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L’arroganza e la teatralità segnano il distacco dalla realtà dell’Occidente atlantista_di Simplicius

L’arroganza e la teatralità segnano il distacco dalla realtà dell’Occidente atlantista

Simplicius15 ottobre
 
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Di tanto in tanto capita di assistere a dimostrazioni di arroganza così sbalorditive che bisogna vederle per crederci. Durante il vertice dei ministri della Difesa della NATO tenutosi questa settimana a Bruxelles, il goffo segretario generale Mark Rutte ha battuto il record delle dichiarazioni più imbarazzanti in due minuti; è stata una delle incarnazioni più evidenti dell’arroganza imperiale alla base del disastroso deterioramento della NATO e dell’UE:

Non solo finge di credere che la NATO sia economicamente decine di volte più potente della Russia, ma anche che il suo esercito sia “infinitamente” superiore, usando il linguaggio dei bambini.

Fingendo di essere una specie di duro, arriva persino a fingere di non sapere cosa siano i MiG-31; perché, ovviamente, sottovalutare il proprio avversario fino al punto di ignorarne completamente le risorse è un segno inequivocabile della “forza” militare che Rutte cerca così disperatamente di incarnare.

La parte più tragicomica della retorica umiliante del “papà” Don è che, se si ascolta attentamente, il suo scopo sembra essere semplicemente quello di placare i suoi compagni apparatchik, che probabilmente stanno avendo dei ripensamenti dopo aver sfiorato la morte antagonizzando la Russia.

Con tono supplichevole —con toni di estrema umiliazione—Rutte li supplica di «tenerne conto, per favore» e di «trovare conforto» nella finta esaltazione dell’alleanza che sta disperatamente cercando di costruire per coprire la sua effettiva debolezza storica. Lo scopo diventa chiaro: si tratta di una sessione di persuasione volta ad alleviare le preoccupazioni dei suoi compatrioti; e non sarebbe stata necessaria se non fosse stato per il fatto che tutti loro credono esattamente il contrario della retorica entusiasta e spavalda che Rutte sta sputando fuori dalla sua bocca. Tali eccessi di spavalderia sono necessari proprio quando si manca di fiducia in ciò che si dice.

Purtroppo, quella non era nemmeno la parte peggiore della sua sfacciataggine. Nel video successivo, Rutte supera radicalmente se stesso invocando il Red October di Tom Clancey per dipingere la marina russa come ridotta a un sottomarino rotto e “zoppicante”. La sua diarrea verbale è così grossolanamente esagerata che è difficile credere che provenga da un cosiddetto “Vertice dei ministri della Difesa della NATO”, piuttosto che da qualche battuta dietro le quinte nella sauna preferita di Rutte a Bruxelles:

Il “uomo forte” Cancelliere della NATO continua dichiarando debolmente che l’alleanza scorterà “delicatamente” gli aerei russi che non rappresentano una minaccia perché la NATO è “così forte” e solo se la NATO fosse “debole” l’alleanza dovrebbe abbattere gli aerei russi. Sembra che la programmazione orwelliana sia riuscita a creare un altro schiavo mentale.

Ma quello che noterete è che l’intero ordine occidentale è degenerato in un teatro dell’assurdo. Praticamente tutto è stato ridotto a espedienti e artifici, uno più imbarazzante dell’altro.

Si prenda ad esempio la visita odierna del ministro degli Esteri polacco Sikorski a Londra, dove ha messo in scena un drone russo Geran catturato nella sanguinosa Camera dei Comuni del Parlamento britannico per ottenere il massimo effetto teatrale:

https://www.reuters.com/business/aerospace-defense/polands-sikorski-says-europe-must-prepare-deep-russian-strike-2025-10-14/

Quanto può diventare ancora più assurdo e caricaturale questo freakshow?

A peggiorare le cose, in una nuova intervista il disonorato “generale” Ben Hodges ha affermato che se la Russia osasse attaccare la “potente” NATO, sia Kaliningrad che Sebastopoli sarebbero “annientate” nella prima ora:

Con ironia, il suo insipido discorso ha offerto agli ucraini uno spaccato della psicopatia e dell’indifferenza dell’Occidente nei confronti dell’Ucraina stessa, considerata nient’altro che una pedina sacrificabile nella guerra per distruggere la Russia:

Come se questo tripudio di vuoto narcisismo non bastasse, il re dell’ego in persona ha coronato la giornata di pomposa esultanza con un’ultima serie di chiacchiere che fanno venire voglia di prendersi a schiaffi. Dopo aver blaterato senza senso di circa 1,5 milioni di vittime russe, ha citato le “lunghe code per il gas russo” prima di affermare ridicolmente che l’economia russa presto “crollerà”:

Per non parlare del fatto che continua a ripetere senza ironia l’affermazione secondo cui avrebbe distrutto il BRICS. Al contrario, il BRICS è diventato sempre più forte, con la de-dollarizzazione in forte espansione tra gli ultimi annunci secondo cui le compagnie petrolifere indiane sono tornate a pagare il petrolio russo in yuan; per non parlare di altre notizie:

https://www.wsj.com/economy/trade/chinas-exports-rise-at-fastest-pace-in-six-months-despite-u-s-tariffs-123f115c

Trump ha poi continuato con minacce allusive riguardo ai missili Tomahawk in vista della visita di Zelensky di venerdì, durante la quale il pifferaio magico ucraino dovrebbe mettersi a cantare e ballare in una stravagante esibizione per ottenere le risorse a lungo raggio.

Trump ha continuato a sfruttare in modo superficiale il cosiddetto “Tomahoax”, ignorando completamente che gli Stati Uniti non hanno praticamente nulla da offrire. Un nuovo articolo del Financial Times cita Stacie Pettyjohn, “direttrice del programma di difesa presso il think tank Center for a New American Security”, che riconosce che gli Stati Uniti sarebbero in grado di fornire all’Ucraina solo 20-50 dei missili da 1,3 milioni di dollari. Leggi attentamente il testo in grassetto qui sotto:

Tuttavia, gli Stati Uniti sarebbero probabilmente in grado di fornirne solo pochi all’Ucraina. Ciò alla luce del fatto che, secondo gli esperti della difesa, dei 200 missili acquistati dal Pentagono dal 2022, ne sono già stati lanciati più di 120. Il Dipartimento della Difesa ha richiesto finanziamenti per soli 57 Tomahawk in più nel suo bilancio 2026.

Washington avrebbe probabilmente bisogno anche dei missili Tomahawk per qualsiasi attacco sul suolo venezuelano.

Stacie Pettyjohn, direttrice del programma di difesa presso il think tank Center for a New American Security, ha affermato che Washington potrebbe mettere a disposizione dell’Ucraina dai 20 ai 50 missili Tomahawk, «il che non modificherà in modo decisivo le dinamiche della guerra».

L’articolo proseguiva osservando:

Sebbene i missili a lungo raggio potrebbero integrare i droni d’attacco a lungo raggio e i missili da crociera dell’Ucraina “in grandi salve complesse per ottenere un effetto maggiore”, essi “avrebbero comunque una capacità molto limitata… certamente non sufficiente per consentire attacchi prolungati e profondi contro la Russia”, hanno aggiunto.

Che fine hanno fatto quei missili Storm Shadow, comunque? Dopo che hanno iniziato a essere regolarmente recuperati dal fondo del Mar Nero, sembra che questi missili, molto più avanzati dei Tomahawk, siano semplicemente passati di moda.

Ad ogni modo, l’ultimo kabuki atlantista serve solo a ricordarci quanto l’Occidente abbia perso credibilità e ragionevolezza. Tra minacce vuote, vanterie ancora più vuote, finto complesso di superiorità e altre stravaganze, l’Occidente appare ogni giorno più debole e stupido, mettendo a nudo le proprie contraddizioni sul fatto che la Russia sia allo stesso tempo abbastanza debole da poter essere derisa e abbastanza forte da mantenere Rutte e la sua banda di smidollati in uno stato di frenesia bellica.

Sul fronte bellico, gli ucraini hanno notato un enorme aumento degli attacchi con mezzi corazzati russi su tutti i fronti principali, in netto contrasto con la tattica del “gocciolamento” a cui erano abituati da tempo. Sembra che la stagione della “grande offensiva” sia ricominciata.

Ci sono molte ragioni per questo. Una è il fatto che sta iniziando l’autunno rasputitsa , con strade che diventano fangose e impraticabili per carri, Lada, biciclette, scooter, asini e i consueti mezzi di trasporto del XXI secolo.

Il secondo motivo è che la defogliazione delle siepi espone i soldati di fanteria isolati, limitando la loro capacità di nascondersi con il consueto trucco dei due uomini.

Terzo, e forse più importante, anche se più soggettivo, credo che il comando russo percepisca che la maggior parte degli attuali punti caldi stiano raggiungendo la massa critica per il crollo della resistenza ucraina. Il metodo “a goccia” è una tattica di infiltrazione a lungo termine che minimizza le perdite ed è utile per modellare il campo di battaglia lungo un determinato punto di convergenza o obiettivo, ma a un certo punto, quando il terreno è stato “modellato” al massimo effetto e si sono accumulati i vantaggi della propria parte il più possibile, può essere decisivo sferrare finalmente i colpi finali in massa. Questo è particolarmente vero quando, come parte di quella fase di “modellamento”, si sono ridotte le difese locali del nemico sotto forma di ISR, squadre di droni, EW, ecc.

Solo nell’ultimo giorno ci sono state almeno tre o quattro grandi offensive corazzate in aree come Dobropillya dell’asse Pokrovsk, Mirnograd e Shakhove. In ciascun caso, le AFU hanno naturalmente affermato di aver distrutto tutto e respinto gli attacchi, anche se stranamente i cartografi hanno notato dei progressi in alcune delle aree oggetto di questi assalti.

Ad esempio, negli attacchi a Shakhove, i russi sembravano aver conquistato alcuni campi e spinto il fronte quasi direttamente contro il confine di Shakhove:

Ecco un video ucraino che sembra mostrare l’assalto a Shakhove:

Si possono vedere molti colpi di droni sulle armature, ma poche perdite definitive. Le riprese dei colpi dei droni sui veicoli blindati nel 2025 sono estremamente fuorvianti, poiché la tecnologia delle protezioni secondarie ha fatto passi da gigante e la maggior parte dei colpi finisce per avere un effetto minimo. Oggigiorno occorrono molti, molti colpi per distruggere un veicolo blindato medio sia sul fronte russo che su quello ucraino. Tra la dozzina o più di veicoli che si vedono nel video, forse solo uno appare decisamente distrutto e in fiamme.

Mentre l’assalto era in corso, la 132ª brigata russa colpì Rodynske dall’altra parte delle “orecchie di coniglio” e riuscì a consolidare alcuni dei primi distretti:

Un altro assalto lungo lo stesso asse, ma più a sud, è riuscito a penetrare nella periferia di Mirnograd:

Questo ha portato i principali produttori di mappe ad annunciare che la battaglia per Mirnograd era finalmente iniziata ufficialmente:

Come promemoria, tutti i punti sopra citati sono sullo stesso asse, il che significa, come afferma Serge sopra, che la Russia ha probabilmente deciso di chiudere l’intero teatro:

AMK_Mapping ci ricorda giustamente l’ovvio paragone con Avdeevka, proprio alla vigilia della sua conquista nel febbraio 2024:

È piuttosto evidente che Pokrovsk sia in una situazione molto più precaria in questo momento, anche se manca, per la parte russa, l’enorme quantità di battaglioni penali Storm-Z “sacrificabili” che avevano coraggiosamente guidato l’ultima offensiva su Avdeevka.

A Kupyansk non ci sono cambiamenti significativi, se non il riconoscimento da parte dei cartografi che la “sacca” centrale è stata effettivamente abbandonata dalle forze armate ucraine. Tuttavia, nei prossimi giorni i russi condurranno “operazioni di rastrellamento” per ripulire le case di questo vasto distretto, che per ora rimane colorato in modo “leggero” per indicare che non è stato ancora conquistato “completamente”.

Il governo ucraino ha colto il suggerimento quando le notizie dell’evacuazione di 40 insediamenti vicini hanno fatto il giro delle onde radio:

Il mese scorso il capo dell’amministrazione militare regionale ucraina Andriy Kanashevich aveva osservato che poche persone stavano evacuando dalla stessa Kupyansk, suggerendo che stavano aspettando che i russi venissero a “liberarle”.

Dovremo attendere chiarimenti nei prossimi giorni, ma il fatto che persino Deep State abbia classificato la città come zona grigia è significativo:

Un ultimo elemento di interesse:

Un nuovo servizio di Rossiya-1 sui recenti progressi e le esercitazioni russe nel campo dei droni, con particolare attenzione al Courier UGV che ha recentemente presentato una funzione di sminamento laser, anch’essa mostrata qui:

Come previsto, i sistemi robotici terrestri Courier (“Курьер”) continuano ad essere sottoposti a nuove modifiche, come dimostrato durante un raduno di unità delle truppe del genio delle forze terrestri russe in un poligono di addestramento nella regione di Volgograd.

Oltre alla versione standard dell’UGV per il supporto antincendio/ingegneria, dotata di una mitragliatrice PKT da 7,62 mm con televisione bispettrale e mirino termico (MWIR/LWIR) e una gittata effettiva di 1. 100-1.300 m, e che trasporta 10 mine anticarro TM-62M, nonché una variante con un lanciagranate automatico AGS-17/30 con una gittata di 1.900-2.100 m (utilizzato anche nella zona delle operazioni militari speciali), è stata presentata anche una versione esclusivamente ingegneristica.

Questa variante è dotata di un modulo di sminamento laser “Ignis” (“Игнис”) con una portata effettiva di oltre 150 m, in grado di bruciare gli involucri di proiettili ad alto potenziale esplosivo, termobarici e di altro tipo.

Alcune specifiche del sistema robotico terrestre Courier:

— Dimensioni: lunghezza della piattaforma
— 1,4 m; larghezza
— 1,2 m; altezza (senza armamento)
— 58 cm.
— Peso: 250 kg.
— Velocità: fino a 35 km/h.
— Autonomia: da 12 a 72 ore.
— Propulsione: cingolata.
— Motori elettrici: 6 kW.
— Raggio di controllo: da 3 a 10 km.
— Sistema di controllo: remoto, tramite un canale radio sicuro.


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CONFRONTANDO AGATOCLE CON NETANYAHU  COMMENTANDO ISRAELE-ITALIA DI CESARE SEMOVIGO_di Massimo Morigi

CONFRONTANDO AGATOCLE CON NETANYAHU  COMMENTANDO ISRAELE-ITALIA DI CESARE SEMOVIGO: IL RAPPORTO FRA VIRTÙ, FORTUNA E MORALE  NEL  REALISMO POLITICO DEL PRINCIPE DI MACHIAVELLI E NEL PENSIERO E NELL’AZIONE DI GIUSEPPE MAZZINI A PROPOSITO   DELL’ACCORDO    FRA   ISRAELE   ED   HAMAS E DEL ‘COMPIUTO    PECCATO’    DELL’OCCIDENTE  E   DELL’ITALIA

di Massimo Morigi

 Cesare Semovigo ha appena pubblicato in data 10 ottobre 2025 per “L’Italia e il Mondo” Israele-Italia un’alleanza bipartisan. Italia e Israele: alleati privilegiati, un binomio strategico tra storia, tecnologia e politica (http://web.archive.org/web/20251010104842/https://italiaeilmondo.com/2025/10/10/israele-italia-un-alleanza-bipartisan-di-cesare-semovigo/) prima parte di suoi ulteriori interventi sull’argomento degli  (ahimè) inscindibili legami fra Italia e Israele –  stante l’attuale stato delle cose degli strettissimi rapporti indusrial-militari-finanziari fra i due paesi – , legami di una tale intensità e pervasività che rendono l’Italia forse la nazione del c.d. occidente con forma di stato democratico-rappresentativa più succube  all’imperialista politica di potenza di Israele e prona alla sua ideologia sionista, la quale a livello mainsteam, in Italia come nel resto del già menzionato c.d. occidente, non ci si permette nemmeno di nominare dando la colpa di quanto è successo negli ultimi due anni (dimenticando che è una vicenda che si trascina dalla costituzione stessa dello stato d’Israele) al “terrorismo” di Hamas (‘terrorismo’, parola del lessico politico mainstream che svolge la funzione di una sorta di ‘orizzonte degli eventi’ del concetto per designare senza ulteriore ragionamento ed analisi il nemico) che avrebbe agito contro un paese retto da una matura e completa democrazia (medesima funzione di “orizzonte degli eventi” di quest’ultima parola, solo che in questo caso denotante un giudizio positivo su un sistema politico, non considerando menomamente la  realtà effettuale cui il lemma ‘democrazia’ fa da velo  a livello interno ed internazionale e che, nel caso di Israele,  è connotata dal più feroce e razzista imperialismo di stampo sionista), una democrazia israeliana che – sempre secondo il mainstream – se proprio le si vuole fare un appunto, avrebbe la sventura di essere oggi governata dal malvagio primo ministro Benjamin Netanyahu, trascurando però il “piccolo” dettaglio che questo personaggio, al netto di tutto il male che se ne possa dire, non è arrivato al potere tramite la violenza ed in maniera illegale ma attraverso i ben oliati e “universalmente” venerati meccanismi della democrazia rappresentativa, la quale anche se tecnicamente in quanto democrazia rappresentativa sarebbe più corretto chiamarla ‘polioligarchia competitiva’ (e sul mito occidentale della democrazia rappresentativa in realtà ‘polioligarichia competitiva’ praticamente nulla è stato scritto, avendola definita i suoi critici apparentemente più feroci – ma in realtà anch’essi omologati – al più come poliarchia, vedi Robert Dahal che con il termine ‘poliarchia’ vorrebbe restituirci una visione più realista della democrazia ma mantenendone un giudizio sostanzialmente positivo perché col termine vorrebbe indicare la democrazia come una polifonia più o meno armoniosa di poteri e  Colin Crouch che ha coniato a suo tempo il termine ‘postdemocrazia’,  il quale col termine  prospetta un destino gramo per la democrazia, un’analisi sulla quale si concorda tranne che sull’  “insignificate” dettaglio che in realtà la democrazia non s’è mai vista sulla faccia della Terra, secondo la vulgata appartenendo  questo potere  al popolo, in realtà un potere conteso fra varie oligarchie che lo se lo contendono, nel caso delle c.d. democrazie rappresentative occidentali attraverso il suffragio universale libero e segreto, questo sì, ma quasi del tutto eteroderodiretto in ragione dello squilibrio cognitivo e di potere politico-economico che le élite o le oligarchie che dir si voglia hanno da sempre sulla massa ma questo è un discorso sul quale torneremo), non si può nemmeno affermare che essa, almeno nello spirito, non rappresenti sempre – sia a livello di politiche pubbliche che a livello di selezione della classe dirigente –  in qualche modo e secondo variabili gradi di intensità dipendenti dalle diverse realtà nazionali,    il paese inserito nel  suo sistema politico. E nel caso di Israele non è azzardato dire  che la c.d.  democrazia rappresentativa è il sistema di potere che più di ogni altro del mondo occidentale retto tramite questa forma politico-isituzionale riesce a rappresentalre e a dare seguito agli umori del paese, totalmente informati tutti, destra e sinistra indifferentemente, all’imperialismo sionista. Il lucido e spietato articolo di Cesare Semovigo, che guarda ai legami un tempo si direbbe strutturali che a livello internazionale orientano non solo la politica di Israele ma ancor per noi più importante, la nostra vergognosa dipendenza economica ed anche morale dal malvagio comportamento interno ed internazionale di questo paese,  fa quindi totalmente giustizia di questa fanciullesca narrazione non tentando nemmeno di “smontarla” ma, giustamente, semplicemente ignorandola e, piuttosto, concentrandosi, molto opportunamente, sul perché, strutturalmente, l’Italia è così prona ad Israle, e che Benjamin Netanyahu sia o no un politico malvagio o, a suo modo, semplicemente realista non gliene potrebbe fregar de meno. Tuttavia, siccome il realismo politico quando nacque ad opera di Niccolò Machiavelli non si basava su un modello  poggiato sull’analisi della commistione fra i decisori dei grandi gruppi economici e i decisori politici, si era agli albori della nostra modernità occidentale e la società industrial-capitalista doveva ancora un po’ attendere,  ma era incentrato sull’analisi di come il decisore politico-militare potesse ottenere il successo (cioè la conquista e poi il mantenimento ed infine l’accrescimento del suo potere personale)  riuscendo con la sua peculiare personalità  a tenere testa e a vincere contro una casualità (la fortuna) a lui del tutto indifferente se non ostile  e siccome pensiamo anche che una completa visione geopolitica non possa prescindere da considerazioni sul lato umano  del decisore, ci si permette qui di inquadrare meglio alla luce del Principe e delle sue categorie machiavelliane che hanno presieduto alla nascita della Weltanschauung politica realista, la figura del primo ministro israeliano, fiduciosi che questa piccola incursione nell’archeologia della geopolitica ma, soprattutto, antropologica (nel senso dell’antropologia del decisore ma anche del popolo che esso guida e con ciò si confida quindi di essere pienamente conformi ad un discorso geopolitico, che mai deve tralasciare il loto umano-culturale dell’oggetto di studio della disciplina) possa essere d’aiuto per meglio inquadrare, anche dal punto di vista strutturale o per meglio dire dal punto di vista della dialettica del conflitto strategico fra i grandi decisori umani e/o associati in gruppi collettivi di potere che animano lo scenario geopolitico e che struttura il discorso di  Semovigo,  non solo la politica interna ed estera dello Stato di Israele ma anche il ‘compiuto peccato’ dell’occidente che nella vicenda del martirio del popolo palestinese ha distinte ma ugualmente gravissime responsabilità  in concorso con lo Stato sionista.

Ecco allora come nel capitolo 7 del Principe, De principatibus novis qui alienis armis et fortuna acquiruntur, Niccolo Machiavelli inquadra la rovina del Valentino, il principe estremamente violento ma anche pieno di virtù, almeno nell’accezione machiavelliana del termine, dovuta alla morte del suo protettore e padre, il Papa Alessandro VI Borgia: « […] E l’animo suo era assicurarsi di loro; il che gli sarebbe presto riuscito, se Alessandro viveva. E questi furono e’ governi suoi quanto alle cose presenti. Ma quanto alle future, lui aveva a dubitare, in prima, che uno nuovo successore alla Chiesa non li fussi amico e cercassi tòrli quello che Alessandro gli aveva dato. Di che pensò assicurarsi in quattro modi: prima, di spegnere tutti e’ sangui di quelli signori che lui aveva spogliati, per torre al papa quella occasione: secondo, di guadagnarsi tutti e’ gentili uomini di Roma, come è detto, per potere con quelli tenere el papa in freno: terzo, ridurre el Collegio più suo che poteva: quarto, acquistare tanto imperio, avanti che il papa morissi, che potessi per se medesimo resistere a uno primo impeto. Di queste quattro cose, alla morte di Alessandro ne aveva condotte tre; la quarta aveva quasi per condotta; perché de’ signori spogliati ne ammazzò quanti ne possé aggiugnere, e pochissimi si salvorono; e’ gentili uomini romani si aveva guadagnati, e nel Collegio aveva grandissima parte: e, quanto al nuovo acquisto, aveva disegnato diventare signore di Toscana, e possedeva di già Perugia e Piombino, e di Pisa aveva presa la protezione. È come non avessi avuto ad avere respetto a Francia (ché non gliene aveva ad avere più, per essere di già e’ Franzesi spogliati del Regno dagli Spagnoli, di qualità che ciascuno di loro era necessitato comperare l’amicizia sua), e’ saltava in Pisa. Dopo questo, Lucca e Siena cedeva subito, parte per invidia de’ Fiorentini, parte per paura; e’ Fiorentini non avevano remedio. Il che se li fusse riuscito (che gli riusciva l’anno medesimo che Alessandro morì), si acquistava tante forze e tanta reputazione, che per se stesso si sarebbe retto, e non sarebbe più dependuto dalla fortuna e forze di altri, ma dalla potenzia e virtù sua. Ma Alessandro morì dopo cinque anni ch’egli aveva cominciato a trarre fuora la spada. Lasciollo con lo stato di Romagna solamente assolidato, con tutti gli altri in aria, intra dua potentissimi eserciti inimici, e malato a morte. Ed era nel duca tanta ferocia e tanta virtù, e sì bene conosceva come gli uomini si hanno a guadagnare o perdere, e tanto erano validi e’ fondamenti che in sì poco tempo si aveva fatti, che, se lui non avessi avuto quegli eserciti addosso, o lui fussi stato sano, arebbe retto a ogni difficultà. E ch’e’ fondamenti sua fussino buoni, si vidde: ché la Romagna lo aspettò più di uno mese; in Roma, ancora che mezzo vivo, stette sicuro; e benché Baglioni, Vitelli e Orsini venissino in Roma, non ebbono seguito contro di lui; possé fare, se non chi e’ volle, papa, almeno che non fussi chi non voleva. Ma se nella morte di Alessandro lui fussi stato sano, ogni cosa gli era facile. E lui mi disse, ne’ dì che fu creato Iulio II, che aveva pensato a ciò che potessi nascere, morendo el padre, e a tutto aveva trovato remedio, eccetto che non pensò mai, in su la sua morte, di stare ancora lui per morire, Raccolte io adunque tutte le azioni del duca, non saprei reprenderlo; anzi mi pare, come ho fatto, di preporlo imitabile a tutti coloro che per fortuna e con l’arme d’altri sono ascesi allo imperio. Perché lui avendo l’animo grande e la sua intenzione alta, non si poteva governare altrimenti; e solo si oppose alli sua disegni la brevità della vita di Alessandro e la malattia sua. Chi, adunque, iudica necessario nel suo principato nuovo assicurarsi de’ nimici, guadagnarsi degli amici, vincere o per forza o per fraude, farsi amare c temere da’ populi, seguire e reverire da’ soldati, spegnere quelli che ti possono o debbono offendere, innovare con nuovi modi gli ordini antiqui, essere severo c grato, magnanimo e liberale, spegnere la milizia infedele, creare della nuova, mantenere le amicizie de’ re e de’ principi in modo che ti abbino o a beneficare con grazia o offendere con respetto, non può trovare e’ più freschi esempli che le azioni di costui. Solamente si può accusarlo nella creazione di Iulio pontefice, nella quale lui ebbe mala elezione; perché, come è detto, non potendo fare uno papa a suo modo, e’ poteva tenere che uno non fussi papa; e non doveva mai consentire al papato di quelli cardinali che lui avessi offesi, o che, diventati papi, avessino ad avere paura di lui. Perché gli uomini offendono o per paura o per odio. Quelli che lui aveva offesi erano, infra gli altri, San Piero ad Vincula, Colonna, San Giorgio, Ascanio; tutti gli altri, divenuti papi, aveano a temerlo, eccetto Roano e li Spagnuoli: questi per coniunzione e obligo; quello per potenzia, avendo coniunto seco il regno di Francia. Pertanto el duca, innanzi a ogni cosa, doveva creare papa uno spagnolo, e, non potendo, doveva consentire che fussi Roano e non San Piero ad Vincula. E chi crede che ne’ personaggi grandi e’ benefizii nuovi faccino dimenticare le iniurie vecchie, s’inganna. Errò, adunque, el duca in questa elezione; e fu cagione dell’ultima ruina sua.»: Niccolò Machiavelli, De Principatibus (Il Principe), cap. VII  De principatibus novis qui alienis armis et fortuna acquiruntur, in Id., Machiavelli. Tutte le opere, a cura di Mario Martelli, Firenze, Sansoni, 1971, pp.268-269.

La sventura irreparabile per il Valentino della  morte di suo padre il  papa Borgia paragonabile per il primo ministro Benjamin Netanyahu all’elezione come Presidente degli Stati uniti di Donald Trump, il quale a dispetto di tutto quello che si possa dire sul suo conto, col suo America first sta inaugurando la nuova fase nei rapporti internazionali da noi già definita ‘impérialisme en forme’, un ‘impérialisme en forme’ connotato sul piano ideologico nel far cadere tutti i precedenti velami della precedente narrazione liberaldemocratica al fine di ottenere una totale libertà di azione nello scenario internazionale sempre più configurato in forma policentrica e sempre più refrattario alla vecchia retorica liberaldemocratica e, sul piano operativo, oltre che dal diretto protagonismo di Trump, dalla necessità, proprio per ottenere una maggiore efficacia operativa e spendibile hic et nunc, di abbandonare lunghe e snervanti trattative con il fantomatico raggruppamento degli alleati che singolarmente hanno aderito alla NATO e che pretenderebbe di avere una personalità internazionale (nella trattativa sui dazi, per Trump   l’Unione europea ha meritato solo disprezzo in quanto essa viene da lui giudicata una   entità non  geopolitica ma meramente burocratica, e non ha proprio tutti i torti, anzi!…), privilegiando il rapporto con ogni singolo alleato preso separatamente per imporgli, così, la legge del più forte, cioè quella degli Stati uniti. Nel caso dell’imposizione da parte di Trump della fine delle ostilità di Israele contro Hamas, sarebbe, però, certamente un eccesso di analogismo storico sovrappore integralmente la sventura del Valentino cui morì il padre papa protettore, con la sventura di Benjamin Netanyahu al quale è politicamente morto il già rimbambito padre protettore, e totalmente asservito al sionismo,  Biden, che è stato sostituito dall’imperialista in forma Donald Trump, non certo avverso al sionismo per ragioni ideologiche ma fermamente contrario, per carattere e per la nuova impostazione della politica estera americana marcata ora da un drastico unilateralismo; e questo anche perché nel passo machiavelliano appena citato è assente una valutazione sistemica dei rapporti fra Stati nella penisola italica, riducendosi quindi le valutazioni di Machiavelli attorno a considerazioni sulla natura concretamente operativa della personalità del leader, il Valentino, e di come questo leader con la sua virtù avesse cercato di  far pendere la fortuna a sua favore (cosa che nel Valentino ma non per sua colpa non si verificò) ma anche perché, e qui interviene una nostra idiosincrasia personale ma condivisa fortunamente da molti in Italia e nel c.d. occidente, se possiamo convenire con Machiavelli che il Valentino fu sì tanto virtuoso ma anche tanto sfortunato, non ci sentiamo proprio di condividere un analogo  moto di empatica simpatia verso il primo ministro israeliano che se sfortunato è stato per la morte politica del suo asservito protettore Biden sostituito dall’esoso ed arrogante protettore Donald Trump, altrettanto irresponsabile si è dimostrato nel ficcarsi in una guerra contro Hamas che comportava, “piccolo” dettaglio, l’annientamento del popolo palestinese (volutamente non si impiega il termine ‘genocidio’ perché esso implica anche la volontà di mettere in atto pure lo sterminio biologico, fino all’ultima persona presente sulla faccia della Terra, di un gruppo etnico, i palestinesi nella fattispecie. Questo non è nei piani di Netanyahu e nemmeno delle frange più oltranziste del sionismo, attuale e delle origini. Sarebbe più corretto parlare, in questo caso, del tentativo di compiere una pulizia etnica condotta, come esige questa macabra tipologia di interventi, con metodi del tutto criminali   –  lo sterminio di gran parte della popolazione di Gaza per costrigere i rimanenti a lasciare il territorio per un’imprecisata destinazione che comporterebbe, fra l’altro, oltra alla perdità di identità del popolo palestenise, anche ulteriori morti –  e animati da un proposito totalmente illegale e piratesco, la cacciata dei palestinesi dalle loro proprietà al fine di impossessarsene ma, come si dice, nulla di nuovo sotto il sole, essendo questo il modo col quale è sorto lo Stato di Israele compiendo una iniziale  anche se non completa pulizia etnica ai danni dei palestenisi e che nelle intenzioni del  primo ministro israliano ora in carica avrebbe dovuto essere portata al suo totale compimento: quindi, in conclusione di ragionamento, non ci si sente proprio di condannare l’uso improprio del termine ‘genocidio’ da parte dei giustamente simpatizzanti della causa palestinese, avendo l’azione politica delle ragioni che non sono proprio quelle dell’analisi scientifica ma che, in questo caso, sono convergenti nel condannare l’azione criminale del primo ministro israeliano, fondata su una purtroppo consolidata tradizione storica di dominio e furto coloniale dello Stato di Israele ed ancor oggi, come alla nascita di questo Stato, appoggiata da buona parte della popolazione di Israele, e con ciò non ci si accusi di antisemitismo perché di pulizie etniche è piena la storia dell’occidente cristiano, con una particolare intensificazione di queste pratiche tramite il colonialismo che, guarda caso, ebbe il suo acme mentre le sue forme istituzionali a livello interno assumevano via via forme sempre più simili alla c.d. nostra “democrazia rappresentativa”).

Ma se nel passo citato, assai sfuocata da parte di Machiavelli l’analisi della dinamica conflittuale degli Stati italiani del tempo (e incentrando quindi la sua analisi, pur sempre improntata al realismo politico di cui Machiavelli è l’indiscusso iniziatore, alla dimensione  puramente antropologica della descrizione della volontà di potenza del Valentino rappresentandone  l’impossibilità, nonostante il suo grande valore, di sormontare una avversa sorte), ed anche insoddisfacente o del tutto schematica un’analisi sul valore della morale (o della finzione della stessa) nella dinamica politica, ed anzi dal passo citato sembrando che tanto più il Principe è immorale questo è più virtuoso, è impossibile il suo impiego integrale come idealtipo in cui rientrerebbe l’attuale imposizione a Netanyahu da parte di Trump della fine delle ostilità contro Hamas, il capitolo 8 del Principe, De his qui per scelera ad principatum pervenere, è invece un’analisi veramente esemplare dell’importanza del buon nome di un regnante e di quanto quindi sia fondamentale evitare  i danni reputazionali derivanti da una sconsiderata azione politica: « […] Agatocle Siciliano, non solo di privata ma di infima e abietta fortuna, divenne re di Siracusa. Costui, nato di uno figulo, tenne sempre, per li gradi della sua età, vita scellerata: nondimanco, accompagnò le sue scelleratezze con tanta virtù di animo e di corpo, che, voltosi alla milizia, per li gradi di quella pervenne ad essere pretore di Siracusa. Nel quale grado sendo costituito, e avendo deliberato diventare principe e tenere con violenzia e sanza obligo d’altri quello che d’accordo gli era suto concesso, e avuto di questo suo disegno intelligenzia con Amilcare cartaginese, il quale con gli eserciti militava in Sicilia, raunò una mattina il populo e il Senato di Siracusa, come se egli avessi avuto a deliberare cose pertinenti alla republica; e, ad uno cenno ordinato, fece da’ sua soldati uccidere tutti li senatori e li più ricchi del popolo; li quali morti, occupò e tenne il principato di quella città sanza alcuna controversia civile. […] Chi considerassi, adunque, le azioni e vita di costui, non vedrà cose, o poche, le quali possa attribuire alla fortuna; con ciò sia cosa, come di sopra è detto, che, non per favore d’alcuno, ma per li gradi della milizia, li quali modi possono fare acquistare aveva guadagnati, pervenissi al principato, e quello di poi con tanti partiti animosi e periculosi mantenessi. Non si può ancora chiamare virtù ammazzare e’ sua cittadini, tradire gli amici, essere sanza fede, sanza pietà, sanza religione; li quali modi possono fare acquistare imperio, ma non gloria. Perché, se si considerassi la virtù di Agatocle nello entrare e nello uscire de’ periculi, e la grandezza dello animo suo nel sopportare e superate le cose avverse, non si vede perché egli abbia ad essere iudicato inferiore a qualunque eccellentissimo capitano; nondimanco, la sua efferata crudeltà e inumanità, con infinite scelleratezze, non consentono che sia infra gli eccellentissimi uomini celebrato. Non si può, adunque, attribuire alla fortuna o alla virtù quello che sanza l’una e l’altra fu da lui conseguito. […] Potrebbe alcuno dubitare donde nascessi che Agatocle e alcuno simile, dopo infiniti tradimenti e crudeltà, possé vivere lungamente sicuro nella sua patria e defendersi dagli inimici esterni, e da’ suoi cittadini non gli fu mai cospirato contro; con ciò sia che molti altri, mediante la crudeltà, non abbino, etiam ne’ tempi pacifici, possuto mantenere lo stato, non che ne’ tempi dubbiosi di guerra. Credo che questo avvenga dalle crudeltà male usate o bene usate. Bene usate si possono chiamare quelle (se del male è licito dire bene) che si fanno a uno tratto, per la necessità dello assicurarsi, e di poi non vi si insiste drento, ma si convertiscono in più utilità de’ sudditi che si può. Male usate sono quelle le quali, ancora che nel principio sieno poche, più tosto col tempo crescono che le si spenghino. Coloro che osservano el primo modo, possono con Dio e con gli uomini avere allo stato loro qualche remedio, come ebbe Agatocle; quegli altri è impossibile si mantenghino. Onde è da notare che, nel pigliare uno stato, debbe l’occupatore di esso discorrere tutte quelle offese che gli è necessario fare; e tutte farle a un tratto, per non le avere a rinnovare ogni dì, e potere, non le innovando, assicurare gli uomini e guadagnarseli con beneficarli. Chi fa altrimenti, o per timidità o per mal consiglio, è sempre necessitato tenere il coltello in mano; né mai può fondarsi sopra li sua sudditi, non si potendo quelli, per le fresche e continue iniurie, assicurare di lui. Perché le iniurie si debbono fare tutte insieme, acciò che, assaporandosi meno, offendino meno: e’ benefizii si debbono fare a poco a poco, acciò si assaporino meglio. E debbe, sopra tutto, uno principe vivere con li suoi sudditi in modo che veruno accidente o di male o di bene lo abbi a far variare; perché, venendo, per li tempi avversi, le necessità, tu non se’ a tempo al male, e il bene che tu fai non ti giova, perché è iudicato forzato, e non te n’è saputo grado alcuno. »: Idem, ivi, cap. VIII De his qui per scelera ad principatum pervenere, in Idem, ivi, pp. 269-271.

Per quanto possa sembrare assurdo, al contrario di Agatocle, il primo ministro israeliano non è stato in grado di portare fino in fondo il suo piano malvagio di cancellare il popolo palestinese  e quindi, dal punto di vista machiavelliano, non solo gli è mancata la fortuna, la salita al potere di Trump, ma gli è anche mancata la virtù perché come dice Machiavelli (e quanto stranamente suona alle orecchie di chi non è avvezzo a frequentare i luoghi del Segretario fiorentino, che nei loro momenti più fulgidi esprimono con quel loro sinuoso ed avvolgente modo di argomentare tutta la complessità dialettica dell’agire umano ma che tanto nel corso dei secoli hanno reso perplessi anche i suoi più ferventi estimatori e dato il destro ai suoi denigratori di ritenere il Principe di Machiavelli un’opera demoniaca): «Non si può ancora chiamare virtù ammazzare e’ sua cittadini, tradire gli amici, essere sanza fede, sanza pietà, sanza religione; li quali modi possono fare acquistare imperio, ma non gloria. Perché, se si considerassi la virtù di Agatocle nello entrare e nello uscire de’ periculi, e la grandezza dello animo suo nel sopportare e superate le cose avverse, non si vede perché egli abbia ad essere iudicato inferiore a qualunque eccellentissimo capitano; nondimanco, la sua efferata crudeltà e inumanità, con infinite scelleratezze, non consentono che sia infra gli eccellentissimi uomini celebrato. Non si può, adunque, attribuire alla fortuna o alla virtù quello che sanza l’una e l’altra fu da lui conseguito.». Contrariamente alla vulgata, il vero realismo politico è da sempre un’inestricabile e dialettico nodo fra potere, inteso come imposizione più o meno violenta della propria volontà, e moralità che per convinzione o per opportunismo valuta sempre le conseguenze pratiche ed etiche, dove un’opzione etica non ha valore se  non ha una ricaduta concreta e una scelta pragmatica nega sé stessa se le manca un’orizzonte di senso morale   delle proprie azioni (Max Weber: la dialettica fra l’etica della convinzione e quella  della responsabilità ma, soprattutto, Giuseppe Mazzini: la politica senza morale è brigantaggio e Antonio Gramsci: non la conquista violenta del potere ma la creazione ed esercizio dell’egemonia all’interno della società etc.). E sempre  contrariamente a quanto si pensa, Machiavelli era ben consapevole di questa dialettica. Ed è una vera sfortuna non solo per il primo ministro ed il popolo del paese che governa ma anche per le c.d. liberaldemocrazie che la scriteriata politica israeliana hanno sempre appoggiato, che questa dialettica sia costantemente ignorata, coperta dal chiasso della retorica della difesa di una inesistente democrazia (quella israeliana ma anche quella interna di questi paesi). In ultima analisi, un atteggiamento tanto più pericoloso ora che il principale sponsor di questa retorica, gli Stati uniti, si stanno dedicando all’edificazione del loro ‘impérialisme en forme’. E quanto è accaduto con la provvisoria fine delle ostilità fra Israele ed Hamas ma anche con le scriteriate posizioni dell’Europa nella vicenda Ucraina, che sono lì a dimostrare il definitivo declino strategico e morale del c.d. occidente c.d. liberaldemocratico. Machiavelli ne avrebbe abbondante materiale per scrivere un nuovo trattato non su un Principe virtuoso e di come esso possa sormontare le avversità della sorte ma su un Principe privo di ogni virtù e di come questo, nonostante le buone carte che gli vengono date dalla storia, sia diretto verso la sua dissoluzione. Insomma, qui non abbiamo ragionato solo intorno al peccato originale della nascita dello Stato d’Israele ma anche, se non soprattutto, intorno al ‘compiuto peccato’ della “democrazia”  dell’occidente, nel quale una posizione di primato appartiene all’Italia, un compiuto peccato che già molto tempo prima, anche se non dandogli una specifica denominazione e solo impersonificandolo nel personaggio storico di Agatocle col  suo modus operandi totalmente malvagio e perciò incurante dei danni arrecati allo Stato e alla popolazione sotto la sua sovrantà  ma non configurandolo direttamente come un problema sistemico di una comunità politica, anche Niccolò Machiavelli nel suo Principe aveva avuto piena contezza. Una dialettica consapevolezza dei legami fra azione politicamente efficace ed orizzonte morale che è propria del vero realismo politico e che, se lo si studia più a fondo e non riducendolo ad un santino astrattamente moraleggiante e di stampo liberalmocratico, fu anche del primo uomo che concretamente si pose politicamente il problema di unificare l’Italia. Ma su Giuseppe Mazzini e di come la sua azione e il suo pensiero ci indichino la via per uscire dal ‘compiuto peccato’ italiano e del c.d. occidente liberaldemocratico, ancora torneremo  nei prossimi discorsi…

Massimo Morigi, ottobre 2025

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Che mal di testa…_di Tree of Woe

Che mal di testa…

Complicazioni di salute sull’albero del dolore

5 ottobre
 LEGGI NELL’APP 
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La mia produttività è calata all’Albero del Dolore, e ho pensato di scrivere un po’ per spiegarne il motivo. Non è certo per mancanza di argomenti su cui scrivere: mai così tanta sofferenza è stata disponibile su cui riflettere! Ciò che mi è mancato è stata la mia capacità di contemplarla con lucidità.

Ecco il riassunto: Una malattia acuta l’anno scorso ha innescato una condizione cronica che mi ha lasciato sconvolto per mesi. Finalmente ho ricevuto una diagnosi e ora posso sottopormi a un intervento chirurgico per risolvere il problema. Dovrei stare meglio dopo l’intervento. Fine.

Se vuoi la versione Strange Dark & ​​Mysterious Medical Mysteries di MrBallen … continua a leggere.


Lo scorso ottobre io e mia moglie abbiamo contratto il COVID. Eravamo riusciti in qualche modo a sfuggire alla temuta arma biologica prodotta a Wuhan già dal 2020, presumibilmente grazie al nostro stile di vita pulito, alla dieta a base di impasto crudo di cavallo e alle minime interazioni sociali con i nostri simili . sapiens. Purtroppo, alla fine non ci è servito a nulla.

Considerati i molteplici problemi di salute di Amy, non sorprende che il COVID l’abbia colpita duramente. Ma ha colpito duramente anche me, e questa è stata una sorpresa. Di solito vado avanti e vado avanti. Non questa volta. Il COVID mi ha lasciato con una confusione mentale e una stanchezza costanti. Mi è sembrato di avere l’influenza, ma è durata settimane invece che giorni.

Eppure, la vita continua. Ho seguito i vari protocolli post-COVID per favorire la ripresa. Ho aumentato il consumo di caffè per compensare il malessere mentale. Sono uscito e ho giocato con il cane. Ho iniziato a stare meglio.

Qualche mese dopo, la situazione peggiorò. Mentre partecipavo alla Convention Repubblicana, contrassi un’altra brutta infezione virale. Una settimana dopo, mi svegliai con delle bizzarre aure oculari. Forme scintillanti erano ovunque alla periferia del mio campo visivo. Le luci erano più intense, come se fossero permeate da un’effervescenza astrale proveniente da un piano superiore. Le ombre erano più scure, apparentemente nere come la pece. Era come vedere il mondo degli spiriti.

Ora, ho avuto aure emicraniche in passato, ma erano deboli e brevi. Quest’aura era molto più grave e non si è ritirata, né dopo 20 minuti, né dopo un’ora, né dopo due ore. Mia moglie ha deciso di portarmi al pronto soccorso nel caso si trattasse di un ictus o di un attacco ischemico. Non è stato così, grazie a Dio, e sono stato dimesso. Ma era chiaramente qualcosa …

Qualunque cosa fosse, le aure continuarono per settimane, a volte durando solo un’ora o due, a volte dieci ore al giorno. Quando le aure erano attive, non riuscivo nemmeno a guardare il monitor di un computer senza sentirmi nauseato. Quando non lo erano, ero costantemente in ritardo. Era intollerabile.

Così ho proseguito con neurologia, oculistica e (da lì) neuro-oftalmologia. Ho fatto un esame dopo l’altro, costosissimo. Ho scoperto che l’Obamacare, in effetti, fa schifo. Gli ingranaggi della medicina specialistica si muovono lentamente, quindi ogni appuntamento richiedeva settimane per essere fissato. Nel frattempo, le aure diminuivano lentamente di frequenza e intensità. Ma man mano che svanivano, la nebbia cerebrale, la stanchezza e il dolore sono tornati, peggiori di prima. Le mattine sono diventate singolarmente infelici. Riesco a malapena a funzionare fino al tardo pomeriggio o alla sera. Sono passati troppi mesi in cui ho realizzato troppo poco. Sono passato dallo scrivere libri di ruolo da un milione di parole con la massima concentrazione alla fatica di gestire la posta elettronica.

Finalmente, la settimana scorsa, i risultati di una risonanza magnetica con contrasto hanno rivelato cosa stava succedendo. Ho una sinusite fungina allergica (AFS) nel seno sfenoidale. È così grave che il mio neuro-oculista mi ha indirizzato a un otorinolaringoiatra per un intervento chirurgico per rimuovere i “detriti fungini”.

Cos’è l’AFS, vi chiederete? Di certo non ne avevo mai sentito parlare. Mi è sembrato piuttosto innocuo quando l’ho visto sul risultato del test. Ecco un riassunto, per quanto ne so.

Le fasi della sinusite fungina secondo la mia community Discord (grazie ragazzi)

Ogni respiro che facciamo trasporta spore fungine nei nostri seni paranasali. I seni paranasali sono rivestiti da ciglia, peli microscopici che si muovono a ondate, trasportando il muco lungo il naso. Normalmente, il muco intrappola le spore e le ciglia le spazzano via. Macrofagi e neutrofili distruggono le spore rimaste.

Nella SAF, il sistema immunitario reagisce in modo eccessivo. Induce una risposta allergica Th2, inviando anticorpi IgE, mastociti e una “cascata di citochine” di eosinofili che creano una mucina allergica appiccicosa. La mucina ostruisce le aperture di drenaggio, chiudendo i seni paranasali; le ciglia non riescono a eliminarla. Le spore fungine e la mucina rimangono intrappolate e si mineralizzano. Il fungo intrappolato continua a scatenare ulteriori reazioni allergiche, aumentando la pressione. Se non trattata, la pressione può erodere l’osso.

Quella pressione e quell’infiammazione sono la causa del profondo mal di testa, della stanchezza e del rallentamento cognitivo. Lo stesso caos infiammatorio che riempie e ostruisce i seni paranasali diffonde anche segnali nel flusso sanguigno, creando il malessere costante simil-influenzale. Stare sdraiati fa sì che le secrezioni si accumulino e la pressione aumenti; da qui la brutale infelicità mattutina. L’AFS spiega anche le stranezze visive. Il seno sfenoidale si trova a pochi millimetri dai nervi ottici e dalle aree visive del cervello. Il gonfiore e la pressione in quella zona innescano fenomeni luminosi “simili all’aura” anche in assenza di emicrania classica.

Sono allergico alle muffe da sempre, quindi perché ho sviluppato la sindrome da affaticamento senile ora? A causa del COVID, molto probabilmente… Il COVID infetta e uccide le cellule ciliate nel rivestimento nasale e dei seni paranasali, compromettendone la clearance. Tende anche a spostare il sistema immunitario verso la dominanza Th2 nelle persone allergiche (come me), il che amplifica l’attività delle IgE e degli eosinofili. La combinazione di un aumento degli eosinofili e di un drenaggio ridotto ha creato le condizioni necessarie per la sigillatura dei miei seni paranasali con cemento fungino.

Ora che il fungo si è mineralizzato nel seno mascellare, l’unico modo per curare la condizione è asportarlo. Mercoledì andrò da un otorinolaringoiatra e cercherò di programmare l’intervento chirurgico il prima possibile.

Questo è più o meno il succo. Spero di tornare in forma dopo l’intervento chirurgico ai seni paranasali. Fino ad allora, la frequenza con cui aggiornerò continuerà a essere inferiore a prima. Se siete interessati a scrivere un guest post per l’Albero del Dolore, è un buon momento per contattarmi, dato che il calendario dei post ha ancora qualche posto libero.

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Rassegna stampa tedesca 55a puntata A cura di Gianpaolo Rosani

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Il ministro della difesa Pistorius si era distinto per le critiche alla cattiva gestione dell’esercito
tedesco e per le sue numerose dichiarazioni incisive. Ora, nella fase due, deve mantenere le
promesse fatte. Ed è qui che iniziano i problemi. Il servizio militare, il suo progetto più importante,
rischia di partire con il piede sbagliato. I grandi progetti di armamento sono afflitti da una serie di
contrattempi. Nella coalizione, ma anche nel suo ministero, alcuni si chiedono ormai se Pistorius si
impegni abbastanza per le sue cause, se forse non abbia abbastanza grinta per ricoprire la carica.
Pistorius aveva assunto la carica con l’intenzione di promuovere una nuova mentalità nell’esercito
e nell’amministrazione. Meno evasività, più responsabilità individuale. A quanto pare, finora non ha
ottenuto grandi risultati. Può spendere più denaro di qualsiasi suo predecessore. L’eccezione al
freno all’indebitamento per le spese di difesa consente al ministro di equipaggiare le truppe su
larga scala con armi e attrezzature. Ciò richiederebbe però un sistema di approvvigionamento
agile ed efficiente, con una gestione dei rischi reattiva.

10.10.2025
Fuoco dalle proprie fila
Difesa – Boris Pistorius era considerato finora un uomo d’azione, che sembrava riuscire in molte cose. Ora
però nel suo ministero si moltiplicano gli errori e gli incidenti. Il politico più amato della Germania si trova
in difficoltà nel fornire spiegazioni.

Di Matthias Gebauer, Paul-Anton Krüger, Christian Schweppe
Boris Pistorius appare euforico quando martedì di questa settimana si presenta davanti alla stampa nel suo
ministero.

Sembra che Netanyahu sia ora costretto ad accettare condizioni che garantiscono il fallimento
della pace. Senza alcuna contropartita, Hamas ha ottenuto il ritiro dell’IDF, che stava per
conquistare completamente la città di Gaza. Per 20 civili innocenti torturati e maltrattati e altrettanti
cadaveri, Hamas ottiene la liberazione di 250 assassini condannati e 1750 potenziali combattenti,
alcuni dei quali probabilmente coinvolti nel massacro del 7 ottobre. Se le truppe turche ed egiziane
dovranno garantire che il gruppo terroristico consegni le armi, Hamas non dovrà preoccuparsi del
proprio futuro. Qualche centinaio di soldati statunitensi, di stanza in Israele e non a Gaza, non
serviranno a nulla. Chi non impara dal passato è costretto a ripeterlo. L’Occidente ha perso le
guerre in Iraq, Afghanistan e Libia che esso stesso aveva iniziato, anche perché non era disposto
a reprimere con coerenza il nemico ormai indebolito.


13.10.2025
COMMENTO – EDITORIALE
La tragedia di Benjamin Netanyahu

Di ALAN POSENER
Certo, non era prevedibile, ma se c’era qualcuno che meritava il Premio Nobel per la Pace, quello era
Benjamin Netanyahu.

La Cina riveste un ruolo dominante a livello mondiale nella produzione e nella lavorazione di
materie prime critiche in generale e di terre rare in particolare. Queste ultime sono attualmente
insostituibili per la produzione di semiconduttori, auto elettriche, batterie, impianti eolici e molti beni
militari. Pertanto, con l’attuale aggravarsi della situazione nell’industria tedesca, crescono i timori di
carenze di approvvigionamento e persino di interruzioni della produzione. “Le nuove norme del
Ministero del Commercio cinese avranno prevedibilmente un impatto di vasta portata sulle forniture
dei prodotti interessati alla Germania e all’Europa, nonché sul loro trasporto”, ha dichiarato
domenica l’associazione automobilistica VDA su richiesta della F.A.Z. Con le nuove restrizioni
all’esportazione delle terre rare e delle relative tecnologie di lavorazione, la Cina sta ulteriormente
espandendo il suo controllo sulle catene del valore. Preoccupazioni simili sono state espresse dai
costruttori di macchinari e dall’industria elettrica e dei semiconduttori (ZVEI).

13.10.2025
Si inasprisce la disputa commerciale tra Stati
Uniti e Cina
L’industria tedesca teme difficoltà di approvvigionamento a causa delle norme sulle esportazioni imposte
da Pechino
La Cina controlla l’accesso alle materie prime

Il conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina si è nuovamente inasprito nel fine settimana, alimentando
anche in Germania il timore di gravi danni economici.

Intervista al generale ex comandante dell’esercito USA in Europa: ”Alla Casa Bianca c’era un
grande Consiglio di sicurezza nazionale con processi ben rodati che coordinava tutto, tra i vari
ministeri e i servizi segreti. Queste strutture non esistono più. Sono state smantellate
intenzionalmente. Il consigliere per la sicurezza nazionale è stato licenziato. E ora il ministro degli
Esteri è anche consigliere per la sicurezza, il che non ha senso. Entrambe le cariche sono lavori a
tempo pieno. Anche al Ministero della Difesa regna il caos, molti posti sono vacanti, le strutture
consolidate sono state smantellate. Ecco perché ancora oggi non esiste una strategia: perché lo
stesso governo non sa cosa vuole. All’interno del governo statunitense ci sono forze che vogliono
mantenere lo stretto partenariato transatlantico con l’Europa. E altre che consigliano di rivolgersi
maggiormente alla regione indo-pacifica”. “Se l’Ucraina perdesse, la colpa sarebbe nostra, perché
non l’abbiamo sostenuta abbastanza. Le conseguenze sarebbero catastrofiche”.

09.10. 2025
«È difficile assistere alla politicizzazione
dell’esercito»
Il generale statunitense in pensione Ben Hodges mette in guardia Donald Trump dal compromettere la
fiducia degli americani e degli alleati nell’esercito statunitense. Chiede inoltre un atteggiamento più duro
nei confronti della Russia e di Vladimir Putin.
Curriculum
Il generale Frederick Benjamin “Ben” Hodges, dopo aver completato la formazione da ufficiale presso l’Accademia
militare di West Point, ha intrapreso la carriera nelle forze armate statunitensi. È stato comandante delle forze terrestri
della NATO presso il quartier generale di Izmir, in Turchia, prima di assumere, alla fine del 2014, la carica di
comandante dell’esercito statunitense in Europa, che ha ricoperto fino alla fine del 2017. Oggi, il 67enne, tenente
generale in pensione, è un consulente e autore molto richiesto (“Future War”). Hodges vive a Francoforte sul Meno.
Già nel 2015, un anno dopo l’annessione della Crimea, era dell’opinione che la Russia si stesse preparando a una
guerra su larga scala.

Le domande sono state poste da Frank Specht

Signor Hodges, il presidente Donald Trump sta preparando l’esercito americano a una “guerra” interna,
mentre il ministro della Difesa Pete Hegseth vuole che i generali siano magri e ben rasati.

Gli ucraini stanno combattendo una battaglia che è fatale anche per la Germania. Vladimir Putin
attacca una democrazia, guarda con interesse ai partner della NATO e dell’UE nei Paesi baltici,
provoca con i droni. La Germania, attraverso le sue amicizie e i suoi trattati, è parte di questa
guerra, motivo per cui fornisce armi all’Ucraina e invia soldati in Lituania. Putin è un revanchista,
un imperialista, un brutale autocrate per il quale vale solo la legge del più forte. Si prende tutto ciò
che può ottenere. Quindi bisogna fargli capire che non otterrà nulla. Putin ha iniziato da tempo ad
attaccare la Germania. Le conseguenze non sono città distrutte, né montagne di cadaveri sui
campi di battaglia, motivo per cui la parola “guerra” può sembrare inappropriata. Ma la guerra ha
nuovi volti, nuove forme.

10.10.2025
EDITORIALE
Allarme sereno
Il cancelliere Friedrich Merz afferma che la Germania non vive più in pace. Ha ragione, ma quali sono le
conseguenze?

Di Dirk Kurbjuweit
Guerra o pace? Quale parola descrive meglio questi tempi? Per l’Ucraina è chiaro, ma che dire della
Germania, degli Stati dell’UE, della NATO? Il cancelliere Friedrich Merz ha recentemente risposto a questa
domanda a modo suo: «Non siamo in guerra, ma non siamo più in pace».

La quota di mercato dei tedeschi è scesa dal 21,7% al 19,3%. Il motivo principale è la debolezza
delle auto elettriche in Cina. Qui le immatricolazioni di veicoli elettrici di VW (del 21%), BMW (del
37%) e Mercedes (del 58%) sono crollate, mentre il mercato cinese complessivo è cresciuto del
60%. In Europa, i produttori hanno registrato una crescita. Le case automobilistiche stanno già
lottando con le conseguenze del calo delle vendite: Bosch taglierà 22.000 posti di lavoro in
Germania, ZF 14.000. BMW ha avvertito di un calo dei profitti quest’anno. Volkswagen ha tagliato i
turni negli stabilimenti di Zwickau e Dresda. Motivo: calo della domanda. L’argomento sembra
pretestuoso: secondo l’analisi di Handelsblatt le vendite sono in crescita: tra gennaio e agosto
sono stati venduti 35,7 milioni di veicoli, due milioni in più rispetto a due anni fa. La coalizione sta
ora discutendo un compromesso sull’eliminazione dei motori a combustione interna. “Il vice
cancelliere ha chiarito che può immaginare una maggiore flessibilità per l’eliminazione dei motori a
combustione interna nel 2035”, ha affermato il ministro dell’Economia Katherina Reiche (CDU). I
primi ministri della Baviera e della Bassa Sassonia, Markus Söder (CSU) e Olaf Lies (SPD),
avvertono: “Il 100% di mobilità elettrica nel 2035 non è più realistico.

09.10. 2025
VW, BMW e Mercedes continuano a perdere
terreno
Prima del vertice sull’auto alla Cancelleria federale, il settore lamenta il calo dei mercati. Eppure le
vendite di auto stanno crescendo in tutto il mondo, solo i tedeschi non ne traggono vantaggio. Il 100% di
mobilità elettrica entro il 2035 non è più realistico.

Di L. Backovic, M. Buchenau, M. Scheppe, R. Tyborski

Quando giovedì il cancelliere Friedrich Merz (CDU) e il ministro delle finanze Lars Klingbeil (SPD)
riceveranno i capi delle case automobilistiche tedesche per un vertice, la questione centrale sarà se l’uscita
dei motori a combustione interna prevista per il 2035 in Europa rimarrà in vigore.

Alice Weidel ha affermato che il servizio militare obbligatorio è “indispensabile per la difesa del
nostro Paese”. È però anche indiscutibile “che i nostri soldati non debbano mai essere inviati in
zone di guerra straniere. Mai, soprattutto non in Ucraina”. La mozione della coalizione per un
servizio militare volontario sarà quindi “respinta in blocco”. L’AfD non sosterrà mai “che un
governo, senza una decisione del Parlamento, possa inviare soldati in guerre straniere che non ci
riguardano affatto”. La legge prevista dalla coalizione nero-rossa non riguarda le missioni
all’estero, ma il personale della Bundeswehr: dovrebbe consentire la registrazione dei giovani per
un possibile servizio in patria o in caso di difesa, inizialmente su base volontaria.


09.10.2025
L’AfD discute sul servizio militare obbligatorio
Da tempo il partito ne chiede la reintroduzione. Ma i critici, che accusano il governo federale di “retorica
bellicista”, stanno alzando la voce

Di FREDERIK SCHINDLER E PAULINE VON PEZOLD (“POLITICO”)
Il gruppo parlamentare dell’AfD al Bundestag si trova di fronte a una decisione importante. Al momento,
all’interno del partito non c’è quasi nessun altro tema che sia oggetto di un dibattito così acceso come
quello del possibile ripristino del servizio militare obbligatorio.

Emmanuel Macron ha sempre voluto entrambe le cose: essere amato da tutti e allo stesso tempo
stare al di sopra di tutti. Sono passati quasi otto anni e mezzo da quando i francesi hanno eletto
per la prima volta come loro capo di Stato questo nuovo arrivato e uomo di successo, seduttore e,
alla fine, innovatore fallito in modo clamoroso nel 2017. Dovranno probabilmente continuare a
convivere con lui alla guida della Repubblica per un altro anno e mezzo, a meno che Macron non
getti la spugna prima della fine del suo secondo mandato nel maggio 2027. E in questi giorni molti
lo chiedono. Ma da dove viene questa hybris, questa presunzione di considerarsi l’unico garante
della stabilità nonostante tutto?

09.10.2025
Il tramonto del presidente a Parigi
Emmanuel Macron non è ancora alla fine del suo mandato, ma i francesi ne hanno abbastanza di lui

Di DANIEL STEINVORTH, PARIGI
Aveva molti soprannomi prima di diventare l’uomo più potente di Francia. Lo chiamavano il «Mozart
dell’Eliseo» o anche il «Mozart della finanza», quando era ancora un giovane e carismatico amante dell’arte
e dell’opera, circondato da un’aura di genio.

Intervista a Jouanna Hassoun, dell’associazione educativa Transaidency. Ha origini palestinesi e
da bambina è fuggita con la sua famiglia dal Libano alla Germania. Non possiamo portare cibo a
Gaza. Raccogliamo donazioni e le inviamo ai nostri referenti a Gaza. Con questi soldi, i nostri
collaboratori sul posto possono acquistare farina, lenticchie e tutto ciò che riescono a trovare, a
prezzi molto alti. Ovviamente riusciamo ad aiutare solo una minima parte della popolazione

09.10.2025
“Il denaro a Gaza sembra quello del Monopoli”
L’organizzazione Transaidency raccoglie fondi per fornire generi alimentari alla popolazione di Gaza. I
prezzi sono alti e le strutture mafiose, afferma l’amministratrice delegata Jouanna Hassoun

Intervista di Dinah Riese e Lisa Schneider
taz: Signora Hassoun, a Gaza la gente muore di fame e voi distribuite generi alimentari. Com’è la
situazione?
Jouanna Hassoun: La situazione delle persone a Gaza è catastrofica. E lo stesso vale per
l’approvvigionamento.