DAL POSSESSO DEI MEZZI DI PRODUZIONE AL CONTROLLO DEI MEZZI DELL’INTENZIONE, di Pierluigi Fagan

DAL POSSESSO DEI MEZZI DI PRODUZIONE AL CONTROLLO DEI MEZZI DELL’INTENZIONE. Una delle parzialità che coglie gli studiosi dei processi storici, è data dal concetto e dal campo categoriale che applicano a premessa della loro ricerca. Il concetto di “capitalismo”, un concetto di un sociologo tedesco dei primi del Novecento, W. Sombart e non di Marx come invece molti credono, è un concetto che taglia la realtà con una categoria socioeconomica. Ma i fatti socioeconomici accadono negli Stati e nelle relative nazioni. Come nella neurologia visiva ci sono sistemi neurali che colgono solo le forme orizzontali o solo le verticali o solo le fisse o solo il movimento etc. ma poi tutti assieme danno la visione umana, così la nostra conoscenza del mondo dovrebbe forse scalare queste gabbie categoriali e produrre sintesi di più alto livello. Quanto al “capitalismo”, ad esempio, non è un caso che quello veneziano o genovese fossero diversi tra loro e da quello olandese che poi risulterà diverso da quello anglo-britannico, che poi risulterà diverso da quello americano e questo poi nella sua versione primo o secondo Novecento. Forme, demografia, localizzazione e morfologia, dotazioni di materie prime o energia o ricchezza finanziaria, livelli di conoscenza, mentalità, tradizioni, obiettivi geostrategici dei vari attori stato-nazionali, modificano la semplice categoria socioeconomica che non declinata e contestualizzata rischia di diventare molto astratta. Così l’analisi critica continua a leggere la realtà passando dal generico capitalismo all’altrettanto generico neoliberismo come se la struttura del mondo nascesse dalle teorie economiche.
Quanto il termine medio dello stato e relativa nazione pesi nell’argomento, lo si nota oggi in diretta. Economisti e sociologi derivati da conoscenze molto settoriali, stanno scoprendo che la logica del principale operatore capitalistico coordinato ed intenzionato ovvero gli Stati Uniti d’America, oggi si preoccupa di difendere il proprio status geopolitico più che solo quello economico, ciò dato che è a loro noto che è da questo che deriva lo status economico e finanziario e non certo il contrario. Per ogni attore della prima citata sequenza storica del “capitalismo” quale indagata da Braudel ed Arrighi più e meglio di altri, si può rinvenire come gli interessi geopolitici della potenza hanno incanalato il processo di sviluppo della propria versione di capitalismo.
Passiamo così a segnalare un movimento di intenzioni della nostra principale potenza planetaria, gli Stati Uniti d’America. Conosciamo la svolta neolib-global-politico culturale imposta al mondo occidentale dai primi anni ’80. Reagan e Thatcher erano anglosassoni, il globalismo veniva dall’interesse americano espresso nel Washington consensus, la partizione conservatori (destra) progressismo (secondo questa cultura: “sinistra”) è tradizione fondante il sistema politico inglese-britannico-americano, quindi anglosassone (tory-whig/rep-dem). Dato il collasso sovietico, la “sinistra” euro-occidentale ovvero quella che ha genetica culturale in Marx, è entrata in una crisi ontologica poiché ancorché l’albero di sinistra aveva molte fronde lontane dalle radici, in senso di immagine di mondo un ramo è pur sempre un di cui del sistema “albero-radici”.
Piano-piano, ed oggi in maniera conclamata, s’è politicamente imposta la partizione conservatori – progressisti anche all’Europa occidentale. L’estensione egemonica culturale è stata pervasiva, dall’accademia alla cultura pop. La cattura egemonica anglosassone dell’Europa occidentale, anche usando l’Europa orientale a cui gli euro-occidentali sono sensibili per semplici ragioni di ovvia geografia ancorché le due parti abbiamo storie radicalmente diverse, è giunta al suo pieno compimento con la guerra in Ucraina. Attivato il trappolone ed invitato la Russia a farsi odioso nemico conclamato (ma i russi non avevano strategicamente altra opzione), gli USA possono oggi contare su un quasi perfetto allineamento strategico. Qualcosa di simile stanno cercando di replicare nel Pacifico usando il pericolo del c.d. “espansionismo cinese”.
Alla fine, gli Stati Uniti presiederanno un sistema che avrà un secondo livello basato sulla fratellanza anglosassone (Canada, Australia, Nuova Zelanda). A questo nucleo sarà collegato il sottosistema europeo occidentale sempre disarticolato dal “divide et impera” e messo anche sottopressione in vari modi, tra cui utilizzando la problematica parte orientale (balto-polacca-slava-danubiana). Negata come inesistente la minaccia di voler far entrare l’Ucraina della NATO all’inizio del conflitto, sia Stoltenberg che Draghi al MIT hanno iniziato il processo di abituazione sull’inevitabilità della cosa. Parallelamente, sospese tutte le procedure di selezione in passato strette e rigide, Ucraina, Georgia, Moldavia entreranno di gran carriera nell’UE. Non è possibile rinvenire alcuna logica economica in questo allargamento, infatti, la logica non è economica, ma geopolitica e non certo per interesse europeo. La nuova postura americana prevede di replicare un sistema simile, a base di alleanza soprattutto militare, ma anche cultural-tecnologica, in area asiatico-pacifica.
Con ciò, gli strateghi americani hanno pensato di risolvere il problema dell’annunciata transizione al mondo multipolare, destino ineluttabile per semplici ragioni di dinamica demografico-storica. Poiché qui da noi si fa spesso più analisi e critica info-culturale che fattuale, a molti sembra che “multipolare” sia una sorta di ideologia a piacere (o dispiacere, dipende dai punti di vista). Ma prima di esser vestita di ideologia, la cosa è un semplice fatto. Semplicemente, non è in altro modo possibile immaginare il funzionamento di una umanità a 8, prossimi 10 miliardi di individui segmentati in “n” civiltà e 200 stati, di cui molti accedono di recente e per la prima volta alle funzioni ordinatrici e di sviluppo dell’economia moderna che molti chiamano capitalismo, (illuminandone un aspetto che però non è l’unico ovvero l’accumulazione di capitale). Gli strateghi americani sono assai meno sprovveduti di quanto gli sprovveduti tendano a ritenere proiettando la propria sprovvedutezza a standard universale. Che il mondo andasse irreversibilmente verso un destino multipolare è noto da almeno venti anni, se non trenta. Se questo è il gioco, gli Stati Uniti hanno implementato una complessa strategia di costruzione sistemica, per presentarsi al tavolo di gioco con la maggior potenza, diretta ed indiretta, sotto il dominio di una unica intenzione coordinata.
Ma poiché questo nuovo sistema occidentale-orientale a base di democrazie ordinate dal mercato ed un mercato dominato dalle intenzioni e convenienze americane, ha pur sempre le proprie fragilità e contraddizioni interne e poiché l’economia e la finanza rimangono negli intenti l’ordinatore di questo tipo di società, c’è da scrutare che idee hanno oltreatlantico in merito a questo specifico campo.
L’idea principale sembra originare dai tempi della IIWW, quando gli americani cominciano a pensare a nuove tecnologie più complesse ed al destino del mondo con loro a capo. La Cibernetica (1948) deriva da uno scienziato, che era stato chiamato a risolvere il problema delle retroazioni nei sistemi di puntamento e lancio (sistemi missili-radar britannici alle prese coi V2 tedeschi). Lo stesso anno, altri due scienziati formalizzavano la Teoria dell’informazione (1948) le cui radici risalivano a sviluppi anche precedenti. Messe a sistema queste conoscenze sotto l’egida del governo e delle forze armate americane (tra cui la Marina finanziatrice del progetto di von Neumann di realizzare il primo computer su logica di Turing e poi promotrice anche della prima rete da cui origina Internet), sono l’unica invenzione significativa della seconda metà del ‘900, il campo detto dell’Information Communication Technology.
Oggi si parla e discute molto di A.I.. Ma l’operazione strategica più rilevante è più ampia ed è sussunta nell’acronimo NBIC, il cui intento strategico venne pubblicizzato venti anni dalla prima istituzione scientifica americana la National Science Foundation assieme al Dipartimento al Commercio USA. Anche a dire quanta poca informazione derivi dall’inquadrare il capitalismo come impresa di individui bramosi di profitto, non notando quanta istituzione si mobiliti per curarne le necessarie condizioni di possibilità. Tra l’altro, con certe chiavi di analisi sfugge il livello strategico che si muove sempre con ampio anticipo facendo piani e progetti poi promossi con la potenza di vario livello, cose che porta poi alcuni ingenui risvegliati dell’ultima ora a scambiare per “complotti”. Il “pianificare nel tempo” si chiama strategia, non complotto. Davos risponde a Washington non il contrario.
Ad ogni modo, il NBIC è un progetto di sviluppo parallelo e poi convergente lungo gli assi delle nanotecnologie, delle biotecnologie, di tutto ciò che funzione a base di informazione (secondo la teoria matematica non secondo il mondo dei media comunque arruolato per la sua funzione di propaganda) ed il grande mondo della cognizione umana, cervello-mente-corpo. Le nanotecnologie ( N) sono necessarie a nuove biotecnologie (B) funzionanti secondo i principi della teoria dell’informazione (I) ed hanno come fine il corpo e soprattutto la mente umana, la cognizione (C).
Da qui il perno del conflitto tra USA e Cina che parte da Taiwan oggi leader e di gran lunga nello sviluppo e produzione dell’unità base dell’impero informativo ovvero i semiconduttori, le leggi di Biden per proteggere e promuovere il “reshoring” di tutte le imprese che trattano questi campi (mentre in Europa ci sono ancora gli ingenui credenti della mano invisibile), la cattura egemonica euro-pacifica per formare il primo giocatore di multipla potenza del gioco multipolare, l’obiettivo di integrare il problema dei mezzi di produzione e financo di quelli monetari-finanziari per assicurarsi il controllo diretto dell’intenzionalità dell’unità fondamentale degli ordini sociali, politici, geopolitici, culturali, economici e finanziari: il corpo e la mente umana.
Che tutto ciò basterà magari con accanto un po’ di pittura verde e briciole di keynesismo di guerra a tenere in piedi l’ordine sociale economico è improbabile, per questo si rende necessario lo sforzo per il controllo delle intenzioni e delle mentalità umane, per adattarle alla inevitabile contrazione.
Così, gli Stati Uniti pensano di poter affrontare il XXI secolo, essere il principale soggetto geopolitico intenzionale in grado, all’interno della sua più ampia forma sistemica, di controllare il motore dell’intenzione umana: il singolo corpo-mente. Basterà?

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Secondo round? Non c’è nessun secondo round. La partita è praticamente finita in Ucraina_ di AURELIEN

Secondo round? Non c’è nessun secondo round.
La partita è praticamente finita in Ucraina.

AURELIEN
14 GIU 2023
Ora che l’Occidente globale sembra finalmente capire che la guerra in Ucraina sta andando malissimo per Kiev, i suoi opinionisti si consolano pensando che questo è solo il primo round e che ci sono ancora cinque o addirittura dieci anni di succose opportunità per abbattere l’Orso russo con ogni sorta di mezzi subdoli e per piantare finalmente la bandiera della NATO sul tetto del Cremlino. Si illudono, ovviamente, ma è utile fare un passo indietro e considerare quanto si illudono e perché.

Non dirò molto sull’attuale “offensiva” ucraina, perché non sono uno specialista militare, e comunque potrebbe essere già in gran parte finita quando leggerete questo articolo. Sembra che le previsioni di una sanguinosa catastrofe fatte dagli esperti prima dell’operazione si stiano probabilmente avverando e che, in pochi giorni o al massimo settimane, a seconda di quanto gli ucraini cercheranno di insistere, la loro capacità militare sarà in gran parte distrutta. Non molti opinionisti occidentali sembrano aver riflettuto sulle conseguenze di ciò, quindi lo faremo noi per loro. Ma nel frattempo la punditocrazia si diverte e si occupa di nuovi scenari che ritiene di poter imporre ai russi, sia in cambio di “concessioni” che la NATO potrebbe fare, sia perché… beh, questa è una domanda interessante: dopotutto sono degli illusi.

Analizziamo quindi la questione in due parti: in primo luogo, ciò che probabilmente accadrà a livello strategico nel resto dell’anno e, in secondo luogo, se c’è qualcosa, per quanto limitato, che la NATO può fare per cambiare il probabile risultato a lungo termine. Se avete letto alcuni dei miei precedenti scritti sull’argomento, potreste avere l’impressione che ci sia un certo grado di ripetizione, ma, ad essere onesti, poiché né quello che ho scritto io, né quello che hanno scritto persone molto più illustri e con un pubblico molto più vasto, sembra essere penetrato nelle teste spesse della punditocrazia, è meglio fare un altro tentativo.

Quello che sta accadendo in Ucraina è un tipo di guerra pesantemente corazzata, che non si vedeva dai tempi dei combattimenti nella stessa area geografica tra il 1941 e il 1945. Le sue caratteristiche tradizionali sono forze estremamente grandi e complete che operano su decine di migliaia di chilometri quadrati, di giorno e di notte, utilizzando massicce quantità di fuoco indiretto e concentrandosi sul logoramento delle forze nemiche, piuttosto che sulla cattura del territorio in sé. Le singole campagne duravano settimane e persino mesi ed erano decise tanto dalla logistica e dalla capacità produttiva quanto dal combattimento. E il combattimento stesso richiedeva la capacità di destreggiarsi tra le priorità e di integrare le operazioni di intere Divisioni ed Eserciti che lavoravano insieme.

Questo ve lo dirà qualsiasi libro di storia, anche se bisogna vederlo rappresentato su scala abbastanza grande per capire davvero cosa significa. Una vita fa, giocavo a giochi di guerra da tavolo con un gruppo di amici, e la prima volta che giocammo alla venerabile Guerra in Oriente ricordo di aver guardato le mappe sparse su tutto il tavolo e le centinaia di segnalini delle unità, e la pura scala della campagna, in un silenzio sbalordito. “Porca miseria!” disse qualcuno, alla fine. Credo che quella domenica siamo arrivati fino alla fine del giugno 1941.

Dal 1941, ovviamente, la situazione è diventata molto più complessa. I missili a lungo raggio e ad alta precisione consentono oggi di controllare l’aria e di distruggere obiettivi terrestri lontani. Droni ed elicotteri d’attacco sembrano essere una combinazione particolarmente temibile, in grado di distruggere i veicoli nemici da una distanza di sicurezza. Armi assolutamente terrificanti come il sistema TOS-1 Fuelled-Air Explosive rendono l’uso degli edifici come rifugi per lo più una perdita di tempo. E così via. Ma cosa significa tutto questo in senso strategico?

Beh, consideratelo come un gioco con delle regole, in cui bisogna qualificarsi per giocare. Non ci si può presentare a un torneo di golf con una sola vecchia mazza; non si può partecipare a una partita di poker senza una posta in gioco; nemmeno Django Reinhardt o Eric Clapton riuscirebbero a ottenere un buon suono da una chitarra di plastica con metà delle corde mancanti. Questo non significa che non possiate divertirvi a picchiettare una pallina da golf, non significa che siate completamente senza soldi, non significa che non possiate suonare una scala su una sola corda. Ma significa che siete fuori dal grande gioco. È possibile che tra un mese l’Ucraina sia ancora in grado di schierare un paio di centinaia di veicoli blindati, compresi i carri armati, forse un centinaio di pezzi di artiglieria e forse 30.000 soldati di fanteria addestrati dall’Occidente. Ma è meglio che non si preoccupino, perché è probabile che si trovino in pacchetti da pochi centesimi, in unità che sono state duramente colpite e hanno subito pesanti perdite.

I militari parlano di una cosa chiamata rapporto forza-spazio. Questi sono aumentati in modo massiccio dal XIX secolo, quando la sfida principale era solo quella di scoprire dove si trovava effettivamente l’esercito del nemico. Dal 1914/15 gli eserciti sono diventati abbastanza grandi da poter stabilire un fronte continuo, tale che il nemico non poteva avanzare da nessuna parte senza assaltare e superare le truppe che aveva di fronte. Anche nei vasti spazi della Russia tra il 1941 e il 1945 il fronte si stabilizzò dopo un po’, poiché il sistema sovietico generò interi nuovi eserciti. Inoltre, il possesso di terreni chiave come alture e fiumi, nonché di città e nodi di comunicazione, rende più facile il mantenimento di una linea continua e più difficile il suo assalto. E naturalmente non è necessario presidiare ogni centimetro di terreno se lo si può controllare con il fuoco indiretto o con la potenza aerea. Finora gli ucraini sono riusciti a mantenere un fronte continuo, al punto che i russi non hanno tentato nessuna delle massicce manovre di aggiramento che l’Occidente si aspettava, perché sarebbero state costose e avrebbero lasciato le loro truppe esposte.

Ma sempre più spesso non ne hanno bisogno. Arriverà presto il momento in cui il numero e la capacità delle forze ucraine, la loro densità, se così si può dire, diminuiranno al punto da non poter più tenere una linea continua. Si noti che non si tratta solo di numeri. La guerra moderna è spaventosamente complessa e un elemento dipende da molti altri per funzionare correttamente. Possiamo vedere i risultati per gli ucraini, che hanno perso le loro capacità aeree ed elicotteristiche qualche tempo fa, e ora stanno perdendo costantemente ciò che resta della loro capacità di artiglieria. Supponiamo quindi, per amor di discussione, che tra due settimane gli ucraini dispongano ancora di una cinquantina di carri armati moderni di vario tipo e di un numero tre volte superiore di mezzi corazzati. Ma saranno sparsi su un’ampia area, molto probabilmente fuori comunicazione tra loro e con i loro comandanti superiori, e costituiti da gruppi disparati di equipaggiamenti e personale addestrati in luoghi diversi da nazioni diverse secondo principi leggermente diversi. Potrebbero esserci munizioni e pezzi di ricambio ma non carri armati, o carri armati senza munizioni, e le unità stesse saranno vitali solo fino a quando non finiranno il carburante o qualcosa si romperà. È altamente improbabile che siano in grado di operare tutti insieme come un gruppo organizzato, anche se fossero raccolti insieme e adeguatamente riforniti. A quel punto, le forze ucraine avranno una densità così bassa rispetto alle dimensioni del terreno che cesseranno di essere una minaccia e diventeranno un fastidio. Certo, potranno continuare a tendere imboscate e attacchi “mordi e fuggi”, ma se i russi decideranno di avanzare, tutto ciò che gli ucraini potranno fare sarà rallentarli.

Ma Kiev non creerà semplicemente altre unità di coscritti, volenti o nolenti, e le manderà al fronte? Forse, ma armati di cosa? L’Occidente non ha più equipaggiamenti pesanti da inviare, e non sembra credibile che le potenze occidentali si disarmino completamente togliendo gran parte della loro capacità operativa dalle proprie unità in prima linea e inviandola in Ucraina, per essere distrutta proprio come lo sono attualmente gli equipaggiamenti occidentali avanzati. In ogni caso, una tale forza non potrebbe essere messa insieme molto prima della fine dell’anno, e nel periodo intermedio i russi sarebbero in grado di fare più o meno quello che vogliono. La fanteria smontata o la fanteria in jeep potrebbe essere in grado di disturbare le truppe russe che avanzano, ma questo sarebbe tutto, e diventerebbe piuttosto inutile con l’avvicinarsi delle piogge autunnali, mentre i russi sarebbero in grado di avanzare rapidamente lungo le strade e le linee ferroviarie. C’è, infatti, un esempio storico che dà un’indicazione di quanto sarebbe difficile fermare un’avanzata del genere senza armi pesanti. Nel 1944, uno dei compiti della Resistenza francese era quello di trattenere le riserve tedesche provenienti da altre zone della Francia per raggiungere la battaglia principale in Normandia dopo lo sbarco alleato. Le forze della Resistenza, riconfigurate come Forze Francesi Interne (FFI), furono addestrate da istruttori britannici e americani e da ufficiali dell’esercito francese, per un periodo di tempo più o meno pari a quello in cui sono state addestrate recentemente le forze ucraine, soprattutto in tattiche di piccole unità. Le FFI combatterono eroicamente e con pesanti perdite, riuscendo a rallentare i tedeschi, ma non riuscirono mai a sconfiggere un’unità tedesca formata. I tedeschi, inoltre, non avevano alcuna potenza aerea su cui contare e operavano in territorio ostile alla fine di difficili linee di rifornimento. Di fatto, quindi, anche decine di migliaia di soldati a piedi armati di fucile, per quanto ben motivati, sarebbero stati solo un ostacolo per i russi.

E cosa farebbero i russi stessi? Non ne ho idea, e non sono sicuro che i russi abbiano comunque deciso, ma ci sono alcune ovvie alternative a loro disposizione. (Avanzeranno senza dubbio verso una linea che dia loro il controllo di tutte le principali città e snodi di trasporto e che permetta loro di soddisfare l’impegno politico di controllare tutte le aree che hanno votato per diventare parte della Russia. Che cosa faranno dopo non è dato saperlo, ma è improbabile che si tratti di una conquista territoriale su larga scala perché, anche se sarebbe militarmente possibile, sarebbe anche logisticamente complicato, politicamente disordinato e strategicamente inutile. Facciamo un breve riferimento a Clausewitz che disse, come ricorderete, che “la guerra è un atto di forza per costringere il nostro nemico a fare la nostra volontà”. E sosteneva che il modo più semplice per fare questa costrizione fosse la distruzione della capacità militare del nemico. Anche se spesso le cose possono essere più complicate di così, la guerra attuale illustra bene questo principio. Le forze armate ucraine sono praticamente esaurite e non possono essere ricostituite in tempi utili. Quando un Paese viene disarmato, non ha molte alternative se non quella di fare ciò che gli viene detto, e si può supporre che i russi abbiano una lista della spesa di richieste che presenteranno agli ucraini al momento opportuno. Queste potrebbero includere la smobilitazione di massa, la distruzione supervisionata dei veicoli blindati e degli aerei rimasti, la partenza di tutte le truppe straniere, la consegna di individui da processare, pattugliamenti congiunti lungo una linea di demarcazione e tutta una serie di altre misure che al momento non possiamo prevedere. Poiché i russi avranno il potere di punire le violazioni, sarà difficile o impossibile per gli ucraini rifiutare.

A lungo termine, i russi saranno in grado di impedire la ri-militarizzazione dell’Ucraina, se necessario con la forza, e di garantire che a Kiev ci sia un governo che si renda conto che la neutralità disarmata è nell’interesse del Paese. È quindi probabile che l’obiettivo immediato della Russia sia quello di trasformare l’Ucraina in una sorta di Finlandia Plus: neutrale, senza forze straniere e con una capacità militare limitata e puramente difensiva. È ovviamente possibile che gli ultranazionalisti ucraini (se ne sono rimasti) cerchino di portare avanti una sorta di “lotta armata”, probabilmente attraverso attacchi terroristici. Ma questo è problematico per una serie di ragioni, la principale delle quali è che qualsiasi governo ucraino concepibile non vorrà subire le conseguenze del disappunto russo per tali attacchi e cercherà di impedirli. Inoltre, la storia non fornisce molti esempi promettenti di successo. In Algeria, i francesi costruirono le linee Challe e Morice, che impedirono efficacemente ai nazionalisti di infiltrare combattenti nel Paese dalla Tunisia. Una generazione dopo, il regime dell’apartheid in Sudafrica fu in grado di utilizzare le risorse tecniche e umane e i vasti spazi della Namibia e del Capo Occidentale per rendere massicciamente costosa l’infiltrazione delle forze militari dell’ANC dall’Angola. I veterani raccontano di aver perso il 30-50% delle forze prima ancora di attraversare il proprio Paese. I russi saranno in una posizione molto più forte, anche se probabilmente si dovrà accettare un certo livello di terrorismo interno, anche se solo per qualche anno.

Ma ovviamente gli obiettivi russi sono molto più ampi di una Ucraina non minacciosa, anche se questo è ciò che ossessiona gli opinionisti occidentali al momento. Ironia della sorte, e come risultato del fatto che la NATO e l’UE non sono mai state in grado di abbandonare l’abitudine alla guerra fredda, potremmo finalmente avvicinarci a quella situazione che era tanto temuta durante la stessa guerra fredda: la finlandizzazione dell’Europa. Quarant’anni fa si riteneva (o si sosteneva comunque) che il dominio militare sovietico sulla NATO stesse diventando così marcato che, a meno che le nazioni europee non avessero speso molto di più per la difesa, sarebbero presto scivolate nel tipo di ambigua neutralità tipica della Finlandia di allora. Si trattava, ovviamente, di un’argomentazione politica a favore di una maggiore spesa per la difesa e di forze armate più grandi, e non è mai stata molto convincente. Ma per la più grande ironia della sorte, qualcosa di simile a quella situazione si è verificato oggi, come risultato della convinzione della NATO di poter contemporaneamente provocare e insultare la Russia, eliminando di fatto la sua capacità di competere con la Russia in qualsiasi conflitto armato tradizionale e pesante che ne possa derivare. In realtà, è difficile comprendere quanto sia stata stupida questa politica, ma ormai è fatta e l’Occidente deve conviverci.

Ciò che questa politica significa in pratica è che, come ho sostenuto, l’Occidente è ora, e sarà per il prossimo futuro, significativamente quantitativamente inferiore militarmente alla Russia in Europa, e più in generale inferiore in alcune aree della tecnologia militare nel suo complesso. Inoltre, come ho anche sostenuto, in pratica sarà impossibile ricostruire le forze occidentali a un livello simile a quello raggiunto durante la Guerra Fredda. Non vedo alcuna ragione per cambiare queste valutazioni. Naturalmente questa inferiorità non è globale, in nessuno dei due sensi: l’Occidente continua ad avere un vantaggio considerevole nei Gruppi da Battaglia Portanti e forse anche nella tecnologia dei Sottomarini Nucleari d’Attacco (SSN), anche se Martyanov potrebbe contestare rumorosamente quest’ultimo punto. Ma il fatto è che i gruppi tattici di portaerei, pur essendo eccellenti per la proiezione di potenza contro nemici non nemici, sono in realtà abbastanza inutili per qualsiasi altra cosa. È difficile immaginare un loro ruolo serio in un conflitto militare in Europa, per esempio.

Enormi quantità di investimenti occidentali sono inoltre vincolate ai velivoli da superiorità aerea, e ci sono ragioni per ritenere che questo sia oggi un quasi totale spreco di denaro, in parte a causa del modo in cui la tecnologia si è mossa, ma, soprattutto, a causa della natura asimmetrica delle concezioni occidentali e russe dell’uso del potere aereo stesso.

In breve, la teoria del potere aereo è progredita attraverso una serie di metafore e il potere aereo occidentale, così come esiste oggi, è la conseguenza della serie di metafore dominanti alla fine della Guerra Fredda. L’aviazione militare è partita dalla metafora della cavalleria leggera: avrebbe “scavalcato” (secondo l’espressione preferita dell’epoca) gli eserciti che si scontravano a terra, svolgendo le tradizionali funzioni di cavalleria leggera di ricognizione e di controllo delle proprie truppe. Quest’ultima funzione portò a sua volta all’adozione della metafora del “controllo dell’aria” dalla terminologia navale, e la letteratura iniziale era piena di previsioni di enormi battaglie tra “flotte aeree” per dominare il cielo. Questo non è mai accaduto. Infine, man mano che gli aerei diventavano più grandi e più capaci, gli appassionati del potere aereo cominciarono ad adottare le metafore dell’attacco d’urto e del bombardamento, indifferentemente mutuate dall’artiglieria, dalle corazzate e dalla cavalleria pesante.

In realtà, nessuna di queste metafore è mai stata realmente applicata. In particolare, le lotte per il “controllo aereo” tra i caccia erano rare o inesistenti. La Battaglia d’Inghilterra del 1940, ad esempio, non fu una vera e propria gara tra caccia, ma tra caccia britannici e bombardieri tedeschi, con i caccia tedeschi che cercavano di ostacolarli. Fu il numero di bombardieri distrutti a decidere il risultato. Tuttavia, la metafora del “controllo aereo” è sopravvissuta fino alla Guerra Fredda, attraverso diverse generazioni di aerei da caccia, il cui ruolo principale sarebbe stato quello di intercettare i bombardieri convenzionali sovietici sul Mare del Nord. La comparsa di caccia sovietici veloci e potenti come il MiG-25 (che in realtà era un intercettore specializzato, progettato per contrastare i bombardieri nucleari statunitensi ad alta quota e che al momento della sua introduzione era di fatto obsoleto) suggerì la necessità di caccia occidentali che li contrastassero a loro volta. A partire dagli anni ’80, sono stati sviluppati concetti che hanno portato a velivoli come il Rafale, il Typhoon e, più recentemente, l’F-35: caccia da superiorità aerea enormemente costosi e sofisticati, che per molti versi sono rimasti disoccupati prima di entrare in servizio, ma che hanno soddisfatto l’esigenza sentita di un velivolo da “controllo aereo”. Il problema, naturalmente, è che i russi non avevano mai avuto una dottrina simile e non intendevano combattere i nuovi aerei della NATO con altri aerei, ma con i missili, per cui l’F-35, ad esempio, ha in realtà ben poco da fare: è come una moto iscritta a una gara di go-kart.

A causa del costo spaventoso di questi aerei, sono inevitabilmente diventati la piattaforma di fatto per tutti gli scopi, e ci si aspetta che facciano tutto, aumentando così ulteriormente il costo. Il risultato è una generazione di velivoli che difficilmente saranno mai necessari nel loro ruolo primario, poiché non affronteranno un avversario con la stessa dottrina, e che quindi verranno impiegati per svolgere ruoli secondari che velivoli più semplici e meno costosi potrebbero svolgere meglio: l’equivalente di noleggiare un elicottero per andare al supermercato. Nei primi giorni del conflitto in Mali, l’aeronautica francese ha utilizzato i Rafale, in volo dalla Francia metropolitana e riforniti più volte, per bombardare le concentrazioni di militanti dello Stato Islamico. Un ex comandante della missione ha calcolato che uccidere un singolo jihadista costava circa un milione di euro, ma il Rafale era l’unico aereo disponibile.

L’Occidente si trova quindi in una situazione di enorme svantaggio strutturale e dottrinale per quanto riguarda la potenza aerea ed è difficile, se non impossibile, immaginare quali compiti militari pratici le sue forze aeree potrebbero svolgere con successo in un ipotetico conflitto con la Russia. C’è una buona probabilità, infatti, che l’era dell’aereo di superiorità aerea sia finalmente finita, visti i progressi senza precedenti nella tecnologia missilistica degli ultimi decenni e il costo insensato delle singole cellule di oggi. Spesso si dice che la dottrina della NATO presuppone la superiorità aerea. Questo non è vero dal punto di vista storico: durante la Guerra Fredda la NATO non si aspettava di sfidare, né tanto meno di superare, il controllo del Patto di Varsavia sullo spazio aereo delle proprie forze. I suoi aerei si affidavano a voli bassi e veloci per sopravvivere nell’ambiente di difesa aerea più ostile del mondo, sperando di mantenere almeno un certo margine di superiorità aerea sul territorio della NATO. È più corretto dire che la NATO opera da vent’anni in ambienti in cui il controllo aereo (e quindi i suoi aerei da combattimento) sono semplicemente irrilevanti, e la metafora dell’artiglieria del potere aereo è stata dominante.

Lo stesso vale per i carri armati. La NATO ha addestrato, esercitato ed equipaggiato le sue forze per combattere una battaglia difensiva su una parte relativamente piccola e altamente urbanizzata dell’Europa, dove si aspettava di poter ripiegare sulle proprie linee di comunicazione e di approvvigionamento. Dopo la fine della Guerra Fredda, con l’entrata in servizio in gran numero dei carri armati sviluppati negli anni ’80 per combattere una breve e brutale battaglia difensiva, la NATO si è trovata senza una dottrina per le operazioni offensive terra-aria e senza un equipaggiamento adatto a tali operazioni in un conflitto ad alta intensità contro un nemico competente. Non ha mai sviluppato né l’una né l’altra, perché non ce n’era bisogno. Ma la dottrina militare sovietica fin dall’inizio (alcuni direbbero fin dagli anni ’30) si basava sull’offensiva e, soprattutto dopo il 1945, sul combattere la guerra sul territorio di qualcun altro piuttosto che sul proprio. Questo ha prodotto un intero corpo di dottrina, in gran parte ancora oggi influente, e, cosa più importante, un equipaggiamento relativamente leggero e mobile, che poteva essere prodotto in grandi quantità e utilizzato da truppe con un livello di addestramento modesto. Questa dottrina enfatizzava il logoramento piuttosto che la manovra, e presupponeva che una parte di questo logoramento potesse essere realizzato da una difesa accuratamente preparata, per degradare l’attaccante e rendere più facili le successive avanzate.

In pratica, gli ufficiali della NATO di Paesi che non hanno più una dottrina di guerra pesante, la cui tradizione strategica è comunque difensiva e la cui esperienza recente è costituita da guerre di controinsurrezione su piccola scala, hanno addestrato in fretta e furia le reclute ucraine a combattere complesse battaglie offensive corazzate ad alta intensità con equipaggiamenti progettati per operazioni difensive o di controinsurrezione. Nel frattempo, i loro avversari continuano a studiare e a praticare la dottrina difensiva a livello operativo come parte di operazioni strategicamente offensive più ampie. Oh, cielo.

Questo spiega la situazione attuale, ma anche perché la situazione non migliorerà in tempi utili. E spiega anche perché le opzioni della NATO sono quasi inesistenti. Analizziamo questo aspetto in modo più dettagliato.

In primo luogo, mette nel contesto tutte le speranze o i timori di un “coinvolgimento diretto” della NATO. Invita a chiedersi “Dove?” e “Con cosa?”. Come ho già sottolineato in precedenza, la geografia e la logistica fanno sì che potrebbe essere possibile, nell’arco di molti mesi, assemblare in qualche modo una piccola forza meccanizzata leggera proveniente da diversi Paesi della NATO, con equipaggiamenti ed esigenze logistiche incompatibili, e proiettarla magari per un migliaio di chilometri verso est, dove le unità arrivate intere inevitabilmente non rimarrebbero tali per molto tempo. Bene, e il potere aereo? Beh, vedi la discussione precedente.

C’è anche la versione “leggera” di una simile operazione, che di solito prevede l’ingresso di truppe polacche nell’Ucraina occidentale, ma senza combattimenti veri e propri. Non è chiaro quale sia l’obiettivo di questa operazione, dal momento che i russi non hanno alcun interesse a occupare fisicamente quell’area, e i polacchi potrebbero effettivamente contribuire a portare sicurezza in quell’area. Ma ricordiamo che si tratta di un dispiegamento di combattimento, da parte di un Paese che non ha alcuna esperienza recente al di là del mantenimento della pace, che si dispiega a ben 500 km dai propri confini. Sebbene un tale dispiegamento possa fare notizia per un paio di giorni, sarà costoso e complicato da realizzare, comporterà tutti i problemi abituali delle truppe straniere lontane da casa, compresi i riservisti richiamati dalla vita civile, e il personale sarà consapevole che potrebbe essere spazzato via dai missili russi in qualsiasi momento, pur essendo incapace di reagire. Non è possibile dispiegare una forza del genere per più di sei mesi alla volta, quindi è necessaria una seconda e terza serie di unità disponibili (l’equipaggiamento dovrebbe rimanere lì) e in breve tempo, la maggior parte dell’esercito polacco passerà un terzo della sua carriera seduto in un campo fuori Kiev, senza sapere cosa ci faccia lì. Alla fine, è probabile che la forza diventi un ostaggio politico come qualsiasi altra cosa, poiché non ci sarà mai un momento “buono” per ritirarla. Come ho già suggerito in precedenza, qualsiasi tipo di forza “mercenaria” sarebbe un non-inizio. Non siamo nel Sahel.

Quanto sopra, credo che metta in un certo contesto l’attuale rumore sulle “garanzie di sicurezza”. La NATO che offre all’Ucraina una garanzia di sicurezza sarebbe come se io mi offrissi di garantire il tuo prestito quando in realtà ho meno soldi di te. In alcuni ambienti c’è questa bizzarra convinzione che tale garanzia abbia un significato in sé e che spaventerebbe i russi, perché… beh, non so proprio perché. Allo stesso modo, è opinione diffusa che un cessate il fuoco e i negoziati possano avvenire semplicemente perché lo vogliono gli Stati Uniti e la NATO, che l’Occidente avrebbe un ruolo importante nel definire l’agenda e che la Russia sarebbe obbligata ad accettare, ad esempio, che l’Ucraina diventi un protettorato occidentale e che le sue forze militari vengano ricostruite. Non vedo alcun motivo per cui i russi dovrebbero accettare, o anche solo prendere in considerazione, qualcosa di simile, né alcun modo per indurli a farlo. Il negoziato implica che voi abbiate qualcosa che io voglio, e che io sia disposto a scambiare qualcosa che voi volete. Ma non vedo nulla che i russi vogliano qui che non possano prendere comunque. Un trattato formale che impegni gli Stati Uniti a ritirare tutte le loro forze dall’Europa, o almeno dai confini della NATO precedenti al 1997, sarebbe senza dubbio un premio politico degno di nota, ma probabilmente non a costo di concessioni significative da parte russa. Infine, la mera possibilità di un dispiegamento di truppe statunitensi è considerata una soluzione da alcuni e un fattore che porta alla Terza Guerra Mondiale da altri. Sospetto che i russi le ignorerebbero semplicemente, poiché non costituirebbero una minaccia.

Pertanto, la risposta sensata al suggerimento che “l’Occidente non accetterà mai X, Y, Z” è: “interessante”. Significa semplicemente che l’Occidente impiegherà un po’ di tempo per adattarsi alle nuove realtà, come è successo dopo la presa di potere comunista in Cina, la rivoluzione di Castro o la presa di potere islamista in Iran. Si è tentati di dire che è un problema dell’Occidente.

Tutto ciò lascia l’Occidente praticamente privo di opzioni, ma con una tradizione di ingerenza ovunque, cercando di prendere il comando e l’iniziativa e presumendo che le sue opinioni contino molto, solo perché… Inoltre, le possibilità che un forum occidentale (ad esempio la NATO) sia in grado di sviluppare e attuare una nuova strategia sono minime o inesistenti. Come spesso accade nelle organizzazioni internazionali, l’inerzia la fa da padrona, e l’anno scorso la NATO si è avvicinata al precipizio e vi è caduta perché non c’era un’alternativa su cui tutti fossero d’accordo, e perché era politicamente inconcepibile che la NATO si tirasse indietro. Se a questo si aggiungono trent’anni di arrogante rifiuto della capacità militare russa, e persino la speranza in alcuni ambienti che la Russia possa inciampare in qualche catastrofe di sua iniziativa, si arriva alla situazione attuale. La politica della NATO al momento consiste nello sperare in un miracolo e, sebbene alcuni Paesi facciano molto rumore, nessuno è davvero al comando, anche perché non c’è una direzione ovvia in cui andare. Come un’organizzazione così arrogante come la NATO (o come l’UE) possa gestire la delusione e la sconfitta è una questione interessante, ma che richiede un saggio a sé stante.

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Putin invita i migliori corrispondenti russi per un’intervista sulla guerra + aggiornamenti SitRep + testo integrale della intervista_ di SIMPLICIUS THE THINKER

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Putin invita i migliori corrispondenti russi per un’intervista sulla guerra + aggiornamenti SitRep

Uno degli aggiornamenti più interessanti di oggi è stata la conferenza stampa televisiva che Putin ha tenuto con i principali corrispondenti russi in prima linea, molti dei quali sono nomi e volti familiari da cui io e altri analisti prendiamo quotidianamente informazioni. Personaggi come Poddubny, Pegov di Wargonzo, Sladkov, Murad Gazdiev, e persino il popolare analista di Youtube Yuri Podolyaka, Alexander Kots e molti altri.

Per dare un’idea dei giornalisti presenti:

Questa sessione è stata concepita per consentire ai giornalisti di porre a Putin stesso le domande più urgenti in prima linea, alcune delle quali sono state pronunciate direttamente dalle truppe in prima linea che ruotano intorno a determinate questioni. Ad esempio, Pegov ha denunciato che ad alcune truppe non vengono corrisposti i bonus promessi per aver distrutto attrezzature preziose dell’AFU, come aerei e carri armati. Putin ha dichiarato di non esserne a conoscenza e che interverrà immediatamente per correggere la situazione e assicurarsi che vengano pagati.

Se vi state chiedendo come sia possibile che Putin non fosse a conoscenza di una simile svista? Beh, questo mi porta al prossimo punto principale. Putin ha fatto molte ammissioni interessanti durante la chiacchierata, tra cui quelle relative alle continue carenze della parte russa e del MOD.

Per esempio, ha detto che la SMO ha rivelato che l’esercito russo aveva molti “generali di parquet” inutili (parole mie) che non erano all’altezza del compito e che sono stati sostituiti.

C’erano molti “parquet” al potere prima dell’SMO “È come con la pandemia. Dopo la pandemia, sono comparsi medici eroici. Anche nell’ambiente dell’esercito si è capito molto presto che c’erano molti generali da parquet dappertutto, ma hanno cominciato a comparire persone che erano rimaste nell’ombra, e si è scoperto che erano efficaci e molto necessarie. Queste persone andrebbero cercate e trascinate ai vertici”.
Ha anche ammesso che la SMO ha rivelato la mancanza di molti sistemi moderni necessari alla Russia, come i droni e le armi guidate. Quest’ultimo punto, tuttavia, è stato utilizzato dagli account filo-ucraini per interpretare erroneamente le dichiarazioni di Putin, per significare che la Russia ne è ancora sprovvista. In realtà, Putin ha completato la dichiarazione affermando che la Russia sta producendo un numero di droni 10 volte superiore a quello precedente, oltre a un numero di armi regolari pari a 3 volte e un numero di sistemi specifici molto necessari come le munizioni guidate pari a 10 volte.

Ci sono state molte altre rivelazioni interessanti. Le più interessanti sono state le allusioni ai piani generali dell’OMU e a ciò che la Russia intende fare in Ucraina. Vediamo di analizzarne alcuni.

Putin non ha rivelato nulla di troppo specifico, ma ha dato accenni come i seguenti (traduzioni del canale Donbass Devushka):

Putin – alla domanda “Fino a che punto siamo pronti ad andare avanti quando finirà l’offensiva delle Forze Armate dell’Ucraina?”: Posso solo dirvelo di persona! In generale, tutto dipenderà dai potenziali che si formeranno alla fine di questa cosiddetta controffensiva. Ecco la domanda chiave. Penso che, rendendosi conto delle perdite catastrofiche, la leadership [ucraina], qualunque essa sia, la testa, cioè, dovrebbe pensare a cosa fare dopo. E vedremo come sarà la situazione. E in base a ciò, prenderemo ulteriori provvedimenti. Abbiamo piani di natura diversa, a seconda della situazione che si svilupperà quando riterremo necessario fare qualcosa.
Innanzitutto, per contestualizzare le sue parole, aggiungiamo il fatto che ha anche rivelato che le perdite dell’Ucraina sono “catastrofiche” nella “controffensiva”. Alcuni dei numeri che ha fornito sono circa 500+ blindati/mezzi distrutti in totale, che includono 160+ carri armati distrutti e il 20-30% di perdite di attrezzature fornite dall’Occidente. Ha detto che la Russia ha perso a sua volta 54 carri armati e ha un rapporto di perdite di 1 a 10 rispetto all’Ucraina. Non è chiaro se intendesse i “carri armati” effettivi o il totale dei blindati/veicoli, dato che alcuni hanno riportato la sua dichiarazione come totale dei blindati, il che avrebbe più senso con la sua dichiarazione di perdite 1:10, dato che ~50 sono 1:10 rispetto agli oltre 500 blindati distrutti dagli UA. Anche se ha detto che molte delle perdite russe saranno “riparate” e quindi non sono perdite totali e irrecuperabili.

Ma tornando alla dichiarazione citata sopra. In pratica sta dicendo che i potenziali movimenti della Russia dopo l'”offensiva” dell’Ucraina dipenderanno dalla realtà del terreno alla fine di questo periodo offensivo. Da un lato, possiamo supporre che sia deliberatamente cauto per non svelare i piani ovviamente segreti del Ministero della Difesa russo. Ma dall’altro lato, è probabile che stia rivelando una parte di verità, in quanto i piani della Russia dipenderanno da quanto il potenziale offensivo dell’Ucraina sarà distrutto. Questo è un aspetto di cui io stesso ho già scritto in uno degli ultimi rapporti, in cui ho evidenziato come se la Russia non sarà in grado di distruggere una quantità sostanziale del potenziale dell’AFU nel prossimo mese o giù di lì, allora la fase successiva potrebbe semplicemente devolversi in una guerra posizionale e di stallo, in cui la Russia continuerà a strisciare in avanti mentre usa l’artiglieria per decimare le retrovie dell’AFU.

Tuttavia, se gli UA dovessero impegnare eccessivamente le loro forze nell’offensiva in corso e dare alla Russia l’opportunità di decimare gran parte di esse, ciò darebbe alla Russia la possibilità di finire l’animale ferito lanciando una grande offensiva propria. Ma farlo contro un nemico che non è stato adeguatamente indebolito porterebbe a perdite inaccettabili, motivo per cui è improbabile che la Russia lanci un’offensiva così massiccia a meno che gli UA non vengano sostanzialmente degradati nelle prossime settimane.

Questa è la mia “lettura tra le righe” della dichiarazione di Putin. E questo si collega ai suoi commenti successivi sulla mobilitazione. Innanzitutto vorrei dire che Strelkov ieri ha affermato che la Russia sarà costretta a lanciare un’altra massiccia mobilitazione al più tardi entro agosto. È chiaro che si tratta di un argomento ancora nella mente di molti e quindi Putin è stato costretto a parlarne:

Vladimir Putin: È necessaria un’ulteriore mobilitazione? Non seguo da vicino la questione, ma alcuni personaggi pubblici dicono che abbiamo urgentemente bisogno di raccogliere un altro milione, due milioni. Dipende da cosa vogliamo. Alla fine della Grande Guerra Patriottica, avevamo quasi 5 milioni di uomini nelle forze armate, dipende dallo scopo. Le nostre truppe erano a Kiev. Dobbiamo tornare indietro o no? La mia è una domanda retorica, è chiaro che lei non ha una risposta. Posso rispondere solo io. Ma a seconda degli obiettivi che ci poniamo, dobbiamo decidere sulla questione della mobilitazione. Oggi non ce n’è bisogno: abbiamo iniziato a lavorare dal gennaio di quest’anno – abbiamo reclutato oltre 150.000 militari a contratto. E insieme ai volontari – 156 mila. E la nostra mobilitazione è stata di 300 mila unità. In queste condizioni, il Ministero della Difesa riferisce che, ovviamente, oggi non c’è bisogno di mobilitazione.
Leggete con molta attenzione: Putin rivela qui molto di più di quanto possa sembrare a prima vista. Inizialmente sembra che stia solo temporeggiando come al solito, ma non è così. Ci dice diverse cose importanti:

In primo luogo, chiarisce che la mobilitazione dipende dagli obiettivi che verranno scelti. Questo può essere letto come un’ammissione che la Russia non ha ancora deciso gli obiettivi completi dell’OMU, ma non è come sembra. La Russia e Putin hanno in effetti deciso gli obiettivi, ma ciò che Putin intende dire è che ci sono diversi modi in cui questi obiettivi possono essere raggiunti, e questi metodi dipendono da come si svolgeranno le cose e da ciò che farà Kiev stessa.

Cosa intendo dire con questo? In parole povere, significa che l’obiettivo della Russia è quello di sconfiggere l’Ucraina, ma che non è necessariamente necessario catturare Kiev per raggiungere questo obiettivo. Ho già scritto molte volte che il modo in cui personalmente immagino che la guerra finisca è con una resa incondizionata (con probabile colpo di stato simultaneo) di forze armate malconce che semplicemente non ne possono più e i cui generali e/o ufficiali si sono finalmente ammutinati e sono pronti ad accettare l’amnistia offerta dalla Russia. In tal caso, le truppe russe entrerebbero a Kiev come fecero a Parigi alla fine della guerra napoleonica.

Quindi Putin sta dicendo che, se lo scenario di cui sopra non dovesse funzionare e la Russia continuasse a distruggere l’AFU in modo terribile, ma per qualsiasi motivo l’AFU riuscisse a resistere senza crollare, allora la Russia prenderebbe in considerazione la possibilità di mobilitare molte più truppe per una conquista molto più ampia e necessaria, per conquistare Kiev e/o altri territori fino alla completa capitolazione. Tuttavia, allo stato attuale, per Putin la situazione non lo richiede, perché ritiene che la Russia possa ancora distruggere/rendersi totalmente all’AFU con le forze di cui dispone attualmente.

E per coloro che sono scettici, Putin rivela altri numeri che ci danno un’idea del perché sia così ottimista. Ha detto che 150.000 soldati a contratto si sono uniti alla RuAF dal gennaio di quest’anno. Si sono poi aggiunti altri 156.000 volontari, di cui oltre 10.000 solo nell’ultima settimana.

Ricordiamo che all’inizio dell’SMO si diceva che la Russia avesse un numero di truppe compreso tra 150 e 200 mila. Se contiamo tutte le truppe come LDPR e paramilitari/PMC, diciamo che erano 150k. Poi la Russia ha effettuato una mobilitazione per altri 300k nel settembre-ottobre dello scorso anno, 2022. Questo li avrebbe portati a 450k in totale.

Ora Putin dice che altri 306.000 si sono arruolati, senza contare che Prigozhin dice che Wagner riceve decine di migliaia di nuovi candidati al mese, anche se vengono ridotti in un intenso addestramento a forse 2000-5000 nuove reclute idonee al mese. Questo porterebbe le forze armate russe a circa 450k + 306k = ~750k+.

Prigozhin ha chiesto più volte di far crescere il Wagner fino a 200 mila uomini e in futuro è possibile che cresca in modo esponenziale, aggiungendo ancora più uomini. Naturalmente, dobbiamo considerare che molti soldati potrebbero aver lasciato il servizio, terminato i loro contratti, ecc. Inoltre, ci sono tra i 35 e i 50 mila di tutte le diverse fazioni che probabilmente sono morti/malati e non sono in grado di combattere. Quindi, realisticamente, la forza attuale della Russia potrebbe aggirarsi intorno ai 600-700k. Ricordiamo che Shoigu ha attuato un nuovo decreto che prevedeva l’espansione delle forze armate russe a 1,5 milioni, di cui 695.000 come soldati a contratto, e questi numeri sembrano corrispondere, il che mi dice che tutte queste mobilitazioni sono state parte di questa espansione decretata della RuAF.

Quindi, il fatto è che se questi numeri sono quasi esatti, non vedo come una nuova mobilitazione sarebbe “necessaria” alla Russia per continuare con successo le operazioni offensive, come sembrano pensare Strelkov e altri. Considerando il fatto che la stessa AFU ha probabilmente meno di 200.000 truppe utilizzabili a questo punto, non vedo perché i numeri della Russia non siano più che sufficienti. L’unica domanda è: dove sono tutte queste truppe e per cosa le sta conservando la Russia? Ci arriverò tra un attimo.

Prima lasciatemi dire: come facciamo a sapere che alcuni di questi numeri sono accurati? Beh, per prima cosa, alcuni di essi sono confermati dalle fughe di notizie del Pentagono. Per esempio, una delle pagine riporta i numeri diretti dei battaglioni russi totali in Ucraina, che sono 544. Se consideriamo un battaglione per ogni battaglione, il numero di battaglioni è di 544. Se consideriamo che un battaglione è composto da circa 800 uomini, 544 x 800 dà come risultato 435.000 uomini. Tuttavia, i battaglioni possono essere più piccoli o più grandi, ma questa potrebbe essere una media. Si noti che le fughe di notizie risalgono all’inizio di quest’anno, il che significa che questo dato è precedente alla nuova mobilitazione di cui ha parlato Putin. Quella mobilitazione ha aggiunto 306k unità, come abbiamo dimostrato. Quindi, se prendiamo la forza trapelata sopra e la aggiungiamo alla nuova mobilitazione di quest’anno, possiamo arrivare a circa 700.000 uomini, come ho detto. Forse i battaglioni russi sono molto più sotto organico, inoltre nelle notizie trapelate sono suddivisi in regolari, riserve e ausiliari, questi ultimi due forse più piccoli. Quindi, è plausibile che le truppe siano meno numerose, ma è probabile che ci collochino da qualche parte a nord di 600k, più o meno.

Tra l’altro, le fughe di notizie indicano per l’UA un totale di 34 brigate regolari, 13 brigate di fuoco e 27 forze di difesa territoriale (spesso considerate carne da cannone che non sono mai state pensate per essere utilizzate in ruoli di assalto in prima linea o in prima linea). Considerando che una brigata massima è di 5.000 uomini, queste 74 brigate totali sarebbero 370k. Tuttavia, sappiamo che praticamente ogni singola brigata ucraina a questo punto è molto più vicina al 50% della forza, con molte di esse ancora più basse. Questo porterebbe il totale delle truppe ucraine a meno di 200.000 unità, che è in realtà la mia posizione. Anche se concediamo loro il beneficio del dubbio e ipotizziamo che le loro brigate abbiano una forza media del 70%, il loro numero totale ammonterebbe a 259k, di cui gran parte sono “forze di difesa territoriale”.

E ricordate una cosa importante: Putin ha detto che solo la scorsa settimana si sono aggiunte 10.000 truppe. Ciò significa, come il colonnello MacGregor aveva sostenuto tempo fa, che la Russia ha una mobilitazione stealth in corso che continua in ogni momento. Quindi, che bisogno c’è di una nuova mobilitazione massiccia quando si hanno comunque decine di migliaia di adesioni al mese?

Questo potrebbe rivelare che la Russia sta in realtà costruendo lentamente una forza mastodontica che entro la fine di quest’anno, o l’anno prossimo, potrebbe raggiungere gli 800k-1M, che lentamente sopraffarebbe l’AFU. Ricordiamo gli stereotipi sull’orso russo lento a imbrigliarsi ma veloce a cavalcare, o i tropi generali sull’orso lento a svegliarsi e ad arrabbiarsi. Si può sostenere che anche l’Ucraina si stia mobilitando, e in modo molto più “coercitivo”, ma anche queste truppe vengono eliminate a un ritmo molto più veloce. Quindi è probabile che la loro mobilitazione stia a malapena mantenendo i loro numeri stabili, piuttosto che espandere effettivamente la forza totale.

La verità è che molte persone hanno le loro idee preconcette su come una campagna militare “dovrebbe andare”, basandosi su videogiochi, TV, film o sulle “guerre” finte e ologrammatiche che gli Stati Uniti hanno condotto contro i Paesi del Medio Oriente. La Russia non ha bisogno di seguire nessuno di questi concetti. È molto plausibile che la Russia si limiti a sedersi e a distruggere le forze degli Emirati Arabi Uniti con l’artiglieria e i colpi per mesi, mentre cresce lentamente in dimensioni enormi grazie a questa mobilitazione furtiva, e quindi la conquista avverrà più come un masso gigante che inizia a rotolare giù da una piccola collina, ma che aumenta la sua velocità fino a diventare una forza inarrestabile.

Per certi versi, si può anche paragonare a una sorta di boa constrictor. L’Ucraina può avere l’impressione che le cose stiano andando bene, tutto sommato, ma a poco a poco la pressione aumenta, mentre le forze russe sembrano crescere ovunque, su ogni linea del fronte, con attacchi sempre più intensi (come ora, con attacchi missilistici/drone notturni in tutto il Paese), fino ad arrivare a un punto paralizzante in cui la “diga si rompe” e l’AFU semplicemente non può più resistere.

Quindi il punto principale è che, contrariamente a quanto alcuni credono, la Russia potrebbe non avere mai bisogno di lanciare la tanto attesa offensiva della “grande freccia”, ma piuttosto continuare ad accrescere la propria forza e a schiacciare lentamente gli UA su ogni fronte, un po’ alla volta, fino a quando la pressione non raggiungerà il punto di non ritorno.

Tuttavia, come Putin ha lasciato intendere in precedenza, c’è ancora la possibilità di azioni russe più aggressive, a seconda di quanti danni la Russia possa arrecare all’AFU nell’attuale “controffensiva”. Putin ha sottolineato questo punto più volte nel corso del discorso, affermando che è “molto positivo per la Russia” che l’UA stia attaccando. In realtà, ha espresso rammarico per la rottura della diga di Kakhovka, affermando che l’allagamento impedisce agli EAU di attaccare sull’asse di Kherson, e che la Russia avrebbe preferito di gran lunga che gli EAU attaccassero lì, perché sarebbero stati completamente schiacciati con enormi perdite.

Putin – a proposito dell’esplosione della centrale idroelettrica di Kakhovskaya: “Dirò una cosa strana, purtroppo questo ha vanificato la loro controffensiva in questa zona. Purtroppo, perché? Perché sarebbe stato meglio se fossero avanzati lì. È meglio per noi, perché sarebbe stato molto brutto per loro attaccare lì. Ma poiché si è verificata una tale fuoriuscita, l’offensiva non ha avuto luogo.
Inoltre, si è detto molto contento del fatto che gli Emirati Arabi Uniti stiano attaccando sul fronte di Zaporozhye, perché questo dà alla Russia la possibilità di schiacciarli completamente in campo aperto.

Un altro commento interessante che ha fatto:

Dobbiamo rispettare l’esistenza dell’Ucraina, ma questo non è un motivo per trattare la Russia senza rispetto, ha detto Putin. L’Ucraina non dovrebbe esistere a spese della Federazione Russa e nei territori storici russi, se non si costruiscono relazioni normali, ha osservato il Presidente.
A me sembra che il Presidente stia dicendo che se il superstite Stato dell’Ucraina non può essere trasformato in una nazione che rispetta la Russia e la tratta cordialmente, allora l’Ucraina “non dovrebbe esistere” come Stato. Questo riecheggia i recenti sentimenti, di cui ho già scritto, espressi da altri funzionari russi di alto livello.

E infatti ieri ne ha espresso uno nuovo la deputata della Duma di Stato Elena Panina, che ha dichiarato:

Denazificazione dell’Ucraina significa de-americanizzazione dell’Ucraina.Elena Panina, direttore dell’Istituto di studi strategici russi: “Il nazismo in Ucraina è un prodotto accuratamente coltivato dagli Stati Uniti e dalla loro intera macchina statale. Il nazismo è uno strumento americano per trasformare gli ucraini apolitici e bonari in brutali fanatici russofobi. Lo strumento è appunto americano, perché i servizi speciali dell’Inghilterra, della Germania, del Vaticano e dell’Austria hanno svolto un ruolo di supporto in questa vicenda, erano, come si suol dire, “all’amo”. La denazificazione dell’Ucraina significa la completa sconfitta militare di tutte le istituzioni create dagli Stati Uniti per la guerra con la Russia. Non ci può essere denazificazione senza la de-americanizzazione dell’Ucraina. Nessuna denazificazione è possibile in quella parte dell’Ucraina che rimarrà sotto il dominio degli Stati Uniti. È per far crescere il nazismo che gli Stati Uniti sono venuti in Ucraina. Il denaro non è il loro obiettivo principale. La Russia sta combattendo in Ucraina soprattutto con gli Stati Uniti, che hanno trasformato l’Ucraina in una riserva nazista. Il congelamento, la cessazione delle ostilità con qualsiasi pretesto significa la cessazione della denazificazione dell’Ucraina e l’abbandono degli obiettivi della SMO. Per risolvere il problema del nazismo in Ucraina, gli Stati Uniti devono essere espulsi dal paese. Se non si pone fine alla de-americanizzazione dell’Ucraina, il nazismo in essa cercherà sempre di distruggere la Russia. Non abbiamo il diritto di permetterlo. Gli obiettivi dell’OMU devono essere pienamente realizzati”.
Che ve ne pare di questo massimalismo?

Un’altra dichiarazione di Putin dal discorso:

Putin – sulla “risposta al superamento delle linee rosse”:Ci dicono sempre: “Così avete iniziato la guerra, Putin è l’aggressore”. No, sono loro gli aggressori. Hanno iniziato questa guerra e noi stiamo cercando di fermarla. Ma devono farlo con l’aiuto delle forze armate. Ma non è questa la risposta per superare alcune linee rosse? Non tutto, forse, è nei mass media, anche se non c’è nulla di cui vergognarsi. Colpire l’intero sistema energetico dell’Ucraina – non è questa una risposta al superamento delle linee rosse? E l’effettiva distruzione della sede della Direzione principale dell’intelligence ucraina a Kiev – non è forse questa la risposta? Risposta! Continueremo a essere selettivi. Non colpiremo, come fanno questi idioti, oggetti civili, aree residenziali. Naturalmente, non lo faremo. Continueremo a essere selettivi”.
In breve, sta affrontando la lamentela comune sul perché la Russia continui a permettere all’Ucraina di “oltrepassare le linee rosse” senza alcuna risposta. Putin afferma che la Russia ha risposto. Gli attacchi alle reti energetiche ucraine sono stati una di queste risposte e l’attacco alla sede del GUR è stato un altro. Inoltre, lascia intendere che sono state fatte altre cose presumibilmente segrete, che non sono “nei mass media”.

Lascio questa sezione con un riassunto puntuale di molti altri punti:

-Gli obiettivi dell’operazione speciale cambiano a seconda della situazione attuale, ma in generale rimangono gli stessi. La Russia è ancora determinata ad avere le relazioni più gentili con l’ex Unione Sovietica e con l’Occidente. L’Occidente sta cercando di usare l’Ucraina per destabilizzare la Russia. Pensavamo di far parte del club e ho persino ventilato l’idea di entrare nella NATO, ma non siamo stati nemmeno presi in considerazione: Non abbiamo toccato [la situazione] nemmeno con un dito, ma siamo stati costretti a difendere la popolazione. Riguardo a Zelensky: mi sorprende che una persona che ha sangue ebraico nelle vene possa sostenere i neonazisti.Gli ucraini hanno “buttato via” tutti gli accordi raggiunti nel marzo 2022 dopo il ritiro delle truppe russe da Kiev.Lenin è stato buttato giù dal suo piedistallo in Ucraina e al suo posto è stato messo il fascista Bandera. Ciò che sta accadendo ora in Ucraina non andrà mai bene alla Russia. [In Russia non ci sarà mai nulla di neonazista. La Russia sta gradualmente e metodicamente smilitarizzando l’Ucraina. Il complesso militare-industriale dell’Ucraina cesserà presto di esistere: Si tratta di una controffensiva su larga scala, ma non ha avuto successo in nessun settore.-Riepilogo dei risultati dei primi quasi dieci giorni dell’offensiva ucraina: Secondo il presidente, l’AFU sta subendo delle perdite, il [rapporto tra] perdite irrecuperabili dell’Ucraina [e sanitarie] sono “quasi 50 a 50”, 1 a 10 a favore della Russia.-Di tutte le perdite, si stanno avvicinando a una stima che può essere definita catastrofica, in termini di personale.-Le nostre perdite di personale saranno comunicate dal Ministero della Difesa, ma abbiamo perso 54 carri armati.-In merito alla distruzione della centrale idroelettrica di Kakhovskaya: La piena del Dnepr ha interrotto l’offensiva dell’AFU nella zona, il che è negativo per noi, perché per l’AFU sarebbe stato ancora peggio. -I mercenari polacchi stanno combattendo nella zona di confine con la Russia e stanno subendo gravi perdite.-I cimiteri e i cimiteri di bestiame sono finiti sott’acqua dopo la distruzione dell’impianto di produzione di energia elettrica di Kakhovskaya, ma il problema è risolvibile, le truppe di protezione chimica aiuteranno a risolvere i problemi.-A proposito degli attacchi dei droni alla Russia: La Russia prenderà in considerazione la creazione di una “zona sanitaria” [GB: “zona cuscinetto”] sul territorio dell’Ucraina nel caso in cui i bombardamenti sulle nostre regioni continuino. Verrà creata una “zona sanitaria” sul territorio dell’Ucraina. Questa zona è necessaria per mettere in sicurezza le nostre regioni. Il lavoro su questo tema inizierà presto: In generale, non c’è bisogno di introdurre la legge marziale in Russia, è necessario lavorare in modo più approfondito su alcune questioni.Putin sulla controffensiva delle Forze armate ucraine in direzione di Zaporozhye: La controffensiva ucraina è su larga scala, utilizza riserve strategiche, è iniziata il 4 giugno e continua proprio ora. Purtroppo questo ha interrotto la controffensiva, sarebbe stato meglio se avessero attaccato. Gli obiettivi del NWO sono fondamentali per noi, cambiano a seconda della situazione, ma in generale rimangono gli stessi. Il nemico non ha avuto successo in nessuna delle sezioni. La struttura delle perdite delle Forze Armate ucraine è ora sfavorevole, si sta avvicinando alla catastrofe. In questo periodo, l’Ucraina ha perso oltre 160 carri armati e oltre 360 veicoli blindati, ci sono ancora perdite che non vediamo. Le nostre perdite di personale possono essere dichiarate dal Ministero della Difesa, ma abbiamo perso 54 carri armati. Il rapporto è di 1 a 10 a nostro favore, le nostre perdite sono 10 volte inferiori.Putin sull’aggravarsi della situazione nella zona di confine:C’è un problema, è principalmente legato al desiderio di dirottare le nostre forze e i nostri mezzi da questa parte – di ritirare parte delle unità da quelle zone che sono considerate le più importanti e critiche dal punto di vista di una possibile offensiva delle Forze Armate dell’Ucraina. Non è necessario farlo, ma ovviamente dobbiamo tenere al sicuro i nostri cittadini.
Ma ora vorrei affrontare un altro punto importante. Molti potrebbero chiedersi: se la Russia ha davvero 600-700 mila uomini e sta crescendo, e l’Ucraina ne ha solo 200 mila o meno, allora perché la Russia non ha già spazzato via facilmente l’AFU? E soprattutto, dove sono tutte queste presunte truppe russe? I fronti sembrano sempre apparire come se fosse la Russia ad avere meno soldati.

Innanzitutto, per quanto riguarda l’ultimo punto, dipende da chi si chiede e da quale fronte si guarda. Secondo una recente analisi occidentale di Marinka, per esempio, pubblicata proprio oggi, le forze russe superano quelle ucraine di 4:1 a Marinka. Ma in ogni caso la Russia si muove lentamente perché ha adottato una strategia di minimizzazione del rischio estremo di perdite, almeno per ora, e preferisce ridurre l’AFU a distanza.

Ma per quanto riguarda il punto più importante, è lecito chiedersi perché la Russia non stia facendo uso di tutte le presunte enormi quantità di truppe mobilitate. Ci sono alcune possibili teorie mescolate ad alcune realtà note.

In primo luogo, a differenza dell’Ucraina, la Russia sta utilizzando le sue truppe in modo responsabile, dando molte rotazioni e assicurandosi che siano in salute e in forma per il lungo periodo. Anche nel discorso di oggi Putin ha menzionato la frequenza delle rotazioni. Ciò significa che se si dispone di 600.000 truppe, è possibile tenerne quasi la metà o più in disparte e rendere la guerra il più possibile “confortevole” per le forze in prima linea ruotandole ripetutamente e facendole riposare. L’Ucraina, invece, non ha questo lusso e questo si traduce in demoralizzazione di massa, diserzione, ammutinamenti e disintegrazione mentale/psichica di gran parte delle forze. Si tratta di persone che si rovineranno a vita, anche se sopravvivono, a causa del puro stress di un combattimento non rotativo, mentre le truppe russe sono trattate con dignità e in un modo che si basa sulla conservazione a lungo termine della loro salute fisica e mentale.

Quindi, nonostante abbia potenzialmente il doppio delle truppe, in prima linea la Russia potrebbe ancora avere una sostanziale parità, semplicemente perché utilizza le truppe in eccesso per riposare e ruotare le forze in modo adeguato.

In secondo luogo, l’altra grande idea è che, alla luce delle recenti e crescenti preoccupazioni per un potenziale ingresso della NATO nella guerra o per un qualche tipo di attacco furtivo della NATO, credo che Putin stia trattenendo molte delle sue forze “per sicurezza”, evitando di impegnarle tutte insieme nei fronti ucraini per paura che possano rimanere impantanate quando la NATO deciderà di aprire un secondo fronte.

L’ho già postato in precedenza e lo ripropongo qui: c’è un discorso di Mitt Romney dell’anno scorso in cui dice espressamente che la NATO può cogliere le truppe di Putin con i pantaloni abbassati perché sono impantanate nel conflitto:

Altri alti funzionari, come Lindsay Graham, hanno ripetutamente fatto eco a queste parole in modi diversi. Quindi, se siete Putin e avete sentito persone come Mitt Romney dire letteralmente sulla TV nazionale che “se la NATO dovesse “attivarsi” in Ucraina, le truppe russe si troverebbero in una posizione di debolezza”, impegnereste davvero la totalità delle vostre forze in modo che tutti i vostri fianchi siano esposti a un attacco alle spalle della NATO? No, un leader intelligente terrebbe pronte alcune centinaia di migliaia di truppe, se non altro per scoraggiare un simile attacco, in modo da non dare alla iena selvaggia e salivosa nemmeno l’idea di provarci. In definitiva, credo che questo sia il motivo principale per cui Putin non ha impegnato la totalità delle forze.

E molti altri indicatori, di recente, fanno pensare a questa possibilità. Ne abbiamo parlato l’ultima volta, ma sembrano esserci altri avvertimenti. Ad esempio, proprio oggi Lukashenko ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che “non esiterebbe a usare le armi nucleari” se la Bielorussia venisse attaccata, riferendosi alle armi nucleari russe che presto saranno stoccate in Bielorussia. È chiaro che Lukashenko ritiene che la possibilità di una tale provocazione stia aumentando, ed è per questo che l’ha affrontata.

Rybar ha anche pubblicato oggi un nuovo rapporto, per quanto speculativo, che indica tale possibilità:

Fwd from @rybar Notizie interessanti arrivano dalla Lettonia: la revisione di strade e ferrovie è iniziata con urgenza in tutto il Paese. Allo stesso tempo, l’attenzione è rivolta al progetto Rail Baltica, una ferrovia a scartamento europeo standard con un sistema europeo di controllo dei treni, che dovrebbe collegare gli Stati baltici al resto d’Europa. Sui fotogrammi si può vedere il processo di costruzione dei binari e della stazione: ora si stanno costruendo strutture in cemento armato di spessore molto elevato – da 1,5 a 2 metri di cemento armato solido. Come notano i nostri lettori, la grande ristrutturazione sta avvenendo tra la più grande inflazione dell’Eurozona e la mancanza di denaro nel Paese.Abbiamo già detto (https://t.me/rybar/48257) che i Paesi baltici e la Polonia si stanno preparando a intervenire nel conflitto armato in Ucraina. Uno dei principali problemi della NATO in caso di guerra totale con la Russia e la Bielorussia è la logistica: la realizzazione di una linea ferroviaria a scartamento europeo standard e di nuove strade ridurrà i tempi di consegna di armi, attrezzature e munizioni al confine russo, mentre la costruzione di edifici e strutture fortificate è associata ai preparativi per le ostilità. Indirettamente conferma le attività in corso in Lettonia, che ha iniziato il reclutamento di massa (https://rus.delfi.lv/news/daily/latvia/molodezh-prizyvayut-zapisyvatsya-v-dobrovolcy-na-sluzhbu-v-vvs-latvii.d?id=55649816) di giovani fino al 15 luglio nei ranghi dell’Aeronautica lettone per la specialità di assistente operatore del sistema di difesa aerea a corto raggio RBS-70. L’addestramento è previsto per gennaio 2024.

Quindi, Rybar sostiene che le infrastrutture si stanno preparando per una possibile guerra futura contro la Russia. La Lettonia ha anche iniziato una campagna di reclutamento di massa per le forze aeree e i servizi di difesa aerea.

Potrebbe trattarsi di sciocchezze speculative, ma il canale Resident ha riportato anche oggi quanto segue:

La nostra fonte nell’Ufficio presidenziale ha detto che Zelensky sta preparando un nuovo viaggio in Polonia, dove discuterà il formato dell’Unione di Varsavia. La fonte ucraina “Resident” riferisce che la brigata congiunta lituano-polacca-ucraina si sta preparando a entrare nel territorio delle regioni occidentali dell’Ucraina come “esperimento”. Questo sarà il primo test per l’ingresso di contingenti NATO. Se il test sarà giudicato positivo, sarà incrementato.
Il colonnello Douglas MacGregor sembra essere d’accordo con questa nuova dichiarazione:

Gli Stati Uniti e la NATO potrebbero decidere di condurre un'”operazione” sul territorio dell’Ucraina, non volendo ammettere la sconfitta di Kiev.Douglas MacGREGOR ha osservato che dopo il fallimento delle Forze armate ucraine ad Artemivsk, la Casa Bianca ha iniziato a parlare dell’impossibilità di una vittoria dell’Ucraina.Egli ritiene che la situazione che si è sviluppata nella zona di guerra possa spingere l’Occidente ad aprire un intervento, che rischia di avere conseguenze catastrofiche. “A Washington gli animi restano a favore di Kiev. Temo che le forze aeree e di terra americane, insieme alle forze della NATO, possano essere introdotte nel territorio dell’Ucraina occidentale all’ultimo momento per cercare di salvare in qualche modo il governo ucraino dalla distruzione completa” – ha dichiarato un ex consigliere del Pentagono.
Quindi, che si tratti di speculazioni o meno, se esistesse anche solo un accenno di tale minaccia, non sarebbe intelligente trattenere una buona parte delle proprie forze per far fronte a questa minaccia o per scoraggiarla? Io penso di sì. Ma va detto che rimane la possibilità che i miei calcoli siano sbagliati. Per esempio, forse molti più militari russi hanno lasciato il servizio di quanto pensiamo e quindi ci sono molte meno truppe di quelle che ho calcolato. Ma mi sembra difficile da credere, visto che l’anno scorso la Russia ha sospeso tutte le rescissioni dei contratti, rendendo il servizio SMO un obbligo permanente per il momento, almeno a quanto mi risulta. Quindi gli unici veri militari che potrebbero aver lasciato i loro contratti sono i Wagner con il loro famoso contratto di servizio di sei mesi. Ma sappiamo che Wagner riceve anche molte nuove iscrizioni, quindi non dovrebbero esserci problemi.

Passiamo ora all’attuale “offensiva” in corso, se così si può ancora chiamare. Una cosa importante da notare è una cosa che avevo già detto l’altra volta, e cioè che non solo si diceva che l’offensiva sarebbe stata preparata per circa 10-15 giorni, ma che ci sono alcuni fondamenti dottrinali che sostengono questo in termini di velocità con cui un’offensiva dovrebbe muoversi.

Per esempio, Arestovich, che è un esperto stratega militare ed è stato tenente colonnello del GUR, ha dichiarato quanto segue all’inizio dell'”offensiva”, per calmare le persone che stavano “reagendo in modo eccessivo” alla perdita dei Leopard e dei Bradley:

Quindi, secondo lui, lo standard per offensive di questo tipo è quello di sfondare la prima linea di difesa del nemico entro il 10° giorno di operazioni. Beh, ho brutte notizie per Arestovich. L'”offensiva” è iniziata il 4 giugno. Ora è il 13 giugno. Domani è il 10° giorno e l’Ucraina non si è nemmeno avvicinata alla prima linea della Russia e, a quanto pare, non ci arriverà affatto:

Il riquadro rosso in alto mostra dove si svolgono attualmente i combattimenti vicino a Makarovka. La linea rossa in basso è la prima linea delle difese principali della Russia, appena a sud di Starolmynovka. Un’altra vista:

E questo solo sul loro asse buono. Dall’altra parte, vicino a Orekhov, sembra che abbiano completamente rinunciato a provarci. Soprattutto dopo l’umiliazione di aver perso tutti quei Leopard e Bradley, di cui ora abbiamo il primo video completo delle truppe russe che li hanno sequestrati (attenzione, contenuti 18+):

A proposito, la stampa occidentale ha pubblicato alcuni aggiornamenti su come si è svolta quella particolare battaglia con i Leopard, con alcuni dettagli interessanti:

L’offensiva delle Forze Armate dell’Ucraina attraverso gli occhi dei media occidentaliWall Street Journal : “Secondo il soldato 28enne, non appena il reggimento ha attraversato la strada oltre Malaya Tokmachka, i russi hanno iniziato a sparare contro di loro dai carri armati. “I campi erano minati. Elicotteri e jet russi ronzavano sopra di noi”, ha raccontato il soldato, secondo il quale uno dei Leopard è stato colpito e messo fuori combattimento. “Ci stavano aspettando… erano state preparate posizioni ovunque. Era un muro d’acciaio. Il piano era di muoversi a sud verso la città di Tokmok, occupata dai russi…”. Un combattente con il nome di battaglia “Finn”, che sta combattendo vicino a Velikaya Novoselka, dice che a causa delle piogge e del terreno paludoso, i veicoli blindati MaxxPro perdono la loro efficacia: “Sono stati creati per i combattimenti urbani e nel deserto. AFP: Un’unità meccanizzata delle Forze armate ucraine che ha partecipato ai recenti attacchi nei pressi di Orekhovo, nella regione di Zaporozhye, ha perso sei dei suoi nove veicoli da combattimento di fanteria americani Bradley. Rispondendo a una domanda dell’AFP sui risultati dell’offensiva in questo settore del fronte, uno dei militari ucraini ha indicato “zero” invece di rispondere con le dita .WSJ : “Ce n’erano più di quanti ci aspettassimo”, ha detto un 35enne capo plotone della 21ª Brigata meccanizzata ucraina, che ha preso parte all’assalto vicino a Orekhov, nel sud di Zaporizhia.I successi vicino a Orekhov “si sono rivelati inferiori alle aspettative”. I primi attacchi ucraini sono falliti quando una colonna corazzata si è imbattuta in un campo minato ed è stata colpita dal fuoco di ritorno. Il compito di Kiev è “confondere i russi su dove avverrà l’attacco principale”, ha detto Ben Hodges, ex comandante delle forze NATO in Europa. A suo avviso, questo colpo non è ancora stato sferrato: “Quando arriverà la spinta principale dell’offensiva ucraina, probabilmente coinvolgerà formazioni con diverse centinaia di carri armati e veicoli da combattimento di fanteria”, si legge nell’articolo.
Un altro rapporto ha affermato che uno dei carri armati Leopard è stato distrutto perché un artigliere nervoso ha sparato accidentalmente mentre la canna era puntata dritta verso un altro Leopard direttamente di fronte. Non scherzo.

Rybar, tra l’altro, ha mappato la maggior parte delle perdite di alto profilo:

Ma un altro articolo del WSJ ha scritto un resoconto comico su come i Leopard sono andati perduti, chiaramente cercando di dipingere il tutto nella luce più gloriosa possibile per limitare i danni:

Il suo carro armato Leopard II di fabbricazione tedesca ha abbattuto la fanteria russa, ma un’altra fila di soldati è intervenuta per sostituirli, e poi un’altra ancora, ha detto. Le granate a propulsione di razzi fischiavano. Alcune rimbalzavano sul carro armato. I campi erano coperti di mine. I guadagni sono stati inferiori a quelli sperati.
Quindi, secondo loro, i valorosi Leopardi hanno abbattuto file interminabili di orchi con la normale tattica delle ondate umane, mentre gli RPG rimbalzavano sulle impeccabili armature tedesche. Se la battaglia si è svolta davvero con un tale sfarzo da fumetto, ci si chiede come mai ci siano cumuli di Leopardi morti e nessuna foto di armature russe distrutte o delle montagne di fanteria abbattuta descritte.

La rivista tedesca Stern ha affermato che i russi hanno teso una trappola:

La rivista Stern scrive che l’euforia in previsione di un successo ucraino grazie all’uso di carri armati tedeschi è rapidamente evaporata – “Rispetto alle alte aspettative che gli esperti occidentali avevano suscitato, è stato uno shock… Sembra che gli ucraini siano caduti in un’ovvia trappola. I russi non hanno inizialmente distrutto i veicoli danneggiati, ma li hanno lasciati come trappole. Mentre cercavano di salvarli, il gruppo ucraino successivo è finito sotto il fuoco”.
E questo analista della difesa, nel precedente articolo del WSJ, ha anche affermato qualcosa che ho detto alla gente per molto tempo:

“Le forze ucraine stanno tentando di fare qualcosa che nessun’altra forza armata europea è attualmente in grado di fare: condurre operazioni sostenute di armi combinate in scala contro un avversario di pari livello in una guerra ad alta intensità tra Stati”, ha dichiarato Franz-Stefan Gady, analista della difesa con sede a Londra. Tra le forze armate occidentali, solo gli Stati Uniti sono in grado di condurre il tipo di offensiva complessa che Kyiv sta tentando, ma all’Ucraina manca la potenza aerea degli Stati Uniti, ha detto Gady.
Nel frattempo, ci sono indicazioni sulle pesanti perdite che l’Ucraina sta subendo nella regione:

Beznosov: Nuove informazioni ci giungono dai territori controllati dall’Ucraina. A Zaporozhye, negli ultimi 4 giorni, quasi tutti gli ospedali della città erano pieni di soldati ucraini. Solo nel quinto ospedale sono stati portati circa 1.500 cavalieri feriti. Allo stesso tempo, in città si è registrato un movimento attivo di carri attrezzi per un ammontare di 200-300 unità. Questi sono solo alcuni fatti delle conseguenze delle azioni offensive delle Forze Armate dell’Ucraina in questo settore del fronte.

Le basi delle Forze Armate ucraine a Orekhov sono state duramente colpite da bombe intelligenti. In questa città si trovano le basi e i punti di controllo delle brigate dell’AFU che avanzano sul fronte di Zaporozhye. Ieri è stato riferito che nella zona di Orekhov è stato colpito il punto di controllo della 47ª brigata meccanizzata delle Forze Armate dell’Ucraina, la stessa che ha già perso quasi tutti i Bradley e ha perso un gruppo di carri armati Leopard.
E notizie come questa, anche se vanno prese con le molle, non si sa mai:

Il panico sta crescendo nei ranghi delle Forze armate ucraine a causa delle elevate perdite subite durante la fallita controffensiva. In rete trapelano sempre più appelli da parte delle Forze Armate ucraine, che lamentano le elevate perdite nelle loro unità e la terrificante attività delle truppe russe. In uno di questi appelli, un combattente delle Forze Armate ucraine, situato nella direzione di Kharkiv, ha dichiarato che “centinaia di feriti e di morti vengono evacuati dalle loro postazioni ogni giorno”. La situazione è ora così deplorevole che lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, per la prima volta dall’inizio delle ostilità attive, ha dovuto ammettere perdite colossali sulla linea del fronte. L’Occidente ha anche riconosciuto che l’esercito ucraino ha affrontato enormi perdite impreviste, che hanno causato il panico nel comando delle Forze Armate dell’Ucraina: “Il loro panico è visibile, e risiede nel fatto che non sanno in quale direzione saranno in grado di ottenere un successo visibile. Dopo tutto, se il governo ucraino non mostrerà almeno qualche risultato ai sostenitori della NATO, il sostegno all’Ucraina comincerà a diminuire”, ha dichiarato Daniel Davis, un esperto militare americano. Nuovi dettagli sullo stato delle cose nelle Forze Armate dell’Ucraina emergono dai soldati ucraini catturati, che diventano ogni giorno di più. Essi incolpano i loro comandi per le numerose morti. Secondo uno degli ufficiali ucraini catturati, i comandanti di alto rango danno sempre più spesso ordini inadeguati, che hanno già ucciso migliaia di soldati.
Va detto, tuttavia, che secondo alcune voci l’AFU si sarebbe leccata le ferite in direzione di Orekhov e starebbe preparando un altro tentativo di penetrazione di massa:

Inoltre, il nemico sta finendo di formare un gruppo d’attacco, per un secondo tentativo di sfondare la linea di difesa della 58ª armata. Udarny kulak ha 8 brigate, alcune delle quali sono brigate di sviluppo dello sfondamento.A giudicare dalla configurazione del raggruppamento, dovremmo aspettarci ancora una volta l’attacco principale alla 42ª divisione e quello ausiliario nella zona diMaly Shcherbakov-Pyatikhatok.L’inizio della prossima ondata di “contrattacco” può iniziare in qualsiasi giorno, compreso oggi.Il nemico è tutto pronto.
Tra l’altro, Strelkov ha avuto qualche ulteriore elogio e intuizione sulle strategie russe attuate nella direzione di Novosilka in corso:

Strelkov: È stato riferito il contrattacco della 127ª Divisione delle nostre truppe nel saliente di Vremev, sostenuto dall’artiglieria e dall’aviazione. Secondo i rapporti, le nostre truppe hanno messo fuori combattimento il nemico dall’insediamento di Makarovo e continuano a spingerlo verso nord, infliggendogli colpi di aerei e artiglieria. Se questo è vero, allora è la conferma di una tattica che è stata usata con successo molte volte in precedenza (durante questa offensiva nemica) – le nostre unità non “resistono [fino alla morte]” sotto i colpi dell’artiglieria e dei corazzati del nemico e si ritirano nelle retrovie, dando loro l’opportunità di  “uscire dall’ombrello dell’aviazione e della difesa aerea”.

Il nemico viene quindi sottoposto ad attacchi aerei e gli UAV correggono il fuoco dell’artiglieria sui gruppi d’attacco. Poi, quando il nemico è stato sufficientemente colpito, segue un contrattacco dei carri armati russi con un fitto supporto aereo per impedire all’AFU di portare i suoi SAM nell’area e assicurarsi al suolo. Questo porta alla sconfitta delle unità d’assalto nemiche e alla loro ritirata.

La tattica è vecchia e praticata già nella Seconda Guerra Mondiale – “difesa flessibile” [GB: gli strateghi russi sono i pionieri nella teoria e nella pratica della “difesa mobile”] e sembra funzionare con successo.

Possiamo anche supporre che i nostri comandanti non stiano cercando di tenere o riconquistare tutto il territorio che gli è rimasto, preferendo logorare il nemico sul campo di battaglia tra le loro posizioni originali e le nostre linee difensive principali (da cui il nemico è ancora lontano).

E sì, questa è esattamente la stessa tattica che il nostro nemico ha usato periodicamente durante la difesa di Bakhmut. Ora deve sperimentare tutti i piaceri di un’offensiva su posizioni preparate in anticipo e con una totale mancanza di sorpresa.

Tuttavia, ripeto, la battaglia non ha ancora raggiunto il suo apogeo e il nemico dispone ancora di forti riserve (5-6 brigate), che può lanciare in battaglia in qualsiasi direzione.

E l’AFU sta preparando un nuovo grande raggruppamento nella regione di Kharkov per un altro tentativo di incursione nella regione di Belgorod. Questa volta però stanno preparando anche una grande provocazione, vestendo le truppe con uniformi russe per creare il massimo caos e panico.

Diverse fonti riferiscono quanto segue:

Secondo le ultime informazioni ricevute, il nemico ha prodotto 1.200 set di uniformi militari in stile russo per le forze ucraine per le operazioni speciali.
I simboli, le strisce, le insegne, i modelli e il materiale sono completamente identici alle loro controparti russe.
Il trasferimento di questi kit è previsto per le seguenti destinazioni: Sumy, Kharkiv, Kherson, Zaporozhye.
Tra i kit: l’uniforme dell’FSB, Rosgvardiya (ci sono kit con le insegne del reggimento Akhmat), le Forze Armate della Federazione Russa.

Inoltre, per l’MTR dell’Ucraina, sono state consegnate alla direzione di Kherson razioni secche, in particolare di produzione ucraina, nonché (MRE-14) di produzione statunitense, e IRP-P, IRP-B di produzione russa.

A disposizione dei servizi speciali ucraini ci sono esplosivi prodotti nella Federazione Russa, in particolare: blocchi di TNT e pacchetti con RDX, bossoli cumulativi. Nella direzione di Kharkiv si concentra l’attrezzatura precedentemente catturata nelle battaglie con la Federazione Russa. Camion gommati: “KAMAZ”, “URAL”, nonché un certo numero di BTR-80.

Il nemico si sta preparando a condurre un sabotaggio, che sarà coperto come un atto commesso dalle forze dell’ordine russe. (Boris Rozhin)

E un altro:

Più vecchio di Edda: “Ora vorrei dire qualcosa di veramente importante senza scherzare o fare battute. L’attivazione del nemico sul confine di Belgorod continua e non diminuirà ancora. Sì, ci sono stati meno bombardamenti per un paio di giorni, ma questo è più probabilmente dovuto al raggruppamento del nemico e al fatto che ha deciso di usare altri metodi (la perdita sconsiderata di molti costosi veicoli da combattimento, anche di tipo occidentale, ha fatto il suo lavoro). Ho visto nel feed delle notizie che Khokhol sta per commettere una provocazione sotto forma di truppe russe e dirò che persone valide confermano questa informazione.
Khokhol ha effettivamente formato due gruppi d’assalto per sfondare il confine di Stato, rinforzandoli anche con combattenti del cosiddetto battaglione “Sheikh Mansour”, sotto la guida di M. Cheberoloevsky.

I militanti sono stanziati a Kupyansk (fino a 300 persone), e fino a duecento persone nei Pecheneg della regione di Kharkiv. Tutta questa banda opererà sotto la copertura della bandiera di Vyrusya dell’RDK, mentre i militanti Ichkeriani vogliono utilizzare l’uniforme delle unità Rosgvradiya e Akhmat. Inoltre, l’uniforme russa è stata realizzata su ordine dei servizi speciali ucraini presso le fabbriche “Brevi” ed “Ekotets-3″ nella regione di Poltava”.

Questo rapporto sostiene che il famigerato battaglione dei “ceceni malvagi” di Sheikh Mansour sarà utilizzato in questo caso vestendo le uniformi dei ceceni russi Rosgvardia e Akhmat. Ma la cosa più interessante, soprattutto alla luce di quanto detto da Putin nei colloqui di oggi su un nuovo piano di rafforzamento delle regioni di confine, è che ora c’è la conferma che le vere forze cecene Akhmat sono state inviate a Belgorod per assumere la difesa.

Ecco una foto dell’incontro tra Delimkhanov di Akhmat e il governatore di Belgorod Gladkov per definire l’accordo:

 Il demone nella sacra narrazione dell’America, di MICHAEL VLAHOS A cura di Roberto Buffagni

Il bellissimo saggio di Michael Vlahos, studioso di storia militare, strategia, antropologia, che qui traduciamo e pubblichiamo, rischiara uno degli aspetti più enigmatici della presente svolta storica. In questo scritto, con il suo ricchissimo corredo di note, Vlahos indaga le radici invisibili dei gravi errori strategici commessi negli ultimi trent’anni dalla potenza egemone occidentale, gli Stati Uniti d’America; e le cerca dove è meno facile scorgerle: nel mito fondativo americano, nella religione civile d’America, nei moventi più profondi e meno consapevoli della psiche americana.

Ne raccomando l’attenta e paziente lettura, e suggerisco al lettore di dedicare tempo anche ai numerosi rinvii ai testi citati in nota, spesso illuminanti. È tempo ben speso. Buona lettura.

Roberto Buffagni

 

 

 Il demone nella sacra narrazione dell’America

L’America è una religione infiammata da un’apocalisse eternamente ricorrente, e la guerra è il suo rituale di purificazione.[1]

 

di MICHAEL VLAHOS[2], 3 giugno 2023

 

 

L’America è una religione. Il 4 luglio 1776, gli Stati Uniti furono battezzati con queste parole: “Ci impegniamo reciprocamente con le nostre vite, le nostre fortune e il nostro sacro onore“. Con questo giuramento[3], una nazione è nata e ha inaugurato il mito del suo ingresso nel divenire storico. Però, i Fondatori – i nostri “creatori” – hanno immaginato più di una nazione. Hanno anche abbozzato l’arco narrativo di un viaggio divinamente eroico, e designato gli Stati Uniti come il culmine (futuro) della Storia.

Questa è la sacra narrazione dell’America. Sin dalla loro fondazione, gli Stati Uniti hanno perseguito, con ardente fervore religioso, una superiore vocazione a redimere l’umanità, punire i malvagi e battezzare l’Età dell’Oro sulla terra. Mentre Francia, Gran Bretagna, Germania e Russia si aggiravano per il mondo alla ricerca di nuove colonie e conquiste[4], l’America si è costantemente attenuta alla sua originale visione della propria missione divina quale “Nuovo Israele di Dio”[5]. Mentre le narrazioni mitiche delle altre grandi potenze erano crudelmente egocentriche, la Scrittura americana era – e rimane tuttora – “Servire l’Uomo”[6].

Così, tra tutte le rivoluzioni scatenate dalla Modernità, gli Stati Uniti si dichiarano, nella loro stessa Scrittura, il precursore e l’apripista dell’Umanità. L’America è la nazione eccezionale, l’unica, la pura di cuore, la battezzatrice e la redentrice di tutti i popoli umiliati e oppressi: L'”ultima, la migliore speranza della Terra”[7].

Questo è il catechismo della Religione Civile Americana[8]. Agli occhi del mondo, tutto questo può sembrare un vano rituale di autoglorificazione, eppure la Religione Civile è l’articolo di fede nazionale degli americani. È la Sacra Scrittura, che prende forma retorica attraverso ciò che gli americani considerano la Storia. Eppure questa visione della storia è meglio compresa se la si intende come un corpus di letteratura sacra, per molti versi paragonabile all’Islam.

Al posto del Corano, l’America ha la sua Dichiarazione di Indipendenza e la sua Costituzione. Al posto della Sira (السيرة النبوية), degli Hadith (حديث) e dei Tafsir (تفسير), l’America ha i Federalist Papers, le omelie presidenziali a partire dal Discorso di addio di Washington[9], e le tradizioni, le storie e i detti dei Fondatori, fino alle interpretazioni moderne offerte dai “grandi americani” che si sono succeduti. Invece del Fiqh (فقه) e del suo sistema di Madhhab (مذهب), l’America ha le sue scuole di giurisprudenza che interpretano e traducono – in una sorta di Ijtihad (اجتهاد) – le sue scritture nel corretto “modo di agire” (cfr. Madhhab).

Oggi possiamo davvero comprendere il pensiero e l’azione americani solo attraverso la lente della religione. L’America è infatti una religione intransigente come l’Islam[10]. Per esempio, si può pensare che agli americani manchi la Shahada (ٱلشَّهَادَةُ), o “la testimonianza” della fede, ma non è passato molto tempo da quando gli studenti di tutte le scuole pubbliche americane recitavano quotidianamente il Pledge of Allegiance (“il giuramento”). Non solo l’inno nazionale americano è un puro inno sacro, ma le sue parole sacre – Libertà e Democrazia – sono cantate ritualmente dal suo popolo proprio come ʾIn shāʾ Allāh dai musulmani.

La nostra letteratura sacra definisce chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando, e, come per la Ummah islamica (أُمّة), costituisce l’alveo del nostro Io nazionale. Inoltre, come l’Islam, anche la missione dell’America è “giustamente” guidata, e sarà compiuta solo quando tutta l’umanità sarà riunita nel suo abbraccio “democratico”. Proprio come il Dar-al-Islam, nel suo periodo di massimo splendore, spingeva incessantemente per una comunità globale “con il fuoco e la spada”, gli Stati Uniti hanno perseguito un universalismo non meno incessante nel loro secolo di apogeo.

 

La nostra letteratura sacra definisce l’identità americana come un grande arco narrativo, donato da Dio, che si realizza attraverso una serie ricorrente di storie che illustrano epifanie del sacro continuamente ascendenti: un ciclo storico di lotte estatiche che danno forma al mitico passaggio verso l’inverarsi storico dell’America, e che culminano in un’apocalisse – “rivelazione” o “svelamento” (in greco antico apokálupsis). All’interno di questi cicli apocalittici, il significato nascosto dell’arco narrativo sacro americano si rivela solo attraverso la realizzazione della democrazia universale. Come l’Islam, anche la religione americana culmina in un’apocalisse[11].

Come tale, l’arco narrativo americano può realizzarsi solo attraverso la battaglia. Ogni “momento culminante” nella narrazione sacra americana è stato realizzato attraverso il sacrificio reciproco e il potere trascendentale della vittoria in battaglia. Dal momento della sua fondazione a oggi, la guerra è stata l’incudine dell’America, e nel sangue essa è stata divinamente temprata[12].

Non solo ogni grande guerra americana è considerata un punto di riferimento per il progresso verso un Graal millenaristico, ma ogni generazione americana è stata incoraggiata a spostare in avanti il metro di misura dell’avanzamento. Anche se non tutte le lotte sono state coronate da successo, ogni spinta ha costituito un trampolino di lancio per il prossimo grande passo. La narrazione sacra americana è così onnipresente e onnipotente che, in oltre 250 anni, non c’è stata alcuna pausa storica significativa nell’inflessibile spinta americana verso la Jihad.

La narrazione sacra governa gli americani: governa ciò che pensano, dicono e fanno. La domanda è: chi controlla questa narrazione sacra? Naturalmente, il Vangelo americano è una creazione del popolo americano. Per quanto crediamo – anche se spesso in senso figurato – alla sua ispirazione divina, la “buona novella” dell’America è una nostra creazione. E proprio come per la Costituzione, in teoria abbiamo il potere di emendarla. Tuttavia, dato che l’imperativo dell’esegesi è scolpito nelle tavolette di Ur della religione civile americana, il settarismo diventa inevitabile.

La religione civile americana è inestricabilmente legata alla Riforma, al cristianesimo calvinista e alla sanguinosa storia del protestantesimo, con la narrazione sacra dell’America plasmata e battezzata attraverso il primo e il secondo Grande Risveglio del Paese. Sebbene la sua lettura scritturale sia divenuta laica nell’era del Progresso, la religione americana è rimasta legata alle sue radici formative. Infatti, anche la nostra contemporanea “Chiesa di Woke”[13] non può sfuggire alle sue origini cristiane calviniste.

Più volte nella storia americana, sette autoctone hanno cercato di “revisionare” la narrazione sacra, forse addirittura trasfigurandola. Per di più – dato il messianismo jihadista che fa da cornice alle Scritture nazionali americane – questo percorso revisionista deve passare attraverso la valle di lacrime dell’effusione di sangue fraterno e delle guerre civili.

L’apocalisse che porta il Millennio promesso all’umanità deve necessariamente riflettere l’anelito apocalittico del Vangelo americano: se siamo caduti nella corruzione, dobbiamo essere purificati e resi di nuovo degni di agire come Redentore del Mondo. Per i suoi peccati, una narrazione sacra corrotta non può trovare espiazione. Semmai, un Nuovo Testamento inossidabile deve sostituire il Vecchio Testamento arrugginito. La rinascita esige quindi il passaggio attraverso il fuoco purificatore della guerra. In effetti, l’ossessione per il potenziale purificatore e consacrante delle prove e dei terrori insiti nella guerra è il demone che si nasconde nei meandri della nostra letteratura sacra.

Questo invasamento demoniaco della guerra si radica nella nascita stessa dell’America come nazione. La Rivoluzione americana costrinse la nuova nazione a cacciare i propri fratelli e ad abbandonare l’antica parentela con la Gran Bretagna. Persino il codice sorgente della narrazione sacra dell’America – la Dichiarazione – è stato predeterminato in conformità alla trasfigurazione dei nostri (ex) parenti in (d’ora in poi) estranei e alieni, se non nemici. L’indipendenza richiedeva una metamorfosi. Il passaggio alla “rivelazione” passava attraverso il fuoco della guerra esistenziale intestina.

La Dichiarazione prefigurava anche la seconda possessione demoniaca dell’America. La guerra civile americana si sviluppò da una vistosa spaccatura settaria[14] che andò sempre più fuori controllo dopo il 1815. Due sette neocristiane evangelizzatrici ferocemente diverse, eppure inquietantemente simili, portarono a uno scisma nella religione civile[15] che assunse l’intensità appassionata delle guerre di religione europee (1545-1648)[16].

Il terzo invasamento dell’America ad opera della guerra santa si trasformò in un’apocalisse nientemeno che globale. Qui gli Stati Uniti non dovettero affrontare sette rivali all’interno della Religione Civile Americana, ma piuttosto il Demiurgo (gnostico) stesso, in una serie di sue manifestazioni tenebrose – fascismo, nazismo, comunismo – che potevano essere sconfitte solo dalla Luce.

Dal 1945, gli Stati Uniti hanno spesso confuso le battaglie neo-settarie affrontate in patria con la loro jihad universale per elevare e redimere l’umanità all’estero. Il nucleo della narrazione sacra dell’America – la sua autocomprensione come nazione divinamente ordinata, universalista e apocalittica – è, nella sua intensa religiosità, preoccupante. Il fatto che gli americani siano del tutto ignari di questo zelo religioso è inquietante. Ciononostante, questa narrazione sacra ha guidato gli americani di ogni generazione, spingendoli a ricreare e rivivere il loro arco narrativo originale – un eterno ricorso che oggi ha ramificazioni globali.

Questo ci porta alla nostra situazione attuale. Dal 2014, una nuova setta in rapida crescita – la “Chiesa di Woke” – ha cercato di trasformare e possedere pienamente la religione civile americana, per regnare come confessione religiosa sua erede. Ironicamente, il fervore del suo evangelismo incanala il post-millenarismo del Primo Grande Risveglio, il cui messianismo è stato codificato nel Novus Ordo Seclorum[17] (Nuovo Ordine dei Secoli).

Come ha preso forma la religione civile americana? Qual è l’origine del momento critico in cui ci troviamo oggi?

 

I quattro pilastri della rettitudine americana

La religione civile americana è guidata da quattro convinzioni e atteggiamenti di fondo: 1) missionarismo, 2) messianismo, 3) manicheismo e 4) millenarismo. In primo luogo, si ritiene che gli Stati Uniti siano in missione per conto di Dio, come ci ricorda Elwood Blues[18]. L’America è stata incaricata da Dio (o dalla Provvidenza[19]) e quindi porta con sé la Sua autorità, con il popolo americano che funge da agente divino. Con la fondazione dell’America, questa voce divina – che si leva al di sopra e dall’esterno, ma che sorge anche dall’interno – diviene immanente nei Fondatori dell’America e nei suoi “eletti”.

Il secondo motore della teologia americana è il suo idealismo messianico, radicato in una visione escatologica dell’esistenza. Si ritiene che l’America sia stata scelta – in quanto “nazione eccezionale” – per sollevare gli umiliati e soccorrere gli oppressi. L’America è la Nazione Redentrice[20] per eccellenza. La “salvezza” del mondo è affidata all’America, che deve assumersi il compito di rovesciare e punire i malvagi, di inseguire e abbattere il Male stesso. Questa certezza della propria unzione sacra, del proprio ruolo nel “giudizio finale” rende gli americani particolarmente inclini ad adottare una mentalità “bianco o nero”. L’America rappresenta la Luce, che lotta contro l’eterno “Lato Oscuro”[21] – questo è il terzo pilastro e il fondamento del manicheismo americano.

Infine, come città splendente su una collina[22], l’America rappresenta la nazione scelta da Dio, il cui popolo ha il sacro compito di mantenere la promessa postmillenaria del Regno dei Cieli sulla Terra. L’America guiderà quindi l’Umanità attraverso un mitico passaggio verso i benedetti “ampi e soleggiati altipiani”[23]. Questi quattro quadri mentali sono inestricabili dal nostro stesso essere americani e costituiscono il fulcro della nostra visione del mondo ancora oggi.

Prima di esaminare in modo più dettagliato questi pilastri della religione civile americana, una parola di cautela. Tutte le nazioni hanno dei miti fondativi e – in modo pesante o più leggero – sono tutte governate da essi. L’America non è unica tra le nazioni. Tuttavia, la sua narrazione sacra è davvero diversa, e rappresenta una forza potente nella psiche nazionale. Questa narrazione sacra non può catturare pienamente la ricchezza e la diversità di un ethos originale, un tempo radicato in antiche tradizioni. La cultura americana rimane un terreno di intrecci di tradizioni popolari e di visioni del mondo che ricordano ancora i suoi antecedenti storici. Alcuni li hanno definiti “il seme di Albione”[24].

Eppure, più volte, élite troppo zelanti, spinte da programmi estremi e utopistici, sono riuscite ad appropriarsi della Religione Civile e l’hanno piegata alla loro fede e alla loro visione del mondo universalistica, sebbene fosse in contrasto con le tradizioni normative contrastanti dell’American way of life.

Tuttavia, ogni generazione americana, dalla fondazione in poi, è stata governata da una religione civile che ne formava il contesto culturale. Se la narrazione sacra dell’America è stata vista e interpretata attraverso il prisma di una corrente di pensiero dominante – che fa capo più a Thomas Jefferson che a George Washington – ha comunque catturato l’identità americana, anima e corpo. Come ha fatto un caravanserraglio di tradizioni popolari, abitudini e retaggi coloniali a trasformarsi nella religione civile americana, intransigente e assolutista, che conosciamo oggi?

Il tempo di passione della nascita d’America – lo sconvolgimento rivoluzionario avvertito da ogni cittadino – ha offerto a una minoranza fanatica[25] lo scenario perfetto per catturare l’immaginazione americana con la promessa di un “progetto” eterno, il crogiolo perfetto per realizzare una metamorfosi nazionale.

Quindi, dalla caotica selva di possibilità di questo ambiente, una nuova religione e la sua narrazione sacra furono in grado di cristallizzarsi, creando al contempo le condizioni per fare proselitismo in una società coloniale più passiva e politicamente agnostica. Una minoranza di zeloti, che nelle generazioni a venire verrà ricordata come “I Figli della Libertà”, divenne il cocchiere in incognito della Rivoluzione.

Dall’America tardo-coloniale ai giorni nostri, i veri credenti hanno “guidato” ogni arco narrativo apocalittico americano. Come nella maggior parte delle rivoluzioni della storia, i pochi ardenti sono gli evangelisti che danno forma al caos del cambiamento, iniettando la loro rettitudine nelle arterie spirituali dei molti.

 

  1. L’America missionaria

La missione americana sgorga da una sorgente divina. Nel corso del tempo, l’alleanza originaria della comunità puritana con Dio[26] si è trasformata nella direttiva principale dell’America. L’America è diventata così “una città su una collina, alla quale gli occhi di tutti i popoli” – non solo in America ma in tutto il mondo – guardano con meraviglia. Lo Stato Missionario che ne deriva ha una sola brama: bagnare tutti i popoli nell’acqua battesimale della democrazia, della libertà e dell’uguaglianza.

Questa missione americana è stata risvegliata e ribattezzata quattro volte. Il primo e il secondo “Grande Risveglio” furono eventi nazionali drammatici, galvanizzati dal fuoco spirituale del revivalismo cristiano. Precedendo la Rivoluzione americana, il Primo Grande Risveglio[27] elettrizzò il grido di “Libertà” con un taglio evangelico[28], che riecheggiava la squillante profezia di Jonathan Edwards.

 

Il Secondo Grande Risveglio diede vita a nuove sette americane, come la Christian Science[29], gli Shakers[30] e la Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni[31], e guidò i movimenti sia pro sia contro la schiavitù verso l’evangelizzazione settaria, con la piena aspettativa di una lotta apocalittica. Il periodo della Ricostruzione che seguì era finalizzato al compimento di una narrazione salvifica che non avrebbe semplicemente riscattato gli schiavi, ma anche lavato i peccati dell’America stessa – un secondo battesimo nazionale[32].

Le epifanie nazionali cristiane furono poi seguite da un altro tipo di terzo grande risveglio, anche se non fu mai formalmente chiamato così. Tuttavia, dalla corruzione della Gilded Age e dal purgatorio della società industriale, sorse un movimento chiamato Vangelo sociale,[33] per aiutare gli americani a scoprire una nuova promessa di salvezza in questa vita. Questo movimento, a sua volta, animò una causa Progressista emergente: divenire levatrici del nuovo, in modo che il vecchio cristianesimo potesse dare vita a una nuova visione secolare che rimanesse comunque fedele a se stessa[34]. I progressisti, affatto laici, accettarono volentieri la benedizione cristiana su un’impresa per nulla interessata alle vecchie radici cristiane[35].

Nonostante l’apparente rifiuto di ogni ascendenza cristiana, tuttavia, il rituale e la dottrina di questa nuova incarnazione della religione civile si sarebbero attenuti alla forma originale e sacra del calvinismo. Solo che da allora in poi, tutte le apocalissi americane avrebbero potuto comandarci e ipnotizzarci con una voce laica.

La Missione Americana mescola, così, la redenzione con la conversione. I proclami sulla volontà di rendere il mondo “sicuro” – come sostenuto da Woodrow Wilson[36] nel suo discorso sulla Dichiarazione di Guerra, o, nel nostro tempo, sulla Responsabilità di Proteggere (R2P) di Samantha Power[37] – sono fuorvianti. In realtà, l’invocazione retorica di un “mondo sicuro e protetto” rappresenta una investitura divina americana, e il suo vero obiettivo è: convertire tutte le nazioni e i popoli alla religione americana.

Questo arco narrativo è iniziato con il Secondo Grande Risveglio, quando i missionari cristiani “procedettero dagli Stati Uniti verso i quattro angoli della terra”[38]. Negli anni Novanta del XIX secolo, quando lo Stato-nazione si proiettò sul mondo, lo Stato aveva srotolato nuovi stendardi missionari e nuovi catechismi, ma parlando con voce laica: per esempio, “conversione attraverso l’istruzione”, “educazione alla democrazia” e “civiltà americana”.

 

In effetti, la Commissione Taft, fissando la bussola culturale del dominio americano sulle Filippine, fece dell’educazione alla democrazia e alla civiltà americana il progetto di nation-building[39]  dell’epoca. Furono inviati centinaia di insegnanti americani (i “Thomasites”) e l’esercito americano costruì migliaia di scuole. Così, la costruzione di scuole divenne il tropo eroico della costruzione della democrazia, una “parola fatta carne” ufficiale pronta ad ispirare le successive missioni di “nation-building” in Iraq e Afghanistan.

Così, l’appello della Missione americana si è evoluto dalla redenzione di se stessi alla redenzione del mondo. Inizialmente guidato dal revivalismo cristiano, lo zelo missionario dell’America si è presto orientato verso un’alleanza secolare, ma ancora sacra (i 14 Punti di Wilson fanno uso esplicito di questa parola) con il mondo in quanto tale. L’autorità di questa alleanza implicita è ancora oggi in pieno vigore. Nessun’altra religione mondiale ha fatto un proselitismo più aggressivo con le sue dottrine.

 

  1. L’America messianica

Il messianismo americano incanala il potere delle eredità teologiche intrise della visione di Calvino sulla predestinazione. Riflette un abbraccio collettivo della predestinazione, che avvolge sia la nazione che i cittadini. Nel 1765, John Adams dichiarò che il popolo americano era guidato da una “provvidenza benigna” e che la sua missione aveva dimensioni messianiche[40]:

 

Ho sempre considerato l’insediamento dell’America con riverenza e meraviglia, come l’apertura di una grande scena e di un disegno della provvidenza, per l’illuminazione degli ignoranti e l’emancipazione della parte schiava dell’umanità su tutta la terra.

 

Quindi, l’America non solo ha un carattere “messianico” – in quanto “posseduta da passione e zelo” – ma manifesta una visione implicitamente biblica che proclama la sua fede nella natura predestinata del suo passaggio. Una “nazione eletta” divinamente scelta per agire nel nome della Provvidenza come Redentore del Mondo: il grande arco della narrazione sacra americana marcia sempre in avanti – con l’America come braccio di Dio – verso il millennio “benedetto”. Rivelando l’estasi di questo Zeitgeist messianico, Walt Whitman[41] poteva così esclamare nel 1860:

 

Io sono il cantore – canto ad alta voce sopra il corteo; …

 

Canto il nuovo impero, più grande di tutti i precedenti – Come in una visione mi viene incontro;

 

Canto l’America, la padrona – Canto una supremazia più grande; …

 

E tu, Libertad del mondo!

 

O come cantava Herman Melville[42] nel 1850:

 

Noi siamo i pionieri del mondo; l’avanguardia, inviata attraverso il deserto delle cose non sperimentate, per aprire un nuovo sentiero nel Nuovo Mondo che è nostro. La nostra forza è nella nostra giovinezza… la nostra voce profonda è udita lontano. Siamo stati a lungo scettici nei confronti di noi stessi e abbiamo dubitato che il Messia politico fosse venuto. Ma è venuto in noi.

 

A metà del XIX secolo, l’etere della Missione americana era pienamente infuso di messianismo della “Giovane Libertad”, in una fusione dimorfica di Antico e Nuovo Testamento. In effetti, l’eredità di Edwards è riuscita a creare un’autentica voce cristiano-americana, per quanto questa possa sembrare lontana dalle realtà della vita politica americana della metà del XIX secolo.

 

III. L’America manichea

L’idea di un’eterna lotta del bene contro il male risale all’antica Persia e alla religione gnostica e dualistica del profeta Mani (آینِ مانی). Si tratta di un tema duraturo, la cui corrente profonda si riversa nel cristianesimo e nelle sue numerose eresie (ad esempio, Albigesi, Bogomili e Pauliciani). Il manicheismo americano presuppone un Demiurgo e, dopo averlo evocato, lo proclama come proprio. Una volta che l’America rivendica l’intero potere del Bene e lo rende del tutto intrinseco alla sua concezione del Sé, lo Straniero, l’Estraneo e ciò che viene designato come l’Altro possono essere transustanziati di colpo – attraverso la celebrazione della liturgia nazionale – in puro Male.

In questo atto riflessivo, l’alterità precede il vilipendio definitivo e ufficiale. La fede religiosa crea un contesto che permette di trasformare l’altro in un male che distrugge il mondo. È con questa sacra ingiunzione che i guardiani dell’opinione pubblica americana accusano ed ostracizzano regolarmente le voci americane dissenzienti.

L’icona originale del male americano è emersa con la Rivoluzione Americana, con la quale rimane per sempre sincronizzata. Durante questa primordiale apocalisse americana, i rivoluzionari scacciarono gli ex fratelli come presunti agenti del tiranno primordiale, Giorgio III. Il fascino freudiano della trasformazione del fratello in Altro ha raggiunto il suo apice nella seconda apocalisse americana. Durante la Guerra Civile, “fratello contro fratello” divenne il motto quotidiano della guerra. Rispetto alla Guerra di Rivoluzione, l’apostasia americana era maturata. Durante la guerra civile, l’espiazione e la riparazione – il ricongiungimento con il corpo della Chiesa (americana) – divennero il compito più urgente dell’Unione.

Passando al XX secolo, era necessaria una riconciliazione operativa attraverso la quale l’ex nemico potesse trovare l’espiazione ed essere accolto, in ginocchio, nella vera fede garantita dalla profezia americana. Ciò è del tutto in linea con la formula originale osservata dall’America per trattare con il Prototipo dell’Altro. In conformità ad essa i Tories[43], responsabili mai perdonati del (nostro) peccato originale, sono stati scacciati ed esiliati dalla Città sulla Collina per tutta l’eternità[44]: banditi nelle gelide distese al di là del firmamento americano, oggi note come Canada. In questo modo, le prime due apocalissi dell’America hanno creato una patologia dualistica nella narrazione sacra americana: ostracismo o redenzione.

La soluzione novecentesca dell’America è stata quella di trasformare il nemico distillando tutto il male e il peccato in un individuo “satanico” che fosse la nuova personificazione del Male. Quindi, il nemico primordiale dell’America non erano i tedeschi, ma Hitler; non i sovietici, ma Stalin; non i russi, ma Putin. Il male personificato come Anticristo è stato il santo dei santi nella formula di redenzione dell’America per quasi un secolo.

 

  1. L’America millenaristica

Anche se oggi non è il senso corrente della parola, “apocalisse”, come detto in precedenza, significa rivelazione – togliere il velo sulla Parola di Dio e sul suo Piano. “Apocalisse”, quindi, non significa la fine del mondo, ma piuttosto il suo culmine: “Tutta la storia è, infine, apocalittica”.

Un particolare esito apocalittico – il postmillenarismo – è incorporato nella narrazione sacra americana. Può essere ricondotto, ancora una volta, a Jonathan Edwards. Gli storici hanno accusato Edwards di aver “catalizzato questo particolare filone di escatologia”[45], indirizzando così l’America verso il “destino manifesto”[46].

Oggi, nessun americano “giustamente guidato[47]” può prendere in considerazione, e tanto meno accettare, un eschaton minore. Per esempio, dati i dogmi della religione civile americana, un “realismo” che osi mettere in discussione il potere divino della democrazia diventa immediatamente anatema. Una visione dell'”interesse nazionale” slegata dal nostro piano sacro[48] equivale all’apostasia. Consultiamo le nostre Scritture americane. Innanzitutto, Apocalisse 14:19:

 

And the angel thrust in his sickle into the earth, and gathered the vine of the earth, and cast it into the great winepress of the wrath of God[49].

Confrontatelo con questo versetto della liturgia della guerra civile – L’inno di battaglia della Repubblica:

 

He is trampling out the vintage where the grapes of wrath are stored; He hath loosed the fateful lightning of His terrible swift sword.[50]

Così, sulla scia della sua seconda guerra apocalittica, nel 1865, con la politica purificata e il male abbattuto[51], poté nascere una nuova America.

Gli americani ritenevano che ciascuna delle crisi nazionali americane avrebbe potuto inaugurare nell’immediato un’era millenaria, un “Novus Ordo Seclorum[52], come prefigurato e profetizzato nelle parole di Washington. L’apocalisse e il suo potere rivelatore indicano quindi sempre la fine predestinata del nostro arco narrativo, una mimesi celeste in cui il mondo divino si rispecchia in terra.

Per questo, nel 1945, circa ottant’anni dopo la guerra civile, la terza apocalisse americana fu considerata un’altra opportunità provvidenziale per realizzare la profezia destinale dell’America. Anche se la promessa di un giudizio finale fu congelata dalla Guerra Fredda e rinviata ai posteri, l’establishment statunitense iniziò a sbandierare un Millennio in attesa: che c’era di nuovo un imminente “Mondo libero” da realizzare, un giorno, in un sacro ordine internazionale liberale.

L’improvvisa caduta dell’Unione Sovietica nel 1991 inaugurò una falsa aurora. Semplicemente, la classe dirigente americana non era preparata a una sincronicità junghiana[53] dell’apocalissi così perfetta. Hanno freneticamente dichiarato un “Nuovo Ordine Mondiale” e celebrato la “fine della storia”[54], come se tutta l’umanità fosse semplicemente destinata a inchinarsi al Grande Sigillo dell’America.

Naturalmente, il Millennio promesso rimane ancora sfuggente. Ma questo non ha impedito all’establishment della politica estera degli Stati Uniti di attribuire una posta in gioco esistenziale a ogni nuova guerra che intraprende, appiccicando su di essa i sogni, divinamente sanciti, inclusi nella ricerca mitica – sempre affascinante – del compimento spirituale dell’America. La profondità e l’ampiezza della religione civile americana rivaleggiano con qualsiasi fede mondiale, non solo per l’enormità della teologia, la forza dei dogmi e la presa della sua letteratura sacra, ma anche per il suo impatto maniacalmente benefico e tuttavia brutale sull’umanità e sulla storia.

Per comprendere meglio la narrazione sacra americana, può essere utile valutare l’arco narrativo nazionale dell’America come si farebbe con una serie televisiva. In quanto tale, la serie americana di successo è già stata rinnovata per un certo numero di stagioni, anche se la nostra è una storia sacra organizzata intorno alle apocalissi.

Come religione universalista radicata fin dalla nascita nell’apocalisse, il ciclo di vita di 250 anni dell’America è interamente catturato dal suo sacro arco apocalittico, punteggiato da tre sorprendenti “rivelazioni”: la nascita con la Rivoluzione Americana, un battesimo o purificazione nella Guerra Civile, e una redenzione mondiale durante le due Guerre Mondiali – quasi compiuta, ma anticipata.

Cosa ci aspetta dunque nella nuova, e forse ultima, stagione? Dove siamo diretti, in questa melodrammatica prova?

 

La quarta apocalisse americana?

Gli americani continuano a negare che la loro ideologia nazionale equivalga a una religione civile. E’ vero che la grande intuizione in merito di Robert Bellah ha trovato ascolto sin dal 1973, ed è citata, a intermittenza, nei media mainstream[55] americani. Tuttavia, è un riconoscimento criptico e raro, e la consapevolezza popolare di esso è quasi inesistente. Gli americani rimuovono risolutamente la loro religione civile per tre motivi.

In primo luogo, gli Stati Uniti sono nati nello sfolgorio del pensiero illuminista, dove religione – soprattutto la Chiesa romana – equivaleva a superstizione. Edward Gibbon, che nel 1775 ebbe la sua epifania nel Foro Romano, attribuì il “declino e la caduta” di Roma alle forze della “barbarie e della religione”[56].

Tuttavia, i Fondatori abitavano un ambiente plasmato da uno Zeitgeist protestante, che dominava le loro vite. Se gli americani dovevano essere campioni della Ragione – dove “la Scienza è reale” e (in quasi tutte le dispute) “fornisce la soluzione” – quel Tempio della Ragione doveva avere radici affondate nella Predestinazione calvinista. Naturalmente, ogni americano “giustamente guidato” sa che il suo Paese è sinonimo di Progresso: l’America non può mai essere medievale. Quindi, in un atteggiamento del tutto privo di autoconsapevolezza, qualsiasi religione di Stato regnante – con le sue dure leggi religiose – apparirebbe arretrata, primitiva o, come spesso si dice del fondamentalismo islamico, equivale a “tornare al XIV secolo”[57].

Inoltre, gli americani – quasi senza eccezione – non riescono a concepire la religione in assenza di una “Chiesa” formale e confessionale. Così, anche all’apice della Guerra Fredda, i mali del comunismo non erano identificati come i peccati di una Chiesa alternativa. Il canone marxista-leninista non poteva essere teologia: doveva invece essere “ideologia”. Dopo tutto, come potrebbero essere religiosi i “comunisti senza Dio”? A ciò si aggiunga il fatto che molti esponenti della sinistra americana simpatizzavano con l'”idea” del socialismo e lo trovavano attraente per gli Stati Uniti, sempre che fosse stato “fatto bene”. In altre parole, credevano che una bella dose di democrazia e libertà americana avrebbe sicuramente ripulito il marxismo dai suoi mali e distillato i suoi altrimenti nobili ideali. Il socialismo è fallito in Russia perché non è stato unto dalla “buona novella” americana: una sua versione americana, invece, avrebbe prosperato.

Infine, una confessione di fede americana – l’aperta enunciazione dell’esistenza di una religione civile nazionale – sembrerebbe annullare la clausola di separazione tra Chiese e Stato della Costituzione. Tuttavia, la religione civile americana originale, così come concepita dai Fondatori, può essere definita una chiesa di Stato? Quasi certamente, essi direbbero di no. Dopo tutto, una religione civile non è una chiesa, almeno non nel modo in cui l’Illuminismo intendeva la religione. Nel XVIII secolo, per “religione” si intendeva una chiesa di Stato. Il diritto canonico e la common law rientravano quindi entrambi nelle prerogative dello Stato, che i Fondatori intendevano come Parlamento e Re. Possedere la Chiesa d’Inghilterra significava che lo Stato britannico poteva dire alla gente come vivere e pensare[58]– e lo fece -, come dimostrano l’Atto di uniformità[59], i Test Acts e le leggi penali.

Queste sono alcune delle ragioni per cui alcuni potrebbero esser contrari a inquadrare l’ultimo movimento di fede che emerge dall’attuale quarto Grande Risveglio come un’altra sfida settaria, familiare, persino classica, alla religione civile. In realtà, il “Risveglio”[60] è paragonabile alle sette evangeliche aggressivamente confliggenti, incardinate nel Nord e nel Sud, che spinsero l’America in una lotta (intestina) negli anni Cinquanta dell’Ottocento, dopo il Secondo Grande Risveglio. La sua origine può anche essere ricondotta direttamente ai temi laico-socialisti dell’era progressista, che si riflettevano nel Vangelo sociale.

Tuttavia, la crescita di questa nuova e virulenta setta americana va ben oltre, segnalando l’emergere di una futura nuova chiesa americana, una chiesa vera e propria. In questo caso, la “Chiesa di Woke”[61] implica un futuro edificio giuridico, inteso a revisionare e trasformare radicalmente il patto costituzionale americano attraverso dottrine semisacre e sponsorizzate dallo Stato, tra cui la “Critical Race Theory” (CRT), la “Diversity, Equity, and Inclusion” (DEI), la “Environmental, Social, and Corporate Governance” (ESG).

Nel XXI secolo, la protezione e il privilegio dello Stato hanno creato un proscenio politico su cui agisce una coalizione di tre distinti gruppi identitari laico-spirituali: Femministe, Persone di Colore e LGBT. Ognuna di queste sette ha al suo interno un gruppo di fazioni e denominazioni in crisi. Questa alleanza di sette si è fusa in una coalizione politica “intersezionale” che può essere sostenuta finché il suo programma comune rimane condivisibile.

Sotto la nuova religione wokeista, i confini tra il globale e il locale, l’interno e l’estero svaniscono, per essere sostituiti da un americanismo proselitista, totalizzante e imperiale.

Tuttavia, se il loro programma comune venisse attuato costituzionalmente, la Chiesa di Woke sarebbe in grado di trasformare la vita americana: non solo stabilirebbe un apparato di controllo sul modo in cui i cittadini comuni pensano e si comportano, ma conferirebbe anche l’ordinazione auna nuova élite dirigente, i nuovi chierici della Chiesa Woke.

Gli sforzi della Chiesa di Woke per consacrare la classe dirigente americana – attraverso un corpo consacrato di veri credenti – non mirano tanto ad allevare una nuova aristocrazia, quanto piuttosto a preservare il controllo dell’élite sulla ricchezza e sul potere nella vita americana. In questo senso, la Chiesa non cerca semplicemente di reinterpretare (ijtihād) la dottrina, la legge e le scritture della religione civile originale, come altre sette della storia americana. Rappresenta anche un percorso seguito dalla classe dirigente per consolidare il suo potere e mantenere lo status quo. Il “radicalismo radicale” forse non è poi così radicale, ma il suo estremismo fa presagire autodafé settari e guerre esistenziali all’interno della religione civile[62] come quelle che caratterizzarono l’America tardo-antica.

In un altro senso, la nascente e fluttuante Chiesa di Woke assomiglia di più, formalmente – per il suo successo nella sovversione dello Stato e delle élite al potere – al cristianesimo insurrezionale della fine del III secolo d.C. Ciò che può allarmare è che questo movimento di fede è riuscito a conquistare le “altezze di comando”[63] della vita americana in poco più di un decennio. Tuttavia, anche questo indica una relazione simbiotica tra Chiesa e Stato che è più che mai senza tempo. Come la Chiesa primitiva catturò l’aristocrazia romana, così quei nobili romani si impossessarono della Chiesa per confermare il loro potere[64]. La religione civile è uno strumento di potere tanto venale quanto sacro.

La Chiesa di Woke ha, per il momento, conquistato lo Stato federale degli Stati Uniti e le istituzioni dominanti[65] della vita americana. Molti antecedenti storici dell’odierno movimento di fede Woke, ossia le sette evangeliche[66] calviniste americane precedenti la Guerra Civile, come Slave Power e Abolizionisti, hanno anch’essi cercato di appropriarsi della religione civile americana fondamentale, e di trasfigurarla in una chiesa di Stato a propria immagine e somiglianza. Nessuna di queste sette fanatiche ebbe successo. Tuttavia, equiparando la teologia e il dogma del suo movimento a quella che dovrebbe essere la legge (statunitense), la dottrina Woke sta effettivamente scatenando una Sharia americana e reclamando l’istituzione di una vera e propria nuova religione di Stato americana – così come la intendevano i nostri Fondatori del XVIII secolo – con più forza di qualsiasi altro movimento settario nella storia americana.

In che modo tutto questo è rilevante per l’impegno dell’America nel mondo e, più direttamente, per la politica estera egemonica americana, come dimostra la guerra in Ucraina? Nella nuova religione wokeista, i confini tra globale e locale, tra interno ed estero svaniscono, per essere sostituiti da un americanismo proselitista, totalizzante e imperiale.

Come surrogato della vecchia religione civile americana, la Chiesa di Woke esercita l’universalismo in forma estremista, perseguendo la sua ideologia in patria e all’estero in egual misura. Innalzando il vessillo del globalismo Woke, la “buona novella” originaria dell’America viene così sostituita, senza soluzione di continuità, da una visione più virtuosa che se ne fa erede. Il “nazionalismo” e l’amor di patria saranno d’ora in poi giudicati forze arretrate e primitive. Il “populismo” e la sovranità del popolo, a lungo celebrati come l’anima della nazione americana, diventano equivalenti all’autocrazia, un male medievale da eliminare dagli Stati Uniti.

La “corruzione” (interna) dell’America ad opera di tali forze “reazionarie” viene collegata all’influenza nefasta di Stati stranieri e attori internazionali detestati, come l’Ungheria o la Russia, che infettano il corpo americano[67]. Questa isteria Woke ricorda da vicino il bacillo mortale del comunismo della Red Scare [68]all’inizio della Guerra Fredda, con la Russia che fungeva da “Grande Satana”[69] nelle guerre culturali globali[70] dell’establishment liberale americano[71].

Al male di una Russia reazionaria, barbara e arcobalenofobica – e alla più grande minaccia incombente sull’ordine internazionale liberale da parte di un asse autocratico globale – dobbiamo aggiungere anche il terrore apocalittico che la Chiesa di Woke prova per il cambiamento climatico. L’apocalisse climatica[72] è forse il più grande contesto tous azimuts mai ideata dall’universalismo americano per giustificare l’egemonia globale degli Stati Uniti. Nella causa della salvezza del pianeta, ogni intervento americano può apparire giusto. Si noti come gli autocrati del Lato Oscuro della Forza[73] siano anche inquinatori climatici che utilizzano combustibili fossili, in combutta con gli assassini divoratori di benzina[74] (cioè le compagnie petrolifere) al nostro interno. In quest’ottica, le minacce estere sembrano essere soltanto lo specchio di una minaccia più profonda a casa nostra.

In definitiva, la strategia della Chiesa di Woke e della sua classe clericale è quella di sfruttare una crociata intersezionale[75] contro l’arretratezza pagana, l’anti-genderismo[76] malvagio e l’apostasia climatica all’estero – Russia, Ungheria, Arabia Saudita, Iran, Cina, ecc – per giustificare una jihad interna. Inoltre, mentre propaganda il brand del  Girl Boss Militarism[77], il suo gruppo di parrocchiani “propende di più verso il femminile”. Col tempo, il nuovo “Woke Imperium”[78] americano porterà con la forza tutti gli americani – e il mondo intero – all’ovile della nuova Chiesa; o almeno così sperano i credenti.

È questa comoda simbiosi o identità tra nemici stranieri e interni che è la cosa più preoccupante. Nella sua ricerca fondamentalmente globale di una quarta apocalisse – in cui convertire tutta l’umanità significa assicurare anche la totale conversione degli americani – la Chiesa di Woke rifiuta la vecchia, originale religione civile americana e la sua preoccupazione centrale: l’America. Sebbene il suo essere incentrata sugli Stati Uniti riveli un certo grado di continuità storica, la sua aspirazione a globalizzare l’americanismo per creare uno Stato mondiale omogeneo basato sulla sua ideologia e sui suoi valori universali tradisce e sovverte la vecchia religione civile.

Il dispiegarsi della quarta apocalisse provocata dal “risveglio” è sempre stata diversa dalle precedenti rappresentazioni (o stagioni) dell’apocalisse americana nella nostra serie nazionale. L’Apocalisse differita (1945-1950) – un sequel della Terza Apocalisse – ha spinto gli Stati Uniti a 60 anni (1963-2023) di ripetute e non necessarie débâcles sul campo di battaglia. Ogni episodio è culminato in una guerra sacra (Vietnam, guerra per procura in Afghanistan, Desert Storm, la ventennale Guerra globale al terrorismo, e ora la guerra per procura in Ucraina) condotta per realizzare la profezia di un millennio democratico globale – e ogni volta il sogno è svanito. A sua volta, il quarto ciclo del nostro arco narrativo è stato segnato da una disperazione apocalittica.

Di conseguenza, il messianismo americano è diventato una caricatura manichea di se stesso, in cui le “buone novelle” americane sono state sostituite dallo spettro sempre presente del Male e dalla minaccia della forza. Le parole sacre, Libertà e Democrazia, pur essendo ancora cantate, sono diventate un mantra vuoto. Il “vangelo” americano non predica più la redenzione e l’espiazione: ora opera con la coercizione e la punizione. Il voltafaccia è avvenuto in un istante, con l’11 settembre e con Guantanamo. L’etica propria alla Terza Apocalisse, con i processi di Norimberga e la loro maestosa esibizione pubblica di controllo giudiziario democratico, è stata scartata, e sostituita dalla giustizia sommaria. Quasi da un giorno all’altro, l’America ha abbandonato le “regole internazionali” e le “norme civili” – e ha invece costruito un arcipelago di torture e incarcerazioni arbitrarie, senza supervisione e senza appello.

Non cerchiamo più la guida in un’autorità superiore e indulgente, ma nella voce iraconda del Vecchio Testamento che è in noi. Nell’iterazione Woke del manicheismo americano, il Male ha la precedenza sul Bene ed è fervidamente personalizzato. Con Milošević, Gheddafi, Osama Bin Ladin, Saddam e ora Putin, il Male può ora essere individuato artigianalmente, anche se non sempre eticamente. Per questo, la lotta contro il male in veste di anticristo diviene il tropo retorico pulsante di questa quarta stagione della sacra narrazione americana. Senza ironia, il ventesimo anniversario dell’invasione dell’Iraq da parte dell’America ha, sorprendentemente, resuscitato il suo meme più famigerato – “l’Asse del Male”[79] – senza arrossire o vergognarsi. La guerra per procura della NATO contro la Russia lo vede, ora, come un sinonimo della sua capacità di indossare il manto retorico[80] di quella che di recente fu giudicata la più grande débâcle strategica americana.

Se noi, come americani, siamo ritualmente coinvolti in una grande narrazione che va oltre la nostra capacità di comprenderla, per tacere della capacità di controllarla, che cosa ci aspetta? Possiamo dare una sterzata a questo arco narrativo finale in modo da evitare la catastrofe totale? Abbiamo voce in capitolo o potere sul nostro destino declinante?

 

Giudizio (Giudizi) finale(i)?

Gli Stati Uniti sono governati dalla loro religione civile, non dall’ideologia. Gli americani sono guidati da una narrazione sacra. Tuttavia, a guidarla è sempre un piccolo gruppo di élite fanatiche, che guidano una storia che può realizzarsi solo in guerra.

In altre parole, l’America è una serie di successo con un arco narrativo marziale punteggiato da bagliori e fuochi d’artificio. Dal lancio al perigeo all’apogeo, la “storia americana” è giunta alla sua quarta stagione. Le prime tre sono state illuminate dal fuoco di battaglie apocalittiche. Quei momenti estatici di vittoria e sacrificio sono stati resi sacri e sono stati considerati il “culmine vitale” dell’America. Ma ora, mentre l’arco narrativo scende, sembra che siamo entrati in un’altra grande battaglia. Sarà una nuova Rivelazione – la nostra quarta apocalisse – o diventerà il finale della nostra serie?

American Story: The Hit Series [Attenzione: contenuti religiosi violenti] ha un pubblico universale, e ogni stagione è ancorata a un climax apocalittico. Inoltre, ogni singolo episodio è caratterizzato da una battaglia, che si svolge sempre in modo predefinito rispetto alla trama standard, come programmato dal nostro produttore hollywoodiano divinamente nominato. Ogni episodio di “Next Generation” ha la sua guerra sacra e trascendentale, anche se spesso distruttiva. L’arco di ogni stagione spinge i confini della Rivelazione verso un finale di serie predestinato. Le prime tre stagioni sono state esaltanti, persino estatiche quando hanno raggiunto quelle sacre vette di vittoria e sacrificio.

Ma poi, durante l’apertura della quarta stagione, intorno al 1962, il grande arco narrativo declinò di uno o più gradi rispetto al suo apogeo, e nel 1968 la discesa fu evidente. È vero, in un episodio – 1981-88 – i retrorazzi hanno rallentato la discesa. Tuttavia, il percorso discendente è ripreso. L’arco narrativo non riguarda la ricchezza americana o la ricerca della felicità. Riguarda la Rivelazione e la Predestinazione e il compimento della Missione dell’America. I primi episodi della quarta stagione mostrano come l’opportunità dell’apocalisse sia stata usata male (Vietnam), abortita (caduta dell’Unione Sovietica), tradita (Iraq) e sprecata (Afghanistan).

Tuttavia, queste occasioni perdute impallidiscono di fronte alla battaglia che ci viene ora imposta. Cosa sono le semplici operazioni speciali, le guerricciole, le controinsurrezioni e i colpi di Stato di fronte alla realtà che gli Stati Uniti stanno ora sfidando aggressivamente le due maggiori e più pericolose grandi potenze, la Russia e la Cina? Inoltre, dalle loro “altezze di comando”, i governanti americani ne hanno fatto un confronto esistenziale: o la democrazia e il suo “rule-based order” domineranno il mondo, o le “autocrazie” vinceranno[81]. Si sente la campana a martello dell’apocalisse. Questo episodio sarà il finale della stagione, o forse della serie? Le domande abbondano.

 

La guerra globale può condurre l’America alla guerra civile?

Oggi l’America sta combattendo due guerre contemporaneamente, una in patria e l’altra all’estero. Collegando gli obiettivi della guerra interna (convertire la nazione alla Chiesa di Woke) con quelli della guerra esterna (trionfare nella guerra per procura contro la Russia come prova di rettitudine), l’establishment dipende ora dalla vittoria in una guerra straniera per rafforzare la sua leva politica, promuovere la sua agenda interna e mantenere il suo potere. Questo è il loro pensiero.

Eppure, gli Stati Uniti non hanno mai cercato di intensificare uno scontro globale[82] quando erano consumati da una lotta esistenziale interna. Al contrario, durante la guerra civile americana, Washington ha agito con estrema cautela[83], anche se la Gran Bretagna e la Francia si sono impegnate in una guerra per procura contro di essi[84].

Il pubblico occidentale si pavoneggia e strilla per i sorprendenti trionfi ucraini della Volontà, mentre si prende narcisisticamente tutto il merito delle loro vittorie, come se fossero sue.

La dualità tra guerra interna ed esterna crea una dinamica reciprocamente distruttiva. Secondo questa logica, se l’Impero Woke prevale in Ucraina, sarà vittorioso anche in patria. Tuttavia, potrebbe verificarsi anche una dinamica negativa. Una sconfitta nella guerra in Ucraina significherebbe un fallimento politico in patria. Quindi, la NATO deve vincere e non si può permettere che l’Ucraina perda[85].

Se perdere è impensabile, di fronte alla sconfitta la NATO ha una sola opzione: l’escalation. Ma l’escalation, per una nazione divisa, comporta anche l’intensificazione del conflitto interno.

 

È possibile che un’apocalisse vicaria porti a un vero e proprio Armageddon?

C’è una sospensione dell’incredulità non ancora esplicitata, nella quarta apocalisse americana.

Per oltre un anno, la NATO ha fatto guerra alla Russia, e ha esultato per questa guerra, reclamando la caduta della Russia[86]. In effetti, molti nel partito della guerra si spingono fino a esclamare: “In nome di Dio, quest’uomo non può rimanere al potere”[87], e chiedono l’umiliazione e persino la distruzione della Federazione Russa[88]. Ma allo stesso tempo, e spesso con lo stesso respiro, il partito della guerra insiste sul fatto che l’Occidente non è in guerra con la Russia, poiché non ci sono forze statunitensi o della NATO dispiegate in Ucraina: semmai, stiamo solo fornendo armi a Kiyv. Molti continuano a negare strenuamente che si tratti di una guerra per procura[89].

Allo stesso tempo, però, i veri tifosi sfegatati della guerra in Ucraina hanno proclamato a gran voce che si tratta di un ottimo affare. La Russia va abbattuta senza una sola vittima della NATO. Dissangueremo il nostro malvagio nemico con il sangue dei volenterosi ucraini. Un affarone! Praticamente un furto![90] Inoltre, migliaia di americani si sono coraggiosamente arruolati – come partecipanti puramente vicari – per combattere a fianco dell’Ucraina nelle trincee dei social media. Questi eroi della 195esima brigata da tastiera – la North Atlantic Fellas Organization (NAFO – date un’occhiata anche al loro merchandising![91]) – combattono quotidianamente[92] contro la Quinta Colonna americana[93] di Burattini di Putin e degli Amichetti della Russia.

Nel frattempo, gli spettatori occidentali si pavoneggiano e strillano di gioia per i sorprendenti trionfi ucraini della volontà, prendendosi narcisisticamente tutto il merito delle loro vittorie, come se fossero le proprie. Se questa è davvero la quarta apocalisse americana, allora è davvero un risultato notevole. Questa è la nostra espiazione per tutta la frustrazione e l’infinito sacrificio di sangue dei fallimentari episodi di guerra sporca che abbiamo visto all’inizio della quarta stagione (“Apocalisse differita”). Dopo i terrori di Tet, Khe Sahn, Desert One, Contras, Mogadiscio e Falluja, la serie offre ora un’epifania senza sangue. Quindi, il nostro auspicato finale di stagione è semplicemente stupefacente: non viene versata una sola goccia di sangue dei GI, dei nostri ragazzi!

Gli Stati Uniti possono ora combattere il loro “più grande nemico geopolitico”[94], ma non moriranno americani, bensì ucraini volenterosi e sacrificali. Nel frattempo, il grande pubblico virtuale americano, insaziabilmente preso dai giochi  CGI[95] e assuefatto dagli “hot take” sui social media, si immerge nella gloria della vittoria imminente: esulta per ogni video di propaganda ucraina e per ogni rappresentazione degli ucraini come una Compagnia dell’Anello[96] che combatte le tenebre di Mordor, gli Orchi russi.[97]

Quando i venti della guerra hanno iniziato a cambiare, verso la fine del 2022, le prime opzioni strategiche di “guerra facile” della NATO per aumentare gli aiuti – armi potenti, comando e controllo alleati, C4ISR della NATO, addestramento di alto livello – avevano portato Kyiv a “vittorie” misteriose e piuttosto magiche nell’autunno del 2022. Tuttavia, nella primavera del 2023, i depositi di armi sono vuoti, e l’esercito ucraino si sta dissanguando, mentre gli opliti ucraini in carne ed ossa vengono fatti a pezzi in un esercizio di dissanguamento che ricorda le tragiche trincee della battaglia di Verdun[98] della Prima Guerra Mondiale. Le opzioni di escalation si sono ridotte.

Davanti a noi si profila soltanto un sempre maggior numero di linee rosse fosforescenti che la NATO potrebbe incautamente oltrepassare, anche a costo di rischiare un’altra guerra mondiale. Questo è il lato negativo del combattere una guerra con l’adrenalina dei media, definita dall’estasi infinita della “vicarietà”[99]. Ma questo non è un videogioco. Quando si viene uccisi nella vita reale, non c’è la resurrezione automatica.

 

Finale di serie: cratere d’impatto?

Alla fine della terza stagione (1961), gli Stati Uniti si ergevano a cavallo del mondo come un Colosso. “Ike” Eisenhower, Generale degli Eserciti della nostra terza Apocalisse americana, presiedeva l’impero del “Mondo Libero” su tutto ciò che contava.

Eppure, quando è uscito di scena, i suoi più giovani successori si sono imbarcati in una serie di guerre corrosive e senza fine. Gettando via tutti gli antichi precetti contro l’intervento militare e i legami con l’estero dei loro antenati, gli uomini nuovi si allontanarono dalla sacra tradizione americana. Dopo decenni di questo genere, invece di cortigiani di palazzo che giocavano alla controinsurrezione – ignorando le comunità i cui figli morivano sul serio nei loro giochi – le guerre degli episodi finali della quarta stagione sono ora realizzate da un esecutivo che crede di avere carta bianca, a patto di essere parsimonioso con le vite delle sue Forze Armate volontarie.

Gli Stati Uniti hanno iniziato e completato il loro fatidico passaggio come incarnazione di Ordini (divini): da un “Nuovo Ordine per i Tempi” alle “Nazioni Unite”, a un “Nuovo Ordine Mondiale”, e infine a un liberale “Ordine basato sulle Regole”. Ma questi cosiddetti Ordini sono un simulacro del demone che si nasconde nel profondo della narrazione sacra americana e di tutti noi: la fissazione per il fuoco purificatore della guerra, che ci ha spinti all’eccesso, e sull’orlo della rovina.

La nostra è davvero una metamorfosi straordinaria: dall’eccezionalismo americano che annunciava la sua “buona novella”- la Redenzione dell’Umanità – al disvelamento della tirannia globale.

[1] https://www.agonmag.com/p/the-demon-in-americas-sacred-narrative

[2] Michael Vlahos, Ph.D., ha insegnato nel programma di studi sulla sicurezza globale presso la School of Arts and Sciences della Johns Hopkins University ed è stato professore presso il dipartimento di strategia e politica dello US Naval War College. Il dottor Vlahos è stato a lungo commentatore di affari esteri e sicurezza nazionale con la CNN. I suoi articoli sono apparsi su “Foreign Affairs”, “The Times Literary Supplement”, “Foreign Policy” e “Rolling Stone”. Dal 2001 è ospite regolare del programma nazionale John Batchelor Show sulla WABC. “italiaeilmondo.com” ha tradotto e pubblicato due suoi articoli su tema analogo: http://italiaeilmondo.com/2023/03/29/lamerica-e-una-religione-di-michael-vlahos/ ; e http://italiaeilmondo.com/2023/02/04/dal-salvatore-al-trickster-divino-la-spinta-teologica-nella-politica-estera-degli-stati-uniti/ . Di grande interesse anche il dialogo in tre parti di M. Vlahos con il colonnello Douglas MacGregor sulla guerra in Ucraina, qui sottotitolato in italiano: http://italiaeilmondo.com/2022/12/31/lo-stato-della-guerra-in-ucraina_-con-il-colonnello-douglas-mcgregor/

 

[3] https://books.google.it/books/about/1789_the_Emblems_of_Reason.html?id=k13XAAAAMAAJ&redir_esc=y#:~:text=In%20this%20classic%20text%20on,in%20the%20contemporary%20visual%20arts.%22

[4] L’Autore qui allude implicitamente alla Lettera di Pietro, 5:8: “sobrii estote vigilate quia adversarius vester diabolus tamquam leo rugiens circuit quaerens quem devoret”, “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno a guisa di leon ruggente cercando chi possa divorare.” Cfr. http://bibleglot.com/pair/Vulgate/ItaRive/1Pet.5/ [N.d.C.]

[5] https://www.cambridge.org/core/journals/church-history/article/abs/gods-new-israel-religious-interpretations-of-american-destiny-edited-by-conrad-cherry-rev-and-updated-ed-chapel-hilluniversity-of-north-carolina-press-1998-xii-410-pp-4995-cloth-1895-paper/A8C9435D4A0F6864A36AD1A96F2EFFD7#access-block

[6] https://en.wikipedia.org/wiki/To_Serve_Man_(The_Twilight_Zone)

[7] https://www.ox.ac.uk/news/2020-05-22-last-best-hope-american-views-oxford

[8]  Robert N. Bellah, Civil Religion in America, Daedalus, Vol. 96, No. 1, Religion in America (Winter, 1967), pp. 1-21 (21 pages) https://www.jstor.org/stable/20027022

[9] FELIX GILBERT

To the Farewell Address: Ideas of Early American Foreign Policy

Copyright Date: 1961

Published by: Princeton University Press  http://www.jstor.org/stable/j.ctt7sjmr.

[10] S. Mike Pavelec – Michael Vlahos 2009 Fighting Identity: Sacred War and World Change, Naval War College Review, vol. 62, n. 4 Autumn, 2009 chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://digital-commons.usnwc.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1804&context=nwc-review

[11] David Cook, Studies in Muslim Apocalyptic

Copyright Date: 2021

Published by: Gerlach Press https://www.jstor.org/stable/j.ctv1b9f5v8

[12] Carolyn Marvin, David W. Ingle, Blood Sacrifice and the Nation: Totem Rituals and the American Flag, Cambridge U.P. 1999 https://books.google.it/books?id=sdRlbklRhycC&printsec=frontcover&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false

 

[13] https://css.cua.edu/humanitas_journal/church-of-woke/

[14] George William Van Cleve, A Slaveholders’ Union: Slavery, Politics, and the Constitution in the Early American Republic, University of Chicago Press, 15 ott 2010 https://books.google.it/books?id=Dgp26Y2KzxUC&printsec=frontcover&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false

[15] Mark A. Noll.  The Civil War as a Theological Crisis. Chapel Hill: University of North Carolina Press, 2006. https://jsr.fsu.edu/Volume9/Dollar.htm

[16] https://en.wikipedia.org/wiki/European_wars_of_religion

[17] È il motto che si legge sul rovescio dello Stemma degli Stati Uniti d’America [N.d.C.]  https://it.wikipedia.org/wiki/Novus_Ordo_Seclorum

[18] https://www.youtube.com/watch?v=2HCR4c1zPyk

[19] https://thefounding.net/americas-founding-with-a-firm-reliance-on-the-protection-of-divine-providence/

[20] William A. Clebsch, America’s “Mythique” as Redeemer Nation

Published online by Cambridge University Press:  30 July 2009 https://www.cambridge.org/core/journals/prospects/article/abs/americas-mythique-as-redeemer-nation/B1CBD5264061139C2FC894344A3C23D9

 

[21] https://youtu.be/MZK98LVFRH8

[22] È la celeberrima formula contenuta in un sermone del 1630 di John Winthrop, puritano, governatore della Massachusetts Bay Colony, e uno dei Padri Pellegrini, Dreams of a City on a Hill: “We shall find that the God of Israel is among us, when ten of us shall be able to resist a thousand of our enemies; when He shall make us a praise and glory that men shall say of succeeding plantations, ‘may the Lord make it like that of New England.’ For we must consider that we shall be as a city upon a hill. The eyes of all people are upon us. So that if we shall deal falsely with our God in this work we have undertaken, and so cause Him to withdraw His present help from us, we shall be made a story and a by-word through the world.”   https://www.americanyawp.com/reader/colliding-cultures/john-winthrop-dreams-of-a-city-on-a-hill-1630/ [N.d.C.]

 

[23] Da un celeberrimo discorso del 1940 di Winston Churchill, mentre si combatteva la Battaglia d’Inghilterra: ““I expect that the Battle of Britain is about to begin. Upon this battle depends the survival of Christian civilisation. Upon it depends our own British life and the long continuity of our institutions and our Empire. The whole fury and might of the enemy must very soon be turned on us. Hitler knows that he will have to break us in this island or lose the war. If we can stand up to him, all Europe may be free, and the life of the world may move forward into broad, sunlit uplands; but if we fail, then the whole world, including the United States, and all that we have known and cared for, will sink into the abyss of a new dark age made more sinister, and perhaps more protracted, by the lights of a perverted science. Let us there brace ourselves to our duty and so bear ourselves that if the British Empire and its Commonwealth last for a thousand years men will still say ‘This was their finest hour’.” https://www.martingilbert.com/blog/6106/ [N.d.C.]

[24] https://www.nytimes.com/2021/10/04/books/review/joe-klein-explains-how-the-history-of-four-centuries-ago-still-shapes-american-culture-and-politics.html

[25] https://www.nytimes.com/1992/03/01/books/it-was-never-the-same-after-them.html

[26] AA.VV. God’s New Israel: Religious Interpretations of American Destiny EDITED BY CONRAD CHERRY, 1998, University of North Carolina Press https://uncpress.org/book/9780807847541/gods-new-israel/

[27] https://www.agonmag.com/p/the-failure-of-conservatism-and-the

[28] https://christianhistoryinstitute.org/magazine/article/american-postmillennialism-seeing-the-glory

[29] https://en.wikipedia.org/wiki/History_of_the_Christian_Science_movement

[30] https://it.wikipedia.org/wiki/Shakers

[31] Reviewed Work: Joseph Smith Jr.: Reappraisals after Two Centuries by Reid L. Neilson and Terryl L. Givens

Review by: Jordan Watkins https://doi.org/10.1525/nr.2012.15.4.113

 

[32] William A. Clebsch, Christian Interpretations of the Civil War https://www.jstor.org/stable/3161973

 

[33] chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://www.wrs.edu/assets/docs/Courses/Classic_Fundamentalism/Battle–Brief_History_Social_Gospel.pdf

[34] https://www.researchgate.net/publication/230756502_In_search_of_the_Kingdom_The_social_Gospel_settlement_sociology_and_the_science_of_reform_in_America’s_progressive_era

[35] chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://as.nyu.edu/content/dam/nyu-as/philosophy/documents/faculty-documents/boghossian/Boghossian_The-Gospel-of-Relaxation-Louis-Menand-Review.pdf

[36] https://www.loc.gov/exhibitions/world-war-i-american-experiences/about-this-exhibition/arguing-over-war/for-or-against-war/wilson-before-congress/#:~:text=He%20also%20argued%20that%20autocratic,Transcript

[37] https://www.newyorker.com/magazine/2019/09/16/the-moral-logic-of-humanitarian-intervention

[38] http://brothersjudd.com/index.cfm/fuseaction/reviews.detail/book_id/928/Special%20Prov.htm

[39] https://www.nytimes.com/2009/11/19/books/19book.html

[40] https://press.uchicago.edu/ucp/books/book/chicago/R/bo67822116.html

[41] https://whitmanarchive.org/published/LG/1881/poems/105

[42] https://press.uchicago.edu/ucp/books/book/chicago/R/bo67822116.html

[43] I Tories sono i lealisti, fedeli a Re Giorgio III; nella Rivoluzione americana. https://en.wikipedia.org/wiki/Loyalist_(American_Revolution) [N.d.C.]

[44] https://www.theguardian.com/books/2011/feb/19/libertys-exiles-maya-jasanoff-review

[45] C. C. Goen, Jonathan Edwards: A New Departure in Eschatology, https://www.jstor.org/stable/3161685

 

[46] https://it.wikipedia.org/wiki/Destino_manifesto

[47] https://en.wikipedia.org/wiki/Rashidun_Caliphate

[48] https://press.uchicago.edu/ucp/books/book/chicago/R/bo67822116.html

[49] “L’angelo gettò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e gettò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio.” Ap. 14:19 Trad. CEI

[50] “Egli sta calpestando la vendemmia in cui è riposta l’uva dell’ira; ha sguainato il lampo fatale della sua terribile rapida spada”.

[51] Eric Foner, The Second Founding: How the Civil War and Reconstruction Remade the Constitution, W.W. Norton & Company , 2019 https://en.wikipedia.org/wiki/The_Second_Founding#:~:text=The%20Second%20Founding%3A%20How%20the,W.W.%20Norton%20%26%20Company%20in%202019.

https://books.google.it/books/about/The_Second_Founding_How_the_Civil_War_an.html?id=W_yKDwAAQBAJ&printsec=frontcover&source=kp_read_button&hl=en&newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false

[52] http://www.greatseal.com/mottoes/seclorum.html

[53] https://it.wikipedia.org/wiki/Sincronicit%C3%A0

[54] https://it.wikipedia.org/wiki/Fine_della_storia#:~:text=La%20fine%20della%20storia%20%C3%A8,dal%20quale%20si%20starebbe%20aprendo

[55] https://www.liberalpatriot.com/p/the-democrats-patriotism-problem

[56] Helena Rosenblatt, On Context and Meaning in Pocock’s “Barbarism and Religion”, and on Gibbon’s “Protestantism” in His Chapters on Religion https://www.jstor.org/stable/43948778

 

[57] https://merip.org/2004/12/maxime-rodinson-on-islamic-fundamentalism/

[58] Anti-Catholicism in Eighteenth-Century England: A Political and Social Study by Colin Haydon (review)

Marie B. Rowlands https://muse.jhu.edu/article/442449/pdf

 

[59] https://www.parliament.uk/about/living-heritage/transformingsociety/private-lives/religion/collections/common-prayer/act-of-uniformity-1662/

[60] https://unherd.com/thepost/where-did-the-great-awokening-come-from/

[61] https://css.cua.edu/humanitas_journal/church-of-woke/

[62] https://lawliberty.org/uncivil-wars-of-civil-religion/

[63] https://www.marxists.org/archive/lenin/works/1922/nov/13b.htm

[64] https://css.cua.edu/humanitas_journal/church-of-woke/

[65] https://www.racket.news/p/report-on-the-censorship-industrial-74b

[66] Ivy on Daly, ‘When Slavery Was Called Freedom: Evangelicalism, Proslavery, and the Causes of the Civil War’

Author: John Patrick Daly Reviewer: James Ivy https://networks.h-net.org/node/512/reviews/694/ivy-daly-when-slavery-was-called-freedom-evangelicalism-proslavery-and

[67] https://www.libraryofsocialscience.com/essays/vlahos-counterterrorism/

[68] https://en.wikipedia.org/wiki/Red_Scare

[69] https://www.richardhanania.com/p/russia-as-the-great-satan-in-the

[70] https://compactmag.com/article/pride-and-american-imperialism

[71] https://compactmag.com/article/america-the-last-ideological-empire

[72] https://www.spiked-online.com/2023/03/26/the-cult-of-the-climate-apocalypse/

[73] https://www.aei.org/research-products/report/from-environmentalism-to-climate-catastrophism-a-democratic-story/?mkt_tok=NDc1LVBCUS05NzEAAAGLqTnaMA0mJzdHLVT2jCR5i9F9aK-DVrr3l4OXAdKs9WOmKCp8hDOZmqfrUhsRYa9DdsrifKhrbXxHVbDdJZWnXYCaSKh0B7qNhLf1Wg7awurcWA

[74] https://www.latimes.com/opinion/story/2021-03-01/editorial-to-save-the-planet-from-climate-change-gas-guzzlers-have-to-die

[75] https://theupheaval.substack.com/p/intersectional-imperialism-and-the?s=r

[76] https://en.wikipedia.org/wiki/Anti-gender_movement

[77] https://chroniclesmagazine.org/web/the-rise-of-girlboss-militarism/

[78] chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://peacediplomacy.org/wp-content/uploads/2022/06/Woke-Imperium.pdf

[79] https://caitlinjohnstone.substack.com/p/theyre-rebooting-axis-of-evil-on

[80] https://www.moonofalabama.org/2023/03/axis.html

[81] https://nationalinterest.org/blog/buzz/increased-chinese-support-russia-will-imperil-world-206339

[82] https://easc.scholasticahq.com/article/5715-1862-the-superpower-the-united-states-and-the-war-that-didn-t-happen-why-america-and-china-are-not-destined-to-fight-unless-they-forget-everythi

[83] https://nationalinterest.org/feature/historys-warning-us-china-war-terrifyingly-possible-10754

[84] https://peacediplomacy.org/2022/10/17/americas-perilous-choice-in-ukraine-how-proxy-war-accelerates-a-great-power-decline/

[85] https://peacediplomacy.org/2022/10/17/americas-perilous-choice-in-ukraine-how-proxy-war-accelerates-a-great-power-decline/

[86] https://www.defense.gov/News/News-Stories/Article/Article/3304356/biden-ukraine-will-never-be-a-victory-for-russia-never/

[87] https://youtu.be/VLN_P5u1ALI?t=4

[88] https://niccolo.substack.com/p/delusion

[89] https://www.noahsnewsletter.com/p/is-ukraine-a-proxy-war

[90] https://cepa.org/article/its-costing-peanuts-for-the-us-to-defeat-russia/

[91] https://nafo-ofan.org/

[92] https://thegrayzone.com/2022/10/28/spooks-mercs-hawks-nafo-troll/

[93] https://www.realclearpolicy.com/articles/2023/03/28/russias_fifth_column_in_america_889897.html

[94] https://www.politico.com/news/2022/02/27/mitt-romney-russia-remains-geopolitical-foe-00012124

[95] https://store.steampowered.com/app/2251930/CGI_The_Game/

[96] https://twitter.com/uamemesforces/status/1536074185369329666

[97] https://www.lemonde.fr/en/pixels/article/2022/04/23/ukrainian-and-russian-tolkien-fans-battle-over-the-legacy-of-the-lord-of-the-rings_5981383_13.html

[98] https://en.wikipedia.org/wiki/Battle_of_Verdun

[99] https://www.urbandictionary.com/define.php?term=vicarity

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Il mondo degli affari non può più ignorare la geopolitica di FRANÇOIS-JOSEPH SCHICHAN

Una constatazione a metà. La geopolitica e il politico (in senso freundiano) agisce sempre più sulla economia, ma agisce sempre in essa. GIuseppe Germinario

Il mondo degli affari non può più ignorare la geopolitica
di FRANÇOIS-JOSEPH SCHICHAN

Dall’inizio della guerra in Ucraina, la geopolitica ha raggiunto l’economia. Le turbolenze nelle relazioni internazionali si ripercuotono sempre più sulle imprese e sugli investitori. Secondo un sondaggio di Oxford Analytica pubblicato ad aprile, il 93% delle multinazionali dichiara di aver registrato perdite legate al contesto geopolitico, rispetto ad appena il 35% nel 2020.
La guerra in Ucraina ha accelerato una tendenza in atto da diversi anni, in linea con gli sviluppi del sistema internazionale e l’internazionalizzazione delle imprese. Durante la Guerra Fredda, il settore privato era poco interessato dalla rivalità tra i blocchi. I sistemi economici erano ermetici e l’interdipendenza era limitata, se non inesistente. Le imprese erano quindi poco influenzate dall’instabilità delle relazioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Le interazioni politiche tra i blocchi seguivano regole del gioco prevedibili che preservavano lo status quo. Le preoccupazioni geopolitiche del settore privato si limitavano all’instabilità regionale, in particolare in Africa e in Medio Oriente.

Apertura globale
Oggi tutto è cambiato: il commercio internazionale si è ampliato con il libero scambio, accelerato dall’apertura dell’economia cinese, che ha portato all’interdipendenza delle catene di approvvigionamento da cui dipendono le aziende private. Le aziende private hanno anche investito massicciamente nelle economie emergenti – Cina e Russia in particolare – che ora rappresentano un rischio maggiore per le prestazioni e persino per la sopravvivenza di alcune imprese. La competizione tra le grandi potenze è tornata, ma la grande differenza è che i loro sistemi economici sono ora intrecciati, in particolare tra Cina e Stati Uniti.

La frammentazione delle relazioni internazionali amplifica la complessità di questi sviluppi e le difficoltà per il settore privato. La competizione tra Cina e Stati Uniti è l’asse principale attorno al quale si strutturano le relazioni internazionali, ma molti Paesi rifiutano di allinearsi all’uno o all’altro – in particolare i Paesi in via di sviluppo dell’Africa e del Sud America, nonché i Paesi del Golfo. Questi Paesi non sono disposti a scommettere sulla persistenza dell’onnipotenza americana e tengono aperte le loro opzioni. Inoltre, le aree di instabilità non mancano: Corea del Nord, Iran, Yemen, Africa… Sono molti i conflitti in corso o potenziali. A questo quadro potremmo aggiungere le crescenti incertezze nei Paesi solitamente considerati stabili – in particolare le democrazie occidentali. La Brexit o l’arrivo di Trump hanno portato a rapidi cambiamenti strutturali nella struttura economica del Regno Unito o degli Stati Uniti.

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L’economia cinese inizia in modo cauto ma ottimista

Questi sviluppi continueranno nei prossimi decenni e l’incertezza per le imprese non potrà che aumentare. L’esempio di Taiwan illustra queste incertezze: sebbene sia improbabile una guerra aperta nel breve termine, la Cina ha a disposizione gli strumenti per aumentare la pressione su Taiwan – disinformazione, blocchi commerciali, attacchi informatici. Lo Stretto di Taiwan rimane un importante nodo di comunicazione per componenti essenziali di prodotti ad alta tecnologia, tra cui le energie rinnovabili. Dal punto di vista delle imprese e degli investitori, il comportamento della Cina rappresenta oggi un livello di rischio pari a quello dell’Angola o della Libia di qualche anno fa.

Guerra economica
I rischi per le imprese derivano anche dalla risposta dei governi a queste incertezze geopolitiche. I governi stanno diventando sempre più interventisti e gran parte della nuova regolamentazione economica odierna ha origine da preoccupazioni geopolitiche.

Le sanzioni sono la forma di intervento con l’impatto più evidente sul settore privato. La riorganizzazione delle catene di approvvigionamento in seguito alle sanzioni contro la Russia comporta dei costi. Le aziende spesso vanno oltre la lettera delle sanzioni, temendo effetti negativi sulla loro reputazione. Le aziende sono intrappolate nella trappola delle narrazioni in competizione tra gli Stati. Non possono più rimanere neutrali e sono chiamate a prendere posizione dai politici e dall’opinione pubblica.

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Le sanzioni sono strumenti offensivi, ma i Paesi stanno sviluppando anche strumenti difensivi, come dimostrano i programmi di reinvestimento nel loro tessuto industriale attraverso sussidi massicci come l’Inflation Reduction Act americano e il suo equivalente europeo, meno ambizioso. Questo porta a ulteriori distorsioni economiche. In termini di investimenti internazionali, in Occidente si è intensificato il controllo degli investimenti esteri in settori sensibili. Gli Stati Uniti e l’Europa stanno ora esaminando un meccanismo di controllo degli investimenti esteri, per limitare il rischio di nuove dipendenze in settori ad alto rischio.

Perno asiatico
Di fronte alla Cina, gli Stati Uniti hanno avviato un processo di “disaccoppiamento economico”, ovvero di riduzione della dipendenza dell’economia statunitense dalla Cina. Questa politica sta portando a tensioni commerciali, come quelle causate dal recente divieto di esportazione in Cina di chip elettronici di ultima generazione. Queste restrizioni all’esportazione portano a loro volta a misure di ritorsione da parte della Cina. La Cina ha attaccato le aziende americane del settore della difesa, nonché importanti società di consulenza occidentali come Deloitte, il gruppo farmaceutico giapponese Astellas e il produttore americano di chip Micron.

Più in generale, lo stesso consenso sul libero scambio, che era già stato minato, viene ora messo in discussione. Gli Stati Uniti stanno subordinando la loro politica commerciale agli obiettivi di politica estera. Cercano alleanze economiche e commerciali con i Paesi allineati, contro quelli che minacciano lo status quo. Questa forma di frammentazione economica è in contrasto con la strategia di imprese e investitori, che da almeno tre decenni si basa sull’internazionalizzazione.

L’incertezza geopolitica crea anche opportunità. Gli investimenti nella difesa e nella sicurezza aumenteranno massicciamente con il riarmo dei Paesi della NATO. I massicci investimenti nell’autonomia strategica favoriranno anche alcuni settori, come l’industria verde e le nuove tecnologie. Le imprese possono approfittare della corsa alle sovvenzioni in corso tra Stati Uniti ed Europa, vendendo le loro attività al miglior offerente.

La geopolitica non è una nuova preoccupazione per le imprese o gli investitori privati, ma il livello di rischio attuale è aumentato notevolmente. Oggi è possibile che il settore privato registri perdite considerevoli che potrebbero mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa di un’azienda, non a causa di un errore di investimento o della scarsa conoscenza di un mercato, ma a causa del rischio geopolitico. Si tratta di una situazione nuova per le aziende, che non hanno altra scelta se non quella di integrare queste incertezze nell’analisi della loro performance futura e della loro strategia commerciale. Se non si interessano alla geopolitica, possono essere certe che la geopolitica si interesserà a loro.

https://www.revueconflits.com/le-monde-des-affaires-ne-peut-plus-ignorer-la-geopolitique/

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SISTEMI PENSANTI, di Pierluigi Fagan

SISTEMI PENSANTI. Come testimonia la foto del settore cervello-mente (in senso letterale, psicologia o psicoanalisi o logica o altro attinente le funzioni mentali stanno altrove) della mia biblioteca, sono anni che studio l’argomento. Pare ovvio che l’interesse per i prodotti della mente come, ad esempio, le immagini di mondo, chiami curiosità sugli organi che li producono. Vengo dalla lettura del saggio di uno tra i più noti neuroscienziati, S. Dehaene, francese, sulla coscienza [Coscienza e cervello, Cortina, 2014]. Il testo mi sollecita delle riflessioni.
Dovete sapere che sebbene tutte le cose importanti dell’essere propriamente umani provengano dal nostro cervello-mente, la scienza ha approcciato il tremendo argomento solo di molto recente. C’era un motivo tecnico ovvero che il cervello produce mente quando è vivo al pari del corpo di cui è parte. Ma un organo così complesso era impossibile da studiare in vivo, di solito la scienza biologica parte da dissezioni di cose morte. Solo negli ultimi decenni si sono prodotte tecnologie che riescono a farci sapere qualcosa del ciò che accade lì mentre funziona.
Ma c’era forse anche un motivo culturale aggiunto. Abbiamo prodotto talmente tanto pensato, a base di credenze di ogni tipo, tra cui alcune metafisiche rilevanti come la credenza dell’anima e della sua possibile eternità (l’eternità presuppone l’immaterialità, ovvio), che sembra noi si sia ritrosi ad andare a scoprire come funzionano le cose lì dove tutto questo origina.
Per dirne una, non c’è libro sul cervello-mente che non citi una o più volte Cartesio e la sua idea dualistica della cosa estesa (materia) e la cosa pensante (mente o anima), incluso il celebre “L’errore di Cartesio” influente best seller di A. Damasio. Studiai a suo tempo il problema studiando Cartesio in filosofia. A riguardo ho sempre avuto una idea eccentrica. Partendo da elementi biografici ovvero gli scambi epistolari col fidato amico Marsenne (teologo) o il fatto che il Discorso sul metodo ospiti in poco più di una scarsa paginetta questa idea pur rilevante (ricordo che questa fu la prima opera colta prodotta in francese volgare, a dire quanto Cartesio evitasse e temesse l’accademia del tempo che parlava solo latino) o la sua precipitosa fuga verso la Svezia per sentirsi più libero, pare che il nostro fosse letteralmente terrorizzato da quello che era successo a Galilei.
Poiché non era certo un cuor di leone, è forse ipotizzabile che Cartesio non fosse poi così convintamente certo di questa impostazione dualista, semplicemente voleva lasciar intatto il mondo mentale che poi era sede dell’anima, per non urtare le credenze fondamentali per sbizzarrirsi poi col suo meccanicismo materiale sui corpi. Del resto, il dualismo non è nato con Cartesio, le fonti più antiche sono orfico-misterico-pitagoriche, platoniche ed ovviamente cristiane. Stiamo parlando di qualcosa come duemila anni prima che il francese presentasse la sua versione ed è anche strano che in queste ricostruzioni del sistema delle idee, gli studiosi stessi si sveglino a notare Cartesio e non la lunghezza ed importanza della tradizione precedente. Piacevolezze degli studi disciplinari non comunicanti.
A ciò si è aggiunta una peculiarità specifica del nucleo centrale della cultura occidentale degli ultimi decenni, il nucleo americano. Derogo qui dall’utilizzo della categoria “anglosassone” poiché tra americani e britannici ci sono molte similarità, ma anche alcune differenze, la geostoria conta. Gli americani si sono convinti che l’unico discorso pubblico ammesso, l’ancoraggio di verità, debba essere scientifico (filosofia analitica, logica formale, matematizzazione di tutto ed il suo contrario come in “economics”).
Poiché hanno lungamente ritenuto che con metodo scientifico non si potesse dire niente di argomenti come la coscienza, arrivando pure a dubitare esista tal cosa, hanno ficcato il tutto in una cosa che hanno chiamato “scatola nera” ovvero qualcosa che non si può conoscere dentro ma solo per ciò che emana fuori, il comportamento, ad esempio. Ovviamente, dalle tesi di laurea alla richiesta di fondi per ricerche, alle pubblicazioni e relative carriere, a nessuno veniva in mente di andar a ficcar il naso lì dove era, implicitamente, vietato. La gran parte dell’A.I. risente di questa impostazione. Lo stesso assioma che la consistenza materiale di ciò che fa il cervello (neuroni, assoni, dendriti, spine, neurotrasmettitori, architettonica, elettricità, cellule gliali, sistema nervoso-corporeo di un animale sociale etc.) è ininfluente perché tanto ciò che ci interessa è il suo risultato che è “informazione” e come tale si possono creare sistemi di informazione al silicio, da cui l’espressione programmatica che è la promessa di creare intelligenza non biologica (artificiale), regge tutta l’impresa.
Ma non è dimostrato, forse dimostrabile anche perché sappiano così poco del cervello-mente (ed anche di “intelligenza”) che pare un po’ assurdo noi si pensi di poter replicare qualcosa che neanche sappiamo bene cosa sia e come funzioni. Tant’è che dei tanti studiosi messi a sistema nell’impresa A.I., mancano sistematicamente i neuro-biologi (che potrebbero dire come funzionano le cose nei cervelli veri) ed abbondano gli ingegneri che sono persone degnissime ma non si capisce cosa sappiano di quei neuroni la cui funzione vorrebbero replicare. Così, come alcuni stanno spiegando (ad esempio il N. Cristianini, La scorciatoia, il Mulino 2023), in effetti l’A.I. è una impresa dedita a manipolare il comportamento umano, non a replicare l’intelligenza umana.
Ad ogni modo, negli ultimi soli tre decenni, alcuni hanno invece cominciato ad “aprire” la scatola (in realtà a rilevarne da fuori il funzionamento) per vedere lì come funzionano le cose. Ed è sintomatico che Dehaene, allievo di J.P. Changeux, non usi il termine “informazione” più delle virgole come accade nei tanti testi sull’argomento americani, sebbene debba spendere più di duecento pagine del suo libro, prima di giungere al dunque. Ed è altresì sintomatico che giunga al dunque, partendo da una osservazione di R. Cajal, premio Nobel del 1906 in condominio col nostro Golgi, gente che sezionava fette di cervello per capire com’era fatto. Sintomatico perché questi studiosi facevano la cosa più ovvia ovvero guardare la cosa per capire com’era fatta nella speranza di capire come funzionava. A molti studiosi del campo, oggi, sembra che interessi dire come funziona senza occuparsi più di tanto com’è fatto l’organo.
Ricordo una deliziosa intervista sul FT di un “Sir-qualcosa” di cui non ricordo il nome, che è ritenuto il più o uno dei più importanti neurochirurghi del mondo; quindi, uno che nella cosa ci mette le mani. Interrogato su cosa pensasse dell’A.I. confessava di non riuscire speso a capire di cosa si occupassero questi studiosi, a lui risultava un altro mondo quanto a cervello da cui una mente. Nel mio piccolo, dopo venticinque anni di professione a certi livelli, è lo stesso smarrimento che ho lungamente provato quando sono diventato uno studioso, riguardo i testi di economia. Per dirvene una anche qui, l’economia comportamentale che negli ultimi anni ha mietuto premi Nobel come grande scoperta recente sul comportamento economico umano assai meno razionale del lungamente presupposto (assioma necessario a rendere l’economia una materia “scientifica”), è da decenni e decenni base del plesso di conoscenze del marketing commerciale. Forse gli economisti non lo sapevano ed hanno reinventato cose stranote ma non assunte in accademia. La conoscenza è una impresa sociale, politica, economica oltreché propria dei suoi paradigmi ed è poco conosciuto quanto venga distorta dalle immagini di mondo.
Era la scusa per fare riflessioni sparse più ampie. In sé, quello che sostiene il francese, semmai vi interessa l’argomento specifico, è più o meno lo stesso di ciò che hanno sostenuto e sostengono altri, come i concetti di “informazione integrata” di G. Tononi, gli “assemblaggi di cellule di D. Hebb, il “pandemonio” di J. Selfridge, i “rientri” di G. Edelmann, la “coalizione neurale” di F. Crick e C. Koch, le “zone di convergenza” di Damasio. Il nostro lo chiama “spazio di lavoro globale” e sarebbero regioni della corteccia prefrontale e non solo, collegate poi anche al talamo (che è evolutivamente molto antico), in cui ci sono alte densità di cellule particolarmente grandi, con assoni particolarmente spessi ed a lunga gittata (che arrivano anche a due metri), con dendriti particolarmente spessi con un grandissimo numero di spine, che creano un sistema iperconnesso a due vie (emettono e ricevono). Questa sarebbe la coscienza (o “stato di coscienza”), aree di neuroni densamente interconnessi tra loro e con tutte le altre principali parti del cervello, che scaricano assieme sincronicamente e si eccitano l’un l’altro allungando il tempo di eccitazione, che poi sarebbe quello di attenzione cosciente. Altri, si danno da fare ad inibire il funzionamento di altre cellule e regioni, da cui la spiegazione del fatto che il nostro stato cosciente può trattare solo una cosa per volta. Il resto è tutto inconscio, preconscio, subliminale, memorie, sfuggevolezze, nuclei dell’emozione, sistemi disconnessi (come quello che regola il respiro) etc.
Naturalmente il tizio non s’è svegliato una mattina con l’idea come fanno i più a proposito dei tanti temi che ci spingono a dire la qualunque sul qualsivoglia. Ci sono firme della coscienza rilevate, controprove, deduzioni, decine di esperimenti inclusa l’analisi degli stati di non coscienza dal coma al vegetativo, al locked-in, al sonno. Di base però, mi sembrava interessante segnalare come l’andare presso le cose che vogliamo conoscere, prima di esprimere idee e giudizi, sia meglio del contrario. Spesso, evitazione della materia come della realtà, sono presupposti necessari per liberarci nell’empireo che ci piace tanto, quello puramente mentale, ideale, spirituale. Poi, se questa tesi è valida, quanto ed euristica per ulteriori approfondimenti si vedrà. A me pare intuitivamente consistente, la più consistente tra quella di cui ho letto nei volumi di cui alla foto, per quel che vale…
Poi tutto ciò ha a che fare con le immagini di mondo solo in parte. Il dominio proprio delle idm sarebbe l’auto-coscienza o coscienza riflessiva o metacognizione. Ma questo è argomento da “…non aprite quella porta” (cioè categoria film horror).

Gabriele Germani

Ottimo post, pensare che l’ha scritto di getto, non osiamo pensare cosa fa quando si concentra 😃
Sul tema: per capirci qualcosa di più, nel 2014 iniziai un secondo percorso di laurea in Psicologia, cercando di approfondire ToM, filosofia della mente, neuroscienze, filosofia del linguaggio e archeologia della mente. Notai da subito come, nonostante in Italia avessimo delle eccellenze (due tra tutti: Rizzolatti e Gallese), la formazione universitaria fosse per lo più concentrata su marketing-lavoro, in ultima istanza clinica, dove la psicoanalisi ha un ruolo marginale.
Un vero peccato, perché la questione “mente” è a monte di un altro mare di problemi che ci riguardano tutti da vicino.

Claudio Raveli

Gabriele Germani concordo sull’ottimo e anche di più, per quanto ho potuto comprendere, attribuito al post.
Voglio qui dire che Pierluigi Fagan ha colto in pieno come le qualità attribuite alla AI siano mistificatorie e di fatto fonte di manipolazione che inizia proprio dalla sua definizione di Intelligenza artificiale.
E ha colto anche in pieno il neopositivismo meccanicistico di stampo statunitense degno di una situazione simile a quella descritta in “Noi” romanzo distopico risalente a un secolo fa di E. Zamiatin ,dove ogni attività umana è ridotta a formula matematica e sulla matematica, oggi, non a caso viene privilegiata quella applicata a scapito di quella generale e di base che non ha applicazioni pratiche immediate, come si può inferire da chi ha ottenuto le ultime medaglie Fields.

Claudio Bramby

Ho partecipato proprio questo fine settimana ad un incontro molto intenso ed estremamente interessante di 3 giorni a Prato sul tema “Scienza e Spiritualità” dove uno degli argomenti era proprio incentrato sulla coscienza e l’I.A. Erano presenti, tra gli altri, Federico Faggin (consiglio la lettura del suo recente libro “Irriducibile”) e alcuni teologi (Padre Paolo Gamberini e Paolo Squizzato) che hanno proposto la nuova visione del “Post-teismo” e di coscienza legata ad una nuova interpretazione del divino, molto legata ai recenti sviluppi della fisica quantistica. Relativamente all’I.A. Faggin ha espresso molto chiaramente la diffeeenza e i limiti della stessa rispetto alla coscienza umana e le ricerche e studi che la sua fondazione sta portando avanti. Grazie Pierluigi Fagan del suo contributo che aiuta il pensiero collettivo in questa critica fase del cammino umano.

Pierluigi Fagan

Claudio Bramby Vorrei precisare una cosa su “spiritualità” accennata nel testo in un contesto che poteva dare l’impressione una mia postura critica. Non credo esista nulla del mentale che non si possa riportare al cerebrale (o corporeo in senso lato), di questo mentale fa parte la spiritualità che è una indagine o un plesso di esperienze degnissime e umanissime, quindi interessantissime. Io sono convintamente evo-adattativo quindi ogni cosa dell’umano, mi porta sempre a domandarmi se ha avuto una funzione adattativa, non solo verso l’esterno anche verso l’interno. Ad esempio l’intera nostra complessione, come ogni forma vivente, tende a farci esistere al più a lungo possibile. Di contro, per altre vie, abbiamo sviluppato coscienza ed autocoscienza della nostra certa morte. Questa contraddizione insanabile, potrebbe aver favorito certe nostre idee che non vanno affatto svalutate, ma indagate, comprese, allacciate con altre. Sta il fatto che è provato che chi ha tali convinzioni e soprattutto le pratica e meglio se non da solo, ha meno disturbi mentali ed altri accidenti. Il cervello è una farmacia ambulante, premia le cose “buone da pensare”, poi magari bisogna vedere buone per cosa, ma questo è un altro discorso.

Cristiano Iera

Ok, mi piace molto la dissertazione filosofica e cognitiva, e per questo leggo assiduamente tutti i post di Germani e di Fagan, ma forse prima di parlare della possibilità di neuromimesi (ossia creare strutture simili a quelle cerebrali per emularle) dovreste conoscere il lavoro che IBM sta portando avanti da diversi anni (siamo alla release 4) con il TrueNorth Neurosynaptic System, che è un processore neuromorfico per il quale sono stati usati componenti “nuovi”, ossia non le solite porte logiche o gate array con cui sono fatti i processori tradizionali, ma dei dispositivi a semiconduttori dotati della capacità di interconnettere nodi di calcolo/memoria (non c’è distinzione come nei chip “tradizionali”) mediante vere e proprie “sinapsi”, esattamente come un cervello. La release 4 del sistema supera il milione di nodi, e ora la scalabilità è solo un problema tecnologico. Avere questi dispositivi pone anche il problema di programmarli, o meglio, metterli in condizioni di apprendere, trattandosi di reti neurali. Ciò richiede stratificazioni logiche, più o meno come quelle dei linguaggi di programmazione, solo che i microprogrammi in questo caso non sono sequenze di istruzioni deterministiche, ma descrizioni dei modi di funzionamento della rete neurale. Anche Intel sta lavorando, da qualche anno, a un chip neuromorfico basato su una nuova categoria di semiconduttori (Loihi versione 2, anche questo ha circa un milione di nodi per chip, ed è stata già annunciata la v3). Tutto ciò significa esattamente “andar dentro” al funzionamento logico di un “cervello emulato”, anche se – per ora – in modo primitivo. Comincerà a essere un po’ meno primitivo fra poco tempo, visti gli sviluppi che sta avendo neuralink e altri progetti simili. Per interfacciarsi con i percorsi neurali biologici bisognerà anche decodificarne la logica di funzionamento, cosa che si sta già progettando di fare non più secondo la logica della “scatola nera” di una volta, ma secondo la “scatola trasparente”: l’immissione nel tessuto cerebrale di alcuni milioni / miliardi di nanomacchine, indirizzabili tramite una codifica trasmessa a mezzo risonanza magnetica codificata, ognuna delle quali si lega elettrochimicamente ad un assone e ne comunica all’esterno lo stato. E’ come se facesse una misurazione dei potenziali elettrochimici cellula per cellula, sinapsi per sinapsi. E’ come un MDS (sistema di sviluppo utilizzato per fare il debug del microcodice dei microprocessori) collegato direttamente al cervello che consentirà di capire il significato puntuale di ogni segnale elettrochimico con cui il cervello funziona. L’obiettivo finale è anche di creare nanomacchine indirizzabili in grado di alterare lo stato degli assoni.
Una ulteriore direzione di sviluppo è quella della realizzazione di porte logiche in biomateriali su nanoscala, ossia porte logiche elettrochimiche che possano essere inserite direttamente “in vivo” e collegate alle fibre nervose, mantenendo però l’architettura “tradizionale” delle macchine sequenziali programmabili.

Pierluigi Fagan

Cristiano Iera Grazie per le informazioni. Citavo appunto questa linea di ricerca su computer organici e molecolari in una discussione più sotto. Credo, tra l’altro, sia la strada più rilevante per il futuro, un futuro cibernetico di umanità (non tutta, ovvio) potenziata. Che poi era l’intento strategico originario espresso nel Rapporto Converging Technologies for Improving Human Performance NANOTECHNOLOGY, BIOTECHNOLOGY, INFORMATION TECHNOLOGY AND COGNITIVE SCIENCE del 2002, promosso da National Science Foundation e Dipartimento al commercio USA.

Vincenzo Guida

Tra i tanti metodi matematici che si utilizzano nel campo dell’inteligenza arteficiale, le reti neurali artificiali sono senz’altro quello la cui ispirazione deriva dalla neurobiologia. Una rete neurale artificiale e’ costituita da un network topologico in cui different input vengono trasformati in un set di ouput tramite una funzione di trasferimento non lineare. Essa e’ stata concepita come emulazione del sistema neuronale biologico. I ricercatori di AI si domandano quotidianamente come addestrare questa rete in maniera efficiente e prendono a prestito idee che derivano dalla neurobiologia o almeno da quello che capiamo della neurobiologia. Dire che i matematici che lavorano sulla AI non si ispirano alla biologia e’ ingeneroso. Esiste pero’ una piu’ sottile considerazione da fare. Le reti neurali sono solo una branca della AI ed una branca che funziona molto bene per i problemi di apprendimento supervisionato. L’apprendimento supervisionato si occupa di problemi come distinguere l’immagine di un cane da quella di un gatto, ad esempio. Esistono pero’ problemi in cui il compito di apprendimento non e’ predefinito, ma si chiede all’AI di ricercare pattern nei dati, di formulare raccomdazioni su un problem anon predefinito, di catalogare, di distinguere… sono i cosiddetti problemi di apprendimento non supervisionato. Gli esperti di AI hanno svilupato algortmi per questo tipo di problemi, ma non sono ispirati alla biologia, la grande frattura tra neurobiologia e AI comicia li’ secondo me.

Pierluigi Fagan

Vincenzo Guida Giusto distinguo, concordo. Leggendo anche qualcosa di A.I., da tempo, mi pare si sottovalutino cose come la plasticità della materia cerebrale, la creatività del connettoma, gli influssi chimici corporei, la stessa ambientazione corporea, la sensibilità. Ma è un discorso complicato e poi la mia, ammetto, è una posizione un po’ prevenuta verso la riduzione del tutto mentale ad informazione. Tuttavia, anche si concentrassero solo su certi funzionamenti del cerebro-mentale, sono e sempre più saranno senz’altro in grado di sviluppare cose mirabolanti. Le reti neurali artificiali, come per altro tutto questo discorso anche versante bio, sono centrali nell’esplorazione del concetto di complessità.

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Russia Ucraina 39a puntata Stasi e cambiamento Con Max Bonelli, Flavio Basari, Roberta, Dmytri, Yuri

La vita continua anche in tempo di guerra. Può portare ad una fase di sfacelo e disgregazione e l’Ucraina inizia ad assumere tutte le caratteristiche di una terra di nessuno con un regime tanto arrogante, quanto autoreferenziale. Nel versante russo sta dando la spinta a importanti processi di trasformazione dinamica della società e a livelli di coesione di una nazione sconosciuti dagli anni ’90. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Anatomia di un disastro pianificato, addestrato e armato dalla NATO, di SIMPLICIUS THE THINKER

Avviso: purtroppo non è stato possibile riprodurre i filmati originali nel testo per problemi di tempo. Sono reperibili nel link originale. Giuseppe Germinario

Anatomia di un disastro pianificato, addestrato e armato dalla NATO

Quando il fumo si è dissolto sul campo di battaglia, siamo stati testimoni di un disastro di proporzioni senza precedenti. I carri armati e i blindati più avanzati della NATO sono stati lasciati come rovine fumanti:

Lo sviluppo più scioccante è stato il fatto che i primi piani hanno rivelato che non si trattava di carri armati e IFV della NATO qualsiasi, ma di alcune delle varianti più avanzate e aggiornate. Molti dei Leopard distrutti non erano i vecchi 2A4, ma i più recenti 2A6, che sono tra i carri armati più avanzati al mondo.

I Bradley erano varianti dell’M2A2 ODS-SA, visibili sotto la colonna 2003:

Le perdite, secondo alcuni, sono impressionanti per un singolo assalto:

Il canale Telegram ucraino “Rezident” riferisce che, secondo le sue fonti, nei tre giorni precedenti l’AFU ha perso oltre 150 unità di equipaggiamento pesante, tra cui 12 MBT Leopard tedeschi e 15 IFV M2 Bradley americani.

Se il numero di cui sopra è vero, ciò rappresenterebbe letteralmente quasi il 50% di tutti i Leopard in dotazione e circa il 15% dei Bradley in appena due ore di combattimento.

In realtà, lo stesso canale ucraino afferma che i Leopard non hanno nemmeno potuto sparare un colpo:

⚡️⚡️⚡️The Il canale ucraino TG ” Resident ” scrive: “La nostra fonte nell’OP ha detto che le Forze Armate dell’Ucraina hanno cercato di assaltare la prima linea di difesa russa per il terzo giorno, ma non c’è stato alcun risultato. Il nostro equipaggiamento non ha nemmeno il tempo di entrare in battaglia quando è coperto dall’artiglieria, il che porta a pesanti perdite e a un ritorno alle loro posizioni. In tre giorni abbiamo perso più di dieci carri armati Leopard, che non hanno sparato all’indirizzo enemy⚡️⚡️⚡️.
Inoltre, sembra che ci siano foto e video che confermano che le truppe russe hanno effettivamente messo in sicurezza l’area della distruzione, il che significa che questi Bradley/Leopard sono stati probabilmente catturati o recuperati dalle forze russe:

Se guardate il video qui sopra, noterete che mostra la stessa scena di distruzione sullo sfondo dei Leopardi circondati da molti Bradley.

Quindi è probabile che in futuro ci si possa aspettare una mostra di Bradley/Leopard nel Parco della Vittoria di Mosca o sulla Piazza Rossa. In alternativa, la Cina e l’Iran potranno esaminare queste chicche per fare reverse engineering.

Ed ecco un resoconto del prima e del dopo da parte dell’AFU, che mostra come i loro Bradley si siano fatti valere:

Ma analizziamo la battaglia nel dettaglio, perché vedo molte idee sbagliate in giro, soprattutto da parte ucraina, su ciò che è accaduto esattamente.

In primo luogo, una cosa che va notata: nel rapporto di ieri ho descritto come le formazioni della 47a brigata si siano avvicinate di notte per utilizzare i loro sensori occidentali, presumibilmente sofisticati. Questo è stato convalidato oggi dalla rivelazione che molte di queste unità messe fuori combattimento sono in realtà l’ultima variante, come la versione SA, dei Bradley. Il motivo è che uno dei vantaggi principali delle varianti più aggiornate è tipicamente un’ottica molto migliore di ogni tipo, dalla visione termica/notturna di terza generazione ai mirini indipendenti del comandante aggiuntivi e più avanzati, ecc.

In secondo luogo, quello che sappiamo ora è che l’Ucraina ha attraversato il campo minato con i tanto decantati FWMP americani o Full Width Mine Ploughs. Va detto che ho scritto un intero articolo approfondito su questo argomento, che dovreste leggere per capire il contesto se siete davvero interessati ai meccanismi di ciò che è accaduto:

Mines, Depleted Uranium, and Important Addendums

Mines, Depleted Uranium, and Important Addendums

Volevo seguire con un piccolo pezzo esplicativo due questioni attualmente cruciali che la parte russa deve affrontare nella guerra. In primo luogo, c’è il tema dell’uranio impoverito. La Gran Bretagna ha annunciato che fornirà barre penetranti all’uranio impoverito insieme ai suoi carri armati Challenger-2. Come sapete, con le mie analisi, la Russia ha sempre cercato di fare un po’ di chiarezza. Come sapete, con le mie analisi cerco sempre di scoprire le piccole…

Leggi tutta la storia
Il motivo per cui è importante è che l’articolo di cui sopra è stato scritto in parte come risposta alla parte occidentale che mesi fa ha affermato che le capacità russe di sminamento sono arcaiche, dopo i famigerati incidenti di Vugledar.

Ma soprattutto, avevo sottolineato come i resoconti dell’OSINT occidentale sostenessero che il sistema di sminamento americano fosse di gran lunga superiore e che non avrebbe mai subito le conseguenze che hanno subito i sistemi russi in Ucraina. Il motivo è che l’FWMP utilizza un metodo diverso: invece di cercare di far esplodere le mine con pesanti rulli, utilizza un aratro per scavare il terreno e “sgomberare” le mine spingendole ai lati del percorso, in questo modo:

Le grandi “gambe” che vedete sul davanti sono solo slitte che lo fanno scivolare dolcemente sul terreno mentre l’aratro dietro scava la terra e la spinge via.

Le foto qui sotto provengono dal disastro di ieri:

Ironia della sorte, si noti la didascalia sotto la foto in basso. Il 47° era infatti considerato da alcuni l’unità più forte dell’Ucraina. Con “tutti volontari” non si intende volontari nel senso normale del termine, come civili non addestrati che si offrono per il servizio. Si tratta di veri e propri soldati ucraini esperti che si sono offerti di essere trasferiti in questa unità d’assalto d’élite, sapendo che si tratterà di un’unità d’avanguardia con molti rischi, ma dotata dei migliori armamenti.

Ieri sono stati utilizzati sia i veicoli sovietici IMR-2 e BREM con rulli KMT-9, sia, a quanto pare, i Leopard 2R, chiamati anche cacciamine pesanti Patria, nella foto sopra. La foto qui sotto mostra il 2R/Patria messo fuori uso:

Quindi, la domanda più importante che mi viene posta sui social media, in particolare dai sostenitori ucraini sconvolti e devastati, è come sia possibile che una brigata ucraina d’élite addestrata dalla NATO possa avere tattiche così “povere” come “raggrupparsi” e non disperdersi, e seguirsi l’un l’altro in una conga line facile da uccidere.

Innanzitutto, dobbiamo notare che questi sminatori di cui sopra strappano e smuovono la terra e creano un percorso facilmente visibile dalle foto:

Possiamo chiaramente vedere che la brigata AFU stava seguendo un protocollo rigoroso per attenersi al passaggio di terra rivoltata che le FWMP stavano creando per loro.

Non sappiamo esattamente quanto fossero fitti i campi minati dispiegati dalla Russia, ma quest’ultima dispone di alcuni dei più sofisticati sistemi di mine di tipo FASCAM al mondo, e può creare campi densi se lo decide. Se il campo era davvero fitto, non avete altra scelta se non quella di proseguire nel piccolo passaggio stretto tracciato per voi dalle FWMP.

Poi, ho visto alcuni analisti filo-ucraini affermare che non si può abbandonare una missione solo perché il veicolo che ci precede è stato colpito. Si deve continuare a prescindere da tutto. Ma anche così, come è possibile che siano stati distrutti in massa come si vede qui sotto?

Per prima cosa, notiamo alcune prove forensi. Nella foto in basso si vede la mina BMR più chiara in alto, con il suo strascico stile KMT. Il veicolo è stato messo fuori uso. Davanti ad esso vediamo 3 Bradley distinti messi fuori uso da un Leopard 2A6. I Bradley sono stati messi fuori combattimento dalle mine: ciò è evidente dal fatto che uno di essi si trova letteralmente all’interno di un fossato di terra rovesciata, il che significa che una mina è esplosa sotto di esso. L’altro, all’estrema sinistra, ha i cingoli distrutti, il che fa pensare a una mina.

Un’altra versione della foto in alto. Notate che è la stessa scena della precedente, ma dall’alto. Nella foto n. 1, si può notare come il Leopard 2A6 sia stato abbattuto al centro del binario della FWMP.

There’s no indication of how it was knocked out but this closeup can give us a clue:

Non solo le minigonne della corazza verso la parte posteriore sono danneggiate, ma si può vedere il cingolo piegato in due e qualcosa che sembra una ruota conficcata nel terreno. Sarebbe strano che il carro armato colpisse una mina con la parte posteriore per prima, a meno che non stesse facendo retromarcia, ma l’altra possibilità è un colpo ATGM laterale.

Ma sappiamo che nel punto in cui si vede il n. 1, il Bradley ha apparentemente cercato di aggirare il Leone abbattuto. Ma ha guidato direttamente sulla terra sgombra che le FWMP avevano spinto fuori. Tutte le mine sarebbero state spinte lì, e sembra che il Bradley le abbia mangiate.

Nei numeri 2 e 3 si può vedere la stessa cosa. Un Bradley all’interno del secondo binario sgomberato dalle FWMP è stato in qualche modo messo fuori combattimento e gli altri hanno cercato di girare intorno e colpire altre mine nell’area non sgomberata. Altri Bradley sono probabilmente arrivati per cercare di evacuare i feriti e sono stati distrutti dall’artiglieria, dalle ATGM, dai droni, ecc. proprio accanto agli altri.

Il problema è che se il veicolo di testa di un convoglio in un percorso così stretto e minato viene colpito da qualcosa come un missile Ka-52, i veicoli dietro non hanno altra scelta se non quella di “correre il rischio” e di girare nell’area non bonificata. Quindi i Ka-52 russi o anche gli equipaggi degli ATGM possono semplicemente mirare al veicolo anteriore per immobilizzarlo, mentre gli altri sono ora in grave pericolo perché costretti a entrare nella zona minata.

E abbiamo anche alcune prove video di questo. Ecco alcuni video del Ka-52 tratti dagli assalti di ieri. Si noti come il Ka-52 prenda di mira il veicolo anteriore della conga line:

Il fatto è che quando si ha a disposizione un piccolo e stretto tratto di strada libera e il veicolo davanti a noi viene colpito, non c’è altra scelta se non quella di correre il rischio di entrare in un territorio non libero e fare il giro. Ma quando si salta in aria, anche i ragazzi dietro di voi si fanno prendere dal panico e cercano di aggirarvi ancora di più nel tratto non sgombro, colpendo anche loro le mine.

Tutto ciò può sembrare di buon senso per noi che lo giudichiamo da lontano, ma è plausibile che l’AFU non pensasse che la Russia avesse minato i campi così densamente. Ricordiamo che per più di un anno ci è stata propinata la propaganda secondo cui la Russia non fa nemmeno le miniere, e l’Ucraina è una delle principali vittime del gaslighting occidentale. “La Russia è debole, la Russia non usa altro che vecchi carri armati T-55, la Russia non fa saltare ponti né mine e non ha alcuna forza aerea, non preoccupatevi, potete avanzare tranquillamente!”.

Ebbene, si scopre che l’aviazione russa è letale, dopo tutto, e che la Russia mina molto fittamente quando ne ha bisogno, e in particolare quando l’esercito russo vero e proprio ha preparato la posizione, e non piccoli gruppi di volontari sotto-armati come nel caso della ritirata di Kharkov del 2022.

L’altra cosa da considerare è che se si è costretti a resistere per un po’, o si sono subiti dei danni, è probabilmente più sicuro parcheggiare accanto ad altri carri armati e rifugiarsi tra loro. Pensateci: il modo principale in cui l’artiglieria elimina le corazze è in genere tramite schegge di frammentazione dai lati, dove la maggior parte dei carri armati ha una corazza estremamente sottile. È raro che un proiettile di artiglieria abbia la fortuna di atterrare proprio sopra il portello del carro armato. Quindi, se vi trovate in un campo aperto, perché non sarebbe intelligente infilare il vostro veicolo corazzato tra due veicoli abbattuti, in modo che i vostri lati siano completamente protetti dall’artiglieria che atterra nelle vicinanze.

L’unico svantaggio evidente è che si può sostenere che il punto sarà già preregistrato per i sistemi di artiglieria, che hanno colpito quell’area e possono colpire più rapidamente. Ma protegge anche dagli ATGM, che saranno bloccati dal colpirvi se mettete un altro carro armato disabilitato tra voi e il loro LOS. Questo potrebbe spiegare l’elevato numero di “blindati distrutti e raggruppati” che si sono visti da entrambe le parti della guerra. Ricordate il fiasco del Vugledar russo?

Si noti come alcuni dei carri armati in alto stiano letteralmente prendendo posizione dietro i carri armati disabilitati per poter sparare verso il lato destro della foto. Perché non dovreste prendere posizione dietro un altro pezzo di armatura disabilitato, vi dà uno scudo anti-ATGM gratuito.

Si può sostenere che l’artiglieria vi colpirà, ma vi colpirà ovunque, quindi qual è la differenza? Se i veicoli lì sono già disabilitati dalle mine, che differenza fa? In realtà è meglio usare quei veicoli come copertura.

Quindi, come potete vedere, quanto sopra spiega perché ci sono così tanti casi di “raggruppamento” nelle zone di uccisione. Quando intorno a voi non c’è altro che un campo minato aperto, per molti versi ripararsi dietro a un’armatura già disattivata è l’unico senso di sicurezza possibile.

Ma questo mi porta al punto successivo. L’altra grande domanda che vedo nella mente di tutti i filo-ucraini, compresi i grandi account come Jihad Julian, è: cosa può fare l’Ucraina di diverso per avere successo? Come possono cambiare le loro tattiche in meglio?

Risponderò a questa domanda in due sezioni, prima il livello micro/tattico, poi quello macro-operativo/strategico.

La cosa più importante da notare è che quando si avanza con le colonne corazzate, molto prima che l’AFU si avvicini abbastanza da iniziare a sparare sulle posizioni russe, deve fare affidamento sulle altre forze, come le unità di artiglieria collegate, le unità aerospaziali e missilistiche che fanno parte dell’ingaggio, ecc. Queste unità hanno il compito di ammorbidire o, cosa più importante, sopprimere i vari mezzi di artiglieria/ATGM che costituiranno la maggiore minaccia per la colonna corazzata.

Ma il problema è che ci vogliono livelli di coordinamento enormi, quasi impossibili da raggiungere, per programmare correttamente queste cose. Vedete, il funzionamento è il seguente: l’AFU non sa inizialmente dove sono le postazioni di artiglieria/ATGM russe nascoste e mimetizzate. Quindi l’unico vero modo per “scoprirlo” è far avanzare la propria colonna corazzata. Ma il problema è evidente: una volta che avete avanzato abbastanza da far sì che i russi inizino ad aprirvi il fuoco con i loro sistemi di artiglieria, avete già una finestra di tempo molto breve prima che questi sistemi di artiglieria vi distruggano completamente.

A questo punto avete tre opzioni:

O tornare indietro e scappare mentre la vostra artiglieria tenta di sopprimere o distruggere il nemico. Questo non è realistico o fattibile per una serie di ragioni; inoltre è contrario al tentativo di raggiungere il vostro obiettivo in modo tempestivo e di mantenere almeno un elemento di sorpresa e iniziativa prima che il nemico possa chiamare rinforzi in massa.

Fermarsi e “aspettare” in una posizione a media distanza mentre le altre forze (artiglieria, aerospaziale, ecc.) cercano di ricognire e disattivare i sistemi nemici.

Avanzare comunque e sperare che le proprie brigate di artiglieria riescano a disattivare i sistemi nemici molto prima di essere completamente annientati.

Ma ecco il problema: il nemico, in questo caso la Russia, vi supera di oltre 10:1 in artiglieria e munizioni. Come potete aspettarvi che le vostre brigate d’artiglieria siano in grado di contrastare il nemico con una tale sproporzione?

Quindi, a causa di quanto ho appena detto: #La prima opzione è da escludere. Anche la seconda opzione è perlopiù impraticabile, semplicemente perché le vostre forze non saranno mai in grado di superare o sopprimere adeguatamente una tale superiorità di cannoni, che rappresenta sostanzialmente un overmatch completo.

Abbiamo alcune prove che negli assalti di ieri l’AFU ha scelto la seconda opzione, almeno per una parte del tempo. Ci sono filmati che mostrano chiaramente le linee di corazzati raggruppate che si fermano e aspettano. Ad esempio questo:

Tuttavia, per la maggior parte del tempo non hanno avuto altra scelta che scegliere la terza opzione, dove almeno possono sperare di avere un qualche elemento di sorpresa.

La cosa principale da capire è che la coordinazione richiesta, come ho detto prima, è così alta che probabilmente nessun esercito al mondo può avere successo in un ambiente del genere. Ogni singola ala, braccio e ramo dell’esercito deve funzionare in sincronia e una singola interruzione, ad esempio delle comunicazioni, può farvi retrocedere immediatamente. Ricordiamo che la Russia è la superpotenza numero uno al mondo nel campo della guerra elettronica, quindi possiamo supporre che le comunicazioni dell’Ucraina e tutto il resto siano state interrotte.

I vostri battaglioni meccanizzati devono coordinarsi con il quartier generale della brigata e con le unità di ricognizione per sopprimere l’artiglieria e gli ATGM, mentre l’intera colonna è osservata dagli UAV nemici che ne calcolano la posizione. Basta un solo intoppo per far crollare tutto. Questo è il motivo per cui anche le forze russe trovano estremamente difficile o impossibile “avanzare” in tali condizioni, e perché invece si limitano a martellare con l’artiglieria e la copertura aerea e si muovono solo un passo alla volta.

La guerra moderna è un’attività estremamente complessa. Molti credono, ad esempio, anche nel campo delle comunicazioni, che ogni sistema funzioni magicamente via satellite e che ogni comandante di plotone/compagnia o addirittura di carro armato possa telefonare istantaneamente a qualsiasi altro elemento della divisione per chiedere aiuto o fornire coordinate, ecc. Ma non è affatto così che funziona.

Tutte le comunicazioni hanno una portata massima di pochi chilometri. Servono truppe speciali di segnalazione per mettere a punto sistemi e attrezzature speciali in grado di amplificare i segnali e consentire le comunicazioni solo con il proprio quartier generale di battaglione a pochi chilometri di distanza, per non parlare del quartier generale di brigata a decine di chilometri di distanza o addirittura del comando supremo a Kiev. Tutti questi sistemi e processi sono soggetti a distruzione, interruzione, disturbo, ecc. È molto probabile, ad esempio, che mentre si trovavano lì, i Leopardi ucraini non riuscissero letteralmente a ricevere un segnale né a comunicare con il proprio comandante di unità. Dopotutto, si racconta che la Germania avesse problemi di comunicazione con gli stessi Leopard e che i comandanti tedeschi durante l’addestramento dovessero aprire il portello e urlare verso gli altri carri armati per dare loro istruzioni, perché il segnale non funzionava.

E alla fine dei conti, c’è una tale preponderanza di sistemi diversi che la Russia sta usando in prima linea, oltre a un overmatch ISR locale (rispetto a quello più globale nel caso dei satelliti di ricognizione occidentali, ecc.) che non c’è quasi nulla che possano fare. Per esempio, abbiamo appena parlato di come mitigare gli ATGM e forse l’artiglieria, eppure alcuni Leopard sono stati apparentemente distrutti da droni kamikaze come i Lancet.

Ecco una compilation riportata dagli attacchi di ieri in cui gli FPV russi hanno distrutto intere colonne di veicoli AFU:

Le foto qui sotto sembrano mostrare i caratteristici detriti bianchi di un Lancet esploso che si vedono sempre dopo un attacco Lancet:

In sintesi: in un’area così pesantemente contesa e altamente fortificata, l’Ucraina non ha letteralmente alcuna opzione. Non c’è nulla al mondo che possano fare, nessuna arma al mondo che possiate dare loro, che possa permettere loro di sfondare le linee russe qui. L’unico modo in cui può accadere è una pura forza schiacciante in cui subiscono perdite massicciamente sproporzionate, ma “si precipitano in avanti” in equivalenti ondate umane e cercano di superare le linee russe.

E il problema è che, come altri hanno detto, l’Occidente è in grado di insegnare loro solo la COIN (tattica di controinsurrezione), che è davvero tutto ciò che l’Occidente pratica ormai. La COIN non funziona contro una superpotenza con le classiche grandi strutture di formazione in campo aperto.

Inoltre, ho visto molte affermazioni di ex militari occidentali sui social media che sostengono che gli eserciti della NATO non userebbero mai queste tattiche, e che la prima cosa che viene loro insegnata è di non raggrupparsi mai, eccetera, eccetera. Il problema è che nessuno nella NATO ha mai dovuto navigare in un ambiente così altamente contestato, non solo dal punto di vista di non avere il dominio/superiorità/supporto aereo, ma anche di dover effettivamente lavorare attraverso campi minati come questi in un ambiente contestato con grandi formazioni di manovra. Citatemi una singola battaglia o un conflitto in cui una forza NATO abbia dovuto affrontare scenari come quello che l’AFU ha affrontato ieri?

Tutto questo per dire che un metodo “da manuale” per negoziare “correttamente” tali condizioni semplicemente non esiste. Non c’è un modo “corretto” di farlo perché nessuno l’ha mai fatto con successo prima. Un singolo ordigno esplosivo artigianale a Baghdad non è nulla in confronto a ciò che l’AFU deve affrontare qui. Quindi, quando ci si chiede come l’Ucraina possa migliorare: non può, perché la vera teoria moderna per sconfiggere tali difese non esiste, in particolare non per un esercito che si scontra con un avversario che lo supera esponenzialmente in numero e in potenza in ogni sistema d’arma.

Si noti l’agonizzante contorcimento che gli osservatori occidentali stanno facendo come qui sotto:

Questo ci porta naturalmente alla seconda parte della discussione.

Molti analisti filo-ucraini si stanno strabuzzando gli occhi sconcertati dal perché la grande offensiva ucraina sia stata diretta verso un asse evidentemente non redditizio, dove la Russia ha passato più di sei mesi a fortificare pesantemente ogni centimetro quadrato di terreno. Ma questa è l’area chiave in cui gli analisti occidentali falliscono completamente nel comprendere le dinamiche di fondo del conflitto.

Ho già scritto a lungo sul fatto che l’Ucraina non ha altra scelta se non quella di andare in questa direzione, a prescindere da quanto sia assolutamente improbabile e irrealistico sconfiggere la Russia in questo caso. Pensare che l’Ucraina possa semplicemente “riorientare” la propria offensiva verso qualche altra direzione non altrettanto fortificata significa essere completamente illusi dalla propaganda occidentale e dall’illuminazione gassosa che ha fatto il lavaggio del cervello ai sostenitori dell’Ucraina con l’idea che sia la Russia ad essere esaurita, con truppe demoralizzate, 300.000 perdite e quasi nessuna forza rimasta, pochissime munizioni e un’economia distrutta che non può sostenere i tassi di logoramento, ecc. In sostanza: si tratta di credere che il tempo sia dalla parte dell’Ucraina piuttosto che dalla parte della Russia.

Ho parlato molte volte di come la cattiva analisi derivi da premesse errate e da basi di informazioni sbagliate.

Il fatto è che: il tempo dell’Ucraina sta per scadere. Questo è un fatto oggettivo che anche l’Occidente sta ammettendo. Ciò significa che l’Ucraina non ha tempo per andare in altre “direzioni più facili” dove può ottenere qualche guadagno, ma questi guadagni ammonteranno a qualche insediamento irrilevante nel mezzo del Donbass, o a qualcosa che non ha alcun valore strategico come la cattura di un villaggio russo nella regione di Belgorod.

Il motivo per cui i sostenitori dell’Ucraina credono che l’Ucraina abbia delle opzioni è che la loro analisi errata si basa su dati completamente sbagliati, come ho detto. E quali sono questi dati? In primo luogo, i dati sulle vittime, almeno per fare un esempio. I sostenitori dell’Ucraina pensano che l’Ucraina abbia 17 mila vittime, mentre la Russia ne ha 300 mila. Se si fosse convinti di questo, sarebbe facile immaginare perché si pensa che l’Ucraina abbia molte opzioni e possa temporeggiare all’infinito o seguire il proprio capriccio nell’attaccare direzioni a caso.

Purtroppo, la verità è l’opposto. La Russia ha una frazione delle perdite dell’Ucraina e l’AFU ha centinaia di migliaia di morti e feriti, e sta esaurendo gli uomini addestrati e disponibili e le attrezzature utilizzabili, mentre le industrie russe stanno appena iniziando a girare.

Tutto questo per dire che all’Ucraina non resta quasi più tempo per fare il botto. Non hanno altra scelta se non quella di ottenere un ultimo grande e appariscente trionfo che possano salutare come una vittoria da vendere al loro inacidito pubblico occidentale, il cui sostegno si sta lentamente esaurendo e che si sta preparando a gettare la spugna.

E l’unico modo per l’Ucraina di ottenere un trionfo così grande e relativamente “veloce” è quello di tagliare il ponte terrestre della Crimea. È l’unico obiettivo dell’intero conflitto in cui l’Ucraina può infliggere un grande colpo mortale alla giugulare della Russia in un numero di mosse proporzionalmente ridotto. Nessun’altra possibile combinazione di catture o assalti nel Donbass può avere un tale effetto.

La verità è che tagliare il ponte terrestre della Crimea è relativamente facile. Tutto ciò che devono fare è penetrare per qualche decina di chilometri, che non è poi così lontano, e poi colpire Kerch con un altro attacco, che è anche molto più facile di quanto alcuni pensino, soprattutto ora che l’AFU sta mettendo le mani su molte armi a lungo raggio che possono raggiungerlo, come le Storm Shadows. Questa settimana Biden è sembrato pronto a dare loro finalmente anche gli ATACM, che possono raggiungere facilmente il ponte.

Quindi: L’Ucraina non ha altra scelta che attaccare questa direzione, non importa quanto sia fortificata, perché è l’unico modo possibile per prendere la Russia per la giugulare in una manovra relativamente breve e sconvolgere completamente la guerra in un solo turno. Dal punto di vista strategico, come generale, dovreste essere un completo imbecille per non cogliere l’occasione di ribaltare completamente il calcolo. Non c’è nessun altro obiettivo possibile nel conflitto che possa dare risultati così massicci, a causa della posizione unica e precaria in cui si trova la Crimea. La Crimea è collegata solo da un’autostrada che passa per Melitopol e poi per il ponte di Kerch.

Questo è l’enorme punto cruciale che nessun sostenitore dell’Ucraina potrà mai capire, perché ammetterlo significherebbe necessariamente ammettere che l’Ucraina non ha più tempo, e ammettere che non ha più tempo significherebbe anche ammettere che sono loro ad avere la peggio nel logoramento. Si tratta quindi di un peso troppo grande da sopportare e preferiscono adottare la tranquillità che la dissonanza cognitiva offre loro. Purtroppo, si crea questa distorsione mentale per cui non riescono a capire perché l’Ucraina stia attaccando una direzione così evidentemente svantaggiosa.

Ricordo che tempo fa ho riferito che le fughe di notizie mostravano che l’Ucraina aveva solo una certa quantità di munizioni supplementari immagazzinate per un'”offensiva di massa”, secondo alcuni solo per due settimane. Ciò significa che in quel lasso di tempo devono fare grandi passi avanti.

Detto questo, forse siamo stati tutti fregati e l’AFU ha ancora qualche sorpresa nella manica, quindi non mettiamoci ancora troppo comodi. Dopotutto, alcuni sostengono che l’AFU abbia fatto lo “stesso scherzo” l’anno scorso, quando ha prima dato l’impressione di un’enorme offensiva a Kherson, costringendo la Russia a ritirare le unità e a fortificarsi, per poi fare un assalto furtivo a Kharkov che ha spazzato via l’intera regione. Potrebbero avere in serbo qualcosa di simile? Non è probabile, ma vediamo come si svilupperà, soprattutto perché al momento in cui scriviamo, si dice che stiano radunando una forza 3 volte più grande di quella di ieri per attaccare nella stessa direzione.

Per ora, passiamo ad alcuni altri argomenti. Questo lo affronterò rapidamente: Prigozhin, affetto da disturbi multipli della personalità, ha rilasciato l’altro giorno un’intervista che è stata la sua più incendiaria finora. In pratica sembra chiedere l’esecuzione del MOD russo o insinua che ciò avverrà da solo:

Continua ad affermare alcune bugie che sono già state smentite, come il fatto che Berkhovka sia caduta nelle mani dell’AFU, nonostante il fatto che i ragazzi del 200° Fucile a Motore russo abbiano postato un video dall’interno della città che dimostra che la controllano completamente.

Il problema è che il giornalista fa un sacco di piccoli punti validi isolatamente, ma quasi tutti sono questioni selezionate a mano su cui si concentra in modo eccessivo e cerca di fare una montagna da un mucchio di mole. In realtà, molti dei “problemi” dell’esercito russo che cita sono isolati o perlomeno così poco frequenti da non essere un problema così significativo come lui lo fa sembrare. Onestamente, sono stanco di avere a che fare con lui e lo sto postando qui solo per fare una due diligence e offrire l’intervista a chiunque sia interessato, ma per il momento ci sono cose molto più urgenti dello stanco piagnisteo di un vecchio ipocrita.

Ora, per buttare nel cesso entrambi gli stronzi in una volta sola, analizziamo anche questa situazione. Il comandante “russo ubriaco” del 72°, accusato da Prigozhin di aver cercato di far esplodere e sparare alle auto Wagner, ha girato un video per raccontare la sua versione della storia:

Le cose che dice sono così assurde da non essere credibili. Alcuni hanno espresso la teoria che questo “comandante” si stia inventando tutto per coprire l’imbarazzante episodio del suo teppismo da ubriaco. Egli sostiene che Wagner: ha rubato carri armati russi, ha rapito soldati russi e li ha torturati “spruzzando acido nei loro occhi”, ha minacciato di uccidere diversi soldati ripetutamente, ha rapito e picchiato molti altri soldati, tra cui uno che sarebbe stato picchiato e umiliato così tanto da suicidarsi in seguito. I soldati sarebbero stati rapiti e “scambiati con munizioni e ATGM”. Lo stesso comandante ha detto di essere stato rapito e picchiato da Wagner, e il video che ha rilasciato in precedenza in cui confessava i suoi “crimini” è stato fatto sotto tale costrizione.

Beh, non so nemmeno cosa dire al riguardo. Guardatelo voi stessi e godetevi lo spettacolo. Tutto quello che posso dire è di ricordare alla gente che il 72°, come parte del nuovo corpo d’armata, prevalentemente volontario, sembra essere un’unità di volontari, quindi i loro standard e il personale possono variare. Tutto ciò che si può dire è che l’inimicizia tra Wagner e le forze russe sembra reale, e ci sono persino voci che si spingono fino alla Siria. Se conoscete il famigerato episodio in cui gli Stati Uniti affermano di aver bombardato e ucciso 100-200 truppe Wagner, si dice che il Ministero della Difesa russo abbia protetto i Wagner con una difesa aerea e che gli Stati Uniti abbiano chiesto loro di poterla rimuovere, cosa che il Ministero della Difesa russo ha fatto per “punire” in qualche modo i Wagner.

Potrebbe essere una voce infondata, ma se c’è anche solo un pizzico di verità, dimostra semplicemente che l’ostilità risale a molto tempo fa.

C’è un’ultima cosa che vorrei dire sulla situazione di Prigozhin: altri hanno fatto un’ottima osservazione, ovvero che sembra inconcepibile che Prigozhin possa dire tutte le cose che fa senza una sorta di sanzione nascosta da parte di Putin. Questo fa pensare a molti che questi episodi continuino a servire a qualcosa, altrimenti forse Prigozhin sarebbe già da tempo “a letto con i pesci”. A sostegno di questa teoria c’è il fatto che, come si può notare, Prigozhin non cita mai, nemmeno una volta, o inveisce contro Putin: i suoi attacchi restano esclusivamente rivolti a Shoigu e Gerasimov.

Questo ha portato alcuni a ipotizzare (cosa di cui ho parlato in precedenza) che Prigozhin potrebbe essere un’operazione segreta di Putin per liberare il MOD da alcuni “intoccabili” che hanno superato il limite della loro accoglienza, tra cui Shoigu e Gerasimov, ipoteticamente parlando. È un’ipotesi molto profonda e azzardata, ma chissà, tutto è possibile.

Ad essere onesti, la mia personale teoria del “rasoio di Occam” è semplicemente che il Cremlino non è così centralizzato e monarchico come si pensa. La Russia, in realtà, ha una libertà di parola molto più ampia di qualsiasi Paese occidentale e, sebbene possa avere dei limiti, penso semplicemente che il Cremlino non voglia agitare le acque con un’azione esplicita.

Detto questo, il bifronte Prigozhin, dopo aver esaltato e ridicolizzato le truppe russe, ora le elogia per la performance di ieri. In un nuovo messaggio registrato ha pronunciato le seguenti parole:

“Voglio congratularmi a nome mio e della squadra PMCs Wagner, da parte dei [Wagner]combattenti e dei [Wagner]comandanti, per congratularmi con coloro che hanno distrutto l’equipaggiamento nemico nella direzione di Zaporozhye: proprio i “Leopardi” che ora sono ampiamente dispersi nei media e nei social network.Grazie ragazzi! Ben fatto! La 58ª armata, gli artiglieri, la fanteria motorizzata, che dalle trincee hanno colpito il nemico, gli uomini, finendoli, e le Forze aerospaziali russe, che li hanno supportati dal cielo. Abbiamo ancora molto lavoro da fare per ripristinare l’antica gloria dell’esercito russo e la brillantezza delle armi russe”.
Una riflessione interessante da parte di un altro analista. Sono d’accordo con l’idea che è molto probabile che il materiale ucraino sia stato assottigliato dai massicci attacchi russi effettuati nel corso degli ultimi mesi e dal continuo attingere alle riserve che Zelensky ha effettuato nell’operazione Bakhmut, che ha ridotto molte delle riserve stanziate specificamente per questa offensiva:

A quanto pare, l’Ucraina ha deciso di intraprendere una controffensiva, ma non a pieno regime. Il fatto è che il numero delle Forze Armate ucraine è stato significativamente “assottigliato” da Bakhmut e Soledar, e i regolari attacchi delle Forze Armate della RF alle “postazioni” dei combattenti ucraini/mercenari occidentali, così come ai depositi di equipaggiamento militare, si fanno sentire (vale la pena ricordare che al momento l’Ucraina non ha né una flotta né un numero sufficiente di aerei). Nel frattempo, sulla stampa occidentale si schernisce che l’attività delle Forze armate ucraine durante le ostilità non assomiglia alla controffensiva promessa da Kiev, ma “solo a un suo preludio” (in particolare, è quanto sostiene l’editorialista americano Jamie Dettmer nel suo articolo per Politico dall’eloquente titolo “Ukraine’s counteroffensive Has it finally started? “Di conseguenza, l’esercito ucraino deve limitarsi ad attività di intelligence per testare la reazione delle forze russe. E non si fa attendere: secondo il Ministero della Difesa, a giugno, in soli 3 giorni di ostilità in tutte le direzioni, le perdite delle Forze Armate dell’Ucraina sono state pari a 3715 militari, 52 carri armati, 207 veicoli blindati, 134 autovetture, 5 aerei e 2 elicotteri.Come si vede, le tattiche di ricognizione in forze e i tentativi disperati di azioni offensive dovrebbero portare a perdite significative. Tuttavia, il governo ucraino si sta rassicurando – le pesanti perdite e l’assenza di vittorie di alto profilo al fronte lo costringono a rilasciare dichiarazioni, a loro dire, che non è ancora iniziato nulla (tra l’altro, proprio ieri che “la controffensiva delle Forze Armate dell’Ucraina non è ancora iniziata”, ha detto il Segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale e Difesa Danilov nei commenti della Reuters).
Le descrizioni di un corrispondente del brutale assalto missilistico dell’AFU che ha portato alle ostilità:

💥🔥Secondo i dati preliminari, un attacco massiccio su Tokmok è stato sferrato dagli HIMARS MLRSecondo le stime dei nostri soldati e dei residenti locali, miei connazionali, non c’è mai stato un attacco così massiccio sulla città durante l’intero periodo della NMD.È importante capire che Tokmok è uno dei punti chiave della nostra difesa nella direzione di Zaporozhye.Vladimir Rogov
Un altro confronta le prossime battaglie corazzate:

🇷🇺🇺🇦⚡️ Se i rapporti sul numero di blindati schierati e impegnati in combattimento questa sera sono corretti, allora questa è probabilmente la più grande battaglia di carri armati dai tempi dell’Operazione Hoveyzeh nel 1981. È certamente sconfortante rendersi conto che migliaia di persone sono probabilmente morte, morenti o ferite in questo momento.
Sladkov ritiene che la battaglia sarà decisiva e darà il tono al resto della guerra:

👉SladkovConsidero questa notte decisiva. Intuitivamente. Se respingiamo questo attacco (e perché, in effetti, non dovremmo respingerlo!?!?), allora al mattino sarà chiaro come prevedere gli eventi per i prossimi sei mesi, almeno in direzione di Zaporozhye. Sarà chiaro cosa può fare il nemico e cosa possiamo fare noi.
Un’altra descrizione dei combattimenti della scorsa notte:

Il primo attacco a Zaporozhye è stato quasi respinto. Molti soldati ucraini sono rimasti a terra nei campi minati. Sono stati semplicemente spinti in avanti dai comandanti senza preparare adeguatamente i passaggi. Dicono che il quadro è terribile, il nemico ha molti feriti gravi che giacciono sul campo di battaglia.Sono sicuro che il nemico si riorganizzerà e porterà qualche altra ondata al massacro.I nostri ragazzi sono pronti e carichi.Come hanno detto i ragazzi, “c’è un ingegnere di potenza, non stiamo dormendo, stiamo aspettando!”.
Il prossimo è un resoconto molto dettagliato degli impegni in corso da parte di un esperto militare russo, assolutamente da leggere:

Il quarto giorno dell’offensiva non ha portato alcun risultato al nemico. Piccole penetrazioni (500 metri – 1 chilometro) nelle nostre difese non possono essere considerate tali, poiché non si tratta nemmeno della profondità di una roccaforte aziendale. È ovvio che lo sfondamento della difesa russa è in ritardo. Secondo i piani ucraini, calcolati e approvati nel quartier generale europeo della NATO, erano previsti due giorni per sfondare la prima linea (5-7 chilometri). Allo stesso tempo, fino a un terzo di tutte le riserve a sua disposizione sono già state messe in battaglia dal nemico in tutte le direzioni. E oggi – domani, il comando ucraino cercherà molto probabilmente di aumentare il più possibile i suoi sforzi per incunearsi ancora nelle formazioni da battaglia russe a una profondità che permetta di creare una testa di ponte per un ulteriore sfondamento e di spingere i suoi confini per l’introduzione di brigate meccanizzate d’urto di un nuovo tipo (ersatzstriker).Le intercettazioni radio mostrano che l’aviazione russa gioca un ruolo eccezionale nel respingere l’attuale attacco, per la prima volta nell’intera storia del NWO. I comandanti ucraini riferiscono di subire ingenti perdite da parte dei BShU russi nella fase di avanzamento e di schieramento, il che li costringe a “schiacciare” le forze e a gettarle in battaglia in parti, e questo, a sua volta, non permette di creare la necessaria concentrazione di forze e mezzi sul campo di battaglia. Inoltre, questi attacchi demoralizzano seriamente il personale. Alcuni comandanti di brigata riferiscono francamente che attaccare in aria sotto il dominio dell’aviazione russa è un suicidio e chiedono l’avanzamento di “sistemi di difesa aerea efficaci a una distanza tale da creare una cupola affidabile sulle truppe che avanzano”. Come previsto dagli esperti, la direzione principale dell'”offensiva” ucraina è Zaporozhye verso Tokmak con un ulteriore sviluppo verso Mariupol e Melitopol. E qui il comando ucraino non ci ha portato nessuna “sorpresa”. Tutte le altre sono o distrattive (Belgorod, Bryansk) o ausiliarie – Ugledar, Artyomovsk, Svatov, con l’obiettivo di legare le nostre forze e di portare lì le riserve. Questo non diminuisce in alcun modo la minaccia. L’ostinata ignoranza da parte dei media e dei funzionari ucraini della parola “attacco”, “tabù” su qualsiasi notizia di azioni offensive in corso, dimostra che i vertici politici e militari dell’Ucraina attribuiscono un’importanza eccezionalmente elevata alla battaglia iniziata, e sono consapevoli di quali saranno gli effetti politici interni se l’offensiva si concluderà invano, nella misura in cui minerà il morale della società ucraina. Per questo motivo, è stata presa una decisione senza precedenti nella storia moderna: non riconoscere affatto l’offensiva in corso fino a quando le truppe non avranno raggiunto risultati che possono essere interpretati come “vittorie” – la vittoria delle Forze Armate dell’Ucraina. Ma più passa il tempo senza i necessari “risultati”, più è difficile mantenere questo “tabù” – le informazioni su pesanti battaglie e pesanti perdite affluiscono nello spazio informativo ucraino dai partecipanti alle battaglie, dai loro parenti e dai rapporti dei media occidentali, che hanno già riconosciuto il fatto che la battaglia estiva è iniziata per il Donbass. Tutto ciò suggerisce che la prossima settimana sarà decisiva per il corso e l’esito dell’intera campagna estiva. Se le Forze Armate ucraine non riusciranno a ottenere un successo decisivo, allora ulteriori azioni offensive perderanno ogni significato e diventeranno solo un dispendio ingiustificato di riserve umane e materiali. Ciò significa che le Forze Armate ucraine dovranno nuovamente passare alla difesa strategica, ma in condizioni molto peggiori e sullo sfondo dell’enorme delusione dell’inconscio collettivo ucraino, che credeva fermamente nell’invincibilità delle Forze Armate ucraine e in un precoce “superamento”…Vladislav Shurygin
Egli solleva un’ottima questione che sarà l’ultimo punto principale che farò. La Russia ha l’opportunità di assestare un colpo veramente “decisivo” all’AFU. Il grande pericolo, a mio avviso, è che, dopo aver subito queste perdite, l’AFU si chiuda a riccio e passi a una postura difensiva ovunque, continuando la sua guerra asimmetrica via Twitter e le sue tattiche di terrore, ma, soprattutto, avendo conservato la maggior parte delle sue nuove brigate come ultima linea di vita.

Questo è molto pericoloso per la Russia, nel senso che schiacciando troppo duramente l’offensiva ucraina, la Russia corre il rischio di indurre prematuramente gli Emirati Arabi Uniti a interrompere l’offensiva per conservare semplicemente le ultime forze e gli ultimi equipaggiamenti. Questo non farebbe altro che prolungare e ritardare l’inevitabile fine, causando molti altri mesi/anni di sofferenza.

Il motivo è che se agli EAU viene permesso di ritirare la maggior parte delle loro forze e di “uscirne indenni”, a parte qualche vistosa e umiliante contusione, si corre il rischio di costringere la Russia a continuare una guerra posizionale a ritmi molto lenti, che alcuni definiscono di stallo. Ma se invece la Russia riesce in qualche modo a convincere l’Ucraina a impegnarsi troppo, in modo da poter distruggere in modo massiccio e decisivo le sue formazioni, allora ha la possibilità di cambiare veramente il volto di questo conflitto.

Se riuscisse a distruggere una parte sostanziale delle forze degli EAU, potrebbe non solo creare una cascata di panico e demoralizzazione nei loro ranghi, ma soprattutto dare alla Russia un’enorme iniziativa e il via libera per intraprendere un’offensiva molto più audace sulle forze degli EAU, che sono molto indebolite. E questo potrebbe tradursi in un’avanzata decisiva e conclusiva della guerra, con il superamento delle linee degli EAU.

Tutto questo per dire che i prossimi giorni saranno cruciali per questo, perché la Russia non deve lasciar correre l’AFU limitandosi a “respingere” i suoi attacchi nel modo minimo, ma deve distruggere il più possibile uomini e materiali dell’AFU. Finora, se i numeri che abbiamo sono accurati, direi che hanno fatto un buon lavoro in questo senso. Se riusciranno a mantenere questi tassi di logoramento, potrebbero segnare la fine dell’AFU.

Ma sospetto che a un certo punto gli Emirati Arabi Uniti tireranno la leva di emergenza e si metteranno a guscio di tartaruga per salvare ciò che resta delle loro forze devastate, al fine di guadagnare più tempo per consentire a Zelensky di implorare l’aiuto dell’Europa. La Russia deve cercare il più possibile di non permettere loro una rapida uscita.

Un modo per farlo, come altri hanno osservato, è ovviamente quello di lasciare che l’AFU invada alcune linee russe, in modo da lasciarle impegnare eccessivamente in un saliente profondo che possa poi essere trasformato in un’enorme caldaia/scatola. Il problema di questa strategia è che richiede un’enorme quantità di coordinamento per essere attuata correttamente ed è estremamente rischiosa. Bisogna avere un esercito di altissimo livello con comandanti esperti che sappiano esattamente quando spingere e tirare, altrimenti il nemico può facilmente sopraffarvi e sfondare definitivamente. Non sono sicuro che le forze russe (o almeno i comandanti) siano così capaci, senza offesa per loro. Penso semplicemente che si stiano ancora scrollando di dosso un sacco di ragnatele e che probabilmente nessun esercito al mondo potrebbe davvero portare a termine con successo una manovra così complessa contro un nemico veramente tenace. Quindi l’unica alternativa è farlo alla vecchia maniera. Non credo che l’era moderna abbia le stesse menti strategiche e la stessa disciplina della Seconda Guerra Mondiale, ma la Russia ci sta arrivando, lentamente ma inesorabilmente, accumulando un sacco di esperienza necessaria.

Ad ogni modo, ecco la dichiarazione completa di Putin riguardo all’assalto di ieri:

🇺🇦⚔️🇷🇺Vladimir Putin ha rilasciato una dichiarazione completa sulla controffensiva ucraina: Si può affermare con certezza che la controffensiva è iniziata, e questo è dimostrato dall’uso delle riserve strategiche. Le truppe ucraine non hanno raggiunto i compiti loro assegnati in nessuna delle aree di operazioni di combattimento. I combattimenti intensi continuano da cinque giorni, per esempio, per la giornata di ieri, l’altro ieri, per i due giorni precedenti, sono stati molto intensi, e il nemico non ha avuto successo in nessuno dei siti. Questo è stato ottenuto grazie al coraggio e all’eroismo dei nostri soldati, all’adeguata organizzazione e alla corretta gestione delle truppe e all’alta efficienza delle armi russe, soprattutto di quelle moderne.In questi giorni, abbiamo assistito a perdite significative delle truppe del regime ucraino. È noto che durante le operazioni offensive, le perdite sono di circa tre a uno, questo è un classico, ma in questo caso supera significativamente questo indicatore classico.Non riprodurrò queste cifre, ma sono impressionanti.Per quanto riguarda se la controffensiva è stata affogata o meno, si può affermare che tutti i tentativi di controffensiva fatti finora sono falliti. Ma il potenziale offensivo delle truppe del regime di Kiev è ancora conservato. Io procedo dal fatto che la leadership militare russa valuta realmente la situazione attuale e procederà da queste realtà, costruendo le nostre azioni per il prossimo futuro”.
In breve, afferma che la nota regola empirica “classica” è un rapporto di perdite di 3:1 a favore del difensore contro l’attaccante. Dice di non voler dire le cifre esatte, ma le forze russe ieri hanno inflitto all’AFU un rapporto di perdite molto più alto di 3:1.

Una nota interessante sugli elicotteri russi Ka-52, che sono i veri eroi della difesa finora. Avevo già parlato a lungo del famoso sistema DIRCM L-370 di Vitebsk, che neutralizza automaticamente le minacce di manpad e missili. Ora abbiamo un nuovo resoconto di un Ka-52 che ieri ha respinto un numero record di 18 missili senza subire un solo colpo. Sembra troppo bello per essere vero, ma abbiamo video di un Ka-52 che respinge circa 4-5 manpad in precedenza, quindi suppongo che sia possibile:

L’elicottero d’attacco russo Ka-52 Alligator durante un’operazione speciale ha respinto un numero record di missili antiaerei – 18 unità con l’aiuto del complesso di Vitebsk durante un’operazione speciale, ha detto una fonte a RIA Novosti.Senza ricevere un solo danno, l’elicottero è tornato alla base. Da notare: i Ka-52 “Alligator” impegnati a respingere l’offensiva ucraina hanno evitato un numero record di missili antiaerei missiles▪️Namely, durante le operazioni di combattimento attivo nella zona intorno a *Orehovo, gli elicotteri d’attacco Ka-52 “Alligator” sono stati impegnati e hanno distrutto un gran numero di obiettivi nemici utilizzando i missili guidati 9M127-1 “Vihor-1″**.⬇️** La gittata effettiva del missile è di circa 8 km (versione modernizzata 10 km). La velocità del missile è di 600 m/sec, e la penetrazione della piastra d’acciaio omogenea protetta dal sistema di protezione passiva è fino a 1300 mm.🇺🇦 L’esercito ucraino ha dotato le sue forze di terra di sistemi di difesa aerea semoventi a corto raggio, in modo che questi elicotteri entrassero spesso nella zona del loro raggio d’azione. Secondo una fonte ben informata del Ministero della Difesa russo, durante la missione di combattimento, l’equipaggio dell’elicottero Ka-52 “Aligatpor” è riuscito a evitare ben 18 missili antiaerei lanciati dal nemico. Questo notevole risultato è stato raggiunto grazie al complesso per la guerra anti-elettronica L-370 “Vitebsk”, che fa parte dell’equipaggiamento obbligatorio di questi aerei.
Un analista ha sostenuto che Kiev puntava sul ripetersi dello stesso scenario di Kharkov, ovvero che se avessero attaccato le posizioni russe con i loro Leopard, le forze russe si sarebbero fatte prendere dal panico e sarebbero fuggite:

🇷🇺🇺🇦 Sulla base di diversi video della rete, sui quali sono già presenti centinaia di attrezzature nemiche distrutte, concludo che l’enfasi principale del comando delle Forze Armate dell’Ucraina era sul fatto che i russi sarebbero scappati di nuovo, come dalla regione di Kharkov. Solo questo può giustificare l’ostinazione con cui hanno portato al massacro centinaia di persone e preziosi equipaggiamenti europei, avanzando a tutta altezza attraverso gli sterminati campi russi di Zaporozhye.E questo è un bene.E i russi sono in piedi. La pressione è stata forte. Ma non un passo indietro!
Un’ultima nota sulla situazione di Kakhovka. Ieri ho visto che alcuni erano ancora dubbiosi sulla teoria dell'”esplosione”.

Una nuova informazione che abbiamo ricevuto è la seguente:

“I satelliti spia americani hanno registrato un’esplosione alla diga di Kakhovka poco prima del suo crollo, ma gli analisti non sanno ancora cosa abbia causato la distruzione della struttura idraulica, scrive il New York Times.Una fonte della Casa Bianca ha detto che i satelliti dotati di sensori a infrarossi hanno rilevato una firma termica coerente con una massiccia esplosione poco prima che la diga crollasse”.
E un’altra fonte sostiene che l’esplosione è stata rilevata con gli infrasuoni:

Conferma del rilevamento degli #infrasuoni dell’#esplosione della diga di #NovaKakhovka da parte della Rete Infrasuoni dell’Europa Centrale e Orientale (CEEIN). Registrato a Bucovina, #Romania. Coerente con il percorso del segnale di ~ 30 minuti dell’anomalia magnetica.

Infine, ho parlato a lungo del fatto che questa offensiva sia l’ultima spiaggia per l’Ucraina, in particolare a causa dei prossimi cicli elettorali negli Stati Uniti e della necessità di “ripulire i libri” per i democratici. In effetti, sono stato il primo a propagandare questa particolare teoria molti mesi fa, quando ancora si professava che l’Occidente è con l’Ucraina per il lungo periodo. Ho detto che dopo la prossima estate, l’Occidente sarà sottoposto a forti pressioni per concludere la guerra. Ora abbiamo la prima conferma dal seguente articolo di Politico:

L’articolo inizia con il botto:

Gli alti funzionari statunitensi sono convinti che il futuro sostegno alla guerra in Ucraina – e la reputazione globale del presidente Joe Biden – dipenda dal successo della controffensiva ucraina: se avrà successo, gli aiuti militari ed economici dell’Occidente affluiranno. Se il successo sarà un fallimento, gli aiuti militari ed economici dell’Occidente affluiranno. Se il successo sarà un fallimento, il sostegno probabilmente si esaurirà, facendo aumentare le richieste di una risoluzione diplomatica rapida e ostacolando uno dei risultati più importanti della Casa Bianca a livello internazionale.
L’Economist è d’accordo:

The Economist: “Le prossime settimane determineranno il futuro non solo dell’Ucraina, ma dell’intero sistema di sicurezza in Europa. È arrivato il momento di prendere una decisione”. L’Occidente sta facendo una grande scommessa su una controffensiva, che l’Ufficio del Presidente e lo Stato Maggiore non riconoscono ancora.
E ci sono stati accenni al fatto che l’Ucraina potrebbe già essere sotto pressione per ripiegare. Ad esempio, Reznikov ha recentemente rilasciato un’improvvisa e inusuale dichiarazione secondo cui l’Ucraina sarebbe aperta ai negoziati con la Russia, se quest’ultima cambiasse alcuni dei suoi obiettivi dell’OMU. Si veda questo thread:

A soli 4 giorni dall’inizio della controffensiva, sembra che Zelensky stia già testando le acque per vedere come gli ucraini reagiscono alla possibilità di potenziali negoziati con la Russia. Qualcosa non sta andando come previsto, non le prime perdite ma qualcos’altro che non conosciamo.Il ministro della difesa ucraino Oleksiy Reznikov: L’Ucraina può vivere pacificamente e “normalmente in un modo di buon vicinato con tutti i suoi vicini”. Tuttavia, la Russia dovrebbe cambiare il suo approccio alla risoluzione del conflitto”. “Gli obiettivi russi dell’operazione militare speciale includono la “denazificazione”, la “smilitarizzazione” e la “deNATOizzazione”. L’essenza di questi obiettivi è cancellare la nazione ucraina dalla faccia della terra, perché dal punto di vista della Russia la nazione ucraina non esiste”.Sta suggerendo che se gli obiettivi russi cambiassero l’Ucraina potrebbe negoziare. E se Putin dicesse che non vuole denazificare ”Azov” ma che l’Ucraina stessa dovrebbe disarmarli? Vivere in pace con la vicina Russia? In un modo o nell’altro Putin dirà all’Ucraina che deve accettare la perdita di diverse regioni. Anche solo accennare a qualcosa che potrebbe essere considerato un suggerimento di negoziare con la Russia era inimmaginabile solo poche settimane fa. Soprattutto sentirlo dire da Reznikov. Ma non poteva fare tali dichiarazioni senza l’approvazione diretta di Zelensky.
È chiaro che con questa offensiva tutto è in gioco.

Questo bravo signore è tornato in Ucraina e ha un messaggio per tutti i russi:

Infine, al momento in cui scriviamo, si dice che l’AFU si sia riorganizzata, abbia rifornito e abbia inviato un’altra forza tre volte più grande di quella di ieri nello stesso identico punto, sperando di sfondare a Rabotino, appena a sud di Orikhov. Ecco cosa dicono i corrispondenti russi e i canali delle truppe dalla linea del fronte:

“Abbiamo appena ricevuto il messaggio che i combattimenti continuano, ma mezz’ora fa le nostre truppe hanno respinto un altro massiccio attacco nel settore Orekhov-Rabotino.Sulla scena, come ieri, molti veicoli blindati bruciati.Fonti dicono che gli ucraini stessi hanno distrutto il loro carro armato distrutto quando si sono resi conto che non era possibile per lui rotolare indietro verso le retrovie da solo.Il nemico non è riuscito a penetrare le nostre difese e si è ritirato per riorganizzarsi. I difensori di Zaporozhye si stanno preparando a nuove azioni attive del nemico. La notte non è ancora finita”.
Anche:

🇷🇺🤜🏼🇺🇦The ragazzi di Zaporozhye chiedono di dire a tutti che tre colonne dell’AFU sono già state bruciate! In risposta, l’AFU sta cercando di utilizzare la ricognizione satellitare per tracciare le rotte di rifornimento delle unità russe e da remoto, attraverso gli stessi complessi MARS MLRS(Multiple Launch Rocket System), per piazzare mine e minarle.All’intelligence satellitare [NATO]: da tempo siamo in grado di abbattere i vostri satelliti. Ci auguriamo che tale comando sia.
E:

Segnale di chiamata osseto , 01:37 (MSK) : “Ancora una volta, non tutto l’equipaggiamento nemico ha raggiunto le nostre posizioni.I combattimenti sulle posizioni continuano. Si dice che stiano cercando di fare il colpo principale a Rabotino.Ancora una volta passano attraverso i campi, qualcosa è stato fatto saltare in aria dalle mine. Le nostre piattaforme girevoli, l’arte, gli operatori stanno lavorando, tutti insieme di nuovo. Già la bellezza.Cercando di andare di nuovo da diverse direzioni.Purtroppo, naturalmente ci sono perdite, ma ancora una volta le perdite del nemico sono molte volte più grandi.Entro la mattina, penso che i combattimenti si placheranno e non ci sarà alcun progresso sulle mappe di nuovo.
Quindi, sembra che le cose si stiano scaldando di nuovo! Aspettiamo i risultati.

Fino ad allora, si può dire che questo conflitto sta diventando il cimitero dei wunderwaffen della NATO:


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Confermata l’offensiva: L’AFU colpisce duro ma i leopardi vengono sterilizzati

Se ieri è stata la prima tappa formativa dell’offensiva, oggi possiamo dire che è stata la piena conferma che è effettivamente in corso. Anche le fonti mediatiche occidentali sembrano ormai d’accordo.

E naturalmente, il più grande indicatore è stato anche la grande notizia del giorno, ovvero che l’Ucraina ha finalmente lanciato in battaglia i suoi mitici e vantati carri armati Leopard come parte della 33esima brigata “speciale” addestrata dalla NATO.

Ricordiamo che il Ministero della Difesa ucraino ci aveva avvertito di essere preparati:

I Leopardi sono durati quanto ci aspettavamo:

A scopo di identificazione:

Altri filmati che li vedono cuocere come popcorn:

Primo piano:

Scioccamente, anche Oryx è stato costretto a identificare e aggiungere i Leopardi alla sua infame lista, così come l’IRIS-T tedesco distrutto ieri:

La BILD tedesca ha strombazzato con orgoglio l’avanzata della sua potente armatura germanica:

Ma i toni iniziano ad inasprirsi nel corso della giornata da parte del MSM, che lentamente si rende conto di come l’offensiva stia effettivamente andando:

Nell’articolo della CNN sopra citato, viene fatta la temuta ammissione che le perdite subite dagli ucraini sono “significative”:

Le forze ucraine hanno subito perdite di equipaggiamenti pesanti e di soldati quando hanno incontrato una resistenza maggiore del previsto da parte delle forze russe nel loro primo tentativo di sfondare le linee russe nell’est del Paese negli ultimi giorni, hanno dichiarato alla CNN due alti funzionari statunitensi, che hanno descritto le perdite – che includono veicoli corazzati per il personale MRAP forniti dagli Stati Uniti – come “significative”.
Nel filmato qui sopra alcuni hanno creduto che fossero stati distrutti dei Bradley americani, e a me alcuni degli IFV sembravano proprio loro, ma non c’è ancora una vera conferma. Uno dei motivi per cui è plausibile è che altri hanno avvistato i T-55S aggiornati che sono stati assegnati alla 47a brigata, secondo quanto trapelato dal Pentagono, ed è proprio la brigata a cui sono stati assegnati anche gli M2 Bradley. Inoltre, in generale, molti rapporti parlavano della partecipazione della 47ª brigata ai combattimenti, quindi si può solo supporre che i Bradley dovessero essere presenti, ma attendo conferme.

Per chi fosse interessato, la geolocalizzazione esatta della distruzione di massa dei Leopard è qui:

Destruction Leopards

Geolocation of the 2 tanks by Rybar:

📍47.496465, 35.932047

📍47.500864, 35.931843

Tra l’altro, un comandante di carro armato russo su un T-80BV dice di aver cercato di ingaggiare uno dei Leopard in un duello, ma il micio è scappato (beh, la decantata velocità di retromarcia serve a qualcosa):

❗️ “Ares” (comandante della compagnia carri armati di un bgd 🇷🇺Marine) racconta di aver tentato di ingaggiare un duello con un Leopard-2 con il suo carro armato T-80BV, ma il carro armato ucraino si è ritirato quando è iniziato il fuoco dell’artiglieria. Il comandante della compagnia ha parlato anche di carri armati gommati francesi AMX-10RC, 3 dei quali sono stati danneggiati e abbandonati nei pressi di Novodonetsk, e che i marines hanno cercato di portare nelle retrovie. Ma come si è svolto l’attacco in generale?

Se ricordate, nell’ultimo rapporto ho scritto che avrebbero cercato di lanciare di notte, con la speranza che le loro “ottiche superiori” occidentali (visione notturna, termiche, ecc.) avrebbero dato loro un vantaggio. E hanno seguito questo piano, poiché di notte hanno lanciato un assalto di artiglieria spaventosamente massiccio, utilizzando ogni possibile risorsa a loro disposizione, dall’artiglieria a tubo e a razzo ai missili, agli Storm Shadows, al pesante disturbo EW, persino alle avanzatissime mine elettroniche occidentali lanciate nelle retrovie delle truppe russe per impedirne il rifornimento.

Riassumendo, il nemico ha incluso nella battaglia un gran numero di veicoli blindati, ma non ha avuto successo in nessuna di queste aree, anzi, ha subito perdite significative con risultati nulli. Si noti che il nemico ha iniziato a minare i binari con mine anticarro DM-1399, DM-31, ecc. Queste mine sono state rilevate nella zona di Novaya Pavlovka, Verbovka, Ilchenkovo, Sweet Balka, Novoe. Nelle intercettazioni radiofoniche del nemico si nota la presenza di parlato polacco. (Boris Rozhin)
Le truppe russe hanno inizialmente riferito di un intenso bombardamento di fuoco sulle loro posizioni e trincee, che sono state a lungo ricognite dall’AFU con l’aiuto dei loro sistemi ISR occidentali. Non ci sono ancora indicazioni sulle perdite, ma è probabile che la parte russa abbia subito perdite in questo assalto, perché a quanto pare è stato uno dei più feroci mai lanciati dall’AFU. È probabile che abbiano consumato una grande quantità di munizioni immagazzinate proprio per questo momento.

Solo dopo questo assalto aereo iniziarono le operazioni di terra. Ecco alcune descrizioni dei corrispondenti in prima linea su come si svolsero le operazioni. Da Aleksander Kots:

La guerra lampo ovviamente non ha funzionato. Come ha detto Budanov, tutto sarebbe stato veloce e inevitabile. Ma qualcosa è andato storto. Ho detto molte volte che per 15 mesi il nemico non ha conquistato una sola grande città in battaglia. Sì, ha sfruttato abilmente i nostri errori, ma non ha rosicchiato la vittoria con i denti. Il nemico si aspettava che con colpi di precisione avrebbe distrutto la nostra logistica e il nostro quartier generale e poi, alla vista dei primi leopardi, ci saremmo buttati a capofitto. Ma non abbiamo perso il controllo delle truppe: tutto è al suo posto. Non c’è disorganizzazione nemmeno all’interno delle unità: stiamo dando una potente risposta. Nonostante il fatto che Kiev getti in battaglia le sue riserve addestrate, tra cui una delle migliori brigate – la 47ª, lo stesso pugno d’urto che è stato addestrato specificamente per questa missione -, le nostre rispondono adeguatamente alla prima ondata dell’offensiva. Sì, con delle perdite, ma senza confusione. Infliggere una sconfitta di fuoco su larga scala a formazioni nemiche selezionate. Sia il mining dei campi che la difesa in profondità hanno funzionato, quando è stato possibile ritirarsi in posizioni più vantaggiose senza perdere territorio strategico. Sì, è difficile, ma in questi giorni il nostro esercito dimostra di saper combattere per la nostra terra, per ogni suo pezzo. Contro ogni aspettativa. Come 80 anni fa. Bello! 👉sashakots
E un altro rapporto del colonnello K Zalessky, che inizia con il fatto che 4 dei Leopard distrutti, secondo quanto riferito, giacciono ancora nella “zona grigia” – il territorio tra le due parti che nessuna delle due controlla, quindi c’è ancora la possibilità che le forze russe li recuperino o semplicemente li distruggano completamente in modo che l’AFU non possa recuperarli. Leggete il rapporto completo perché fornisce un resoconto molto dettagliato di come è iniziato l’assalto:

Quattro “Leopardi” sono rimasti nella zona grigia … Il colonnello K.Zalessky in particolare per il canale Voenkor Kitten Z 👉👉voenkorKotenok :In continuazione dell’argomento di ieri sull’offensiva delle Forze Armate dell’Ucraina e la nostra preparazione per questa offensiva. Il nemico ha lanciato un’offensiva in direzione di Orekhovskoye alle 2 del mattino, ora di Mosca, nella zona di difesa della 58ª Armata. Su un ampio fronte, dopo la più potente preparazione dell’artiglieria e un attacco di guerra elettronica che ha messo fuori uso le nostre antenne di comunicazione. La fanteria ha vacillato, ma non è scappata, anche se uno dei difensori della compagnia è stato letteralmente raso al suolo.La principale forza d’urto dell’assalto notturno è stata la colonna di veicoli corazzati uscita da Malaya Tokmachka, che comprendeva 40 carri armati, alcuni dei quali erano gli stessi Leopard.Il successo della battaglia è stato predeterminato dal lavoro professionale delle forze speciali della 45ª e 22ª brigata. Trovandosi nella zona grigia, i nostri “specialisti” con un margine di tempo sufficiente hanno individuato i veicoli che si muovevano senza fari, consentendo a due coppie di Ka-52 di raggiungere in tempo il campo di battaglia.Avvicinandosi ai campi minati, il nemico ha lanciato Zmei-Gorynychi (cacciamine UR-77), e i carri armati con le reti a strascico sono andati avanti, liberando la strada per i Leopard e i veicoli blindati con la fanteria. La brigata delle Forze Armate dell’Ucraina, addestrata presso i campi di addestramento della NATO, avendo superato i campi minati, probabilmente si sarebbe rapidamente trasformata in formazione da battaglia e si sarebbe mossa verso i nostri difensori… Ma sono stati colpiti in una battaglia notturna che ha ipnotizzato con la sua drammaticità. ATGM, artiglieria e, naturalmente, elicotteri hanno colpito da tutti i lati i veicoli blindati che si trovavano nei campi minati. Di conseguenza, al mattino, 20 carri armati nemici danneggiati e distrutti (tra cui 4 Leopard) e 15 veicoli blindati sono rimasti sul campo di battaglia, che né noi né il nemico possiamo evacuare dal campo minato. In una parola, tutti i nostri – dal comandante della 58ª OA, il tenente generale Ivan Popov, agli artiglieri antiaerei, ai piloti di elicotteri, alla fanteria, all’artiglieria e alle forze speciali – hanno lavorato come un unico meccanismo ben oliato. Il leggendario comandante della 58ª OA Vladimir Shamanov sarebbe stato soddisfatto sia del suo esercito che della sua 45ª brigata. L’offensiva diurna in questo settore è diventata una misera parodia di quella notturna: coperta dalla nostra artiglieria, la colonna corazzata delle Forze Armate dell’Ucraina non ha nemmeno raggiunto i nostri campi minati.
Quindi, come potete vedere. Il nemico si è avvicinato ai campi minati nella “terra di nessuno” tra i due eserciti a sud di Orekhov. Viaggiavano in veicoli a fari spenti, contando sulla loro fantasiosa “visione notturna” della NATO. Hanno iniziato a rimuovere le mine con le reti a strascico e con il cacciamine UR-77 “Snake Gorynch”. Tuttavia, molti di loro sembravano colpire comunque le mine, prima o poi.

L’analista russo Yuriy Podolyaka fornisce ulteriori dettagli:

Yuriy Podolyaka: “Le Forze Armate dell’Ucraina non sono riuscite a liberare i campi, sono state costrette a passare attraverso corridoi stretti. Ci sono riprese di un gruppo di carri armati: uno viene colpito, gli altri hanno paura di aggirarlo e finiscono contro le mine. Le Forze Armate dell’Ucraina sono compresse, la nostra artiglieria e l’aviazione stanno lavorando. Per tutta la notte i nostri cacciatori notturni hanno lavorato come un carosello, sparando a molti mezzi nemici.
Si vedono BMP “Bradley” e “Leopard” americani: questa è la vera guardia di sfondamento, questa è una controffensiva, per quanto Kiev la neghi.
Le Guardie di sfondamento non sono ancora riuscite a fare nulla con la nostra 42ª divisione, che non permette al nemico di sfondare nemmeno la prima linea di trincee, figuriamoci la prima linea di difesa. Le Forze Armate ucraine hanno occupato diverse posizioni dove hanno colpito gli “Highmars”, ma la prima linea di difesa non è stata sfondata”.
Gli Spetsnaz russi del 45° e del 22° hanno individuato i veicoli striscianti con i loro sistemi avanzati di ricognizione notturna e hanno scatenato l’inferno di fuoco sui nemici in avvicinamento, a quel punto i Ka-52 sono entrati in azione così (filmato reale di ieri):

Il resto del peso dell’attacco sembra essere stato gestito dalla 58a brigata dell’esercito russo del distretto militare meridionale di Vladikavkaz. La 58a è la forza principale che ha praticamente messo in ginocchio da sola la Georgia nel 2008, con la sua famosa 42a divisione che comprendeva i famosi battaglioni ceceni “Vostok” e “Zapad” (da non confondere con la DPR “Vostok” comandata da Khodakovsky).

Ecco il comandante stesso del 58° che racconta gli eventi:

Si distinsero unità come il 291° e il 70° Reggimento Fucilieri della 42° Divisione Motorizzata Guardie della 58°.

Emblem of the 58th

Ieri sera si è parlato molto del 291° Reggimento Fucilieri, in particolare, e del loro coraggio ed eroismo nel respingere l’assalto della NATO:

🇺🇦⚔️🇷🇺The eroica compagnia del 291° reggimento ha resistito a tutti gli assalti e ha riconquistato l’altura e tutte le posizioni vicino a Orekhovo‼️▪️In la zona di Rabotino, dopo essersi ritirata da un’altura, La compagnia russa del 291° reggimento ha respinto tutti gli attacchi nemici e ha riconquistato tutte le posizioni con il supporto dei soldati del 70° reggimento, degli esploratori e delle forze speciali del Distretto Militare Sud. ▪️Reinforcements sono arrivati, i soldati feriti sono stati evacuati.▪️After che, le battaglie posizionali sono continuate, l’AFU ha nascosto i carri armati superstiti nell’atterraggio e ha sparato contro le nostre posizioni.▪️AFU colonne continuano a muoversi, le Forze Armate dell’Ucraina si stanno riorganizzando, si prevedono nuovi assalti nella zona.
Il corrispondente Evgeny Poddubny aggiunge anche quanto segue:

Il nemico contava sulla perdita di controllo e di comunicazione delle nostre formazioni da combattimento. Tutti gli sconfinamenti sono accompagnati dal lavoro attivo dei sistemi di guerra elettronica e di soppressione. Lo scopo del lavoro degli operatori è quello di disturbare la connessione. Questo vale anche per i canali di controllo dei giardini tattici e degli UAV. Ma poi il regime di Kiev è caduto nella trappola dell’arroganza. Il nemico è stato colpito nei denti grazie alle azioni abili e tempestive dei combattenti e dei comandanti del nostro esercito. E le aspettative gonfiate nel funzionamento delle attrezzature occidentali hanno portato le formazioni nemiche sotto il fuoco delle armi russe 👉epoddubny
I canali ucraini che parlano con i soldati al fronte riportano l’inferno di ieri sera:

Il canale ucraino TG ZeRada riferisce di aver contattato i soldati dell’AFU in direzione Zaporizhzhya: “I ragazzi vicino a Orekhovo li hanno contattati. Non ho ancora specificato la suddivisione per non essere colpiti. Dicono che ieri è stato un inferno: meno 15 carri armati e 10 mezzi corazzati in una sola zona. I ragazzi della 31ª brigata meccanizzata salutano gli ingegneri e i comandanti. Appena inviati alle miniere…”.
Questo era il sentimento di molti:

E questo racchiude perfettamente il sentimento, perché molti si aspettavano che la Russia ripiegasse almeno su quelle famose linee secondarie che tutti abbiamo visto sulle mappe per mesi, con i denti di drago e i revetments. Molti non si aspettavano che la Russia tenesse semplicemente la linea e respingesse completamente l’assalto dell’AFU senza indietreggiare di un centimetro.

Inoltre, questa è una delle prime aree in cui l’AFU si scontra con truppe vere e proprie dell’esercito russo, piuttosto che con PMC, paramilitari, volontari, LDPR e infiniti altri gruppi che vengono costantemente scambiati per “forze russe” ogni volta che qualcosa va storto, facendo sì che la Russia venga accusata di scarsa professionalità, ecc.

Sulla linea di Novodonetsk, un po’ più a est della direzione di ieri, ci sono altri gruppi, come il battaglione Kaskad della DPR e i volontari russi dei BAR. Ci sono molti altri gruppi di volontari più piccoli, come quello chiamato “Krim” (Crimea). Ma la linea di Orekhov sembrava essere tenuta quasi interamente da forze armate russe vere e proprie. E indovinate un po’? Ricordate quando Prigozhin diceva che l’esercito russo era terribile, non addestrato, buono a nulla e che fuggiva al primo segno di difficoltà?

Notizia dell’ultima ora: gran parte del combattimento di Wagner contro Bakhmut si è scontrato con squadroni di difesa territoriale di livello inferiore, inviati direttamente dalla mobilitazione forzata e con un addestramento pari a zero. Ieri sera, i ragazzi del 58° russo si sono scontrati con l’élite degli eserciti d’élite addestrati ed equipaggiati dalla NATO, in sella ai carri armati Leopard. Mi chiedo cosa avrebbe da dire Prigozhin, il chiacchierone che parla a vanvera, sulla loro prestazione. Non hanno mollato e nessuno è fuggito da nessuna parte. Nemmeno i ragazzi del 200° Fucile a Motore di Berkhovka, che hanno umiliato il povero Prig postando un video in cui si mostravano mentre giravano per Berkhovka, controllata al 100% dai russi, lo stesso giorno in cui Prigozhin sosteneva di essere fuggito e di averla persa, giorni fa.

Ma torniamo all’offensiva: Dmitry Rogozin avverte di non esaltarsi troppo, perché non si tratta ancora di un assalto importante rispetto a ciò che l’AFU può ancora portare sul tavolo:

🇺🇦⚔️🇷🇺The Il nemico non ha ancora gettato in battaglia i cunei dei carri armati: resta la seria minaccia di una potente offensiva da parte delle Forze Armate dell’UcrainaQuesto è quanto ha dichiarato Dmitry Rogozin, che si trova al fronte con un gruppo di consiglieri militari. “Non condivido le notizie gioiose sulla “sconfitta del nemico”.Sì, abbiamo respinto il primo attacco. Ma il nemico non ha ancora introdotto le forze principali dello sfondamento, soprattutto grandi cunei di carri armati, non li ha spinti nelle nostre posizioni avanzate. E sono solo nelle vicinanze di Orekhov, nella direzione più pericolosa per i carri armati – circa 600 carri armati delle Forze Armate dell’Ucraina, senza contare i veicoli da combattimento della fanteria.Pertanto, è troppo presto per gioire, signori. Prima vinciamo, e solo allora “lanceremo i tappi in aria”.
Sostiene che l’Ucraina ha 600 carri armati in questa direzione, un numero sbalorditivo visto che è più del totale dei carri armati che la maggior parte delle persone stima che l’AFU abbia nel suo intero arsenale, per non parlare di questa piccola direzione. Potrebbe avere ragione?

La verità è che, sulla carta, le 9 brigate speciali che il Pentagono ha fatto trapelare sono dotate ciascuna di 30 carri armati e 100 IFV. Quindi, solo per queste brigate speciali, addestrate dalla NATO, si arriva a 270 carri armati principali e 900 IFV. E sappiamo che ci sono molte altre brigate che sono destinate a riempire il grosso del pugno d’urto, quindi è possibile che abbiano un numero di carri armati simile. Almeno 400-500 sono possibili, se non tutti e 600.

Molti di voi si staranno chiedendo: “Cavolo, quanti carri armati ha ancora l’Ucraina?”. Beh, ad essere onesti, se avessi tirato a indovinare in precedenza avrei detto solo 200-300, più o meno. Ma le fughe di notizie del Pentagono hanno indicato il numero esatto, e anche se è difficile sapere quanto siano accurate, ecco cosa hanno indicato per il totale dei carri armati principali ucraini:

In deposito: 495
In campo: 802 (433 consegnati)
Distrutti: 468

Presumo che i 433 consegnati siano quelli che la Polonia e l’Occidente hanno dato loro, il che significa che avrebbero ancora ~400 carri armati attivi se non fosse per questo. I “495” stoccati sono difficili da analizzare, perché non abbiamo modo di sapere se quelli in deposito significano che sono rottami completi senza la possibilità di essere ricondizionati o se sono ricondizionabili.

Inoltre, questi numeri risalgono a quasi mezzo anno fa, dato che le fughe di notizie risalgono all’inizio dell’anno, quindi è possibile che i numeri siano molto inferiori.

Quindi la domanda è: anche se ne rimanessero 600-800, li metterebbero quasi tutti su quest’ultima linea come afferma Rogozin? Immagino che lo scopriremo, ma come ho detto, come minimo ci devono essere i circa ~300 delle 9 brigate speciali e probabilmente almeno altri 100 delle varie brigate che le aiutano, che sappiamo essere presenti come la 36esima, la 68esima Jaeger e molte altre recentemente nominate in direzione Novodonetsk e Orekhov che non fanno parte delle 9. Quindi è plausibile che almeno ~400 carri armati siano in questa direzione.

Ma ricordiamo che le perdite si stanno accumulando rapidamente, ora ci sono quasi 100 perdite totali di blindati (compresi quelli leggeri) visivamente confermate negli ultimi giorni:

Shoigu ha dichiarato che sono stati distrutti 52 carri armati principali (mentre la Russia ne ha persi 15) solo nel periodo 4-6 giugno dei combattimenti di Novodonetsk. Ieri sera ne hanno persi un buon numero in più, quindi se queste cifre sono accurate, il numero si sta esaurendo rapidamente. E nell’assalto della scorsa notte, Shoigu ha riferito di 30 carri armati AFU distrutti in totale:

Oggi all’1.30, in direzione Zaporozhye, il nemico ha tentato di sfondare la difesa con le forze della 47ª brigata meccanizzata, che contano fino a 1.500 persone e 150 veicoli blindati. Il nemico è stato individuato tempestivamente ed è stato sferrato un attacco preventivo con l’artiglieria, l’aviazione e le armi anticarro. Durante le due ore di battaglia, le perdite ucraine sono state di 30 carri armati, 11 veicoli da combattimento di fanteria, fino a 350 persone. Il nemico è stato fermato in tutte e quattro le direzioni e si è ritirato con pesanti perdite. Le forze di riserva appositamente addestrate da Kiev per effettuare uno sfondamento nella direzione di Zaporozhye non hanno svolto il loro compito. Shoigu

Inoltre, ricordiamo che il numero gonfiato di MBT dell’Ucraina è leggermente fuorviante, poiché molti, se non la maggior parte, sono T-62 invecchiati e cose di questo tipo. Supponiamo che tutti i numeri di Shoigu siano approssimativamente accurati: ciò significa che oltre 80 carri armati sono già stati persi solo dal 4 giugno. Ciò equivale al 20% di un’ipotetica concentrazione di 400 carri armati in questa regione.

Inoltre, si noti che mentre tutto questo accadeva in direzione di Zaporozhye, l’Ucraina ha lanciato un’offensiva anche a Berkhovka, sul fianco nord-occidentale di Bakhmut. Anche lì hanno subito gravi perdite di blindati, con molti carri armati distrutti:

Ma a proposito di Novodonetsk. Torniamo per un attimo a quell’assalto. Nell’ultimo rapporto avevo accennato a come ci fossero già ammutinamenti da parte di unità di refusenik che avevano postato video in cui si sollevavano contro il loro comando che li aveva mandati “al macello”. Inoltre, ci sono già stati rapporti di comunicazioni intercettate dall’AFU in cui i gruppi a cui era stato dato il comando di attaccare nell’offensiva di ieri si sono di fatto rifiutati di attaccare.

Beznosov: direzione Zaporozhye. Secondo le intercettazioni radio ricevute, almeno un’unità dell’AFU ignora l’ordine di muoversi e attaccare le nostre posizioni. Le perdite del nemico sono molto elevate.
Ora abbiamo finalmente le versioni tradotte e sottotitolate e nuovi video delle unità ammutinate dalla direzione di Novodonetsk:

🔥Secondo l’appello del 505° battaglione della 37° Brigata, solo 130❗️servicemen è sopravvissuto su 450‼️ combattenti inviati al contrattacco. Si rifiutarono di combattere sotto il comando di coloro che li usavano come carne da cannone e non si preoccuparono di coprire il loro attacco con l’artiglieria e altri mezzi.

🇺🇦🎤🇺🇦 video dall’altra parte pt2🔥Più tardi, un altro video appello ufficiale è stato condiviso da militari della 1ª compagnia ucraina del 1º plotone del 2º battaglione di marines, e da membri di alcuni equipaggi di carri armati, che sono stati inviati al villaggio di Novodonetske per sostenere il 505º battaglione che è stato quasi distrutto lì. 🔥 I militari hanno condiviso la loro storia e hanno preso la stessa decisione di rifiutarsi di combattere sotto il loro comando. Hanno affermato di essere stati informati dell’operazione di combattimento 10 minuti prima di essere inviati in battaglia.

C’è un’altra interessante intervista di un soldato dell’AFU effettivamente catturato durante gli assalti di Zaporozhye dei giorni scorsi. Ha rilasciato un’intervista come prigioniero di guerra ma non è ancora stata sottotitolata, spero di poterla pubblicare un’altra volta.

Passiamo ora ad altri aggiornamenti. Innanzitutto sulla diga di Kakhovka. Ci sono ora nuovi interessanti dettagli che complicano la situazione. È emerso che un monitor sismico norvegese, utilizzando stazioni locali, ha registrato una scossa sismica commisurata a una “esplosione” esattamente nel momento in cui la diga di Kakhovka è crollata per la prima volta, intorno alle 2 del mattino:

L’osservatorio norvegese per la messa al bando degli esperimenti nucleari NORSAR afferma che i segnali sismici indicano che c’è stata un’esplosione alla diga di Nova Kakhovka alle 02:54 del 6 giugno, il che significa che molto probabilmente è stata usata un’azione cinetica per far crollare la diga. Magnitudo stimata tra 1 e 2.

Cosa è stato richiesto di provare: il sistema di monitoraggio del divieto di test nucleari in Norvegia presso il sito NORSAR in Romania ha registrato che il 6 giugno alle 02:54 in direzione di Kherson c’è stata un’esplosione cinetica con una magnitudo di 1-2.
Il sito ufficiale è qui.

E questo dopo che nuovi rapporti di cittadini locali hanno affermato di aver sentito potenti esplosioni all’incirca a quell’ora del mattino che li hanno svegliati. Due nuovi articoli illustrano la vicenda. Il primo afferma che:

I residenti della città di Nova Kakhovka, nella regione ucraina di Kherson, hanno sentito delle esplosioni e visto un segnale luminoso prima della rottura della diga di Kakhovka HPP e hanno discusso di quanto accaduto la mattina del 6 giugno nei canali Telegram e nelle chat della città.

E il NYTimes ha pubblicato un nuovo articolo in cui si afferma che:

Ihor Syrota, capo della Ukrhydroenergo, l’azienda idroelettrica statale, ha dichiarato in un’intervista: “Un attacco missilistico non avrebbe causato una tale distruzione perché questo impianto è stato costruito per resistere a una bomba atomica”. E ha aggiunto: “È chiaro: c’è stata un’esplosione dall’interno della centrale e la centrale si è spezzata a metà”.
L’articolo conferma anche che i residenti hanno sentito l’esplosione:

Gli esperti hanno avvertito che le prove disponibili erano molto limitate, ma hanno detto che un’esplosione interna era la spiegazione più probabile per la distruzione della diga, un’enorme struttura di cemento rinforzato con acciaio, completata nel 1956. I residenti locali hanno riferito sui social media di aver sentito una forte esplosione intorno all’ora in cui la diga è stata violata, alle 2:50 del mattino.
Si noti che il gruppo di monitoraggio sismico norvegese ha segnalato il segnale dell’esplosione alle 2:54 ora locale di Kherson, mentre i residenti nell’articolo di cui sopra hanno sentito un’esplosione alle 2:50, per cui la corrispondenza è certa.

L’unica grande domanda che alcuni si pongono è: è possibile che l'”esplosione” sia stata semplicemente il rumore del crollo della diga piuttosto che un sabotaggio con esplosivo artificiale? Una diga che crolla potrebbe far scattare i sismografi in Romania e altrove?

Il fatto che ora abbiamo la prova (di cui ho postato i video l’ultima volta) che Kiev ha aperto le chiuse delle centrali idroelettriche a monte di Dnipro sembra implicare pesantemente che Kiev sia dietro questo atto, poiché stava chiaramente cercando di trarre profitto dall’inondazione scaricando massicciamente l’acqua a valle.

Ora l’agenzia nucleare dell’AIEA riferisce che:

❗️The livello dell’acqua nel serbatoio, da cui la ZNPP prende l’acqua per i reattori, sta scendendo a un ritmo di 4-7 cm all’ora. La situazione della sicurezza nucleare e fisica a ZNPP rimane potenzialmente pericolosa.AIEA
Quindi questa falsa bandiera era finalizzata a colpire la centrale nucleare di ZNPP? Dovremo aspettare e vedere.

Terrò questa relazione più corta per non sovraccaricare troppo le persone, quindi qualche altro elemento vario:

Innanzitutto l’IRIS-T distrutto è stato geolocalizzato nella regione di Kherson:

That destoyed Iris-T radar has been geolocated.

Grechanovka settlement, Kherson region.

Coordinates: 46.932592, 32.796470.

30 kilometers away from frontline.

La cosa interessante è che si trovava proprio a 20 km dalla linea di contatto, il che significa che lo tenevano al limite assoluto del raggio d’azione del missile, che è esattamente di 20-25 km. È stato chiaramente posizionato per impedire all’aviazione russa di colpire le posizioni ucraine sulla costa, in particolare quelle che si dice stiano raccogliendo risorse per effettuare sbarchi anfibi, ecc.

L’opinione di un analista filo-ucraino sulle prestazioni dell’AFU durante le manovre di distruzione dei Leopard:

Un nuovo esilarante titolo dell’Atlantic che dimostra ulteriormente quanto i media occidentali si siano allontanati dai loro precedenti obiettivi narrativi. Non vedono più l’Ucraina vincente e, anzi, stanno lentamente condizionando i loro lettori dementi verso l’inevitabile eventualità che l’Ucraina spinga semplicemente per un disperato cessate il fuoco:

E l’Economist, di proprietà dei Rothschild, incrocia le dita in una cieca speranza:

Un video che mostra i combattenti del battaglione russo-DPR “Kaskad” mentre recuperano i Mastini distrutti di cui ho riferito ieri:

Questi sono i camion che facevano parte di una delle “9 brigate speciali” addestrate/armate dalla NATO, la 37a, che aveva anche gli AMX-10 che sono andati persi qui:

È interessante notare che Zelensky ha tenuto un’importante riunione con tutti i suoi vertici e comandanti, come il comandante delle forze di terra Syrsky: erano assenti, in particolare, Zaluzhny e Budanov.

Il già loquace Budanov non si è ancora fatto vedere dopo lo sciopero degli edifici della GUR.

Vediamo se l’AFU ci riprova nei prossimi giorni.

“Leopard hunting”
https://simplicius76.substack.com/p/offensive-confirmed-afu-strikes-hard

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“Il percorso BRICS”: aspetti chiave e compiti dell’espansione dell’appartenenza, di Sergey Michnevich

“Il percorso BRICS”: aspetti chiave e compiti dell’espansione dell’appartenenza

Per ottenere i massimi benefici dalla cooperazione economica nel quadro dei BRICS, è necessario coinvolgere il settore privato il più attivamente possibile; in particolare attraverso le associazioni imprenditoriali dei BRICS e delle istituzioni partner come la SCO e la EAEU, scrive l’esperto del Valdai Club Sergey Mikhnevich .

Il rafforzamento dei BRICS e l’ingresso di questa associazione nei ranghi delle istituzioni chiave della governance globale ha attualizzato la questione dell’ampliamento della sua adesione. All’inizio di maggio di quest’anno, 19 paesi hanno in programma di diventare membri BRICS: Iran, Egitto, Arabia Saudita, Algeria, Emirati Arabi Uniti, Argentina, Indonesia e una serie di altri stati. I motivi per aderire ai BRICS includono l’attrattiva del modello di cooperazione esistente, la sua agenda, nonché il desiderio dei nuovi membri di diventare alcuni degli attori chiave che determineranno la direzione dello sviluppo del sistema politico ed economico internazionale multilaterale nel prossimo futuro.

Anil Suklal, sherpa sudafricano dei BRICS, osserva che in una situazione in cui “singoli paesi occidentali hanno preso in ostaggio il sistema multilaterale di relazioni e lo stanno usando a proprio vantaggio… Noi (nei BRICS — ndr), al contrario, vogliamo creare un’architettura globale delle relazioni internazionali e farlo insieme”. Secondo  Kirill Babaev, direttore dell’Istituto per la Cina e l’Asia moderna dell’Accademia delle scienze russa, BRICS, insieme all’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO), “riflettono la speranza di alcuni stati del mondo di creare un sistema di cooperazione inclusiva e cooperazione reciprocamente vantaggiosa, sia nel campo della sicurezza che nel campo dell’economia, libera dalla pressione delle strutture occidentali”.

Uno dei fattori che hanno aumentato l’influenza dei BRICS è stato l’impegno dei suoi membri a sviluppare approcci alla cooperazione, tenendo conto degli interessi reciproci determinati dai singoli partecipanti principali, senza che la pressione e la coercizione determinassero le condizioni per la loro attuazione. L’uguaglianza di tutti i partecipanti e l’agenda inclusiva sono elementi importanti che stanno alla base di quello che può essere definito il “Percorso BRICS”. Questo di per sé funge da potente fonte di “potere di attrazione” istituzionale (come un analogo del “soft power”) di questa associazione.

Nonostante anni di discorsi sull’espansione dell’adesione ai BRICS, la prima e ultima aggiunta dalla sua fondazione è stata il Sudafrica nel 2011, che ha aggiunto la lettera “S” all’acronimo BRIC. Molteplici sono le ragioni per cui, nei successivi 10+ anni, nessun altro Paese ha aderito all’associazione: dai rischi di complicare notevolmente il programma di lavoro e conciliare gli interessi non sempre coincidenti delle parti allo “zelante atteggiamento” degli Stati membri nei confronti rappresentare gli interessi delle loro regioni nei BRICS.

Anche nelle relazioni tra gli attuali membri del BRICS c’è un numero significativo di contraddizioni che rendono difficile approfondire la cooperazione, come tra Cina e India. Con l’allargamento dei membri dell’associazione, i punti di tensione, ovviamente, aumenteranno. Ad esempio, quando l’Argentina entrerà a far parte dei BRICS, potrebbe sorgere una competizione con il Brasile, che influirà sulla solidità e sulle potenziali capacità dell’organizzazione. Inoltre, è importante anche determinare una serie di requisiti per i nuovi membri.

Difficilmente si tratterà solo di criteri economici o di partecipazione ai lavori delle principali istituzioni di governance globale su scala globale e regionale, come il G20 o la SCO. È più probabile che gli attuali membri sviluppino criteri politici ed economici complessi che tengano conto dell’influenza del paese sulla scena internazionale e della sua capacità di risolvere i problemi globali più importanti in alcuni settori, come la sicurezza alimentare ed energetica.

Come osserva giustamente Dmitry Razumovsky, ex direttore dell’Istituto per l’America Latina dell’Accademia Russa delle Scienze, “oggi i BRICS non sono più un club di leader della crescita, e la capacità dei paesi candidati di partecipare efficacemente alla risoluzione della corrente più acuta i problemi che affliggono il mondo in via di sviluppo – le crisi energetica e alimentare – stanno venendo alla ribalta”.

A questo proposito, di particolare importanza per i BRICS è la misura in cui i suoi membri saranno in grado di costruire un programma d’azione efficace sullo sfondo della crisi delle istituzioni globali.

Il movimento lungo il “Percorso BRICS” come cooperazione radicata nello sviluppo di soluzioni globali attraverso il bilanciamento degli interessi reciproci e la rinuncia alla pressione può aiutare a mitigare i fenomeni di crisi esistenti e creare condizioni positive per l’ulteriore rafforzamento del potenziale dei membri come leader di il nuovo mondo multipolare.

Per questo motivo, è importante che i BRICS sviluppino la modalità ottimale per utilizzare le possibilità del formato BRICS+ per “integrare le integrazioni”, con la partecipazione di EAEU, SCO, MERCOSUR, ASEAN (attraverso la Cooperazione economica regionale globale), il Unione Africana, ecc. Il corrispondente mega-formato ombrello (America Latina, Africa, Eurasia) potrebbe essere utilizzato per creare un quadro istituzionale completo per promuovere la cooperazione economica tra tutti i paesi del Sud del mondo. Ekaterina Arapova e Yaroslav Lissovolik hanno scritto sulle prospettive dei BRICS+ per la formazione di un nuovo sistema di governance globale, tenendo conto delle esigenze dei paesi del Sud del mondo.

Il reale emergere dei BRICS sulla scena mondiale richiede anche un aumento degli sforzi dei membri dell’associazione per coordinare le loro posizioni in altre importanti istituzioni di governance globale, come il G20. All’interno del suo quadro, i paesi membri BRICS potrebbero elaborare un’agenda consolidata su questioni chiave, utilizzando l’esperienza del G7.

Allo stesso tempo, è importante per i BRICS “mostrare risultati pratici” in aree chiave. Tra questi, si possono notare in particolare la produzione industriale, il settore agroindustriale, l’energia e i trasporti, i sistemi di pagamento e regolamento, i. e. sfere che svolgono un ruolo speciale nell’assicurare la vitalità dei sistemi socio-economici. Allo stesso tempo, è necessario rafforzare i legami nel campo dell’armonizzazione della regolamentazione e della digitalizzazione – per garantire la massima continuità nell'”articolazione dei tessuti” dei legami in via di sviluppo, nonché dei contatti educativi e culturali – per garantire la loro integrazione e completezza natura attraverso la costruzione della fiducia reciproca e il coinvolgimento delle “grandi masse pubbliche e imprenditoriali”.

Allo stesso tempo, è importante che l’agenda includa non solo lo sviluppo di formati di regolamentazione e interazione, ma anche meccanismi e strumenti adattativi per la cooperazione, nonché la formazione di un pool e l’attuazione di specifici progetti pratici. Pertanto, se l’Iran si unirà ai BRICS, potrebbe contribuire all’utilizzo delle capacità dell’associazione per l’attuazione del megaprogetto del corridoio di trasporto internazionale nord-sud, a cui sono interessati gli attuali membri dei BRICS. Il rafforzamento della direzione del progetto richiede l’adattamento e il ridimensionamento del lavoro della New Development Bank(NDB) ai nuovi compiti ed esigenze dei candidati membri, nonché al riavvio del suo lavoro nella Federazione Russa, che è stato effettivamente sospeso sotto minaccia di sanzioni da parte di alcuni Stati occidentali.

In conclusione, sembra importante sottolineare ancora una volta che per ottenere i massimi benefici nella cooperazione economica nell’ambito dei BRICS, è necessario coinvolgere il settore privato il più attivamente possibile; in particolare attraverso le associazioni imprenditoriali dei BRICS e delle istituzioni partner come la SCO e la EAEU. Sembra promettente stabilire collegamenti istituzionali tra i consigli aziendali dei BRICS, la SCO e la EAEU. La base per questo potrebbe essere il sistema di dialoghi commerciali del Business Council EAEU, che è stato molto apprezzato dal Presidente della Russia Vladimir Putin. Un dialogo commerciale congiunto potrebbe diventare un efficace fornitore di progetti commerciali, economici e di investimento, oltre a rappresentare una voce imprenditoriale consolidata sulle questioni chiave dello sviluppo dell’integrazione megaregionale.

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La “grande battaglia, di Philippe Grasset

La “grande battaglia
10 giugno 2023 (18:00) – Devo confidarvi che difficilmente riuscirei a fornirvi un’analisi della battaglia in corso, o addirittura del suo esito, nonostante i segnali che si stanno accumulando in questa direzione. Capite a quale battaglia mi riferisco? Allora capirete anche la mia moderazione e cautela.

Nota di PhG-Bis: “Altri stanno facendo il duro lavoro, almeno di analisi della battaglia. PhG è particolarmente colpito dal lavoro di “Simplicius-The Thinker”, l’ultimo riferimento di cui parla l’intera AMC (“Alternative Media Community”, come Korybko chiama la stampa indipendente, che PhG chiama “Our Samizdat”). Date un’occhiata a Simplicius e capirete quanto sia difficile dare un quadro coerente della battaglia”.

Ma oltre a questa difficoltà di giudizio e di analisi che mi impedisce di dare un’opinione chiara e inequivocabile, mi ha colpito un’altra cosa, non priva di importanza. Se ne ha un’idea quando si sente fare riferimento, qua e là, alla grande battaglia di Kursk dell’estate del 1943, che, insieme a Stalingrado, fu il punto di svolta della Seconda guerra mondiale. Anch’io uso l’analogia con Kursk senza tener conto degli incomparabili fattori quantitativi (il numero di forze, essenzialmente), ma con un obiettivo diverso, anche se capisco perfettamente la ragione generale dell’analogia.

Quello che sappiamo e vediamo, in innumerevoli frammenti, notizie da tutte le parti, video, esplosioni, la confusione e la nebbia furiosa della guerra, l’accensione improvvisa di una manovra, le grida di guerra e i lamenti di morte, questa sensazione di immensa trepidazione dello scontro, è che questa è, come Kursk, una “grande battaglia”; e quindi sentiamo che, come in ogni “grande battaglia”, c’è la svolta di una guerra… E questo non vuol dire, contrariamente a quanto ho detto prima, che io sia convinto della vittoria di una parte e della sconfitta dell’altra! Sto dicendo che si tratta di una “grande battaglia”, nello stesso modo in cui parliamo di un fatto storico che nasconde l’ascesa alla dimensione metastorica, – qualcosa in cui gli dei hanno voce in capitolo.

È anche un momento terribile, in cui tutte le domande che si agitano nella testa delle persone e da una testa all’altra si uniscono in un’unica domanda. Questo è ciò che sta accadendo negli ultimi giorni, quando è diventato chiaro che la battaglia non seguirà la strategia dei cartoni animati che costituisce la spina dorsale del pensiero dei cervelli che non hanno le palle e i bulloni necessari, i cervelli che sorvegliano il futuro del mondo dal punto di vista strategico mantenuto da “D.C.-il pazzo”. Tutto questo porta a quel momento fatale in cui tutte le voci che contano in Occidente – tossicodipendenti e purganti – devono riunirsi per regolare i conti… Come ha detto ieri l’eccellente Mercouris:

“Alcuni dei leader, i Blinken, i Nuland, i Rasmussen, erano tra quelli che pensavano davvero che non appena fosse stata lanciata l’offensiva, i leader russi sarebbero andati nel panico, le truppe avrebbero perso tutto il morale e si sarebbero sciolte, e così via. Da qui l’aspetto molto strano della decisione di lanciare l’offensiva. Ma ora che sappiamo che non è così, ora [che l’offensiva non ha prodotto, tutt’altro, se non il risultato opposto, l’auspicato crollo della Russia], sorge la domanda: cosa dobbiamo fare? E tutti gli aspetti di questa domanda stanno convergendo verso il vertice della NATO [a Vilnius l’11 luglio]…”.

Il punto principale, dunque, è questo: visto che non c’è stato un crollo completo e immediato e non siamo a Mosca, dove il vertice di Vilnius potrebbe essere stato trasferito all’ultimo minuto per celebrare la vittoria di Blinken-Nuland-Rasmussen, cosa si può fare? Pochi osano saperlo, e pochissimi, se non nessuno, osano dirlo, – proprio questo: al ritmo con cui vanno le cose, si scopre che l’Ucraina non può sconfiggere la Russia, tutt’altro, e certamente il contrario, mentre l’Ucraina, con tutto quello che le è stato concesso, è già quasi la NATO. Riuscite a immaginare l’esito di questa logica, cosa significa? La finzione sta per crollare, improvvisamente così vicina ad essere abbracciata dalla gelida, insopportabile realtà – e la NATO trema dalla testa ai piedi.

Si può ben immaginare che in questo momento l’uno o l’altro stia brandendo un articolo di giornale, forse anche Rasmussen, in qualità di consigliere di Mister Z., si sarà infilato nella sala conferenze, e il testo del suo discorso – di cui si è parlato molto negli ultimi giorni – sarà brandito. Mercouris, aggirandosi tra la falange neocon, ha detto due giorni fa che i neocon hanno sempre un piano pronto da proporre, mentre nessuno nel resto della folla sconcertata ha un argomento da proporre… Permettetemi di ricordarvi la filosofia dei neocon, vista da Mercouris:

“I neocon non si tirano mai indietro. Se l’operazione che hanno lanciato ha successo, scelgono di intensificarla. Se l’operazione che hanno lanciato incontra grandi difficoltà, scelgono l’escalation”.

I neocon schiamazzano di piacere con il loro megafono Rasmussen, sicuri che il loro momento sia arrivato, mentre i polacchi esitano tra la loro famosa ubriachezza e una certa malinconia che deriva dai resoconti della battaglia in Ucraina: “È comunque un bel pezzo”. Il resto del pollame non osa dire ad alta voce ciò che non osa nemmeno pensare. Sul versante americano, Biden sta contando e ricontando le 32 o 34 accuse che i “federali” hanno mosso all’ex presidente Trump e le sta moltiplicando per 3,14116 (esattamente “3,14159265358979323846264338327950288419716939937510582” – e la lista continua – secondo i documenti riservati sequestrati dall’FBI con il codice “Pi”). Il suo obiettivo è ottenere proprio quella che ritiene essere la percentuale di voti favorevoli che i sondaggi gli assegneranno grazie a questo evento favorevole, e la facile vittoria che seguirà esattamente all’inizio del novembre 2024. A quel punto, giura, gli ucraini saranno seriamente aiutati – e lo dice come se pensasse che gli ucraini siano stati battuti nell’attuale controffensiva.

In generale, e nello stesso modo in cui vengono descritte nei dettagli le forze militari a nostra disposizione, ci viene detto quante persone manifesterebbero nelle strade e nelle urne se la NATO, con un unico gesto collettivo e compulsivo, decidesse di venire in aiuto dei coraggiosi polacchi, se questi ultimi, entrati in Ucraina, si trovassero a essere trattati male dalle orde russe – tanti “se”, ma come si muovono velocemente le cose! Come si vede e si osserva in anticipo, quasi con occhio divinatorio, “le sommet s’amuse”, come si diceva, ai tempi di Talleyrand, “Le Congrès s’amuse”.

Ma a differenza di Talleyrand, che era piuttosto pignolo, non si divertono per far andare meglio gli accordi e i compromessi, ma per dimenticare il loro sogno infranto. Vilnius potrebbe essere la loro strada per Damasco e, lo confessiamo, non sappiamo quali cose terribilmente terribili ci aspettano dopo. In ogni caso, ce lo siamo meritato e possiamo tutti unirci al coro del terribilmente sardonico Howard Kunstler, che si fa beffe degli sfortunati che hanno creduto in ciò che “le marionette fanno, fanno, fanno”:

“Quella che sembrava una grande idea per una certa cricca di cosiddetti neoconservatori nel nostro Paese – usare l’Ucraina come una trappola per orsi – ha invece improvvisamente rivelato i molteplici fallimenti dell’Europa e dell’America e ha indignato tutto il resto del mondo al di fuori della civiltà occidentale”. Oh, la meraviglia e la nausea!”.

Mi piace molto questa associazione, se non di idee, almeno di riflessi salvavita: “Oh, la meraviglia e la nausea!”.

https://www.dedefensa.org/article/la-grande-bataille

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