Il momento e il modo opportuni, di Roberto Buffagni

La minaccia di uscire dall’euro non è uno strumento di pressione adeguato per una trattativa volta a ottenere migliori condizioni all’interno del quadro UE, perchè è un ultimatum, che dunque si può usare una volta sola, e a cui si è costretti a dare corso in caso di risposta negativa.

L’uscita dall’euro fa saltare il quadro UE attuale, del quale l”euro è il principale strumento politico (l’archetipo di tutti i “piloti automatici” con i quali l’oligarchia UE governa).

L’uscita dall’euro, implicando (comunque sia gestita) la fine del sistema UE vigente, è dunque una rivendicazione antisistemica, che può essere soltanto imposta, non trattata in vista di un compromesso tra pari che condividono e vogliono preservare il medesimo quadro politico d’insieme.

L’analogia più calzante mi pare quella con il meccanismo della dissuasione nucleare “du faible au fort”, studiata dal generale Gallois in vista dell’istituzione della force de frappe nucleare voluta da de Gaulle.

Sintesi: quando il debole fornito di armamento nucleare vede minacciati i suoi interessi vitali, minaccia il forte di usare le sue armi atomiche, a prescindere dal fatto che il forte sia in grado di rispondere con un contrattacco nucleare di maggiore potenza, in grado di devastarlo ed eventualmente di annichilirlo. In presenza di attori razionali del conflitto, il forte si troverà di fronte a un rapporto costi/benefici sfavorevole, e recederà. Egli può infatti annichilire il nemico, ma subendo danni immensi, politicamente ingiustificabili. Perchè la dissuasione “du faible au fort” funzioni, è imperativo che il decisore sia:

a) la massima autorità del paese debole, che nell’emergenza ha poteri pressochè dittatoriali

b) che la massima autorità del paese debole sia credibile, cioè a dire che il nemico creda che egli non esiterà a usare l’arma nucleare di cui dispone.

Quando si minaccia di uscire dall’euro, si dice implicitamente alla controparte che COMUNQUE VADA la trattativa, il quadro politico UE vigente è finito: non “che finirà”, ma che è GIA’ finito. L’unico margine di trattativa che resta, dopo la minaccia-ultimatum, è sul COME finisce il quadro politico vigente. Se la controparte cede, l’uscita dal quadro politico UE avviene in modo concordato. Qui si che si aprono gli spazi di trattativa, politica e diplomatica: una trattativa che sarà durissima, scorretta, dolorosa, ma resterà una trattativa, cioè un conflitto regolato dalle leggi nel quale si può cercare un punto di compromesso accettabile per tutti (anche se non è detto che lo si trovi). Se la controparte non accetta l’uscita concordata dal quadro UE vigente, chi ha proposto l’uscita dall’euro è costretto, dalla logica dell’ultimatum, a uscire unilateralmente, a far saltare comunque il quadro UE, e ad aprire una fase di conflitto che solo in seguito, una volta chiaritisi i nuovi rapporti di forza, potrà dare luogo a trattative.

Insomma: uscire dall’euro significa aprire una fase di guerra economica e psicologica APERTA. Il che all’Italia non solo conviene, ma è indispensabile, perchè nell’attuale fase di guerra economica e psicologica COPERTA il ceto dirigente italiano collabora con il nemico, e il popolo, che ne è ideologicamente plagiato e disinformato, non reagisce o reagisce a sproposito.
Postato da Roberto Buffagni in Goofynomics alle 21 agosto 2014 12:20

Bagnai:

Chapeau! Comunque, io che ho detto? Siamo perfettamente d’accordo. Non ci sono margini di trattativa, l’euro è un aborto, la volontà politica di tenerlo in piedi non c’è (vedi il discorso di Bolkestein), quindi chi parla di “pugni sul tavolo” è un imbecille. Semplicemente si va lì, con un bel sorriso, senza l’attitudine minacciosa da pugile suonato che ci consigliano i nostri migliori economisti e i nostri più fini politici, e si dice, se possibile in tedesco (Jorg si offre volentieri):

“Noi ce ne andiamo, e questa volta lo scherzetto dello spread non ce lo facciamo fare (NdR: ad esempio rifinanziando pro tempore il nostro debito con la stampa di euro, come propone Jacques Sapir nel suo piano di uscita, che trovate nella sezione “Per cominciare“, o anche semplicemente ridenominandolo in tempi sufficientemente rapidi – oggi ci sono i computer, mi dicono…). Voi che fate? Cooperate, o no? Perché tanto l’euro è finito, quindi, da creditori intelligenti, mi sa tanto che vi conviene cooperare. Volete attaccare la nuova lira? Fatelo! Quanto più scende, tanto più la vostra industria ci perde. Mi sa che vi conviene sostenerla e mantenere i mercati ordinati, così voi ci fate uno sconto non eccessivo sui nostri debiti, noi ci facciamo uno sconto non eccessivo sulla vendita all’estero delle nostre merci, e dopo staressimo tutti meglio. Cosa? La risposta? No, guardi, lei è tanto gentile, signora Merkel, ma io ho da fare, devo salvare il mio paese, quindi, non lo prenda come uno sgarbo o una mancanza di rispetto, ma la sua risposta è del tutto irrilevante. Bella pe’ tte”.

Cioè: non si va a dire “se non fate così l’euro è morto!”. Oh, no, sarebbe un gravissimo errore, sarebbe una minaccia, e la minaccia del debole non funziona, salvo nel caso molto particolare messo opportunamente in evidenza dal brillante intervento di Roberto. Si va a dire: “l’euro è morto, quindi fate come vi pare, ma è meglio se fate così”, che è una semplice applicazione del principio che chi mena per primo mena due volte (il che, se sei più piccolo, ti conviene).

La Costituzione francese prevede esattamente il tipo di leadership della quale Roberto parla (vedi sempre il discorso di Sapir nel suo piano di uscita). La nostra no. Il nostro Presidente della Repubblica non ha i poteri di quello francese, il che è tutto sommato un bene, visto che Napolitano si è più volte esplicitamente schierato a difesa degli interessi dei creditori esteri (lo dico rispettosamente, è un dato di fatto, evidentemente lui ora la pensa così…).

Basta solo trovare un Presidente del Consiglio che abbia voglia di passare alla storia, magari in un modo diverso da quello che vi facevo vedere, a testa in giù, qualche post fa. Sembra impossibile, ma siccome deve succedere, succederà. E chi non lo avrà fatto si mangerà le mani…

Assolutamente condivisibile.
Ovvio che trovare un simile Presidente del Consiglio comporti alternativamente due presupposti… che sia appoggiato da un forte schieramento politico che la pensi come lui (ma per quanto mi sforzi di guardare lontano quel termine “forte” appare ancora una chimera) ovvero che si comporti come fece quel poco simpatico signore con i baffetti ridicoli tanti anni fa (il che non mi sembra uno scenario auspicabile).
Io ancora spero su Marine proprio in virtù di quella peculiarità della costituzione francese accennata dal Professore…peccato che ancora manchi un bel pò di tempo, a meno che i “galletti” non trovino il modo di anticipare la faccenda.

Non riesco ad immaginare un nostro rappresentante rischiare il tutto per tutto in un braccio di ferro con i poteri forti a livello europeo/mondiale – e pure di casa. Se qualcosa – e sicuramente i nostri nemici hanno gli strumenti per farlo – andasse storto, allora si’ che subirebbe il noto rovesciamento prospettico, perche’ il nesso causa-effetto sarebbe cosi’ palese per le masse.. Lietissimo di sbagliare, ma proprio perche’ e’ improbabile l’esistenza (gomblotto) di una singola oligarchia organizzata, bensi’ di molte in conflitto perenne, queste non molleranno mai il loro pezzettino d’osso per una visione lungimirante, esempio non perdere milioni di clienti ricchi, perche’ sarebbero fagocitate all’istatte dalle altre oligarchie. Ci spoglieranno di tutti i risparmi, delle nostre case con i mutui inversi che saranno l’unico modo di mantenere i figli. Poi si dilegueranno, i pesci piccoli saranno presi, gli altri ci faranno ricostruire le loro fabbriche, grazie. Immagino che il Prof. non si interessi alla lotta di classe semplicemente perche’ non esiste, al contrario del conflitto di classe.

Paul Krugman sul NYT e già il titolo è un programma: “The Euro Catastrophe”.
E rimanda a questo articolo apparso sul Washington Post:

Worse than the 1930s: Europe’s recession is really a depression

http://www.washingtonpost.com/blogs/wonkblog/wp/2014/08/20/worse-than-the-1930s-europes-recession-is-really-a-depression/

E come se non bastasse, ecco il fratello di Belzebù

Italy’s Downward Spiral di Hans-Werner Sinn

https://www.project-syndicate.org/commentary/hans-werner-sinn-argues-that-the-economy-s-long-slump-reflects-the-failure-of-officials-to-address-the-real-problem

Ultima segnalazione: uno dei più brillanti pezzi comici dell’anno si trova su voxeu.org

How to jumpstart the Eurozone economy
Francesco Giavazzi, Guido Tabellini, 21 August 2014

In una sola notte, sono passati da “tagliare, tagliare, tagliare!!” a “spendere, spendere, spendere!!”… il sipario si sta per aprire e non sarà un bello spettacolo.

Hai capito benissimo, temo.
E lo sa bene anche il Prof.!
Noi oggi siamo oltre il 130% di rapporto debito/PIL.
La porzione di debito eccedente il 60%, cioe’ oltre il 70%, cioe’ circa 1550 miliardi di Euro, verra’ presumibilmente conferita nell’ERF (in cambio della possibilita’ di spendere ed aumentare ancora il debito per mantenere in vita l’Euro), fornendo come garanzia il patrimonio pubblico (tutto il demanio, il territorio dello Stato, il presunto gettito fiscale futuro, i flussi contributivi previdenziali obbligatori, le residue aziende e partecipazioni pubbliche, CDP inclusa).
La modifica del titolo V della Costituzione permettera’ inoltre al Governo di togliere a Comuni e Regioni le aziende municipalizzate dei servizi e di conferire nell’ERF anche i futuri flussi di cassa di IMU, TASI & TARI.
Ogni essere vivente residente in Italia (perche’ in questo scenario non ci saranno piu’ cittadini ma solo abitanti), opportunamente identificato col suo codice fiscale, dovra’ pagare ‘per sempre’ ai creditori esteri una cifra minima annuale, per il solo fatto di vivere sul territorio di quella che un tempo fu la Repubblica fondata sul lavoro e che i ben noti traditori della Patria hanno condotto a questo punto.
E’ questo il patto scellerato, il novello ‘Armistizio di Citta’ della Pieve’ (a Cassibile non c’era purtroppo nessuna villa di Draghi), che il plenipotenziario delle potenze creditrici Alleate Mefistofele Draghi ha imposto al Generale Renzie Badoglio perche’ sia annunciato lunedi’ 8 Settembre… (ogni riferimento storico e’ ricercato).
http://www.italiachiamaitalia.it/articoli/detalles/23235/StoraceO%20LaODestra%20%20O%20accordoODraghi-RenziOOLaOUeOvuoleOilOnostroOpatrimonioOnazionaleE.html

Non necessariamente . Si potrebbe finire anche a testa in su , tipo Calvi al Ponte dei Frati Neri o alla maniera di Mattei . Tenga presente che Farage per molto meno ci è andato vicinissimo .
Un Presidente del Consiglio avveduto questo deve metterlo in conto .
Tengo a precisare che non sono un complottista .
Voglio solo dire che vi dovete scordare di una uscita unilaterale , qualunque sia il Paese dell’ eurozona che voglia farlo . Un gruppo di Paesi è più razionale .
L’ipotesi fatta da Buffagni e condivisa dal Professore si basa su agenti economici razionali , e sono pareri condivisibili , e se così fosse a quest’ora saremmo già fuori dall’euro .
Ma l’euro ha anche una valenza politica . Quella di far muovere TUTTI i Paesi del eurozona all’unisono quando ci sono conflitti politici .
Vedete la storia d’ ITALIA . Quando era divisa in stati autonomi non solo non c’era il problema del mezzogiorno , ma ogni stato italiano faceva alleanze diverse con le varie nazioni europee .
Con l’unità italiana è sorto il problema del sud e ci hanno portati in massa in due guerre mondiali senza che ci fosse una regione italiana che si potesse dissociare . Dove ci hanno detto di andare siamo andati . TUTTI .
Senza tenere in conto che i mega stati producono duci e imperatori a iosa.
Personalmente una Europa politicamente unita la ritengo una calamità per la democrazia .
Per me il fascismo è il figlio diretto dell’ Unità d’Italia . IL Principe tanto vagheggiato alla fine è arrivato .
Tengo a precisare che non sono leghista , anche se su consiglio del Professore, ma anche di decisione autonoma ho votato per Borghi . Se poi è stato eletto Borghezio sti cazzi . IL problema è della Lega non mio.
Sintesi : non si va a battere i pugni sui tavoli ( comportamento infantile ) , ma non si fa nemmeno una uscita UNILATERALE ( comportamento autolesionista ) ovviamente non dal punto economico .
Comunque l’Italia non ha chance né politiche e né economiche autonome .
Come ci hanno portato dentro così ci porteranno fuori .
I pochi hanno scienza ma non potere . I molti hanno potere , ma non scienza .

Quoto:

“Noi ce ne andiamo”

Non c’è un “noi”, questo mi pare sia il senso del post di Buffagni.

Riquoto:

“Basta solo trovare un Presidente del Consiglio”

Non esiste il “noi” che elegga questo Presidente del Consiglio (cioè il “noi” che questo Presidente del Consiglio dovrebbe rappresentare a meno che, come accenna Roberto nel suo post, non si parli di “poteri dittatoriali”); inoltre appena un partito serio che si presenti alle elezioni col programma di uscire dall’euro riesce a guadagnare un consenso tale da far ipotizzare una sua quasi sicura vittoria l’euro crolla in maniera disordinata.

Le analisi del professor Bagnai sono corrette ma restano analisi economiche ossia non indicano un progetto realizzabile politicamente.

Temo che dal 2015 le cose cominceranno ad andare per i fatti loro, per così dire.

Preciso il mio pensiero. Le condizioni politiche per uscire dall’euro, nell’Italia di oggi non ci sono, per molte ragioni, la maggiore delle quali è la disgregazione del centrodestra dopo il fallimento-tradimento di Silvio B. (a mio parere, solo una forza politica di centrodestra può guidare l’uscita dall’euro, perchè solo nella cultura politica del centrodestra sopravvive, bene o male, l’idea di nazione: e la battaglia contro l’euro è una battaglia nazione vs. sovrannazione).
E’ possibile che ci siano in Francia, se il FN continua il trend positivo.
E’ anche possibile che nei prossimi anni, le condizioni politiche cambino in modo sensazionale anche qui, perchè le forze euriste hanno vinto per abbandono dell’avversario, e la situazione sociale oggettiva è quel che è (molto negativa). La questione centrale è la leadership del centrodestra. Se il Signore volesse richiamare a sè Silvio B., ci renderebbe un segnalato favore.

 

  • Ma figurati! Solo che siamo in Italia, dove “volontà” non si dice “proposta”. La proposta c’è, costa 17 euro in libreria. La volontà verrà. Mica penserai che il Pd faccia il 40% alle prossime elezioni, vero? Ci vuol altro che Fubini!

  • Quoto Buffagni:

    “E’ possibile che ci siano in Francia, se il FN continua il trend positivo.”

    E’ vero e significa appunto che una decisione simile potrà essere presa solo con un vasto consenso elettorale o alternativamente con poteri quasi dittatoriali cose che non esistono in Italia.
    Il problema secondo me è che appena si profilerà concretamente questa eventualità in uno dei paesi che contano l’euro crollerà in maniera disordinata, per questo dico che l’uscita non è una reale proposta politica anche se “teoricamente” è l’unica strada percorribile.
    Sono d’accordo che si stia andando verso un conflitto nazione vs. sovranazione ma sarà appunto un “conflitto”, prima sociale e poi forse anche qualcos’altro ma non una “soluzione”.

    Non è questione di primato della politica ma di assenza totale di prospettiva politica alternativa se non questi ritorni di fiamma dei nazionalismi che sono sostenuti principalmente da elettori impolitici; credo che nel 2015 ci renderemo conto della gravità di questa mancanza.

    Un’uscita unilaterale dall’euro con gli attuali attori e nel vigente sistema istituzionale è purtroppo irrealizzabile, in quanto richiederebbe necessariamente l’apporto comune di almeno due soggetti: presidente della Repubblica e presidente del consiglio dei ministri. Infatti, per i noti motivi più volte richiamati in questo blog, l’uscita potrebbe essere attuata solo con un decreto legge, mediante cioè l’unico mezzo di produzione normativa avente quelle caratteristiche di immediatezza e incisività operativa assolutamente indispensabili per impedire alcune delle conseguenze indesiderabili di tutta l’operazione. Il decreto legge, però deve essere deliberato dal consiglio dei ministri ed emanato dal presidente della Repubblica, il quale può rifiutarsi di farlo, come peraltro è già recentemente avvenuto proprio ad opera di Napolitano. Considerato che il convinto sostegno all’euro dell’attuale perdente della Repubblica non può certamente essere messo in discussione, mi sembra evidente che rebus sic stantibus un’uscita dalla moneta unica in via unilaterale dell’Italia è semplicemente impossibile e lo sarà nel futuro a prescindere dal capo del governo, anche se avessimo la fortuna di eleggerne uno antieuro. Mi dispiace, ma sono molto, molto pessimista sul destino del nostro meraviglioso Paese.

    Due cose che riguardano la (in)capacità di giocare la mano di poker.
    A) Renzi, secondo me ha già ricevuto la lettera con la lista della spesa (da tagliare), al primo punto c’ è il recupero di circa 4/5 MLD dal comparto pensioni, cosa su cui si sta applicando, in maniera davvero scomposta, visti danni che produrrà sui consumi e a catena sull’ economia, e non tanto per i tagli in se, ma perchè la confusione sul come, sul chi e sul quanto, su un argomento tanto delicato produrrà l’ arresto dei consumi oltre lo stretto necessario da parte di una platea molto più ampia di quella che sarà alla fine toccata (sempre con l’ avviso che l’ alta Corte di sicuro boccerà il prelievo);
    B)Come insegnava un antico adagio, non ricordo più di quale provenienza, per fare grandi cose, bisogna essere supportati dall’ alto e dal basso; dall’ alto siamo messi male e già ne ho parlato, dal basso invece, se possibile siamo messi anche peggio, pensate ai consensi del cosidetto Premier, pensate alla razza PDina, pensate a tutte le razze di elettori ed a chi li orienta, vi sembra possible un supporto dal basso? No, il masochismo, perchè di questo si tratta, non ha confini; se in Grecia, Spagna, Portogallo, hanno dei solidi argomenti per accettare tutto o quasi, in Italia le cause non possono essere che altre, cioè legate ad una inconscia ricerca del piacere attravrso il dolore e le sofferenze

    Questo post, come pure alcuni precedenti, manifestano quello che il carrista “testa matta” di un film di molti anni fa chiamava un “radioso ottimismo”.

    Il “radioso ottimismo” di riuscire a trovare nel panorama politico italiano attuale le forze necessarie per attuare una uscita volontaria, concordata o no, dall’euro.

    Evidentemente non si tratta della Lega, che pure ha dato la sua testimonianza, anche se con qualche cedimento allo statoladro, ad esempio, o di una eventuale conversione del Movimento 5 Stelle, a Casaleggio piacendo. Non si tratta neppure del radioso sole dell’avvenire che finalmente sorgerà e di un tardivo ma sempre auspicato passaggio al socialismo.

    La mia impressione è che dall’euro non usciremo volontariamente se la classe dirigente italiana non avrà risolto il problema che non è stata capace di risolvere negli anni ’70.

    Federico Caffè scrisse nel 1978 che l’adesione allo SME, il vincolo esterno, era “seguire “programmaticamente” il ricatto dell’appello allo straniero”, proporsi “come modelli di efficienza paesi che scaricano le difficoltà cicliche sui lavoratori stranieri [allora erano i lavoratori stranieri], o associano le virtù tecnocratiche alla più elevata maldistribuzione del reddito”.

    Il vincolo esterno ha funzionato: ha imposto la ristrutturazione industriale dei primi anni ’80 che ha eliminato la base sociale del movimento operaio, chiudendo la crisi sociale iniziata alla fine degli anni ’60, ha condannato i partiti politici che avevano edificato la Repubblica all’estinzione, ha consentito la distruzione dell’economia mista con le privatizzazioni degli anni ‘90, e infine ha ridotto lo Stato al rango di un debitore al quale lo strozzino di Francoforte può inviare lettere minatorie.

    Incapace di individuare una soluzione più avanzata al problema della modernizzazione del paese presentatosi nelle forme più gravi negli anni ’70, la classe dirigente italiana, quella liberale-liberista arroccata intorno alla Banca d’Italia e quella social-liberista post-comunista, hanno trovato nel vincolo esterno una soluzione più arretrata.

    Ripristinare la durezza del vivere (cfr. Padoa Schioppa) come unica alternativa possibile all’incapacità di governare una società opulenta finalmente possibile (cfr. Kalecki e Galbraith).

    E’ lì la radice del problema: “non vorrete mica tornare agli anni ‘70” è la frase che ripetono sia Draghi che Fassina, e a pappagallo i gggiovani gggiornalisti. E’ ribadendo la necessità del vincolo esterno che il Corriere ha chiuso il dibattito sull’uscita dall’euro nel 2012. E’ l’idea di un regime oligarchico quella che viene difesa persino da chi contesta la ristrutturazione renziana della Costituzione, come Zagrebelsky.

    Dall’euro non usciremo volontariamente, perché il vincolo esterno sta operando ora in profondità distruggendo quello che rimane della società creata, nel bene e nel male, negli anni della “prima” Repubblica, cioè della vera Repubblica.

    Se l’obiettivo che De Gasperi si poneva, nel 1943, era quello di “abolire” il proletariato, oggi si sta realizzando l’obiettivo opposto di abolire il ceto medio ovvero di proletarizzare il popolo italiano.

    La possibilità di governare, o meglio di controllare lo Stato, con pieni poteri finora mai sperimentati, anche con i voti del 40% del 50% degli elettori e l’assenza, al momento, di credibili alternative, assicura alle forze politiche che dovrebbero decidere un’uscita volontaria dall’euro un ricco bottino rimanendo nell’euro.

    A chi si sta immiserendo rimarrà sempre l’alternativa di non andare a votare, come avviene nei paesi a oligarchia più avanzata. Se poi è proprio necessario, si troverà un altro ragazzo immagine (ma non del complesso militare-industriale perché quello ce lo siamo già giocati molto tempo fa).

     

  • a Gianni Barbato e Giorgio D.M.

    Caro Barbato,
    grazie per la replica, e grazie anche per l’informazione sulla sepoltura di Fortuyn, non lo sapevo. Ti rispondo brevemente, e al punto 1 replico anche a Giorgio D.M.

    1) Non sono “ottimista”. Il mio breve intervento vuole soltanto descrivere la natura dell’uscita dall’euro, sottolineando il fatto che è impossibile usarla come strumento di pressione all’interno di una trattativa; il che non vuol dire che sia facile, o anche solo politicamente possibile, uscire dall’euro. Nel momento attuale, l’unica cosa sicuramente possibile è il lavoro di corretta informazione e di demistificazione della propaganda avversaria, bianca e nera. Uno dei principali frames della propaganda avversa è quello del “battere i pugni sul tavolo” usando la minaccia dell’uscita dall’euro come strumento di pressione. C’è chi lo usa in buonafede, e va fatto riflettere. C’è chi lo usa in malafede, e va smentito con l’analisi.

    2) Sì, effettivamente il politico che voglia far saltare il quadro politico UE e che si avvicini a riuscirci deve mettere in conto la possibilità di essere distrutto, politicamente e/o fisicamente. Al fondo della dimensione politica, c’è sempre il conflitto a morte.

    3) Attribuisco la principale responsabilità della disgregazione del centrodestra a B., perchè ne era, e purtroppo ne è ancora, il leader carismatico. Nel 2011 si è lasciato dimettere senza aprire bocca, e da quel momento in poi ha collaborato con le forze avverse per salvarsi. Così agendo, o non agendo, si è reso responsabile di un errore di portata storica, aggravato dal fatto che non lo ha commesso per ignoranza, ma per viltà (B. è un caso evidente di politico che, sul punto di toccare il filo dell’alta tensione, viene minacciato negli averi, negli affetti e probabilmente anche nella vita fisica). Quanto a Fini, il mio giudizio sulla sua persona è tale da non poter essere espresso senza rischiar di incorrere in querele, e quindi lo ometto.

    4) Ad impossibilia nemo tenetur. Le cose possibili, invece, vanno fatte. Oggi si può fare quello che sta facendo Alberto Bagnai, insieme a non molti altri. Sarebbe anche importante che, nel dibattito pubblico, cominciasse a entrare il seguente concetto: che siamo in guerra, che abbiamo dei nemici, e che questa guerra e questi nemici non sono la guerra e i nemici che ci hanno abituati a individuare. La guerra non viene condotta con le armi, i nemici non portano la divisa di un popolo straniero: però, guerra e nemici ci sono, ci sono eccome.

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  • Caro Buffagni
    Ho appena finito di leggere la tua risposta al mio post di ieri .
    Sei una persona notevole e non devi ringraziarmi di nulla .
    Ci troviamo in sintonia . Anche ’io su Fini ho lasciato perdere per non essere sommamente volgare .
    Devi sapere che lo ‘’ conosco ‘’ da una vita ,cioè da quando era il ‘’ pupo ‘’ di Almirante ,perché io ti scrivo da Latina ex Littoria fascista come tu sai , e mi ricordo molto bene i suoi discorsi da una tribuna alta almeno tre metri fasciata dal tricolore .
    Sul berlusca non vi ho fatto mai affidamento già dalla sua ‘’ discesa ‘’ in campo perchè è lampante che pensa solo al suo patrimonio , e i suoi interessi non coincidono con quelli dell’ITALIA .
    Mentre di italianità si è sempre riempito la bocca Fini .
    Ma sul giudizio politico di questi due campioni del nulla concordiamo sostanzialmente , differiamo solo su sfumature irrilevanti .
    Mi dici che siamo in guerra . Vuoi sapere da quando sono al fronte ?
    Dal 1999 prima dell’entata nell’euro ( la mia classe è 1952) .
    In piazza del Popolo attaccai violentemente dalla sinistra estrema, ( a quei tempi ero di Rifondazione Comunista) Prodi che ci stava portando al massacro economico . IL mio discorso completamente inaspettato mi danneggiò su due fronti . Quello con i compagni del partito e quello con la polizia per le mie intemperanze verbali . Ma non giganteggiamo, mi chiesero i documenti e mi fecero un sermoncino per le intemperanze verbali .
    Con i compagni dopo una litigata li mandai a fanculo e non mi sono mai più fatto vedere .
    Tre anni fa ho scoperto Goofynomics di Bagnai , credo di essere fra i primissimi lettori del suo blog, e per me è stata una boccata di ossigeno . Ma come dice giustamente il Professore le risposte erano già dentro di noi . Con la differenza che ora hanno delle solide basi di appoggio .
    Caro Roberto spero di non averti annoiato con questo excursus sulla mia vita privata , ma come si diceva nei miei verdi anni ‘’ il privato è politico ‘’ . Ma è anche testimonianza .
    Ti saluto con Stima .

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Già pubblicato su https://goofynomics.blogspot.com/2014/08/come-negoziare-ai-politici.html?fbclid=IwAR0-3wKMLzTwFJZtm8qO8i6mwh7Ho7qKzi1GaT6e4EUsFW81R4k0A-O31q4

LA COMMISSIONE EUROPEA PROPONE UNA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEBITO ECCESSIVO ALL’ITALIA. PERCHE’? a cura di Luigi Longo

LA COMMISSIONE EUROPEA PROPONE UNA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEBITO ECCESSIVO ALL’ITALIA. PERCHE’?

a cura di Luigi Longo

 

Riporto la nota di Domenico Rondoni [referente economico del MMT (Modern Money Theory) – Umbria], apparsa sul sito www.ariannaeditrice.it del 6/6/2019, per porre la seguente domanda: perché l’Italia che ha aumentato il rapporto debito/Pil meno degli altri paesi europei nel periodo 1992-2017 verrà sottoposta alla procedura di infrazione per debito eccessivo?

Propongo una riflessione non interessata ad evidenziare a) la debolezza e il degrado peculiare politico e sociale dell’Italia (attacco alle risorse mobili e immobili, assalto definitivo al cosiddetto made in Italy, distruzione delle imprese strategiche ormai definitivamente in mano straniere…); b) l’ideologia (nell’accezione negativa del termine) del governo per il cambiamento (sic) dei cosiddetti sovranisti, populisti in Italia (e in Europa) che non hanno una strategia per liberarsi dal giogo assurdo dei sub-dominanti europei (Germania e Francia): per loro la politica non è la reale prassi di cambiamento ma è un gioco di potere maldestro dentro la logica del capitale; c) l’Italia e l’Europa come espressioni geografiche dei predominanti statunitensi a prescindere dal loro insanabile (un indicatore del declino irreversibile) conflitto interno tra gli agenti strategici; d) il nuovo ri-equilibrio che la fine della UE comporterà con le nuove relazioni tra i sub-dominanti europei e i pre-dominanti statunitensi.

La riflessione che qui avanzo è interessata piuttosto a rilevare la mancanza di un progetto strategico di ri-fondazione dell’Europa che passa attraverso la fuoriuscita dei Paesi europei dalla NATO (il progetto Usa della fase multicentrica) che è una delle importanti istituzioni mondiali per il dominio Usa.

Altro che fuoriuscita dall’euro: per fare cosa? Per rimanere ancora sotto la sudditanza statunitense? Per rimanere nella incapacità di aprire relazioni di cambiamento con l’Oriente le cui potenze mondiali (soprattutto Russia, Cina) sono per un equilibrio multicentrico del dominio?

La UE (il progetto USA del secondo dopoguerra) è finita e occorre ri-pensare un’altra Europa fondata su nazioni autodeterminate e sovrane (con la loro storia, il loro territorio, la loro geografia, la loro cultura) con una idea di sviluppo e di ri-pensamento della modernità a partire dalla rottura del dominio statunitense perché gli Stati Uniti d’America restano il grande collante culturale ed il grande garante geopolitico-militare della riproduzione capitalistica mondiale.

La crisi della modernità occidentale è un altro indicatore del declino egemonico statunitense.

 

 

 

 

 

RICAPITOLIAMO

di Domenico Rondoni

Ci fanno entrare nell’euro con un rapporto debito/pil piu alto di tutti.
In questi 25 anni difficilissimi aumentiamo il rapporto debito/pil di meno di tutti.
E ora ci aprono una procedura di infrazione per DEBITO ECCESSIVO!?!?
Cioé è come se convinco uno zoppo a fare i cento metri con i normodotati, lo zoppo facendo un miracolo e lasciandoci quasi le penne arriva primo, ed io gli azzoppo pure l’altra gamba perché non ha fatto il record del mondo!!
Ma ci rendiamo conto in che gabbia di matti ci hanno cacciato?
Se questi non capiscono che il cosidetto debito pubblico è uno STRUMENTO DI CRESCITA ECONOMICA che va GESTITO ed AUMENTATO, non resta davvero altro da fare che evadere dal manicomio….