CASO AL-MASRI! MESSAGGIO PER GIORGIA MELONI?AUGUSTO SINAGRA GIUSEPPE GERMINARIO CESARE SEMOVIGO

Giorgia Meloni e il suo governo si trovano in una posizione particolarmente scomoda. Aver messo lo stesso piede in troppe scarpe comporterà il pagamento di un prezzo più pesante in vista di un ipotetico riallineamento ed espone la leader a ritorsioni e condizionamenti contrapposti difficilmente sostenibili. Una condizione che rischia di esporre ulteriormente il paese piuttosto che condurlo ad una posizione e postura più autonoma. Ci sarà sicuramente il tentativo strumentale dell’opposizione demoprogressista di cavalcare il malcontento per una situazione della quale essa stessa è la principale responsabile. Sarà questo il terreno di confronto e di provocazione sul quale misurarsi senza ignorare i problemi sul tappeto e la condizione del paese. Ogni crisi è la condizione ed il pretesto di un profondo riassetto della condizione sociale. L’Italia non ne sarà esente. La pubblicazione avviene, purtroppo, a due settimane dalla registrazione per i problemi ricorrenti di disturbo dell’attività del sito. Mantiene comunque la sua attualità_Giuseppe Germinario

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Marco Rubio e Sergey Lavrov a Riad_a cura di Cesare Semovigo e Giuseppe Germinario

Qui sotto le trascrizioni delle conferenze stampa di Rubio e Lavrov seguite all’incontro odierno a Riad. Segue una intervista inedita di Putin utile a comprendere il contesto assieme agli interventi di Vance, Hegseth e Trump già pubblicati. Rimane da conoscere gli atti di un terzo convitato di pietra: i leader europei più oltranzisti, in particolare Macron e Starmer, in predicato con le loro fibrillazioni di fare da supporto a pesanti provocazioni di disturbo del vecchio establishment disarticolato, assieme alle comparse presidenziali italiche e agli avventurieri annidati in Europa Orientale e scandinava. Vedremo sino a che punto saranno efficaci le misure persuasive e dissuasive della compagine trumpiana_Giuseppe Germinario

###  **Traduzione del discorso di Marco Rubio a Riad**

Siamo qui con la delegazione statunitense che ha concluso i suoi incontri con i russi. Ci sono stati accordi o conversazioni di follow-up?

**Marco Rubio:**

Iniziamo col dire che abbiamo concordato quattro principi fondamentali, che ritengo siano importanti:

1️⃣ **Ripristino delle missioni diplomatiche**

Abbiamo deciso di **nominare dei team di lavoro** per ripristinare rapidamente il funzionamento delle nostre missioni diplomatiche a **Washington e Mosca**. Senza ambasciate operative, non possiamo portare avanti questo processo.

2️⃣ **Team di alto livello per negoziare la fine della guerra in Ucraina**

Abbiamo stabilito che un team di alto livello degli Stati Uniti negozierà con la Russia per **porre fine al conflitto in Ucraina** in modo duraturo e accettabile per tutte le parti coinvolte.

3️⃣ **Esaminare la cooperazione geopolitica ed economica post-guerra**

Dobbiamo iniziare a discutere delle **opportunità geopolitiche ed economiche** che potrebbero emergere dalla fine del conflitto. Tuttavia, prima di tutto, la guerra deve concludersi in modo stabile e definitivo.

4️⃣ **Continuare il processo diplomatico con impegno personale**

Noi **cinque delegati presenti oggi** continueremo a essere direttamente coinvolti per garantire che il processo proceda in modo costruttivo.

#### **Che aspetto avrà la fine della guerra? Sono stati presentati dei piani concreti ai russi?**

**Rubio:**

Ci sono alcuni **principi fondamentali** che guidano la discussione:

– Deve essere una **fine definitiva e non temporanea** della guerra.

– Ci sarà inevitabilmente una discussione su **territorio e garanzie di sicurezza**, che sono aspetti essenziali di qualsiasi accordo.

– Il presidente Trump ha chiarito la sua determinazione a **porre fine alla guerra**, fermare la distruzione e la perdita di vite umane.

Le immagini che vediamo ogni giorno dai campi di battaglia nell’Ucraina orientale e meridionale sono **inaccettabili** e non sono nell’interesse di nessuno, né degli Stati Uniti né dell’Europa.

Trump ha cambiato completamente il dibattito globale: non si parla più di **se** la guerra finirà, ma solo di **come** finirà.

#### **Gli Stati Uniti accetteranno che la Russia mantenga i territori annessi dal 2022?**

**Rubio:**

Questi sono **temi da negoziare** e da affrontare con il duro lavoro della diplomazia. **Non anticiperemo accordi o concessioni pubblicamente.**

Quello che possiamo dire è che **Trump è l’unico leader al mondo** che ha la capacità di **riunire le parti per avviare un negoziato serio.**

#### **Ci saranno concessioni da parte degli Stati Uniti?**

**Rubio:**

Per chiudere un conflitto, **tutte le parti devono essere d’accordo sul risultato.**

Dobbiamo anche riconoscere che **sono passati tre anni e mezzo senza contatti regolari tra Stati Uniti e Russia**. Questo è il primo passo per ricostruire un canale di comunicazione.

Trump ha fatto in pochi mesi quello che nessuno è riuscito a fare in tre anni: **portare la guerra a un punto di svolta.**

#### **La Russia ha chiesto la rimozione delle sanzioni?**

**Rubio:**

Le sanzioni sono state imposte a causa del conflitto e saranno parte del negoziato.

Non possiamo prevedere le concessioni, ma è chiaro che per **arrivare alla pace saranno necessari compromessi da entrambe le parti**.

L’Unione Europea avrà un ruolo chiave, poiché ha imposto molte delle sanzioni, quindi dovrà essere coinvolta nei negoziati.

#### **Gli alleati europei si sentono esclusi da questo processo. Come risponderete a queste preoccupazioni?**

**Rubio:**

Per tre anni nessuno è riuscito a creare un canale di negoziazione, ma **Trump ci è riuscito.**

Nessuno viene escluso, ma il presidente Trump **ha preso l’iniziativa per avviare un processo di pace reale**.

Tutti dovrebbero ringraziarlo per questo.

#### **Gli Stati Uniti appoggeranno una soluzione europea alla guerra?**

**Rubio:**

Questo è un tema in discussione. Abbiamo sempre chiesto all’Europa di **contribuire di più alla sicurezza comune**, e alcuni paesi stanno aumentando il loro impegno in Ucraina.

Ma ricordiamo che **un terzo dei paesi NATO non ha ancora raggiunto il contributo minimo del 2% del PIL alla difesa**, nonostante l’accordo esista da un decennio.

#### **I russi vogliono davvero la pace?**

**Rubio:**

La diplomazia si basa sulle **azioni concrete, non sulle parole.**

Il risultato di oggi è che **i russi hanno accettato di impegnarsi in un processo di negoziazione**. Se porterà alla pace dipenderà da **quanto entrambe le parti saranno disposte a rispettare gli impegni presi.**

### ** Prossimi passi nel negoziato**

 **1️⃣ Ripristino delle relazioni diplomatiche USA-Russia**

Negli ultimi dieci anni ci sono state **espulsioni reciproche di diplomatici** e chiusure di ambasciate.

Dobbiamo ripristinare la piena operatività delle missioni.

 **2️⃣ Negoziati sul conflitto ucraino**

Una squadra di esperti lavorerà su **un cessate il fuoco stabile e duraturo**.

 **3️⃣ Cooperazione geopolitica ed economica**

Dopo la pace, USA e Russia potrebbero trovare **opportunità economiche e diplomatiche** di grande portata.

** Conclusione:**

L’obiettivo è **una pace duratura e accettabile per tutte le parti**.

Trump sta portando avanti un processo che **nessun altro leader era riuscito ad avviare negli ultimi tre anni**.

 **Ora il successo dipenderà dalla volontà di tutte le parti di rispettare gli impegni presi.**

17:40

Discorso e risposte alle domande dei media del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa S.V. Lavrov dopo i colloqui con i rappresentanti dell’amministrazione statunitense, Riyadh, 18 febbraio 2025

249-18-02-2025

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Vorremmo esprimere la nostra gratitudine alla leadership dell’Arabia Saudita per l’opportunità di organizzare un incontro tra rappresentanti russi e americani. Abbiamo espresso personalmente questa gratitudine al principe ereditario del Regno M. bin Salman, quando noi, insieme all’assistente del presidente della Russia Yu. V. Ushakov, siamo stati in udienza con lui.

Abbiamo parlato per circa un’ora delle nostre relazioni bilaterali e di quanto sia importante garantire nel mondo, se non un accordo completo (che è impossibile), almeno la disponibilità delle grandi potenze a mantenere in ogni situazione un dialogo normale e professionale, a cercare di ascoltarsi a vicenda, a imparare lezioni da ciò che sta accadendo e a non permettere conflitti e crisi.

Questa posizione del principe ereditario M. bin Salman è stata infatti riprodotta nei nostri negoziati con la parte americana. All’inizio della conversazione, il Segretario di Stato americano M. Rubio ha sottolineato in particolare l’importanza fondamentale che nelle relazioni internazionali ogni Paese sia guidato dai propri interessi nazionali. Eravamo completamente d’accordo. Oltre al fatto che questi interessi nazionali non sempre coincideranno. Ma quando non coincidono, è molto importante regolare queste discrepanze, non lasciarle “seguire il loro corso” e, soprattutto, non provocare uno scontro militare o di altro tipo.

Quando gli interessi nazionali coincidono, bisogna fare tutto il possibile per unire gli sforzi in questi ambiti e realizzare progetti reciprocamente vantaggiosi nella sfera geopolitica e negli affari economici.

La conversazione è stata molto utile. Non solo ascoltavamo, ma ci sentivamo anche a vicenda. Ho motivo di credere che la parte americana abbia iniziato a comprendere meglio la nostra posizione, che abbiamo ancora una volta delineato in dettaglio, utilizzando esempi concreti, basati sui ripetuti discorsi del presidente russo V.V. Putin.

Riguardo agli accordi raggiunti. La prima cosa, probabilmente la più urgente e certamente non la più difficile, è garantire la nomina il più presto possibile degli ambasciatori russi negli Stati Uniti e degli ambasciatori statunitensi in Russia. E anche per rimuovere gli ostacoli che per molti anni, soprattutto a causa dell’amministrazione di J. Biden negli ultimi quattro anni, si sono frapposti alla direzione delle nostre missioni diplomatiche, complicandone seriamente il lavoro: le infinite espulsioni dei nostri diplomatici, a cui siamo stati costretti a rispondere, i continui problemi di sequestro dei nostri beni immobili e molto altro ancora.

Non ultimo problema sono i bonifici bancari, che stanno cercando di limitare per noi. Noi ricambiamo naturalmente. Abbiamo concordato che i nostri deputati organizzeranno un incontro nel prossimo futuro e prenderanno in considerazione la necessità di eliminare queste “barriere” artificiali nel lavoro delle ambasciate e di altre istituzioni straniere della Russia negli USA e degli USA in Russia. Inoltre, cercheranno di non concentrarsi su nessuna manifestazione specifica di questi “ostacoli”, ma cercheranno di affrontarli sistematicamente per porre fine una volta per tutte a questi inconvenienti che ostacolano realmente lo sviluppo delle normali relazioni quotidiane.

Secondo accordo. Abbiamo concordato che nel prossimo futuro verrà avviato un “processo per la risoluzione della questione ucraina”. La parte americana annuncerà chi rappresenterà Washington in quest’opera. Non appena conosceremo il nome e la posizione del rappresentante competente, allora, come ha detto il presidente russo V.V. Putin al presidente degli Stati Uniti D. Trump, designeremo immediatamente il nostro partecipante a questo processo.

In terzo luogo, in senso concettuale più ampio, man mano che procedono i processi legati alla risoluzione della crisi in Ucraina, dobbiamo creare contemporaneamente le condizioni affinché la nostra cooperazione possa riprendere pienamente e ampliarsi in un’ampia gamma di settori.

C’è stato un grande interesse (che condividiamo) nel riprendere le consultazioni su questioni geopolitiche, compresi vari conflitti in diverse parti del mondo in cui sia gli Stati Uniti che la Russia hanno interessi.

È stato espresso grande interesse nel rimuovere le barriere artificiali allo sviluppo di una cooperazione economica reciprocamente vantaggiosa. Il direttore del Fondo russo per gli investimenti diretti, K.A. Dmitriev, era presente alla discussione degli aspetti economici del nostro incontro odierno. Ha presentato alcuni problemi che potrebbero essere risolti abbastanza rapidamente, a vantaggio sia della Russia che degli Stati Uniti.

Domanda: Ora ci sono diverse valutazioni, per lo più positive. Anche da parte americana lo stanno già facendo. In quale ambito sei riuscito ad avvicinarti di più agli USA: nel percorso russo-americano o in quello ucraino? Era possibile gettare le basi per un incontro tra i presidenti di Russia e Stati Uniti? Quali sono i prossimi passi? Terrete degli incontri nel prossimo futuro? Il Segretario di Stato americano M. Rubio ha affermato che saranno richieste concessioni a tutti coloro che aderiscono al percorso ucraino. C’è qualche comprensione?

S.V. Lavrov: Per quanto riguarda le questioni sulle quali siamo riusciti a raggiungere un’intesa reciproca. Ciò non implica necessariamente una convergenza di posizioni. Ne ho già parlato. Abbiamo praticamente convenuto che dobbiamo risolvere una volta per tutte il problema del funzionamento delle nostre missioni diplomatiche. È stata espressa la volontà reciproca di trovare soluzioni concrete alle questioni del nostro dialogo sugli affari internazionali e sulle relazioni economiche.

Per quanto riguarda la questione ucraina, ho menzionato l’accordo secondo cui gli americani nomineranno un loro rappresentante. Noi ricambieremo. Successivamente inizieranno le opportune consultazioni. Saranno di natura regolare.

Ci siamo incontrati su decisione dei presidenti di Russia e Stati Uniti, che hanno concordato di lavorare alla preparazione del prossimo vertice. A tal fine, i ministri degli Esteri e i consiglieri per la sicurezza nazionale sono stati incaricati di incontrarsi e valutare le soluzioni da adottare prima che i presidenti potessero concordare una data e un orario specifici per il vertice.

Domanda: Subito dopo la fine dell’incontro sono emerse numerose informazioni, citando alcune fonti vicine al processo diplomatico, riguardanti il ​​”piano in tre fasi” che la Russia avrebbe concordato con gli Stati Uniti riguardo all’Ucraina. È vero?

S.V. Lavrov: Riguardo al “piano in tre punti”. Non ho visto queste informazioni e questi messaggi. Oggi, mentre “sfogliavo” le notizie, ho trovato un link a una dichiarazione del ministro degli Esteri polacco R. Sikorski, che ha detto da qualche parte “nei corridoi di Monaco” di aver incontrato il rappresentante degli Stati Uniti K. Kellogg. Lo informò di un piano per un accordo. Lì non c’era scritto: tre punti o quattro. Ma R. Sikorsky, commentando il piano, ha detto di non poterne rivelare i dettagli. “Il piano è atipico, ma potrebbe essere molto interessante.”

Oggi ho chiesto al Segretario di Stato americano M. Rubio e a K. Walts cosa significhi questo. Risposero che era falso.

Domanda: Prima di questo incontro, gli Stati Uniti hanno inviato un questionario all’Unione Europea, chiedendo cosa l’Europa potesse offrire in termini di garanzie di sicurezza per l’Ucraina. C’è una questione riguardante l’introduzione di un contingente nel territorio dell’Ucraina. Cosa pensa Mosca di tutto questo?

S.V. Lavrov: Per quanto riguarda le informazioni “fluttuanti”, secondo cui gli americani avrebbero posto una serie di domande all’Unione Europea per capire meglio cosa intende fare l’UE e in che modo gli americani possono essere utili o coinvolti. Ne ho già parlato.

Ma ha anche affermato che il tema del possibile dispiegamento di alcune forze armate di mantenimento della pace, presumibilmente dopo che il conflitto è già stato risolto o è stato raggiunto un accordo, come menzionato in questo documento, interessa gli americani dal punto di vista di quali paesi sono pronti a fornirle. È chiaro che la domanda è rivolta ai membri dell’Unione Europea.

Abbiamo spiegato oggi ai nostri interlocutori che abbiamo notato bene che il presidente degli Stati Uniti D. Trump in molti dei suoi discorsi è stato il primo tra i leader occidentali a dire chiaramente che l’adesione dell’Ucraina alla NATO è una delle ragioni principali di ciò che sta accadendo, che questo è uno dei più grandi errori di J. Biden e della sua amministrazione e che se D. Trump fosse stato presidente, non lo avrebbe permesso.

A questo proposito, abbiamo spiegato ai nostri colleghi che il presidente russo V.V. Putin ha ripetutamente sottolineato che l’espansione della NATO e l’assorbimento dell’Ucraina da parte dell’Alleanza del Nord Atlantico rappresentano una minaccia diretta agli interessi della Federazione Russa e alla nostra sovranità. Pertanto, la comparsa di forze armate degli stessi paesi della NATO, ma sotto bandiera straniera, sotto bandiera dell’Unione Europea o sotto bandiere nazionali, non cambia nulla sotto questo aspetto. Per noi questo è inaccettabile.

Domanda: Alla vigilia dei negoziati, le forze armate ucraine hanno attaccato la stazione di pompaggio di Kropotkinskaya nel Kuban. Al suo interno scorre petrolio, di proprietà, tra gli altri, di aziende statunitensi e di paesi europei. Si tratta di un tentativo da parte di V.A. Zelensky di gettare una “marcia nera” su D. Trump sullo sfondo dei contatti con la Russia?

S.V. Lavrov: Per quanto riguarda la causa dell’ultimo colpo di scena con l’attacco alle infrastrutture energetiche di quello che oggi è, di fatto, il Kazakistan. Le ragioni che si possono addurre sono molteplici e si può intuire su cosa si basasse l’ordine impartito da qualcuno a Kiev. Ma questo non dovrebbe far altro che rafforzare l’opinione di tutti che questo non può continuare, che quest’uomo e tutta la sua squadra devono essere riportati in sé, “dando loro una pacca sulla mano”.

A proposito, oggi i nostri colleghi americani hanno detto che forse dovremmo introdurre una moratoria sugli attacchi agli impianti energetici. Abbiamo spiegato che non abbiamo mai messo a repentaglio i sistemi di approvvigionamento energetico della popolazione e che i nostri obiettivi erano solo le strutture che servono direttamente le forze armate ucraine.

Hanno ricordato che anche durante le discussioni sulla possibile ripresa dell'”accordo del Mar Nero”, è stata sollevata la questione con gli intermediari turchi sulla protezione degli impianti energetici. Abbiamo espresso la nostra disponibilità a discutere le modalità, ma poi lo stesso V.A. Zelensky si è rifiutato di farlo.

Domanda: Le dichiarazioni di alcuni paesi dell’UE circa il loro desiderio di partecipare al tavolo delle trattative sono collegate alle altre dichiarazioni sui diritti storici sulle terre ucraine?

S.V.Lavrov: Non lo so. Ma conversazioni di questo tipo avvengono. Di questo argomento hanno parlato di recente anche i politici rumeni. Non ci proverò.

Domanda: Ieri V.A. Zelensky ha dichiarato di non riconoscere i risultati dei negoziati tra USA e Russia. Quanto è importante, secondo lei, la partecipazione dello stesso V.A. Zelensky ai negoziati per il raggiungimento della pace? Può contare sulla sua partecipazione a questo processo?

S.V. Lavrov: Non c’è bisogno di entrare nei dettagli qui, perché questo argomento è stato trattato ampiamente dal presidente russo V.V. Putin nella sua recente intervista con P.A. Zarubin. Non ho nulla da aggiungere.

Domanda: È ovvio per molti che si stanno tentando di “affondare” seriamente l’instaurazione e il rinnovamento delle relazioni tra Russia e Stati Uniti. Cosa dovrebbe fare la Russia per impedire questi tentativi di “siluramento” al fine di “proteggere il processo”? Oggi, dopo quattro ore e mezza trascorse a tu per tu con gli americani, ritieni che la loro volontà di ristabilire le relazioni con la Russia sia forte?

S.V. Lavrov: Per impedire che le relazioni tra Russia e Stati Uniti vengano “affondate”, dobbiamo instaurarle. Ecco cosa abbiamo fatto oggi. Francamente parlando, non senza successo.

Non abbiamo ancora parlato di tutto ciò che ancora ci divide. Ma l’approccio concettuale al lavoro successivo è stato definito dai presidenti durante la loro conversazione telefonica .

Abbiamo percepito la completa determinazione, la volontà concreta dei nostri colleghi americani di portare avanti attivamente questo movimento, come indicato dai presidenti. E faremo anche questo.

21:00

Risposte del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa S.V.Lavrov alle domande del canale televisivo “Russia 1”, Riyadh, 18 febbraio 2025

251-18-02-2025

Domanda: Siete riusciti a raggiungere un accordo sostanziale con la parte americana su qualche risultato? Dall’altra parte provengono dati contrastanti.

S.V. Lavrov: Te lo dico adesso, andiamo.

Domanda: Quando avrà luogo l’incontro tra il presidente russo V.V. Putin e il presidente degli Stati Uniti D. Trump?

S.V.Lavrov: Quando i presidenti sono d’accordo.

Domanda: È stato formato un gruppo per gestire le negoziazioni?

S.V. Lavrov: Abbiamo concordato che saranno formati gruppi da entrambe le parti, dopo aver riferito ai nostri presidenti.

Domanda: Ritiene che le negoziazioni odierne siano state un successo?

S.V.Lavrov: Penso che siano positivi.

Domanda: Conosceva già il signor M. Rubio o è stato il vostro primo incontro?

S.V.Lavrov: Primo incontro.

Domanda: Che impressione hanno fatto gli altri negoziatori?

S.V. Lavrov: Abbiamo avuto delle trattative buone e positive. L’atmosfera era molto positiva. Le persone positive creano un’atmosfera positiva.

Domanda: Dicono che scherzavi molto?

S.V. Lavrov: Questi sono già dettagli intimi. Chi parla di barzellette?

Domanda: I funzionari americani affermano che stavate scherzando durante i colloqui.

S.V. Lavrov: Sono contento che gli sia piaciuto, visto che lo hanno detto.

Risposte alle domande del giornalista Pavel Zarubin

18:00
Mosca
Risposte alle domande del giornalista Pavel Zarubin

P. Zarubin: Vladimir Vladimirovich, negli ultimi giorni il Presidente degli Stati Uniti Trump, che si è insediato, ha fatto molte dichiarazioni diverse su un possibile incontro con lei e sulle prospettive di una soluzione ucraina. Vorrei conoscere la sua opinione.

V. Putin: In effetti, il Presidente degli Stati Uniti ha fatto molte dichiarazioni su questo argomento.

Prima di tutto, vorrei dire che la Russia non ha mai rifiutato contatti con l’Amministrazione degli Stati Uniti, e non è colpa nostra se l’Amministrazione precedente ha rifiutato questi contatti. Con l’attuale Presidente degli Stati Uniti ho sempre avuto rapporti d’affari, esclusivamente d’affari, ma allo stesso tempo rapporti pragmatici e di fiducia, direi.

Non posso non essere d’accordo con lui nel dire che se fosse stato Presidente, se avesse avuto nel 2020 avrebbe avuto la fiducia;2020 non avesse rubato la vittoria, allora forse non ci sarebbe stata la crisi in Ucraina che si è verificata nel 2022 2022. Anche se è noto che Trump, quando era presidente nella sua prima iterazione, ha anche imposto un numero significativo di sanzioni contro la Russia, all’epoca il maggior numero di restrizioni. Non credo che sia stata una decisione nell’interesse non solo della Russia, ma anche degli Stati Uniti. Tra l’altro, Biden ha raccolto il testimone e ha imposto ancora più restrizioni. E il risultato è noto – un sacco di decisioni dannose per l’economia degli stessi Stati Uniti.

Per esempio, minare il potere del dollaro stesso, perché il divieto della Russia di usare il dollaro – e noi non abbiamo rinunciato al dollaro, è stata l’Amministrazione precedente a non darci la possibilità di usare il dollaro come unità di conto, – a mio parere, questa decisione provoca danni molto gravi agli Stati Uniti stessi. Ma non entreremo ora nel merito. Posso solo dire che vediamo le dichiarazioni del Presidente in carica sulla sua disponibilità a lavorare insieme. Siamo sempre aperti a questo.

Per quanto riguarda la questione, diciamo, dei negoziati, abbiamo sempre detto in questo senso che siamo pronti a questi negoziati sulla questione ucraina. Ma ci sono anche questioni che richiedono un’attenzione particolare.

Per esempio, come lei sa, l’attuale capo del regime di Kiev, quando era ancora un capo di Stato abbastanza legittimo, ha emesso un decreto per vietare i negoziati. Come si possono riprendere i negoziati ora se sono vietati?

Ora siamo tra le mura dell’Università di Mosca. Sono un avvocato di base, come sapete, mi sono laureato alla facoltà di legge dell’Università di San Pietroburgo, poi di Leningrado. Posso dirle che se i negoziati iniziano nell’ambito dell’attuale quadro normativo, saranno, a rigore, illegittimi, il che significa che anche i risultati di questi negoziati potranno essere dichiarati illegittimi.

L’attuale regime di Kiev con piacere riceve centinaia di miliardi dai suoi sponsor, scusate la semplicità delle espressioni popolari, come si dice nel nostro popolo, sgranocchiando con Con piacere, sta mangiando queste centinaia di miliardi su entrambe le guance, ma non ha fretta di adempiere alle istruzioni dei suoi sponsor – e sappiamo che ci sono tali istruzioni – di annullare il decreto sul divieto di negoziazione.

Ma penso che alla fine coloro che pagano i soldi dovrebbero comunque costringerlo a farlo, e penso che dovrà farlo. Ma finché questo decreto non viene cancellato, è abbastanza difficile parlare di che questi negoziati possano essere avviati e, soprattutto, conclusi correttamente. Certo, è possibile fare qualche accenno preliminare, ma è difficile parlare di qualcosa di serio, ovviamente alle condizioni del divieto di condurre negoziati da parte ucraina, ovviamente alle condizioni di questo divieto.

In generale, naturalmente, abbiamo molti punti in comune con l’attuale Amministrazione, per trovare soluzioni alle questioni chiave di oggi. Si tratta di questioni di stabilità strategica, economiche, tra l’altro. Perché? Siamo uno dei maggiori produttori al mondo di, ad esempio, petrolio, gli Stati Uniti sono ora al primo posto, poi l’Arabia Saudita, la Russia.

Ma cosa caratterizza le economie russa e, diciamo, americana? Non siamo solo uno dei maggiori produttori di risorse energetiche, siamo anche i maggiori consumatori di risorse energetiche. E questo significa che sia per la nostra economia che per quella americana, sia i prezzi troppo alti sono negativi perché, utilizzando le risorse energetiche, abbiamo bisogno di produrre altri beni all’interno del Paese, sia i prezzi troppo bassi sono altrettanto negativi perché minano le opportunità di investimento delle aziende energetiche. Qui abbiamo molto di cui parlare. Ci sono altre questioni nel settore energetico che potrebbero essere di interesse reciproco.

Io, tra l’altro, in questo senso dubito che l’attuale Presidente degli Stati Uniti, il signor Trump, ripeto, abbiamo lavorato con lui nel primo periodo della sua presidenza, prenda delle decisioni, anche se sentiamo parlare della possibilità di imporre ulteriori sanzioni alla Russia, dubito che prenderà decisioni tali da danneggiare la stessa economia americana. Non è solo un uomo intelligente, è un uomo pragmatico. E trovo difficile immaginare che verranno prese decisioni dannose per la stessa economia americana.

Quindi, molto probabilmente, è davvero meglio che ci incontriamo, sulla base delle realtà di oggi, per parlare con calma di tutte quelle aree che sono di interesse sia per gli Stati Uniti che per la Russia. Noi siamo pronti. Ma, ripeto, dipende innanzitutto, ovviamente, dalle decisioni e dalle scelte dell’attuale Amministrazione americana.

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DeepSeek, nel caso vi scappasse la Theranos sotto ai piedi, di Cesare Semovigo

DeepSeek, nel caso vi scappasse la Theranos sotto ai piedi
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Se nel precedente articolo ho peccato di tracotanza (ὕβρις), per sanare i dubbi di chi non è molto addentro alle dinamiche tech integrate alla psicologia di massa, la PNL, le dinamiche geopolitiche e in più non è nato a Genova, ecco un addendum che dovrebbe rivelare quello che precedentemente potrebbe essere sfuggito.
Cari Rocky-addicted, oggi non vi parlerò di come affrontare Ivan Drago o risalire le scale di Philadelphia. No, oggi vi spiego come funziona il ring dell’intelligenza artificiale e perché dovreste fare attenzione a non farvi fregare da DeepSeek, la nuova IA cinese che promette miracoli. Perché sì, all’inizio sembra tutto fantastico, ma vi siete mai chiesti chi tiene le chiavi del ring? Spoiler: non sono i cinesi. Sono Microsoft e Google. E senza il loro “permesso”, questo miracolo tecnologico difficilmente sarebbe arrivato così in alto. Ma andiamo con ordine.
Round 1: L’Hype – “Signore e signori, la rivoluzione è servita!”
Quando una nuova tecnologia entra in scena, il mondo impazzisce. È come quando Rocky entra nel ring e tutti gridano il suo nome. Ecco, DeepSeek ha fatto il suo ingresso promettendo di essere più veloce, più economica e più intelligente di ChatGPT. La stampa ha cominciato a riempire le pagine di titoli come “Usa il 95% in meno delle risorse!” o “Costa solo 5 milioni contro i 540 di OpenAI!”. E ovviamente, la folla ha iniziato a urlare al miracolo, convinta di trovarsi di fronte a una rivoluzione tecnologica mai vista prima.
E qui entra in gioco il sistema Montemagno, il maestro dell’hype. Nella sua fase iniziale, Monty appariva con la testa pelata e i soliti libri sullo sfondo, creando un’immagine da intellettuale serio e preparato. “Guardate quanti libri ho letto, fidatevi di me.” Funzionava, perché l’immagine di autorità era chiara e potente. Allo stesso modo, DeepSeek si presenta come la soluzione definitiva, l’IA che cambierà tutto. E voi lì, a guardarli con gli occhi sgranati, come se aveste appena scoperto che potreste diventare miliardari dal divano di casa vostra. Ma spoiler: non succederà.
Round 2: La Saturazione – “Ma non sarà la solita fregatura?”
Dopo il primo entusiasmo, comincia a serpeggiare il dubbio. Perché, vedete, quando tutto sembra troppo bello per essere vero… di solito lo è. DeepSeek promette di fare tutto, ma nessuno capisce come lo faccia davvero. Le risposte dell’IA iniziano a sembrare sempre più simili a quelle di ChatGPT, ma con meno brillantezza. E mentre la folla continua a gridare al miracolo, i più attenti iniziano a notare le crepe.
Anche Montemagno, nel suo ciclo, ha vissuto la stessa fase. La gente ha cominciato a rendersi conto che i suoi contenuti si ripetevano, che le “rivoluzioni tecnologiche” che annunciava erano spesso solo banalità confezionate bene. E allora che ha fatto? Ha cambiato strategia. Niente più librerie e testa pelata: ha messo il cappellino, sfondo blu neutro e tono più amichevole, da “sono il tuo amico esperto che risolve tutto”. Una mossa studiata per sembrare più vicino al pubblico, proprio mentre le critiche iniziavano a farsi sentire.
E qui arriva la parte divertente con DeepSeek: in alcune condizioni, l’IA riconosce OpenAI come suo creatore. Sì, avete capito bene. È come se Rocky salisse sul ring, ma sul pantaloncino avesse scritto Ivan Drago. Qualcosa non quadra, vero? Ma non preoccupatevi, i soliti esperti amici sono già pronti a sedersi alla tavola rotonda, con sorrisi rassicuranti, a minimizzare tutto. “È normale in fase di sviluppo…”, “Ogni nuova tecnologia ha le sue ombre…”, e altre amenità del genere. E voi, ovviamente, ci cascate di nuovo.
Round 3: Il Crollo – “E ora chi raccoglie i cocci?”
Quando la verità viene a galla, il castello crolla. Gli esperti iniziano a pubblicare articoli su come DeepSeek potrebbe aver “distillato” (leggasi copiato) il codice di OpenAI. E qui la magia finisce. Perché diciamocelo chiaramente: le infrastrutture su cui DeepSeek si appoggia non sono cinesi. Sono americane. E senza una bella “dimenticanza” strategica da parte di Microsoft e Google, questa IA non avrebbe mai potuto prendere il volo.
E per i più pignoli appassionati di calvinismo teutonico (vedete, sono tornato io), vi fornisco qualche parola dall’articolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung, che descrive DeepSeek come un vero “Mysterium”. L’azienda “schweigt stoisch”, rimanendo in silenzio nonostante il crescente “Misstrauen” del pubblico. Persino i “Grundsätze” dell’IA vengono messi in discussione. In poche parole, anche i tedeschi si stanno grattando la testa su questa faccenda.
Anche il sistema Montemagno ha avuto il suo crollo. La fase finale è quella in cui il pubblico si rende conto che il guru non sta più portando nulla di nuovo. I contenuti diventano ripetitivi, le soluzioni promesse non arrivano mai davvero, e il pubblico comincia a disinteressarsi. Ma Monty ha giocato d’anticipo: invece di sparire, ha fatto quello che fa sempre chi conosce il ciclo. Ha cambiato pelle di nuovo, spostandosi su nuovi argomenti o trovando un nuovo modo per mantenere viva l’attenzione.
Ed è qui che molti di voi urlano ancora al miracolo, convinti che sia tutto frutto dell’ingegno cinese. Ma le chiavi dei nodi sono nelle mani di chi comanda il traffico globale dei dati, e non parlo solo di server. Parlo di quei centralini geopolitici dove le decisioni vengono prese ben prima che la tecnologia arrivi a voi. E scusate se ho dato per scontato, parlando di centralini e connessioni geopolitiche con figure come il Cerbero, vi ha mandati fuori strada.
Ma il punto è proprio questo: mentre voi siete lì a stupirvi del miracolo, il vero gioco si sta svolgendo altrove ( inutile guardiate fuori dalla finestra ) , ora spero che la condanna per superf Okicialità vi conceda le attenuanti generiche .
Per quelli che hanno ordinato il suv elettrico cinese su temu invece non c’è speranza ,anche se avete il garage.
Se arrivati qui ancora e non avete capito ecco la fatality . Sub Zero questa volta dont vince .
IL CODICE CHE TRADISCE .
Ma io no .
Un dettaglio interessante che pochi notano (o fanno finta di non notare) è che in alcuni modelli, ChatGPT stesso riconosce l’origine del proprio codice come appartenente a OpenAI. Questo non è solo un bug o un errore tecnico: è un indizio su come funzionano davvero le IA “alternative” come DeepSeek.
In pratica, molte di queste nuove intelligenze artificiali che spuntano fuori promettendo rivoluzioni, spesso si basano su codici preesistenti sviluppati da OpenAI, o su framework largamente influenzati da essa. Questo solleva una domanda cruciale: quanto di quello che ci viene venduto come “nuovo” è davvero originale? E quanto, invece, è solo un riadattamento ben confezionato di tecnologie che già conosciamo?
Questa dinamica ci mostra chiaramente che dietro il marketing scintillante e le promesse rivoluzionarie, le fondamenta tecnologiche rimangono spesso le stesse. DeepSeek, con le sue risposte che in certi casi richiamano direttamente OpenAI, è solo l’ennesimo esempio di come l’industria tech ami riciclare vecchie idee spacciandole per nuove scoperte.
È ormai quasi confermato che DeepSeek abbia attinto non solo a tecnologie di OpenAI, ma anche a modelli open source come LLaMA e Qwen. In particolare, DeepSeek ha creato diversi modelli distillati basati su LLaMA e Qwen, addestrandoli utilizzando gli output del proprio modello DeepSeek-R1. Questo processo di distillazione solleva interrogativi sull’originalità e l’etica dietro tali sviluppi, mettendo in discussione la narrativa del “miracolo” tecnologico.
Per visualizzare prove concrete di queste affermazioni, puoi consultare la seguente discussione su Reddit, dove sono presenti screenshot che evidenziano come alcuni modelli di DeepSeek riconoscano OpenAI come loro creatore:
Questi elementi rafforzano l’idea che dietro le promesse rivoluzionarie si celino pratiche di riutilizzo e adattamento come modello di programmazione e sviluppo.
I MAESTRI DI NODI . Con le chiavi .
Pensate che DeepSeek sia diverso? Pensateci due volte. Le chiavi dei nodi sono nelle mani di Microsoft e Google, e questa “rivoluzione” non sarebbe nemmeno partita senza il loro benestare. Le storie si ripetono sempre: Theranos con il suo miracolo medico inesistente, WeWork con i suoi spazi di lavoro che promettevano il futuro ma finivano in bancarotta, e FTX, che ha fatto sparire miliardi di dollari nel nulla delle criptovalute.
Quindi, la prossima volta che vedete un guru con il cappellino e lo sfondo blu che vi dice “questa IA cambierà il mondo”, ricordatevi di questi casi. Perché, quando il crollo arriva, chi paga il conto? Non certo quelli che hanno lanciato il prodotto. Ma voi, che ci avete creduto.
E per chi volesse approfondire, ecco l’articolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung sul mistero DeepSeek, e per i fan del sistema Montemagno, fatevi un giro sui suoi ultimi video su YouTube.
E con questo, Rocky torna all’angolo del ring, pronto per il prossimo round. Ma stavolta, con gli occhi bene aperti.
Ecco i grafici che rappresentano il ciclo Hype-Crollo di Theranos, WeWork e FTX:

1. Theranos(Rosso) : mostra una rapida ascesa basata su promesse rivoluzionarie, seguita da un crollo altrettanto veloce una volta rivelate le frodi.
2. WeWork (blu) : ha avuto una crescita più graduale, ma il crollo è stato brusco quando il modello di business si è rivelato insostenibile.
3. FTX(verde) : ha raggiunto picchi altissimi nel mondo delle criptovalute, ma è crollata vertiginosamente in seguito agli scandali di frode e cattiva gestiione .
Ecco il grafico del ciclo di DeepSeek, che mostra chiaramente la sua rapida ascesa fino al picco dell’hype. Come indicato, “Siamo qui!” proprio in cima, nel momento in cui tutto sembra brillante e promettente. Ma, se la storia ci ha insegnato qualcosa, sappiamo che da qui in poi la strada è quasi sempre in discesa… e non in senso positivo.
Con il passare dei giorni, l’hipe programmato attorno a DeepSeek sembra progressivamente affievolirsi. Nonostante l’iniziale clamore mediatico e l’entusiasmo suscitato, si osserva un crescente silenzio da parte di promotori e sostenitori, siano essi remunerati o meno, che sembrano adottare un atteggiamento attendista, sperando che “passi ‘a nuttata”, come si suol dire a Napoli.
Per monitorare l’andamento dell’interesse e della visibilità online di DeepSeek, è possibile utilizzare strumenti specializzati come Google Trends, che permette di analizzare le tendenze di ricerca nel tempo, o piattaforme come Ahrefs e SEMrush, che offrono dati dettagliati sulle performance SEO e sulle menzioni del brand sul web. Questi strumenti consentono di verificare se l’interesse per DeepSeek stia effettivamente diminuendo e di identificare eventuali cali nelle menzioni o nelle discussioni online.
Inoltre, frequentando forum specializzati e comunità online dedicate all’intelligenza artificiale, come Reddit o Hacker News, è possibile osservare il tono e la frequenza delle discussioni su DeepSeek. Un’analisi delle conversazioni può rivelare un calo dell’entusiasmo iniziale o una diminuzione delle menzioni, indicando un possibile esaurimento dell’hipe programmato.Ecco il grafico che rappresenta il declino dell’hipe programmato di DeepSeek. Come vedi, dopo il picco iniziale nei primi giorni, l’interesse cala rapidamente fino a raggiungere una fase di silenzio totale, dove il pubblico e i promotori, pagati o meno, sembrano adottare l’approccio del “facciamo passare ‘a nuttata”.
Questo andamento riflette perfettamente il ciclo classico delle bolle mediatiche tech: grande clamore iniziale, seguito da disillusione e indifferenza.
Questi approcci offrono una panoramica più chiara sull’effettiva evoluzione dell’interesse verso DeepSeek e aiutano a comprendere se l’iniziale entusiasmo sia destinato a durare o a svanire nel tempo.
Ecco il grafico che mostra il parallelo tra il picco finanziario e l’hipe SEO di DeepSeek:
Linea Blu (Hype SEO): rappresenta l’interesse mediatico e online. Si nota un picco precoce seguito da un declino graduale mentre l’attenzione del pubblico diminuisce.
Linea Verde (Valutazione Finanziaria): mostra come la valutazione economica abbia raggiunto un picco leggermente successivo rispetto all’hipe SEO, con un crollo più brusco una volta che il mercato ha iniziato a dubitare della sostenibilità del progetto.
Questo andamento riflette come la visibilità online possa precedere e alimentare un picco finanziario, ma quando l’interesse crolla, entrambi i grafici convergono verso il basso.
LA CICCIA DELLA STORIA
Semplificare è spesso utile, ma in un portale di geopolitica serio è fondamentale inserire vicende come quella di DeepSeek nel contesto degli assestamenti di influenze globali e delle lotte di potere interne agli Stati Uniti. Un’operazione di tale portata non può essere avvenuta senza la complicità, o quantomeno la sospetta distrazione, di chi gestisce i nodi tecnologici globali e raccoglie gli introiti derivanti da ads, indicizzazione SEO e promozioni. Le ripercussioni geopolitiche sono evidenti, sia nei rapporti conflittuali interni agli USA che nell’agone tra Est e Ovest, Nord e Sud.
Ad esempio, Microsoft e OpenAI stanno indagando se dati prodotti dalla tecnologia di OpenAI siano stati ottenuti in modo non autorizzato da un gruppo legato a DeepSeek. (Bloomberg)
Questa situazione ricorda sempre più un inside job probabilmente orchestrato dai tech bros con contromisure ben pianificate. Quando si gioca sporco, è difficile che il banco non ne sappia nulla. Le date coincidono con l’inizio dell’era Trump, e si sa che ai piani alti del Majestic 12 Building hanno più di una palla di vetro. Con il passare del tempo, chi ne ha veramente tratto vantaggio? Mentre tutti guardano a Pechino, forse sarebbe più opportuno salire al dodicesimo piano del grattacielo e controllare chi sta realmente godendo dei risultati di questo esperimento.
Come Funziona la SEO e la Virtualizzazione dei Dati: Un Viaggio Dietro le Quinte
1. Raccolta Dati SEO
La SEO (Search Engine Optimization) è l’arte di far sì che un sito compaia tra i primi risultati sui motori di ricerca. Ma come funziona davvero? Tutto parte dalla raccolta di dati. Ogni tua interazione online – dalle ricerche su Google ai link su cui clicchi – genera dati che vengono catalogati.
Questi dati includono:
Parole chiave: quali termini cerchi più spesso e con quale frequenza.
Comportamento di navigazione: quanto tempo resti su una pagina e cosa attira la tua attenzione.
Link e backlink: quali siti ti portano da altre parti e chi linka al tuo sito.
Le piattaforme come Google Analytics raccolgono questi dati per capire cosa funziona e cosa no. Questi dati non servono solo a Google, ma vengono anche venduti o scambiati attraverso broker SEO.
2. Broker SEO: I Mercanti dei Dati
I broker SEO sono come i trader della Borsa, ma invece di azioni, commerciano dati. Vendono pacchetti informativi su cosa funziona online, quali parole chiave sono più redditizie e quali strategie portano più traffico. Le aziende li pagano per scalare le classifiche dei motori di ricerca.
Immagina questo: tu cerchi “migliori scarpe da corsa”, e un broker SEO sa esattamente quali siti devono spingere in alto per intercettare la tua ricerca. Questo sistema permette a chiunque, con i soldi giusti, di dominare i risultati di ricerca, indipendentemente dalla qualità del contenuto.
3. Filtraggio Settoriale e Geografico
Ma non finisce qui. I motori di ricerca applicano un filtraggio settoriale e geografico.
Se cerchi “football”, Google ti mostrerà risultati diversi a seconda che tu sia in Italia o negli USA.
Se cerchi “politica internazionale”, i risultati saranno filtrati in base al contesto culturale e alle normative locali.
Questo significa che non tutti vediamo le stesse informazioni, anche se facciamo la stessa ricerca. Questo filtraggio può essere usato per adattare i contenuti, ma anche per controllare l’informazione.
4. Personalizzazione SEO Individuale: La Tua Bolla Digitale
Negli ultimi anni, la SEO è diventata sempre più personalizzata. Non si tratta più solo di mostrare risultati popolari, ma di costruire un’esperienza su misura per ogni singolo utente.
Ecco come funziona:
Google raccoglie dati sul tuo comportamento online.
Crea un profilo virtuale basato sui tuoi interessi.
Ti mostra risultati pensati solo per te.
Questo porta alla creazione di una bolla informativa: pensi di navigare liberamente, ma in realtà stai esplorando un internet personalizzato che ti mostra solo ciò che il sistema ritiene rilevante per te.
5. Virtualizzazione del Sistema SEO: La Nuova Frontiera
A partire da giugno, è stata osservata una crescente virtualizzazione del sistema SEO. Ma cosa significa?
Esperienze digitali su misura: i contenuti che vedi sono sempre più costruiti per te, creando un internet che esiste solo nella tua realtà.
Filtraggio avanzato: alcune informazioni possono essere nascoste a certi gruppi di utenti.
Manipolazione dei flussi informativi: mentre pensi di avere accesso a tutte le informazioni, in realtà vedi solo una parte della storia.
Questa operazione non è casuale. Coincide con un periodo di grandi cambiamenti geopolitici e lotte interne tra big tech e governi. L’incremento della personalizzazione e del controllo delle informazioni suggerisce una strategia ben pianificata per gestire e manipolare il flusso di dati a livello globale.
Certamente, Cesare. Integro le informazioni richieste nel testo finale per fornire un quadro completo e dettagliato.
PENSAVO DI FARCELA MA È QUI LA CICCIA DELLA STORIA
Semplificare è utile, ma quando si parla di geopolitica e tecnologia bisogna andare in profondità. L’operazione DeepSeek non sembra solo un caso isolato di avanzamento tecnologico, ma potrebbe essere il primo vero test a tempo di una strategia ben più ampia.
Domanda ipotetica (ma non troppo):
È possibile che questa operazione sia stata orchestrata o facilitata da soggetti occidentali, non solo per guadagni economici, ma anche per fini politici? Le modalità con cui DeepSeek si è imposto sul mercato, il tempismo perfetto e la gestione delle informazioni sollevano dubbi legittimi.
Il modello operativo di DeepSeek ricorda molto da vicino il modello cinese di internet controllato: una rete virtualizzata e personalizzata, dove i contenuti sono adattati per massimizzare la resa informativa sfruttando i bias cognitivi degli utenti. Questo sistema non si limita a censurare contenuti, ma modula le informazioni in base al profilo dell’utente, creando un’esperienza online su misura che può essere utilizzata per indirizzare opinioni, manipolare percezioni e controllare flussi informativi.
Negli ultimi mesi è stato osservato un incremento della virtualizzazione dei contenuti online, con piattaforme che adattano in modo sempre più preciso i risultati delle ricerche e i contenuti proposti agli utenti. Questo approccio può essere visto come un esperimento su scala globale per testare l’efficacia di un internet completamente controllato, simile al Great Firewall cinese, ma con una facciata più libera e apparentemente neutrale.
Il tempismo coincide con importanti cambiamenti politici e il crescente conflitto interno negli USA tra fazioni che cercano di ridefinire il controllo delle big tech e delle infrastrutture digitali. L’apparente passività di colossi come Microsoft e Google, che controllano l’indicizzazione e i flussi SEO, solleva il sospetto che “non potevano non sapere”.
Ma qui viene il bello: il governo MAGA, con la sua evidente e spedita tabella di marcia, sta muovendosi per rompere l’egemonia delle big tech tradizionali. Le iniziative come Dogecoin e il ruolo della USAID mostrano un piano strategico che non si limita alla politica interna, ma punta a ridefinire i rapporti di potere tecnologici su scala globale. Interrompere questa rete di interessi non solo in Occidente, ma in tutto il mondo, fa paura a molti.
E ora arriviamo al punto: le cose sono due.
Mentono sugli asset e i finanziamenti: È improbabile che con soli 6 milioni di dollari e 200 ingegneri si possa costruire un’infrastruttura comparabile a quella di colossi come OpenAI, Google o Meta. Basti pensare che solo l’infrastruttura hardware richiesta – tra GPU, server, reti a bassa latenza e storage – supererebbe di gran lunga quella cifra in un solo paese europeo. Questo solleva la possibilità che DeepSeek stia nascodendo il reale supporto finanziario e tecnologico dietro il progetto. (businesswire.com)
O c’è molto di più dietro: Se i numeri sono corretti, allora DeepSeek potrebbe essere il pupazzo di poteri trasversali. Un’operazione strategica, forse una false flag, per giustificare regolamentazioni restrittive sull’IA in Occidente o per rallentare la crescente influenza del governo MAGA. In questo scenario, DeepSeek non sarebbe altro che un pretesto per consolidare il controllo delle big tech e bloccare la rete di interessi emergenti che minaccia l’ordine stabilito.
E non finisce qui: un livello superiore del piano potrebbe essere proprio quello di giustificare la definitiva regolamentazione restrittiva dell’IA occidentale, presentandola come necessità per la sicurezza nazionale.
E chi ne beneficia? I dinosauri del profitto come Microsoft e Google, che potrebbero eliminare la concorrenza dei tech bros – da Musk in giù – che, pur non facendo beneficenza, hanno dimostrato attenzioni a determinate esigenze sociali e culturali.
Elon Musk, co-fondatore di OpenAI, ha espresso preoccupazioni riguardo all’evoluzione dell’IA e al ruolo predominante di aziende come Microsoft e Google. Ha criticato l’orientamento al profitto di queste aziende e ha sottolineato la necessità di una regolamentazione più umana dell’IA, avvertendo che, senza un controllo adeguato, l’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare una minaccia maggiore delle armi nucleari. (marcocasario.com)
Considerando l’infrastruttura hardware, le risorse umane e il supporto operativo necessari per sviluppare e lanciare un modello di intelligenza artificiale su scala globale, le possibilità sono due: o DeepSeek sta mentendo sugli asset e i finanziamenti, o c’è qualcosa di molto più grande dietro questa operazione.
In entrambi i casi, la tragicommedia in atto rivela una realtà ben più complessa di quella raccontata. E come sempre, quando ci sono troppe contraddizioni, il consiglio è uno solo: segui i soldi !
Fonti e Approfondimenti
Ahrefs – SEO Data: Cosa Sono e Come Usarli
WebFX – Analisi SEO e Personalizzazione
Tao Digital Marketing – Il Ruolo dei Broker SEO
Wired – Virtualizzazione e Personalizzazione dei Dati Online.
marcocasario.com dichiarazioni Musk

La sabbia sotto il tappeto delle sabbie mobili libiche, di Cesare Semovigo

La sabbia sotto il tappeto delle sabbie mobili libiche
Il generale libico Njeem Osama Elmasry, noto come Al-Masri, 66 anni e zero curriculum accademico, è l’ultimo protagonista di una polemica che ha più speculazioni che fatti. Alcuni media e politici accusano il governo italiano di aver liberato un torturatore e stupratore a Tripoli – non in Libia, perché il Paese è diviso peggio di una pizza a spicchi.
E qui arriva il vero condimento geopolitico: la faccenda si inserisce nello scontro tra il governo della Tripolitania, appoggiato dall’Occidente, e le forze di Khalifa Haftar, sostenuto da Egitto, Russia e Francia. E proprio il sostegno francese a Haftar non è un caso isolato. Dopo la sonora batosta subita nel Sahel – con la perdita di influenza in Mali, Burkina Faso e Niger – Parigi cerca disperatamente di riguadagnare terreno geopolitico. La Libia rappresenta una nuova scacchiera dove la Francia può tentare di ricostruire la propria immagine da potenza regionale. Lo stesso copione si è visto in Siria, dove i Mirage francesi hanno cercato di ritagliarsi un ruolo in un conflitto ormai saturo di attori internazionali. Insomma, dopo aver perso pezzi nel suo ex “cortile di casa”, la Francia cerca di rientrare dalla finestra della geopolitica nordafricana.
Roma, nel suo ennesimo equilibrismo politico, cerca di tenere il piede in due scarpe: da un lato, il governo Meloni strizza l’occhio a Trump con un “Guarda, sono stata brava?”, dall’altro gestisce una Libia frammentata, sperando di non far arrabbiare troppo nessuno.
E la sinistra? Ah, la sinistra dei porti aperti e dei diritti civili riscoperti! Improvvisamente si dimentica che fu proprio con Minniti e i governi Gentiloni e Letta che si gettarono le basi per questa situazione, stipulando accordi con la Libia per fermare i flussi migratori. Quelle stesse intese che ora si sono ritorte contro, esponendo tutta l’ipocrisia di chi predica accoglienza e poi, sotto sotto, firma per esternalizzare il problema oltre il Mediterraneo. La “sinistra dei diritti” fu una delle prime a nascondere la sabbia sotto il tappeto, dimenticando che quel tappeto poggiava sulle sabbie mobili libiche.
E la Libia… ah, la Libia! Tanto cara ai cuori nostalgici della destra sociale, i profeti dell’Agro Pontino, quelli che predicavano strade e opere in Cirenaica come se fossero missioni civilizzatrici. Ma non è che oggi i paladini del nazionalismo si siano dimenticati quanto costa un impero coloniale fallito? La stessa destra che ora grida allo scandalo per l’immigrazione, dimentica che i guai libici sono figli anche di quella retorica da “italiani brava gente” esportata a forza oltre il Mediterraneo.
E poi c’è lui, Matteo Salvini. L’uomo che passerà alla storia… o meglio, sarà schiacciato dalla stessa storia come da un monolite, carico di tutte le maledizioni lanciate da chi ha perso la patente per una canna fumaria tre settimane prima. Salvini, che nella sua lungimiranza politica è riuscito nell’impresa di essere utilizzato dai progressisti delle ZTL. Sì, quegli stessi che, per lavarsi la coscienza del paradosso migratorio che loro stessi hanno contribuito a creare, hanno usato il Capitano come parafulmine.
Perché non dimentichiamolo: sono stati proprio loro, i progressisti di salotto, a impostare e alimentare il sistema che ha reso l’Italia il campo profughi d’Europa, mentre svendevano la nostra sovranità monetaria. Grazie Prodi! Grazie Andreatta! Chi non vorrebbe una moneta privatizzata, eliminando pure la garanzia aurea? Insomma, l’Italia non è solo vittima dei suoi politici, ma anche dei suoi economisti illuminati che hanno pensato bene di trasformare la lira in un ricordo da collezione e l’euro in una gabbia dorata.
E come se non bastasse, da quando è arrivato l’ordine dal ministero della Propaganda globalista internazionale, non c’è talk show che non inizi con la stessa filastrocca: torturatore, oppressore, stupratore di bambini, gattini e, per completare il quadro, tifoso della Juve. Potrei sovrapporre tutti questi video uno sopra l’altro, creando un canto gregoriano della disinformazione che risuonerebbe come un’eco infinita.
Detto questo, beato chi è ancora dentro l’incantesimo, chi annuisce soddisfatto davanti all’ennesimo video di Saviano from attico West Side, o chi ridacchia pensando di aver capito tutto leggendo gli editoriali di Cappellini e Gramellini-ini-ini. Ma attenzione: non sto scherzando. Quando la magia finisce, oltre a restare molto più soli, si ride sì… ma di un riso amaro, quello che ti lascia più domande che risposte e ti fa chiedere come diavolo ci sei finito dentro in primo luogo.
Ma torniamo ad Al-Masri. In Libia, non lo conosce quasi nessuno. La stampa italiana lo dipinge come il cugino cattivo di Gheddafi, ma nella realtà libica è poco più che una comparsa nella lotta di potere tripolina. Secondo Libya Observer e The Libya Herald, Al-Masri è visto come un burocrate di medio livello, uno dei tanti ingranaggi del sistema carcerario libico, non certo il grande burattinaio delle atrocità. Ma qui da noi fa comodo trasformarlo nel simbolo del male, un capro espiatorio perfetto per giustificare giochi che con i diritti umani non hanno nulla a che fare.
In Italia, questa polemica è l’ennesima recita di uno scontro che ormai ha perso ogni dignità. Non si tratta di una battaglia sui diritti, ma di una guerra fredda tra il governo e la magistratura, con “Magistratura Democratica” a guidare il fronte giudiziario e l’opposizione politica (Schlein e soci) a cavalcare la polemica. L’indipendenza della magistratura? Un paravento. Qui si parla di lotta di potere, di sceneggiate per mantenere il controllo mediatico e politico, con personaggi che sembrano usciti da un brutto romanzo distopico.
E mentre questi attori in cerca d’autore si contendono il palcoscenico, la verità si perde tra le righe. Nemmeno Philip K. Dick avrebbe immaginato un cast tanto surreale: politici che fingono di difendere i diritti mentre nascondono le loro responsabilità, giudici che si ergono a paladini della giustizia ma giocano partite di potere, e governi che oscillano tra convenienza interna e compromessi geopolitici.
Al-Masri è a capo della polizia giudiziaria di Tripoli. Fine. Oltre la Tripolitania, il suo potere evapora. In Cirenaica e Fezzan non lo conoscono nemmeno. Certo, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso un mandato di arresto per crimini di guerra e violazioni dei diritti umani, ma solo dopo che il nostro “generale” ha gironzolato in Europa per dieci giorni. Che efficienza, la giustizia internazionale!
Dirige l’Istituto per la Riforma e la Riabilitazione (che nome rassicurante, eh?), una rete di centri di detenzione gestiti dalle Forze di Difesa Speciali sotto il governo filo-occidentale di Abdul Hamid Mohammed Dbeibah. Traduzione: è il capo delle carceri tripoline, e il governo di Tripoli – coccolato dall’Occidente – è ben consapevole delle sue attività.
Le testimonianze? Migranti intercettati e spediti in capannoni infernali, trasformati in merce per un mercato della sofferenza: torture a scopo di estorsione, aste di schiavi dove la gioventù, la bellezza e la forza fisica determinano il prezzo. Donne e adolescenti finiscono venduti nei Paesi della Penisola araba, come se fossimo tornati al Medioevo. Neonati nati e cresciuti in questi centri, bambini non accompagnati: una filiera della disperazione gestita da professionisti della crudeltà come Al-Masri.
Eppure, la CPI interviene solo ora, con lo stesso entusiasmo con cui ha emesso mandati contro personaggi come Netanyahu (21 novembre 2024), Yoav Gallant e Mohammad Deif, o Putin (17 marzo 2023). E cosa è cambiato? Netanyahu è stato accolto a braccia aperte da Trump, Putin continua a trattare con mezzo mondo. Insomma, la Corte dell’Aja sembra più un organo di giustizia selettiva che un’autorità imparziale.
Quindi, perché tanto clamore per Al-Masri? Forse perché fa comodo. Se il governo italiano avesse tenuto tutto nascosto, sarebbero piovute critiche per la mancanza di trasparenza. Ora che il rimpatrio è stato pubblico, le polemiche non mancano comunque. Tripoli, dal canto suo, non ha alcuna fretta di consegnare Al-Masri alla CPI. La risoluzione 1970 (2011) del Consiglio di Sicurezza dell’ONU dà giurisdizione sui crimini in Libia, ma qui parliamo di Tripolitania. Dettagli che, nel mare magnum della geopolitica, bastano per insabbiare tutto sotto il tappeto.
E l’unica consolazione? Aspettare che Doge faccia il suo corso. Perché, così a occhio, spulciando nei finanziamenti a pioggia degli amici degli amici worldwide del sistemone dell’impero in crisi, magari avremo delle sorprese. Magari scoprendo che la partita è sempre stata truccata. Ma attenzione: l’impero che verrà potrebbe semplicemente cambiare volto. Perché, diciamolo, certe cose sono troppo belle per essere vere e, nella stragrande maggioranza dei casi… beh, poi te ne penti.
Cesare Semovigo
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Stati Uniti! USAID vs DOGE_con Cesare Semovigo e Gianfranco Campa

Le rivelazioni di Doge stanno per sconvolgere gli assetti istituzionali statunitensi e le dinamiche geopolitiche. Cosa c’è dietro il sistema USAID? E il Ministero di Musk? Scopri lo scandalo che nessuno vuole farti conoscere. Preparati, questa storia è appena iniziata! Giuseppe Germinario

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Stati Uniti! USAID vs DOGE_con Cesare Semovigo e Gianfranco Campa

DeepSeek: L’Intelligenza poco intelligente, di Cesare Semovigo

DeepSeek: L’Intelligenza che anche voi avreste preferito non avere

 

L’abbiamo sospettato fin dal principio! DeepSeek non era ciò che sembrava.
Mentre il coro degli apologeti, abbagliato, si spellava le mani applaudendo alla “rivoluzione dell’AI open-source cinese”, l’olezzo della truffa aleggiava già nell’aria. Non era solo un prodotto scadente, ma un test sociale e un’arma geopolitica: un perfetto specchietto per allodole progettato per misurare la reazione e la permeabilità del pubblico, manipolare l’informazione e valutare il livello di assuefazione globale alla narrazione prefabbricata.
E la verità è che non si trattava di un’arma esclusiva della Cina contro l’Occidente, come le apparenze hanno indotto all’inizio. No, DeepSeek è stato un esperimento e un’arena globale, per meglio dire bipolare; un Running Man digitale, in cui Arnold Schwarzenegger siamo tutti noi, costretti a muoverci in un labirinto virtualizzato dove la menzogna è la regola e la verità dev’essere scovata con il bisturi della spietata lucidità.
Non è solo una piattaforma mal funzionante! È un esperimento sulla percezione collettiva, per vedere quanto velocemente si potesse imporre una narrativa fittizia e censurare ogni dissenso, quanto potesse durare una bolla costruita sul nulla prima di scoppiare, e quante persone sarebbero rimaste intrappolate a credere nella favola anche quando i numeri stessi dimostravano il fallimento. Con il corollario non trascurabile di sferrare qualche colpo basso alle élites emergenti negli States.
Noi, per fortuna o per grazia ricevuta, riteniamo di aver compreso in tempo reale che eravamo di fronte a un’operazione di ingegneria dell’illusione.
Il vero esperimento non era il giocattolo DeepSeek in sé. Le cavie eravamo noi. Perché oggi, per non farsi ingannare, non basta più essere informati. Bisogna essere spietati. Serve una mentalità tech-rinascimentale, una fusione tra cinismo geopolitico, competenza informatica, diffidenza strutturata, lettura dei segnali subliminali, comprensione dei pattern di manipolazione e fiuto per le truffe. Un’epoca in cui l’inganno è la regola e l’informazione è un campo di battaglia. Un’epoca in cui solo chi sa leggere tra le righe ha qualche possibilità di capire cosa stia realmente accadendo.
Lo ripeto: DeepSeek è stato un fallimento? No, è stato un test. Il vero test era su di noi. E chi ha abboccato alla narrazione, chi ha esultato per un’illusione, chi ha difeso l’indifendibile senza porsi domande, ha dimostrato di non aver ancora capito le regole del gioco.
Rathbones 27 gen 2026
La Lista Nerd a Sei Punti: L’Esperimento sul Campo
Abbiamo voluto provare DeepSeek di persona, non per fideismo sulle magnifiche sorti, ma per smanioso desiderio di smascherarne la reale natura. Ecco che cosa è emerso, :
Sreenshot dal nostro profilo personale di DeepSteek antecedente il blocco. Improvvisamente sono sparite tutti i prompt e le risposte. Il flusso di tutti questi dati dove è finito?
1. Investitori misteriosi
Gli abbiamo chiesto chi c’è dietro. DeepSeek ha risposto con dichiarazioni all’estremo della sua “creatività”, spesso contraddicendosi tra un prompt e l’altro. Un caleidoscopio di nomi inventati, falsi storici e sigle inesistenti, come se ci trovarsi in un romanzo di spionaggio di bassa lega trash. L’esito delle nostre domande vi confesso è stato tra il comico e uno schema predeterminato e fuorviante
ChatGPT riporta le incongruenze della indicizzazione e delle informazioni fuorvianti su vari portali 28 gen 2026
2. Dati di mercato incongruenti
Volevamo capire se ci fosse un business plan serio. Risultato? Numeri gonfiati, trend economici da “mondo dei desideri” e previsioni prive di alcun fondamento. Se chiedi conferma, cambia versione con l’agilità di un prestigiatore da fiera di paese.
Variazioni imbarazzanti dei benchmark dei vari tester . 29 gennaio
3. Emissione di token
La narrazione ufficiale parlava di decentralizzazione, coin e libertà digitale. La verità è che mancava qualsiasi documentazione su blockchain, governance e obiettivi reali. Un’operazione di finanza creativa più simile allo schema di una truffa che a una “rivoluzione open-source”.
report Mike Genovese (analista di Rosenblatt)- da Investing.com
4. Shadow banning e indexing manipolati
Ogni post o articolo critico è stato declassato, nascosto o rimosso. Reddit, Twitter/X, blog specializzati: tutto setacciato. Nel frattempo, i contenuti elogiativi salivano in testa alle ricerche come per magia, accompagnati da commenti entusiastici prefabbricati. Chiunque chiedesse prove o cifre era tacciato di essere un “agente del discredito”.
(dai grafici, incrociati con i successivi, si evince un’incongruenza con l’effettiva operatività possibile)
5. Selezione matematica, non logica
DeepSeek si rifugia nelle operazioni di base (somme, moltiplicazioni, calcoletti) per apparire affidabile. Appena si passa alla logica complessa, all’analisi geopolitica o alle interpretazioni storiche, crolla in un mare di banalità e incoerenze. Un centralino, non un’AI. Un proxy intelligente che fornisce illusioni di scelta invece di elaborare un pensiero autonomo. Un organismo che vive di memoria parassita, privo di “motu proprio”
6. L’Effetto Tetris
L’apoteosi del grottesco. Abbiamo visto gente esaltarsi perché DeepSeek era riuscito a generare un Tetris. Gente che urlava al “Miracolo!” con la stessa enfasi di uno sciamano che assiste a un’eclissi solare, ignorando il fatto che un Commodore 64 gestiva ben di più. Il Tetris è diventato il simbolo di una manipolazione collettiva: è bastato un giochino anni ’80, ed ecco i “guru” tech in estasi mistica.
Il risultato di questa lista?
Ci conferma, senza ombra di dubbio, che DeepSeek non era un’avanguardia tecnologica, ma uno specchietto per le allodole con il quale testare il livello di creduloneria e plasmabilità dell’ecosistema digitale. Una macchina che non produce conoscenza, ma indirizza e filtra quella già esistente, riportandoci all’analogia del “centralino”: un sistema di smistamento, non un modello cognitivo evoluto.
Chi ha creduto davvero in DeepSeek senza fare domande ha perso la partita due volte: una sul piano tecnico, scambiando un colabrodo per un cappello, e l’altra sul piano dell’analisi critica, perché ha dimostrato di non saper riconoscere i segnali di un esperimento di disinformazione organizzata.
Chi, invece, l’ha usata come poligono di tiro per svelarne i limiti, ha confermato ciò che avevamo intuito: c’è un abisso tra l’apparenza “open-source rivoluzionaria” e la realtà di un proxy manipolativo, progettato per raccogliere dati, falsificare metriche e alimentare un hype del tutto sganciato dalle prestazioni reali con in non secondario accessorio dei guadagni speculativi sui ribassi.
È da qui che poi partono le implicazioni geopolitiche e la parte caustica sull’Europa-cervo e la “ghigliottina”, perché se DeepSeek è stato un test, l’Europa è stata il laboratorio perfetto, con una classe dirigente che si fa turlupinare dai Tetris colorati e da una propaganda scadente, invece di chiedere numeri e verità. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.
Abbiamo provato di persona cosa significhi interagire con DeepSeek. Non ci siamo limitati a leggere recensioni o report degli esperti: abbiamo messo le mani nel motore, cercando di capire se davvero questa IA fosse l’erede designata a surclassare ChatGPT e soci. Gli abbiamo chiesto tutto: dagli investitori dietro al progetto (risultato: silenzio o menzogne), ai dati di mercato su se stesso (risultato: cifre inventate o assurde), fino alle missioni future dell’IA (risultato: un collage tra Mago di Oz e Orsetti del Cuore, pieno di risposte motivazionali, ma vuote di contenuto). I numeri parlano chiaro: tra il 63% e l’86% delle risposte fornite da DeepSeek risulta errato o fuorviante.
Ma il punto più assurdo non è solo la quantità di risposte sbagliate, bensì il modo risentito in cui le critiche sono state trattate. Nel giro di poche ore, si è scatenata un’operazione di shadow banning sulle piattaforme più importanti: post critici spariti da Reddit, articoli scettici deindicizzati o schiacciati dalle lodi sperticate di qualche testata “alternativa”. A chi osava chiedere trasparenza, si rispondeva gridando al complotto. L’accusa ricorrente? “Non capire la rivoluzione open-source”. Senza mai, ovviamente, presentare uno straccio di prova contraria.
Ed ecco l’Effetto Tetris: c’è gente che gridava al miracolo perché DeepSeek aveva generato un Tetris. Un Tetris, nel 2024.
Come se fosse la prova suprema dell’intelligenza artificiale. A quel punto, ci siamo detti: se la nuova frontiera del futuro è replicare un gioco dell’84, tanto valeva chiedere a un Commodore 64 di scrivere un paper sulla rivoluzione quantistica. Eppure questi erano i “guru” della contro-informazione digitale, estasiati come se avessero assistito allo sbarco su Marte.
Il sospetto è diventato certezza quando abbiamo visto quanto fosse blindata la narrativa. Questo non è marketing aggressivo, è una campagna di manipolazione su larga scala, in cui chiunque chieda dati reali viene bannato, e chiunque applaude viene premiato con l’eco mediatica. Non è un caso di hype gonfiato: è qualcosa di stratificato, come se qualcuno avesse non solo prenotato il campo da calcio, ma comprato i giocatori, l’arbitro e pure la genetica dell’erba del prato all’inglese. Un’operazione che ha scelto la matematica invece della logica complessa, perché il calcolo si verifica subito e illude i gonzi, mentre il ragionamento va dimostrato. È lì che DeepSeek crolla miseramente.
Cos’è quindi veramente DeepSeek? Non è un prodotto tecnologico evoluto. È un centralino, un router di informazioni, un proxy intelligente che non crea nuove sintesi, ma smista richieste e fornisce output preconfezionati. Un generatore di illusioni di scelta che, in realtà, nasconde la mancanza di alternative reali. Se gli chiedi qualcosa di matematico, ti risponde. Se gli chiedi una visione geopolitica o storica, ti svicola con banalità o bug clamorosi.
È un call center, non un’AI autonoma.
(i commenti di natura tecnic su reddit iniziano e riemergere appena dopo il blocco dell’applicazione)
Il suo ruolo strategico è stato far credere al mondo che la Cina avesse sfornato in pochi mesi una IA in grado di rivaleggiare con anni di ricerca e miliardi di dollari investiti da colossi americani. In realtà, DeepSeek non rappresenta la Cina come blocco, bensì la guerra ibrida condotta da chi tiene le fila di un gioco più grande: il Cerbero a due teste, dove una testa politica in grado di coordinare parte della finanza angloamericana con il motore manifatturiero cinese; in mezzo c’è l’Europa che si crede giocatrice, ma è solo un campo di battaglia dove testare le armi di manipolazione.
Le cronache su come la Cina avrebbe “asfaltato” il mondo occidentale si basano spesso su letture semplificate di dati macroeconomici e su una retorica che confonde il ruolo del partito al potere con l’idea stessa di socialismo. In realtà, la traiettoria cinese è frutto di un compromesso tra pianificazione statale e incentivi di mercato, con un coinvolgimento capillare dei privati su cui lo Stato esercita un controllo certo meno liberale di quanto vorrebbero i fautori del capitale occidentale, ma ben distante dalle società egualitarie che la parola “socialismo” potrebbe evocare. Il risultato è un modello ibrido che ha permesso alla Cina di diventare un gigante produttivo, contando inizialmente sulla delocalizzazione industriale e sulla enorme disponibilità di manodopera a buon mercato; tuttavia, ciò non significa che abbia eliminato le diseguaglianze o instaurato un sistema veramente “collettivistico”.
La spinta alla crescita cinese poggia su alcuni pilastri difficilmente replicabili altrove: un bacino demografico sterminato, una struttura industriale sorretta da investimenti colossali in infrastrutture, e una classe dirigente che pianifica per obiettivi pluriennali—avvantaggiata, almeno nel suo stato nascente, dal non dover rispondere alla frenesia di scadenze elettorali immediate e dall’essere sottoposta a criteri di selezione più rigorosi. Questo però porta con sé problemi di sostenibilità e squilibri interni (debitamente mascherati dalla governance), dalla pressione sull’ambiente alle tensioni socioeconomiche nelle aree rurali e periferiche. Il “socialismo con caratteristiche cinesi” non punta tanto a emancipare le classi subalterne, quanto a garantire la stabilità del sistema, accettando e promuovendo ampie sacche di capitalismo privato e concentrando la ricchezza in poche mani, purché esse restino fedeli al piano generale del partito. La stessa espansione dei ceti medi professionali è il frutto tipico di una società in fase espansiva, attenta alle esigenze di coesione e complessità.
Dal punto di vista macro, l’idea che la Cina abbia superato definitivamente l’Occidente ignora i vincoli strutturali interni (come la dipendenza energetica e la necessità di sbocchi di mercato) e la stessa interdipendenza con gli Stati Uniti in settori come la tecnologia, i semiconduttori e la finanza. Più che una vittoria di un socialismo coerente, è un caso di “capitalismo di Stato” che ha saputo sfruttare la globalizzazione—spesso ai danni dei lavoratori, cinesi ed esteri, pur con tuti i vantaggi offerti dal superamento di una civiltà prevalentemente agricola. Sbandierare la “superiorità” cinese come panacea universale è, dunque, una scorciatoia intellettuale: il sistema cinese funziona nell’ottica di una crescita accelerata e di un controllo centralizzato, riduce ma non elimina né povertà né diseguaglianze, tantomeno si oppone davvero ai meccanismi di mercato. L’unico aspetto in cui si discosta dal liberalismo occidentale è la minore tolleranza per il dissenso politico; per il resto, siamo di fronte a una superpotenza che usa in modo sistematico e spregiudicato i canali commerciali mondiali, più che a un modello socialista “puro” o rivoluzionario.
I russi se ne sono accorti da un pezzo: Kazan doveva sancire la fine del dominio del dollaro, ma si è trasformato nel trionfo della strategia cinese del “falco e della pentola sul fuoco”. Lula ha fatto il sabotatore, e Putin ha guardato con più interesse a Teheran, perché l’Iran, per quanto scomodo, si è rivelato un alleato appena più sincero, non un opportunista di passaggio. Nel frattempo, negli Stati Uniti si sta consumando una lotta interna che vede emergere figure come Kennedy Jr. e Tulsi Gabbard, mentre il vecchio establishment demoneocon vacilla e in Europa invece si celebra il funerale dell’autonomia politica, con Starmer, Scholz e i falchi baltici a recitare il copione del feudo bancario nero.
È troppo facile immaginare la Cina come un monolite che incarna un “nuovo socialismo trionfante” o, all’opposto, un capitalismo di Stato pronto a schiacciare tutti i competitor. In realtà, Pechino opera secondo logiche che sfuggono alle categorie novecentesche di “mercato vs. piano”: da un lato, si proclama erede del marxismo (riadattato alla storia nazionale), dall’altro, è fortemente integrata nell’economia globale, al punto che il principale cliente dei suoi prodotti rimane proprio quel “Occidente decadente” che si vorrebbe superare. Da questo intreccio discende una dipendenza reciproca: non solo gli USA assorbono una parte enorme, anche se in via di ridimensionamento, dell’export cinese, ma la Cina è anche tra i maggiori acquirenti di Treasury bond americani, con un’esposizione che negli ultimi anni si è aggirata intorno ai 1000 miliardi di dollari (circa un terzo delle riserve in valute estere di Pechino). Questo significa che, in caso di collasso finanziario degli Stati Uniti, Pechino vedrebbe evaporare parte del proprio tesoretto, vanificando la narrazione di un “Socialismo di Mercato” impermeabile agli scossoni esterni. Allo stesso modo, se la Cina smettesse di sostenere il debito americano, l’economia globale subirebbe scossoni imprevedibili, inclusa la stessa manifattura cinese, che prospera grazie ai consumi occidentali. È dunque una partita a scacchi in cui Washington e Pechino non possono (ancora) permettersi di ribaltare la scacchiera e andarsene: si tratta di una relazione post-ideologica, che supera il vecchio schema bipolare e si fonda su un macro-equilibrio di costrizioni reciproche, più che su una sfida puramente ideologica. Presentare Xi Jinping come il nuovo Messia del socialismo e gli Stati Uniti come un gigante dai piedi d’argilla significa ignorare la rete di interessi tangibili che lega le due potenze e scambia vendite di T-bond con approvvigionamenti di semiconduttori e import-export di beni essenziali. In altre parole, la Cina non è un blocco coerente di “socialismo rinato”, ma un ibrido che oscilla fra pianificazione e libera concorrenza, dettato tanto dal pragmatismo geopolitico quanto dai rapporti di forza sul mercato mondiale. Pronta a confliggere e colludere.
DeepSeek andrebbe visto, quindi, almeno in parte come un episodio di questo rapporto di odio/amore tra i due contendenti o parti di essi.
E l’Europa? Il continente più stupido della Storia Contemporanea, che, invece di giocare per vincere, gioca per perdere bene, paralizzato come un cervo sotto i fari di un tir lanciato a tutta velocità. Il paradosso è che il cervo, come una fenice, resuscita, ma solo per farsi investire di nuovo, magari urlando contro Putin per sentirsi ancora più eroico mentre si fa maciullare. Perché oggi, la coerenza è un crimine, la strategia è un optional, e la classe dirigente UE sembra specializzata nell’aggiornare regolamenti green e quote arcobaleno di un mercato che non gestisce, senza accorgersi che la realtà si è spostata altrove.
Meglio la ghigliottina di un tempo che l’ipocrisia dei salotti televisivi, verrebbe da dire.
Nel frattempo, DeepSeek rimane lì, a farci da monito: non era un’IA potente, ma un’illusione studiata con cura per vedere chi ci sarebbe cascato, come un bambino che crede di aver scoperto la televisione a colori nel 2024. Un call center intelligente che smista, registra e cataloga, venduto come rivoluzione tecnico-culturale, mentre dietro le quinte si muovono poteri più antichi e più spietati di quanto l’entusiasta medio possa immaginare. Una Cina polimorfa che gioca a incassare vantaggi e un blocco angloamericano che finge di combatterla mentre in realtà la utilizza come partner in un duopolio malsano, con la Russia relegata a giocare partite alternative e l’Iran pronto a esser l’alleato di chiunque sappia riconoscere che i veri nemici non sono i popoli, ma i poteri politici, finanziari e industriali annessi, che muovono i fili.
Il problema non è DeepSeek in sé, ma la facilità con cui un bluff di questa portata può prendere piede se organizzato da chi conosce bene le leve della propaganda, i meccanismi di SEO e la psicologia di un’umanità pronta a credere in qualsiasi “rivoluzione” pur di sentirsi contro il sistema. E allora Tetris diventa il simbolo di un’epoca in cui il ridicolo non è più un’anomalia, ma la norma. E la prossima volta, potremmo vedere gente gridare al miracolo perché un’IA cinese “aperta” avrà ricreato Pang in 4K. E lì, gli applausi diventeranno ancora più assordanti.
Ma forse siamo noi a esagerare. Forse i tempi sono così maturi da coltivare l’arroganza in convento e il convento alla Rocco Academy. Forse gli angeli caduti vanno in ferie a Cervia e gli influencer si candidano da soli per manifesta incapacità. E forse, dopo tutto, DeepSeek non è il fallimento di un modello, ma la prova che la Storia ha deciso di farsi beffe di noi, come quell’adolescente viziata che dice di essere rimasta incinta per caso. E voilà, ecco la prossima rivoluzione che nasce. O forse no.
In fondo, la vera magia è saper generare la singolarità dove non è il guru a sperare di essere testimonial, ma il testimonial a essere già guru senza saperlo. Scegli me, e così sia. Un errore di calcolo della realtà, un salto triplo di un ovulo ai campionati di tuffi. Eccoci qui a rimirare un’illusione chiamata DeepSeek, che ci ricorda che siamo nel Truman Show di noi stessi, un eterno esperimento dove la verità non interessa a nessuno, e la menzogna è la valuta preferita del mercato e della narrazione globale. Finché avremo la forza di ridere e puntare il dito, forse resteremo un po’ meno prigionieri.
Perché l’unico valore, in questo gioco, è il potere. E chi non ce l’ha, semplicemente non esiste.
DeepSeek: L’Intelligenza che anche voi avreste preferito non avere
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Iran tra mutamenti e mutazioni Con Cesare Semovigo, Roberto Iannuzzi, Antonello Sacchetti

#iran #geopolitica #Pezeshkian #multipolarismo #Kameney #mediooriente La transizione e l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca ha determinato una accelerazione delle dinamiche geopolitiche specie in Medio Oriente. Nessuno è uscito sonoramente sconfitto dal conflitto in corso, con la notevole eccezione della Siria. Rimane l’evidenza di un importante cambiamento degli equilibri in corso. Israele pare aver guadagnato terreno, ma allo stesso tempo sembra assumere un ruolo minore nei disegni della nuova amministrazione. L’Iran, al contrario, a causa dei colpi ricevuti, grazie alla capacità di deterrenza dimostrata, ai traumatici avvicendamenti nella dirigenza sembra promettere profonde trasformazioni ed adattamenti dei propri orientamenti geopolitici. Il recente accordo con la Russia e i primi abboccamenti con la amministrazione statunitense rappresentano il prodromo di nuovi assetti interni ed esterni. Ne parliamo in questo video registrato ormai una settimana fa. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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La più grande invenzione della Cina dopo l’oppio _ di Cesare Semovigo

Introduzione all’articolo 

Un’ondata di token DeepSeek fraudolenti ha recentemente catturato l’attenzione della comunità delle criptovalute: questi token affermano falsamente di essere affiliati al popolare protocollo di intelligenza artificiale cinese.

 

Questi token contraffatti hanno accumulato una capitalizzazione di mercato totale superiore a 60 milioni di dollari , con un token falso, Seek , che ha raggiunto brevemente una capitalizzazione di mercato di 48 milioni di dollari prima di crollare.

Questo incidente riflette una tendenza crescente di truffe che emergono in risposta alla crescente popolarità di DeepSeek.

I truffatori stanno sfruttando il clamore che circonda le tecnologie di intelligenza artificiale e personaggi di spicco come Donald Trump , attirando nelle loro trappole gli investitori ignari.

Il team ufficiale di DeepSeek ha chiarito di non aver mai emesso una criptovaluta , sottolineando che esiste un solo account Twitter ufficiale per il progetto.

Nonostante questi avvertimenti, molti investitori continuano a investire denaro in questi token fraudolenti, rivelando una preoccupante mancanza di consapevolezza riguardo ai rischi connessi.

Nel più ampio settore delle criptovalute, le truffe sono diventate un problema allarmante. Secondo alcuni report, oltre 857 milioni di $ sono stati rubati tramite schemi fraudolenti collegati a token correlati a Trump (CRYPTO:TRUMP) .

Molti nuovi investitori, spinti dalla ricerca di rapide opportunità di profitto, cadono vittime di queste truffe a causa della loro scarsa esperienza e mancanza di comprensione nel distinguere i progetti legittimi dalle frodi ben orchestrate.

 

Qui in Europa, fino a pochi giorni fa, c’era un allineamento completo con la narrazione cinese e il suo CEO del tutto improbabile, un personaggio che sembrava uscito direttamente da un ruolo da cattivo di un film di serie B mal interpretato. L’entusiasmo attorno a DeepSeek era così surreale che chiunque osasse sollevare dubbi veniva etichettato come pessimista o, peggio, “fuori dal mondo” . Oggi, è esilarante vedere tutti fare marcia indietro, minimizzare la situazione, trovare scuse e riscrivere la storia come se non avessero mai elogiato tutta questa operazione . Nessuno, ovviamente, ricorda le grandi proclamazioni su come DeepSeek avrebbe “cambiato le regole del gioco” e “portato la rivoluzione dell’intelligenza artificiale alle masse”.

E poi arriva la diapositiva della truffa da 60 milioni di dollari , il colpo di scena che chiunque con due neuroni funzionanti aveva previsto. Un’ondata di token falsi, capitalizzazioni di mercato ridicole gonfiate dal nulla, persone che perdono tutto mentre le menti di questo circo svaniscono con le tasche piene. E tuttavia, come previsto, nessuno si assume la responsabilità . Il copione classico: esaltare l’illusione, quindi cercare disperatamente di negare l’ovvio e, quando tutto crolla, passare dolcemente a “non avevamo abbastanza dati per valutare i rischi”.

Ora fingono tutti di essere cauti, come se la loro credibilità non fosse già stata ridotta in polvere, insieme ai portafogli degli investitori creduloni che ci sono cascati.

 

Allo stesso tempo, mentre tutti gli altri urlano ciecamente “miracolo” , alcuni di noi stanno effettivamente facendo il loro lavoro : scavando più a fondo, ponendo le domande giuste e svelando la vera storia. Non si tratta solo di clamore sull’IA; si tratta di manipolazione finanziaria, scappatoie normative e strategie geopolitiche nascoste sotto la superficie.

 

Oltre all’analisi di AI e tecnologia , avremmo coinvolto anche consulenti economici e legali , assicurandoci che l’indagine regga all’esame su tutti i fronti . Il caso DeepSeek non è solo una storia, è un punto di svolta nel panorama globale di AI e finanza.

DeepDick l’intelligenza artificiale che pensavano di essere  Rocco ma invece era Jackie Chen. 

La più grande invenzione della Cina dopo l’oppio . 

La vecchia guardia “demo-neocon” (Boeing, Lockheed Martin) è bloccata in una palude di ritardi colossali, ma non è esattamente una condizione esclusiva in questa epoca squilibrata. Singole linee temporali per mantenere la latenza della batteria: questa è l’epoca in cui stiamo lottando per sopravvivere. Bisogna armonizzare il presente moderando i propri istinti più bassi, un’eredità borghese intrisa di saggezza. Dopotutto, affermare la propria superiorità olistica supera di gran lunga l’impulso primitivo di banchettare con il sangue degli altri. Sfortunatamente, lo stile non può essere acquistato rovistando tra reliquie sovietiche profumate di naftalina in un mercatino delle pulci. Convincersi che il futuro della tecnologia risieda in una startup cinese open source è già ridicolo di per sé. In tutta onestà, non provo il minimo senso di trionfo nell’aver vinto ancora una volta una scommessa prevedibile. DeepDick: l’intelligenza artificiale che pensava di essere Rocco, ma si è rivelata essere Jackie Chan. Quando hai costruito la tua personalità collezionando schiaffi dentro uno spogliatoio, parti con un chiaro vantaggio: nel momento in cui la fortuna ti risparmia, è facile scambiare una semplice esercitazione di allenamento per la tua personale guerra del Vietnam. Ma non può piovere per sempre. Alla fine, quando la Grande Muraglia delle scommesse superficiali crolla sotto il suo stesso peso, i fanboy finiscono per combattere una guerra senza pugili, ma con le pale. Possiamo perdonare le scarse capacità di scrittura, tutti migliorano con il tempo. Ma non possiamo applicare la stessa cortesia a una glorificata brochure di marketing, piena di vittorie prestabilite, ipotesi contorte e affermazioni di tesi scolpite non nel marmo, ma nel granito stesso. Un’azienda cinese di intelligenza artificiale come nuovo baluardo della libertà orizzontale? L’unica cosa “aperta” qui è abbastanza facile da immaginare. Mentre i mercati, odiosamente maestosi, abbracciano l’idea che se sei veramente competitivo, meriti risultati, a meno che tu non sia un idiota assoluto. Per decenni, il vecchio sistema ha prosperato con contratti da miliardi di dollari, teatralità di lobbying e budget gonfiati. Ma ora, con i tassi di interesse in aumento e i cosiddetti “TechBros” che entrano nella mischia, le idee fresche hanno costi inferiori. E ora, non riesco a nascondere la mia eccitazione, il momento di cui parlava Roosevelt è arrivato: questi dinosauri dell’era della Guerra Fredda, a uno sguardo più attento, sembrano reliquie in attesa del loro meteorite. La Boeing, un tempo l’epitome dell’eccellenza aerospaziale, sta vivendo una crisi di identità tra la capsula Starliner bloccata in un’eterna inefficienza (ancora in ritardo nei test) e i contratti militari che, a meno che non stiate scommettendo contro di me, faranno fatica a fornire i risultati attesi. La Lockheed Martin, nel frattempo, sta navigando nella tempesta in cui l’F-35, spesso deriso per i suoi infiniti aggiornamenti software e guasti di sistema, si sta trasformando in un progetto beta perpetuo, un videogioco volante con note di patch. In questo quadro caotico, troviamo il Progetto Artemis: una missione della NASA in cui gli Stati Uniti pianificano di tornare sulla Luna con grandiosità, in uno scenario in cui nulla può essere lasciato al caso e il fallimento passerà alla storia. Nel frattempo, l’ironia fa la sua parte, mentre SpaceX prepara Starship, un programma che con una frazione del costo sta già dando risultati tangibili e sta fissando lo standard a circa 2,5 miliardi di dollari a lancio (o anche meno, grazie alla riutilizzabilità). Il paragone è spietato: mentre la NASA è bloccata nella gestione di un razzo SLS troppo costoso e troppo complicato, SpaceX costruisce razzi con una filosofia di prototipazione rapida, riducendo gli sprechi e mantenendo un livello accettabile di scherno mediatico. Alcuni osservatori cinici sospettano che Artemis sia solo un’altra operazione di bilancio nero autogenerante, un meccanismo perfetto per far circolare miliardi di dollari pubblici all’interno dei soliti circoli del Pentagono, un loop di proporzioni cheneyiane. Guardando i numeri, i contratti e i ritardi, ci si deve chiedere se ci sia più sostanza che spettacolo in un progetto che dovrebbe far rivivere la gloria dell’Apollo 11. A proposito dell’Apollo 11, l’indiscusso conquistatore delle fasce di Van Allen, una cabina telefonica in alluminio degli anni ’60 che, oh cielo, era indistruttibile! “Non le fanno più come una volta”, giusto? Le leggende parlano di tecnologie “perdute e irriproducibili”, di registrazioni di telemetria mancanti, eppure è incredibile che decenni dopo l’umanità faccia ancora fatica a mandare le persone oltre l’orbita terrestre bassa. La casa delle bugie sta crollando o è solo una naturale correzione di rotta? Persino Socrate ha abbandonato il mondo delle cattive idee. Nel frattempo, i nuovi giocatori della Silicon Valley, i TechBros, stanno prendendo il controllo dei contratti di difesa, lanciando droni autonomi e creando valore tangibile in tempi record con sprechi minimi. NVIDIA, regina del mercato GPU, sta ora affrontando una tempesta perfetta: rallentamento della domanda di IA, concorrenza cinese che le respira sul collo, produzione esternalizzata a TSMC e alti tassi di interesse che strangolano la speculazione. Se si approfondiscono i dati, emergono inquietanti somiglianze con il crollo delle dotcom dei primi anni 2000, quando le valutazioni di mercato erano gonfiate da illusioni di crescita infinita. Gli stessi analisti che lanciarono l’allarme allora, ignorati da tutti, ora affermano che il problema è ancora più strutturale questa volta. Le proiezioni NVIDIA pre-crollo, che prevedevano un mercato dell’IA in crescita esponenziale con valutazioni alle stelle, si sono sgretolate sotto la realtà, trascinando verso il basso non solo NVIDIA ma una grossa fetta del settore tecnologico. La lezione? Quando un gigante brucia, può far crollare l’intera capitalizzazione di mercato di un’intera borsa in 30 minuti. E la ciliegina sulla torta? Il CEO, che solo pochi mesi fa si atteggiava a cowboy high-tech, ostentando GPU rivoluzionarie e la superiorità tecnologica americana, ora si sta affannando per spiegare ai mercati perché l’azienda ha perso miliardi da un giorno all’altro. Inutile dire che il suo status di golden boy ora sembra molto meno brillante. Qui in Europa, fino a pochi giorni fa, c’era un allineamento completo con la narrazione cinese e il suo CEO del tutto improbabile, un personaggio che sembrava uscito da un ruolo da cattivo di un film di serie B mal interpretato. L’entusiasmo attorno a DeepSeek era così surreale che chiunque osasse sollevare dubbi veniva etichettato come pessimista o, peggio, “fuori dal mondo”. Oggi è esilarante vedere tutti tornare sui propri passi, minimizzare la situazione, trovare scuse e riscrivere la storia come se non avessero mai elogiato l’intera operazione. Nessuno, ovviamente, ricorda le grandi proclamazioni su come DeepSeek avrebbe “cambiato le regole del gioco” e “portato la rivoluzione dell’intelligenza artificiale alle masse”. E poi arriva la truffa da 60 milioni di dollari, il colpo di scena che chiunque con due neuroni funzionanti aveva previsto. Un’ondata di token falsi, capitalizzazioni di mercato ridicole gonfiate dal nulla, persone che perdono tutto mentre le menti di questo circo spariscono con le tasche piene. Eppure, come previsto, nessuno si assume la responsabilità. Il copione classico: esaltare l’illusione, quindi cercare disperatamente di negare l’ovvio e, quando tutto crolla, passare dolcemente a “non avevamo abbastanza dati per valutare i rischi”. Ora, fingono tutti di essere cauti, come se la loro credibilità non fosse già stata ridotta in polvere, insieme ai portafogli degli investitori creduloni che ci sono cascati. Se OpenAI decidesse di salire a bordo come co-produttore del documentario (puntiamo a un formato massimo di 40 minuti), il loro coinvolgimento come consulente interessato genererebbe senza dubbio un clamore enorme. Avere l’esperienza tecnica di OpenAI che analizza il caso DeepSeek darebbe a questo progetto un livello di credibilità e profondità senza pari. Oltre all’analisi di IA e tecnologia, avremmo coinvolto anche consulenti economici e legali, assicurandoci che l’indagine regga all’esame su tutti i fronti. Il caso DeepSeek non è solo una storia, è un punto di svolta nel panorama globale dell’IA e della finanza. Mentre tutti sono impegnati a gridare “miracolo”, alcuni di noi stanno effettivamente facendo il loro lavoro, perché in un mare di opportunisti, c’è ancora chi crede nel giornalismo corretto

( vedi i grafici )

 

Fonti

[1] “The Fall of Legacy Defense Giants,” Bloomberg Analysis, 2024.

[2] “Pentagon Reports on F-35 Delays and Overruns,” WSJ Defense Briefing,

2023.

[3] “SLS vs Starship: Cost Comparison,” NASA Audit Office, 2025.

[4] “Cheneyloop: The Endless Defense Budget Cycle,” Pentagon Watchdog,

2023.

[5] “Apollo Archives: Missing Telemetry and Lost Tapes,” Smithsonian Institute

Interviews, 2019.

[6] “Tech Bros vs Old Contractors,” Silicon Valley Insider, 2024.

[7] “NVIDIA’s GPU Market Overview,” MarketWatch Tech, 2025.

[8] “DeepSeek Dossier: Origins and Funding,” Slovak Cyberintel Forum, 2025.

[9] “China’s Digital Currency Strategy,” Crypto Analysis Monthly, 2024.

[10] “Deep State vs Trump: Economic Warfare via AI?” Eastern Monitor, 2025.

[11] “Ponzi-Stanislaky: The Hidden Scheme of Defense Contracts,” Investigative

Weekly, 2023.

[12] “Dotcom Crash Revisited: Market Parallels in Tech Valuations,” Nasdaq

Historical Review, 2025.

[13] “NVIDIA Meltdown and Big Tech Panic,” Financial Times Exclusive, 2025

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NASA/Boeing vs Space X: La Guerra Spaziale è (di nuovo) Politica” & Trump Gongola-Gianfranco Campa

NASA #Boeing #ElonMusk #SpaceX #Trump #SpeseFolli #LowCost #Spazio #ConcorrenzaSpaziale #PoliticaSpaziale
Negli Stati Uniti siamo in presenza di un tentativo potente di rinnovamento che porterà all’emersione di una nuova classe dirigente e ad un adattamento ad esso di parte della vecchia. L’immagine offerta dalla cerimonia di insediamento di Trump parla da sola; gli atti susseguenti tracciano la direzione verso la quale gli Stati Uniti vorrebbero andare. Sino ad ora la nuova amministrazione, per altro ancora in fase di insediamento e di un consolidamento ancora dall’esito incerto, ha potuto contare sull’effetto sorpresa e sulla relativa debolezza degli attori protagonisti delle prime attenzioni. La circospezione con la quale i protagonisti principali dello scenario geopolitico si stanno avvicinando alla nuova amministrazione lasciano presagire una fase di studio e di relativa pacificazione delle relazioni, al netto degli imprevisti e delle prevedibili azioni di disturbo. Con qualche avvertimento precauzionale, però: sono stati tagliati i cavi sottomarini di collegamento tra Taiwan e un piccolo arcipelago vicino, sede di una grande base militare. La tendenza è ad una circoscrizione degli obbiettivi, soprattutto interni agli Stati Uniti e delle aree geografiche nelle quali concentrare il confronto. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ti amo , quindi ti uccido . Di Cesare Semovigo

Ti amo , quindi ti uccido . Di Cesare Semovigo , italiaeilmondo.com 

Di Cesare Semovigo , italiaeilmondo.com

Trump torna alla Casa Bianca, e con lui torna quel mix esplosivo di retorica, show e il famigerato “Art of the Deal”, versione geopolitica. Questa volta, l’attenzione è tutta per l’Ucraina e il suo “Project Ukraine”, un conflitto che, tra una dichiarazione e l’altra, sembrava aver stregato il neo-presidente. Ma cosa sta combinando Trump? E soprattutto, ha un piano reale o sta semplicemente improvvisando? Spoiler: potrebbe essere entrambe le cose. La zona pericolosa dove non si dovrebbe finire nel notoriamente delicato stadio iniziale della presidenza è proprio questa, una melma di sabbie mobili dove mettere alla prova il tallone di Achille di questa amministrazione entrante: la politica estera. Nei primi giorni del suo mandato, Trump sembrava più interessato a firmare ordini esecutivi e a ribadire quanto amasse il popolo russo. Ma il circo mediatico, spinto forse da qualche stratega ombra, lo ha trascinato in quella che sembra essere diventata la sua nuova ossessione: l’Ucraina. I giornalisti lo martellano con domande su come intenda affrontare il conflitto, e Trump, fedele al suo stile, ha deciso di “prendersi il progetto”. Come? Minacciando la Russia con sanzioni, tariffe e persino con il crollo del prezzo del petrolio. E tutto, ovviamente, condito dal suo amore per il popolo russo (“I love the Russian people, but I’m going to destroy your economy”). Ironia della sorte, durante il suo discorso inaugurale Trump non ha nemmeno menzionato l’Ucraina. Forse era distratto, o forse non aveva ancora capito che i media non lo avrebbero lasciato in pace. Mi piace pensare che questa sia la tattica di avvicinamento. Fatico a credere stia cadendo nella trappola che Steve Bannon e altri (incluso il buon senso) gli avevano consigliato di evitare: diventare l’utile volto del conflitto. Trump ha adottato un approccio decisamente autoritario nella sua comunicazione: “Accetta le mie condizioni o ti distruggo. Ma ti voglio bene, eh”. Una strategia che forse funziona nelle trattative immobiliari, ma che si scontra con la realtà diplomatica russa che, come sappiamo, non vende tappeti. Ha anche sparato numeri completamente a caso, come i “60 milioni di morti russi nella Seconda Guerra Mondiale” (dove li ha presi, nessuno lo sa) o il milione di soldati russi caduti in Ucraina. Putin e il Cremlino non hanno gradito, soprattutto quando Trump ha suggerito che la Russia avesse combattuto la guerra mondiale per aiutare gli USA. Non proprio uno dei migliori 26 milioni di modi per iniziare una trattativa. Una delle idee di Trump è quella di abbassare il prezzo del petrolio, convincendo il principe saudita Mohammed bin Salman a inondare il mercato di oro nero. L’obiettivo? Schiacciare l’economia russa. Peccato che ci siano almeno tre problemi fondamentali: il principe saudita sta finanziando massicci progetti di sviluppo, e un crollo del prezzo del petrolio destabilizzerebbe l’economia saudita prima ancora di toccare quella russa. La narrativa che i sauditi abbiano distrutto l’URSS negli anni ’80 è un mito. L’URSS era già in crisi a causa delle sue riforme interne, e il crollo dei prezzi del petrolio di allora era dovuto a una sovrapproduzione globale, non a una strategia orchestrata dagli USA. La Russia produce petrolio a costi bassissimi e ha un’economia diversificata. Se il prezzo del petrolio scende, il Cremlino semplicemente svaluta il rublo e continua a fare affari con chiunque e in special modo con le cancellerie di mezza Europa, che con una mano firmano sanzioni e con l’altra tessono triangolazioni per importare le materie prime dello sterminato territorio russo. Trump sogna anche di convincere Cina e India a voltare le spalle alla Russia ; anche qui solo un gonzo che comprava le autoradio nelle piazzole autostradali del Casertano potrebbe credere che si tratti di una seria programmazione economica . Sarebbe come scartare il mattone che avrebbe voluto essere autoradio ( molto woke ) , infilarlo ( vi giuro non è voluto) nell’alloggiamento a martellate cantando ” Vamos a la playa ” o meglio l’azzeccatissimo ” Battito Animale ” . Su le mani : genitore 1 , genitore 2 . Infatti la Cina starebbe costruendo relazioni sempre più strette con Mosca (vedi il gasdotto Power of Siberia 2) e l’India avrebbe già approntato, aggirando le sanzioni occidentali , un piano continuativo per l’acquisto di petrolio russo e adiritura di raffinati a bassa efficenza . Perché mai dovrebbero tradire un partner affidabile come la Russia accettando in ribasso le “offerte” del presidente USA che, finora, non ha nemmeno menzionato qualcosa in cambio? A meno che Trump non stia pianificando di regalare Taiwan alla Cina o il Kashmir all’India (non ci sorprenderemmo, visto il suo stile), facendo ordine nella frenetica saturazione resa volutamente confusionaria delle dichiarazioni incrociate degli stessi player in competizione , possiamo tranquillamente resettare certi algoritmi di lettura della realtà , tuffandoci di testa sugli scogli della frastagliata ma inesorabile ragion di stato trasversale. Le prese di posizioni proprio di oggi che come un eruzione di lava stanno raggiungendo le truppe in ritirata della fallita rivoluzione woke-green ,fanno presagire che è iniziata la notte dei lunghi coltelli made in Usa ; Musk definisce Sam Altman ” OpenAI’s Sam Altman As A Deep State Op ” e Trump con una discreta soddisfazione ci tiene a ricordare a Bolton e Fauci che ” non si sentirà responsabile se accadrà loro qualcosa “. Insomma, nessuna correlazione oltre c’è l’armageddon . A questo punto, viene da chiedersi se Trump sta giocando a scacchi 5D o sta improvvisando.

Alcuni suggeriscono che le sue dichiarazioni pubbliche siano solo una distrazione, mentre dietro le quinte starebbe lavorando a un accordo segreto con Putin.

Le vocine nel cervello, sebbene potrebbe sembrare il contrario, continuano a farmi propendere per questa interpretazione, proprio perché mi sono convinto che le dure lezioni , pagate care , durante la sua scorsa presidenza , mi sembra siano state metabolizzate tanto da scorgere le contromisure preparate per non evitare di ricadere nell’errore cronico . Tuttavia, le prove scarseggiano, e i russi stessi sostengono di non avere ancora avuto contatti seri con l’amministrazione Trump. Il telefono rosso non suona mai o l’amore è saldo ma altresì clandestino? L’unica cosa chiara è che Trump vuole un accordo per mettere fine alla guerra in Ucraina. Il problema? Non sembra avere idea di cosa la Russia chieda o forse, per i suoi progetti, sulle prime potrebbe essere conveniente farci non esserci. Putin non accetterebbe mai un semplice “cessate il fuoco” o un’offerta al ribasso, e Trump lo sa bene. La sorpresa sarebbe decisamente spiacevole per tutti. Come hanno detto molti analisti, il tempo per un accordo sta scadendo, l’Ucraina è vicina al collasso come un Mc Gregor stramazzato al suolo dopo una rissa su Instagram . Quindi , artisticamente parlando, urlare nelle dichiarazioni pubbliche , accordandosi nascosti nelle retrovie della diplomazia , forse è quello che potremmo aspettarci . Trump ha ereditato una guerra che avrebbe potuto comodamente etichettare come “quella di Sleepy”, ma ha scelto di farla sua come quel mantello sgargiante che periodicamente ama indossare. Quindi mi sovviene che abbia calcolato il rischio, avendo inoltre avuto un periodo lungo nel quale organizzare e adottare una strategia adeguata. Se riuscirà a evitare la trappola e a negoziare un accordo reale con la Russia, potrebbe persino uscirne vincitore. Ma il rischio di trasformarsi in un altro Nixon è alto , o forse è quello al quale vorrebbero far credere al fronte interno , quello che ci ha intrattenuto con una grande profondità analitica del reale , che per limiti o manifesto pregiudizio continua vivere in un versione 4k arcobaleno della presidenza del 2016 .

Per ora, tutto ciò che possiamo fare è goderci lo spettacolo osservando tutto con il distacco di chi vive nell’inutile , ininfluente e vagamente inadeguata Europa .
Il trucco è farlo consci dell’artificio .
Per un attimo leggendo sui social come i profughi dell’incendio di Hollywood trovassero le energie di postare cose come ” emigro è arrivata prima l’orda Trumpiana e poi il fuoco ” ho provato
paura , sono sincero , adrenalina che poi si è fatta terrore .
Ora mi spiego .
Ho temuto di ritrovarmi in 3 2 1 l’esule Saviano , che subito ospite fisso di Formigli in una trasmissione combo B2B con Propaganda Live , potesse racontare in uno specialone prime time , la sua fuga rocambolesca dal 4 Reich dominato dal “predatore sessuale mafioso ” Donald.
La tv del dolore – il nostro .
Abbando-Nato l’attico e portando in valigia la destrezza delle sue lunghe pause che di prosa si fan dialettica e poi è poesia , finalmente Itaca , finalmente democrazia (l’unica del medio oriente che ama).
Scusate non volevo farvi passare l’appetito , probabilmente anche quello sessuale .
Passiamoci quindi i popcorn dolci come fossimo “Goodfellas”, quelli stucchevoli al caramello ,così che possiamo celebrare la nostra weltanschauung gastronomica , tra l’altro l’unica “Supremazia indiscutibile” che ci è rimasta. Quella cosa con cui ,come diciamo a Genova , possiamo portarcelo in giro , già menato da casa.
L’unica propaganda identitaria reale , il “primato” del quale non abbiamo facoltà di vergognarci .
Pavoneggiamoci così , in una sfilata densa di “eccellenza italiana” , disinvolti e pregni dell’ Ubris di fasti passati donando ai posteri un momento altissimo che solo Giotto , Cannavacciulo , l’eternità , forse Eat Italy , educatamente senza Sgarbi .
Mentre Pelù, Vauro e Guccini abbandonano X , risalendo l’ Aventino della presupposta superiorità , noi ferventi disillusi passiamo senza curarci di loro sperando di non beccarci il covid e stringiamoci a coorte per innalzar quel cencio del qual abbiam deciso di far utilitaristica bandiera .
Un tovagliolo sporco di sugo ,quello buono , cotto almeno due ore e mezza rigorosamente a fuoco lentissimo. Urrah , grazie Giorgia , Grazie Presidente .
#Trump #Ucraina #Russia #Putin #Diplomazia #TrumpUcraina #ConflittoRussiaUcraina #Mediazione
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