Il mercato chiede «prodotti sempre più intelligenti, performanti, che consumano meno». Parola di Marco Delaini, managing director di Fanuc Italia, che in questa intervista a Industria Italiana delinea gli sviluppi in ambito automazione industriale di una tecnologia disruptive come l’intelligenza artificiale. Con nuovi motori intelligenti che riducono i consumi ottimizzando le lavorazioni all’interno della macchina, programmazione dei robot sempre più semplice, importanti risvolti in termini di riduzione di co2 e risparmio energetico. Ma l’Intelligenza Artificiale presenta anche il rischio di non coniugarla correttamente, magari sull’onda della novità.
Per esempio, «parlando di manutenzione predittiva, è importante avere una grande raccolta dati, magari per anni, su macchine e lavorazioni diverse». La produzione di macchinari nel 2023 chiude con un nuovo record, pur a fronte di una contrazione rilevante del mercato interno bilanciata però dal fatto che i costruttori di macchinari si sono concentrati sull’export. I robot dopo l’installato record 2022 continuano a crescere a un ritmo del 7% per i prossimi anni. Fanuc Italia chiuderà il 2023 confermando i livelli di ricavi 2022, e anche per il colosso giapponese la differenza la fanno i robot. Con un record di installazione nella seconda parte del 2023, a quota 15mila, e il traguardo in settembre del milionesimo robot.
Ne abbiamo parlato in occasione del Technovation Forum organizzato dal 24 al 26 ottobre nell’headquarter italiano di Lainate, dove è stato inaugurato il nuovo Innovation Center 5.0: in 5G, abilitato per Industria 5.0, gestibile tramite una app che funziona su mobile e consente da remoto accensione e spegnimento di tutti i robot e l’attivazione di sistemi di diagnostica e monitoraggio. Il tema dell’Innovation Center e di che cosa sta succedendo in Fanuc verrà presto approfondito con un articolo ad hoc. Adesso, la parola a Delaini
D: Quale il massaggio chiave del Technovation Forum?
R. Abbiamo dedicato un forum all’intelligenza artificiale nelle applicazioni industriali. Si parla tanto di IA, c’è anche molta paura degli sviluppi futuri di questa tecnologia, noi abbiamo voluto concentrarci solo sul mondo industriale e abbiamo fatto vedere con esempi specifici le applicazioni di IA che facilitano le operazioni. Per esempio, legate alla robotica, per cui la programmazione dei robot, oppure al miglioramento dell’efficienza della macchina, anche riducendo il consumo di energia elettrica oppure l’impatto di Co2».
D: E’ possibile sintetizzare l’impatto dell’intelligenza artificiale nella fabbrica, e nei vostri sistemi di automazione in particolare?
R. Nel factory automation, quindi la parte relativa alle macchine utensili, le nuove generazioni di motori e servoamplificatori sono intelligenti nel senso che riescono a ridurre i consumi andando a ottimizzare le lavorazioni all’interno della macchina. L’IA viene soprattutto utilizzata per ridurre i consumi energetici, ottimizzare lavorazioni all’interno della macchina, e per verificarne lo stato, riuscendo a ridurre lavorazioni o accelerazioni improvvise che possono andare a consumare di più oppure a usurare maggiormente la macchina».
D: Voi costruite robot, macchine utensili, controllo numerico e dintorni. Il vostro business come si relazione con questo scenario?
R. Tutto quello che è IA nel mondo della robotica e della macchina utensile ci viene prima di tutto richiesto dai clienti. E’ un’esigenza specifica di questo mercato. Ci chiedono prodotti sempre più intelligenti, o performanti, che consumano meno, attenti alla parte di Co2. Dobbiamo fornire tecnologie per realizzare macchine che consumano meno. Questo è il nostro core business. Non dobbiamo ridurre l’impatto di Co2 solo nella nostra produzione, ma in quella dei clienti. E lo possiamo fare dando ai costruttori di macchine utensili la tecnologia per costruire prodotti più efficienti».
D: Come va il mercato in Italia anche in relazione alla congiuntura macroeconomica dal suo punto di vista?
R. Abbiamo visto durante il forum alcuni dati, è chiaro che il mercato interno italiano soffre la fine degli incentivi 4.0. E le agevolazioni 5.0 ancora non ci sono. Quindi oggi tutti i costruttori di macchine hanno contrazioni importanti, in base ai dati Ucimu c’è una flessione del 38 per cento del mercato interno. Il mercato estero è partito basso all’inizio del 2023, poi si è ripreso nella seconda parte dell’anno e chiuderemo il 2023 in crescita. I mercati di sbocco principali sono quello americano ed europeo. La Cina è in crisi, in Asia vediamo che l’unico paese in crescita è l’India».
D: Secondo lei gli industriali italiani sono pronti a recepire le innovazioni disruptive che il mercato delle tecnologie offre loro?
R. Sono abituati ad accettare le sfide e a lanciare nuovi prodotti competitivi sul mercato. Noi abbiamo le aziende più innovative da questo punto di vista, siamo più veloci a produrre qualcosa da portare sul mercato rispetto ai cugini tedeschi. Oggi stiamo reagendo molto velocemente. E’ chiaro che a volte nel mondo dell’IA ci sono molti investimenti da fare, anche importanti, che devono essere supportati. E a fronte di una competizione fra governi a chi da più soldi per sviluppare soluzioni di IA ai, o ci rendiamo competitivi anche noi, e quindi anche la nostra parte di politica deve fare la sua parte, oppure rischiamo di partire un po’ zoppi».
D. Nel corso del forum sono stati evidenziati tre punti critici per le aziende che devono investire in innovazione: organizzazione interna, scelta delle tecnologie, e impiego di risorse finanziarie. C’è una gerarchia fra questi elementi?
R. Diciamo che ogni azienda ha il suo vestito, ritagliato sulla propria organizzazione. Sicuramente ci sono aziende più veloci nell’innovare e rinnovare il parco macchine, che quindi riescono a portare innovazione ogni anno. Altre sono più lente a fare questo cambiamento, per cui hanno problemi a volte di organizzazione, a volte finanziari, e le velocità possono essere differenti perché questo fa parte del mercato. Ci sono aziende magari storiche con un prodotto consolidato che non richiede subito un’evoluzione, e rimandano l’investimento a quando viene richiesto di più. Se parliamo per esempio di una macchina utensile a cinque assi, c’è molta competizione e quindi bisogna essere molto veloci a innovare. Sul tornio invece questa velocità non è richiesta dal mercato, quindi c’è più tempo per pianificare le innovazioni.
D. Si è anche parlato de rischio di sopravvalutare l’intelligenza artificiale, cosa ne pensa?
R. E’ chiaro che c’è una grossa aspettativa, quindi bisogna tradurre quello che vuole fare l’azienda e indirizzarla nei corretti investimenti. Oggi parliamo di intelligenza artificiale come un vantaggio competitivo. E allora tutti, come ha sottolineato fra gli altri Cim 4.0, corrono e dicono anche noi vogliamo l’IA. Ma bisogna sempre calare le cose nel contesto, ogni azienda deve identificare cosa vuole fare. Se stiamo parlando di manutenzione predittiva, è importante avere una grande raccolta dati, magari per anni, su macchine e lavorazioni diverse. Poi, farli elaborare all’IA e selezionare quelli importanti per la manutenzione predittiva. Il messaggio di oggi era: attenzione, l’IA non è una panacea che risolve tutti i problemi. E’ necessaria una preparazione, c’è una raccolta dati che deve essere fatta in anticipo. L’IA aiuta a selezionare questi dati, isolare quelli importanti e portarli a un livello successivo.
D: Diceva prima che manca ancora il Piano 5.0. Che priorità dovrebbe avere secondo lei?
R. Va legato alla sostenibilità, all’economia circolare, alla riduzione dei consumi energetici e dell’impatto di Co2. E’ un concetto diverso da quello di Industria 4.0. Poi, possiamo chiamarla 4.1, 4.2, anche se ormai il Governo ha parlato di 5.0. Se ne parla anche a livello europeo, sono stati determinati i paradigmi. Il concetto è che dobbiamo fare macchine non solo performanti, ma che consumino di meno. E’ cambiato l’obiettivo».
D. Sul tema della servitizzazione, come siete messi?
R. Ci sono diverse opzioni. Uno dei servizi che bisogna fornire riguarda la manutenzione predittiva, o la lettura di dati. Poi c’è un concetto di servitizzazione che viene spesso accomunato al pay per use, e che secondo me è limitante. La verità è che tutto il tema delle tecnologie abilitanti si sta spostando dalla vendita di macchine alla fornitura di servizi attraverso quelle macchine.
D: Servitizzazione e pay per use dovrebbero andare di pari passo, tenendo conto del fattore temporale. Pensare che dall’oggi al domani tutte le macchine vengano vendute in pay per use è irrealistico…
R. Potrebbe succedere, ma non dall’oggi al domani. Noi ci stiamo concentrando sulle richieste del cliente, andando a offrire servizi, inclusa l’estensione della garanzia, su tutti i prodotti Fanuc. Per esempio, stiamo lanciando servizi con garanzia fino a dieci anni sulla parte motori ed elettronica. Lo stesso faremo anche sui robot: garantire manutenzione e utilizzo fino a 10, o anche 15 anni. Quindi, non più una garanzia a 2 o 3 anni, come da obbligo di legge, ma un servizio più a lungo termine per andare incontro all’azienda. E completiamo il percorso con un servizio dedicato per cui il cliente si può scordare fermo macchine o fermo produzione.
D: Perché ve ne occupate voi?
R. Perché ce ne occupiamo noi.
ll sito www.italiaeilmondo.com non fruisce di alcuna forma di finanziamento, nemmeno pubblicitaria. Tutte le spese sono a carico del redattore. Nel caso vogliate offrire un qualsiasi contributo, ecco le coordinate: postepay evolution a nome di Giuseppe Germinario nr 5333171135855704 oppure iban IT30D3608105138261529861559 oppure PayPal.Me/italiaeilmondo
Su PayPal, ma anche con il bonifico su PostePay, è possibile disporre eventualmente un pagamento a cadenza periodica, anche di minima entità, a partire da 2 (due) euro (pay pal prende una commissione di 0,52 centesimi)