DER ELEFANT IM RAUM (L’elefante nella stanza), di Pierluigi Fagan

I migliori, i più furbi. Non è detto i più intelligenti_Giuseppe Germinario

DER ELEFANT IM RAUM (L’elefante nella stanza). Un fantasma si aggira nelle statistiche mondiali sul fenomeno pandemico. Un solo Paese al mondo, mostra statistiche del tutto fuori logica tra i dichiarati contagiati ed i morti: la Germania.

E sì che la Germania è il Paese europeo più grande (demograficamente circa un terzo circa più grande dell’Italia, della Francia e dell’UK), ha un peso di popolazione anziana praticamente pari all’Italia ed in più, è il primo Paese europeo in cui si è accertata la precoce presenza del virus il che è ovvio visto che è anche il Paese con i maggiori contatti ed interscambi economici coi cinesi. Il virus è lì da più tempo che altrove, in un Paese pieno di anziani, un terzo almeno di più che in Italia, ma i tedeschi non muoiono. Lo “spread dei morti” tra ogni Paese del mondo e la Germania è ovunque alto ma si sa, quando si tratta di spread, ai tedeschi piace ben figurare.

Il mistero ha attratto i giornalisti anglosassoni, vi hanno scritto articoli a vario titolo il FT, the Guardian, the Indipendent, WSJ, ma molto meno la stampa europea. L’Espresso, l’altro giorno, vi ha posto ritardata attenzione confezionando un “the best of” di ragioni a spiegazione, copiato dagli articoli anglosassoni che avevano doverosamente riportato le risposte tedesche alle domande poste:

1) Il loro facente funzione di ISS, il Robert Koch Institute (RKI) afferma che i morti tedeschi sono più giovani quindi la popolazione anziana è stata misteriosamente per il momento evitata dal virus (a parte il medico della Merkel). Qualcuno sostiene che gli anziani tedeschi vivono più “isolati” dai giovani che non in Italia o Cina, ma francamente a me pare una stupidaggine insostenibile, anche perché andranno pur in giro a far la spesa come tutti, no? ma le spiegazioni arzigogolate hanno anche varianti;

2) i tedeschi sostengono che l’epidemia, da loro, si sarebbe sviluppata più tardi. Ma come? esistono studi pubblicati su the Lancet che confermano la precocità del paziente 0 in Germania come è ovvio che sia. Portano loro l’infezione in Lombardia ma non in Germania? Tutta Europa ha più morti percentuali di loro perché loro sono “in ritardo” nella diffusione del contagio? Incredibile … anche perché la stampa tedesca se ne uscì a gennaio e primi febbraio con notizie di una incredibilmente contagiosa e virulenta epidemia di influenza polmonare, rigorosamente diagnosticata come tale e non corona virus come probabilmente era. Alla domanda se RKI dispone di test Covid-19 post mortem, gli interessati hanno risposto sì ma i giornalisti inglesi hanno verificato che la strana struttura sanitaria tedesca che è iper-federale, crea notevoli asimmetrie tra centro e periferia, ognuno fa un po’ come gli pare. In più perché fare i tamponi ex post e non ex ante visto che dichiarano di farne in ognidove? Questa strana struttura della sanità tedesca darebbe anche conto del perché i tedeschi danno le cifre in ritardo mentre John Hopkins University che segue la pandemia dall’inizio, dà cifre diverse perché attinge direttamente ai Lander. Insomma, a voler pensar male si potrebbe notare una certa cortina fumogena di grande confusione fatta apposta per render difficile la comprensione reale degli eventi e sopratutto per darsi la libertà di sparare cifre ad estro;

3) poi c’è la versione secondo la quale i tedeschi farebbero molti più tamponi di chiunque altro, dichiarazione del RKI riportata anche dalla stampa inglese (in effetti RKI dichiara che “possono” far tamponi, non che li fanno). Non so, a me secondo altri dati non risulterebbe, o sono sbagliati i miei dati o la stampa inglese riporta dichiarazioni tedesche senza verificarle e chissà perché tutti fanno finta di crederci;

4) si arriva così alle note enormi capacità di ricovero ospedaliero e letti di terapia intensiva tedesche. Ma dati alla mano, è vero che la Germania sta messa meglio dell’Italia ma l’Italia starebbe comunque messa meglio di (in ordine) Francia, Svizzera, UK ed Olanda oltre a molti altri. Ma più che altro, questa spiegazione se sembra logica di primo acchito non lo è in approfondimento. In Italia il SSN ha retto botta per un bel po’ prima di andare in affanno ed è andato in affanno solo nell’area più colpita. I morti a casa perché gli ospedali son pieni, in Italia non compaiono nelle statistiche. In più i morti italiani censiti, passano dai letti di terapia intensiva e finiscono nella bara comunque, come per altro in tutto il mondo visto che non sembra esserci una cura effettiva ma solo un supporto terapeutico che è lo stesso in tutto il mondo. Cos’hanno i tedeschi di diverso? Letti più comodi? Respiratori fabbricati dalla Mercedes? Dottor House in ogni stanza? Non si sa …

Ma una rasoiata di Occkam comincia qui e lì a comparire a mezza bocca. Un portavoce del direttivo del’ISS che ogni sera affianca Borrelli in conferenza stampa, a precisa domanda, qualche giorno fa ha risposto qualcosa tipo “io so che noi contiamo sia “morti di” che i “morti con”, come contano gli altri, non lo so”. Da qualche giorno questo insistere sul fatto che noi contiamo -tutti- i morti è stata ripetuta da Borrelli, Brusaferro e altri membri dell’ISS che si alternano giornalmente anche fuori dal contesto della “questione tedesca”. Ieri hanno avanzato dubbi su questa differenza che è logicamente l’unica e per giunta auto-evidente statisticamente e logicamente parlando, un biologo su la Stampa ed uno sul Corriere.

Nessuno può ufficialmente accusare i tedeschi di contare i morti in modo scorretto è evidente, sarebbe guerra diplomatica ed anche improprio perché non lo si può dimostrare, ovviamente. E’ inoltre una questione più politica che non virologica o biologica, non sta a gli scienziati fare ipotesi di tal fatta anche se ogni biologo o virologo o statistico sa che quella sproporzione è talmente esagerata che non c’è altro modo per spiegarla. E così si spiega anche il silenzio pudico in Europa, chi va a fare una accusa così grave ed indimostrabile e pure antipatica perché politicizzare i morti è davvero brutto?

Abbiamo visto tutti come ogni cancelleria ha negato sin dall’inizio l’esistenza del problema del virus pur nota a tutti come ora viene fuori nei rapporti dati con grande anticipo tanto negli USA che in Francia, UK e non c’è motivo di non ritenere, anche Germania. E tutti abbiamo visto come i Paesi più ostinatamente difensori del mercato come ordinatore sociale abbiamo ritardato gli interventi a costo di mentire, inventare idiozie come “l’immunità di gregge”, modulare interventi ma salvaguardando l’operatività economica come plaudono anche molti insospettabili difensori del “market first”, forse involontari, qui da noi. Magari avanzando cautele costituzionali o biopolitiche o libertarie o sdilinquendosi davanti ai miracoli del “modello coreano” o solo perché ormai il far polemica su tutto gli parte di riflesso facebook-esistenziale. E vediamo tutti la reazione furibonda al decreto del Governo pur in ritardo, pur mal comunicato, pur pieno di difetti, quando tocchi la fabbrica ed il denaro scoppiano scintille, è ovvio.

Il governo tedesco non conta i morti reali per non spaventare la propria popolazione che lo costringerebbe a misure che vogliono ritardare il più a lungo possibile, come hanno provato a fare tutti, e questo avviene nel cuore dell’Europa, dell’Occidente democratico e trasparente che s’indigna per i ritardi cinesi e le nebbie russe. Il virus in Germania colpisce solo giovani alti, biondi e sanissimi, per questo le Merkel va in quarantena stanziando miliardi di miliardi per far fronte ai 90 morti dichiarati (cioè come gli svizzeri che sono otto volte di meno!) in un mese e mezzo su 82 milioni di individui. “Buying time”, comprare tempo pagandolo con morti non censiti. Berlino manipolando la sua opinione pubblica ed iniettando al contempo denaro nell’economia, si vuole garantire il suo rimaner al centro del sistema europeo anche nel “dopo”, perché è quella la sua “potenza”. Ed alla potenza si sacrifica tutto.

[Il post è della serie libere opinioni. Naturalmente seguo la faccenda da giorni ed ne ho letto e studiato il più possibile, per quanto mi è stato possibile. Se qualcuno ha da postare dati (le opinioni di articoli che si arrampicano sugli specchi per favore no), che facciano ulteriore luce, è il benvenuto. Vediamo chi mi fa cambiare opinione …]

Nessuna descrizione della foto disponibile.

CORONAVIRUS EPIDEMIC: TWO STRATEGIC APPROACHES IN COMPARISON, by Roberto Buffagni

Un lettore di italiaeilmondo.com, il signor Andrea Ferrari della https://www.capstan.be/ , impresa internazionale nel campo delle traduzioni per imprese, privati, enti pubblici, con grande gentilezza e generosità ha messo a disposizione le capacità professionali sue proprie e dei suoi collaboratori, e ha tradotto gratuitamente in inglese e francese l’articolo di Roberto Buffagni I due stili strategici di gestione dell’epidemia a confronto, pubblicato qui: http://italiaeilmondo.com/2020/03/14/epidemia-coronavirus-due-approcci-strategici-a-confronto-di-roberto-buffagni/

L’autore e italiaeilmondo.com ringraziano di cuore Andrea Ferrari (traduzione in inglese)  Pierluigi Emma (traduzione in francese) la https://www.capstan.be/ e i suoi collaboratori.

A reader of italiaeilmondo.com, Mr. Andrea Ferrari of https://www.capstan.be/ , international company in the field of translations for companies, individuals, public authorities, with great kindness and generosity made available his own and his collaborators’ professional skills, translating for free  into English and French the commentary by Roberto Buffagni The two strategic styles of epidemic management in comparison, originally published here: http://italiaeilmondo.com/2020/03/14/epidemia-coronavirus-due-approcci-strategici-a-confronto-di-roberto-buffagni/

The author and italiaeilmondo.com would like to warmly thank Andrea Ferrari (English translation) Pierluigi Emma (French translation) https://www.capstan.be/  and its collaborators.

 

 CORONAVIRUS EPIDEMIC: TWO STRATEGIC APPROACHES IN COMPARISON, by Roberto Buffagni

The two strategic styles of epidemic management in comparison

Traduzione di Andrea Ferrari

I propose a hypothesis regarding the different strategic styles of epidemic management adopted in Europe and elsewhere. Let me stress that this is a mere hypothesis–to substantiate it would require statistical, epidemiological, and economic expertise that I do not have and that cannot be improvised. I thus welcome all criticism and objections, even the most radical.

The hypothesis is as follows: the strategic style adopted to manage the epidemic faithfully reflects the ethics and presumed national interest and political priorities of States and, to a lesser extent, of nations and peoples. The choice of the strategic style of management is decidedly political.

There are essentially two strategic management styles:

  1. There is no fight against contagion, everything is focused on the care of the sick (German, British, partially French model).
  2. The contagion is counteracted by containing it as much as possible with emergency measures to isolate the population (Chinese, Italian, South Korean model).

Those who choose Model 1 make a cost/benefit calculation, and consciously choose to sacrifice a quota of their population. The magnitude of this quota will depend on the response capacity of the national healthcare infrastructure, and in particular on the number of places available in intensive care. As far as I understand, the Coronavirus has the following characteristics: high contagiousness, limited percentage of fatal outcomes (direct or due to complications), but relatively high percentage (around 10%, it seems) of patients in need of treatment in intensive care wards. If this is the case, in the event of a massive contagion of the population–in Germany, for example, Angela Merkel foresees 60-70% of people infected–no national health service will be able to provide the needed treatment to the entire percentage of patients that need intensive therapy. A proportion of these are thus sentenced to death in advance. The proportion of the population pre-sentenced to death will depend on the capacity of the health system, the demographic composition of the population (older people are at greater risk), and other unpredictable factors such as possible mutations of the virus.

The rationale for this decision seems to be as follows:

  1. The adoption of Model 2 (containment of infection) has devastating economic costs.
  2. The proportion of the population that is pre-condemned to death is largely made up of elderly and/or already sick people, and therefore their disappearance not only does not compromise the functionality of the economic system but if anything favours it, by alleviating the costs of the pension system and health and social care in the medium term, and by moreover triggering an economically expansive process thanks to inheritance. As has already happened in the great epidemics of the past, inheritance will increase the liquidity and assets of young people with a higher propensity to consume and invest than their elders.
  3. Above all, the choice of Model 1 increases the relative economic-political power of the countries adopting it compared to their competitors adopting Model 2, who must bear the devastating economic damage it entails. By taking advantage of the difficulties of their competitors in Model 2 countries, companies in Model 1 countries will be able to take their place quickly, gaining significant market shares and imposing on them, in the medium term, their economic and political hegemony.

Two requirements are indispensable for the adoption of Model 1: a State decision-making apparatus coherently and traditionally oriented towards a particularly radical and ruthless sense of national interest (typical of the British and German cases); and strong social discipline (this is why the adoption of Model 1 by France will be problematic, and there will probably be a reconversion of the strategic choice towards Model 2).[1]

The adoption of Model 1, in short, corresponds to a decidedly warlike strategic style. The choice is to consciously sacrifice a proportion of economically and politically less useful members of the population to the advantage of greater power for the economic-political system. Otherwise said, it is the choice to get rid of the ballast so as to fight more effectively. This is in fact a typical choice made in time of war, when it is normal because it is indispensable, for example, to privilege medical care and food supplies for the armed forces versus care and food for all others (including women, old people, and children). The only limits are resources needed to keep up the morale of the population, which is equally essential for the war effort.

The States adopting Model 1, therefore, do not act as if their competitors were adversaries, but as if they were enemies, and as if economic competition were a real war, differing from “waged” war by the mere fact that armies do not take to the field. The conduct of this type of war, precisely because it is a covert war, will be particularly harsh and ruthless; neither engagement rules nor military honour, which for example prohibit the mistreatment, or worse, the killing of prisoners and civilians, the use of weapons of mass destruction, etc., are applicable here. To conclude, the choice of Model 1 privileges, in the strategic evaluation, seizing the immediate opportunity window (to gain a strategic advantage over the enemy through rapid and violent action) over the medium-long term strategic opportunity window (reinforcing national cohesion, decreasing the dependence and vulnerability of one’s own economy on others by increasing state investment and domestic demand).

 

***

Considering what has been outlined about States adopting Model 1, it is easier to describe the ethical-political style of States adopting Model 2.

In the case of China, there is no doubt that the Chinese political leadership knows very well that economic competition is a decisive component of the “hybrid war”. Indeed, it was two colonels of the Chinese General Staff, Liang Qiao and Xiangsui Wang, who developed the seminal text on “asymmetric warfare” [2]in the 1980s. I believe that the Chinese political leadership has chosen, it seems successfully, to adopt Model 2 for three fundamental reasons:

  1. a) the distinctly communitarian character of the Chinese cultural tradition, in which the liberal concept of the individual and the Christian concept of the person have little or no importance;
  2. b) the profound respect for the elderly and the ancestors, a cornerstone of Confucianism;
  3. c) a long-term strategic evaluation, which can be summarized in these two maxims by Sun Tzu, the thinker who most inspires the Chinese strategic style: “Victory is achieved when superiors and inferiors are animated by the same spirit” and “Consistent leadership allows men to develop the confidence that their environment is honest and reliable, and that it is worth fighting for”.

In other words, I think that the Chinese leadership considered that the long-term strategic advantage of preserving and even strengthening the social and cultural cohesion of its population outweighed the short-to-medium-term cost of the economic damage and the foregone opportunity to take immediate advantage of their adversaries’ difficulties.

Because there are three “paths to success”: “1. Knowing when you can or cannot fight” “2. Knowing how to use both numerous and small forces” “3. Knowing how to instil equal intentions in both superiors and inferiors”.

In the case of Italy, I believe the choice of Model 2–albeit uncertain and poorly executed–depends on the following reasons.

1) On the cultural level, the influence of pre-modern Italian and European civilization, infused as it is with pre-Christian, peasant, and Mediterranean sensibility for the family and “creaturehood”, partially absorbed by Counter-Reformation Catholicism and the Baroque; this is an influence of very long duration that continues to operate despite the Protestantization of the Catholic Church today, and despite the cultural hegemony, at least superficially, of ideological and economic liberalism.

2) Again on the cultural level, the pacifism established after the defeat in World War II, perpetuated first by the left-wing communists and the Catholic world, then by the liberal-progressive EU leaderships–a pacifism that generates comic expressions such as “soldiers of peace” and a methodical denial of the tragic dimension of history.

3) On the political level, the serious institutional disorder, whereby the levels of decision making overlap and hinder each other, as was evident in the conflict between State and Regions at the opening of the epidemiological crisis; the electoral concerns of all parties; and the fragile legitimacy of the State, which is a long-running Italian problem.

4) on the political-operational level, the astounding incompetence of the ruling class, in which decades of reverse meritocracy and a habit of dumping responsibility, decisions, and their underlying motivations on the shoulders of the European Union have induced a mindset that always leads to taking the path of least resistance. In this case, that path is precisely the choice to contain the contagion, because to choose the path of mass war triage (however you judge it, and I judge it very negatively) requires a very considerable political decision-making ability.

In other words, the Italian choice of Model 2 has superficial and conscious reasons tracing to our political and institutional defects, and deep and semi-conscious reasons tracing to the merits of civilization and culture which, almost without knowing it anymore, continue to inspire Italy, especially in difficult times. So, we have undoubtedly acted in a humane and civil way, and perhaps even a strategically far-sighted way, without really knowing why. But we have acted so, and for this we must thank our deceased ancestors, the “Lares”[1] whose cult goes back centuries and millennia albeit under different names. Without knowing it, we still honour them today by doing everything possible to save our fathers, mothers, grandparents, even if they are no longer useful.

It would make Sun Tzu and perhaps even Hegel smile to see that the two models impose operational implementation methods that are in exact opposition to their respective strategic style.

The implementation of Model 1 (we do not contain the contagion, we deliberately sacrifice a quota of the population) does not require any measure of restriction of freedom; daily life goes on exactly as before, except that many people fall ill and a not exactly predictable but not negligible percentage of them, not being able to obtain the necessary treatment for reasons of health service capacity, die.

The implementation of Model 2 (we contain the contagion to save all those who can be saved) requires instead the application of very strict measures to restrict personal freedom, and to be fully carried out would indeed require the deployment of a dictatorship, however soft and temporary, to ensure unity of command and protection of the community from the unleashing of irrational passions, i.e. from itself. Operationally, the executive direction of Model 2 should be entrusted to the armed forces, which possess both the appropriate technical skills and the appropriate rigidly hierarchical structure.

I will conclude by saying that I am glad that Italy has chosen to save all who can be saved. It is doing it awkwardly, and without really knowing why, but it is doing it. This time it is easy to say: right or wrong, my country[3].

 

 

[1] Translator’s Note: the article was written before the 16 March 2020 decision by the French government to enact shutdown measures like those taken in Italy.

[2] Qiao Liang and Wang Xiangsui, Unrestricted Warfare, Beijing: PLA Literature and Arts Publishing House, February 1999. Freely available here: https://www.c4i.org/unrestricted.pdf

[3] Translator’s Note: In English in the original

[1] see https://www.romanoimpero.com/2018/07/culto-dei-lari.html