lettera da un professore, di Antonio de Martini
Questa è la magistrale lettera che il preside del liceo Volta di Milano, Domenico Squillace, ha scritto a tutti gli studenti della scuola e pubblicato sul sito. Perdete qualche minuto per leggerla: è un capolavoro
AGLI STUDENTI DEL VOLTA
“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..”
Le parole appena citate sono quelle che aprono il capitolo 31 dei Promessi sposi, capitolo che insieme al successivo è interamente dedicato all’epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630. Si tratta di un testo illuminante e di straordinaria modernità che vi consiglio di leggere con attenzione, specie in questi giorni così confusi. Dentro quelle pagine c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…. In quelle pagine vi imbatterete fra l’altro in nomi che sicuramente conoscete frequentando le strade intorno al nostro Liceo che, non dimentichiamolo, sorge al centro di quello che era il lazzaretto di Milano: Ludovico Settala, Alessandro Tadino, Felice Casati per citarne alcuni. Insomma più che dal romanzo del Manzoni quelle parole sembrano sbucate fuori dalle pagine di un giornale di oggi.
Cari ragazzi, niente di nuovo sotto il sole, mi verrebbe da dire, eppure la scuola chiusa mi impone di parlare. La nostra è una di quelle istituzioni che con i suoi ritmi ed i suoi riti segna lo scorrere del tempo e l’ordinato svolgersi del vivere civile, non a caso la chiusura forzata delle scuole è qualcosa cui le autorità ricorrono in casi rari e veramente eccezionali. Non sta a me valutare l’opportunità del provvedimento, non sono un esperto né fingo di esserlo, rispetto e mi fido delle autorità e ne osservo scrupolosamente le indicazioni, quello che voglio però dirvi è di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare – con le dovute precauzioni – a fare una vita normale. Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo – se state bene – di restare chiusi in casa. Non c’è alcun motivo per prendere d’assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato, servono solo a loro. La velocità con cui una malattia può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare, secoli fa si spostavano ugualmente, solo un po’ più lentamente. Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è quello di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero.
Vi aspetto presto a scuola.
Domenico Squillace
INFLUENZE, INFLUENZATORI E INFLUENZATI
Il governo ha impugnato il provvedimento di chiusura delle scuole adottato dalla regione Marche, ironia della sorte, alla vigilia della firma di un accordo con Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte per trasferire loro una serie di competenze aggiuntive oltre quelle che hanno e che si sono rivelate incapaci di gestire.
Trovo spettacolosa la muliebre contraddittorietà di questi provvedimenti: questa settimana accentriamo e la prossima decentriamo.
L’unico punto in comune tra la Chiesa cattolica e l’Unione Europea é sempre stato l’affermazione periodica del principio di sussidiarietà, ossia che « ogni problema deve essere risolto al livello cui si pone ».
In pratica, un problema regionale come quello dello smaltimento dei rifiuti dovrebbe essere risolto dalla regione, mentre la politica estera dovrebbe essere accentrata a livello nazionale.
Ognuno può constatare come questa affermazione di principio resti sulla carta. In realtà, tutti tendono ad accentrare i quattrini e liberarsi delle responsabilità.
Non c’è sintesi in niente, non c’è arte del governo. Solo fame di suffragi e denari nostri.
Nessuno che abbia detto, ad esempio per la crisi del virus, che abbiamo finora avuto ( nel mondo) 4.200 guariti e 2715 morti.
Chi cerca i quattrini cita solo il numero dei contagiati e chi vuole scaricarsi di responsabilità, i guariti.
Per far ammettere alla TV che i morti erano persone anziane e già ricoverate in ospedale per altre concomitanti e gravi malattie , si è dovuto insistere per quasi una settimana con media di minore impatto, ma non influenzati dal governo.
Tutte le corporazioni succhiasoldi sono all’opera per ottenere benefici : la Coldiretti , una organizzazione fatiscente, ha già fatto il fulmineo conto dei danni inferti dalla epidemia ( che non c’è..) alla zootecnia, dichiarando di aver censito 500 stalle in crisi.
Altra tradizionale coschetta di furbi, gli albergatori che hanno già conteggiato a livello italiano le disdette di prenotazioni nella misura del 70%.
Gli italiani saranno pure influenzati, ma la vicenda grave é che il governo é influenzabile e molto.
A proposito di sussidiarietà, il livello cui porre il problema virus é : il ministro della salute, il commissario alla salute UE, l’OMS.
Tutti « sconosciuti al portalettere » .Tacciono per non fare ombra alla primadonna.
In TV ci va il presidente del Consiglio che vuole influenzare l’elettorato.