UNA UE CHE NON ESISTE PER NESSUNO

UNA UE CHE NON ESISTE PER NESSUNO
Cinque anni fa, quando centinaia di migliaia di migranti siriani e afgani si incamminarono verso il Nord Europa lungo la rotta balcanica, la Germania decise di aprire le frontiere facendo entrare oltre 900.000 richiedenti asilo. “Wir schaffen das” (Ce la faremo), ripeté per mesi Angela Merkel, spiegando ai tedeschi che anche quel problema sarebbe stato gestito come lo erano stati altri in precedenza.
Qualche anno dopo la stessa Merkel spinse la Ue a pagare suon di miliardi alla Turchia di Erdogan affinché trattenesse all’interno delle proprie frontiere quegli stessi migranti. Nascondendo il problema sotto al tappeto e mettendo nelle mani del despota turco una potente arma di ricatto nei confronti dell’Europa.
Oggi, all’indomani dell’incendio nel disumano centro profughi di Moira sull’isola di Lesbo, con 13.000 migranti senza più neppure un tetto, Merkel deve ammettere il fallimento totale: “Non esiste una politica Ue sull’immigrazione”.
Contemporaneamente il presidente francese Macron riunisce ad Ajaccio i paesi dell’Europa mediterranea per dare una risposta coordinata all’offensiva energetica turca. Un fronte anti-Erdogan, progettato al di fuori della Ue, con assenti tutti i paesi a Nord e a Est delle Alpi. Di fatto un’altra ammissione di fallimento dell’Unione europea, incapace di gestire crisi di qualsiasi natura: che siano dovute all’immigrazione o siano di carattere militare o geopolitiche. La Ue non ha la governance per poter gestire nulla.
La Ue è solo una banca ma non è neppure una banca credibile, perché è esposta alle instabilità di una politica che non è connessa a lei e che non può governare.
Siamo alla crisi di governance. Merkel dichiara l’impotenza, Macron la certifica. Impotenza sociale, impotenza economica, impotenza militare.
E al Regno Unito che minaccia la Brexit senza accordo, con una legge che potrebbe mettere in discussione anche parti dell’intesa di divorzio sottoscritta alcuni mesi fa, la Ue è ridotta a rispondere con minacce di azioni legali, ricevendo in cambio una lezione sulla sovranità democratica del parlamento di Westminster. Quella stessa Ue che tre anni fa avvertiva gli elettori britannici al referendum che con l’Exit il Regno Unito sarebbe rimasto isolato dal punto di vista politico, commerciale e industriale, ma che oggi non ha alcuna arma geopolitica da mettere in campo. Solo avvocati.
In un solo giorno tre ammissioni di fallimento su tre fronti fondamentali. La crisi strutturale dell’Ue non potrebbe essere esposta in modo più plateale.