Le guerre segrete della Repubblica di Venezia e dello Stato Pontificio, di Giuseppe Gagliano
Partendo dal saggio di Eric Frattini di taglio storico-giornalistico “L’Entitá” e da quello storico di Paolo Preto “I servizi segreti di Venezia” emerge con chiarezza che, al di là delle scelte ideologiche e/ o religiose, le istituzioni politiche hanno fatto ricorso a tutti gli strumenti a loro disposizione per salvaguardare il loro potere o per incrementarlo. In questo contesto i servizi di sicurezza hanno giocato – e giocano come ampiamente dimostrato anche dagli studi storici di Aldo Giannuli – un ruolo fondamentale. Infatti l’uso di omicidi politici mirati, la realizzazione o il finanziamento di movimenti volti a destabilizzare politicamente i propri avversari, l’uso della tortura e l‘uso della guerra chimica sono stati strumenti usualmente posti in essere dalle istituzioni politiche e religiose come illustrano ampiamente sia Frattini che Preto. I confini tra cioè che è moralmente lecito o meno saltano in nome degli arcana imperii e della ragion di stato. Ieri come oggi.
Anche se i personaggi e i contesti storici sono necessariamente cangianti e mutevoli numerose sono le continuità e le costanti: l’uso degli omicidi mirati non può che farci pensare anche al Mossad, alla Cia o al KGB; l’uso della tortura ai regimi totalitari ma anche alla Guerra del Vietnam, all’Egitto e all’Iran attuali; l’uso della guerra chimica all’uso dei gas nella Grande Guerra. Infine la realizzazione di movimenti destabilizzanti, come la Fronda, come non può, per analogia, farci pensare ad Otpor o a Solidarnosc?
L’intelligence della Santa Sede
Fra i numerosi nemici della Chiesa di Roma nel 1600 vi era certamente la Francia del cardinale Mazzarino nei confronti della quale il servizio di informazioni Vaticano pose in essere diverse operazioni coordinate della cognata del pontefice Innocenzo X e cioè Olimpia Maidalchini. Il cardinale francese era riuscito a infiltrare nella Santa Sede alcune sue spie che lo informavano dettagliatamente sulle decisioni del Papa contro la Francia. Allo scopo di prevenire e di contrastare queste iniziative Olimpia Maidalchini realizzò un vero e proprio servizio di controspionaggio denominato Ordine Nero il cui compito era individuare gli agenti francesi al soldo di Mazzarino e ucciderli. Il simbolo di questa sezione della Intelligence era una donna vestita con una toga che reggeva la croce in un mana e nell’altra una spada. Tale operazione di grande successo portate avanti dalla intelligence della Santa Sede fu il sostegno al movimento della fronda nato per mettere fuori gioco il cardinale francese; un ‘altra operazione di grande successo fu la eliminazione del genovese Alberto Mercati che era al soldo del cardinale francese e che fu impiccato ad una trave nella sua casa a Roma,omicidio questo che fu attuato dall’Ordine Nero.
Per quanto riguarda l’Ottocento uno dei nemici temibili del Vaticano era certamente la Carboneria. L’Intelligence del Vaticano conosceva perfettamente l’organigramma delle sette segrete come la carboneria e proprio il responsabile dell’intelligence Vaticana Bartolomeo Pacca attuò contromisure efficaci. Nel novembre del 1825 i due principali responsabili della Carboneria, e cioè Targhini e Montanari, furono catturati, processati e decapitati. Un’altra operazione assolutamente spregiudicata fu quella di individuare le persone sospettate di appartenere o appoggiare la Carboneria che vennero sequestrate, interrogate e torturate e nella maggior parte dei casi furono giustiziate in modo sommario. Complessivamente un migliaio di persone sarà costretta all’esilio o sarà rinchiusa nella prigioni papali.
I servizi segreti a Venezia
Passiamo adesso a Venezia. Il 27 ottobre del 1511 il Consiglio dei dieci pattuisce un compenso a Niccolò Catellani per uccidere il re francese Luigi XII con la complicità del suo medico personale.
Allo scopo di sconfiggere il nemico austriaco Venezia decide di porre in essere diversi incendi dolosi nel 1512 in varie località austriache fatte da agenti veneziani e, tra maggio e luglio dello stesso anno, verranno bruciati in Austria circa 200 città. Questa tecnica si rivelò talmente efficace che nell’agosto del 1518 gli storici danno notizia dell’esistenza di una vera e propria organizzazione segreta veneziana specializzata negli incendi dolosi in territorio austriaco. L’artefice di questa operazione fu un nobile veneziano che d’accordo con il Consiglio dei dieci faceva agire gli agenti veneziani incendiari divisi in quattro gruppi vestiti da frati mendicanti.
Un altro temibile nemico di Venezia erano i turchi. Il Consiglio dei dieci progettò l’eliminazione del sultano per ben 12 volte. Più esattamente tra il 1456 e il 1647 furono numerosi i tentativi o i progetti veneziani di attentati alla vita del sultano. Ad esempio nel 1643, i Dieci accettano ben due offerte per assassinare il sultano la prima da parte di un rinnegato di nome Giorgio di Traù mentre la seconda da parte di un frate. Ma sono certamente altrettanto importanti due episodi per comprendere chiaramente l’uso della guerra segreta da parte di Venezia. Il primo episodio risale al luglio del 1652 quando fu avvelenato il turco Cassan Capigì in casa di una prostituta da parte di un certo Francesco Colletti che altro non era che un delinquente; il secondo episodio si colloca nel 1663 quando il nuovo direttore dei servizi segreti in Dalmazia, Nicolò Bollizza, fornisce al turco Ezzestabec veleni per minestra e condimenti destinati a uccidere il padrone Beico Bey .
Anche nei confronti dei prigionieri turchi Venezia mostrò sempre una cinica efficienza: nel luglio del 1505 il conte di Traù è invitato dal Consiglio a uccidere in gran segreto un turco divenuto cristiano; per quanto riguarda i prigionieri delle fuste corsare catturati il Consiglio ordinò al capitano di tagliare a pezzi tutti e di affondare le barche facendo bene attenzione che nessuno di loro rimanesse vivo perché se ciò fosse accaduto avrebbe certamente nuociuto all’immagine di Venezia. Nel 1556 il Duca di Spalato dal Consiglio ricevette l’ordine di uccidere in prigione in modo segreto un turco assassino di frati francescani.
Per quanto riguarda l’uso della guerra chimica, durante la guerra di Cipro, sarà usato il veleno che verrà messo nelle acque e più esattamente il 15 marzo del 1570 l’ingegnere Maggi offre al Consiglio numerosi consigli per la difesa della città di Famagosta fra i quali il lancio contro i nemici di vasi contenenti calce viva mescolata ai veleni e consiglia altresì di avvelenare con sublimato in polvere orzo e biade dei cavalli.E infatti il 18 agosto 1570 lo speziale Dalla Pigna fornisce la materia prima per i veleni e cioè un misto di sublimato, verderame, allume di rocca per avvelenare le acque bevute dai ciprioti.
Agli inizi del 1571 la guerra chimica si intensificherà e infatti il 5 febbraio il Provveditore Generale in Dalmazia riceverà l’ordine segreto di usare senza indugio il veleno.
Uno dei maggiori fautori della guerra chimica fu certamente il Provveditore generale in Dalmazia e Albania Lunardi Foscolo che nel 1646 studierà un piano per mettere fuori uso i turchi chiedendo agli Inquisitori di Stato abbondante veleno capace di operare in poche ore per distruggere il nemico. Sotto il profilo storico insomma l’avvelenamento dei pozzi in Dalmazia fu uno dei mezzi normali della campagna militare dell’estate del 1647.
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