Italia e il mondo

Come era verde la mia valle_di WS

 Come Monahan,l’ autore  di questo  articolo,  anche io,  proprio qui  non molto tempo  fa , ho  scritto  un mio “come  era  verde la mia valle”. Infatti il malinconico  rimpianto  del passato  è  un  sottoprocesso inevitabile dell’ invecchiamento.

Ma  in  entrambi   i casi    “le valli”   erano davvero  “verdi”   e bisognerebbe  capire  il perché poi  siano diventate  “grigie”,  essendo l’ odierno  declino    della “classe operaia”    solo una parte   del declino  della classe   di  chi “ deve lavorare per vivere”  , cioè  “i lavoratori” come  erano chiamati allora, una classe in  gran parte   formata   da “salariati”  ( ma  non solo ) e  che ha avuto  i suoi “verdi giorni”     nel secondo dopoguerra 

Su   questi  “giorni  verdi” molti  diranno   che      siano  stati  conquistati   con le   lotte per   “la democrazia”  ,  “le lotte  sindacali “    ect  ect . Ma  ovviamente   non è vero,   come  sa   chi  quella  “estate” l’ ha vissuta;  perché   a quella  “classe”      allora    si   aprivano   facilmente  “ ascensori   sociali ”   che oggi  le vengono  chiusi    nonostante  noi   siamo ancora  “in  democrazia”  e ben forniti  di “sindacati”.

E sono  pochi   quelli che  si chiedono  un  perché   che in realtà è molto  semplice   da capire.  ALLORA,  “  l’altra classe”, quella  che “può  vivere  senza dover lavorare” , aveva  bisogno  della  collaborazione    dei “lavoratori”  per  vincere lo scontro  con  “il comunismo”; un’ altro sistema   composto ovviamente dalle  solite “due classi”  ma in  cui    “la misura  di tutte le cose”  non  era “il danaro”   ma  “l’ appartenenza  ”.

Se infatti il sistema “occidentale ” avesse  nel  1945  conseguito  una vittoria  ANCHE    sull’ URSS, la borghesia  “occidentale” , per usare  termini “marxisti” ,  non avrebbe   poi  dovuto blandire  la sua  “classe lavoratrice”    e si sarebbe presa tutta per  sé     la  ricchezza prodotta,  come in effetti  ha cominciato a fare una volta  crollato “il comunismo”.

Come  spiega  la marxista  “legge ferrea  dei salari” , se niente  glielo impedisce , un  “capitalista”   può  sequestrare  tutto  “il plusvalore”  pagando  ai suoi  salariati  solo il salario minimo  necessario  alla  loro  sopravvivenza.

 Così  il  declino  dei “lavoratori ” americani,       è  comiciato     fin  da quando  a  “chi comanda in “ U$A   è apparso  evidente  che  il  sistema americano”   avrebbe  vinto la “guerra  fredda”  e questa cosa   poi è stata  estesa  anche  a tutte  le province   dell’ Impero.

 E  quel che è peggio, oggi ,  l’ automazione e la  digitalizzazione    riducono progressivamente   il numero  dei   salariati necessari , ponendo la classe  dei “lavoratori”  in  un crescente  stato di necessità     che permette al “padronato”   di  comprimere   sempre più  i  salari in una crisi perenne  e funzionale  solo  a  LORO.

Monahan qui  infatti  parla  degli  effetti  della “crisi  del 2007”  ( o del 1999 ? )  ma non la  inquadra    storicamente . Ci sono  infatti state  prima,   nel 1907  e nel 1929,  altre  crisi    che hanno prodotto prima uno schiacciamento  dei  salari  e poi la  guerra.

Ad esempio , la crisi del ’29 espulse i contadini americani  dalle loro fattorie rastrellate dalle banche creditrici, creando  così milioni di disperati e  morti letteralmente di fame di cui nessuno mai parla , una cosa che mi sorprese leggere , da ragazzo , nell’ amarissimo “Furore” di Steinbeck.

La  gente moriva  di fame e i granai  erano pieni   di  grano invenduto!

Da noi in Europa non era successo niente di simile , nessuno era morto di fame, perché la solidarietà sociale aveva provveduto , saltando “l’ intermediazione del danaro”, con il baratto  di merci , lavoro e cibo . In  America invece la crisi fu  più  dura  perché   niente lì  si poteva  avere   senza   “il danaro”.

Allora  mentre l’ Europa  “andava a destra”  con  stati   divenuti  “imprenditori” , l’ America invece rischiò di “andare a sinistra”. Ma venne Roosevelt a salvare il Capitalismo ” da se stesso” copiando le ricette dei fascismi europei.

La soluzione veramente perseguita non era il tanto  celebrato”New Deal”, ma una guerra mondiale programmata  di soppiatto fin dall’ inizio; il  progetto del B17 l’ aereo di bombardamento strategico a lungo raggio con cui gli americani hanno poi vinto la loro guerra , partì proprio con l’ insediamento di Roosevelt.

La disoccupazione  in USA rimase alta  per  tutti i ‘30. Le  “opere pubbliche”  di Roosevelt  non  erano , come veniva allora  raccontato, realmente   finalizzate  a   “ dare lavoro” ,  ma a costruire  le infrastrutture  che sarebbero  state utili nelle  futura  guerra.

 Ad  esempio la Tennessee Valley Autority   non  restitui  “la terra ai  contadini”,  ma creò  l’  immensa   riserva  di elettricità  poi usata  per  arricchire l’ uranio.

L’essenza  degli USA infatti era già allora    quella   descritta  da Cogan   nel suo monologo  finale    del film  “ Killing  them softly” , un film  talmente penetrante  da non  essere  stato  volutamente   apprezzato.

 E    vale la pena riportare interamente qui  quel monologo  perché  da solo valeva il prezzo  del biglietto.

«“Siamo un solo popolo”: un mito creato da Thomas Jefferson. Amico mio, Jefferson è un santo americano perché ha scritto le parole “tutti gli uomini sono creati uguali“, cosa in cui evidentemente non credeva, visto che fece vivere i suoi figli in schiavitù. Era un ricco enologo stufo di pagare agli inglesi troppe tasse; così scrisse delle belle parole e aizzò la plebaglia, che andò a morire per quelle parole, mentre lui rimaneva a casa a bere il suo vino e a scoparsi la sua schiava. E quello [rivolto a Barack Obama, che sta tenendo un discorso alla nazione dopo la vittoria elettorale] viene a dirmi che viviamo in una comunità? Ma non farmi ridere! Io vivo in America… e in America tu sei solo. L’America non è una nazione, è soltanto affari: e adesso pagami!»

Quindi  quale  è la conclusione?     Che “ci risiamo”.  Anche  questa “crisi”  che intenerisce Monahan    sarà risolta nello  stesso  modo ,  con la differenza  che stavolta  LORO   , “i signori  del denaro”   porteranno  la gente  a morire  “  senza  incentivi”   perché   “il  popolo”   gli  è  ormai  diventato  superfluo   anche per  fare la guerra.

 

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Il coccodrillo nello stagno_di WS

Oggi  commenterò per  esteso  il mellifluo  Korybko   sempre  così prodigo  di buoni  consigli  alla  Russia   e lo faccio dopo  aver letto   quanto  di  esso riportato  qui, dove , seppur  concludendo  con  consigli  che   non mi convincono , Korybko     parte  da una  corretta  constatazione :  gli U$A , gli  attuali  signori    del “rimland” non  stanno  “ritirandosi”  ma  ampliando  il loro  assalto  all’ “heartland”  e lo fanno  con la solita  strategia  ereditata  dai loro  parenti  inglesi : la strategia  dell’Anaconda.

E  qui  dobbiamo  innanzitutto  comprendere   come   questa  si sviluppi   e  quanto    sia antica  e determinata   questa  strategia di  predazione.

La  “ strategia de “l ‘Anaconda ”   o    del “Leviatano/ serpente  di mare/coccodrillo “, volendo  andare molto   più indietro fin  nella mitologia ,  consiste  nell’ avvolgere per  stritolare/affogare  la propria  vittima,   che nel caso   del “Behemot/ animale  di  terra/ippopotamo”  deve essere  una strategia ben   dissimulata      per  evitare  che  il   potente  ippopotamo possa  difendersi  lacerando  a morte  il  coccodrillo    con la sua       forza.

E’ infatti  evidente   che  questa mitologia  nasca   dalla  forzata  “convivenza”   tra  coccodrilli  ed ippopotami  nelle pozze  in restringimento    del deserto egiziano e  che la  cosa abbia profondamente  colpito allora l’ immaginario  di  coloro  che   avevano osservato la cosa  ,   trasferendola così   nella mitologia  di quei popoli  del mediterraneo orientale

Comunque nel mito  del  “Leviatano”, questa     creatura   “contorta , malvagia  e avvolgente” opera  sempre   nella dissimulazione  e nel  caos; è lui  sempre  e solo l’ aggressore   perché  deve  predare  per  vivere   mentre  il Behemot   il suo  vitale avversario     può prosperare     mangiando  erba.

Ovviamente  tutto questo  è un mito,  ma   ciò che   stiamo  vivendo  gli   assomiglia  molto e potrebbe  essere  raccontato  come   la  favola  de “ il coccodrillo nello  stagno”.

  In  questo “stagno”  che  è di fatto ormai  il mondo  globalizzato   sono  cresciuti coccodrilli  molto  grossi e voraci   che  in   mancanza   di  sufficienti  erbivori   “facili”      cominciano a divorarsi  tra loro     guardando anche   ai pochi  ippopotami   che  stanno insieme  a loro   nello “stagno”  e   che  “prede  facili”   non sono.

 I coccodrilli  questo lo  sanno,  ma non  sanno  come altro  calmare la propria  voracità  e quindi  cercano  di predare anche i pochi ippopotami  rimasti  nello specchio d’acqua   con,    guarda caso,  quella  che    è sempre  stata  la strategia del regno inglese:  avvolgere  e dividere  le  varie  “bestie”  con cui è entrato contatto  fino  a privarle delle  loro  forza,  smembrarle  e  “cibarsene”.

Tutti i più potenti    stati  del continente europeo    sono passati  da questo “trattamento”   e nessuno  se ne è accorto in tempo.  Nessuno, anzi,  aveva  raccolto  l’ analogia,  finché gli  stessi inglesi  non hanno   teorizzato  questa loro  strategia  di dominio   con Mackinder,  rivelando  così  quella  che era  diventata la loro  ossessione: l’ inarrivabilità  dell’ impero Russo,    questo    enorme animale  cresciuto  possente   nelle  steppe  dell’  Eurasia.

Sono infatti   almeno  170  anni  che l’ elite inglese  si  arrovella  in  questa impotenza  perché nonostante  gli enormi  colpi già  inflitti  a     “l’ animale” ,  esso  è ancora  vivo   ed in grado   fargli molto male.

Ma a  che  serve   tutto questo mio allegorico  preambolo?  Solo  a dire  che   questa ossessione  e questa  strategia     è  trasmigrata  nella  testa   del ben  più  enorme “coccodrillo”  americano     : gli U$A.

I  quali  U$A,   ormai  diventati   i principali “predatori”  nello “stagno”,  possono anche  raccontare in giro    che  vorrebbero    tornare  a “mangiare  erba”  come  tutti  gli altri stati, ma l’ unico  modo  con cui possono  risolvere  alla  svelta la loro  smisurata fame (  “american  way of life” la chiamano loro )  è solo  quello  di trovare  un modo migliore  per   catturare ANCHE le  “ grosse prede”.

 Che poi è sempre il solito modo : dividerle    e poi  attaccarle  una  alla volta. Questo che ci  sta  dicendo Korybko.

E   se tutte “ bestie”  sono in allarme ?  Beh , laddove non si possano  tranquillizzare,  bisogna    almeno confonderle   ed è a questo  che  serve la girandola Trump. L’ importante   è  che le “bestie “ non  facciano “branco”  per  difendersi.

Il  che   poi  negli “erbivori”  è cosa abbastanza normale,  perché in  genere  ognuno  “bruca”  per  proprio conto.

Ma ora, entrando nel più specifico    triangolo   U$A-Russia-Cina ,   sarebbe  veramente   da  bischeri    se   Russia e Cina, ma soprattutto  Russia,   non  si  ricordassero     dei  trattamenti già ricevuti;  “il serpente” però è abilissimo a raccontare  favole   e soprattutto   specializzato  a  ipnotizzare  le élites.  Da qui l’ estrema prudenza  di  entrambe   le potenziali “vittime”.

A molti    di sicuro meraviglierà    soprattutto la “prudenza”  russa     la cui  dirigenza , nonostante la Russia  si trovi  sotto  attacco VERO, continua  a  cercare  un appeasement   con un “  caro partner”   la cui   maligna falsità      dovrebbe  essergli   già ben nota. Un paradosso     quindi   che li rinchiude  così nella veste     dei  “deboli  ed ingenui”,  incoraggiando  quindi l’aggressione  in corso.

Quale spiegazione  allora ?  La darò   dopo  aver     ricordato   quanto  apparisse  debole  ed  esitante lo   zar Stalin   tra   il 1938  e il 1941   quando  sappiamo per certo  dai  documenti riservati del tempo  che  Stalin  avesse  già  da  anni prima definita inevitabile la guerra  e prioritario un   riarmo massiccio  e forzato.

Semplicemente  allora Stalin  stava  guadagnando  tempo    per  rafforzarsi  ed     vedere  con    migliore  chiarezza   nel quadro  strategico. Questa  stessa cosa  sta facendo  adesso Putin

Ma quale chiarezza  strategica     sta aspettando Putin ?     Su due aspetti   ovviamente .

 La prima è la stabilità del quadro interno.  Stalin non si poteva fidare  del partito   esattamente   quanto Putin  non si può  fidare   della  sua elite; l’ unica  differenza  è nella modalità delle “purghe”  attualmente in corso.

La  seconda è capire la reale posizione   di  TUTTI i propri  vicini   quando lo scontro   entrerà     veramente  “nel vivo”.

  Ma allora  quale è  la conclusione   della  favola ? 

 Non lo so , ma posso dire, e  ce lo ha mostrato la stessa BBC,    che   nelle pozze   dell’ Okawango   quando un  coccodrillo  attacca  un ippopotamo  ,  di  solito  finisce  con una strage  di  coccodrilli .

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Andate avanti voi_di WS

Il  “fronte”  in Ucraina   sta cedendo , non rapidamente ma  sempre più velocemente.
Anche il  “fronte interno”   sta  cedendo in Ucraina; l’ intensità e  la continuità  degli  attacchi russi alle infrastrutture ucraine  ha raggiunto  livelli mai visti prima e l’ inverno  si preannuncia molto  duro  e con  cattive  prospettive per il futuro.

In pratica  stiamo   per  arrivare  al punto  critico delle   “decisioni  fatali”  che “l’ occidente”  in  generale    e  la NATO-€uropa  in particolare  dovranno prendere. 

Continuare la guerra  o ammettere la sconfitta  strategica  con  tutte le  inevitabili conseguenze?

E   se   verrà scelto   di  “continuare”,  cioè   di  “rilanciare”,  come  farlo?

Provocare  direttamente la Russia  , in  Transnistria     come nel Baltico o  a Kaliningrad,  o più semplicemente  “ entrare” in  Ucraina   attestandosi  in modo  strategico per   puntallarvi il cadente  NATO-regime ?

Ma in entrambi i casi  quale poi  sarà la reazione russa? Su  questo  i NATOnanetti  non si esprimono  in pubblico   al di là  della  solita  retorica bellicistica  e la solita   granitica convinzione di poter  “ uniti sconfiggere la Russia”;  ma  è evidente  che ognuno  sotto sotto  ne  valuta  le possibili  conseguenze  e possibilità per  se  stesso.

Ad  esempio è  evidente  che  la Germania  stia  cogliendo  la possibilità  di un gigantesco  riarmo    e  di  rilanciare la propria industria convertendola in militare;  tutto questo  avrà  certamente   gravi  conseguenze  per gli altri “soci  del club”

E infatti già  è evidente  il solito “gioco inglese”  nel  nascondersi  dietro a questo  riarmo  offrendo  alla Germania  il suo  “scudo atomico”,  una      garanzia  che  già inquieta  la  solita  sventata Polonia  e la  solita  Francia megalomane;  tanto megalomane  da mandare  presto , pare , la sua legione  straniera  a “tenere”  Slaviansk.

 Ma proprio  perché   questo “occidente”  sembra  voler  fare “all in “  convinto   che  comunque la   Russia  non  reggerà   “il bluff” e che questa sacra alleanza, in un atto  di  disperato  avvertimento,   dichiara  tutti i propri  assi nella speranza   di non doverli  poi calare per  forza.

Effettivamente   se la  Russia, al contrario  del “l’ occidente”, non è in “disperazione  strategica”,  ha  comunque davanti a sé  un  grave “dilemma  strategico”:   quando   e come  calare i propri “  assi”  per  far  capire  ad una massa   di decerebrati   che  la  Russia   NON può perdere?

Uno  di questi “assi, l’ oreskin, è stato  già calato una volta     con  scarso effetto  deterrente.  Eppure  è un “asso” importante e ho già spiegato una volta il perché . L’ oreskin  può    convertire  “in avanti”   tutta l’ energia   cinetica       accumulata   dal gigantesco razzo  nella  sua  fase  di spinta   e quindi  “bucare”   qualunque cosa    come  fa una lancia termica    nell’ acciaio,    di  fatto  penetrando  per molte decine  di  metri  qualunque  bunker   sino a provocarne il collasso   per l’ intensità della  scossa  sismica indotta.  Di fatto  così i russi hanno dimostrato  di potere  distruggere  “convenzionalmente”   qualunque   centro di comando in tutta l’ €uropa      sigillandoci  dentro  tutti gli  “alti papaveri”.

Risultato ? Nessuno  se ne è preoccupato ,  tanta è la  convinzione  che la Russia NON vuole la guerra e  che  tratterà  qualunque  accordo  per evitarla

Gli  altri due “  assi”  invece   sono  solo stati  dichiarati  e come  tali      tutti  li hanno presi  come  una  “boutade”  dimenticando  che , al  contrario degli americani   che    dichiarano  sempre  quello  che non hanno ,  i russi   tendono sempre  a negare  anche  quello  che  effettivamente hanno in mano.

E   questi sarebbero  due “assi” veramente impressionanti.

Vediamo il primo ,  il buresnivik   ,  forse  quello dei  due  più impressionante  per le difficoltà tecniche   che  sarebbero  state  superate    e per le implicazioni     che esso avrebbe  nelle    future   avventure  spaziali. In sostanza   i  russi  avrebbero costruito un minireattore nucleare in grado  di  accendersi e spengersi come  un normale motore a combustione  e la cui  energia    viene  convertita tutta in energia  termica  e  questa  ultima  poi  convertita  in energia  cinetica   per produrre ,  come in un motore a reazione,   la spinta necessaria  al volo; il tutto   posto in un missile di medie  dimensioni  poco  più grande  di un normale  missile  da  crociera  , ma in grado     di volare indefinitamente   portando   carichi ben superiori    fino  ad una    singola  testata  da un megatone.

Questo missile può fare  quindi molto più di un Oreskin; ad  esempio  può  , senza  essere  nemmeno visto,     arrivare  su Washington  e   distruggere  l’ intero sistema di comando americano   anche  se  fosse posto  nei megasuperbunker  che  Trump  sta  costruendo  sotto la Casa Bianca.

Questo missile  può anche  fare la stessa  cosa    a qualunque  megasuperbunker   che  la cabala globalista  sta  costruendo  nei più recessi  anfratti  australi.

Il  terzo  è solo l’ evoluzione   della     idea  di Sakarov      di 70 anni  fa,  e si basa  sulla  semplice  constatazione   che mentre la Russia  è una “potenza  di terra”    i suoi nemici   sono  tutti “ potenze  di mare”  che potrebbero  essere   spazzati via     da   “supermine  atomiche”   poste  ad opportuna distanza  dalle  coste nemiche    ed in grado  di sollevare      uno tzunami di  centinaia di metri  di acqua  radioattiva.

E  la super bomba di  Sakarov   fu  effettivamente realizzata  ma non si  sa se le coste  americane siano  state mai  effettivamente minate .

 Quello  che invece  ci dicono ora i russi  è  che con il  loro Poiseidon    possono portare     in modo  non  rilevabile      queste   supermine  da  100MT   in poco  tempo  sino ad espoldere  per  ritorsione    nei siti previsti; ad esempio, lanciandola   dal  Mar di Barents   per “consegnarla”     in 12 ore       all’ Inghilterra  onde concellarla per sempre  dalla  storia umana.

Serviranno  questi  continui  avvertimenti  ?  No,  perché    questi   giocatori   d’ azzardo   si beano    nella   loro  convinzione  suprema   che  la Russia ,  visto  che lo ha  già fatto una volta, alla  fine   cederà  alla loro pressione  senza  reagire .

E  allora  che  deve  fare la Russia?  Ora non gli  resta  altro  che  dare  un  grosso   schiaffo   ad un €uroimbecille   e vedere  “l’effetto che  fa “.   

E    di €uroimbecilli  ce n’è in   abbondanza;  sarà  fatto certamente e nel modo più opportuno  , ma solo quando  questo  diverrà assolutamente  necessario.

  E  quel “quando”  sta  diventando  sempre più  vicino.

Quindi   io  consiglierei  a Giorgia   quando     dovrà   pronunciarsi     nei  relativi  NATO -meetings  il  classico “ andate  avanti  voi…”.

La Russia apre le porte dello spazio

Di ilsimplicissimus 
il 30 ottobre 2025
Si dice che le guerre siano un forte stimolino al progresso tecnologico o quanto meno portino ad accelerare ricerche e soluzioni in tempi più molto più brevi del normale. Forse non è sempre così, ma nel caso della guerra ucraina è qualcosa di visibile, sebbene quasi solo da una parte, quella della Russia, il cui potenziale era finora rimasto inespresso: uno straordinario avanzamento nel campo dei droni e dei missili ipersonici, oggi molto più manovrabili di prima, nuove armi come l’Oresnik che  con esplosivi convenzionali ha la stessa potenza distruttiva di una piccola atomica. E adesso il Burevestnik. un missile a propulsione nucleare che può volare per molti giorni e colpire dovunque. Naturalmente la propaganda Nato, incapace di vere novità in campo bellico, minimizza, e tuttavia la quasi totale maggioranza delle persone, anche di quelle che si informano al di furi del mainstream, non ha colto la rivoluzione che si nasconde dietro questa nuova arma russa: il motore nucleare è la chiave dello spazio.Per quanto ragazzi brufolosi e ignari si esaltino per  Space X e per le favole raccontate da Musk – che peraltro ha mandato in aria i suoi primi razzi servendosi di motori dell’era sovietica rimasti in magazzino – non sarà con motori a razzo chimici che si andrà su Marte e  figuriamoci su altri pianeti e planetoidi del sistema solare. Essi servono per principalmente per trasportare carichi utili in orbite prossime alla Terra, non più di 35 mila chilometri o al massimo sulla Luna, a spingere una qualche  minuscola navicella automatica. ma per la cosiddetta esplorazione dello spazio ci vuole ben altro. E questo altro lo ha mostrato la Russia. Il reattore del missile Burevestnik ha infatti una potenza paragonabile a quella di   di un sottomarino nucleare, ma è mille volte più piccolo e soprattutto non ha bisogno di giorni o settimane per entrare in funzione, ma si attiva in brevissimo tempo, anche secondi, e può rimanere in funzione per un lungo periodo di tempo. Meno di un anno fa il direttore generale di Roscomos, l’agenzia russa dello spazio, Yuri Borisov, aveva abbozzato l’immagine di “rimorchiatori nucleari” per l’esplorazione dello spazio profondo e aveva annunciato che tali mezzi spaziali erano in fase di progettazione. Tuttavia, come al solito gli occidentali, non gli hanno dato retta, pensando che sognasse, mentre erano loro a dormire di fronte alla realtà: di fatto la nave spaziale a propulsione nucleare Zeus è già in fase di progettazione e di costruzione per quanto riguarda alcuni moduli. Insomma l’uso bellico di questi sistemi è solo un capitolo secondario di una tecnologia di base per i viaggi spaziali che gli americani avevano invano sperimentato anni fa senza tuttavia riuscire ad miniaturizzare i motori nucleari, cosa che invece i russi sono riusciti a fare. E la stessa cosa si potrebbe dire dei missili ipersonici. La guerra ucraina e il gioco a scacchi della geopolitica sta nascondendo il fatto che siamo di fronte a una svolta storica che riscrive innanzitutto il futuro dell’esplorazione spaziale  non più legata a piccole navicelle con celle  anguste per risparmiare al massimo carburante e rifornimenti.  Naturalmente dovranno essere approntate piattaforme spaziali da dove far partire le navi verso i pianeti del sistema solare che oggi sono realmente alla nostra portata e non soltanto parole sui romanzi di fantascienza. Ma è quasi impossibile delineare le possibili ricadute in tutti i campi di un motore nucleare, piccolo, leggero ed accensione rapida: esse sono potenzialmente infinite e non mancheranno di certo gli utilizzi terrestri e civili di questa nuova tecnologia. Il fatto che qualcosa di così cruciale non sia nato in Occidente la dice lunga sul cambiamento degli assetti planetari e sul declino occidentale. È vero che la Russia è stata per almeno due decenni in testa alla corsa spaziale, prima di essere sconfitta da Hollywood (intelligenti pauca) ma questo è avvenuto grazie a tecnologie che erano state sviluppate nella Germania nazista e dal fatto che Mosca si era accaparrata i migliori scienziati in questo campo, mentre agli americani era rimasta la serie “b”. Però adesso gli incredibili sviluppi avvengono al di fuori e anzi con il contrasto attivo degli occidentali. In questo quadro appare davvero patetico l’invio in Ucraina di 2000 soldati della Legione straniera, un corpo militare fondato per le guerre coloniali e che in questo senso esprime da una parte la permanenza fuori tempo delle pulsioni occidentali, e dall’altra una sempre più marcata arretratezza.

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Il tempo a prestito_di WS

L’ amico Ernesto porta sempre più  dei contributi molto complessi  che  superano  la  dimensione  del  semplice  “commento  disqus”  e che    meriterebbero  una  esposizione più estesa,  cosa  che Ernesto ha dimostrato  di poter  fare (  se lo  vuole, ovviamente)

Nel  suo commento   ad un mio contributo, Ernesto  ha   discusso  una   questione  molto importante : 

 Entro quanto  tempo  LORO ci “ucrainizzeranno” ?

E con  argomenti  validissimi che  condivido conclude   che  non  ce la faranno.

Ma  purtroppo   è   solo lì   che  loro cercheranno comunque  di portarci    spinti  dalla loro “ disperazione  strategica “   ,   perché  loro  hanno già      rotto  tutti  i ponti  possibili per uscire  dal pantano in cui  si sono  e ci hanno  cacciati .

  Quindi  io non sono  così “ottimista”  e    lo preciserò in modo  più articolato.

Innanzitutto  dico che  condivido   con   Ernesto  che  gli ci vorrà certamente del tempo a ” militarizzarci”  e    alle sue  giuste osservazioni ne aggiungo  un’ altra   a favore  del suo punto di vista.

 C’è  infatti  una differenza evidente  tra NATO-ucraina di oggi e la NATO-€uropa di domani. La NATO-ucraiana è tenuta a galla grazie a un trasferimento  annuo di denaro NOSTRO pari al 50% del PIL ucraino, ma chi , “da fuori” pagherebbe le spese per tenere a galla la NATO-€uropa ?

Ovviamente nessuno.

Allora   ”  siamo salvi”? 

Io  direi proprio per niente  se la vediamo invece dal punto di vista dei NATO-gauleiter €uropei. Cioè  valutando ciò che  essi temono , ciò  che  essi  sono stati chiamati a fare  e   che  cosa realmente  vogliono  dal “Conflitto  con la Russia”.

Vediamolo per punti

0) Essi se ne fregano dei popoli che “amministrano”! La loro unica preoccupazione è la stessa di “mister Ze”:  durare   ed incassare.

1) Il loro piano iniziale, quindi  quello  dei loro   “superiori”,  era   semplicemente   provocare la dissoluzione  della Russia. Questo “piano A” lo abbiamo già discusso  ed è sostanzialmente già fallito.

 2)  Questo   fallimento ha  già provocato un grave  contraccolpo  economico  e politico in €uropa  che essi ora  devono  gestire  anche   con  “le maniere  forti “

3) Alla lunga  le  “maniere forti”  devono  essere  giustificate   da  uno  stato di emergenza   sostenuto  da una incessante “narrazione “. La cosa è stata già collaudata  con l “emergenza  pandemica “,  per questo ora vogliono una  “ emergenza  di guerra “. Con  uno  stato di guerra permanente con la Russia , loro   possono facilmente tenerci sotto e farci  anche un bel gruzzoletto a nostre spese.

 4)Ma ovviamente  loro NON vogliono una guerra “totale”;   i nostri “amministratori”  hanno bisogno  solo  di una “guerra” lunga  e a bassa intensità  che non degeneri in una  “nuclearmente”  rapida.

Questo è il loro  “ pianoB” e   va benissimo anche ai loro “superiori”  che,  ricordiamolo, sempre hanno  bisogno  di un conflitto globale incentrato   in €uropa.

 5)Ed in questo  quali  sono i calcoli su cui   loro  si appoggiano ?  Semplice: puntano sulla   superiorità  di stazza  numerica  ed   economica  che l €uropa  , pur  declinante,  ancora  vanta  sulla Russia.

In pratica   essi  dicono : noi  collettivamente possiamo permetterci il  costo  di un “conflitto lungo”  con  la Russia  dove possiamo anche perdere all’anno qualche  centinaia  di MLD  e  migliaia di soldati .

  Per loro  l’ importante   è  tenere  sotto pressione la Russia  più a lungo possibile.  Alla Russia non deve  essere  concesso nulla; non concedendogli nulla  loro mantengono  lo stato di crisi con cui possono  “legalmente”  restare  al potere  e   gestire ” il   gregge “     secondo “l’ Agenda”  dei loro  padroni.

Ed a  questo punto,   l’ inevitabile  declino  economico-sociale   dell’€uropa   può  anche  essergli utile  per  fornirgli  le migliaia  di  volontari  “economici”  pronti a sostituire le perdite.

Daltronde  questa “Finis Europae”   era già stata  decisa da tempo  sotto varii pretesti   : pandemici, climatici,   immigrazionistici e  a quel  progetto “l’ emergenza  di  guerra” viene ancora meglio.

Ora ovviamente  tutto  questo è un calcolo sbagliato per  vari motivi. Ad  esempio ancora  essi sottovalutano   la  “resilienza”    della Russia   e sopravvalutano    quella  della NATO-€uropa;   ma   è sicuro  che  questo progetto  verrà perseguito perché   li farà   restare  più a lungo in sella  e  d’altronde  per restare  al potere  non hanno  un piano migliore.

Quindi , se non verranno  rimossi prima ( ma da CHI? )  loro non defletterano  e i  rischi  di una guerra nucleare in   EUROPA      cresceranno .   Così la  nostra rovina   potrebbe  pure  essere  anche  rapidamente  mortale, ma   se anche questo non succedesse    ci aspetta solo  una lunga  e  dolorosa discesa    agli inferi.

Da cui  non  escludo risalite  che   nella  Storia   talvolta  accadono   (  vedi Cina/ Russia).

  Ma  anche così  io   avrei preferito  evitare  il tutto. perché  quando il vento  tira   sono  gli stracci  che volano .


  Ma infine  , per rispondere  al quesito  di  Ernesto,  tutto  questo  QUANDO ? 

  Non lo so , viviamo  un “tempo a prestito”  e  quindi   consiglio  solo  di viverlo  finché   c’ è .

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Capita anche a quelli bravi_di WS

L’amico  Fernando fa  spesso  nei  commenti domande  che  richiedono  spiegazioni  complesse

Ne  ha  fatta una  anche    qui https://italiaeilmondo.com/2025/10/22/stalin-lo-zar_di-ws/

La domanda  era:

“Quindi tu sostieni, contrariamente alla vulgata, che per Stalin fu una sorpresa non gradita la comparsa dello st di i?”

  A  cui  non  si può  rispondere   in modo  secco.

Se invece   essa finisse  con   “…la comparsa  di QUESTO st di i  “  direi  seccamente, SI.

Si, penso  che  sulla  comparsa  di  QUESTO  St di I    Stalin  sia  stato “buggerato” . Niente  di male , capita   anche  a  “quelli bravi”.

E ora  spiego  come e perché  sono  arrivato  alla mia opinione.

Di sicuro la cacciata degli inglesi dalla Palestina, ad opera delle formazioni ebraiche, era un anche un     interesse di Stalin.

Ed è altrettanto certo che pure la divisione della Palestina gli andasse bene. In fondo gli ebrei erano una potente nazionalità del l’URSS , la struttura sociale dei  primi coloni ebrei era “socialista” e i nazionalisti arabi si erano appoggiati solo sulle sconfitte potenze de L’ Asse.

Ma forse  in seguito alla divisione della Palestina decisa dall’ Onu scandalosamente a favore degli ebrei potrà  aver sollevato un sopracciglio, datosi che  la posizione finale americana  di sostegno totale a I sotto  forma  di  fondi volontari ed armi  alla vittoria israeliana  fu  una sorpresa  per lui.

Sul resto invece si resta sul campo delle illazioni, considerando però che:

1) l’arrivo di armi alla difesa di I dal campo comunista passò solo dai due paesi comunisti ( Romania e soprattutto Cecoslovacchia)  con partiti comunisti  particolarmente  dominati dalla “nota etnia”.

Ora in questo caso si può anche pensare che “il signor S” volesse “nascondere la mano”, ma si può anche pensare che fossero iniziative  fatte   a sua insaputa datosi che poco dopo entrambi i due partiti suddetti furono pesantemente “purgati”.

2) In ogni  caso  le armi “comuniste” a I  arrivarono all’inizio, non erano tante, ed erano essenzialmente “difensive”. Quelle offensive ,  carri  ed  aerei, che permisero poi a I di passare all’attacco occupando gran parte della Palestina araba  arrivarono  dopo e tutte  dal ” campo occidentale”,  spesso  semplicemente   “abbandonate”   agli israeliani  dagli inglesi  nella loro ritirata.



Ora già tutto questo fu  di certo  una sorpresa per ” il signor S ” , ma peggio fu per lui quando l’ arrivo del primo ambasciatore di I in URSS ( la G. Mair) provocò una ondata di entusiasmo “nazionalista” nella “nota etnia” in URSS. 

 Per “il Signor S” , che fesso non era , forse questo fu un segnale che “la nota etnia” andava ora guardata come possibile fucina di attività “antisovietiche”?

Se  si,  certamente S non poteva fare  una gran  cagnara in merito, ma  di certo ci furono discrete “purghe” verso gli esponenti del PCUS più compromessi  con questa    ondata  di  “ orgoglio  etnico” .

Soprattutto S , che invecchiando era diventato ancor più paranoico, cominciò a sospettare della classe medica  sovietica  i cui principali esponenti erano  guardacaso  della “nota etnia”.

 Da qui la la  sua” caccia” contro il  ” conplotto dei medici ” che finì  nel momento   in cui “il signor S” morì di “morte improvvisa” quando fino al giorno prima ” stava molto bene”. 



Conclusione :

 Tutto  questo è vero ?  E chi lo  può dire con certezza ?  Dove  si pensa   di  trovare il bandolo    degli intighi  di potere?   In wikipedia ?   O   si può credere  che   ciò che    dice    “una  commissione” ,     “ un tribunale”  o  “un famoso storico”   sia certamente  “la  verità,  tutta la verità  e nient’altro  che la  verità”?

Io  qui ho messo in fila un po’  di  fatti  innegabili     per    imbastire   una   storia  che io  credo molto probabile e che mi fa dire:  SI , credo che  per  “il signor S”  QUESTO  St di I sia  stata  “una sorpresa”.

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Stalin, lo zar_di WS

Questo McMeekin dice cose giuste, ma non le dice tutte.

Non rivela ad esempio l’essenza politica che alimentò la lotta di Stalin per emergere e poi emarginare, fino a sostanzialmente liquidare, la setta mondialista che dominava il partito bolscevico di modo che egli, da “rivoluzionario” non ” di rango”, sostanzialmente era solo un “operativo”, si fece Zar dell’impero di cui i bolscevichi si erano impadroniti.

 In questa sua “trasformazione” operò certamente la sua ambizione personale ma anche quelle “leggi ferree della geopolitica” che fanno sì che una “civiltà” viva trovi sempre una sua “guida”.

 L’altra cosa che non viene detta è che da “zar” del nuovo Impero russo di nome URSS Stalin capì subito la verità di sempre : “la Russia ha solo due amici….”;  il suo “comunismo in un solo paese” era una forma tattica di questa constatazione.

Certo  i congressi del PCUS  parlavano  di   “rivoluzione    comunista”   da esportare in tutto il mondo, ma per  Stalin la cosa  da evitare  era che “tutto il mondo”  ritenesse  l’URSS una vera  minaccia  a “l’ ordine  costituito”.

L’ ulteriore cosa omessa è che Stalin capì subito che la crisi del ’29 portava di nuovo la guerra e che l’ascesa del Nazismo l’avrebbe condotta nella forma di una guerra Germania-URSS.

Dal  che  l’industrializzazione forzata imposta all’URSS in maniera brutale era quindi una esigenza strategica.

 Un processo largamente doloroso e inefficiente, a parte lo sforzo  in ambito militare,  proprio perché il riarmo era l’obbiettivo primario di un sistema, quello comunista, sicuramente disfunzionale , come poi tutti hanno visto.

Ma dal punto di vista dell’ efficacia  geopolitica lo sforzo sicuramente poi funzionò come appunto a posteriori tutti hanno visto.

In più, io  non ho letto il libro di McMeekin, ma da questa intervista ritengo che vi sia omessa anche parte dell’impianto  della partita geopolitica che Stalin dovette giocare affinché l ‘URSS non subisse l’aggressione unita dell’intero mondo capitalista “andato a destra” dopo la crisi del ’29.

In ogni  caso  quella partita la  riporto  qui   per come io l’ho ricostruita dalle mie letture.

Incominciamo  subito  dal fatto  che    Stalin  fu sempre prodigo  nell’offrire buoni  affari al capitalismo americano  affinché esso  avesse  buoni interessi nella sopravvivenza  dell’URSS,  nonostante la dichiarata volontà  dei   vari  fascismi  a  contrastarlo  dappresso ( patto anticomintern ).

 E  quella  ben pagata  collaborazione   fu  fondamentale  per  l’industrializzazione  dell’URSS.

Di converso  Stalin  operò poi  da  subito all’interno   delle   relazioni  europee    per contenere   l’inevitabile  revanchismo   tedesco   sorto con il nazismo, ma  senza mai  trovarvi sponda. Tutti volevano     a parole  contenere   la  revanche  tedesca  ma   tutti  erano     tanto “ russofobi”,   anzi “anticomunisti”  come dicevano allora, da odiare più la Russia   comunista   che la Germania nazista.

Stalin da questo ne ricavò solo  due  certezze: la guerra ci sarebbe  stata    e  sarebbe stata comunque  contro l’ URSS . Si  trattava  solo di capire il come   e il quando.

La cosa  che ovviamente più temeva  Stalin   era  una  “europa unita”  in guerra con l’ URSS con il placet  inglese; l’esito del “patto  di Monaco”  confermava questo incubo.

Ma qualcosa nella primavera  del ‘39  cambiò: la  Gran Bretagna   rifiutò l’appeasement  tedesco.  Perché ?

Io  azzardo l’ipotesi    di un    “Germany  first”  voluto  dal “  Grande kapitale Anglosassone”   e porto a conferma il fatto   ormai  accertato  che  Churchill  , “il mastino”   che prese la direzione   di questa  politica,  precedentemente  lui  era   stato un feroce  antibolscevico,   la prese  dopo  essere  stato salvato  dal  fallimento  dal “generoso  aiuto”  di un banchiere, ebreo per altro.

C’erano insomma  per  il “Grande  Capitale  anglosassone “ motivi  per fare  la guerra  alla Germania prima  che questa  si decidesse a farla  all’URSS .

Ma in contemporanea in quell’estate   il  Giappone invase la Mongolia   impegnando  duramente  l’ Armata  Rossa. Come quindi  credere  che    l’improvviso indurimento inglese non fosse una sceneggiata ?   Stalin quindi per prudenza    si mantenne  sulla difensiva   nell’affare mongolo.

Chi invece     si dimostrò poco prudente  fu Hitler,  il quale  non  resse  le provocazioni polacche  aizzate  dagli inglesi; per risolvere alla svelta la questione , alla  faccia   di quanto  aveva scritto  e detto prima , cercò  la  guerra  ,  ma cautelandosi  con un patto  di non aggressione con L’ URSS.

L’  abile Stalin  ovviamente  accettò;  aveva  trovato il modo di allontanare  la minaccia   tanto temuta.  Ed infatti   subito,   dopo  tanto traccheggio,   Zukov   ne approfittò impegnando  a piena forza  la  sua “guardia  siberiana”   e  sbaragliò i giapponesi in  due  settimane.

Quella   disfatta  lampo    in Manciuria  non  ebbe allora  eco nel mondo ,  coperta  dal ben più forte  rumore  della  guerra in  Europa, ma fu  determinante   a minare     la fiducia  nipponica  nella propria   armata in Manciuria; due anni più tardi, infatti, il Giappone   si vide costretto alla  guerra , scelse la strada del mare   piuttosto   che  quella   della Siberia.

Comunque  Stalin non si illudeva che presto o  tardi  l’ URSS avrebbe  dovuto combattere  con una  Germania che avesse  trovato  dal campo di battaglia  il  tanto  desiderato, da Hitler,    “appeasement”   con l’ impero inglese. Ma    per  quell’ evento  ora aveva  migliorato  la sua posizione  strategica    su  tutto il futuro  fronte , dalla  Finlandia  alla Romania.

Ora il problema  era tutto di Hitler che  non riuscendo a  chiudere la guerra con la GB  si  trovava in una  “disperazione  strategica”  perché vedeva   che  nel  tempo   il rapporto  delle  forze    sarebbe cresciuto a vantaggio  dell’URSS.

E così l’ imprudente  scelse  la via  dell’attacco  all’ URSS   SENZA  aver  fatto pace  con gli inglesi, facendo  quindi   per motivi  strategici quello   che  aveva sempre  dichiarato  di voler fare per  convinzione ideologica: cioè la   cosa  per  cui  era  stato    sollevato   dalle  sale delle birrerie  a quelle  del Reichstag; in questo sorprendendo  uno Stalin     che  non si aspettava una mossa tanto irrazionale.

Il problema di Stalin in quell’ estate    fu  infatti capire    se  gli inglesi  non lo avessero buggerato   e  solo   la  certezza  che  gli USA  sarebbero comunque  presto  entrati in guerra tramite il Giappone lo convinse  a sguarnire   la Siberia lanciando la “guardia siberiana” nella battaglia di Mosca.

Il  resto è storia  certa   che però lascia  non chiarite   alcune   domande  alle quali provo   a dare  le mie   risposte

La prima  è ovvia   ed è stata già dibattuta  a lungo

1)  Datosi lo schieramento  avanzato in  cui  fu sorpresa l’Armata  Rossa , Stalin  stava preparando un attacco    alla Germania per l’ autunno del ‘41 ?

Ris:  Si , ma non  programmaticamente per l autunno  del ‘41 perché non aveva certezza della reale posizione inglese.  Lui avrebbe  sfruttato fino in fondo  il  fattore  tempo a suo vantaggio per  attaccare  al primo sintomo  di un appeasement   anglo-tedesco

La  seconda è meno ovvia, ma è un dato di  fatto   visto  a Yalta  dove      al  “bulldog” inglese  fu messa la museruola.

2)  Cosa  spingeva  Stalin a fidarsi degli USA  laddove sapeva di non potersi  fidare degli inglesi ?

 RIS : la  certezza   che il vero  scopo  strategico  dell’intervento americano in guerra era  appropriarsi  della  posizione  di  dominio che l’ Europa aveva sul mondo, il che  avrebbe lasciato ampi margini all’URSS in Europa in una “divisione del mondo”  che ovviamente e SUCCESSIVAMENTE  nessuno  dei  due  avrebbe   rispettato.

La terza  quindi è  inevitabile  e la risposta   consequenziale      per  quanto  sorprendente

3)   Da  dove passavano  gli oscuri  contatti non  ufficiali  tra Stalin  e  e la  cabala  di Roosevelt ?

RIS: Passavano dal   Walford Astoria  per il tramite   dei grandi  “uomini  d’ affari”  che  avevano  da sempre  interessi in URSS e  contatti  diretti con  alti   esponenti  del PCUS   della  stessa “etnia”.

La quarta   è  anchessa   quindi inevitabile  e la  risposta  innominabile

4)    quale  era  l’ interesse  comune in questo   di  entrambi i gruppi ufficialmente  “ contrapposti” tra ”capitalisti “  e “comunisti”?

RIS :ST di  IS

Cioè  quella  cosa  per  cui     Stalin  si  sentì  poi buggerato  davvero  e  a cui provò a reagire;  ma  era ormai  troppo tardi.

Conclusione: Stalin   fu uno  zar  che   ha  fallito , ma che si difese molto bene. LORO    hanno  duvuto  poi aspettare    altri  quaranta anni  dopo  di lui   per  trovare  uno zar  “coglione”. 

E  se oggi la Russia  è  ancora sulla breccia  molto si deve  all’opera  sua.

Per  questo LORO ancora lo odiano.

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In lode di Niccolò (e Giovanni)_di WS

Mi è piaciuto  questo  articolo .

Non solo perché  è raro  che i francesi  non denigrino   qualcosa  di italiano ,    ma anche perché  è   scritto bene  seppure  teso a  rinforzare il punto di vista   dell’autore.

Soprattutto è interessante  che  nel  tracollo  della  civiltà occidentale si riscopra Machiavelli.

 Quindi   val la pena    evidenziare la  complessità   di  quel suo pensiero  che lo  rende ancora  un maestro della politica , ma  anche  evidenziarne  le  peculiarità  di  uomo del  suo  tempo  e    di  ciò  che  di quel pensiero politico allora ne impedì l’applicazione pratica.

Premetto  per i pochi interessati  che  questo  commento  sarà un po’  più lungo  del solito e poco  attinente   alla  geopolitica  corrente.

Diciamo  subito che la distanza  tra  teoria  e pratica in politica  non è una  quisquilia perché  dipende  da una miriade di fattori  spesso anche  casuali.  In politica ,  per il successo personale  la semplice  teoria non basta,  come  dimostrò  il   più pratico    Guicciardini.

Tra il  Machiavelli  e  il Guicciardini   il  pensiero politico  non era molto dissimile, anzi  pare  che i due  furono anche  amici; ma il  Guicciardini  servendo  sempre e soltanto “i Grandi”   ebbe un enorme  successo personale; il  Machiavelli, al contrario,  servendo  solo le sue idee  rimase  sostanzialmente un “fallito”.

La differenza  è che  seppur oggi gli aristocratici  discendenti del Guicciardini vendono un ottimo vino, nessuno  rilegge il Guicciardini   mentre  si rilegge Machiavelli   e non ci sono suoi  discendenti   che vendono  vino con il suo nome.

E io sono sicuro  che Machiavelli  sarebbe contento così.

Perché  innanzitutto  diamo  giustizia al  Machiavelli? In lui  non c’era altra  motivazione personale  che   quella  degli “eroi”: la gloria  conseguita  con merito.

E   c’era anche  una  grande  tensione morale. Lui  non era quel  cinico  che  Federico il grande cercò poi  di  rivelarsi;  lui  sì,  un cinico “politico di  successo”.

Machiavelli invece  semplicemente   descriveva  i meccanismi del potere  come  essi sono  sempre  stati e sempre  saranno  all’ interno   dello  “Stato” inteso come organizzazione di  ogni società umana.  

Machiavelli  non era nemmeno un antireligioso, ma uno che prende atto che la Religione non basta a moderare il male  nella vita umana  e  che  in questo    essa deve  essere   supplita   dall’etica  di uno Stato  dotato  della forza necessaria ad imporla   ad uomini  intrinsecamente  cattivi.

E  non è quindi un caso  che  questa   conclusione     sia   stata apprezzata  da  tanti pensatori marxisti. La differenza, però,  è che Machiavelli non si illude  che l’ indole umana sia  modificabile  da uno  Stato  che si proclama “  etico”, perché    sa bene   che anche  dietro  quello  Stato  ci sarebbero in posizione  di potere  uomini intrinsecamente  cattivi   sempre pronti   a diventare  così    dei “Grandi”   a spese altrui.

Per Machiavelli  quindi  l’ unica  forma  di Stato  utile    è  quella  “repubblicana”  nella quale un gruppo  di uomini liberi   gestiscono  la “cosa pubblica”  con la prima  e principale  attenzione  a  che nessun  uomo  di “virtù”  (   “virtù”     machiavellica   appunto ) possa  coartare     gli interessi  di tutti gli altri ,  così che  a   questi  uomini, potenzialmente  “Grandi”,    resti solo il servizio  dello Stato  come  unico campo dove  esprimere la propria  “virtù”.

Una posizione  di potere   che  però non è una  sinecura; la  repubblica  punisce  severamente  i dirigenti fedifraghi , incapaci  ed inetti ).   Né è trasmissibile  a membri  della propria “familia”, nel senso   romano,  se non  attraverso un nome   reso  grande  da  grandi cose   fatte  ad  esclusivo vantaggio della Repubblica.

Ed in questo,   sì, la “repubblica”  di Machiavelli  è  la “repubblica  romana”     descritta  nei libri di  Tito Livio,  cosa che non era  certo la   “repubblica  fiorentina” che  Machiavelli  servì  con impegno  venendo poi  sempre “sorpassato”  da   incapaci   membri di consorterie  , per poi  essere  alla fine pure punito  dai  Medici,  tornati  momentaneamente  “signori”  a  Firenze.

Recuperata  comunque la fiducia  di costoro,   tornando  quindi  a  servire  lo Stato   fiorentino,     ne fu poi espulso  alla seconda cacciata  dei Medici  come  “pallesco” .

Machiavelli  allora   opportunista e banderuola  come milioni di “ordinari”  italiani ? No,   solo  la  coerente  ambizione  a  servire  il SUO  “ Stato”   sapendo  di poter  svolgervi  un grande    servizio, sempre  comunque malpagato per altro.

Ma  è  proprio  nella sua  attività di uomo di Stato   e di pianificatore militare che  si evidenziano  i limiti  di Machiavelli, grande  analista  e teorico  politico, a  disbrigarsi nella  gestione pratica   della politica.

Sia  chiaro, niente di male in questo; piuttosto l’ evidenza   che    teoria e pratica   in politica  sono  cose  estremamente  diverse  perché    “la politica  è l’ arte del possibile”.  In politica  si può   definire  una teoria , ma nella pratica   si deve operare  solo nel campo del possibile

Perché, oltre  che una grande  tensione morale, Machiavelli  aveva    anche  una    coscienza “nazionale”   che  però  non andava molto  oltre  la sua Firenze. Se infatti Machiavelli  vedeva il  disastro  che  si stava  appressando  su una  Italia  divisa  ed imbelle, di fatto si preoccupava  soprattutto   dello  “Stato”  che conosceva.  Se  certamente  capiva   il limite  di una Italia   che non aveva mai superato   la dimensione    degli “  Stati   regionali”,  non sognava  certo   “l’ Italia  “  di Dante.

 Machiavelli   studiava  i meccanismi    della politica  e poteva  anche simpatizzare  per il “Valentino”   che  si stava  costruendo  un suo  stato personale   a spese     di tanti “signorotti”   e in prospettiva  anche  di Firenze; ma  serviva  solo lo Stato  fiorentino.

Il  quale   era   allora   giustappunto  l’ unica  “repubblica”  italiana  di un peso  “passabile”    sebbene  il cui “populus”  e   il  suo “senatus”  erano però     con  caratteristiche  ben  diverse  dal   modello  romano. E soprattutto era  diverso   il tipo  di guerra  combattuta nel 1500  da quella  di  1800 anni prima. Fallì così  ovviamente il Machiavelli  nella   sua costruzione  pratica   della milizia fiorentina.

E  qui  si apre un interessante  capitolo  sulla interazione intervenuta  tra lui  e Giovanni delle Bande Nere  .

Narrano infatti le cronache  che,  essendo venuto  a passare in Firenze  Giovanni con   le sue “bande” e avendo  il Medici  e il Machiavelli  discusso   di  tattica militare  e di ordini di battaglia, Giovanni  dimostrò al Campo di Marte  come le sue “bande”  superassero  agilmente le milizie  fiorentine  schierate “alla  romana”  e  come invece  quest’ultime , scegliendovi un gruppo più piccolo   meglio selezionato e molto più mobile   si comportassero molto meglio  quando    gestite  dallo stesso  Giovanni.

Perché in politica  anche la migliore  teoria    si  scontra sempre  con la realtà e  i cittadini fiorentini del 1500  non potevano  essere  organizzati in una “formazione quadrata”  come  ancora potevano  esserlo i montanari svizzeri  e , seppur in misura minore, anche i contadini spagnoli.

Quella lezione,  poco dopo,   Giovanni  la  stava  appunto  impartendo  ai lanzichecchi  che   calavano in Italia    se  non vi fosse morto per il tradimento  dei principotti padani.

La grandezza  così inespressa  di Giovanni che forse,  se non fosse morto così giovane,  avrebbe  fatto   un’ ALTRA Italia, fu  dimostrata  dalle   sue  “bande”,  che  seppur  “ decapitate” continuarono  la loro  guerra di  decimazione       della  soldataglia  imperiale   finché    lo  stesso papa Medici gli ordinò     il “ disbando”   dopo la sua resa a Carlo V.

E in  quelle  “bande nere”   si  era  distinto  anche  quel Ferrucci   che  fu chiamato  dalla  seconda  repubblica fiorentina   a difendere  Firenze    dall’ attacco degli imperiali   cosa  che fece  egregiamente   finché non cadde, per il solito tradimento, nell’ imboscata  di Gavinana.

Quale è quindi la lezione   che portava  Giovanni ?

Che  gli  italiani non sono un “popolo”.  Noi siamo  una variegata  accozzaglia  di “miseria  e nobiltà”,   ragion per  cui   non siamo  nemmeno un “gregge”.

Si,  ci sono  tantissime  “ pecore” e  tantissimi  aspiranti “cani pastore”, ma  ci sarebbero  anche  tanti “lupi”   che però non possono  essere    schierati  sparsi  in mezzo a  “ pecore  e traditori “.

 Ma  se    fosse  stato possibile   schierare   tutti insieme   un numero  sufficiente  di “lupi” ,  forse avremmo  potuto costruire  500 anni  fa  uno   stato ,  “etico” nel senso  del Machiavelli  , per  cui  oggi  potremmo   anche essere  quei “romani“  che  lui sognava.   

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La coda e il cane_di WS

Chi ha visto il film  “wag  the  dog”   capisce   subito    di  quale   relazione   geopolitica parlerò qui

Ora  questo intervento di Morigi  è stimolante  per parlarne , anzi     meriterebbe pure una  critica   articolata anche  su altri spunti  qui contenuti.

Innanzitutto  però mi si perdoni una  critica formale, perché questo pur eccellente contributo è  poco  leggibile sia per la sua grafia ( il neretto)   che per la sua  stesura senza  stacchi e  per l’ affastellamento di tanti interessanti spunti i quali   tutti  meriterebbero una trattazione più estesa.

 Ragion per cui, premettendo  che  forse    potrei  aver  frainteso   quanto  in esso  volesse  essere  scritto   dall’autore,   di   questi  spunti ne commento brevemente solo quello che mi pare  dovrebbe rappresentare l’essenza di questo articolo,  laddove  cioè solleva      la   relazione  U$A -Israele  con una  similitudine “tripla”:

Biden: netanyau= Alessadro V : Cesare Borgia= Trump: Giulio II 

 La trovo  molto stimolante ma errata .

Innanzitutto perché la vera similitudine dovrebbe essere semplicemente

  Democratici: Sionisti globalisti = Repubblicani : Sionisti israeliani 

 In quanto sia i Democratici e Repubblicani che le due branche del Sionismo sono  rispettiva espressione di due ” partiti unici” : l “americanismo” e il “sionismo” appunto.

E poi perché    nemmeno i termini mi sembrano  esatti.

 Infatti  se Biden e Trump possono essere considerati due papi della ” chiesa americana”, almeno i loro frontmen, Netaniahu è solo un “braccio” del Sionismo , paragonabile   ad un Cesare Borgia, ma  solo in quanto   anch’esso  un “avventurista” , in questo caso  mosso  però anche   dalla visione  “messianica” che pervade da sempre “la destra” del Sionismo.

  E  qui posso garantire che, al contrario   del Borgia, non ci sarà nessuna “rovina personale” per Bibi; semplicemente  “ a tempo debito” sarà “posato” ( per usare, non a  caso ,un termine mafioso) cosa che era già calcolata fin da l’ inizio della “operazione Gaza” .

C’ è  appunto nel sionismo una “cupola”  più efficiente che in quella “americana” e che evita che la “dialettica interna” sfoci mai in qualcosa di realmente  e platealmente “punitivo” per i  membri  perdenti della    tribù; pure per  quelli dannosi.

La “  carità”  interna   alla  “ nota etnia”  è  non solo  molto  forte   ma anche profondamente   astuta nell’ assunto che per   consolidare   la propria tenuta    ed  estendere  il proprio potere   non devono  essere  né  abbandonati,   né  esemplarmente puniti  non solo  gli “incapaci” ma pure i “transfughi”  e perfino  anche i “rinnegati”.

Ad  esempio dopo il 1945  nessuno   dei  nazisti   di  “sangue  ebreo”  fu    realmente punito, nemmeno  chi fu   sempre leale    ad “ Herr H “   e  il “nazismo”  non lo abiurò mai.

  Poi perdipiù  le  due entità : U$A e Israele sono ormai così tanto simbiotiche da mostrarsi sempre di più come una sola entità : U$rael. 

Di questa  si può certamente  definire chi  per stazza  sia “il cane ” e chi ” la coda”, ma mi sembra incontestabile che sia quest’ultima a far ” scodinzolare il cane “.

Trump non è un Giulio II che è andato a “punire” un borgia- netaniahu . Trump è stato solo chiamato a tirare fuori Netaniahu dai pasticci in cui si era cacciato.

 E qui si può discutere solo se “l’ ordine ” sia stato impartito direttamente dalla ” destra sionista” americana che sostiene  sia Netaniahu  che  Trump o dalla cupola sionista tramite la cupola americana in cui essa è  comunque pesantemente presente, e dalla quale comunque Trump è dipendente.

La ” pace di trump” serviva solo   a questo, pur  condito  con un  teatrino in  cui si è cercato di narrare che U$rael ha vinto.

Ma non è una “pace “, è  solo una pausa tra un “round” e il successivo ed è pure discutibile che U$real   questo  round lo abbia realmente vinto.

Certo parecchi “punti”  U$rael li ha segnati, ma al prezzo di  aver  smascherato al mondo  la  complicità  che esso riceve  da lunga  data  da  pressoché tutti   gli  stati   arabi  e sunniti .

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Europicidio_di WS

L’ amico  Ernesto  ha riportato ottimi spunti  nel suo commento  qui

Avevo  appunto  cominciato a rispondergli  in modo  sintetico , ma  poi ho capito  che   per non essere travisato  serviva un  commento più esteso. Mi ha portato ad una  conclusione  certamente   “ divisiva”,  perché  sono  sicuro  che ancora pochi  la vedono  con la chiarezza che  appare a me.

1) quella di Herr H non era una soluzione ma la perversione di un “orecchiante”.

 Chi ha studiato a  fondo  l’ essenza reale della “nota etnia” sa  che cosa  essi intendano  per “orecchiante  della porta”. Con tale  definizione  essi  chiamano   chi  gli  si appressa  ,  sia come  simpatizzante   che  emulo; non solo,  quest’ultimo  è   in questo mosso  solo  da   rancorosa  ostilità.

 ESSI comunque irridono     sempre  questi   “ orecchianti”   ed operano   affinché   costoro  siano   in pratica  solo  “strumenti”  dei PROPRI progetti .

Certo i valori di base  del  “signor H “ sembravano  nella  tradizione europea ( virtu’ , armonia bellezza, ect.. ); ma da dove poteva il “signor H” avere orecchiato il suo Darwinismo e la sua visione razzista e suprematista ?

C’era nel signor H una totale negazione di una visione cristiana e una sua totale apertura ad ogni visione gnostica. Non faccio nomi ma non è appunto un caso che alcuni  suoi “nipotini” siano oggi i più determinati e stupidi strumenti della cabala globalista.

E qui  faccio notare anche come l’ intera opera del signor  H  sia poi  nella  sostanza   andata    esattamente  a  favore  dei piani  di tale  “cabala”.

Sapeva “il signor H”   di  essere un “orecchiante”?  Certamente  no , ma aveva le caratteristiche  giuste per   diventarlo, esattamente    come  un  “ nipote  della  serva “cresciuto  rabbioso  in una Vienna     già  corrotta  e decadente.

Qualcuno  sicuramente lo  avrà notato   dai  suoi  discorsi     “in birreria”   e gli    avrà “insufflato” i giusti “input”; certi “cognomi” dei suoi più intimi “ camerati” lo lascerebbero   pensare .

Ma  questo è un argomento piuttosto  complesso che non può  essere  trattato  in poche pagine.  Quello  che è certo    è che  ai piani     della “  setta mondialista”   serviva   comunque  qualcuno in Europa  che  ridesse “fuoco alle polveri”  e  di fatti    il “ signor  H”  è servito  egregiamente a questo  esito.

2)Trovo   maliziosamente pretestuosa  la sparata di Todd   sulle  virtù  del protestantesimo. 

Di quale   “ superiorità ”    dovrebbe  essere incensata    questa   setta   del cristianesimo?  A parte il fatto  che il suo  valore  religioso   peculiare     è     appunto  un “settarismo”    vestito  di ipocrisia , al protestantesimo   vengono  attribuiti in sostanza  solo i “meriti” di una sua particolare  “sottosetta”: quel  calvinismo, portatore di   giustificazione  religiosa  del peggior  “homo homini  lupus”   che  ci  ha portato  allo  sfrenato  capitalismo  attuale    “ che tanto bene   ci sta  facendo”.

In realtà  l’€uropa  muore   non perché siano  venuti meno i “valori”  piuttosto   gretti  e comunque   divisivi    del protestantesimo , ma per l’ esatto contrario:  la perdita  dei suoi valori  comunitari  e trascendenti  originari , valori  certamente  anche cristiani  ma  integrati   indissolubilmente   in quelli  precedenti “greci” , “romani” e anche “germanici”  in secoli  e secoli  di  generazioni  di  “ Padri della  Chiesa” .

3) Tutto questo ovviamente  non è una questione  “etnica”,  ma “  culturale”.

Ma  questa contrapposizione  è un non  sense  perché nella  storia    “etnia” e “cultura” si sono  sempre  confusi. Noi parliamo di “cultura del  bronzo,  del  ferro  ect “ mica  di “etnia del ferro”. Gli indoeuropei , i  “signori del ferro” ,  sono  accumunati     da comuni  elementi “culturali”   come    lingua, mitologia,  tradizioni,  organizzazione  sociale  e non perché  hanno   tutti  “ lo stesso sangue”.

Chi ha introdotto il concetto  di “etnia”  voleva  appunto  restringere  il campo  della identità culturale  solo  ad una  comunità di “ sangue” ,  cioè un ritorno ad un passato  tribale e il cui  sottoprodotto    non poteva    essere  che  l’ odio  tribale.

L’ Europa non  era  così;  domandiamoci  quindi da  chi    il “ signor H”  possa mai aver orecchiato   questa  perversione.

Quale è la  conclusione  di   tutto questo ragionamento ?  

Che l’ Europa  , questa  comunità   culturale   che ha avuto un passato  unitario  splendido     e  la  cui memoria     migliaia  di “cervelli a pagamento”   oggi  sono impiegati    a     denigrare  e seppellire  sotto una montagna  di contumelie e  di bruttezze , è  stata  “ackerata” .

 C’è una   cultura   “aliena”  alla    guida dei popoli europei  ,  che non solo li  usa  per il PROPRIO  interesse  senza  alcun  riguardo per  essi   , ma addirittura  ha per  TUTTI  essi un  odio  tanto belluino  ed implacabile che userà   qualunque mezzo per  cancellarli per sempre.

E   la cosa  che   questo “alien” più  teme  è  che  qualcosa  o qualcuno possa  risvegliare la  vittima  prima  che il “danno “  sia   completo.

Se infatti  la  “vittima” riuscisse a  reagire  in tempo,   che    cosa essa  dovrebbe  fare   a questo   MORTALE  “parassita”  ?

Ti sei mai chiesto  perché  nelle “ parole d’ordine”  che  dai  vertici  ci vengono  martellate in  testa ogni giorno  c’è sempre più la parola “ resilienza” ?  Quale  ne è il valore e in che cosa  essa  si differenza  da “resistenza “ ?

Solo nel fatto  che il “  resistente”   può   reagire  ai colpi  che  riceve, il “ resiliente” invece  li incassa  e basta.

E  d’altronde i numeri  già sono impietosi;  il  vero  “genocidio”  in corso     è il nostro.

Il commento di Ernesto:

ernesto20 ore fa

Alle volte viene da pensare, in modo semplicistico e paradossale, che se le soluzioni di Mister H fossero state attuate fino in fondo, non avremmo i problemi di oggi. Ma è un paradosso ed anzi, proprio la soluzione di Mster H ha favorito l’amplificazione dei problemi di oggi. Perchè concordo con Emmanule Todd, sul fatto che anche il luteranesimo, pur contenente caratteristi messianiche aveva anche un’etica del lavoro e del dovere, che sono stati motori della gradenzza occidentale: purtroppo come sosteine lo scrittore, questa etica è scomparsa ed oggi anche i figli del luteranesimo, all’etica del dovere e del lavoro preferiscono quella della rendita. E la rendita, il vivere di rendita, è una forma mentis dei pochi che vivono alle spalle di molti; è la forma mentis di chi usa il controllo del denaro per esercitare predominio su molti. Questa mentalità avvelenatrice delle tradizioni culturali dell’occidente è il verme che ha eroso dell’interno il dinamismo della società occidentale. Ma atenzione a non farne una questione etnica: si rischia di confondere il problema con la soluzione. Perchè la soluzione non è, a mio modo di vedere, trvolgere il rispetto della sostanza umana che ci accomuna tutti al mondo ma concentarsi su gli aspetti antropologici/culturali per recuperare la grandezza. Ma forse sono un illuso e un inguaribile ottimista.

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Si accettano miracoli, di WS

Consiglio di rilanciare questo notevole intervento di Aurelien https://italiaeilmondo.com/2025/10/05/ripartire-da-zero_di-aurelien/ che mi ero perso; confesso che non lo avevo nemmeno letto  finché  l’ ho  ritrovato oggi   per caso   su Reseau International.

E in  ciò   mi dichiaro  colpevole  di  essere  prevenuto   perché oramai leggo  Aurelien  distrattamente  considerandolo solo un  raffinato  gatekeeper.

Questa volta, però, Aurelien mostra  che non è un personaggio  così banale; lui   “le cose le sa” e  sa trarne tutte le dovute conseguenze.  L’  €uropa  è ad bivio   tra  “tornare indietro”  pagando  comunque  un duro  contraccolpo o andare  avanti  in un abisso  che di certo non la vedrà “vincitrice”.

 Ma il nostro è come sempre un po’ ” perfidamente omissivo” perché qualunque sia la migliore “gestione del danno” nell’ormai inevitabile “ripartire da zero ” ( perché ” a zero” alla fine  ci saremo COMUNQUE finiti) , se  si vuole  “ridefinire  “ la futura  politica  europea   in un post-ucraina  che   non ci veda   a  “zero  tagliato” ,   si deve inevitabilmente partire dal definire PRIMA   tutte le colpe di chi “il danno” lo ha voluto e provocato.

 Io trovo in questo articolo  di Aurelien appunto l’ eco di un  dibattito che sicuramente adesso corre nei quadri intermedi delle elite inglesi da cui il nostro proviene; dibattito ovviamente riservato e che di sicuro non è ancora iniziato invece nelle élites coloniali del resto d’€uropa.

Questo è  certamente  un segno  interessante ma  temo  molto probabilmente finalizzato alla speranza  dei più   furbi  di potersene  appunto” filare a l’ inglese” lasciando   nelle pesti  tutti gli altri . 

Una  cosa che però non dovrebbe essere permessa al principale “piromane” di questo danno. Anche perché in questo  gli inglesi  sono almeno tre volte recidivi; non c’ è dubbio che se la facesse   franca l’elite inglese ci  riproverebbe alla prima occasione.

La    russofobia delle elites inglesi non è una pulsione  occasionale    come  quelle  della  sue “scimmie”  italiche; è ben  radicata  e perseguita  con maligna “coerenza”   da almeno   due secoli  e mezzo.

Aurelien  questo lo sa , ma soprattutto  sa  che  questo cominciano a comprenderlo  tutti i russi.  Aurelien  non è ora preoccupato  per “l’€uropa” , cosa  di cui  ad ogni inglese  importa un piffero , ma   della  SUA  Inghilterra  per  cui    comunque  le  cose  volgono  al peggio-

   E appunto  ora valuta la necessità  di definire   per TUTTI   ciò che i russi  hanno  chiesto  sempre e da subito: la definizione  di un quadro  di sicurezza  collettiva,   financo  fosse  una    totale €urofinlandesizzazione,  che però  sostanzialmente  lasci  libera  e nell’ ombra  la  solita  “manina” inglese.

Ma  Aurelien  sa  certamente  anche  “che i fatti  comportano  conseguenze” . 

C’ è appunto un  primo   fatto  che  questa  nuova “ sicurezza  collettiva”  alla  Russia  è stata  negata   su istigazione  inglese   suppur per voce  spesso  dei  suoi  “obbedienti”  massonici posti a dirigere  i vari  €uronanerottoli .

E  c’ è un  un  secondo  fatto:  la “sconfitta  strategica”   che  si  voleva così  imporre  alla  Russia   dovrà per  forza  ritorcersi verso chi l’aveva progettata  e perseguita.

 Certo  Putin non vuole “vincere”, la Russia  lotta solo per  “sopravvivere”; ma   se  ci riesce,  quale  “ sicurezza  collettiva”   potrà mai    firmare   con chi   ha  così  subdolamente  minacciato l’esistenza  della Russia?

Forse  qualcuno   più  resipiscente  in €uropa sta  sinceramente valutando una  “nuova  Helsinki “   ma  anche  qui  c’ è un  terzo  fatto:  quella “Finlandia”   lì non  esiste più. La memoria  del  voltafaccia  finlandese, per non dire   tradimento  dei patti sottoscritti,  ora  non potrà essere rimossa  dalla  testa  dei russi.

In altre  parole  tutto    deve necessariamente passare PRIMA  per  la  rimozione  delle  attuali  elites  €uropee ,  perché  “chi  è stato parte  del problema non può essere parte  della  soluzione”. 

Solo  così  la Russia  potrà veramente   credere  che valga la pena  di firmare  qualcosa   con chi la voleva morta.

Ma  queste   élites  non  se ne andranno  da  sole;  lotteranno fin in fondo  per  trascinare  tutti con  sé.

La conclusione  quindi  è la  stessa di sempre  e  mi rendo  conto  di essere  noioso  a   ribadirla continuamente.

 Non ci sono più margini per  fermare   questo  treno in corsa , “salvo miracoli” ovviamente.

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