di paesi come Russia e Afghanistan hanno chiamato mettere in discussione la sicurezza di investire nel debito statunitense. Inoltre, uno dei motivi è anche l’inflazione statunitense che ha portato a “ridotti rendimenti sull’investimento in obbligazioni statunitensi”.

“Anche gli stessi titoli del Tesoro USA sono attività rischiose, quindi anche le nostre partecipazioni stanno diminuendo.” Wang Yongzhong ha introdotto che l’allocazione più flessibile e diversificata delle attività estere della Cina è la tendenza generale. Tuttavia, ha anche affermato che le attività in dollari USA sono ancora una risorsa all’estero molto importante per la Cina. “Sebbene il potere d’acquisto del dollaro USA sia fortemente diminuito, è ancora una ‘valuta forte’. Rispetto all’acquisto di obbligazioni di altri paesi , come l’acquisto di obbligazioni europee, giapponesi, non ottengono gli stessi rendimenti delle obbligazioni statunitensi”.

Screenshot del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti

Cina e Giappone continuano a vendere obbligazioni statunitensi e le partecipazioni cinesi scendono sotto i 1 trilione di dollari per la prima volta in 12 anni

Il 18 luglio, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato il suo International Capital Flows Report (TIC) per maggio 2022. Secondo il rapporto, alla fine di maggio, le disponibilità di debito statunitense della Cina continentale sono diminuite di $ 22,6 miliardi rispetto al mese precedente a $ 980,8 miliardi, il sesto calo mensile consecutivo e il livello più basso da maggio 2010.

Allo stesso tempo, anche il Giappone, che è un alleato economico degli Stati Uniti e il più grande “creditore” degli Stati Uniti, sta riducendo continuamente le sue disponibilità di dollari.

Inoltre, più di 10 importanti detentori di debito degli Stati Uniti all’estero, tra cui Arabia Saudita, India e Australia, hanno venduto tutti il ​​debito degli Stati Uniti a vari livelli. Tuttavia, il Regno Unito, che è al terzo posto in termini di disponibilità di debito statunitense, ha comunque aumentato le sue partecipazioni a maggio, raggiungendo $ 634 miliardi, con un aumento di $ 21,3 miliardi rispetto al mese precedente.

Secondo i dati diffusi dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, alla fine di maggio i funzionari esteri avevano venduto $ 8,3 miliardi netti in obbligazioni a lungo termine e $ 22,8 miliardi netti in obbligazioni a breve termine. Complessivamente, le disponibilità estere di titoli del Tesoro statunitensi sono scese a 7.421 trilioni di dollari a maggio da 7.455 trilioni di dollari di aprile, il livello più basso da maggio 2021.

La prossima volta che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti rivelerà la dimensione delle attività di debito statunitensi nelle economie estere è il 15 agosto.

Allora, qual è il motivo per cui i principali detentori esteri di debito statunitense questa volta vendono invariabilmente obbligazioni statunitensi?

Gli Stati Uniti sanzionano altri paesi, sollevando interrogativi sulla sicurezza del debito statunitense

Wang Yongzhong, direttore e ricercatore dell’International Commodities Research Office dell’Institute of World Economics and Politics dell’Accademia cinese delle scienze sociali, ha dichiarato a Observer.com che le sanzioni statunitensi contro Russia, Afghanistan e altri paesi hanno ridotto la stabilità del debito statunitense . Ritiene che la questione della sicurezza del debito statunitense sia una delle ragioni della “riduzione del debito statunitense da parte della Cina”.

“In passato, gli investitori globali, inclusa la Cina, consideravano il debito statunitense un ‘bene sicuro e di alta qualità’. Ma dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino nel febbraio di quest’anno, gli Stati Uniti e alcuni paesi europei hanno congelato il Gli Stati Uniti hanno inoltre congelato i beni all’estero dell’ex governo afghano (circa 9,5 miliardi di dollari USA) , e se ne sono appropriati indebitamente senza autorizzazione (di cui oltre 3 miliardi di dollari USA) come risarcimento per le famiglie delle vittime dell'”11 settembre” La banca centrale e persino il mondo intero hanno avuto grossi dubbi sulla sicurezza di questo titolo statunitense”, ha spiegato Wang Yongzhong. “Se ci sarà un conflitto tra la Cina e gli Stati Uniti in futuro, gli Stati Uniti congeleranno anche il debito statunitense che deteniamo? Questo è un fattore per la Cina per ridurre le sue disponibilità di debito statunitense”.

Il professor Huang Renwei, vice preside esecutivo del “Belt and Road” e del Global Governance Institute dell’Università Fudan, ha anche menzionato nel programma “This Is China” trasmesso l’11 luglio che gli Stati Uniti congelano le proprietà russe o ne confiscano una parte, e la Russia è non è consentito utilizzare SWIFT (System for International Settlement of Funds). Perdere il credito delle persone per aver depositato la loro proprietà negli Stati Uniti. Al fine di prevenire future sanzioni statunitensi, sia gli alleati statunitensi che non gli alleati statunitensi devono ridurre le loro riserve in dollari USA e ridurre la loro dipendenza da SWIFT (International Funds Clearing System). Questo è il più grande danno al sistema di egemonia del dollaro.Questo danno non è evidente a breve termine, ma se tutti riducono la riserva in dollari anno dopo anno e aumentano gli altri sistemi di regolamento anno dopo anno, allora la riserva in dollari e SWIFT (The International Funds Settlement System), i due più importanti strumenti del dollaro USA, rischiano il collasso.

Screenshot del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti

Gli ultimi dati dal sito web del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti mostrano che le disponibilità russe di debito statunitense sono solo $ 2,004 miliardi. Già nel 2010 la Russia deteneva un debito di USD 176,3 miliardi ed era uno dei principali creditori esteri degli Stati Uniti, scendendo a 131,8 miliardi di USD nel 2014, per poi precipitare a 14,9 miliardi di USD nel 2018. La Russia ha continuato a vendere il debito degli Stati Uniti fino ad oggi sono rimasti solo circa 2 miliardi di dollari ed è vicino alla liquidazione.

L’elevata inflazione negli Stati Uniti influisce sul reddito degli investimenti in obbligazioni statunitensi

Wang Yongzhong ha detto a Observer.com che un altro motivo importante per la “caduta in disgrazia” del debito statunitense è la questione del “reddito da investimento”.

“L’inflazione negli Stati Uniti ha raggiunto l’8%, il 9%, il dollaro si è ridotto e il prezzo del mercato obbligazionario statunitense è fortemente diminuito. Sebbene il dollaro si sia apprezzato rispetto ad altre valute, si è notevolmente ridotto in termini di potere d’acquisto. Quindi questo investimento Il ritorno è decisamente negativo. La Cina prenderà sicuramente in considerazione questo reddito da investimento, giusto?”, ha detto Wang Yongzhong.

Le informazioni pubbliche mostrano che i funzionari della Fed hanno alzato i tassi di interesse negli ultimi tre incontri per frenare l’aumento dell’inflazione negli Stati Uniti.Il primo aumento dei tassi è stato a marzo, aumentando i tassi di interesse di 25 punti base. Questo è stato seguito da un aumento del tasso di 50 punti base a maggio. Il mese scorso, la Fed ha annunciato un aumento del tasso di 75 punti base, il più grande aumento in quasi 30 anni.

Secondo i dati diffusi dal Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti il ​​13 luglio, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) negli Stati Uniti è aumentato dell’1,3% su base mensile a giugno e del 9,1% su base annua, il più alto aumento su base annua da allora novembre 1981. Reuters ha riferito che i funzionari della Fed hanno dichiarato il 15 luglio che potrebbero continuare ad aumentare i tassi di interesse di 75 punti base nella riunione del 26-27 luglio.

Tuttavia, dal rapporto sull’inflazione “mal di testa” del 13 luglio, alcuni operatori del mercato ritengono che la Fed considererà l’aumento del tasso di inflazione di un punto percentuale. Secondo un rapporto di Bloomberg del 14 luglio, gli economisti di Citigroup negli Stati Uniti prevedono che la Federal Reserve alzerà i tassi di interesse di 100 punti base.

Il Wall Street Journal ha riferito che il governatore della Fed Christopher Waller ha dichiarato in una riunione a Victor, Idaho, il 14: “I rialzi eccessivi dei tassi non sono ciò che vogliamo. Un aumento dei tassi di 75 punti base è già aggressivo. “Non si può dire, “Poiché non hai aumentato i tassi di 100 punti base, non hai fatto il tuo lavoro”.

La Federal Reserve statunitense non ha aumentato i tassi di ben 100 punti base da quando ha iniziato a utilizzare il tasso sui fondi federali come principale strumento decisionale all’inizio degli anni ’90. E l’aumento dei tassi di interesse di 100 punti base porterà a un “restringimento globale” dei fondi globali, portando a un rapido ritorno del dollaro negli Stati Uniti. Inoltre, l’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti scatenerà anche il panico e porterà a problemi di cambio in molte valute . La scorsa settimana il tasso di cambio euro-dollaro si è avvicinato a un livello di parità di 1:1.

Screenshot del rapporto dell’Associated Press

Secondo il rapporto dell’Associated Press del 15 luglio, il tasso di cambio dell’euro rispetto al dollaro è sceso al livello più basso degli ultimi 20 anni. La Federal Reserve statunitense ha alzato in modo aggressivo i tassi di interesse per ridurre l’inflazione, mentre la Banca centrale europea (BCE) ha finora resistito a forti aumenti. Un euro più debole potrebbe essere un mal di testa per la BCE, in quanto potrebbe significare prezzi più alti per i beni importati, in particolare il petrolio, che è denominato in dollari. E per gli Stati Uniti, un dollaro più forte ridurrebbe anche la competitività dei prodotti americani sui mercati esteri.

La grave inflazione interna negli Stati Uniti, unita ai continui aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed, sono tutte ragioni importanti per la svendita globale del debito statunitense.

Wang Yongzhong ha detto a Observer.com: “Anche gli stessi titoli del Tesoro USA sono attività rischiose, quindi anche le nostre partecipazioni stanno diminuendo”.

Screenshot dell’orologio del Tesoro degli Stati Uniti alle 10:30 del 20 luglio, ora di Pechino

Un orologio del debito nazionale degli Stati Uniti viene eretto sulla West 43rd Street a New York, negli Stati Uniti, che aggiorna i dati sul debito totale degli Stati Uniti in tempo reale.A partire dalle 10:30 del 20 luglio, la seguente pagina di aggiornamento del disavanzo del debito federale degli Stati Uniti come un aeroplano il cruscotto mostra gli Stati Uniti. Il debito federale totale ha superato la soglia dei 30,59 trilioni di dollari, salendo al 129,88% del PIL. Per mezzo secolo, gli Stati Uniti fungono da fondamento a sostegno dello status di valuta del dollaro attraverso l’uso del debito statunitense sotto forma di prodotti di investimento.

La Cina sta gradualmente promuovendo l’allocazione diversificata delle attività estere e la riduzione delle sue partecipazioni nel debito statunitense è una tendenza

Wang Yongzhong ha introdotto che per la Cina, è la tendenza generale continuare a ridurre le sue partecipazioni in titoli del tesoro statunitensi e rendere più flessibile e diversificata l’allocazione delle attività all’estero. Ha suggerito che alcuni investimenti possono essere gradualmente aumentati, come l’acquisto di azioni in alcuni mercati emergenti esteri; aumentando in modo appropriato gli investimenti negli asset di paesi con buone prospettive di sviluppo economico come i paesi “Belt and Road” e il sud-est asiatico, che sono relativamente amichevole con il mio paese, ecc. Allo stesso tempo, Wang Yongzhong ha anche ricordato che la diversificazione delle attività all’estero non dovrebbe essere affrettata: “Questo è facile a dirsi, ma è anche difficile investire”.

Secondo Wang Yongzhong, sebbene nel lungo periodo la riduzione delle disponibilità di debito statunitense sia una tendenza e diminuirà gradualmente, le attività in dollari statunitensi sono ancora risorse molto importanti al momento. “Sebbene il potere d’acquisto del dollaro sia fortemente diminuito, è ancora una ‘valuta forte’. Rispetto all’acquisto di obbligazioni di altri paesi, come quelle europee e giapponesi, i rendimenti che si ottengono non sono buoni come quelli statunitensi”, ha affermato disse.

Parlando dell’impatto delle relazioni sino-americane sulla “riduzione del debito degli Stati Uniti da parte della Cina”, Wang Yongzhong ha affermato che la guerra commerciale sino-americana non è la ragione della riduzione del debito cinese da parte della Cina. “In effetti, la Cina era relativamente fiduciosa in il dollaro USA e il debito USA prima. Non si arriva al punto delle “sanzioni finanziarie”. Ma dopo che Biden ha congelato i beni russi e quelli afgani, la fiducia nel dollaro è diminuita”.

“Questa è essenzialmente una questione di relazioni sino-americane”. Tan Yaling, direttore del China Foreign Exchange Investment Research Institute di Pechino, ha dichiarato in un’intervista al “South China Morning Post” di Hong Kong il 20 luglio: “In passato, detenere un gran numero di azioni era dovuto alle buone relazioni bilaterali, ma ora la Cina potrebbe dover evitare il rischio di un conflitto con gli Stati Uniti”.

Rispetto alle obbligazioni statunitensi, le obbligazioni del tesoro cinesi non sono di dimensioni elevate ma stabili e hanno rendimenti elevati

Wang Yongzhong ha introdotto che, rispetto alle obbligazioni statunitensi, sebbene l’entità del debito nazionale cinese non sia molto elevata, il rendimento del debito nazionale cinese è comunque buono. Il tasso di cambio RMB stesso è relativamente stabile e i titoli di stato cinesi sono relativamente popolari.

Secondo il sito web del Ministero delle Finanze cinese, con l’approvazione del Consiglio di Stato, il Ministero delle Finanze emetterà 20 miliardi di yuan di titoli di Stato nella regione amministrativa speciale di Hong Kong nel 2021. Nel 2022 a Hong Kong saranno emessi 23 miliardi di yuan di titoli di Stato.

Wang Yongzhong ha sottolineato che per il mercato finanziario i titoli di stato cinesi sono asset di alta qualità.

Le informazioni pubbliche mostrano che sotto la pressione dell’inflazione globale, i prezzi cinesi sono rimasti stabili. Secondo i dati diffusi di recente dal National Bureau of Statistics of China, da gennaio a giugno, l’indice nazionale dei prezzi al consumo (CPI) è aumentato dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e l’IPC di giugno è rimasto piatto su base mensile -mese. Nella prima metà dell’anno i prezzi sono rimasti generalmente stabili entro un range ragionevole.

“A differenza di altri grandi paesi, l’inflazione non è il problema più preoccupante in Cina.” Xie Peihua, chief investment officer della Bank of Singapore, ha dichiarato alcuni giorni fa sul Financial Times che l’IPC del 2,5% di giugno di quest’anno ha mostrato il cibo cinese ed energia La resilienza, gli stimoli fiscali e monetari offrono ampio spazio per raggiungere gli obiettivi del PIL. La People’s Bank of China è l’unica banca centrale che non ha alzato i tassi di interesse per frenare le pressioni inflazionistiche. Lo yuan è rimasto stabile rispetto a un dollaro più forte e la Cina ha la capacità di allentare le condizioni di credito abbassando i tassi di interesse.

Il sito web del Wall Street Journal ha riferito che il tasso di inflazione in Cina era leggermente superiore alle attese a giugno a causa dell’aumento dei prezzi di cibo e carburante, ma le pressioni sui costi sono rimaste modeste rispetto all’elevata inflazione in Europa e negli Stati Uniti.

Secondo il rapporto economico annuale pubblicato di recente dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, l’economia mondiale rischia di entrare in un nuovo periodo di alta inflazione. Agustin Carstens, direttore generale della banca, ha dichiarato di recente in un’intervista ai media che la Cina ha mostrato una forte resilienza economica sullo sfondo dell’elevata inflazione globale, che offre alla banca centrale spazio per adeguare in modo costruttivo la politica monetaria.

“La Cina continuerà a dare slancio alla crescita economica mondiale”, ha affermato Carstens.

Russia e Iran hanno annunciato che abbandoneranno il dollaro USA, esperti: costituiscono una “alternativa parziale” al dollaro USA

Vale la pena ricordare che, nello stesso momento in cui la Cina ha ridotto le sue disponibilità di debito statunitense a meno di 1 trilione di dollari, Russia e Iran hanno annunciato che avrebbero gradualmente abbandonato il dollaro USA nel commercio tra i due paesi .

Alla vigilia della visita del presidente russo Vladimir Putin in Iran, il 18 luglio il segretario stampa presidenziale russo Peskov ha rivelato che la Russia e l’Iran continueranno a sviluppare relazioni bilaterali e legami economici e commerciali.I passi verso la deprecazione del dollaro USA nel commercio bilaterale alla fine porteranno a una completa deprecazione del dollaro USA.

Il vice governatore della Banca centrale dell’Iran per gli affari internazionali ha precedentemente rivelato che Russia e Iran stabiliranno il commercio bilaterale nella valuta locale di entrambe le parti e che i due paesi hanno firmato accordi pertinenti.

Il 19 luglio il presidente russo Vladimir Putin è arrivato a Teheran, in Iran, e lo stesso giorno i due Paesi hanno firmato un memorandum d’intesa del valore di circa 40 miliardi di dollari Usa sulla cooperazione nel settore del gas naturale .

Putin è arrivato a Teheran il 19 e ha incontrato il presidente iraniano Rahey, la foto è della spinta ufficiale del governo iraniano

Sia la Russia che l’Iran sono sanzionate dagli Stati Uniti. In precedenza, la Russia ha lanciato ufficialmente il meccanismo di regolamento del “rublo di gas naturale” e il sistema di regolamento finanziario interno della Russia si sta confrontando con il sistema di regolamento occidentale. Da parte iraniana (27 giugno), durante il vertice BRICS a Pechino, il Ministero degli Affari Esteri iraniano ha annunciato di aver presentato domanda per entrare a far parte dei paesi BRICS .

Per quanto riguarda la questione della “de-dollarizzazione”, Wang Yongzhong ha affermato che allo stato attuale il dollaro USA è ancora in una posizione molto forte. Per il momento, è ancora difficile per queste valute sostituire il dollaro USA a breve termine e non hanno avuto un impatto relativamente ampio sul dollaro USA. Soprattutto nel settore finanziario, tutti hanno l’abitudine di usare dollari americani.

“È difficile per le valute diverse dal dollaro sostituire il dollaro USA. In passato, il dollaro USA ha impiegato molto tempo per sostituire la sterlina britannica. Quando altri paesi aumenteranno l’insediamento in non dollari, formeranno un “parziale sostituzione” per il dollaro USA, ma vogliono sfidare lo status del dollaro. , è ancora troppo presto”, ha detto Wang Yongzhong.

https://m.guancha.cn/economy/2022_07_20_650151.shtml

L’impatto a lungo termine del conflitto in Ucraina e la crescente importanza della parte civile della guerra, di Anthony H. Cordesman

Qui sotto due importanti articoli. Il primo edito dal CSIS, un importante centro studi direttamente collegato agli ambienti governativi di Washington; il secondo edito dal sito italiano Arianna Editrice e ripreso dal sito francese reseauinternational.net. Entrambi importanti non solo per individuare le possibili implicazioni e la funzione di catalizzatore del conflitto ucraino nelle dinamiche geopolitiche e nella caduta definitiva della rappresentazione lirica dei processi di globalizzazione; temi ormai ampiamente trattati su questo sito. Quanto soprattutto per decifrare le capacità interpretative e le conseguenti strategie dei centri decisori implicati. Buona lettura, Giuseppe Germinario

6 giugno 2022

Il conflitto in Ucraina sta già fornendo una vasta gamma di lezioni sul ruolo delle moderne forze militari nella guerra moderna, ma fornisce anche lezioni altrettanto importanti sul futuro della parte civile della guerra. A parte alcuni enormi cambiamenti politici in Russia, il conflitto è un avvertimento che la parte civile della guerra sta diventando molto più pericolosa. Inoltre, è un altro esempio del fatto che il tipo di conflitti e crisi civili emersi dalla guerra Iran-Iraq, dalle guerre civili siriana e yemenita e dalle guerre che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno combattuto contro gli estremisti in Iraq e Afghanistan sono ora la regola e non l’eccezione.

È anche chiaro che, anche se la guerra può concludersi con una sorta di compromesso, accordo o cessate il fuoco – ma qualsiasi conclusione decisiva dei combattimenti ora sembra incerta – è probabile che sia un importante catalizzatore nel plasmare uno scontro civile duraturo tra la Russia e NATO, UE e Stati Uniti.

La guerra quasi certamente assicurerà che la Russia sia un fulcro strategico per gli Stati Uniti tanto quanto la Cina, e la concorrenza statunitense ed europea con la Russia rimarrà molto più vicina allo scontro di quanto fosse probabile che si verificasse prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. È probabile che la guerra spinga anche la Russia ad allinearsi più strettamente e visibilmente alla Cina, e potrebbe incoraggiare la Russia a trovare modi politici ed economici per sfruttare ogni tensione e opportunità in Asia, Africa e America Latina, oltre a cercare nuove basi e opportunità per ottenere l’influenza militare.

Gli impatti civili della guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina è diventata una guerra di logoramento militare che ha portato a un massiccio sostegno militare statunitense ed europeo all’Ucraina. Questa, tuttavia, è solo una parte della storia. La guerra si è anche evoluta in un grande conflitto politico ed economico tra l’Occidente e la Russia, che alla fine potrebbe avere un impatto molto maggiore sulla stabilità globale e sulla strategia statunitense ed europea rispetto ai combattimenti effettivi.

I combattimenti sembrano essersi limitati all’Ucraina orientale ed è diventata una lotta militare per il controllo del Donbass e del trasporto marittimo globale. Allo stesso tempo, ha portato a un’escalation costante degli attacchi russi all’intera economia civile e alla popolazione civile dell’Ucraina, e ha guidato gli sforzi russi per convertire efficacemente il cuore industriale dell’Ucraina in parti della Russia sia a livello politico che economico. In risposta, la NATO, l’UE e gli Stati Uniti sono andati ben oltre la fornitura di aiuti militari all’Ucraina. Stanno conducendo una “guerra delle sanzioni” in costante escalation contro la Russia, mentre la Russia ha risposto cercando di trovare i propri modi per esercitare pressioni politiche ed economiche sull’Europa e utilizzare una combinazione di forza e pressione politica per condurre una guerra economica contro il grano ucraino esportazioni e commercio marittimo.

Il risultato finale è che l’aspetto civile della guerra ora si estende ben oltre le aree mostrate nella prima mappa in cui si sono verificati conflitti militari e attacchi alle città ucraine durante le prime fasi della guerra. La guerra ha ora rimodellato i costi energetici internazionali su base globale, ha contribuito a creare una massiccia carenza di cibo a livello mondiale, ha gravemente danneggiato l’intera economia russa e ha contribuito a innescare un massiccio aumento del tasso di inflazione a livello globale.

Mappa uno: Mappa del Ministero della Difesa britannico della parte militare della guerra in Ucraina

L’impatto militare completo rimane poco chiaro. La Finlandia e la Svezia hanno presentato domanda per entrare a far parte della NATO e la NATO ha reagito collettivamente pianificando importanti aumenti delle sue capacità militari, ma non ci sono ancora piani chiari che abbiano mostrato quali saranno effettivamente le 30 nazioni della NATO, e forse le 32 nel prossimo futuro nel tempo, come rimodelleranno e modernizzeranno le loro capacità di combattimento, come miglioreranno la loro prontezza e interoperabilità e come ridefiniranno la loro capacità di colpire la Russia e fornire una deterrenza estesa.

Al contrario, l’UE ha già dimostrato che potrebbe non essere il forum ideale per un’azione militare collettiva, in particolare rispetto alla NATO, ma può essere un forum efficace per condurre guerre economiche e politiche, può cooperare strettamente con gli Stati Uniti e uno che può intensificarsi a livello politico ed economico con molti meno rischi rispetto all’uso della forza militare direttamente contro la Russia.

Allo stesso tempo, un corpo in costante crescita di video diretti e immagini satellitari mostra che la Russia ha costantemente intensificato il suo uso di moderne armi militari contro obiettivi civili ucraini e in modi che hanno un enorme impatto sulla sua economia e popolazione. La risposta russa alla guerra urbana è diventata un assedio combattuto con missili e artiglieria moderni che sono stati lanciati contro una gamma sempre più ampia di obiettivi civili, distruggendo gran parte dell’economia, delle infrastrutture, delle strutture civili e degli alloggi nell’Ucraina orientale.

Il risultato finale è stato anche quello di creare l’equivalente di ostaggi civili, prigioni politiche, rifugiati e sfollati interni (IDP). Solo una piccola parte di questi attacchi alla Russia si qualifica per quelli che sono formalmente definiti “crimini di guerra”, ma l’effetto netto – come è avvenuto nella seconda guerra mondiale – è l’equivalente di bombardamenti strategici di obiettivi civili con molta più letalità e capacità di concentrarsi sugli obiettivi politici ed economici più critici.

I combattimenti ora includono guerre politiche ed economiche indipendenti e nuovi modelli di azione militare che hanno un impatto diretto sulla popolazione civile e riducono le “leggi di guerra” a qualcosa che si avvicina a gesti vuoti. Avvertono che la dimensione nucleare – e la distruzione reciproca assicurata – sono solo un aspetto di una rivoluzione negli affari militari che può arrecare danni enormi alla popolazione civile e all’economia.

La Russia ha fornito una serie di dimostrazioni tangibili che avvertono che i moderni missili armati convenzionalmente di attacco di precisione, le capacità di guerra informatica, l’analisi dell’intelligence dei sistemi civili e degli obiettivi e un’ampia gamma di altre capacità di attacco militare in evoluzione possono causare immensi danni potenziali a livello locale e regionale obiettivi e capacità civili.

A differenza delle armi di distruzione di massa, queste forme avanzate di attacco non nucleare possono essere usate in combinazione con armi politiche ed economiche, e possono essere usate con notevole flessibilità e molto meno rischio delle armi nucleari che forniscono un certo grado di distruzione reciproca assicurata. Se non altro, il possesso reciproco di armi nucleari da parte della Russia e della NATO tende a scoraggiarne l’uso da entrambe le parti, creando al contempo una situazione in cui entrambe le parti possono ora utilizzare un’ampia gamma di armi armate convenzionalmente e nuove tecnologie per aumentare il loro livello di conflitto civile.

Una guerra che pone fine a tutta la pace civile?

Il crescente impatto civile della guerra mostra anche che sta diventando sempre più difficile porre fine a un conflitto in modi che possano creare una pace duratura. Ora sembra fin troppo possibile che l’Ucraina non riconquisti il ​​suo territorio a est, non otterrà i livelli di aiuto di cui ha bisogno per ricostruire rapidamente, dovrà affrontare continue minacce dalla Russia a est che limiteranno la sua capacità di ricreare un’area industrializzata, e dovrà affrontare gravi problemi in termini di commercio marittimo. Sembra anche fin troppo probabile che qualsiasi pace o cessate il fuoco lascerà un’eredità di rabbia e odio che impiegherà un decennio o più per finire, e un’acuta tensione politica sarà la norma tra la Russia e la maggior parte dell’Europa, così come tra ucraini e russi.

La fine dei combattimenti non porrà fine ai suoi impatti umani economici e civili. L’Ucraina ha già perso gran parte della sua base economica e urbana, delle sue infrastrutture e del suo governo locale e regionale funzionante. Funzionari ucraini hanno parlato di 500 miliardi di dollari da recuperare e ricostruire, ma tali numeri sono nella migliore delle ipotesi, e presumono che la guerra finirà con una pace politica ed economica significativa e stabile che garantisca all’Ucraina almeno il territorio che aveva quando è iniziato il conflitto e consente alla sua economia di funzionare su una base simile al suo livello prebellico.

Inoltre, il continuo livello di tensione politica tra Russia e NATO/UE/Stati Uniti limiterà il commercio, gli investimenti, gli scambi tecnologici e culturali degli Stati Uniti e dell’Europa fintanto che la Russia avrà il suo attuale regime. Sembra più che possibile che la Russia non sarà in grado di ricostruire i suoi livelli passati di commercio di energia e i suoi più ampi legami economici con l’Europa e l’Occidente, e sceglierà di rivolgersi alla Cina e ad altri stati dell’Asia e dell’Africa.

Anche la NATO e la Russia sembrano probabilmente coinvolte in importanti potenziamenti militari per mezzo decennio o più che aumenteranno le loro spese militari di diversi punti percentuali del PIL e che avranno un impatto aggiuntivo sulle loro economie creando al contempo una massiccia corsa agli armamenti ciò amplierà notevolmente la loro capacità di minacciare la popolazione e l’economia dell’altra parte. L’effetto netto della guerra in Ucraina potrebbe essere quello di portare avanti le armi ipersoniche e altre armi d’attacco avanzate, creare armi cibernetiche e spaziali del mondo reale e creare l’equivalente dei piani operativi strategici integrati convenzionalio SIOP. Tali piani di emergenza comporteranno diversi livelli di escalation, ma saranno resi possibili dalla capacità continua delle forze nucleari strategiche statunitensi e russe di creare livelli molto più dannosi di distruzione reciproca assicurata.

La guerra in Ucraina potrebbe anche bloccare seri sforzi per modernizzare e rafforzare qualsiasi forma di controllo degli armamenti nucleari o convenzionali. Potrebbe spingere Putin a schierare tutti i sistemi avanzati di armi nucleari che ha pubblicizzato, indurre gli Stati Uniti a creare missili da crociera nucleari a basso rendimento e altri sistemi teatrali e indurre Gran Bretagna e Francia a ristrutturare le loro strutture di forza nucleare per concentrarsi sulla Russia.

Dall’Ucraina alla Cina e al mondo

Nessuno di questi sviluppi può essere disaccoppiato dall’attenzione che gli Stati Uniti, gli stati europei e i loro partner strategici in Asia stavano ponendo sulla Cina prima che la Russia invadesse l’Ucraina. È fin troppo possibile che un risultato della guerra in Ucraina possa essere quello di spingere la Russia costantemente più vicina alla Cina in un momento in cui la strategia statunitense si sta ancora concentrando tanto sulla Cina quanto sul riemergere della Russia.

In pratica, la “competizione” di grande potere sta diventando “confronto” di grande potere. Inoltre, la Cina ha le risorse economiche e militari per competere direttamente con gli Stati Uniti e per sfidare altre potenze asiatiche in termini militari, nonché la capacità degli Stati Uniti e dell’Europa di proiettare potere in Asia.

La Cina sta già sfidando gli Stati Uniti e partner strategici come Australia, Giappone, Corea del Sud e Taiwan. Come minimo, reagirà alla guerra in Ucraina sviluppando ogni capacità possibile per contrastare qualsiasi tentativo degli Stati Uniti al tipo di guerra politica ed economica contro la Cina che ora sta usando contro la Russia. Anche la Cina, tuttavia, potrebbe ora vedere la Russia come un potenziale partner la cui economia debole, base tecnologica in declino e alienazione dall’Europa la rendono molto più dipendente dalla Cina.

Più in generale, la guerra in Ucraina – e le reazioni a lungo termine di USA, NATO, UE e Russia – influenzerà i piani e le azioni di Corea del Nord, Pakistan e India, Iran e Stati arabi, Turchia e altri importanti potenze militari come Israele e l’Egitto. Il confronto de facto tra la Russia e gli Stati Uniti e l’Europa è quasi certo che si svolgerà tanto nel terzo mondo quanto in Europa, sia in termini di trasferimenti di armi, assistenza alla sicurezza, basi militari, investimenti economici, accordi commerciali e sostegno politico. Ciò sarà particolarmente vero se si verifica un aumento dell’azione combinata o coordinata di Russia e Cina.

A un certo livello, poiché il ruolo decisivo dei droni nei combattimenti tra Armenia e Azerbaigian ha già mostrato come i progressi selettivi nella tecnologia militare possano cambiare radicalmente i risultati politici ed economici. Ad un altro livello, la “guerra delle sanzioni” guidata dagli Stati Uniti contro l’Iran e altri stati ha dimostrato che il lato civile della guerra può influenzare i ruoli delle superpotenze nel trattare con le potenze minori, e le attività di investimento cinesi negli stati con porti chiave ed esportazioni strategiche hanno dimostrato che non vi è alcuna distinzione pratica in alcuni casi tra l’acquisizione di basi militari e il controllo o l’influenza economica.

Questi aspetti dello “spillover” della guerra in Ucraina si verificheranno anche in un ambiente globale vulnerabile. Almeno a breve termine, l’impatto combinato di Covid-19, cambiamento climatico, inflazione globale, pressione demografica e un elenco quasi infinito di tensioni settarie, etniche e tribali – insieme alle ambizioni di molti leader e al fallimento del governo – offrire opportunità dopo opportunità a Russia e Cina.

La vera natura del “globalismo”

Non c’è ancora modo di determinare quanti di questi modelli emergeranno e in quale forma. È, tuttavia, pericoloso per gli Stati Uniti, la NATO, l’UE e la più ampia gamma di partner strategici americani concentrarsi sulle dimensioni militari della guerra in Ucraina e fallire nel concentrarsi sui suoi modelli civili e politici in evoluzione e sulla quasi certezza di uno scontro duraturo almeno con la Russia e con una combinazione di Russia e Cina.

La guerra in Ucraina non è la causa principale di queste tendenze, ma è molto probabile che sia un importante catalizzatore nel peggiorarle. Sembra anche fin troppo probabile che l’ottimismo che ha plasmato l’approccio al globalismo fosse basato più su illustrazioni confortanti che sulla realtà.

Questo commento intitolato The Longer-Term Impact of the Ukraine Conflict and the Growing Importance of the Civil Side of War è disponibile per il download all’indirizzo https://csis-website-prod.s3.amazonaws.com/s3fs-public/publication /220606_Cordesman_Long_Impact.pdf?LayS4B8jE2cZw6OEJETgPq4fQvnf2bye

Anthony H. Cordesman detiene la cattedra emerita in Strategia presso il Center for Strategic and International Studies di Washington, DC. Ha scritto e diretto numerosi libri e studi per il CSIS; è stato insignito della medaglia per il servizio distinto del Dipartimento della Difesa; e ha ricoperto posizioni di rilievo nel Consiglio di sicurezza nazionale, nel Dipartimento di Stato, nell’Ufficio del Segretario alla Difesa, nel Dipartimento dell’Energia e nel personale del Senato degli Stati Uniti.

Il commento  è prodotto dal Center for Strategic and International Studies (CSIS),

L’Europa, dunque, è la grande perdente

di Daniele Perra – 18/06/2022

L'Europa, dunque, è la grande perdente

Fonte: Daniele Perra

Ai primi di giugno, il Center for Strategic and International Studies di Washington (Think Tank assai vicino al Dipartimento della Difesa USA ed all’industria statunitense degli armamenti dal quale viene copiosamente finanziato) ha pubblicato un articolo, a firma Antony H. Cordesman e dal titolo “The longer-term impact of the Ukraine conflict and the growing importance of the civil side of the war”, che ben descrive il nuovo approccio nordamericano al conflitto nell’Europa orientale.
In esso si legge: “sembra ora possibile che l’Ucraina non riconquisterà i suoi territori nell’est e che non otterrà rapidamente gli aiuti di cui ha bisogno per la ricostruzione”. Aiuti che sarebbero stati stimati, molto ottimisticamente, in 500 miliardi di dollari (cifra che non tiene in considerazione la perdita territoriale della sua regione più ricca). Inoltre, l’Ucraina dovrà fare i conti con una continua minaccia russa che limiterà la sua capacità di ricostruzione delle aree industrializzate e che, soprattutto in considerazione delle suddette perdite territoriali, comporterà non pochi problemi in termini di commercio marittimo (il rischio che la Russia, una volta terminate le operazioni in Donbass, possa dirigersi verso Odessa escludendo completamente Kiev dal Mar Nero rimane reale).
L’articolo riporta anche come il conflitto abbia evidenziato, da parte russa, un utilizzo coordinato ed assai flessibile di mezzi militari, politici ed economici al confronto del quale, il mero ricorso alla guerra di propaganda ed al regime sanzionatorio da parte occidentale è sembrato sostanzialmente inefficace. Fattore che, in un modo o nell’altro, ridisegnerà il sistema globale visto che l’eventuale fine dei combattimenti non significherà la fine dei suoi impatti economici e geopolitici di lungo periodo. Senza considerare che Russia e Cina stanno sviluppando una notevole capacità di attirare verso il proprio lato i Paesi africani ed asiatici (il caso recente del Mali che ha optato per l’espulsione dei contingenti francese ed italiano, in questo senso, è emblematico).
Inoltre, contrariamente a quanto sostenuto dalla propaganda occidentale fino ad oggi, Cordesman afferma che solo una “minuscola porzione” (tiny portion) delle azioni russe in Ucraina possono essere formalmente definite come “crimini di guerra” nonostante il loro impatto sulla popolazione civile.
Ora, a prescindere dalle considerazioni dell’Emeritus Chief in Strategy del Think Tank nordamericano (con le quali si può essere in accordo o meno), ciò che appare evidente è il cambio di paradigma nel racconto del conflitto da parte del centro di comando dell’Occidente.
Gli Stati Uniti (quelli che, secondo Kissinger, hanno solo interessi e non alleati) non sono nuovi a simili operazioni di abbandono dell’“amico” quando hanno raggiunto il loro scopo o non lo ritengono più utile (dal Vietnam all’Afghanistan, passando per Panama  e Iraq, la storia è piena di esempi simili). Resta da valutare se gli Stati Uniti abbiano realmente raggiunto i loro obiettivi per ciò che concerne il conflitto in Ucraina o se questo cambio di paradigma possa essere interpretato come una “ritirata strategica”.
In precedenza si è sottolineato come il conflitto in Ucraina stia portando a cambiamenti profondi nella struttura economica, finanziaria e geopolitica esistente a livello mondiale. Si può parlare di evoluzione verso un sistema multipolare? La rispostà è sì, anche se gli stessi Stati Uniti stanno cercando di rallentarla. Come? Oggi sono tre (in futuro potrebbero essere quattro con l’India) le principali potenze globali: Stati Uniti, Russia e Cina (considerate come potenze revisioniste del sistema unipolare). Tuttavia, il principale concorrente del dollaro sul piano globale è l’euro. Ergo, l’obiettivo nordamericano, per guadagnare tempo nella parabola discendente dell’impero nordamericano, è il suo costante indebolimento. Oltre l’Ucraina, chi è la grande sconfitta del conflitto in corso nell’Europa orientale? L’Unione Europea. L’obiettivo USA, almeno dal 1999 in poi, è quello di rendere artificialmente competitiva la propria industria distruggendo quella europea mantendo, al contempo, il Vecchio Continente in una condizione di cattività geopolitica. Questo l’élite politica europea lo sa bene ma è troppo impegnata a seguire i suoi interessi di portafoglio.
Si prenda ad esempio il caso limite dell’Italia la cui strategia energetica di lungo periodo è andata a farsi benedire con l’aggressione NATO alla Libia. Da quel momento in poi, i governi Monti, Letta e Renzi sono stati i principali responsabili della quasi totale subordinazione della politica energetica italiana al gas russo. Oggi, gli stessi Partiti che hanno sostenuto prima la necessità dell’intervento in Libia e poi i governi successivi a quello Berlusconi (responsabile del tradimento nei confronti di Tripoli) sono gli stessi che chiedono e plaudono all’embargo alle importazioni di idrocarburi dalla Russia, ancora una volta in totale spregio dell’interesse nazionale italiano. In questo contesto, l’unica soluzione per l’Italia non può che essere quella di liberarsi il prima possibile dal draghismo.
L’Europa, dunque, è la grande perdente sul piano economico e geopolitico. L’eventualità di una crisi alimentare in Africa e nel Vicino Oriente a causa del protrarsi del conflitto e, di conseguenza, della riduzione delle esportazioni di grano russe ed ucraine in queste regioni potrebbe causare nuove ondate migratorie che investiranno direttamente un’Europa in cui il problema delle forniture energetiche determinerà un’inflazione sempre più alta, una crisi economica strutturale ed un relativo abbassamento della qualità generale della vita.
Da non sottovalutare, infine, il fatto che l’àncora di salvezza per l’Europa (almeno nel breve periodo, visto che la diversificazione via Africa e Israele appare assai lontana nel tempo) sarebbe dovuto essere il gas naturale liquefatto nordamericano. Bene, una strana esplosione ha recentemente messo fuori uso l’HUB della Freeport LNG in Texas da dove partono le navi che portano il gas in Europa. L’infrastruttura sarà nuovamente operativa a partire dalla fine del 2022. Il tutto mentre Gazprom taglia le sue esportazioni in Europa come rappresaglia nei confronti dell’approvazione dell’ennesimo pacchetto suicida di sanzioni.

Si veda:
The longer-term impact of the Ukraine conflict and the growing importance of the civil side of the war, www.csis.org.
L’utopia di chi spera nel GNL di USA, Africa e Israele, www.ilsussidiario.net.
L’UE ed il suo settore energetico, www.eurasia-rivista.com

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/l-europa-dunque-e-la-grande-perdente

https://www.csis.org/analysis/longer-term-impact-ukraine-conflict-and-growing-importance-civil-side-war

Xi Jinping_discorso di apertura del BRICS del 22/06/2022

 

Continuiamo con la nostra carrellata tesa a dare una visione più complessiva delle dinamiche geopolitiche e soprattutto della rappresentazione di essa che offrono i vari attori. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Xi Jinping partecipa alla cerimonia di apertura del BRICS Business Forum e tiene un discorso di apertura

Fonte: Xinhuanet

2022-06-22 20:31

Agenzia di stampa Xinhua, Pechino, 22 giugno. La sera del 22 giugno, il presidente Xi Jinping ha partecipato in video alla cerimonia di apertura del BRICS Business Forum e ha pronunciato un discorso dal titolo “Afferra la tendenza dei tempi e crea un futuro luminoso”.

Xi Jinping ha sottolineato che attualmente i cambiamenti secolari del mondo e l’epidemia del secolo sono intrecciati, varie sfide alla sicurezza emergono una dopo l’altra, la ripresa economica mondiale è in difficoltà e lo sviluppo globale ha subito gravi battute d’arresto. Dove sta andando il mondo? Pace o Guerra? Crescita o declino? Aperto o chiuso? Cooperazione o confronto? È la questione dei tempi che abbiamo davanti.

Xi Jinping ha sottolineato che il lungo fiume della storia a volte è calmo, a volte turbolento, ma scorre sempre in avanti. Nonostante la situazione internazionale stia cambiando, la tendenza storica all’apertura e allo sviluppo non cambierà, né cambierà il desiderio di lavorare insieme per affrontare le sfide. Non dobbiamo aver paura delle nuvole fluttuanti, comprendere accuratamente le leggi dello sviluppo storico, non essere confusi dal momento, non avere paura dei rischi, affrontare le sfide con coraggio e andare avanti con coraggio verso l’obiettivo di costruire una comunità con un futuro condiviso per genere umano.

In primo luogo, dobbiamo unirci e lavorare insieme per mantenere la pace e la stabilità nel mondo. La storia dolorosa mostra che l’egemonismo, la politica di blocco e il confronto sul campo non porteranno pace e sicurezza, ma porteranno solo a guerre e conflitti. Credere nello stato di forza, espandere le alleanze militari e cercare la propria sicurezza a spese della sicurezza di altri paesi, cadrà inevitabilmente in un dilemma di sicurezza. Solo quando tutti amano e mantengono la pace, e solo quando tutti ricordano le dolorose lezioni della guerra, può esserci speranza per la pace. Non dobbiamo dimenticare l’intenzione originaria della Carta delle Nazioni Unite e tenere presente la missione di salvaguardare la pace. Non molto tempo fa, ho presentato un’iniziativa di sicurezza globale, sostenendo che tutti i paesi aderiscano a un concetto di sicurezza comune, globale, cooperativo e sostenibile; aderiscano al rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i paesi; aderiscano agli scopi e ai principi del Carta delle Nazioni Unite; aderire a prestare attenzione alle legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi; Negoziati per risolvere le differenze e le controversie tra paesi in modo pacifico; aderire alla pianificazione generale per mantenere la sicurezza nelle aree tradizionali e non tradizionali. La comunità internazionale dovrebbe abbandonare i giochi a somma zero, opporsi congiuntamente all’egemonismo e alla politica di potere, costruire un nuovo tipo di relazioni internazionali caratterizzate da rispetto reciproco, equità, giustizia e cooperazione vantaggiosa per tutti e promuovere un senso di comunità che condivida bene e male, condividendo sicurezza e protezione e lascia che il sole della pace illumini il mondo.

In secondo luogo, dovremmo aiutarci a vicenda e promuovere insieme lo sviluppo sostenibile globale. Attualmente, il processo di sviluppo globale è stato gravemente colpito. Gli 1,2 miliardi di persone nel mondo in quasi 70 paesi stanno affrontando crisi epidemiche, alimentari, energetiche e del debito, e i risultati conseguiti nella riduzione della povertà globale negli ultimi decenni potrebbero essere vani. L’anno scorso ho presentato un’iniziativa di sviluppo globale, chiedendo l’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, la promozione di un partenariato globale per lo sviluppo di solidarietà, uguaglianza, equilibrio e benefici universali e la promozione globale della riduzione della povertà, della salute , istruzione, connettività digitale e industrializzazione, cooperazione in altri campi. È necessario rafforzare la cooperazione nel settore alimentare ed energetico e migliorare il livello di sicurezza alimentare ed energetica. È necessario cogliere l’opportunità del nuovo ciclo di rivoluzione scientifica e tecnologica e di trasformazione industriale, promuovere il flusso globale di elementi di innovazione e aiutare i paesi in via di sviluppo ad accelerare lo sviluppo dell’economia digitale e della trasformazione verde. Dovremmo svolgere attivamente la cooperazione antiepidemica, fornire più farmaci antiepidemici ai paesi in via di sviluppo e sforzarci di sconfiggere l’epidemia in anticipo. Dobbiamo aderire al cuore delle persone e agli interessi del mondo, in modo da spingere lo sviluppo globale in una nuova era e beneficiare le persone di tutti i paesi.

In terzo luogo, dobbiamo aiutarci a vicenda per ottenere una cooperazione vantaggiosa per tutti. Al momento, alcune importanti catene industriali e catene di approvvigionamento sono state artificialmente interferite, l’inflazione globale rimane elevata, il mercato finanziario internazionale continua a fluttuare e lo slancio della ripresa economica mondiale continua a indebolirsi. Tutti sono preoccupati che l’economia mondiale cada nel pantano della crisi. In questo momento critico, solo aderendo alla solidarietà e alla solidarietà possiamo superare la crisi economica. Dobbiamo pensare in un unico luogo e lavorare sodo in un unico luogo e rafforzare il coordinamento delle politiche macroeconomiche. I principali paesi sviluppati dovrebbero adottare politiche economiche responsabili per evitare la propagazione di effetti politici negativi e gravi ripercussioni sui paesi in via di sviluppo. I fatti hanno dimostrato più e più volte che le sanzioni sono un “boomerang” e una “spada a doppio taglio”, politicizzando, strumentalizzando e armando l’economia mondiale, sfruttando il predominio del sistema finanziario e monetario internazionale per imporre sanzioni arbitrarie, che alla fine danneggerà gli altri e danneggerà le persone del mondo. .

In quarto luogo, dobbiamo essere inclusivi e lavorare insieme per espandere l’apertura e l’integrazione. Da tempo la globalizzazione economica incontra “venti contrari e correnti”. Nella comunità internazionale è diffusa la preoccupazione che l’economia mondiale sia frammentata in regioni isolate. La globalizzazione economica è un’esigenza oggettiva per lo sviluppo delle forze produttive e un trend storico irresistibile. Tornare indietro nella storia e cercare di bloccare la strada di altre persone, alla fine, bloccherà solo la tua stessa strada. Dobbiamo aderire all’apertura e all’inclusività, rimuovere tutte le barriere che ostacolano lo sviluppo delle forze produttive, guidare e promuovere il sano sviluppo della globalizzazione, consentire il libero flusso di capitali e tecnologia, consentire all’innovazione e alla saggezza di emergere pienamente e riunire la sinergia della crescita economica mondiale. È necessario mantenere il sistema commerciale multilaterale con al centro l’Organizzazione mondiale del commercio, eliminare gli ostacoli al commercio, agli investimenti e tecnologici e promuovere la costruzione di un’economia mondiale aperta. Dobbiamo aderire a un’ampia consultazione, contributo congiunto e vantaggi condivisi, rafforzare la governance economica globale, aumentare la rappresentanza e la voce dei paesi dei mercati emergenti e dei paesi in via di sviluppo e garantire pari diritti, pari regole e pari opportunità per tutti i paesi.

Xi Jinping ha sottolineato che dall’inizio di quest’anno, di fronte al complesso e severo ambiente di sviluppo in patria e all’estero, la Cina ha insistito nel coordinare la prevenzione e il controllo delle epidemie e lo sviluppo economico e sociale, insistendo sulla supremazia delle persone e delle vite, proteggere al massimo la vita e la salute delle persone e stabilizzare al massimo lo sviluppo economico e sociale Disco di base. La Cina intensificherà il suo adeguamento delle politiche macro, adotterà misure più efficaci e si adopererà per raggiungere gli obiettivi annuali di sviluppo economico e sociale. Nella seconda metà dell’anno, terremo il 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese per tracciare un progetto per lo sviluppo della Cina nella fase successiva. Sulla base della nuova fase di sviluppo, la Cina attuerà nuovi concetti di sviluppo, costruirà attivamente un nuovo modello di sviluppo e si sforzerà di ottenere uno sviluppo di alta qualità. La Cina continuerà a migliorare il suo livello di apertura al mondo esterno, a costruire un nuovo sistema di economia aperta di livello superiore e continuerà a creare un ambiente imprenditoriale orientato al mercato, legalizzato e internazionale. Diamo un cordiale benvenuto a tutti coloro che vogliono investire in Cina, rafforzare la cooperazione economica e commerciale e condividere opportunità di sviluppo.

Xi Jinping ha sottolineato che il meccanismo di cooperazione BRICS è un’importante piattaforma per la cooperazione tra paesi dei mercati emergenti e paesi in via di sviluppo. Attualmente, la cooperazione BRICS è entrata in una nuova fase di sviluppo di alta qualità. Si spera che gli imprenditori portino avanti lo spirito di perseveranza e coraggio, siano promotori dello sviluppo aperto, leader dell’innovazione e dello sviluppo e praticanti dello sviluppo condiviso, in modo da alimentare la cooperazione BRICS e rendere i risultati dello sviluppo sempre più Equità avvantaggia tutte le persone. Finché alzeremo le vele del vantaggio reciproco e dei risultati vantaggiosi per tutti e manterremo il timone della solidarietà e della cooperazione, la grande nave dei paesi BRICS sarà sicuramente in grado di cavalcare il vento e le onde e salpare verso una costa più luminosa e migliore.

Il BRICS Business Forum 2022 si terrà a Pechino il 22 giugno con una combinazione di metodi online e offline. Il presidente sudafricano Ramaphosa, il presidente brasiliano Bolsonaro, il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro indiano Narendra Modi hanno partecipato alla cerimonia di apertura del forum e hanno pronunciato discorsi. All’evento hanno partecipato circa 1.000 persone tra cui ministri dell’economia e del commercio BRICS, inviati diplomatici in Cina e rappresentanti della comunità imprenditoriale.

Hu Chunhua ha presieduto la cerimonia di apertura

https://m.guancha.cn/politics/2022_06_22_645907.shtml

ESERCIZIO DI STORIA CONTROFATTUALE, di Pierluigi Fagan

La c.d. “storia controfattuale” è un esercizio del pensiero basato sulla domanda: “che cosa sarebbe successo se…”. Può avere diversi usi e fini, può servire ad esplorare in ipotesi percorsi alternativi, bivi in cui invece che A se B, anche per capire meglio cosa si è rischiato o cosa si è perduto seguendo un diverso percorso che è stato poi quello della storia fattuale.
Faremo l’esercizio domandandoci “che cosa sarebbe successo se… l’Europa avesse proposto all’Ucraina di rinunciare alla propria volontà di candidarsi per l’entrata nella NATO in cambio del riconoscimento dello status di candidato ad entrare nell’UE prima del 24 febbraio scorso?”. Aggiungendovi una subordinata ovvero l’imposizione come inizio del percorso auspicato, di un ritorno ad un tavolo di trattativa intitolato Minsk3, ovviamente previa verifica di pari volontà da parte della Russia.
Molti commentatori della guerra in Ucraina sembrano essersi svegliati ovvero aver preso in oggetto l’argomento, il 25 febbraio. È quello che intenzionalmente la centrale psico-cognitiva che indirizza il campo del discorso pubblico ha stressato in tutti i modi imponendo il frame “aggressore-aggredito”. Non doveva esserci storia pregressa a confondere giudizi ed opinioni, sebbene mai s’è visto alcun fenomeno del mondo, naturale o storico, privo di catene causative precedenti.
È così sfuggito a questi commentatori del giorno dopo che, a suo tempo, Germania e Francia, avevano sovrainteso a processi diplomatici di mediazione sulla difficile convivenza tra i due stati confinanti. Si era anche giunti ad accordi che poi non sono stati implementati, si dice “dall’una e dell’altra parte”. Sospendiamo analisi e giudizio su questo fatto che gli accordi vennero traditi “dall’una e dall’altra parte” e concentriamoci sulla domanda “cosa hanno fatto Francia e Germania che si erano posti a mediatori e garanti degli accordi?”. Niente.
Ma come? Se ti poni a ruolo e garanzia di un accordo di mediazione, ne sei tutore ed arbitro. Se l’accordo è infranto, l’arbitro dovrebbe comminare una punizione, altrimenti che arbitro è? Abbiamo poi scoperto che esiste uno strumento di pressione nelle relazioni internazionali, le sanzioni. Perché non si applicarono sanzioni a coloro che secondo gli arbitri avevano disatteso gli accordi? La guerra in corso ha radici nel fallimento del Protocollo Minsk 2, quindi un Minsk 3 avrebbe dovuto sostituirlo, ma pare che ad un certo punto, a Germania e Francia, il ruolo di mediatori garanti è cominciato a pesare e si sono defilate. Molte forze, dall’anglosfera ai paranoici-bellicosi paesi euro-baltici, dall’estremismo fascio-nazionalista ucraino a settori russi e financo delle due future auto-proclamate repubbliche secessioniste, hanno lavorato contro. Ma ogni accordo che tenta di trovare una soluzione mediana al sottostante conflitto implicito ha forze contrarie ovvero più favorevoli al conflitto che agli accordi.
Un ipotetico Minsk 3 avrebbe dovuto e potuto mettere sul piatto degli incentivi non solo la buona volontà e la semplice razionalità che le guerre è meglio evitarle, logica che ai tempi sembrava ben condivisa da ucraini e russi, ma proprio il riconoscimento dello status di candidato all’UE, sogno unificante gli ucraini e già motivo apparente del pasticcio Maidan che cambiò radicalmente il corso politico ucraino. Le sanzioni potevano, al tempo, esser lo strumento punitivo e correttivo per legare i contendenti all’accordo. Sappiamo tutti bene che il “riconoscimento” ha valore più simbolico che altro, dà forma alla scarsa sostanza delle aspettative, ma politicamente ha un suo peso in tutta evidenza.
Evidenza che però ci è chiara solo oggi dopo migliaia di morti, distruzione materiale, avvelenamento diplomatico, svolte insensate verso economia di guerra e ripresa di spesa militare in tempi in cui l’economia va male di suo e l’inflazione, la climatologia, la complessità geopolitica crescente per sue dinamiche endogene, promettono tempi ancor più complicati.
Il fatto assai semplice è che così come con la finta logica dell’aggredito-aggressore, oggi si dice che non potrà esserci alcuna pace tra i due contendenti visto che i russi vogliono la Novorossiya e gli ucraini cacciarli dal territorio fino anche alla ripresa della Crimea. Eppure, appena due anni fa, un presidente ucraino anche più nazionalista di Zelensky e lo stesso Putin per parte russa, quegli accordi li avevano firmati. Putin non vagheggiava di diventare il nuovo zar di tutte le Russia e gli ucraini avevano ingoiato il rospo della Crimea senza neanche un ruttino, ai tempi?
La verità è che tali questioni “prima” hanno margini di manovra diplomatica stante che secondo logica reale e non fittizia, ucraini e russi sapevano che trovare una quadra era ben meglio che ficcarsi nel pasticcio che oggi vediamo compiersi, “dopo” no.
La conclusione dell’esercizio allora ci sembra esser che Francia e Germania, ai tempi pure convinte che loro erano l’Europa e gli altri erano comparse di secondo piano, hanno fallito tragicamente. L’Europa ha fallito tragicamente, le sue élite, le sue opinioni pubbliche, i suoi intellettuali privi di intelletto e soprattutto onestà intellettuale nel riconoscere le ampie voragini di conoscenza che fanno di questo intelletto contemporaneo un emmenthal svizzero con più buchi che formaggio, più forma che sostanza.
Una meta-conclusione dell’esercizio ci dice anche un’altra cosa utile: noi siamo irriflessivi. Noi esuberiamo nell’esercizio critico, ma se l’esercizio critico non lo applichiamo mai a sé stesso, se cioè non critichiamo la facoltà critica per vedere dove ha sbagliato, cosa non ha considerato, cosa ci siamo dimenticati di considerare, noi ci perdiamo il contenuto del nostro pensare e del nostro dire. Non apprendiamo dagli errori e così, come diceva Santayana: “Chi non conosce la storia è destinato a ripeterla”.
Un bel modo per affrontare l’era complessa, una vera e propria garanzia di catastrofe annunciata. Ah, dimenticavo, gli Accordi di Minsk scadevano il 22 febbraio 2022.

 

Confronto USA o cooperazione cinese? Mentre l’Asia-Pacifico contempla la sua sicurezza futura, la scelta è ovvia

Mentre i capi della difesa di Stati Uniti e Cina si dirigono a Singapore per promuovere le loro strategie di sicurezza per l’Indo-Pacifico, i paesi della regione devono affrontare una scelta
Dato il loro desiderio di sviluppo e cooperazione, l’attenzione degli Stati Uniti sull’esclusività e la rivalità offre poco rispetto alla visione cinese della comprensione reciproca

Complessi cambiamenti stanno avvenendo nella sfera della sicurezza internazionale. Disordini civili in Africa e problemi regionali in Medio Oriente stanno emergendo uno dopo l’altro, mentre la guerra Russia-Ucraina mette l’Europa nell’occhio del ciclone, anche se solo pochi mesi fa molti pensavano che la guerra fosse lontana dall’Europa.

In confronto, l’Asia-Pacifico, nonostante alcune incertezze, ha mantenuto la pace e la stabilità generali, con lo sviluppo e la cooperazione che rimangono l’obiettivo principale.

Tuttavia, nel contesto dell’accelerazione delle tensioni tra le grandi potenze e della mancanza di fiducia reciproca strategica, molti sono preoccupati per quanto tempo possano durare questa pace e stabilità e lo slancio positivo che favorisce lo sviluppo.

Il Dialogo Shangri-La si terrà a Singapore questo fine settimana, tornando dopo tre anni, e la questione di come mantenere la pace e la sicurezza nell’Asia-Pacifico tornerà sotto i riflettori. Sia il ministro della Difesa cinese che il segretario alla Difesa americano parteciperanno all’incontro, che è destinato ad attirare l’attenzione di alto livello.

Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin dovrebbe tenere un importante discorso sulla politica di difesa degli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico, mentre il Consigliere di Stato cinese e Ministro della Difesa Nazionale, il generale Wei Fenghe, parlerà della visione della Cina per l’ordine regionale nell’Asia-Pacifico.

Di recente abbiamo assistito a molti sviluppi sulla strategia indo-pacifica da parte dell’amministrazione Biden. Il 12 febbraio, la Casa Bianca ha emesso la sua tanto attesa strategia indo-pacifica. Ulteriori annunci – la “Dichiarazione congiunta dei leader USA-ROK”, “Dichiarazione dei leader congiunti USA-Giappone” e “Dichiarazione dei leader congiunti quad” – sono stati fatti durante la visita del presidente Joe Biden nel nord-est asiatico dal 21 al 24 maggio.

Il 26 maggio, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha tenuto un discorso alla George Washington University, delineando l’approccio dell’amministrazione alla Cina. È molto probabile che il segretario Austin esponga in modo completo la parte militare della strategia indo-pacifica degli Stati Uniti a Singapore.

Sebbene sia ancora in via di formazione, la strategia ha già una struttura chiara. Con la premessa che la Cina sia concorrente strategica degli Stati Uniti, è composta da tre pilastri.

Il primo è rafforzare le alleanze. Sulla base delle loro alleanze militari bilaterali con Giappone, Corea del Sud, Australia, Filippine e Thailandia, gli Stati Uniti sono ora concentrati su Quad e Auku. Sta anche tentando di espandere la Nato nell’Asia-Pacifico.

Il secondo è promuovere l’Indo-Pacific Economic Framework (IPEF). Nato dagli Stati Uniti, con altri 12 Stati membri fondatori, l’IPEF ignora i due quadri esistenti della regione, il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) e l’Accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico (CPTPP).

Il terzo pilastro è intensificare l’azione militare su tutti i fronti. Gli Stati Uniti stanno mostrando i muscoli e alimentando i problemi di sicurezza nella regione attraverso le loro “operazioni di libertà di navigazione” nel Mar Cinese Meridionale, i transiti di alto profilo attraverso lo Stretto di Taiwan ed esercitazioni militari congiunte nell’Oceano Pacifico occidentale.

Questa combinazione può aiutare a difendere gli interessi egemonici degli Stati Uniti in una certa misura, ma non può in alcun modo mantenere la pace e la sicurezza regionali vantaggiose per tutti i paesi della regione.

Le alleanze militari sono di natura esclusiva, il che significa che le garanzie di sicurezza che gli Stati membri si forniscono a vicenda devono prendere di mira una terza parte. Pur salvaguardando i vantaggi in termini di sicurezza di un piccolo blocco, le alleanze militari creano rivalità non necessarie e rischiano di alimentare divisioni, scontri o persino conflitti.
Qual è lo scopo dell’iniziativa marittima indo-pacifica del Quad?
8 giugno 2022

Nel frattempo, l’IPEF è in sostanza una forma di protezionismo. Incoraggia la circolazione interna all’interno di un piccolo blocco, mettendo a repentaglio la struttura cooperativa regionale esistente, ostacolando il libero scambio e invertendo la tendenza all’integrazione regionale.

Accendere la fiamma delle questioni relative agli hotspot di sicurezza può essere visto come una creazione aperta di conflitti, aggravando le tensioni regionali e offuscando lo sviluppo della regione con pesanti oneri per la sicurezza.


L’incrociatore missilistico guidato della US Navy USS Port Royal (CG 73) attraversa il Mar Cinese Meridionale, come parte di un dispiegamento programmato nella regione, il 9 aprile 2021 Foto: Dispensa della US Navy

Dopotutto, dietro la strategia indo-pacifica degli Stati Uniti c’è una mentalità da guerra fredda che applica percezioni obsolete alla prospera Asia-Pacifico di oggi. Eppure le due guerre mondiali e la Guerra Fredda del 20° secolo sono la prova che il confronto e il conflitto possono solo portare al disastro, e un futuro luminoso è sempre guidato da una cooperazione vantaggiosa per tutti.

Distintamente diversa dalla mentalità superata della strategia indo-pacifica degli Stati Uniti, la Cina ha avanzato una serie di proposte piene di saggezza cinese, con in mente il futuro di tutta l’umanità e le attuali tendenze di sviluppo.

Ad esempio, la Cina ha proposto di costruire una “comunità con un futuro condiviso per l’umanità”, un’iniziativa che incoraggia gli Stati a rispondere alla chiamata del tempo, trattarsi alla pari e impegnarsi nella consultazione e nella comprensione reciproca, invece di ricorrere a alleanze esclusive e confronto. Crea un percorso per la costruzione di una partnership inclusiva e costruttiva che non crea alcun nemico immaginario né prende di mira terze parti.

Anche l’iniziativa Belt and Road, incentrata su una maggiore connettività, è guidata dai principi di ampia consultazione, contributo congiunto e benefici condivisi. Ad aprile, sono stati firmati oltre 200 documenti di cooperazione tra la Cina e 149 paesi e 32 organizzazioni internazionali.

La Global Security Initiative sostenuta dalla Cina delinea sei impegni: per la visione di una sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile; al rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i paesi; al rispetto degli scopi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite; prendere sul serio le legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi; risolvere pacificamente le divergenze e le controversie tra paesi attraverso il dialogo e la consultazione; e al mantenimento della sicurezza in entrambi i domini tradizionali e non tradizionali.

Queste nuove idee rappresentano gli sforzi significativi della Cina per esplorare un approccio per promuovere il progresso della civiltà umana. Sono più rilevanti che mai alla luce dei profondi e complessi cambiamenti nella sicurezza internazionale.

Ora l’Asia-Pacifico si trova a un bivio. La scelta tra un gioco a somma zero e una cooperazione win-win può portare la regione su strade completamente diverse, verso prospettive molto diverse. Che si tratti di salvaguardare la sicurezza regionale a vantaggio di tutti e mantenere lo slancio dello sviluppo e della prosperità, o di percorrere il sentiero battuto delle guerre calde e fredde con un confronto connivente, c’è motivo di credere che tutti i paesi della regione possano fare la scelta giusta.

Il colonnello senior Zhao Xiaozhuo è un membro anziano dell’Accademia delle scienze militari, PLA, Cina

https://www.scmp.com/comment/opinion/article/3180836/us-confrontation-or-chinese-cooperation-asia-pacific-contemplates?fbclid=IwAR0izVzFuzjvqgxdVAo7nelmoRoJIjBOo9smGZqKwMGiT3PuWPDhHHhl_2I

LA CINA NELL’INTERREGNO, di Hu Wei

Questo articolo, sia pure al momento in gran parte contraddetto dal prosieguo degli eventi, rappresenta plasticamente l’esistenza e la vivacità del dibattito presente tra i decisori cinesi riguardo alla collocazione geopolitica del paese e in particolare al rapporto da tenere nei confronti soprattutto degli Stati Uniti e quindi, in subordine, della Russia. Non è certamente il segno di un confronto politico esploso ora, in particolare con il conflitto militare in Ucraina.

Gli albori si sono potuti intravedere già a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, in una fase di piena ostilità della Cina nei confronti della Unione Sovietica e di virulento confronto interno. I termini della discussione di allora erano del tutto diversi e riguardavano, tra le altre cose, il ruolo della pianificazione centralizzata, il rapporto centro/periferia e città/campagna, quello tra grande industia centralizzata, sul modello sovietico e sistema industriale decentrato fondato sulle comuni agricole. A farne le spese fu Liu Shaoqi, ex presidente della Repubblica Popolare Cinese; a guadagnarne, all’ombra di Mao Tze Tung, fu in realtà Zhou enLai, il vero artefice cinese dell’accordo con Nixon e Kissinger. Fu una svolta prettamente politico-diplomatica con pochi riflessi sulle scelte politiche interne al paese, quasi del tutto indipendenti. Il vero mutamento radicale avvenne alla fine degli anni ’80 con l’avvento di una politica economica aperta agli investimenti esteri e al mercato mondiale e la concretizzazione in economia della scelta di rapporti privilegiati con gli Stati Uniti. Fu una modalità di apertura paragonabile più che a quella di tanti paesi africani, dell’America Latina e dell’Europa Orientale, che portò ad una sorta di colonizzazione di quei paesi, quanto a quella piuttosto di paesi del Sud-Est Asiatico contemporanei e, storicamente, a quella degli stessi Stati Uniti, della Germania e del Giappone a fine ‘800. In quel periodo si assistette ad una sorta di congelamento della disastrata grande industria cinese e alla creazione di zone economiche aperte sulla fascia costiera, la più importante a Shangai, ma molto selettive dal punto di vista del controllo e dell’acquisizione delle capacità tecnologiche e imprenditoriali occidentali e del controllo politico del processo di trasformazione. E’ in quelle aree che si è formata una classe dirigente e una élite politica strettamente legata, anche culturalmente, ai centri decisori statunitensi e molto attiva nella lotta politica interna, usualmente molto aspra e spesso sanguinosa. La fase di ristrutturazione, sviluppo e potenziamento tecnologico dei grandi colossi industriali, piuttosto che la loro liquidazione così come avvenuta nei paesi dell’Europa Orientale, fu l’indizio e il segnale di affermazione definitiva di una classe dirigente dalle ambizioni sempre più distinte e assertive, ormai conflittuali con i disegni strategici statunitensi. Merito senza dubbio dei centri decisori dominanti cinesi, ma anche della “dabbenaggine” e presunzione, in realtà espressione anch’essa di un acceso confronto interno, statunitense. Quando si parla di “affermazione definitiva”, ci si riferisce ad una fase e non si vuole eludere l’esistenza in Cina di centri decisori in conflitto e quindi di uno scontro politico dall’esito mutevole. E’ l’esistenza dello stesso articolo qui sotto in qualche maniera a certificarlo e a collocare sotto un’altra luce l’attuale politica statunitense, avventurista sì, ma non irrazionale. Le elezioni presidenziali nel 2024, forse anche quelle di medio termine nel prossimo novenbre negli Stati Uniti e il Congresso del Partito Comunista Cinese a fine anno ci potranno dire qualcosa di più chiaro in merito all’esito del confronto. Non solo negli Stati Uniti, ma anche nella Cina stessa. La posizione espressa dall’autore è di fatto minoritaria; avrebbe però il vantaggio della soluzione in termini di conservazione e semplificazione di alcuni attuali dilemmi geopolitici storici della Cina, soprattutto nei confronti di India, Pakistan e Sud-Est Asiatico. A quale prezzo rispetto all’autonomia politica dagli Stati Uniti, è tutto da vedere. E’ la riprova ancora una volta, ma poco evidenziato da gran parte degli analisti, che il confronto geopolitico tra stati passa attraverso un confronto tra centri decisori tra di loro ostili e interconnessi nell’agone internazionale. Buona Lettura, Giuseppe Germinario

Le Grand Continent_Questo articolo, inviato dall’autore in lingua cinese al sito Usa-Cina Perception Monitor dove è stato pubblicato il 5 marzo e poi tradotto in inglese il 12 marzo, è da allora oggetto di acceso dibattito. Il suo autore, Hu Wei, è uno studioso cinese che occupa una posizione speciale nell’ecosistema delle relazioni internazionali a Shanghai. Viene presentato come vicepresidente del Centro di ricerca sulle politiche pubbliche dell’Ufficio del Consiglio di Stato, presidente dell’Associazione di Shanghai per la ricerca sulle politiche pubbliche e presidente del comitato accademico del Chahar Institute.

In questo breve testo, Hu Wei presenta possibili scenari per il resto della guerra, dieci giorni dopo l’inizio dell’offensiva russa. Per lui, il fatto che l’invasione dell’Ucraina distolga l’attenzione dagli Stati Uniti non deve essere preso troppo ottimisticamente: la Cina ha interesse a sostenere Putin se vincerà, ma Putin perderà sicuramente questa guerra e isolerà ulteriormente la Russia dal resto del Paese. il mondo. Per Hu la conseguenza sarebbe poi lineare: l’egemonia degli Stati Uniti si estenderà, parallelamente alla loro influenza sui loro alleati europei che potranno dire addio ai loro sogni di autonomia strategica; La Cina sarà isolata contro un Occidente di fronte unito; cadrà una “nuova cortina di ferro”, questa volta non più confinata in Europa ma separando le democrazie dai regimi autoritari su scala globale.

Non solo un tale risultato non distoglierebbe l’attenzione degli Stati Uniti dalla Cina nell’Indo-Pacifico, ma rafforzerebbe questo lavoro di “accerchiamento”, sia militare (NATO, Quad, AUKUS) che ideologico attraverso il sistema di valori occidentale. Drammatizzando questa sequenza come quella di una scelta storica, Hu identifica una finestra di opportunità “da una a due settimane” in cui la Cina dovrà fare una “scelta strategica” – in questo caso, smettere di sostenere Vladimir Putin.

Se non si deve dare troppa importanza all’autore negli ambienti decisionali di politica estera in Cina, il suo testo è stato censurato in questa lingua e non ha mancato di suscitare reazioni e risposte denunciando l'”eccessiva” attenzione riservata a questo articolo come un -op” guidato dall’occidente a dividere Russia e Cina… Tanti indizi che sono il segno che questo testo punta appunto ad una serie di elementi al centro del dilemma cinese che presiede gli arbitrati in questi giorni. Anche se è incerto se la Cina deciderà presto di abbandonare la sua neutralità o di smettere di alimentare la sua ambiguità strategica, come rivela la mappa delle reazioni globali all’invasione dell’Ucraina prodotto dal Geopolitical Studies Group – l’incontro di lunedì tra Jake Sullivan e Yang Jiechi potrebbe aiutare a districare alcune incognite, mentre la Russia ha chiesto aiuti economici e militari a Pechino.

Hu Wei_La guerra russo-ucraina è il conflitto geopolitico più grave dalla seconda guerra mondiale e avrà conseguenze globali di gran lunga maggiori rispetto agli attacchi dell’11 settembre . In questo momento critico, la Cina deve analizzare e valutare attentamente la direzione della guerra e il suo potenziale impatto sul panorama internazionale. Allo stesso tempo, per lottare per un ambiente esterno relativamente favorevole, la Cina dovrebbe reagire in modo flessibile e fare scelte strategiche in linea con i suoi interessi a lungo termine.

L’operazione “militare speciale” della Russia contro l’Ucraina ha suscitato aspre polemiche in Cina, con i suoi sostenitori e oppositori divisi in due campi implacabilmente opposti. Questo articolo non rappresenta nessuna delle parti ma intende fornire spunti di riflessione e costituire un punto di riferimento per il più alto livello decisionale in Cina. Presenta un’analisi obiettiva delle possibili conseguenze della guerra e delle opzioni di contromisura a nostra disposizione.

I. Prevedere il futuro della guerra russo-ucraina

1. Vladimir Putin potrebbe non essere in grado di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, che metterebbe la Russia in una situazione delicata. L’obiettivo dell’attacco di Putin era risolvere completamente la questione ucraina e distogliere l’attenzione dalla crisi interna della Russia sconfiggendo l’Ucraina in una guerra lampo, sostituendo i suoi leader e alimentando un governo filo-russo. Tuttavia, la guerra lampo è fallita e la Russia non è in grado di sostenere una guerra prolungata e gli alti costi che essa comporta. Lo scoppio di una guerra nucleare porrebbe la Russia in totale antagonismo con il resto del mondo e sarebbe quindi invincibile. Anche la situazione all’interno e all’esterno del Paese è sempre più sfavorevole. Anche se l’esercito russo è riuscito a occupare Kiev, la capitale dell’Ucraina, e a creare un governo fantoccio a caro prezzo, non significherebbe la vittoria finale. A questo punto, l’opzione migliore per Putin è quella di porre fine alla guerra in modo decente attraverso colloqui di pace, che richiedono all’Ucraina di fare concessioni sostanziali. Tuttavia, ciò che non è raggiungibile sul campo di battaglia è anche difficile da ottenere al tavolo delle trattative. In ogni caso, questa azione militare costituisce un errore irreversibile.

2. Il conflitto potrebbe intensificarsi ulteriormente e non si può escludere un possibile coinvolgimento occidentale nella guerra. L’escalation della guerra sarebbe certamente costosa, ma è molto probabile che Putin non si arrenderà facilmente dato il suo carattere e il suo potere. La guerra russo-ucraina potrebbe intensificarsi oltre l’Ucraina e potrebbe anche includere la possibilità di un attacco nucleare. Se ciò accadesse, gli Stati Uniti e l’Europa non potrebbero restare fuori dal conflitto, che scatenerebbe una guerra mondiale, anche nucleare. Il risultato sarebbe una catastrofe per l’umanità e una resa dei conti tra Stati Uniti e Russia. Questa resa dei conti finale, nella misura in cui la potenza militare russa non può competere con quella della NATO, sarebbe anche peggio per Putin.

3. Anche se la Russia riuscirà a conquistare l’Ucraina dopo una scommessa disperata, sarà comunque una “patata bollente” politica. La Russia avrebbe quindi portato un pesante fardello e sarebbe stata sopraffatta. In queste circostanze, indipendentemente dal fatto che Volodymyr Zelensky sia vivo o meno, molto probabilmente l’Ucraina istituirà un governo in esilio per affrontare la Russia a lungo termine. La Russia sarà soggetta sia alle sanzioni occidentali che a una ribellione sul territorio ucraino. Le linee del fronte si allungheranno. L’economia nazionale non sarà redditizia e alla fine sarà trascinata al ribasso. Questo periodo non supererà alcuni anni.

4. La situazione politica in Russia può cambiare o esplodere nelle mani dell’Occidente. Dopo il fallimento della guerra lampo di Putin, le speranze di una vittoria russa sono deboli e le sanzioni occidentali hanno raggiunto il massimo storico. Poiché i mezzi di sussistenza delle persone sono gravemente colpiti e le forze contro la guerra e contro Putin si uniscono, la possibilità di un ammutinamento politico su vasta scala in Russia non può essere esclusa. Con l’economia russa sull’orlo del collasso, sarebbe difficile per Putin sostenere una situazione così pericolosa, anche escludendo una sconfitta nella guerra russo-ucraina. Se Putin dovesse essere estromesso dal potere a causa di disordini civili, un colpo di stato o per qualsiasi altro motivo, la Russia sarebbe ancora meno propensa a confrontarsi con l’Occidente.

II. Analisi dell’impatto della guerra russo-ucraina sul panorama internazionale

1. Gli Stati Uniti riguadagnerebbero la leadership nel mondo occidentale e l’Occidente ne emergerebbe più unito. Attualmente l’opinione pubblica pensa che la guerra in Ucraina significhi il completo crollo dell’egemonia americana, ma la guerra riporterebbe infatti Francia e Germania, che entrambe volevano staccarsi dagli Stati Uniti, in un’architettura di difesa sotto l’egida della NATO , distruggendo il sogno dell’Europa di realizzare una diplomazia indipendente e un’autonomia strategica. La Germania aumenterebbe significativamente il suo budget militare; Svizzera, Svezia e altri paesi rinuncerebbero alla loro neutralità. Con il Nord Stream 2 sospeso a tempo indeterminato, la dipendenza dell’Europa dal gas naturale statunitense aumenterebbe inevitabilmente.

2. Una “cortina di ferro” cadrebbe di nuovo, non solo dal Mar Baltico al Mar Nero, ma più in generale in una resa dei conti finale tra il campo dominato dall’Occidente ei suoi concorrenti. L’Occidente tratterà il confine tra democrazie e stati autoritari, definendo il divario con la Russia come una lotta tra democrazia e dittatura. La nuova cortina di ferro non sarà più tracciata tra i due campi del socialismo e del capitalismo e non si limiterà alla Guerra Fredda. Sarà una battaglia all’ultimo sangue tra chi è a favore e chi è contro la democrazia occidentale. L’unità del mondo occidentale sotto la cortina di ferro avrà un effetto di travaso sugli altri paesi: si consoliderà la strategia indo-pacifica degli Stati Uniti,

3. La potenza occidentale crescerà in modo significativo, la NATO continuerà ad espandersi e l’influenza degli Stati Uniti nel mondo non occidentale aumenterà. Dopo la guerra russo-ucraina, per quanto la Russia realizzi la sua trasformazione politica, indebolirà notevolmente le forze anti-occidentali in tutto il mondo. La scena successiva agli sconvolgimenti sovietici e orientali del 1991 potrebbe ripetersi: le teorie sulla “fine dell’ideologia” potrebbero riapparire, la rinascita della terza ondata di democratizzazione perderebbe slancio e altri paesi del Terzo Mondo abbraccerebbero l’Occidente. L’Occidente otterrebbe più “egemonia”, sia in termini di potenza militare che in termini di valori e istituzioni. Il suo duro potere e il suoil soft power raggiungerà nuove vette.

4. In questo contesto, la Cina sarebbe più isolata. Per i motivi di cui sopra, se la Cina non adotta misure proattive per rispondere, dovrà affrontare un ulteriore contenimento da parte degli Stati Uniti e dell’Occidente. Una volta caduto Putin, gli Stati Uniti non dovranno più confrontarsi con due concorrenti strategici, ma dovranno solo bloccare la Cina nel contenimento strategico. L’Europa si staccherà ancora di più dalla Cina, il Giappone diventerà l’avanguardia anti-cinese, la Corea del Sud cadrà ancora di più nelle mani degli Stati Uniti, Taiwan si unirà al concerto anti-cinese e il resto del mondo dovrà scegliendo da che parte stare seguendo una logica gregaria. La Cina non sarà solo circondata militarmente dagli Stati Uniti, dalla NATO, dal Quad e dall’AUKUS, ma sarà anche sfidato dai valori e dai sistemi occidentali.

[Dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con le nostre mappe, analisi e traduzioni annotate abbiamo aiutato più di 1,5 milioni di persone a comprendere le trasformazioni geopolitiche di questa sequenza. Se trovi utile il nostro lavoro e pensi che meriti supporto, puoi  iscriverti qui .]

III. La scelta strategica della Cina

1. La Cina non può essere legata a Putin e deve staccarsi da lui il prima possibile. Nel senso che un’escalation del conflitto tra Russia e Occidente aiuta a distogliere l’attenzione degli Stati Uniti dalla Cina, la Cina dovrebbe essere felice della situazione e persino sostenere Putin, ma solo se la Russia non cade. Essere sulla sua stessa barca avrà un impatto sulla Cina se perde il potere. A meno che Putin non riesca ad assicurarsi la vittoria con il sostegno della Cina, una scarsa prospettiva per ora, la Cina non ha il potere di sostenere la Russia. Una delle leggi della politica internazionale dice che non ci sono «né eterni alleati né perpetui nemici», ma che «i nostri interessi sono eterni e perpetui». Nelle attuali circostanze internazionali, La Cina può solo salvaguardare i propri interessi, scegliere il male minore e scaricare il peso della Russia il prima possibile. Al momento, si stima che ci sia una finestra di una o due settimane prima che la Cina perda il respiro. La Cina deve agire con decisione.

2. Deve evitare di giocare contemporaneamente da entrambe le parti, rinunciare alla neutralità e scegliere la posizione dominante nel mondo. Al momento, la Cina ha cercato di non offendere nessuna delle due parti e ha preso una posizione intermedia nelle sue dichiarazioni e scelte internazionali, inclusa l’astensione dal voto in Consiglio di sicurezza e Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tuttavia, questa posizione non soddisfa le esigenze della Russia e ha fatto infuriare l’Ucraina, i suoi sostenitori e simpatizzanti, mettendo la Cina dalla parte sbagliata di gran parte del mondo. In alcuni casi, l’apparente neutralità è una scelta saggia, ma non si applica a questa guerra, dove la Cina non ha nulla da guadagnare. Poiché la Cina ha sempre sostenuto il rispetto della sovranità nazionale e dell’integrità territoriale, può solo evitare un ulteriore isolamento schierandosi con la maggior parte dei paesi del mondo. Questa posizione è anche favorevole alla risoluzione della questione di Taiwan.

3. La Cina deve realizzare la più grande svolta strategica possibile e non essere ulteriormente isolata dall’Occidente. Tagliarsi fuori da Putin e rinunciare alla neutralità aiuterà a costruire l’immagine internazionale della Cina e ad alleggerire le sue relazioni con gli Stati Uniti e l’Occidente. Sebbene sia difficile e richieda grande saggezza, è la migliore opzione possibile per il futuro. L’idea che un conflitto geopolitico in Europa innescato dalla guerra in Ucraina ritarderà in modo significativo il perno strategico statunitense dall’Europa alla regione indo-pacifica non può essere trattata con eccessivo ottimismo. Negli Stati Uniti si stanno già levando voci per dire che l’Europa è importante ma che la Cina lo è di più, e che l’obiettivo principale degli Stati Uniti è impedire alla Cina di diventare la potenza dominante nella regione indo-pacifica. In queste circostanze, la priorità assoluta della Cina è apportare di conseguenza gli adeguamenti strategici appropriati, cambiare gli atteggiamenti ostili degli americani nei suoi confronti e salvarsi dall’isolamento. La cosa principale è impedire agli Stati Uniti e all’Occidente di imporre sanzioni congiunte alla Cina.

4. La Cina dovrebbe prevenire lo scoppio di guerre mondiali e nucleari e dare un contributo insostituibile alla pace mondiale. Poiché Putin ha esplicitamente incaricato i deterrenti strategici della Russia di entrare in uno stato di speciale prontezza al combattimento, la guerra russo-ucraina potrebbe sfuggire al controllo. Una giusta causa attira molto sostegno, una causa ingiusta trova poco. Se la Russia è l’istigatore di una guerra mondiale o addirittura di una guerra nucleare, sicuramente metterà il mondo in subbuglio. Per dimostrare il suo ruolo di grande potenza responsabile, la Cina non solo non può schierarsi con Putin, ma deve anche adottare misure concrete per prevenire il suo possibile avventurismo. La Cina è l’unico paese al mondo con questa capacità e deve sfruttare appieno questo vantaggio unico. La fine del sostegno cinese a Putin molto probabilmente porrà fine alla guerra, o almeno gli impedirà di intensificarla. Di conseguenza, la Cina riceverà sicuramente molti elogi internazionali per il mantenimento della pace nel mondo, che potrebbe aiutarla a evitare l’isolamento, ma anche trovare un’opportunità per migliorare le sue relazioni con gli Stati Uniti e il mondo.

CREDITI
L’articolo originale è disponibile qui in inglese e francese: https://uscnpm.org/2022/03/12/hu-wei-russia-ukraine-war-china-choice/

Kissinger, l’Ucraina e l’Ordine del Mondo, di OLIVIER CHANTRIAUX

Proseguiamo con il dibattito seguito all’intervento di Henry Kissinger al WEF, del quale abbiamo già offerto la traduzione. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Il 23 maggio, parlando in videoconferenza al World Economic Forum, Henry Kissinger ha fatto sentire una voce discordante [1] . Il messaggio principale di Kissinger non è che l’Ucraina dovrebbe accettare concessioni territoriali. Le sue osservazioni mirano a sottolineare l’urgenza della diplomazia in un clima di superiorità.

Contrariamente a molti media, così inclini a leggere le notizie internazionali in termini manichei, Kissinger ha ricordato la necessità, per risolvere i conflitti in atto, di considerare con occhio razionale la permanenza della storia e di sostituire la logica dell’escalation delle esigenze strutturali di diplomazia.

In piena coerenza con quanto espresso nell’articolo da lui pubblicato nel 2014 durante la prima crisi ucraina, in cui sottolineava che l’Ucraina, “ponte” tra est e ovest, non doveva necessariamente scegliere tra l’una o l’altra di queste strategie strategiche polarità, Kissinger ha auspicato l’apertura di negoziati che permettano ai protagonisti di affermare i propri interessi e che la Russia riconquisti, a lungo termine, un posto o un ruolo in Europa. Ha inoltre incoraggiato i due maggiori attori della vita internazionale, Stati Uniti e Cina, a tornare sulla strada di un dialogo strutturato, disegnato con la costante preoccupazione di garantire l’equilibrio di un mondo ormai plurale.

Sottolineando la necessità di un ritorno alla storia e l’urgenza della diplomazia in un mondo afflitto da molteplici tensioni, Kissinger ha dato ancora una volta prova della costanza del suo pensiero, ha espresso le esigenze e la portata della sua lettura delle relazioni internazionali, irriducibili alle mode come nonché ad ogni facile appropriazione e che possiamo qualificare, per riassumere la formula, come realismo storico. Mostrandosi animato, all’alba del suo 99° compleanno, da un’irresistibile libertà intellettuale, ha, nel dialogo così instaurato con Klaus Schwab e con Graham Allison, criticando l’opinione più attuale, ha ricordato l’interesse universale a favorire, nella condotta delle relazioni internazionali e per garantire la pace globale, frutto di una razionalità concreta, forte del lungo tempo della storia.

Realismo storico

Agli occhi di Kissinger, innanzitutto, sembra innegabile che il popolo ucraino stia attualmente dimostrando eroismo. Ma l’ardore dispiegato nei combattimenti, da qualunque parte provenga, non basta certo a risolvere la crisi. Indica quindi che per quanto riguarda la storia e la geografia, che fanno della Russia un garante degli equilibri europei e dell’Ucraina una marcia, si dovrà trovare un compromesso diplomatico che permetta di ristabilire la pace. Facendo riferimento all’articolo da lui pubblicato nel 2014, Kissinger ritiene che “l’obiettivo ultimo” da privilegiare in vista della stabilità, anche se il contesto attuale è diverso, dovrebbe essere quello di erigere l’Ucraina in “una specie di Stato neutrale.Deplora, infatti, che invece questo Paese sia diventato o sia tornato, se si ricorda la sua storia, in prima linea tra raggruppamenti di Paesi in Europa.

Questa soluzione negoziata non va quindi ricercata, secondo lui, in una forma di escalation incontrollata, che avrebbe l’effetto di rigettare la Russia in seno alla Cina. Un simile sviluppo non mancherebbe ovviamente di apparire controintuitivo, in quanto si impadronirebbe del meccanismo del pendolo triangolare, che in precedenza aveva consentito agli Stati Uniti di controbilanciare le ambizioni di una di queste due potenze giocando un rapporto costruito con l’altra.

L’obiettivo così proposto da Kissinger, il negoziato ritorno allo status quo attraverso il riconoscimento di un’Ucraina neutrale, non va necessariamente contrapposto all’analisi che era stata quella di Zbigniew Brzeziński in The Grand Chessboard. Riprendendo, a sostegno della sua tesi, le categorie forgiate da Halford Mackinder, per il quale l’egemonia mondiale dipendeva dal predominio esercitato sul cuore della terra che è l’Eurasia, Brzeziński vedeva nello stato ucraino un importante “perno geopolitico”, la cui indipendenza poteva contenere le ambizioni imperiali russe. Conserviamo dalla sua analisi la famosa frase: “Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico. »

La conseguenza che Brzeziński ne trae è che l’indipendenza dell’Ucraina dovrebbe essere garantita affinché la Polonia non diventi a sua volta un perno geopolitico sul confine orientale dell’Europa unita.

In effetti, la prospettiva aperta da Kissinger, che certamente segue un metodo di analisi diverso da quello di Brzeziński e non condivide la visione del mondo di quest’ultimo, non include alcuna messa in discussione dell’indipendenza dell’Ucraina: fa semplicemente della diplomazia la chiave per ristabilire un equilibrio. E se Brzeziński metteva in guardia gli Stati Uniti e l’Europa dagli appetiti russi, per evitare che un’ipotetica annessione dell’Ucraina avesse la conseguenza di trasformare a sua volta la Polonia in un “perno geopolitico”, Kissinger comprende che, al contrario, l’integrazione dell’Ucraina nelle alleanze occidentali sarebbe portare, del resto, a una situazione equivalente, in cui, concretamente, Russia e Occidente si troverebbero a diretto contatto. La paura di vedere presto la Russia,

Si può presumere che il presidente Biden, da sempre particolarmente preoccupato per l’Ucraina, veda nel conflitto armato di cui quest’ultima è teatro un’occasione imperdibile per indebolire la Russia. È per una tale ragione geopolitica che gli Stati Uniti ei loro alleati stanno consegnando un grande volume di armi all’Ucraina. L’Occidente sotto l’egemonia americana intende quindi porre fine alle ambizioni strategiche della Russia, sottoponendola alla prova di un duro logoramento.

Dai priorità alla diplomazia

Per Kissinger, l’attrito decisivo di una grande potenza in una regione instabile, a rischio di scatenare una guerra generalizzata e catastrofica, non può costituire di per sé un obiettivo. Lungi dal sopravvalutare la geografia di Mackinder, il realismo storico kissingeriano mira all’equilibrio e favorisce la conservazione dell’ordine mondiale. Pesa la posta: un’Ucraina dello status quo ante , indipendente ma neutrale, gli sembra preferibile a un’Ucraina totalmente integrata nei gruppi occidentali, che si ritroverebbero quindi vicina di una Russia umiliata in preda al risentimento.

Allontanandosi dalla tradizione di ostilità viscerale nei confronti della Russia condivisa da molti suoi connazionali, Henry Kissinger ha mostrato la sua preferenza per la razionalità dei diplomatici e ha ritenuto necessario che i protagonisti del conflitto ucraino si impegnassero in seri negoziati entro “due mesi”.

Di fronte a questo ritorno allo stato di guerra, Kissinger ha sostenuto la diplomazia, l’unico modo per ristabilire l’equilibrio. Perché Henry Kissinger attribuisce tanta importanza al concetto di equilibrio? Perché l’equilibrio si applicava alle relazioni internazionali, come ha insistito nella sua tesi sulla composizione diplomatica della situazione in Europa dopo la caduta di Napoleone, è sinonimo di pace globale in un mondo sempre più instabile, caratterizzato dal moltiplicarsi degli attori e sotto la minaccia nucleare. L’equilibrio non passa, però, per un’alienazione degli interessi di ciascuna potenza. L’interesse nazionale resta il concetto normativo che spiega il comportamento degli enti sovrani sulla scena mondiale, ma deve essere conciliato concretamente, attraverso la diplomazia, con le ambizioni concorrenti di altri poteri.

Così il concetto di interesse nazionale rimane significativamente diverso dalla volontà di potenza, la quale, decorrelata dalla realtà plurale del mondo, può tragicamente obbedire a una motivazione molto astratta. Come sottolinea Jeremi Suri nella sua analisi della diplomazia kissingeriana, l’interesse nazionale è al centro di una vera ed essenziale “strategia del limite “.

Distinto dalla pura volontà di potenza, l’interesse nazionale, come un diamante da lucidare, deve essere rigorosamente delimitato e adattato rispetto alle forze reali a nostra disposizione e alla configurazione di potere in cui l’azione pianificata deve inserirsi. Per sua definizione molto concreta, l’interesse nazionale si distingue necessariamente dalle rivendicazioni ideologiche, il cui oggetto è per natura illimitato e che spesso sono agitate per manipolare le masse.

In hollow quindi, la scommessa kissingeriana, che in questo caso si oppone all’overbidding dei media, porta a considerare che Vladimir Putin, la cui politica è violenta e condannabile, non sarebbe per niente animato da una pura volontà di potenza. giocherebbe ancora il gioco dell’interesse nazionale. Considerato indipendentemente dalla propaganda che sta attualmente diffondendo, lo scopo geopolitico del potere russo, così come formulato almeno dal conflitto georgiano dell’agosto 2008, consentirebbe comunque di attribuirle una presunzione di razionalità, anche se questa razionalità è contraria, è vero, a quello di altri poteri. In una parola, le pretese russe sarebbero limitate ed è proprio questa limitazione che permette a Kissinger di considerare la possibilità di una soluzione diplomatica a breve o medio termine.

Riferimento alla storia

Il riferimento alla storia, così tipico della cliopolitica kissingeriana 2] , che pone il consigliere di Richard Nixon in linea con l’ Historismus di Leopold von Ranke , sembra avvalorare questa analisi, in virtù della quale si deve considerare che la Russia fa parte dell’Europa, dove essa deve svolgere un ruolo speciale, anche se l’attuale conflitto sembra tracciare i contorni di un’altra geopolitica.

Questo ruolo storico consisterebbe nel consentire l’equilibrio europeo, nell’esserne catalizzatore, come accadde alla fine dell’epopea napoleonica e negli anni successivi, poi alla Germania prima del 1939, infine, nell’ultima fase della guerra mondiale II. La chiave di lettura della crisi attuale ci verrebbe così data dalla storia.

Attraverso le sue osservazioni, Henry Kissinger colloca il conflitto armato in corso, molto localizzato, nel contesto di una più ampia evoluzione geopolitica che si manifesterebbe e la cui posta in gioco sarebbe la configurazione dell’equilibrio mondiale. Osserva che la tentazione occidentale di intensificarsi, negando la diplomazia, avrebbe il probabile effetto di indurre la Russia ad allontanarsi definitivamente dall’Europa e ad avvicinarsi alla Cina, principale concorrente degli Stati Uniti. Per Kissinger, lasciare che la Russia si appoggi alla Cina e si allontani dall’Europa, in un contesto di forte conflitto, non sembra un risultato auspicabile. Un tale sviluppo non mancherebbe di mettere l’uno contro l’altro due campi, polarizzati rispettivamente da Washington e Pechino, e di minare l’ordine mondiale,

Il rapporto tra gli Stati Uniti da un lato e la Cina dall’altro rimane infatti strutturante per l’ordine mondiale. Dà la matrice dell’equilibrio internazionale. Come fa notare Henry Kissinger, la questione centrale del rapporto sino-americano nella fase a cui è giunta è l’instaurazione di una struttura di cooperazione in grado di garantire la stabilità del mondo. La questione taiwanese sorge certamente; e Kissinger ricorda che questo è un vecchio problema, che sarà sempre preso in considerazione. Allo stesso tempo, afferma che questo problema non dovrebbe cancellare la necessità di un modus vivenditra le due potenze rivali, che hanno la reciproca capacità di distruggersi a vicenda, né l’emergere di una nuova strutturazione del concerto internazionale, che faccia spazio a potenze in divenire, come India e Brasile, e da cui dipende, in definitiva, la stabilità dell’ordine mondiale.

Le questioni sollevate dalle attuali tensioni internazionali possono essere risolte, secondo Henry Kissinger, solo attraverso i canali diplomatici.

I negoziati tra le parti presenti permetterebbero probabilmente il ritorno a una forma di stabilità nell’Europa orientale, di cui la neutralità di un’Ucraina ancora indipendente potrebbe essere la condizione principale. Così l’analisi dell’ex Segretario di Stato americano si unisce a quella del pensatore realista John Mearsheimer [10] , il quale, in occasione della crisi ucraina del 2014, aveva evidenziato l’interesse, sia per l’Alleanza Atlantica che solo per la Russia, a rimanere territorialmente separati da uno spaccato di stati neutrali.

Il messaggio principale di Kissinger non è quindi, nonostante le interpretazioni più rapide che sono state date alle sue osservazioni, che l’Ucraina dovrebbe acconsentire a concessioni territoriali. Sul punto, si può sottolineare che l’Ucraina ha acconsentito già prima dell’offensiva russa. Le sue osservazioni mirano a sottolineare l’urgenza della diplomazia in un clima di superiorità, di fronte a un mondo attraversato da tensioni, e la necessità di collegare ogni soluzione diplomatica con la più ampia definizione di un nuovo equilibrio globale tra le principali potenze, dialogo la cui strutturazione dovrebbe prevenire qualsiasi pericolosa escalation.

Con innegabile costanza, Henry Kissinger riformula la preoccupazione espressa, nel 2015, in un libro dal titolo esplicito [11] e invita i suoi ascoltatori, per il successo della pace, a non rinunciare a consolidare L’Ordre du monde .

https://www.revueconflits.com/kissinger-lukraine-et-lordre-du-monde/

 

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