Quello che non capiamo di questa pandemia, di Fabrizio Mottironi

Quello che non capiamo di questa pandemia. My 2 cents.
1. Non capiamo che le scelte del governo sono per lo più le scelte dell’ISS mediate con le necessità dell’economia e le valutazioni sulle reazioni dei cittadini. Che le scelte dell’ISS sono per lo più le scelte dell’ESA mediate con il caso italiano. Che le scelte dell’ESA sono le scelte dell’OMS mediate con le situazioni in Europa.
2. Non capiamo che governo, ISS, ESA e OMS non rispondono mai a casi “singoli” ma sempre e solo a tendenze e quindi a statistiche mediate con le più recenti e attestate conoscenze scientifiche del problema. Di converso replicare con un caso singolo di nostra conoscenza confrontandolo a tendenze e statistiche è scemo.
3. Non capiamo che i virus NON sono esseri viventi (come i batteri, quindi non sono cellule ma involucri di proteine che racchiudono materiale genetico) quindi la loro variabilità e il loro ‘comportamento’ è infinitamente più complesso e complicato.
4. Non capiamo che il virus Covid-19 non è, per l’essere umano, un virus qualsiasi ma molto più pericoloso di un virus influenzale. Vero è che con il tempo può trasformarsi in meno pericoloso, ma può accadere anche il contrario, anche se questo è senza dubbio più difficile che accada.
5. Non capiamo che gli interventi in televisione o sui social di medici, epidemiologi, virologi, etc.etc. sono pura “comunicazione” personale, mediata dalle caratteristiche personologiche e dalle nevrosi e dagli eventuali narcisismi del soggetto intervenuto. Quello che conta è sempre e solo ciò che viene mediato all’interno della comunità scientifica tutta, ossia da OMS, ESA e ISS. Inutile sostenere “ma quello ha detto che…”, “ho sentito dire che quello ha detto che…”.
6. Non capiamo che la virologia NON è una branca della medicina, ma della biologia. I virologi possono NON essere dei medici, anzi i virologi più considerati a livello internazionale NON sono dei medici.
7. Non capiamo che la epidemiologia NON è una scienza medica ma una disciplina biomedica e una sottodisciplina della statistica. Essa si compone e incrocia: medicina, medicina veterinaria, statistica, biologia, sociologia, psicologia e informatica.
8. Non capiamo che siamo in una democrazia e lo sport di prendersela con il “sistema” è gratuito e come sempre a disposizione di tutti. Ma è solo uno sport se non incrocia delle approfondite e meditate conoscenze scientifiche varate con un confronto “peer review”.
9. Non capiamo che non siamo giunti alla perfetta conoscenza di tutto. No. Stiamo, per esempio, ancora cercando di capire come combattere i virus. Certamente abbiamo fatto passi da gigante rispetto a una generazione fa. Ma siamo lontani dall’aver capito tutto. È indubbio che coloro che studiano le scienze mediche, la virologia e la epidemiologia segnatamente riguardo al Covid-19, ne sanno infinitamente di più degli scemi che commentano a ruota libera per ogni dove.
10. Non capiamo che dove non c’è certezza scientifica ci si muove necessariamente dove indica il “mainstream” scientifico, lasciando alle obiezioni dei singoli scienziati la doverosa critica, ma non la scelta.
10. Non capiamo che tutte le scelte che riguardano la sicurezza e il condizionamento sociale sul Covid-19 sono forme di controllo sociale infinitamente più primitive e deboli rispetto a quelle messe in atto da anni e di cui siamo vittime, e artefici, più o meno consapevoli. Coloro che gridano oggi allo scandalo impediscono solo un’accurata denuncia di ciò che sta accadendo veramente e da anni. Il fatto che costoro si coprano quotidianamente di ridicolo, impedisce di promuovere in merito un qualsivoglia discorso serio.
NB_tratto da facebook

L’Etica della classe medica al tempo del Covid, di Max Bonelli

L’Etica della classe medica

al tempo del Covid

La mia professione di farmacista ospedaliero consulente in Scandinavia presso una delle catene di farmacia che detiene una buona fetta del mercato dei farmaci in Nord Europa mi offre un punto di vista privilegiato sul comportamento della classe medica. Osservo il loro comportamento clinico dalla parte del paziente che si confida con me al momento del rilascio del bene farmaco e nello stesso tempo dopo oltre 30 anni di esperienza ne riesco a valutare i loro comportamenti clinici e prescrittivi.

Anche qui la campagna di vaccinazione viene spinta dalle autorità costituite ma con una mano sicuramente più leggera rispetto all’Italia del “Draghistan2.0”.

Quello che in questi mesi mi si è evidenziato è la reticenza dei medici specialmente di quelli che lavorano al pronto soccorso a collegare sintomi che colpiscono i pazienti che non hanno patologie pregresse e che hanno nell’anamnesi come unico evento la puntura anticovid.

L’ultimo caso l’ho rilevato poche sere fa; una cliente che arriva dal pronto soccorso e che aspetta una ricetta di antibiotico che con i potenti mezzi informatici tarda ad arrivare. Donna sui sessanta anni ben portati e con un viso che vagamente ricorda Sophia Loren. La signora un po’ inquieta inizia a parlare della sua infezione che gli ha fatto gonfiare in maniera evidente una gamba. Le chiedo come prassi che cosa ha scatenato l’infezione; ad esempio un morso di animale domestico oppure una puntura d’insetto.

Lei, spalancando gli occhi in una reazione di sorpresa, dice “niente, ma tre giorni prima ho fatto il secondo richiamo di vaccino anticovid”.

Mi scappa un “Ah!!” e lei subito “pensa che sia quello?”

No, non penso niente…non posso né escluderlo né collegarlo con certezza, ma il suo medico cosa ha detto?” “Lo esclude e non pensa che sia un effetto collaterale da vaccino; ma io me lo sentivo che non dovevo farla questa puntura”.

Cerco di tranquillizzarla. “ Vada dal suo medico a sollecitare la ricetta di antibiotico, questa è la cosa più importante; vedrà che iniziato quello si risolve tutto”.

Allontanatasi la signora e spento il mio sorriso da teatro, corrono i miei pensieri a 2000 km più a sud nel mio paese dell’Italia centrale dove ho trascorso un mese di libertà dal lavoro. Una storia ben più triste mi attraversa la mente. Un amico assicuratore sapendo della mia professione mi racconta della zia morta a 4 giorni dal vaccino.

Stava bene, la pressione un po’ alta come tante a quell’età; subito dopo la puntura ha però accusato forte mal di testa e dopo due giorni l’hanno trovata morta in casa”

Gli chiesi con curiosità” Il medico ha rapportato l’evento avverso?”

Mi risponde sempre più infervorato

Niente, per lui nessuna correlazione, ha detto che era più di due anni che non si faceva le analisi e sono cose che succedono quando non si fanno i controlli”

Gli chiedo il nome del medico e quando lo nomina mi raggelo. Non lo avrei mai detto con quell’aria da intellettuale dietro gli occhialetti tondi; è pure sposato ad una mia lontana parente. Sembrava una persona coscienziosa ma poi vieni a scoprire che, per quieto vivere, per non andare contro la narrazione corrente, derubrica un evento indesiderato senza approfondire le ragioni di una morte di un essere umano che aveva riversato in lui fiducia sia come medico di famiglia che come vaccinatore.

Rifletto che l’ignavia, l’allineamento è diventata la regola per i medici di questo Occidente che ha rivelato dietro la maschera della democrazia, un volto profondamente totalitario.

Questi medici, espressione della borghesia perbenista che appoggia tutti i totalitarismi per comodità di classe e di censo, pronta ad abbandonarli per prima nel momento della disfatta.

La loro etica non è il giuramento di Ippocrate ma il privilegio ed il denaro guadagnato sulla salute dei pazienti, pronti a scaricare sui pochi medici eticamente sani gli incarichi pericolosi ed i malati non convenienti, come recitava la canzone di De Andrè “Un medico”.(1)

L’unica consolazione è che il “civile” mondo nordeuropeo sta nella m.. esattamente come noi latini. Qui danno le anfetamine ai bambini di 7 anni per farli stare tranquilli a scuola (effetto paradosso che si ha sugli ipercinetici), da noi spingono a vaccinare i minori e fargli mettere le mascherine a scuola se non vaccinati.

A volte penso che sia la conseguenza di un modello della società basata su consumo e produzione, parametri assunti a metro di valore di ogni cosa compresa la professione di Esculapio.

Quando provo a rammentare i migliori medici che ho incontrato erano quasi tutti molto anziani ed avevano vissuto in gioventù l’esperienza della guerra. Temprati nella loro etica dal valore della lotta della vita contro la morte.

Prima di essere medici erano uomini con un senso etico, una dirittura morale data dalle intemperie dell’esistenza. Ti raccontavano episodi di vita o della loro professione e potevi stare ore ad ascoltarli. Questi che iniettano un siero “alla sa Dio cosa c’è dentro” possono raccontare solo il rumore del tintinnare dei loro trenta denari.

Max Bonelli

(1)

https://www.youtube.com/watch?v=rFLJBRNN6Xc