Italia e il mondo

LA PICCOLA “ACCIAIERIE D’ITALIA” DI TARANTO E I GIOCHI COMPLEMENTARI DEI POTERI SERVILI. LA FASE MULTICENTRICA DETTERÀ I TEMPI DELLA CHIUSURA.

di Luigi Longo

LA PICCOLA “ACCIAIERIE D’ITALIA” DI TARANTO E I GIOCHI COMPLEMENTARI DEI POTERI SERVILI. LA FASE MULTICENTRICA DETTERÀ I TEMPI DELLA CHIUSURA.

di Luigi Longo

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Nei miei ultimi scritti sull’ex Ilva di Taranto (1) mettevo in evidenza il ruolo che Arcelor Mittal (il colosso siderurgico franco-indiano) aveva avuto nel compiere una rottura, un salto decisivo verso la chiusura, con la conseguente gestione di pre-pensionamenti, incentivi all’auto licenziamento, ri-formazione e ri-collocazione dei lavoratori e delle lavoratrici, ridimensionando di fatto quella che è stata la più grande impresa siderurgica dell’Europa.

Arcelor Mittal ha segnato una tappa fondamentale che porterà alla chiusura dell’ex Ilva (d’ora in avanti Acciaierie d’Italia) le cui ragioni vanno ricercate nella sfera politica dei pre-dominanti statunitensi i quali hanno bisogno, nel conflitto per l’egemonia mondiale, di quello spazio geograficamente e militarmente strategico (per le basi nato).

Oggi, 2025, è in atto il tentativo di rilanciare Acciaierie d’Italia (1 bis) da parte dei sub-decisori servili, cercando una intesa con l’impresa siderurgica Baku Steel con la solita retorica del Green New Deal, della de-carbonizzazione, dell’acciaio pulito, che mostra ancora una volta la commedia dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) nel velarne la lenta chiusura. Non parliamo, per favore, della separazione dei poteri perché l’ideologia della separazione dei poteri non è altro che l’equilibrio dinamico (non separazione) dei nostri sub-agenti strategici egemoni che eseguono le loro misere strategie per il potere di parte ammantato come interesse generale del Paese. E’ la commedia dei poteri (i cotonieri lagrassiani), ma è la tragedia dei lavoratori, delle lavoratrici, della popolazione, dell’ambiente, del paesaggio, del territorio (urbano e rurale). Sottolineo inoltre che l’impresa Baku Steel dell’Azerbaijian non è adatta per dimensioni e capacità strategiche a gestire e a far ripartire la complessa realtà di Acciaierie d’Italia: “[…] e ancora non è chiaro come l’azienda intenda sostenere i livelli di occupazioni promessi, dal momento che Baku Steel non ha alcuna significativa esperienza né nel gestire impianti di questa dimensione né la competenza nella gestione di cicli integrati basati sul sistema altoforno-convertitore. A chi ha sollevato dubbi, i vertici di Baku hanno risposto che ingaggeranno tecnici di comprovata esperienza anche di provenienza russa per gestire gli impianti che versano in condizioni precarie, visto che con due altiforni non riescono a produrre i 4 milioni di tonnellate di acciaio.” (2). E, per di più, l’Azerbaijian è una nazione in stretti rapporti con la Russia, che insieme alla Cina, sono le potenze per ora, che con il loro costruendo polo asiatico allargato, hanno messo in discussione l’egemonia della potenza mondiale USA (in relativo ma deciso declino) che fa della base militare di Taranto un luogo fondamentale per le sue strategie nel Mediterraneo, nei Balcani, nel Vicino Oriente, nel Medio Oriente e nell’estremo Oriente. Sottolineo che gli USA, proprio in virtù di questo ruolo strategico di Taranto, indirettamente, hanno costretto in passato i cinesi a mollare le loro attività nel porto di Taranto [i due giganti asiatici del trasporto marittimo, la taiwanese Evergreen Maritime Corporation e la cinese Hutchison Whampoa, che controllavano al 90% la società terminalistica dello scalo pugliese (la Taranto Container Terminal), e movimentavano il 70% dei traffici, hanno dovuto abbandonare il porto di Taranto e trasferirsi nel porto del Pireo di Atene]. Ora, cercare da parte dei nostri sub-decisori l’aiuto dei cinesi della Baosteel (3), il maggior gruppo siderurgico cinese ed uno dei maggiori produttori mondiali di acciaio, per evitare la chiusura definitiva dell’impianto mi sembra pura confusione geopolitica! Così come mi sembra contraddittorio da una parte aumentare l’approvvigionamento del gas azero (via TAP) che verrebbe integrato con il rigassificatore da piazzare a Taranto mentre, dall’altra parte, l’Italia e l’Europa stanno “[…] giocando una delicata partita con gli Stati Uniti per ridurre i dazi in cambio di un maggior acquisto di gas liquido da Washington (che costa quattro volte di più di quello russo!, mia precisazione), la presenza di gas azero – paese fortemente legato alla Russia (mio grassetto)– è di sicuro un elemento poco favorevoleal raggiungimento dell’accordo con gli States”? (4). E all’interno di questa contraddizione geoeconomica, gli Stati Uniti permetterebbero una entrata indiretta della Russia nel porto di Taranto?

Questa volta il casus belli strumentale è stato l’incidente all’altoforno 1 (un incendio di vaste proporzioni), da lungo tempo senza manutenzione (perché?, ma stiamo parlando di una industria strategica di interesse nazionale da razionalizzare e rilanciare o di una attività artigianale di una sperduta area interna dell’Italia? Sono tanti i perché senza risposta che riguardano una impresa strategica nazionale che agisce fuorilegge in maniera legale!), quindi, era prevedibile che prima o poi l’incidente sarebbe accaduto e, per fortuna, è accaduto solo con feriti ma senza morti (5), che è stato fermato senza disponibilità d’uso dalla Magistratura di Taranto che apponendo il sequestro dell’Altoforno 1“[…] offre il pretesto a Baku e al governo di dare la responsabilità di un mancato accordo alla magistratura che, a causa del sequestro, non consentirebbe l’effettuazione delle manutenzioni. Le stesse che, però, non erano state fatte in precedenza, mettendo per l’appunto l’impianto in una condizione di pericolo. Il denaro per l’ambientalizzazione e per la riqualifica dell’impianto, che sono frutto del sequestro effettuato dalla magistratura ai Riva, viene sacrificato per la gestione ordinaria dell’azienda che sta accumulando parecchie perdite. Perdite che andranno ad aumentare perché, con la chiusura di uno dei due alto forni funzionanti, la produzione verrà dimezzata dalle attuali 3,8milioni di tonnellate a circa 1,9milioni di tonnellate, una cifra troppo lontana dalle 6milioni di tonnellate che rappresentano il breakeven dell’impianto, e un volume che non consente di sostenere circa 10mila dipendenti” (6).

Il ministro Adolfo Urso ha subito dichiarato che l’impossibilità di utilizzare l’altoforno 1 comporta una riduzione della produzione con conseguente riduzione della occupazione. Infatti è stata chiesta la cassa integrazione per 3926 dipendenti di cui 3538 a Taranto, 178 a Genova-Cornigliano , 165 a Novi Ligure e 45 a Racconigi (Cuneo). Oltre a compromettere il piano industriale di rilancio dell’ex Ilva (il ministro ha richiamato l’esperienza di Bagnoli con il timore che Taranto finisse come Bagnoli) (7) concordato con la Baku Steel che prevede una produzione al 2026 di 6 milioni di tonnellate di acciaio e la sostituzione di due altiforni con altrettanti forni elettrici ad arco. “Qualora l’altoforno si rivelasse davvero “del tutto compromesso”, come sostenuto da Urso, il piano industriale di Acciaierie d’Italia […] si rivelerebbe infattibile e l’obiettivo andrebbe abbassato a quattro milioni di tonnellate (mio grassetto). Il ministro ha garantito che “accelereremo i lavori per far ripartire l’Afo 2 [l’altoforno 2, ndr] che potrebbe affiancarsi, in qualche mese, all’Afo 4″ e confermato l’impegno del governo a “portare avanti il rilancio dello stabilimento nel percorso della piena decarbonizzazione“ (8) realizzando il loro sogno di costruire il polo di eccellenza di una siderurgia green (sic).

Riprendo quanto già evidenziato nel mio scritto Il destino di Taranto è segnato dalla sua storia militare e dalla sua geografia, perché è attuale la riflessione che ha fatto Federico Pirro, docente di storia dell’industria dell’Università di Bari , quando ha sostenuto che << […] se nella prossima trattativa fra gli esperti nominati dal governo e quelli di Arcelor (ora Baku Steel, mia precisazione) non verrà ribadito con chiarezza dai rappresentanti italiani che il sito di Taranto non può scendere ad una capacità di 4 o 4,5 milioni di tonnellate all’anno, pena un drastico ridimensionamento del tutto antieconomico per un impianto di quelle dimensioni che è ancora la più grande acciaieria a ciclo integrale d’Europa e la maggiore fabbrica manifatturiera d’Italia con i suoi 8277 addetti diretti. […] >> abbassare a 4 milioni di tonnellate la produzione della futura Acciaierie d’Italia così come ha innanzi dichiarato il ministro Adolfo Urso significa che <<Si punterebbe così ad una mini Ilva (mio grassetto). […] non sarebbe condivisibile per l’Italia che deve conservare adeguata capacità nel ciclo integrale. […] Pesantissimi, non solo per l’attuale manodopera diretta che con 4 o 4,5 milioni di tonnellate sarebbe dimezzata- senza alcuna speranza inoltre di poter un giorno recuperare in fabbrica gli attuali 1700 cassaintegrati in carico all’Amministrazione straordinaria-ma anche per gli addetti diretti di Genova e Novi Ligure, e per alcune migliaia di occupati dell’indotto manifatturiero delle altre città, ma soprattutto di Taranto e non solo di quello industriale. […] Le movimentazioni del porto cittadino che potrebbe anche perdere entro qualche anno, se non recuperasse traffici, la classificazione di porto core con la scomparsa della sua Autorità di sistema portuale […] ma anche il settore dell’autotrasporto su gomma e su ferrovia, tutto l’indotto di secondo e terzo livello, dalle pulizie industriali alle mense aziendali, senza considerare l’impoverimento complessivo di territori provinciali e regionali in cui viene speso il reddito di operai e tecnici dell’Ilva. Insomma, una catastrofe. >> (9). D’altronde già nel 2022 Acciaierie d’Italia riteneva difficile se non impossibile il rilancio dell’ex Ilva per la mancanza strutturale degli investimenti e, quindi, una programmata insufficiente produzione di acciaio – che non può scendere ad una capacità di 4 o 4,5 milioni di tonnellate all’anno, pena un drastico ridimensionamento del tutto antieconomico per un impianto di quelle dimensioni – in grado di rendere competitiva l’impresa e risolvere le questioni produttive, ambientali e finanziarie. Sempre nel 2022 Acciaierie d’Italia sosteneva che i volumi di produzione di 6 milioni di tonnellate, quelli attualmente autorizzati per i vincoli ambientali, sono “non sufficienti a garantire l’equilibrio e la sostenibilità finanziaria degli oneri derivanti dall’attuale struttura dei costi” (grassetto mio, LL) (10).

Allora la domanda nasce spontanea: perché il ministro Adolfo Urso parla di rivedere il piano industriale di Acciaierie d’Italia con l’obiettivo di programmare la produzione di 4 milioni di tonnellate quando la stessa impresa tre anni fa riteneva antieconomica una produzione al di sotto di 6 milioni di tonnellate? Cosa è cambiato? Forse la fase multicentrica sta accelerando i tempi per la disponibilità assoluta della base militare NATO (cioè USA) presente nel porto di Taranto così come sta avvenendo in tutti i porti italiani? Così scrive Linda Maggiori “Entro la fine del 2025, secondo il Libro bianco della difesa europea (il noto piano Rearm), la Commissione europea adotterà una “comunicazione congiunta sulla military mobility”. Accompagnata da proposte di legge da parte dei Paesi membri che saranno tenuti a completare l’adeguamento di ferrovie, strade, porti, aeroporti per renderli a duplice uso, civile e militare. Un processo che va avanti dal 2018 ma recentemente ha avuto un’accelerazione. Delle ferrovie abbiamo già parlato: ora ci occupiamo dei porti, crocevia di traffici di armi e oggetto di ampliamento per far fronte alle esigenze militari. Con la spinta militarista che punta a bypassare ogni “strozzatura” alla military mobility, anche i controlli e le richieste di autorizzazioni (ai sensi della legge 185/90) rischiano di essere significativamente ridotti” (10bis).

Per non parlare del porto di Trieste e del Friuli Venezia Giulia coinvolti nei piani dell’Imec e della Three Seas Iniziative (10 tris).

Il ministro Adolfo Urso ha dichiarato “Come confermato anche dall’azienda (Baku Steel, mia precisazione) […] le risorse stanno arrivando. Insieme al Mef, abbiamo finalizzato il passaggio decisivo per sbloccare i 100 milioni di euro destinati all’integrazione del prestito ponte, che aveva già ottenuto il via libera della Commissione, e siamo ora nelle fasi finali dell’iter amministrativo per l’erogazione. Con la terna commissariale stiamo lavorando per garantire che queste risorse possano assicurare continuità produttiva e stabilità operativa da qui alla cessione dell’azienda”. Inoltre il ministro ha sottolineato che ”Taranto deve diventare un polo d’eccellenza per l’industria siderurgica green in Europa, perchè la politica industriale del nostro Paese passa anche attraverso questo. Il rilancio dell’ex Ilva è poi strettamente connesso a un piano di sviluppo più ampio che interesserà l’intero territorio. Il tavolo con le aziende che ci hanno manifestato progetti di investimento a Taranto, che ho convocato per lunedì prossimo, sarà l’occasione per affrontare questi temi in maniera coordinata, valorizzando anche il ruolo fondamentale delle istituzioni locali”.

Infine quanto a una riduzione del valore degli asset, a seguito del non utilizzo dell’altoforno1, agli occhi degli azeri di Baku Steel, con cui il governo negozia la cessione del gruppo, il ministro sottolinea che “una delegazione del Mimit e’ stata in Azerbaigian” e “ha avuto interlocuzioni molto costruttive, riscontrando da parte di Baku Steel un interesse concreto e la conferma della volonta’ di portare avanti il percorso di acquisizione”. In quel caso, precisa Urso, “si e’ entrati nel merito degli adempimenti tecnici e industriali necessari a consolidare un piano di rilancio serio e pienamente orientato alla decarbonizzazione. Stiamo lavorando per garantire che ogni passaggio risponda a criteri di sostenibilita’, innovazione tecnologica e tutela occupazionale” (11).

Quindi tutto procede formalmente per il meglio di Taranto e del Paese, anche se nella sostanza tutto è oscuro e preoccupante e la forma non ha niente a che vedere con la sostanza! Anzi essa cela la sostanza drammatica!

Eppure basta leggere quanto scrive il sistemico Claudio Antonelli “ […] Perché a uccidere l’acciaio in Italia è proprio il costo (dell’energia, mia specificazione) insostenibile delle bollette. Prima del 2019 era il 25% in più della media europea. Oggi siamo ben al di sopra del 40%. Con tali valori non è sostenibile alcun piano industriale. Inoltre, il mondo va nella direzione della nazionalizzazione. Abbiamo visto la recente decisione della Gran Bretagna che ha ripreso il controllo di British steel. L’azienda era stata acquistata dalla Cina. Certo, adesso come ha sottolineato il Mimit la trattativa con gli azeri si fa ancora più difficile. Chi andrà avanti visto gli stop imposti dalla magistratura?

Anche se va detta una cosa. Le difficoltà con gli azeri erano precedenti. Tanto che si cercava nelle ultime settimane insistentemente di accoppiare un investitore industriale tricolore. Ma nessuno avrebbe risposto all’appello (grassetto mio). E siamo di nuovo al punto di partenza. A meno che non ci sia un miracolo. Ma nell’industria i miracoli non sono certo all’ordine del giorno. Tanto più che l’ex Ilva non è la sola industria che soffoca. Rimanendo nello stesso settore c’è Piombino che boccheggia da anni. E adesso anche il sito della raffineria di Priolo è pronto a esplodere. In Sicilia lo scoppio della guerra in Ucraina e l’avvio delle sanzioni alla Russia (già le stupide sanzioni europee su ordine statunitense, mia precisazione) ha imposto la ricerca di un nuovo socio. C’erano poche opportunità sul mercato. Ma ora il socio cipriota ha rotto con il trader Trafigura (un colosso del trading, uno dei più importanti commercianti mondiali di petrolio, mia specificazione). Servono soldi. O finisce la guerra nelle prossime settimane e ripartono i traffici con la Russia o anche Priolo sarà un’altra Ilva. Forse sarebbe il caso di rivedere le priorità industriali del Paese. E forse nel caso dell’acciaio varrebbe la pena cercare un consolidamento europeo. La Francia con Arcelor Mittal aveva problemi simili all’Italia. All’epoca si sarebbe potuto cercare una fusione tra aziende e stati. Può sembrare un’eresia. Ma il resto del mondo è così competitivo che le dimensioni contano e da soli è difficile andare avanti” (12).

Ma davvero il problema si risolverebbe con la nazionalizzazione, ovviamente nell’interesse del Paese, e non invece nel cercare gli agenti strategici (senza dimenticare l’intreccio dei poteri tra pubblico e privato e l’innervamento dei poteri tra legalità e illegalità) capaci di delineare, nella massima autonomia e sovranità, una politica industriale finalizzata ad uno sviluppo autonomo e sovrano nell’interesse della maggioranza della popolazione del nostro Paese? Ma per fare questo bisogna liberarsi dalla servitù statunitense che condiziona e incastra nelle sue strategie da fine impero lo sviluppo del nostro Paese. Bisogna studiare i processi poco conosciuti dell’americanizzazione del territorio nazionale ed europeo per capire e avanzare idee rigorosamente scientifiche e teorie ben concrete per fermare il declino dell’Occidente e rilanciare un ruolo nazionale ed europeo autodeterminato di territori liberi di dialogare sia in Occidente sia in Oriente, altro che nazionalizzazione!

In sintesi per concludere: abbiamo avuto una impresa di rilievo internazionale, Arcelor Mittal, che ha avuto il ruolo di demolire irrimediabilmente, sulla scia dei Riva, Acciaierie d’Italia con il supporto ideologico del governo di Giuseppe Conte [i grandi progetti, irrealizzabili nel breve-medio periodo, come il “Cantiere Taranto” (che è una riproposizione del Contratto Istituzionale di Sviluppo per questa area (CIS)), la decarbonizzazione, il cambiamento climatico, la transizione energetica ed ecologica, la sperimentazione sull’idrogeno, le reti intelligenti, la rigenerazione del territorio, la città green, eccetera] e ora abbiamo una media impresa, Baku Steel, che avrà il ruolo di trasformare l’ex Ilva in una piccola Acciaierie d’Italia agevolando gradualmente la chiusura definitiva con il supporto ideologico del governo di Giorgia Meloni (transizione ecologica, siderurgia green, de-carbonizzazione).

La mia impressione è che si stia lavorando a una piccola Acciaierie d’Italia come fase intermedia prima della chiusura della stessa; il quando della chiusura dipenderà dai tempi e dall’accelerazione della fase multicentrica.

La fase multicentrica si sta sempre più delineando con l’arroganza degli agenti strategici statunitensi che non accettano il declino, datato dal secolo scorso, ma non accettano soprattutto la condivisione del dominio mondiale con le altre potenze. Un declino irreversibile perché la base della loro potenza mondiale, cioè la nazione, è in profonda crisi con squilibri economici, sociali, politici, territoriali. Una potenza mondiale non può reggersi solo sulla sfera militare (tra l’altro incapace di rinnovarsi sia in capo scientifico sia tecnologico, il confronto con la Cina e la Russia lo dimostra chiaramente) i cui agenti strategici producono caos che non è un ordine da decifrare ma è un disordine, un vuoto di qualsiasi idea di sviluppo e di egemonia (13).

Per dirla con Sun Tzu, “[…] Generalmente, il caos è il disordine esistente tra l’ultimo ordine di cui si è a conoscenza e l’ordine futuro ancora da realizzarsi. E’ una fase pericolosa e incerta, nella quale ogni elemento di solidità sembra sgretolarsi […] Sebbene il caos sia in genere una fase difficile e faticosa, è anche dinamica, una fase di grande creatività e sviluppo […]” (14). Per gli USA, è bene ribadirlo, non è una fase di grande creatività e sviluppo, di fatto stanno costruendo un ordine basato sulla distruzione (un esempio eclatante è il taglio pesante in atto dei fondi alla ricerca stimati in 163 miliardi di dollari che porterebbe ad una riduzione del PIL di 1.000 miliardi di dollari) (15) sia perchè non hanno la capacità interna ed esterna di rilanciare una nuova idea di sviluppo e di relazioni sociali, né di costruire un nuovo modello di relazioni internazionali, né, tantomeno, di pensare un nuovo futuro. E’ una crisi della civiltà occidentale che trova negli USA la massima espressione di decadenza (16).

A mò di conclusione riporto con qualche modifica quanto scritto nel mio Taranto: la nuova statalizzazione di Mario Draghi portera’ alla liquidazione dell’ex Ilva  perchè

lo ritengo ancora valido. Se la mia ipotesi ha un minimo di fondamento, credo che l’accelerazione della fase multicentrica toglierà il velo sulla questione dell’ex Ilva di Taranto. E questa volta, al contrario di Vincenzo Bonocore che non sapeva perché l’Ilva di Bagnoli fosse stata chiusa, i tarantini e gli italiani sapranno che l’ex Ilva è stata chiusa per un cambio di paradigma della modernità che passa attraverso le strategie statunitensi improntate sull’uso della forza militare abbandonando la ricerca di una egemonia che nel linguaggio di Joseph S. Nye Jr. è definita come smart power cioè la capacità di combinare le risorse di hard power e di soft power in strategie efficaci (17).

Ricordo che se la strategia di gestione della chiusura dell’Ilva (Acciaierie d’Italia) ha come scena la sfera economica (oltre a quelle istituzionale, giuridica e ideologica), attraverso il libero mercato e il ruolo di una grande impresa multinazionale (oggi si continua con la Baku Steel, una media impresa), le vere ragioni della chiusura dell’ex Ilva (oggi Acciaierie d’Italia) vanno ricercate nella sfera politica dei pre-dominanti statunitensi i quali hanno bisogno, nel conflitto per l’egemonia mondiale, di quello spazio geograficamente e militarmente strategico di Taranto.

Nelle diverse fasi storiche Taranto ha usufruito di una posizione di rendita geografica

 in quelle monocentriche (fasi di sviluppo pacifiche coordinate dalla potenza egemone) e di una posizione di sventura geografica in quelle multicentriche e policentriche (fasi di sviluppo conflittuali coordinate dalle strategie militari e dalle guerre).

La costanza storica è data dalla hegeliana denuncia dei gabinetti stranieri a decidere la sorte della nazione. Non è la marxiana storia che si ripete diventando farsa, ma è la lagrassiana storia che torna in maniera diversa.

NOTE

1. Luigi Longo, Il destino di Taranto è segnato dalla sua storia militare e dalla sua geografia e Idem, Taranto: la nuova statalizzazione di Mario Draghi portera’ alla liquidazione dell’ex Ilva apparsi su www.italiaeilmondo.com rispettivamente il 9/12/2019 e il 24/8/2022.

1 bis. Ricordo che l’ex Ilva è diventata Acciaierie d’Italia in AS nel 2021. Arcelor Mittal è il maggiore azionista di controllo dell’attuale Acciaierie d’Italia, società composta da Arcelor Mittal e da Invitalia, con una quota del 60% di capitale; mentre l’Invitalia, l’agenzia italiana per l’attrazione degli investimenti controllata interamente dal ministero dell’Economia e delle finanze, possiede una quota del 40% del capitale. L’intento del governo è quello di trovare una impresa che sostituisca Arcelor Mittal proseguendo lo stesso obiettivo di chiusura. Si può facilmente immaginare il ruolo che avrà la grande multinazionale.

2.Gloria Riva, Baku non sa gestire Ilva e punta su manager russi per rilanciare l’impianto, www.editorialedomani.it, 25/3/2025; Marco Dell’Aguzzo, L’offerta di Baku Steel è vantaggiosa per l’ex Ilva e l’Italia?, www.startmag.it, 24/2/2025.

3.Marco dell’Aguzzo, Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva andrà ai cinesi di Baosteel, www.startmarg.it , 14/5/2025.

4. Gloria Riva, Ex Ilva, ferma la trattativa con Baku. I commissari cercano l’appoggio dei cinesi di Baosteel , in L’Espresso, del 12/5/2025.

5.Per una ricostruzione dell’incidente e sulle accuse mosse dal ministro Adolfo Urso del Mimit alla Magistratura (Procura di Taranto) di impedire l’intervento per il ripristino dell’Altoforno 1 nel breve tempo possibile si veda Giovanni Di Meio, Acciaierie d’Italia, alta tensione: cosa sta succedendo, impianto compromesso, www.buonasera24.it, 13/5/2025; sullo scontro tra la Magistratura (Procura di Taranto) e il Governo (Ministro Adolfo Urso e i Commissari straordinari di Acciaierie d’Italia) si rimanda a Cinzia Arena, L’ex Ilva di Taranto vicina alla paralisi. Scontro sulle proceduree 4 mila in cassa, in Avvenire del 14/5/2025; sulla ferma e dura presa di posizione da parte del procuratore della Repubblica di Taranto si legga Francesco Casula, Ilva, interventi all’altoforno 1 la Procura respinge le accuse in La Gazzetta del Mezzogiorno del 14/5/2025; sulla replica del ministro Adolfo Urso alla Procura di Taranto si rimanda a Domenico Palmiotti, Ex Ilva, Urso attacca la Procura di Taranto: “Ha detto il falso sull’altoforno 1”, www.ilsole24ore.com, 15/5/205.

6. Gloria Riva, Ex Ilva, ferma la trattativa con Baku. I commissari cercano l’appoggio dei cinesi di Baosteel , in L’Espresso, del 12/5/2025.

7. Sul lapsus freudiano del ministro Adolfo Urso si veda Antonino Neri, Ecco perché l’ex Ilva di Taranto rischia di diventare una nuova Bagnoli, www.energiaoltre,it, 12/5/2025.

8.Marco Dell’Aguzzo, Ex Ilva, quale sarà il ruolo di Baku Steel e dello stato in Acciaierie d’Italia, www.startmag.it, 14/5/2025.

9. Federico Pirro, L’Ilva non diventi un centro di servizi, intervista a cura di R. R., in La Gazzetta del mezzogiorno del 2/12/2019.

10.Domenico Palmiotti, Ex Ilva, risalita complessa della produzione, www.ilsole24.com, 15/6/2022; Valerio D’alò, Acciaierie d’Italia, tutti i flop, www.startmag.it, 5/5/2022; Comunicato sindacale della Fim Cisl, Acciaierie d’Italia: non accetteremo passivamente due anni di rinvio, www.fim-cisl.it, 13/6/2022; Domenico Palmiotti, Acciaio: nel piano ex Ilva 2 mld di investimenti e 8 milioni di tonnellate, www.ilsole24ore.com, 1/3/2022.

10.bis Linda Maggiori, La guerra passa anche dai porti. Dal Rearm europeo ai piani Nato, con il controllo israeliano in www.valori.it , 8/5/2025.

10.tris L’Imec è la risposta statunitense alla Via della Seta cinese, una tratta tramite la quale collegare Europa ed India, passando per il Medio Oriente, per fare così concorrenza al famoso piano commerciale cinese, mentre  la Three Seas Initiative è un forum di Paesi membri della Ue e della Nato situati lungo l’asse nord-sud tra i mari Baltico, Adriatico e Nero. Tale realtà centro-europea persegue gli interessi americani, che sostengono nell’area la formazione di un blocco, sotto la loro influenza, in funzione antirussa in RDC, a cura di, Trieste capitale della militarizzazione e FVG negli artigli di USA e NATO: il 31 maggio tutti in corteo per rigettare riarmo e piani di guerra!, www.comedonchischiotte.org, 7/5/2025.

11.Redazione online, Ex Ilva, Urso: avanti con l’offerta azera, in arrivo 100 milioni per l’attività, www.lagazzettadelmezzogiorno.it, 14/5/2025.

12.Claudio Antonelli, L’Ilva torna ancora sull’orlo del fallimento in www.laverita.info, 14/5/2025; si veda anche Paolo Bricco, Nazionalizzare, scelta ragionevole in il sole 24 ore del 14/5/2025.

13.Chalmers Johnson, Le lacrime dell’Impero. L’apparato militare industriale, i servizi segreti e la fine del sogno americano, Garzanti, Milano, 2005.

14 Sun Tzu, L’arte della guerra, Oscar Mondadori, Milano, 2001, pp. 92-93.

15. Giulia Alfieri, I tagli di Trump alla ricerca costeranno caro agli americani?, www.startmag.it, 17/5/2025.

16.Sul declino e la crisi del sistema statunitense si veda Emmanuel Todd, La sconfitta dell’Occidente, Fazi Editore, Roma, 2024; Emmanuel Todd e David Teurtrie, Il riarmo degli imbecilli. La follia strategica europea, video intervista, www.ilcomunista23.blogspot.com, 6/4/2025; Richard Wolff, Il crollo economico è già iniziato, video intervista a cura di Glenn Diesen, apparsa su www.ilcomunista23.blogspot.com, 4/5/2025. Sullo strumento NATO per le strategie mondiali da parte degli USA si legga Giuseppe Romeo, La Nato dopo la Nato. Perché l’alleanza rischia di implodere. L’ordine euro atlantico in un mondo multipolare, Diana Edizioni, 2023.

17. Joseph S. Nye Jr, Smart power, Laterza, Roma-Bari, 2011.

NECESSITÀ E CONTRADDIZIONI DELL’EPOCA DI TRUMP: ALCUNE TENDENZE DEGLI STATI UNITI, di Vincenzo Costa

Considerazioni interessanti di Vincenzo Costa. Provo a puntualizzare ulteriormente, dal mio punto di vista alcuni aspetti, riservandomi in futuro considerazioni più organiche:

  • il conflitto politico interno agli Stati Uniti attraversa ormai tutti i poteri, compreso il sistema giudiziario. MAGA, in questi ultimi anni, ha prestato particolare attenzione alla elezione dei procuratori, alla stessa stregua, questa volta, di Soros e delle confraternite di segno opposto. Si può dire che ci sia ormai una élite e una classe dirigente, non ancora del tutto formata, alternativa in aperta competizione e sempre più radicata negli apparati
  • il peso attribuito ai privati non ha valore sistemico, ma serve a destrutturare radicalmente gli attuali apparati per costruirne di nuovi. Le tesi di un ritorno ad una società neofeudale, come dello strapotere dei poteri finanziari fine a se stessi, secondo me, sono del tutto fuorvianti, specie se si tiene conto di cosa sia stata la società feudale e del fatto che il sistema feudale vero e proprio copriva solo una parte della società europea. Gli Stati Uniti, del resto, con il sistema delle agenzie (DARPA, ect) ha messo in piedi sin dalle origini, ma soprattutto con F.D. Roosevelt, un particolare sistema simbiotico ed intercambiabile pubblico/privato.
  • A guidare la destrutturazione non è solo la componente tecno-imprenditoriale, ma anche una componente conservatrice particolarmente attiva che, tra l’altro, sta cercando di costruire una sintesi politico-culturale con quella tecno-progressista. Dal successo di questo tentativo dipenderà la coerenza e la forza strategica e ideologica di questo movimento. L’enfasi che si tende ad attribuire alla gestione privata del potere e dell’informazione e al nesso che si determinerebbe con i processi autoritari in atto è del tutto fuorviante e travisante della situazione attuale negli USA. Intanto, in linea di principio ciò che determina gli spazi di libertà di azione e comunicazione sono le regolamentazioni dei comportamenti degli attori, siano essi privati o pubblici, il rispetto fattuale di queste; nei fatti contano il carattere competitivo delle relazioni tra i centri poliarchici e il rapporto di questi con la base popolare. Nelle fasi di destrutturazione questi spazi di libertà, solitamente, tendono ad aprirsi parallelamente agli atti proditori in attesa di una fase di restaurazione tutta da verificare. Gli Stati Uniti stanno vivendo, ormai da anni, questa fase dinamica di conflitto. L’enfasi sull’attuale carattere oligarchico ed oppressivo delle élites emergenti sono travisanti e fuorvianti.
  • Continuare ad individuare, come certa area tende ad insistere imperterrita, nei centri finanziari il deus ex machina del potere elude la dialettica ben più complessa del conflitto politico e spinge a concentrare l’attenzione ostile sul corollario della corruzione e sul carattere parassitario di questi centri (tra i tanti, Carnelos), piuttosto che sulla funzione proattiva dei flussi finanziari nella gestione del potere e nella determinazione delle formazioni sociali. Con la conseguenza che si tende ad omettere da una parte l’articolazione interna di funzioni di questi centri e la loro dipendenza dal quadro politico, caratteristica per altro presente in tutti i competitori geopolitici; dall’altra si tende ad attribuire ad essi il carattere di tesaurizzatori e parassitario. Quanto questa tesi sia fuorviante c’è lo ha spiegato chiaramente Marx, pur con tutti i suoi limiti, con la sua teoria del plusvalore e della realizzazione e redistribuzione del profitto. 
  • Trump, per perseguire i suoi obbiettivi interni di Grande America e di coesione sociale, ha bisogno di una competizione non belligerante e di una sorta di regolazione più o meno tacita del conflitto e della transizione con le forze multipolari emergenti; di una significativa riduzione pilotata della sovraestensione imperialistica piuttosto che imperiale (anche questo, secondo me, termine sempre più usato a sproposito) e di modalità diverse di esercizio del potere egemonico e di influenza anche nello stesso suo “giardino di casa”

Di sicuro dovrà correre sul filo del rasoio. Un suo fallimento rischia di portare ad una frammentazione anarchica il conflitto politico interno dalle conseguenze imprevedibili.

Di sicuro, la tentazione prevalente, per altro assente nello scritto di V. Costa, di accomunare il movimento di Trump alla cerchia di potere uscente, spesso attribuendogli un carattere peggiorativo, serve solo a giustificare la postura testimoniale del magma “sovranista”, ad aggrapparsi a stereotipi inadeguati e surclassati e ad ignorare gli enormi spazi di azione politica che si potrebbero aprire.

A titolo di esempio:

  • il tema dei dazi, piuttosto che ad una condanna e recriminazione, dovrebbe spingere a riproporre, anche nei paesi europei e in Italia in particolare il tema ricorrente, sin dal dopoguerra, dello sviluppo industriale equilibrato più fondato sulla domanda interna, di uno sviluppo diversificato delle esportazioni, di un controllo dei flussi finanziari e delle partecipazioni azionarie, di utilizzo interno del risparmio nazionale
  • l’epurazione di USAID e dintorni dovrebbe servire per fare pulizia all’interno dei propri paesi e a riprendere il controllo delle proprie leve istituzionali e degli apparati

Il riflesso oppositore pavloviano, al contrario, nel migliore dei casi si rivelerebbe sterile, nel peggiore, e già qualche inquietante segnale è purtroppo visibile in Italia, come in Francia e Germania, porterà a ridursi a semplice ruota di scorta del movimento reazionario, finto-progressista, che mantiene in Europa i filamenti più striduli ed organizzati ma che allignano negli Stati Uniti i detentori  ultimi delle trame. Basterebbe poco, qui in Europa, a cominciare dalla cessazione del conflitto in Ucraina, per far pendere le sorti del conflitto politico negli Stati Uniti. Quel poco, però, fatica ad emergere. Più che accanirsi su Trump e spingerlo, quindi, a compattarsi con i neocon o al suicidio, ci si dovrebbe concentrare sui corifei guerrafondai ben radicati in Europa, presenti nei comandi NATO, negli apparati e nel ceto politico nostrano i quali sono ben consapevoli di essere i primi a morire, in caso di collasso delle politiche globaliste. 

Negli Stati Uniti vige ormai una sorta di stato di eccezione; qui in Europa occorrerebbe qualcosa di analogo che tarda a venire; se pure si avrà.

Giuseppe Germinario

Post lungo e di studio. Lo ho scritto per cercare di chiarirmi le idee, nulla di più
L’approccio ai cambiamenti in corso è, per lo più, morale. Alle analisi si sono sostituite le indignazioni. Di per sé questo gioco è innocuo, non produce niente e non porta danni. E tuttavia, può divenire un impedimento a capire quello che sta accadendo, bloccando sul nascere qualsiasi tentativo di interrogarsi sui mutamenti in corso. Farlo significa esporsi all’accusa di putinismo prima, ora di putin-trumpismo. Non resta che ignorare questa fascia e tentare di capire.
1. Perché Trump è una necessità per gli USA
1. Trump è una differente risposta a un medesimo problema: la perdita di competitività dell’industria americana, di potere militare, di egemonia. In un’intervista importante Robert Lighthizer, colui che guida da decenni le linee del commercio estero dei governi repubblicani, ha chiarito che la Cina è una “minaccia esistenziale” per gli USA, perché ha il più grande esercito del mondo e lo sta rafforzando, la più grande marina militare del mondo e la sta rafforzando, “sta portando avanti e vincendo una guerra economica contro gli USA”
2. Gli stati uniti devono agire ora, in fretta, perché hanno perso la superiorità militare, tecnologica, industriale, e il tempo è poco e lavora per coloro che minacciano la supremazia: Lighthizer sostiene, giustamente, che con questo regime di libero scambio si trasferisce una quantità enorme di ricchezza alla Cina e, con essa, di tecnologia avanzata. Questo, dice, è insano.
3. Gli USA non possono più sostenere i costi delle rivoluzioni colorate, perché quel modo di ottenere la supremazia implica costi enormi, ed è per questo che Musk sta svuotando molte istituzioni, che Trump maltratta alleati fedeli come l’Arabia saudita, l’Europa, il Canada.
QUEL MODO DI MANTENERE LA SUPREMAZIA NON Può DURARE SUL LUNGO PERIODO, è autolesionista perché gli USA diventano sempre più deboli.
4. Il debito pubblico è fuori controllo, e l’economia americana si regge solo sul ruolo del dollaro, che però produce, di ritorno, deindustrializzazione. Ma ora, per molte ragioni e a causa dei molti errori dei democratici, gli investitori iniziano a ritirarsi, si inizia a parlare di dedollarizzazione.
Anche se la dedollarizzazione non è dietro l’angolo, tuttavia si usano sempre più monete locali negli scambi e la guerra in Ucraina è stata un acceleratore. Ma se il dollaro perde potere questo debito pubblico produrrà il collasso. Di qui l’urgenza di agire su vari piani: i tagli, la riduzione dell’apparato burocratico, le minacce verso i paesi esteri.
5. Di qui la sfida di Trump: fare di nuovo degli USA una potenza industriale, con la quale non conviene entrare in conflitto commerciale, che deve essere pagata per garantire sicurezza, che deve attrarre talenti per la tecnologia e non manovalanza a basso prezzo.
6. Il protezionismo, spiega Lighthizer, non è un’opzione: è una questione di sopravvivenza. Senza protezionismo il declino sarà rapidissimo. Significa trasferire ricchezza e potere altrove.
7. Del resto, già Biden aveva messo dazi del 100% sulle auto elettriche cinesi, aveva dato contributi statale importanti a Stellantis per riportare la produzione negli Usa. Gli Stati uniti hanno avuto un’emorragia enorme di posti di lavoro.
8. Se il sostegno degli americani a Trump è crescente, se neanche nel corso del primo mandato era stato così alto, le ragioni vanno cercate qui, non nella personalità autoritaria, l’identificazione con il leader, la psicologia delle masse.
9. Le cose correranno in fretta. I grandi oligarchi hanno scelto Trump perché le condizioni lo impongono
2. I RISCHI DELLA SCOMMESSA TRUMPIANA
Quella di Trump è una scommessa ad alto rischio, e sarà gestita pragmaticamente. Al di là delle sparate, Trump sarà pragmatico, è pragmatico: se una strada non funziona la cambia. Ma in ogni caso vi sono dei rischi, delle contraddizioni interne a questo progetto. Quali?
1. La società americana sta passando dalla polarizzazione al conflitto aperto.
Basta seguire i notiziari di CBS e CNN da un lato e FOX dall’altro per vivere in due mondi diversi. CBS presenta la chiusura di USAID come la chiusura di un’agenzia che curava i poveri bambini della Nigeria, che portava da mangiare agli affamati.
C’è da credere che gli elettori democratici non sappiano davvero niente delle porcherie che faceva USAID. Al contrario, FOX accentua il verminaio che era USAID, soprattutto attirando l’attenzione sugli sprechi, sui regali.
Due mondi, due americhe, bisognerà vedere se e quanto a lungo potranno convivere. Non è detto che possano farlo, non se lo scontro si acutizza ancora. I sistemi democratici hanno dei limiti nella capacità di tollerare il conflitto.
2. La chiesa cattolica americana (e forse la chiesa cattolica in se) va verso la spaccatura. L’uso del vangelo in chiave politica ha spaccato in due i cattolici, la commistione tra fede e politica ha frantumato il comune senso di appartenenza. I cattolici di Trump e quelli che si richiamano alla Pelosi o alla Ocasio-Cortez non appartengono già ora alla stessa comunità religiosa. C’è una bomba ad orologeria piazzata nella chiesa cattolica americana. Se non si è cauti esplode. Le conseguenze possono essere devastanti, e non solo per la chiesa cattolica.
3. Si è approfondita la spaccatura tra popolo e intellettuali negli USA, e si è sviluppata a un nuovo livello: adesso il popolo non è un movimento romantico antitecnologico, ma si riconosce nelle punte avanzate della tecnologia. Questa è una cosa del tutto nuovo rispetto ai movimenti populisti classici degli stati uniti.
4. Il concorrente per gli usa non è la Russia, ma la Cina e l’Europa. La Russia può, anzi, essere un ottimo partner, forse un partner indispensabile per gli USA e nella competizione globale.
5. L’artico non necessariamente deve portare a un conflitto con la Russia. Se guardate la cartina si capisce in fretta che l’Artico può essere diviso o condiviso con la Russia, escludendo altri paesi (in particolare l’Europa). E può esserlo con alcune modifiche territoriali. Groenlandia e Canada diventano strategiche per giungere a questa divisione che esclude. Il loro spostamento non intacca la Russia, traccia due sfere di influenza. Trump sta puntando a un multipolarismo che si struttura attorno a pochi poli dominanti, perché in questo modo vince. La divisione in sfere di influenze con la Russia non rappresenta una minaccia per gli USA, poiché la Russia comunque non è un competitore economico terribile.
6. Con la Russia non c’è affinità ideologica (autocrazia e oligarchia) come si vuole credere. Semplicemente, la Russia è decisiva per gli Stati Uniti nella lotta geopolitica, contro gli avversari veri, che sono Europa e Cina.
7. L’amministrazione Biden ha complicato tutto. È riuscita a distruggere l’economia europea, questo sì, ma ha fatto l’errore di portare a un legame strategico tra Russia e Cina. La scommessa di Trump è rimettere a posto questo errore, avere la Russia come alleato, strapparla alla Cina. Operazione difficile, ovviamente, oramai.
8. La questione ucraina va vista in chiave sistemica non morale. Il resto è solo fumo, che a volte segnala l’arrosto ma a volte segnale cose più o meno moralmente riprovevoli ma irrilevanti dal punto di vista sistemico.
9. Trump non sta smantellando lo Stato, Trump non è più dell’ordine del neoliberalismo, per cui ogni discorso sul neoliberalismo è superato dalla storia. Trump sta creando un nuovo modello, inedito: STA PRIVATIZZANDO LO STATO, sta dando e darà sempre più a privati la gestione di funzioni che restano comunque statali.
10. È la fine della modernità. La modernità era stata, tra tante cose, un processo attraverso cui lo Stato (il sovrano) toglieva ai privati (feudatari etc.) potere, lo erodeva, e in questo modo si è affermato un processo di razionalizzazione che implicava un processo di burocratizzazione. Ora il processo si inverte: i privati si appropriano di funzioni statale (la sicurezza per esempio). Non si tratta più di lasciare libero il mercato. I privati non rivendicano la libertà del mercato. Siamo di fronte a qualcosa di totalmente diverso. I privati si prendono lo stato, che resta Stato e non mercato.
11. La divisione dei poteri non è che sta saltando: è già saltata. I democratici usano e puntano sul potere della magistratura per fermare le politiche di Trump. Inevitabile che il conflitto sia destinato ad acuirsi
#Trump #StatiUniti #geopolitica #multipolarismo #europa #realismo #sovranismo
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DeepSeek: L’Intelligenza poco intelligente, di Cesare Semovigo

DeepSeek: L’Intelligenza che anche voi avreste preferito non avere

 

L’abbiamo sospettato fin dal principio! DeepSeek non era ciò che sembrava.
Mentre il coro degli apologeti, abbagliato, si spellava le mani applaudendo alla “rivoluzione dell’AI open-source cinese”, l’olezzo della truffa aleggiava già nell’aria. Non era solo un prodotto scadente, ma un test sociale e un’arma geopolitica: un perfetto specchietto per allodole progettato per misurare la reazione e la permeabilità del pubblico, manipolare l’informazione e valutare il livello di assuefazione globale alla narrazione prefabbricata.
E la verità è che non si trattava di un’arma esclusiva della Cina contro l’Occidente, come le apparenze hanno indotto all’inizio. No, DeepSeek è stato un esperimento e un’arena globale, per meglio dire bipolare; un Running Man digitale, in cui Arnold Schwarzenegger siamo tutti noi, costretti a muoverci in un labirinto virtualizzato dove la menzogna è la regola e la verità dev’essere scovata con il bisturi della spietata lucidità.
Non è solo una piattaforma mal funzionante! È un esperimento sulla percezione collettiva, per vedere quanto velocemente si potesse imporre una narrativa fittizia e censurare ogni dissenso, quanto potesse durare una bolla costruita sul nulla prima di scoppiare, e quante persone sarebbero rimaste intrappolate a credere nella favola anche quando i numeri stessi dimostravano il fallimento. Con il corollario non trascurabile di sferrare qualche colpo basso alle élites emergenti negli States.
Noi, per fortuna o per grazia ricevuta, riteniamo di aver compreso in tempo reale che eravamo di fronte a un’operazione di ingegneria dell’illusione.
Il vero esperimento non era il giocattolo DeepSeek in sé. Le cavie eravamo noi. Perché oggi, per non farsi ingannare, non basta più essere informati. Bisogna essere spietati. Serve una mentalità tech-rinascimentale, una fusione tra cinismo geopolitico, competenza informatica, diffidenza strutturata, lettura dei segnali subliminali, comprensione dei pattern di manipolazione e fiuto per le truffe. Un’epoca in cui l’inganno è la regola e l’informazione è un campo di battaglia. Un’epoca in cui solo chi sa leggere tra le righe ha qualche possibilità di capire cosa stia realmente accadendo.
Lo ripeto: DeepSeek è stato un fallimento? No, è stato un test. Il vero test era su di noi. E chi ha abboccato alla narrazione, chi ha esultato per un’illusione, chi ha difeso l’indifendibile senza porsi domande, ha dimostrato di non aver ancora capito le regole del gioco.
Rathbones 27 gen 2026
La Lista Nerd a Sei Punti: L’Esperimento sul Campo
Abbiamo voluto provare DeepSeek di persona, non per fideismo sulle magnifiche sorti, ma per smanioso desiderio di smascherarne la reale natura. Ecco che cosa è emerso, :
Sreenshot dal nostro profilo personale di DeepSteek antecedente il blocco. Improvvisamente sono sparite tutti i prompt e le risposte. Il flusso di tutti questi dati dove è finito?
1. Investitori misteriosi
Gli abbiamo chiesto chi c’è dietro. DeepSeek ha risposto con dichiarazioni all’estremo della sua “creatività”, spesso contraddicendosi tra un prompt e l’altro. Un caleidoscopio di nomi inventati, falsi storici e sigle inesistenti, come se ci trovarsi in un romanzo di spionaggio di bassa lega trash. L’esito delle nostre domande vi confesso è stato tra il comico e uno schema predeterminato e fuorviante
ChatGPT riporta le incongruenze della indicizzazione e delle informazioni fuorvianti su vari portali 28 gen 2026
2. Dati di mercato incongruenti
Volevamo capire se ci fosse un business plan serio. Risultato? Numeri gonfiati, trend economici da “mondo dei desideri” e previsioni prive di alcun fondamento. Se chiedi conferma, cambia versione con l’agilità di un prestigiatore da fiera di paese.
Variazioni imbarazzanti dei benchmark dei vari tester . 29 gennaio
3. Emissione di token
La narrazione ufficiale parlava di decentralizzazione, coin e libertà digitale. La verità è che mancava qualsiasi documentazione su blockchain, governance e obiettivi reali. Un’operazione di finanza creativa più simile allo schema di una truffa che a una “rivoluzione open-source”.
report Mike Genovese (analista di Rosenblatt)- da Investing.com
4. Shadow banning e indexing manipolati
Ogni post o articolo critico è stato declassato, nascosto o rimosso. Reddit, Twitter/X, blog specializzati: tutto setacciato. Nel frattempo, i contenuti elogiativi salivano in testa alle ricerche come per magia, accompagnati da commenti entusiastici prefabbricati. Chiunque chiedesse prove o cifre era tacciato di essere un “agente del discredito”.
(dai grafici, incrociati con i successivi, si evince un’incongruenza con l’effettiva operatività possibile)
5. Selezione matematica, non logica
DeepSeek si rifugia nelle operazioni di base (somme, moltiplicazioni, calcoletti) per apparire affidabile. Appena si passa alla logica complessa, all’analisi geopolitica o alle interpretazioni storiche, crolla in un mare di banalità e incoerenze. Un centralino, non un’AI. Un proxy intelligente che fornisce illusioni di scelta invece di elaborare un pensiero autonomo. Un organismo che vive di memoria parassita, privo di “motu proprio”
6. L’Effetto Tetris
L’apoteosi del grottesco. Abbiamo visto gente esaltarsi perché DeepSeek era riuscito a generare un Tetris. Gente che urlava al “Miracolo!” con la stessa enfasi di uno sciamano che assiste a un’eclissi solare, ignorando il fatto che un Commodore 64 gestiva ben di più. Il Tetris è diventato il simbolo di una manipolazione collettiva: è bastato un giochino anni ’80, ed ecco i “guru” tech in estasi mistica.
Il risultato di questa lista?
Ci conferma, senza ombra di dubbio, che DeepSeek non era un’avanguardia tecnologica, ma uno specchietto per le allodole con il quale testare il livello di creduloneria e plasmabilità dell’ecosistema digitale. Una macchina che non produce conoscenza, ma indirizza e filtra quella già esistente, riportandoci all’analogia del “centralino”: un sistema di smistamento, non un modello cognitivo evoluto.
Chi ha creduto davvero in DeepSeek senza fare domande ha perso la partita due volte: una sul piano tecnico, scambiando un colabrodo per un cappello, e l’altra sul piano dell’analisi critica, perché ha dimostrato di non saper riconoscere i segnali di un esperimento di disinformazione organizzata.
Chi, invece, l’ha usata come poligono di tiro per svelarne i limiti, ha confermato ciò che avevamo intuito: c’è un abisso tra l’apparenza “open-source rivoluzionaria” e la realtà di un proxy manipolativo, progettato per raccogliere dati, falsificare metriche e alimentare un hype del tutto sganciato dalle prestazioni reali con in non secondario accessorio dei guadagni speculativi sui ribassi.
È da qui che poi partono le implicazioni geopolitiche e la parte caustica sull’Europa-cervo e la “ghigliottina”, perché se DeepSeek è stato un test, l’Europa è stata il laboratorio perfetto, con una classe dirigente che si fa turlupinare dai Tetris colorati e da una propaganda scadente, invece di chiedere numeri e verità. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.
Abbiamo provato di persona cosa significhi interagire con DeepSeek. Non ci siamo limitati a leggere recensioni o report degli esperti: abbiamo messo le mani nel motore, cercando di capire se davvero questa IA fosse l’erede designata a surclassare ChatGPT e soci. Gli abbiamo chiesto tutto: dagli investitori dietro al progetto (risultato: silenzio o menzogne), ai dati di mercato su se stesso (risultato: cifre inventate o assurde), fino alle missioni future dell’IA (risultato: un collage tra Mago di Oz e Orsetti del Cuore, pieno di risposte motivazionali, ma vuote di contenuto). I numeri parlano chiaro: tra il 63% e l’86% delle risposte fornite da DeepSeek risulta errato o fuorviante.
Ma il punto più assurdo non è solo la quantità di risposte sbagliate, bensì il modo risentito in cui le critiche sono state trattate. Nel giro di poche ore, si è scatenata un’operazione di shadow banning sulle piattaforme più importanti: post critici spariti da Reddit, articoli scettici deindicizzati o schiacciati dalle lodi sperticate di qualche testata “alternativa”. A chi osava chiedere trasparenza, si rispondeva gridando al complotto. L’accusa ricorrente? “Non capire la rivoluzione open-source”. Senza mai, ovviamente, presentare uno straccio di prova contraria.
Ed ecco l’Effetto Tetris: c’è gente che gridava al miracolo perché DeepSeek aveva generato un Tetris. Un Tetris, nel 2024.
Come se fosse la prova suprema dell’intelligenza artificiale. A quel punto, ci siamo detti: se la nuova frontiera del futuro è replicare un gioco dell’84, tanto valeva chiedere a un Commodore 64 di scrivere un paper sulla rivoluzione quantistica. Eppure questi erano i “guru” della contro-informazione digitale, estasiati come se avessero assistito allo sbarco su Marte.
Il sospetto è diventato certezza quando abbiamo visto quanto fosse blindata la narrativa. Questo non è marketing aggressivo, è una campagna di manipolazione su larga scala, in cui chiunque chieda dati reali viene bannato, e chiunque applaude viene premiato con l’eco mediatica. Non è un caso di hype gonfiato: è qualcosa di stratificato, come se qualcuno avesse non solo prenotato il campo da calcio, ma comprato i giocatori, l’arbitro e pure la genetica dell’erba del prato all’inglese. Un’operazione che ha scelto la matematica invece della logica complessa, perché il calcolo si verifica subito e illude i gonzi, mentre il ragionamento va dimostrato. È lì che DeepSeek crolla miseramente.
Cos’è quindi veramente DeepSeek? Non è un prodotto tecnologico evoluto. È un centralino, un router di informazioni, un proxy intelligente che non crea nuove sintesi, ma smista richieste e fornisce output preconfezionati. Un generatore di illusioni di scelta che, in realtà, nasconde la mancanza di alternative reali. Se gli chiedi qualcosa di matematico, ti risponde. Se gli chiedi una visione geopolitica o storica, ti svicola con banalità o bug clamorosi.
È un call center, non un’AI autonoma.
(i commenti di natura tecnic su reddit iniziano e riemergere appena dopo il blocco dell’applicazione)
Il suo ruolo strategico è stato far credere al mondo che la Cina avesse sfornato in pochi mesi una IA in grado di rivaleggiare con anni di ricerca e miliardi di dollari investiti da colossi americani. In realtà, DeepSeek non rappresenta la Cina come blocco, bensì la guerra ibrida condotta da chi tiene le fila di un gioco più grande: il Cerbero a due teste, dove una testa politica in grado di coordinare parte della finanza angloamericana con il motore manifatturiero cinese; in mezzo c’è l’Europa che si crede giocatrice, ma è solo un campo di battaglia dove testare le armi di manipolazione.
Le cronache su come la Cina avrebbe “asfaltato” il mondo occidentale si basano spesso su letture semplificate di dati macroeconomici e su una retorica che confonde il ruolo del partito al potere con l’idea stessa di socialismo. In realtà, la traiettoria cinese è frutto di un compromesso tra pianificazione statale e incentivi di mercato, con un coinvolgimento capillare dei privati su cui lo Stato esercita un controllo certo meno liberale di quanto vorrebbero i fautori del capitale occidentale, ma ben distante dalle società egualitarie che la parola “socialismo” potrebbe evocare. Il risultato è un modello ibrido che ha permesso alla Cina di diventare un gigante produttivo, contando inizialmente sulla delocalizzazione industriale e sulla enorme disponibilità di manodopera a buon mercato; tuttavia, ciò non significa che abbia eliminato le diseguaglianze o instaurato un sistema veramente “collettivistico”.
La spinta alla crescita cinese poggia su alcuni pilastri difficilmente replicabili altrove: un bacino demografico sterminato, una struttura industriale sorretta da investimenti colossali in infrastrutture, e una classe dirigente che pianifica per obiettivi pluriennali—avvantaggiata, almeno nel suo stato nascente, dal non dover rispondere alla frenesia di scadenze elettorali immediate e dall’essere sottoposta a criteri di selezione più rigorosi. Questo però porta con sé problemi di sostenibilità e squilibri interni (debitamente mascherati dalla governance), dalla pressione sull’ambiente alle tensioni socioeconomiche nelle aree rurali e periferiche. Il “socialismo con caratteristiche cinesi” non punta tanto a emancipare le classi subalterne, quanto a garantire la stabilità del sistema, accettando e promuovendo ampie sacche di capitalismo privato e concentrando la ricchezza in poche mani, purché esse restino fedeli al piano generale del partito. La stessa espansione dei ceti medi professionali è il frutto tipico di una società in fase espansiva, attenta alle esigenze di coesione e complessità.
Dal punto di vista macro, l’idea che la Cina abbia superato definitivamente l’Occidente ignora i vincoli strutturali interni (come la dipendenza energetica e la necessità di sbocchi di mercato) e la stessa interdipendenza con gli Stati Uniti in settori come la tecnologia, i semiconduttori e la finanza. Più che una vittoria di un socialismo coerente, è un caso di “capitalismo di Stato” che ha saputo sfruttare la globalizzazione—spesso ai danni dei lavoratori, cinesi ed esteri, pur con tuti i vantaggi offerti dal superamento di una civiltà prevalentemente agricola. Sbandierare la “superiorità” cinese come panacea universale è, dunque, una scorciatoia intellettuale: il sistema cinese funziona nell’ottica di una crescita accelerata e di un controllo centralizzato, riduce ma non elimina né povertà né diseguaglianze, tantomeno si oppone davvero ai meccanismi di mercato. L’unico aspetto in cui si discosta dal liberalismo occidentale è la minore tolleranza per il dissenso politico; per il resto, siamo di fronte a una superpotenza che usa in modo sistematico e spregiudicato i canali commerciali mondiali, più che a un modello socialista “puro” o rivoluzionario.
I russi se ne sono accorti da un pezzo: Kazan doveva sancire la fine del dominio del dollaro, ma si è trasformato nel trionfo della strategia cinese del “falco e della pentola sul fuoco”. Lula ha fatto il sabotatore, e Putin ha guardato con più interesse a Teheran, perché l’Iran, per quanto scomodo, si è rivelato un alleato appena più sincero, non un opportunista di passaggio. Nel frattempo, negli Stati Uniti si sta consumando una lotta interna che vede emergere figure come Kennedy Jr. e Tulsi Gabbard, mentre il vecchio establishment demoneocon vacilla e in Europa invece si celebra il funerale dell’autonomia politica, con Starmer, Scholz e i falchi baltici a recitare il copione del feudo bancario nero.
È troppo facile immaginare la Cina come un monolite che incarna un “nuovo socialismo trionfante” o, all’opposto, un capitalismo di Stato pronto a schiacciare tutti i competitor. In realtà, Pechino opera secondo logiche che sfuggono alle categorie novecentesche di “mercato vs. piano”: da un lato, si proclama erede del marxismo (riadattato alla storia nazionale), dall’altro, è fortemente integrata nell’economia globale, al punto che il principale cliente dei suoi prodotti rimane proprio quel “Occidente decadente” che si vorrebbe superare. Da questo intreccio discende una dipendenza reciproca: non solo gli USA assorbono una parte enorme, anche se in via di ridimensionamento, dell’export cinese, ma la Cina è anche tra i maggiori acquirenti di Treasury bond americani, con un’esposizione che negli ultimi anni si è aggirata intorno ai 1000 miliardi di dollari (circa un terzo delle riserve in valute estere di Pechino). Questo significa che, in caso di collasso finanziario degli Stati Uniti, Pechino vedrebbe evaporare parte del proprio tesoretto, vanificando la narrazione di un “Socialismo di Mercato” impermeabile agli scossoni esterni. Allo stesso modo, se la Cina smettesse di sostenere il debito americano, l’economia globale subirebbe scossoni imprevedibili, inclusa la stessa manifattura cinese, che prospera grazie ai consumi occidentali. È dunque una partita a scacchi in cui Washington e Pechino non possono (ancora) permettersi di ribaltare la scacchiera e andarsene: si tratta di una relazione post-ideologica, che supera il vecchio schema bipolare e si fonda su un macro-equilibrio di costrizioni reciproche, più che su una sfida puramente ideologica. Presentare Xi Jinping come il nuovo Messia del socialismo e gli Stati Uniti come un gigante dai piedi d’argilla significa ignorare la rete di interessi tangibili che lega le due potenze e scambia vendite di T-bond con approvvigionamenti di semiconduttori e import-export di beni essenziali. In altre parole, la Cina non è un blocco coerente di “socialismo rinato”, ma un ibrido che oscilla fra pianificazione e libera concorrenza, dettato tanto dal pragmatismo geopolitico quanto dai rapporti di forza sul mercato mondiale. Pronta a confliggere e colludere.
DeepSeek andrebbe visto, quindi, almeno in parte come un episodio di questo rapporto di odio/amore tra i due contendenti o parti di essi.
E l’Europa? Il continente più stupido della Storia Contemporanea, che, invece di giocare per vincere, gioca per perdere bene, paralizzato come un cervo sotto i fari di un tir lanciato a tutta velocità. Il paradosso è che il cervo, come una fenice, resuscita, ma solo per farsi investire di nuovo, magari urlando contro Putin per sentirsi ancora più eroico mentre si fa maciullare. Perché oggi, la coerenza è un crimine, la strategia è un optional, e la classe dirigente UE sembra specializzata nell’aggiornare regolamenti green e quote arcobaleno di un mercato che non gestisce, senza accorgersi che la realtà si è spostata altrove.
Meglio la ghigliottina di un tempo che l’ipocrisia dei salotti televisivi, verrebbe da dire.
Nel frattempo, DeepSeek rimane lì, a farci da monito: non era un’IA potente, ma un’illusione studiata con cura per vedere chi ci sarebbe cascato, come un bambino che crede di aver scoperto la televisione a colori nel 2024. Un call center intelligente che smista, registra e cataloga, venduto come rivoluzione tecnico-culturale, mentre dietro le quinte si muovono poteri più antichi e più spietati di quanto l’entusiasta medio possa immaginare. Una Cina polimorfa che gioca a incassare vantaggi e un blocco angloamericano che finge di combatterla mentre in realtà la utilizza come partner in un duopolio malsano, con la Russia relegata a giocare partite alternative e l’Iran pronto a esser l’alleato di chiunque sappia riconoscere che i veri nemici non sono i popoli, ma i poteri politici, finanziari e industriali annessi, che muovono i fili.
Il problema non è DeepSeek in sé, ma la facilità con cui un bluff di questa portata può prendere piede se organizzato da chi conosce bene le leve della propaganda, i meccanismi di SEO e la psicologia di un’umanità pronta a credere in qualsiasi “rivoluzione” pur di sentirsi contro il sistema. E allora Tetris diventa il simbolo di un’epoca in cui il ridicolo non è più un’anomalia, ma la norma. E la prossima volta, potremmo vedere gente gridare al miracolo perché un’IA cinese “aperta” avrà ricreato Pang in 4K. E lì, gli applausi diventeranno ancora più assordanti.
Ma forse siamo noi a esagerare. Forse i tempi sono così maturi da coltivare l’arroganza in convento e il convento alla Rocco Academy. Forse gli angeli caduti vanno in ferie a Cervia e gli influencer si candidano da soli per manifesta incapacità. E forse, dopo tutto, DeepSeek non è il fallimento di un modello, ma la prova che la Storia ha deciso di farsi beffe di noi, come quell’adolescente viziata che dice di essere rimasta incinta per caso. E voilà, ecco la prossima rivoluzione che nasce. O forse no.
In fondo, la vera magia è saper generare la singolarità dove non è il guru a sperare di essere testimonial, ma il testimonial a essere già guru senza saperlo. Scegli me, e così sia. Un errore di calcolo della realtà, un salto triplo di un ovulo ai campionati di tuffi. Eccoci qui a rimirare un’illusione chiamata DeepSeek, che ci ricorda che siamo nel Truman Show di noi stessi, un eterno esperimento dove la verità non interessa a nessuno, e la menzogna è la valuta preferita del mercato e della narrazione globale. Finché avremo la forza di ridere e puntare il dito, forse resteremo un po’ meno prigionieri.
Perché l’unico valore, in questo gioco, è il potere. E chi non ce l’ha, semplicemente non esiste.
DeepSeek: L’Intelligenza che anche voi avreste preferito non avere
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per comprendere l’attuale crisi politica e di civiltà e per il sorgere dell’Epifania Strategica di un nuovo Risorgimento _ Di Massimo Morigi

Dies Natalis Solis Invicti vel Solstizio d’Inverno: Settimio Severo, Caracalla, Eliogabalo, Alessandro Severo, Lenin, Gramsci,  Mazzini, Pacciardi e Spadolini per comprendere l’attuale crisi politica e di civiltà e per il sorgere dell’Epifania   Strategica   di   un   nuovo     Risorgimento

 

Di Massimo Morigi

 

 

 

       

        Narra Cassio Dione nella sua “Storia romana” che Settimio Severo poco prima di spirare lasciò la seguente raccomandazione ai suoi due figli Geta e Caracalla i quali si dovevano, secondo le sue intenzioni, spartire il potere imperiale dopo la sua dipartita: «Non siate in disaccordo, arricchite i soldati, disprezzate chiunque altro.»

        Ora se il primo punto fu ampiamente disatteso, Geta e Caracalla vivevano nello stesso palazzo imperiale sul Palatino, Caracalla odiava Geta, evitavano quindi accuratamente di incrociarsi nelle stesse stanze e, il 1° febbraio del 212 d.c., Caracalla fece assassinare  da un gruppo di centurioni il fratello che non fu risparmiato anche  se per sfuggire ai suoi assassini si era  gettato nella braccia della madre Giulia Domna e sembra  addirittura che Caracalla si unì personalmente a costoro nello sferrare i colpi mortali al figlio avvinghiato alla madre, gli altri due punti della raccomandazione, soprattutto nella parte di arricchire i soldati e in subordine, di disprezzare chiunque altro (cioè il Senato, che per quanto riguarda il popolo Caracalla fu amato soprattutto in ragione delle sue notevolissime spese pubbliche, si veda l’edificazione delle gigantesche terme che  portano il suo nome e  si veda anche il suo famoso editto, la Constitutio Antoniniana o Editto di Caracalla,  emanato più che per amore delle genti che vivano sul territorio dell’impero,  per cercare di  rimediare a questo gigantesco sforzo finanziario attraverso l’allargamento della base impositiva, allargamento conseguenza diretta della concessione attraverso l’editto   della cittadinanza romana a tutti coloro che, fatta qualche eccezione, vivevano nel vasto impero), si può dire che Caracalla e soprattutto gli imperatori che seguirono alla fine della dinastia dei Severi (ultimo della dinastia Alessandro Severo, che cercò, senza successo, di ridurre le spaventose spese militari e fu per questo assassinato nel 235 d.c. dai suoi stessi soldati nel corso di una campagna contro le tribù germaniche), si attennero rigorosamente  alle parole riferiteci da Cassio Dione.

        Del resto l’involuzione del periodo denominato dagli storici dell’ ‘anarchia militare’ seguita alla fine della dinastia dei Severi che va dal 235 al 283 d.C. caratterizzato da ininterrotte guerre civili e dalla totale obliterazione del potere senatorio era già totalmente in nuce nell’idea del paradigma di potere immaginato e messo in atto da Settimio Severo, il quale al posto di princeps si attribuì il titolo di dominus ac deus, volendo con ciò non solo sottolineare la sua totale supremazia sul Senato ma anche, sul modello delle monarchie ellenistiche, la sua natura divina (gli storici hanno definito questa mutazione come passaggio del potere imperiale dal principato alla dominatio, volendo con ciò segnalare l’assoluta preminenza  – in seguito alla ridefinizione del potere imperiale attuata da Settimo Severo che volle rivestire per sé una natura completamente divina e questa caratteristica del potere imperiale non fu più rinnegata ma anzi accentuata da tutti i suoi successori – dell’imperatore sul Senato).

In buona sostanza, a partire da Settimio Severo si assiste ad un progressivo ed anche molto rapido degrado della forma politica dello Stato romano che vede il totale annullamento del potere e della dignità giuridica del Senato a cui però non segue la creazione di nuovi centri di potere politico giuridicamente normati ma semplicemente la crescita metastatica di un potere, quello imperiale, basato unicamente sulla forza militare e sulla capacità di imporre con l’uso diretto della violenza la propria volontà, il tutto poi giustificato semplicemente dalla natura divina dello stesso potere imperiale. (Sorprende che ancor oggi ci si chieda perché crollò l’impero: dopo Settimio Severo l’espressione apicale dello Stato romano non aveva più una forma politica  giuridicamente normata, perché anche se l’imperatore aveva attributi divini e questa condizione avrebbe potuto essere il fulcro per la costituzione di un nuovo tipo di Stato, mancò sempre il riconoscimento giuridico del principio della successione dinastica, e anche se i vari imperatori cercarono sempre di mettere in atto questo meccanismo e imporre questo principio, la successione, in pratica, fu sempre determinata dalla forza delle armi e non da un principio giuridico riconosciuto e universalmente accettato. E non si comprendono queste dinamiche della fine dell’impero romano, perché la situazione in cui viviamo, cioè l’evaporazione della forma pubblica del potere politico, è esattamente la situazione in cui vive il c.d. occidente c.d. democratico e quindi è meglio non comprendere il passato perché se no si rischia di comprendere il presente.)

        Veniamo quindi ad oggi ed esaminiamo innanzitutto quanto successo nelle elezioni rumene, il cui esito è stato annullato  dalla c.d. Corte costituzionale  di quel paese  adducendo come pretesto che le elezioni erano state potentemente condizionate da influencer filorussi. Ora il punto non è tanto sottolineare la risibilità delle motivazioni di questo colpo di Stato (è proprio nella natura delle contese elettorali essere plasmate dai c.d. opinion leader, interni o esteri che siano, e chi ha una visione della decisione dell’elettore che deve essere scevra da influenze di qualsiasi tipo  che non siano un meditato ragionamento dia allora una spiegazione del perché si fanno le campagne elettorali, che non sono certo esemplate sul metodo maieutico di Socrate per far fuoruscire dall’interno della coscienza dell’elettore la scelta su cosa è il bene e l’utile per sé e per la comunità dove vive) ma quanto all’estero, nel c.d. occidente c.d. democratico, non si sia assolutamente sottolineata la risibilità di questa motivazione e ciò è dovuto semplicemente al fatto che la progressiva militarizzazione di queste società in funzione antirussa e imperialista sta sbriciolando le vecchie ideologie e forme del potere rappresentativo-informativo-mediatiche che, se prima avevano fra i punti salienti della loro narrazione  ad uso del dominio delle masse la rule of law e la divisione dei poteri, ora non hanno altro  da offrire che la divinizzazione di un potere militare rispetto al successo del quale nel combattere la Russia e a consolidare il declinante imperialismo anglo-americano tutto il resto scompare e l’annullamento delle elezioni rumene è perfettamente compatibile con questa nuova forma espressiva  e modalità  operativa di potere, che nella sua parte pubblica rappresentativo-informativo-mediatica ha optato per il suicidio immolandosi sull’altare del Moloch del potere industriale-finanziario-militare.

        La stessa cosa dicasi per la caduta della repubblica siriana governata  da Bashar al-Assad, dove i mezzi di comunicazione mainstream non sottolineano  il fatto che coloro che ora assumono il potere sono gli stessi jihadisti terroristi dipinti in passato  –  e a ragione – come il male assoluto (e se proprio si vuole esagerare nell’accennare a questa scomoda verità, viene formulato il pio desiderio che ora essi, forse, sono cambiati e che da cattivi sono diventati buoni e quindi redenti: vecchio schema tratto dalla nostra tradizione religiosa ma che funziona sempre, a quanto pare o almeno così sperano questi incantatori di serpenti) e addirittura, se viene evidenziato il ruolo della Turchia in tutta la vicenda, non viene assolutamente detto del ruolo svolto da  istruttori ucraini a fianco dei jihadisti e visto i problemi che ha oggi l’Ucraina con un guerra contro la Russia che si sta concludendo in maniera catastrofica, è veramente molto arduo pensare ad un’iniziativa automa da parte di costoro ma è  molto più logico e sensato pensare ad una missione in ambito Nato, di cui gli ucraini, pur non facendone parte, sono i diligenti esecutori, anche se dalle loro parti avrebbero ben altro cui pensare e cercare di rimediare.

 

        In sintesi, si può affermare che anche nel nostro c.d. occidente si sta passando da una fase di principato, dove il predominio del potere economico-finanziario e dell’apparato militare industriale era celato ma anche in qualche misura bilanciato rispetto agli altri poteri  dalla narrazione democratica sulla rule of law e sulla divisione dei poteri, ad una sempre più accentuata fase di dominatio, dove il potere militare –  e, in simbiosi, quello industriale-finanziario  – è, de facto, un potere con attributi divini e assolutamente prevalente sugli altri sempre più immiseriti centri di potere politico pubblico-rappresentativo ed informativo.

        E non è nemmeno troppo ardito pensare che non ci verrà risparmiata nemmeno una bella anarchia militare, perché sarebbe veramente molto ingenuo sperare che un potere militare divinizzato senza regole e senza freni e senza nulla che gli si opponga, a sua volta non trovi occasione per spezzettarsi e generare guerre civili all’interno delle varie nazioni del c.d. occidente e anche fra queste le une contro le altre armate (giusto l’insegnamento di Lenin che in “Imperialismo fase suprema del capitalismo” descrive come la fase monopolistica del capitalismo produca conflittualità fra i vari cartelli monopolistici, così il sorgere di nuovi e totalitari cartelli industrial-militari e finanziari non potrà che condurre ad una sempre più accentuata conflittualità sociale all’interno delle nazioni e fra le nazioni stesse che attraversano questa fase. Per ora tutti uniti contro la Russia e contro la Cina sotto l’insegna della Nato e in nome dell’occidente, ma quando sarà chiaro che il nemico non potrà essere vinto e si affermerà definitivamente un mondo multipolare, “Che fare?”…).

Concludo con un’osservazione sulla costruzione di forze che si oppongano a questo degrado politico, civile e culturale e lo faccio con un ragionamento che parte dalla mia storia politica e di come questa storia politica abbia influenzato i miei studi. Politicamente nasco repubblicano e partendo da questo ho sempre pensato e penso tuttora che il Risorgimento italiano se ha un lascito da offrire per la costruzione di queste forze di rinnovamento sia proprio il pensiero e l’operato di Giuseppe Mazzini: come operato perché Mazzini seppe dare una cristallina testimonianza di fede e sacrificio personale nella nascita e potenzialità dell’Italia (mutuando dal linguaggio religioso, egli fu quindi l’archetipo del santo e martire della nazione italiana), come pensiero perché egli sempre concepì l’Italia come un tutt’uno organico che è proprio la visione che oggi, al di là delle espressioni retoriche, manca alle varie e variamente confliggenti forme del potere politico-partitico-mediatico, fra l’altro declinanti ed in decomposizione in ragione del sopravanzante e divinizzato potere militare.

        Per rimanere all’Italia e sempre alla mia storia personale, l’odierno partito repubblicano, a parte il non trascurabile fatto che politicamente è rimasto un’espressione sempre più fioca ed irrilevante di flebili appartenenze locali che continuano a riprodursi non in ragione dell’espressione di un momento politico ma in ragione del voler sentimentalmente prorogare fino alla sfinimento una tradizione politica familiare sotto l’insegna dell’edera che ormai non ha più nulla di autenticamente politico, esso, ancor prima dell’odierna fase involutiva finale, ha subito negli ultimi decenni, a partire dagli inizi degli anni Sessanta, un sempre maggior allontanamento pratico e sentimentale dalla figura di Mazzini, a tal punto che oggi Mazzini è veramente solo una figurina di Epinal buona solo a qualche stanco volo retorico, un allontanamento il cui segno è oggi una sorta di retorica  all’insegna di un finto progressismo che, al posto degli originari slogan di natura tecnocratica sulle riforme di struttura che all’inizio degli anni Sessanta avevano di fatto spodestato nel partito  la retorica e l’immaginario romantico-mazziniano, ha ora sposato una versione sfocata ed annacquata, timida e piccolissimo-borghese (in sintesi: una versione a là Fantozzi) dell’ideologia woke (siamo veramente lontani milioni di anni luce dalla versione Spadolini del PRI, dove il professore e storico fiorentino cercò, sebbene in un’osservanza strettamente atlantista di stampo pacciardiano prima e lamalfiano poi  – ma su l’atlantista di ferro Randolfo Pacciardi andrebbe aperto un discorso a parte che verrà ripreso in altro contributo, perché egli fu anche un convintissimo  mazziniano ed anche preveggente rispetto all’inevitabile degrado della forma politica dell’Italia uscita dal secondo conflitto mondiale –, di far rinascere l’afflato romantico-sentimentale del Risorgimento ponendo al centro di questa rappresentazione l’operato eroico di Giuseppe Mazzini, e però contemporaneamente, operazione veramente finissima e lungimirante, cercando di costruire un’ideologia laica fondata sull’apostolo genovese che si sbarazzasse una volta per tutte dell’anticlericalismo del partito. Purtroppo i fedeli ma anche residui  repubblicani odierni sono tuttora anticlericali, anzi wokisti anche se di un wokismo imparaticcio e fantozziano di derivazione radical-diessina e il Tevere più largo, cioè il sogno spadoliniano di un definitivo compimento, con ampia soddisfazione e utilità per  le due parti, del programma cavouriano di libera Chiesa in libero Stato non ha, al momento,  più molto significato visto il sorgere totalitario del nuovo potere finanziario-militare-industrale).

        A parte la sua irrilevanza politica quindi, l’attuale partito repubblicano nei suoi dirigenti e nella sua base è la formazione politica meno adatta a comprendere le caratteristiche dell’attuale crisi di civiltà di passaggio dal principato basato su una narrazione democratica che poggiava sul rispetto formale da parte del potere economico-finanziario-militare dei poteri politico-partitico-mediatici e all’interno di questi secondi su una autonoma articolazione fra questi tre momenti del potere pubblico, alla dominatio diretta e spudorata degli appartati tecnocratico-militari su ogni altra forma di potere politico pubblico, i quali non solo risultano annichiliti ma anche nelle loro residue e parodistiche manifestazioni totalmente dimentichi della loro originaria suddivisione e reciproca autonomia (esemplare il caso della Romania dove la Corte costituzionale con cavilli neppure di natura giuridica ma di natura pseudopolitica annulla la libera e giuridicamente vincolante libera espressione del popolo), e si presenta quindi più un ostacolo che una risorsa, se assunto come una possibile forma di positive evoluzioni, per la rinascita di un pensiero e di una azione autenticamente mazziniani che sappiano far rivivere, in quest’epoca di dominatio e di conseguente idolatria delle forme militari, le forme ideali e di azione del Risorgimento, contrassegnate nella parte democratico-mazzinianana da un empito romantico che intendeva unire in un tutt’uno organico il popolo al fine della costruzione di una nazione e Stato italiani che fossero la compiuta espressione di questa sintesi olistica (il Dio e Popolo di Mazzini altro non era che la formulazione teologica di questa agognata unione, la Repubblica era quindi per  Mazzini la sola forma politica possibile non in un teoretico  disprezzo verso il privilegio di nascita dei regnanti ma per il semplice motivo che solo un Res Publica poteva garantire questa sintesi organica del popolo e non certo il rapporto dall’alto verso il basso fra i sudditi ed il regnante).

        Se preso però come il segnalatore d’incendio di una possibile e pubblica contraddizione che poggi le sue basi sulla natura romantico-mazziniana delle sue origini oggi totalmente obliterata, il PRI può ancora svolgere un suo ruolo per la fuoruscita dell’Italia dal compiuto peccato del rinnegamento della sua epifania strategica che cercò di manifestarsi nel Risorgimento, e così forse il Dio e popolo mazziniano potrà avere, contro ogni dominatio degli apparati finanziario-tecnologico-militari e contro la loro de facto idolatria tributagli dal c.d. occidente, ancora una parola da dire nella storia.

        L’alternativa a questa fuoruscita da questa idolatria è, a livello di ideologia woke, il proliferare dell’Eliogabalo di massa (rammentiamo che Eliogabalo fu l’imperatore adolescente che successe a Caracalla e che per caratteristiche personali e perché già Dio imperatore e quindi reputandosi al di sopra di qualsiasi giudizio umano e convenzione sociale si dedicò alla più ridicole e disgustose dissolutezze per poi essere ucciso assieme a sua madre Giulia Soemia dai pretoriani l’11 marzo del 222 d.c.) e a livello di vero potere il compiuto peccato del definitivo affermarsi del potere assoluto (cioè legibus solutus) degli apparati finanziario-industriale-militari cui non potrà che seguire la fase dell’anarchia militare cioè di dissoluzione tumultuosa  del corpo politico  dei vari paesi del c.d. occidente ad opera di un potere finanziario-industriale-militare che ha travolto tutto il resto ma che, per la sua natura violenta e prevaricatrice, non riesce a trovare una sua composizione interna, sia prendendo la forma questa anarchia militare di una diuturna aggressione esterna dei paesi del c.d. occidente per fermare la multipolarizzazione del scenario geopolitico  mondiale e quindi contro ogni espressione internazionale che si opponga alla dominatio degli suoi apparati finanziario-industriale-militari.

        In effetti, il Dio e popolo di Mazzini e il Risorgimento tradito di Antonio Gramsci sono lezioni che, per quanto rivestite di una diversa forma espressiva, hanno profondissime ed intime analogie, veri e propri sotterranei e tellurici intrecci e richiami quantistici, che vale proprio la pena di disseppellire per far illuminare dalla luce del sole le prime pietre da sgrossare per la costruzione del soggetto politico inteso al  sorgere dell’Epifania Strategica  del nuovo Risorgimento di cui abbiamo qui cercato di dire. Ora e sempre.

 

P.S.  Il compito che ci si propone nei prossimi  contributi è quindi l’affioramento archeologico dei resti di un partito che nella sua parabola è emblema e testimonianza di quello che, alla luce delle odierne disperanti condizioni dell’Italia, ho altrove già definito ‘fallimento del Risorgimento’, un fallimento di cui Giuseppe Mazzini ed Antonio Gramsci furono le due coscienze più avvertite. Questo affioramento verrà effettuato attraverso la ricostruzione delle figure di personaggi del partito repubblicano che vissero intensamente il credo mazziniano e che furono vite spese con la massima eroica intensità nello sforzo   per far   sì che il Risorgimento non fosse un fallimento. E la rappresentazione di  questa loro intima e pubblica totalizzante dimensione, altro non è che il tentativo di operare l’ Aufhebung non solo del partito repubblicano ma, molto più importante, del Risorgimento, quest’ultimo lo sviluppo storico-dialettico per il quale sia Gramsci che Mazzini, nonostante le loro cocenti sconfitte, dedicarono la  vita. Walter Benjamin non ha mai inteso il suo balzo di tigre a ritroso nel tempo come un atto archeologico e antiquario ma come la fondamentale mossa del nano nascosto sotto la scacchiera che dava movimento all’infallibile fantoccio in veste da turco giocatore di scacchi  per far resuscitare   le forme espressive del passato e con queste rendere giustizia, costituendoli e creandoli presenze vive fra di noi, nonostante la damnatio memoriae imposta dai vincitori,  gli sconfitti e travolti  dalla storia. Un piccolo benjaminiano   atto messianico, quindi,  di giustizia poetica e perciò di  rinascita del quale, anche se solo da apprendista forza del passato, si cercherà  di dare  prova nei prossimi contributi.

 

Massimo Morigi,  Dies Natalis Solis Invicti vel Solstizio d’Inverno anno 2024 

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Summit BRICS di Kazan, a cura di Giuseppe Germinario

Conferenza stampa BRICS 2024 della Russia

24 ottobre

Sì, una folla di giornalisti ha accolto il presidente Vladimir Putin mentre si dirigeva verso il palco per la conferenza stampa di chiusura. Il video dell’evento dice che è durato poco più di un’ora, quindi la trascrizione sarà piuttosto lunga, come ci si aspetta. Putin si è subito lanciato nei suoi commenti prima di rispondere alle domande. Come scoprirete, Putin aveva ancora degli affari da sbrigare che hanno limitato quello che altrimenti sarebbe stato un evento molto più lungo. Ecco cosa è successo:

Vladimir Putin: Cari signore e signori,

Si è appena concluso con successo il XVI vertice dei BRICS.

Fu il culmine della presidenza russa dell’associazione e uno degli eventi più significativi nel calendario politico mondiale.

Ho ripetutamente affermato che la Russia affronta la presidenza dei BRICS in modo responsabile. Sono stati tenuti più di 200 eventi in tredici città russe. In particolare, si sono tenuti numerosi incontri dei ministri dell’industria, si sono tenute varie conferenze, seminari e un forum aziendale. Si sono tenuti anche giochi sportivi con grande successo.

Quest’anno abbiamo lavorato con un team nuovo e ampliato, e la Russia, in qualità di presidente dell’associazione, ha fatto tutto il possibile per garantire che i nuovi membri dell’organizzazione si unissero alla nostra famiglia il più rapidamente e organicamente possibile. E in questo, secondo me, ci siamo riusciti.

I nuovi partecipanti hanno visto e compreso che è possibile lavorare e ottenere risultati nei BRICS. Hanno ritenuto che la cosa più importante nella nostra associazione sia il rispetto reciproco e la considerazione obbligatoria degli interessi reciproci. Posso affermare con soddisfazione che tutti loro prendono parte attiva ai forum di lavoro e propongono idee e iniziative utili e promettenti.

Per quanto riguarda il vertice di Kazan in sé, come già sapete, vi hanno partecipato delegazioni di 35 Stati e sei organizzazioni internazionali. Una rappresentanza così ampia dimostra chiaramente l’autorità e il ruolo dei BRICS, e il crescente interesse nella cooperazione con noi da parte di Stati che perseguono effettivamente una politica veramente indipendente e sovrana.

Ognuno di questi paesi ha il suo percorso di sviluppo, i suoi modelli di crescita economica, una storia e una cultura ricche. È proprio questa diversità di civiltà e la combinazione unica di tradizioni nazionali che, naturalmente, rappresentano la forza e l’enorme potenziale di cooperazione non solo all’interno del quadro BRICS, ma anche nell’ampia cerchia di paesi con idee simili che condividono gli obiettivi e i principi delle attività dell’associazione.

Il programma del summit è stato molto ricco. Gli incontri degli stati membri BRICS si sono svolti in formato ristretto e ampio, incentrati su temi di attualità delle attività dell’associazione e sulle prospettive di ampliamento della partnership in tre aree principali: nel campo della politica e della sicurezza, nel commercio e negli investimenti e nel percorso culturale e umanitario.

Tradizionalmente, si è tenuto anche un incontro outreach/BRICS plus. Questo formato ha dimostrato di essere valido e offre già un’opportunità di dialogo diretto e aperto tra i membri dell’associazione e i nostri amici e partner del Sud e dell’Est del mondo. Quest’anno, la presidenza russa ha invitato i leader dei paesi della CSI, così come delegazioni di molti paesi in Asia, Africa e America Latina, così come i responsabili degli organi esecutivi di numerose organizzazioni internazionali a tale incontro.

Abbiamo scambiato opinioni su questioni internazionali chiave, con un focus sulla situazione in escalation in Medio Oriente. Abbiamo anche discusso le prospettive di cooperazione tra i membri BRICS e i paesi del Sud e dell’Est del mondo nell’interesse di uno sviluppo sostenibile inclusivo.

La cosa principale è che tutti gli incontri e gli eventi che ho appena menzionato, senza eccezioni, si sono svolti nel tradizionale spirito di business e apertura dei BRICS, in un’atmosfera di reciproca comprensione. Questo approccio costruttivo al lavoro di squadra ci ha permesso di discutere approfonditamente di un’ampia gamma di questioni in tre giorni.

La Dichiarazione di Kazan dei BRICS che riassume le discussioni è stata approvata al summit. A nostro parere, il risultato è un documento concettuale completo con un’agenda positiva per il futuro. È importante che confermi l’impegno di tutti i nostri stati a costruire un ordine mondiale più democratico, inclusivo e multipolare basato sul diritto internazionale e sulla Carta delle Nazioni Unite e stabilisca una determinazione comune per contrastare la pratica di applicare sanzioni illegittime e i tentativi di minare i valori morali tradizionali.

I paesi BRICS sono determinati ad approfondire la loro partnership nel settore finanziario. Continueremo a rafforzare la comunicazione interbancaria e a creare meccanismi per accordi reciproci in valute nazionali che siano indipendenti dai rischi esterni.

Vorrei anche sottolineare che durante il summit, i miei colleghi e io abbiamo discusso in dettaglio di possibili sforzi congiunti per stimolare ulteriormente gli investimenti per un’ulteriore crescita economica nei paesi BRICS e nel Sud e nell’Est del mondo. Lo faremo anche con l’aiuto della New Development Bank e del suo Presidente, la signora Dilma Rousseff.

La Russia ha offerto di estendere la presidenza del Brasile e del presidente della banca, la signora Rousseff. Tenendo presente che il Brasile presiede il G20 quest’anno, e l’anno prossimo prenderà il testimone e guiderà i BRICS. E non lo nasconderò, basandoci sul fatto che sappiamo qual è la situazione intorno alla Russia e non vogliamo trasferire tutti i problemi che sono associati a questo a istituzioni nel cui sviluppo siamo noi stessi interessati. Ci occuperemo dei nostri problemi e ce ne occuperemo noi stessi.

Ci sono buone prospettive per il rafforzamento della cooperazione settoriale, l’attuazione di nuovi progetti nell’industria, nell’energia, nella logistica, nelle alte tecnologie e in molti altri settori chiave e, naturalmente, il potenziamento della cooperazione tra i nostri Paesi nella cultura, nella scienza, nello sport, nei giovani e nella società civile.

A Kazan, abbiamo confermato che i BRICS non sono un formato chiuso, sono aperti a tutti coloro che condividono i valori dei BRICS e i suoi membri sono pronti a lavorare per trovare soluzioni congiunte senza dettami esterni o tentativi di imporre solo alcuni approcci ristretti a chiunque. I BRICS non possono che rispondere alla crescente domanda nel mondo di tale cooperazione. Di conseguenza, abbiamo prestato particolare attenzione alla possibile espansione dei BRICS attraverso l’istituzione di una nuova categoria: gli Stati partner.

In questi giorni, i leader e i membri delle delegazioni hanno anche comunicato molto in un contesto informale. Si sono tenuti molti incontri bilaterali, contatti e conversazioni. La nostra delegazione ha anche cercato di incontrare i leader della maggior parte dei paesi partecipanti.

Signore e signori,

Il summit è terminato. Vorrei ringraziare ancora una volta tutti i nostri colleghi che sono venuti a Kazan per il loro contributo al nostro lavoro comune. E vorrei sottolineare che penso che sia stato piuttosto pesante.

Durante la nostra presidenza, abbiamo sentito un forte sostegno dai nostri partner. Questo è importante, soprattutto perché non termina con la fine del summit. Prima della fine dell’anno si terranno una serie di importanti eventi congiunti. Come ho già detto, l’anno prossimo passeremo il testimone alla presidenza brasiliana. Naturalmente, forniremo ai nostri amici brasiliani tutto l’aiuto e l’assistenza necessari. Continueremo a coordinarci strettamente con tutti i nostri partner BRICS per migliorare ulteriormente la cooperazione all’interno del gruppo BRICS.

E naturalmente vorrei cogliere l’occasione per ringraziare sinceramente la dirigenza del Tatarstan e l’ufficio del sindaco di Kazan per la loro ospitalità e il loro desiderio di creare condizioni confortevoli per il nostro lavoro comune.

Voglio scusarmi con i residenti di Kazan per il fatto che hanno dovuto affrontare alcuni inconvenienti: lo spostamento dei cortei, la chiusura, a quanto ho capito, di alcune autostrade. Ma voglio assicurarvi che queste prove non sono state vane. Vorrei ringraziarvi per aver creato condizioni così favorevoli per il nostro lavoro. Grazie mille.

Vorrei scusarmi in anticipo, ma non potremo comunicare con voi per molto tempo, per rispondere alle vostre domande, perché ho ancora diversi incontri bilaterali, credo sette o qualcosa del genere. Quindi non posso far aspettare i miei colleghi. Tuttavia, se avete domande, per favore.

Domanda: Anton Vernitsky, Canale Uno.

Vladimir Vladimirovich, ci dica di più sulla cooperazione finanziaria dei paesi BRICS. Avete discusso di una piattaforma di investimento comune? E c’è stata qualche discussione sulla creazione di un sistema di pagamento alternativo, o su un’alternativa a SWIFT?

Grazie.

Vladimir Putin: Per quanto riguarda SWIFT e alcune alternative: non abbiamo creato e non stiamo creando alternative per nessuno, ma nonostante ciò la questione è molto importante oggi e uno dei problemi chiave è il problema degli insediamenti. Pertanto, stiamo seguendo la strada dell’utilizzo di valute nazionali, questo è ben noto.

Per quanto riguarda i sistemi di regolamento, utilizziamo il sistema di scambio di informazioni finanziarie russo già consolidato, creato dalla Banca centrale russa. Anche altri paesi membri dei BRICS hanno i loro sistemi, e li utilizzeremo, e li stiamo già utilizzando e continueremo a sviluppare questa cooperazione.

Ma non stiamo ancora inventando un singolo sistema generale, e ciò che abbiamo è sufficiente in linea di principio. Dobbiamo solo prendere decisioni appropriate a livello amministrativo in tempo e in modo tempestivo. Ne abbiamo discusso anche con i nostri colleghi e continueremo a farlo.

Domanda: Ciao!

RIA Novosti, Ilya Yezhov.

Vladimir Vladimirovich, il forum di Kazan è stato il primo summit per i BRICS non come gruppo di cinque paesi, ma come associazione con una geografia più ampia. Allo stesso tempo, continuano i colloqui sulla possibile espansione e i vostri colleghi, anche oggi, hanno ripetutamente affermato di essere pronti a lavorare più a stretto contatto con i BRICS. È stato anche elaborato il formato del paese partner dei BRICS.

A questo proposito, potrebbe condividere come stanno procedendo i lavori in questa direzione e qual è stato il segnale principale dato dal vertice di Kazan sull’ulteriore espansione dei BRICS?

Grazie.

Vladimir Putin: In effetti, come ho già detto, molti paesi stanno mostrando interesse a lavorare in questa associazione. 35 paesi hanno partecipato agli eventi di Kazan e abbiamo concordato con i nostri partner che nella prima fase, intendo una possibile espansione, seguiremo la strada dell’accordo sulla lista dei paesi partner. Questa lista è concordata.

Alcuni dei paesi che hanno partecipato a questi eventi – oggi e ieri – ci hanno inviato le loro proposte e richieste per una piena partecipazione all’associazione BRICS.

Inoltre, la situazione si svilupperà come segue: invieremo un invito e un’offerta ai futuri paesi partner per partecipare al nostro lavoro in questa veste e, una volta ricevuta una risposta positiva, annunceremo chi è in questa lista. Semplicemente non sarebbe giusto farlo ora, prima di ricevere una risposta. Sebbene tutti questi paesi abbiano praticamente fatto richieste contemporaneamente.

Domanda: Buonasera!

Viktor Sineok, Centro di ricerca Izvestia.

È noto che durante i vostri numerosi incontri bilaterali è stata sollevata la questione del conflitto in Ucraina. Mi dica, in che chiave avete discusso di ciò che sta accadendo nella zona franca? In che modo pensa che i partner con cui ha parlato abbiano un atteggiamento positivo nei confronti di questo conflitto e hanno parlato di sostenere il nostro Paese?

Vladimir Putin: Tutti sono determinati a porre fine al conflitto il più rapidamente possibile e preferibilmente con mezzi pacifici. Sapete che la Repubblica Popolare Cinese e il Brasile hanno preso l’iniziativa all’Assemblea Generale di New York. Molti stati membri dei BRICS sostengono queste iniziative e noi, a nostra volta, siamo grati ai nostri partner per aver prestato attenzione a questo conflitto e per aver cercato modi per risolverlo.

: (come tradotto) D : Keir Simmons, NBC News.

Signor Presidente, le immagini satellitari indicano che ci sono truppe nordcoreane in Russia. Cosa ci fanno qui e non è questa una grave escalation della guerra in Ucraina?

Signor Presidente, mancano ancora alcune settimane alle elezioni americane. La Russia è di nuovo accusata di ingerenza, affermando che lei ha avuto conversazioni private con l’ex Presidente Trump. Ha avuto conversazioni con lui e di cosa avete parlato?

Vladimir Putin: Vorrei iniziare con la prima parte della sua domanda.

Gli snapshot sono una cosa seria. Se ci sono degli snapshot, allora riflettono qualcosa.

Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che non sono state le azioni della Russia a portare all’escalation in Ucraina, bensì il colpo di stato del 2014, sostenuto principalmente dagli Stati Uniti. È stato persino reso pubblico quanto denaro l’allora amministrazione statunitense ha speso per la preparazione e l’organizzazione di questo colpo di stato. Non è forse questo il modo per intensificare?

E poi siamo stati ingannati per otto anni quando hanno detto che tutti volevano risolvere il conflitto in Ucraina con mezzi pacifici, attraverso gli accordi di Minsk. Più tardi, e probabilmente lo avete sentito anche voi, un certo numero di leader europei hanno detto direttamente che ci stavano ingannando, perché hanno usato questo tempo per armare l’esercito ucraino. Non è vero? È vero.

Ulteriori passi verso l’escalation sono stati che i paesi occidentali hanno iniziato ad armare attivamente il regime di Kiev. A cosa si è arrivati? Prima della partecipazione diretta del personale militare degli eserciti dei paesi NATO a questo conflitto. Perché sappiamo cosa si fa e come lanciare veicoli marini senza pilota nel Mar Nero. Sappiamo chi è presente lì, da quali paesi europei della NATO e come svolgono questo lavoro.

Lo stesso vale per gli istruttori militari, non mercenari, ma personale militare. Lo stesso vale per l’uso di moderne armi ad alta precisione, tra cui missili come ATACMS, Storm Shadow e così via. Il personale militare ucraino non può farlo senza intelligence spaziale, sistemi di puntamento e software di fabbricazione occidentale, e solo con la partecipazione diretta di ufficiali della NATO.

Per quanto riguarda i nostri rapporti con la Repubblica Popolare Democratica di Corea: come sapete, oggi, a mio parere, è stato appena ratificato il nostro Accordo di partenariato strategico. C’è l’articolo n. 4 e non abbiamo mai dubitato che la leadership nordcoreana prendesse sul serio i nostri accordi. Ma cosa faremo e come lo faremo è già affar nostro, nell’ambito di questo articolo. Innanzitutto, dobbiamo condurre negoziati appropriati sull’attuazione dell’articolo 4 di questo trattato, ma siamo in contatto con i nostri amici nordcoreani e vedremo come si svilupperà questo processo.

In ogni caso, l’esercito russo sta agendo con sicurezza in tutte le direzioni, è anche ben noto, nessuno lo nega, e sta avanzando su tutte le sezioni della linea di contatto. Sta anche lavorando attivamente nella direzione di Kursk: alcune unità dell’esercito ucraino che hanno invaso la regione di Kursk sono bloccate e circondate, che sono circa duemila persone. Si stanno facendo tentativi di sbloccare questo gruppo dall’esterno e di sfondare dall’interno, finora senza successo. L’esercito russo ha iniziato a eliminare questo gruppo.

Quanto ai contatti con il signor Trump, è una cosa di cui si parla costantemente da più di un anno. Una volta hanno accusato noi e lo stesso Trump di avere a che fare con la Russia. Poi, a seguito di un’indagine negli Stati Uniti stessi, tutti sono giunti alla conclusione, anche al Congresso, secondo me, che questa è una totale assurdità, che non è mai successo niente del genere. Se non c’era prima, non c’è nemmeno adesso.

E il modo in cui saranno costruite le relazioni russo-americane dopo le elezioni dipenderà principalmente dagli Stati Uniti. Se gli Stati Uniti sono aperti a costruire relazioni normali con la Russia, allora faremo lo stesso. Se non vogliono, non lo facciano. Ma questa è una scelta per la futura Amministrazione.

Domanda: Buonasera!

Pavel Zarubin, canale televisivo Rossiya.

Posso continuare con l’argomento delle conversazioni con Trump? L’ex Presidente degli Stati Uniti, e ora candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, ha anche affermato che in una delle conversazioni telefoniche con te, ti avrebbe minacciato di un colpo al centro di Mosca. È vero?

E in generale, posso minacciarti? Le minacce ti influenzano? E cosa pensi del fatto che in generale, nella grande politica, anche le conversazioni dei leader vengono sempre più spesso riversate nello spazio pubblico, se questa storia è vera?

E un’altra domanda, se possibile, sul summit dei BRICS: ti senti isolato ora? E non ti manca comunicare con i tuoi colleghi occidentali?

Grazie mille.

Vladimir Putin: La prima parte è se sia possibile minacciare. Si può minacciare chiunque. Minacciare la Russia è inutile, perché ci tira solo su il morale. Ma non ricordo una conversazione del genere con il signor Trump. Questa è una fase molto acuta della campagna elettorale negli Stati Uniti, e suggerisco che tali dichiarazioni non dovrebbero essere prese sul serio. Ma ciò che il signor Trump ha detto di recente, e ciò che ho sentito, è che vuole fare tutto il possibile per porre fine al conflitto in Ucraina, penso che lo intenda sinceramente. Naturalmente, accogliamo con favore tali dichiarazioni, indipendentemente da chi provengano.

Come sapete, riceviamo vari segnali dai nostri partner occidentali riguardo a possibili contatti. Non ci siamo chiusi fuori da questi contatti. E quando sentiamo che rifiutiamo, rifiuto qualsiasi conversazione, contatto, anche con i leader europei, voglio dirvi che questa è una bugia. Non ci arrendiamo, non ci siamo mai arresi e non ci arrendiamo ora. Se qualcuno vuole riprendere i rapporti con noi, per favore, ne parliamo sempre, ma non imponiamo .

Come potete vedere, viviamo, lavoriamo e ci sviluppiamo normalmente. La nostra economia sta crescendo. L’anno scorso avevamo il 3,4-3,6 percento, quest’anno sarà circa il 4-3,9 percento, forse lo sarà. L’economia della zona euro sta barcollando sull’orlo della recessione. Negli Stati Uniti, tuttavia, c’è crescita, sarà un po’ più del 3, secondo me, da qualche parte, probabilmente il 3,1-3,2 percento. Non è male in realtà. Ma ci sono comunque anche abbastanza problemi lì. E il deficit è in tre aree principali contemporaneamente: il deficit del commercio estero, il deficit della bilancia dei pagamenti e l’enorme debito, secondo me, 34 trilioni.

Abbiamo anche noi dei problemi, ma è meglio per noi non litigare tra di noi, non entrare in conflitto, ma pensare a come risolvere insieme questi problemi. Questo è esattamente ciò che stiamo facendo nel quadro dei BRICS.

: (come tradotto) Domanda Grazie mille.

Un giornalista camerunense.

Signor Presidente,

Il nostro team è appena tornato dal Donbass. Stiamo preparando un documentario per mostrare la realtà nel Donbass, per raccontare cosa significa per l’Africa.

Sappiamo, signor Presidente, che molti paesi africani sono ora vittime del terrorismo e di altre azioni che mirano a destabilizzare gli stati africani. Allo stesso tempo, vediamo che la Russia sta aiutando la Repubblica Centrafricana e altri paesi del Sahel. Prima di allora, altri paesi erano presenti lì, e solo dopo l’arrivo della Russia è stato possibile ottenere la stabilizzazione della situazione in molti di questi paesi. Quindi la mia domanda è questa: non è giunto il momento per la Russia di approfondire questo tipo di partnership non solo in campo militare, ma anche di sviluppare relazioni in altre aree con gli stati africani?

Grazie.

Vladimir Putin: Sì, sono totalmente d’accordo con te. Questo è il punto del nostro lavoro con i paesi partner dei BRICS. E creare una piattaforma di investimento nel quadro dei BRICS è il punto del nostro lavoro.

Noi crediamo che nel prossimo futuro – ho appena parlato con i miei colleghi nella fase finale del vertice odierno – i nostri esperti ritengono che le economie di paesi come Russia, Cina, Arabia Saudita e alcuni altri si svilupperanno a un buon ritmo progressivo e che lo sviluppo sarà positivo. Ma ci sono regioni del mondo in cui, a nostro avviso, lo sviluppo procederà a un ritmo molto elevato. Si tratta principalmente dei paesi dell’Asia meridionale e dell’Africa. È per questo scopo che abbiamo sollevato la questione della creazione di una nuova piattaforma di investimento utilizzando moderni strumenti elettronici nell’ambito dei BRICS. Per creare un sistema che possa essere – e questo, stranamente, può essere realizzato – non inflazionistico e creare condizioni per investimenti in grandi mercati in rapido sviluppo in tutte le regioni del mondo, tra cui, soprattutto, l’Africa.

Perché la pensiamo così? Penso, credo, che molte persone saranno d’accordo con me. Ci sono diverse ragioni per questo.

Primo, questi paesi stanno vivendo una grande crescita e una rapida crescita demografica. In Africa… Ieri ho parlato con il Primo Ministro dell’India: ci sono 10 milioni di persone lì ogni anno. Più 10 milioni di persone ogni anno: questo è un aumento della popolazione dell’India. E sta crescendo rapidamente in Africa.

In secondo luogo, queste regioni del mondo hanno ancora un basso livello di urbanizzazione, che però aumenterà notevolmente e le persone e i paesi si sforzeranno di raggiungere il tenore di vita di questi paesi a un ritmo più veloce rispetto, ad esempio, ad altre regioni del mondo, tra cui l’Europa.

Tutto questo e una serie di altri fattori suggeriscono che il tasso di crescita… sì, e l’accumulazione di capitale avverrà, e sta già accadendo. Tutto ciò suggerisce che si dovrebbe prestare particolare attenzione a queste regioni del mondo.

I miei colleghi e io stiamo negoziando e cercando di creare un gruppo di lavoro sulla base della New BRICS Development Bank per creare meccanismi per investimenti efficaci e affidabili in questi paesi. E credo che tutti ne trarranno beneficio: sia coloro che investono sia coloro che ricevono questi investimenti. Perché saranno create nuove strutture produttive, che daranno un ritorno sull’investimento.

Per fare questo, dobbiamo creare strumenti che non siano esposti a rischi esterni, principalmente per ragioni politiche. Penso che sia del tutto possibile farlo. Questa è la strada da seguire.

Grazie. Questa è una domanda molto importante.

Domanda: Ho letto la Dichiarazione finale dei BRICS, e parla della necessità di stabilità globale e regionale, sicurezza e di un mondo giusto. In generale, il motto della presidenza russa dei BRICS include concetti come, a mio parere, giustizia e sicurezza. Ma come si collega tutto questo alle vostre azioni negli ultimi due anni e mezzo, con l’invasione delle truppe russe in Ucraina? Dove sono la giustizia, la stabilità e la sicurezza, inclusa la sicurezza della Russia? Perché prima dell’inizio dell’SVO, non c’erano stati attacchi di droni sul territorio russo, nessun bombardamento di città russe, nessuna truppa straniera che occupava il territorio russo: questo non è successo.

E un’ultima cosa: come si collega tutto questo alla recente dichiarazione dell’intelligence britannica secondo cui la Russia si è posta l’obiettivo di scatenare il caos nelle strade della Gran Bretagna e dell’Europa con incendi, sabotaggi e così via? Dov’è la stabilità?

Grazie.

Vladimir Putin: Comincerò con la sicurezza della Russia, perché per me è la cosa più importante.

Hai parlato di attacchi con i droni e così via. Sì, non è successo, ma è stata una situazione molto peggiore. La situazione era che le nostre proposte costanti e persistenti di stabilire contatti e relazioni con i paesi del mondo occidentale ci venivano costantemente segnalate. Posso sicuramente dirtelo. Quindi tutto sembra essere affettuoso, ma in linea di principio ci è sempre stato mostrato il nostro posto.

E questo posto porterebbe in ultima analisi alla discesa della Russia nella categoria degli stati secondari che svolgono esclusivamente la funzione di appendici di materie prime con la perdita di un certo grado e in larga misura della sovranità del paese. E la Russia in questa veste non solo si sta sviluppando, non può esistere. La Russia non può esistere se perde la sua sovranità. Questa è la cosa più importante. La ripresa della Russia da questo stato, il rafforzamento della sua sovranità e indipendenza nell’economia, nelle finanze e nella sfera militare significa aumentare la nostra sicurezza e creare le condizioni per il suo sviluppo fiducioso in futuro come stato indipendente, pienamente sviluppato e autosufficiente, con quei partner che abbiamo nei BRICS che rispettano l’indipendenza della Russia e rispettano le nostre tradizioni e che trattiamo allo stesso modo.

Ora, per quanto riguarda l’equità e la sicurezza dello sviluppo, ho alcune idee su questo argomento e cercherò di risponderti. Ecco le mie idee.

Cos’è l’equità nello sviluppo? Guarda gli eventi più recenti, durante la pandemia di coronavirus. Cosa stava succedendo in quel momento? Vorrei attirare la vostra attenzione su questo, così come l’attenzione di tutti gli altri rappresentanti dei mass media. In quel momento, gli Stati Uniti avevano un’emissione di circa sei trilioni di dollari e la zona euro aveva un’emissione di circa tre trilioni di dollari, tre e un po’. E tutti questi fondi sono stati gettati sul mercato mondiale, comprando tutto di fila, prima di tutto il cibo, e non solo: sia i medicinali che i vaccini, che ora vengono distrutti su larga scala, perché sono già scaduti. Hanno buttato via tutto, e l’inflazione alimentare è iniziata, e l’inflazione è iniziata in tutto il mondo.

Cosa hanno fatto le principali economie mondiali? Hanno abusato della loro posizione esclusiva nella finanza globale, sia il dollaro che l’euro. Hanno stampato e spazzato via, come un aspirapolvere, dal mercato i beni più necessari. Loro consumano di più, tu consumi più di quanto produci e guadagni. È giusto? Noi crediamo di no, e vogliamo cambiare questa situazione. Questo è ciò che stiamo facendo nei BRICS.

Ora, per quanto riguarda la sicurezza in generale. Per quanto riguarda la sicurezza della Russia, l’ho già detto. So di cosa stai parlando. Ma è giusto dal punto di vista della sicurezza ignorare per anni i nostri continui appelli ai nostri partner di non espandere la NATO a est? È giusto mentirci in faccia, promettendo che non ci sarà tale espansione e violando i nostri impegni a farlo? È giusto entrare nel nostro “ventre oscuro”, diciamo, nella stessa Ucraina, e iniziare a costruire lì, non preparando, ma già costruendo basi militari? È giusto?

È giusto realizzare il colpo di stato che ho menzionato in risposta alla domanda del suo collega, ignorando il diritto internazionale e tutti i principi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, finanziando un colpo di stato in un altro paese, in questo caso in Ucraina, e spingendo la situazione verso il suo sviluppo nella direzione di una fase calda? È giusto dal punto di vista della sicurezza globale?

Ed è giusto violare i nostri impegni OSCE quando tutti i paesi occidentali hanno firmato un documento secondo il quale non può esserci sicurezza da una parte se viene violata la sicurezza dell’altra? Abbiamo detto: non fatelo, viola la nostra sicurezza, l’espansione della NATO. No, l’hanno fatto comunque. È giusto?

Qui non c’è giustizia e noi vogliamo cambiare questa situazione e ci riusciremo.

Un’ultima volta, un’altra volta?

Domanda: Riguardo all’affermazione dell’intelligence britannica secondo cui la Russia starebbe scatenando il caos nelle strade della Gran Bretagna.

Vladimir Putin: Ascoltami, grazie per avermi ricordato questa parte. Beh, questa è una totale assurdità.

Vedete, ciò che sta accadendo nelle strade di alcune città europee è il risultato della politica interna di questi stati. Ma sappiamo tutti, come ho già detto, che l’economia europea è sull’orlo della recessione e le principali economie della zona euro sono effettivamente in recessione. Se ci sarà una piccola crescita, lo 0,5 percento, sarà dovuta al sud, dove non c’è una produzione così seria, sarà dovuta al settore immobiliare, all’industria del turismo e così via. Ma è davvero colpa nostra? Cosa c’entra con noi?

I paesi occidentali ed europei hanno abbandonato le nostre fonti energetiche. Bene, noi non ci rifiutiamo. A proposito, c’è ancora una linea sotto il Mar Baltico: “Nord Stream – 2”. Quanto costa alle autorità tedesche? Basta cliccare sul pulsante e il gioco è fatto. Ma non lo fanno per motivi politici. E il loro partner più importante, non so per quali motivi, ha creato le condizioni per cui un intero ramo dell’economia tedesca si trasferisce negli Stati Uniti, perché lì le autorità creano condizioni più complementari per le aziende. Secondo me, i vettori energetici primari sono tre volte più economici lì che in Europa, o addirittura quattro volte più economici: condizioni fiscali diverse, azioni mirate. Ma cosa c’entra con noi?

Ciò provoca una reazione corrispondente, perché c’è una diminuzione del tenore di vita delle persone. Questo è ovvio, queste sono statistiche provenienti dagli stessi paesi europei. Ma cosa c’entra con noi? Be’, davvero? Sai, come diciamo, questo è un tentativo di spostare la colpa da una testa malata a una sana ed evitare la responsabilità per decisioni sbagliate nella sfera economica e nella sfera della politica interna.

In ambito economico, mi sembra che questa sia una cosa ovvia per gli esperti obiettivi, ma dopotutto, molti in Europa e in altri paesi, negli Stati Uniti, hanno abusato e stanno ancora cercando di abusare dell’agenda ambientale e dell’aumento della temperatura sul pianeta. Stanno correndo troppo, non avendo basi sufficienti per lo sviluppo delle tecnologie, stanno chiudendo tutto ciò che riguarda l’energia nucleare, stanno chiudendo tutto ciò che riguarda la produzione di carbone – lo era una volta, giusto? – stanno chiudendo tutto ciò che riguarda gli idrocarburi in generale.

Qualcuno ha fatto i calcoli? L’Africa riuscirà a fare a meno di questi tipi di idrocarburi o no? No. I paesi africani e alcuni altri paesi emergenti sono costretti a usare strumenti e tecnologie moderni, e forse anche ecologicamente efficienti. Ma non possono comprarli, non ci sono soldi. Bene, date loro soldi allora! E nessuno vi dà soldi. Ma d’altra parte, stanno rovinando gli strumenti, penso che siano strumenti del neocolonialismo, quando abbassano questi paesi e li costringono a dipendere di nuovo dalle tecnologie e dai prestiti occidentali. I prestiti vengono concessi a condizioni terribili, i prestiti non possono essere ripagati. Questo è un altro strumento del neocolonialismo.

Pertanto, dobbiamo prima guardare ai risultati delle politiche dei paesi occidentali nel campo dell’economia, della finanza e della politica interna. E le persone, naturalmente, hanno paura dell’aggravamento della situazione internazionale associata all’escalation in varie zone di conflitto: sia in Medio Oriente che in Ucraina. Ma non siamo coinvolti in questa escalation. L’aggravamento è sempre giocato da coloro che sono dall’altra parte.

Bene, siamo pronti per questa escalation. Pensate se i paesi che stanno facendo questo sono pronti.

Domanda: Arij Mohammed, corrispondente da Mosca per Sky News Arabia, Emirati Arabi Uniti.

Vladimir Vladimirovich, per favore dimmi: ci sono diversi resoconti che dicono che Mosca potrebbe fornire supporto all’Iran in caso di un attacco israeliano. Cosa pensi di questi messaggi? Riflettono l’essenza delle cose? La Russia considera almeno di aiutare in questa fase di escalation nella regione?

Grazie.

Vladimir Putin: Innanzitutto, siamo molto preoccupati per ciò che sta accadendo nella regione. E non importa cosa dica chiunque, la Russia non ha alcun interesse a peggiorare il conflitto. Strategicamente, non guadagneremo nulla da questo, vedremo solo ulteriori problemi.

Per quanto riguarda l’aiuto all’Iran, prima di tutto, siamo in contatto con la leadership iraniana, ovviamente, a stretto contatto, e vediamo il nostro ruolo nel creare le condizioni per risolvere la situazione e, soprattutto, nel trovare compromessi reciproci. Mi sembra che questo sia possibile. Nessuno nella regione, e le mie conversazioni ora a margine del vertice BRICS dimostrano che nessuno nella regione vuole un’espansione del conflitto e una grande guerra, nessuno.

Domanda: Caro Vladimir Vladimirovich,

Sono Tursunbek Akun, originario del Kirghizistan, presidente dell’organizzazione per i diritti umani del Kirghizistan, coordinatore del Congresso sui diritti umani in Asia centrale. Rappresento non solo il Kirghizistan, ma anche il pubblico dei paesi dell’Asia centrale.

Innanzitutto, mi congratulo con voi per aver tenuto il vertice dei BRICS ad alto livello. Come altre persone in tutto il mondo, non vi invidio per il fatto che siete il Presidente della Federazione Russa. Questo è il fardello più pesante, ma non importa quanto sia pesante, lo portate con onore.

Per circa tre anni, l’Occidente ha voluto separare la Russia dal resto del mondo, ma oggi questo obiettivo si è concluso in un fiasco completo. Ciò è confermato dai risultati del vertice BRICS, dove la vostra posizione politica e statale è stata sostenuta da circa 35 paesi, e il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e altre organizzazioni internazionali sono venuti a questo vertice.

Oggi, eventi storici hanno avuto luogo sul suolo russo, a Kazan, dove un mondo multipolare ha già preso il sopravvento. Il mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti sta gradualmente perdendo importanza e terreno. Alla riunione dei leader BRICS Plus, sono state discusse questioni complesse del Medio Oriente. Nonostante la risoluzione ONU, Israele non si conforma in alcun modo e ignora apertamente le decisioni ONU. Ha persino dichiarato il Segretario generale ONU persona non grata. Poi l’Iran ha lanciato un massiccio attacco contro Israele, e ora Israele sta annunciando azioni di ritorsione. Secondo fonti aperte, si sta preparando a bombardare gli impianti petroliferi e nucleari dell’Iran.

Ho una domanda e un suggerimento. Le forze militari statunitensi sono in servizio nel Golfo Persico per aiutare Israele. Gli stati membri dei BRICS, sotto la presidenza russa, dovrebbero resistere al dominio unilaterale degli Stati Uniti e di Israele e dare una risposta decente alle loro azioni se iniziano una guerra contro altri stati? Non solo le navi da guerra statunitensi dovrebbero essere in servizio al largo delle coste del Golfo Persico, ma anche le navi russe e di altri stati membri dei BRICS dovrebbero essere in servizio contemporaneamente per aiutare l’Iran, la Palestina e il Libano. Solo in questo caso, l’arbitrarietà degli Stati Uniti e di Israele verrà fermata.

E la seconda domanda, caro Vladimir Vladimirovich. Gli Stati Uniti d’America e l’Occidente sono decisi a denigrarti ancora una volta, perché il presidente russo Putin si rifiuta di negoziare. Hai annunciato le tue richieste e condizioni prima del vertice svizzero di Zelensky, ma loro non sono stati d’accordo. Le tue richieste sono ancora nella stessa forma? Non ti sei rifiutato di negoziare, vero?”

Vladimir Putin: Il mio collega mi ha appena chiesto dei nostri rapporti con l’Iran, della nostra disponibilità a fornire assistenza e così via.

La prima riguarda la situazione in Medio Oriente. L’ho detto oggi e voglio ripeterlo qui. Non credo che ci sia nessuno sulla terra il cui cuore non sanguini quando guarda cosa sta succedendo a Gaza. Sono morte circa quarantamila persone, per lo più donne e bambini. Quindi, qui la nostra valutazione è nota, dato come uscire dalla situazione. Stiamo anche parlando di questo. Questo può essere solo sulla strada per eliminare le cause. E la ragione principale è la mancanza di uno Stato di Palestina a pieno titolo, a pieno titolo. Dobbiamo attuare tutte le decisioni del Consiglio di sicurezza in quest’area.

Ma dobbiamo lavorare con tutti i partecipanti al processo e in nessun caso permettere che il conflitto cresca e peggiori. In particolare, dobbiamo lavorare con Israele, che, bisogna ammetterlo, ha comunque dovuto affrontare un attacco terroristico nell’ottobre dell’anno scorso.

Pertanto, dobbiamo analizzare la situazione con molta calma e attenzione, e in nessun caso tollerare risposte sproporzionate a questi atti terroristici, ma lavorare con tutti e ottenere una riduzione del livello di scontro, anche sulla pista libanese. Mi sembra che in generale questo sia possibile, ma bisogna agire con molta attenzione. Francamente, ho solo paura di dire una parola in più, perché ogni parola sciatta può danneggiare questo processo. In generale, vorrei ringraziarvi per aver sollevato questo argomento, perché è estremamente importante.

Per quanto riguarda i negoziati con l’Ucraina, l’ho già detto molte volte. Siamo grati al Presidente della Turchia, il signor Recep Tayyip Erdogan, che una volta ci ha fornito una piattaforma per i negoziati con la delegazione ucraina. Durante questo processo di negoziazione, alla fine del 2022, abbiamo elaborato un possibile documento, una bozza di accordo di pace, e la delegazione ucraina l’ha siglato, il che significa che andava tutto bene, e poi improvvisamente ha rifiutato.

Di recente, ancora una volta, la parte turca, un assistente del signor Erdogan, ha chiamato direttamente da New York e ha detto che ci sono nuove proposte che stanno chiedendo di prendere in considerazione per i negoziati. Ho accettato e ho detto: OK, siamo d’accordo. Il giorno dopo, il capo del regime di Kiev ha improvvisamente annunciato che non avrebbero tenuto alcun negoziato con noi. Abbiamo detto ai turchi: ragazzi, grazie, ovviamente, per la vostra partecipazione, ma prima vi occuperete dei vostri clienti, poi, che lo vogliano o no, lasciate che lo dicano direttamente. Per quanto ne sappiamo, lì in parlamento di nuovo non c’era una proposta di pace, ma una specie di altro piano, un “piano di vittoria”. Bene, bene.

Per quanto riguarda la vittoria: l’anno scorso, quando si è tentato di condurre le cosiddette operazioni di controffensiva, le perdite, a mio parere, ammontavano a circa 16 mila persone, queste sono sanitarie e irrevocabili. Ora, solo nell’ultimo mese circa, nella direzione di Kursk, a mio parere, ci sono già 26 mila perdite, 26 mila, anche sanitarie e irrevocabili. E l’anno scorso, durante la controffensiva, i tecnici hanno perso, a mio parere, temo di mentire, qualcosa come 18 mila veicoli. Ora sono quasi mille in più. Tuttavia, i carri armati hanno perso meno di quasi cento. Ma mi sembra che siano stati semplicemente utilizzati di meno, perché semplicemente ce n’erano meno nell’esercito ucraino.

Ma sarebbe meglio, ovviamente, sedersi al tavolo delle trattative e condurre queste trattative in base alle realtà e agli sviluppi sul campo. Ma i leader del regime di Kiev non vogliono farlo. Penso che ciò sia dovuto anche al fatto che l’inizio dei colloqui di pace porterebbe alla necessità di revocare la legge marziale, e le elezioni presidenziali dovrebbero tenersi subito dopo. A quanto pare, non sono ancora pronti. La palla è dalla loro parte.

Domanda: Dimmi, cosa sei pronto a fare per porre fine alla guerra in Ucraina e per cosa non sei pronto?

Grazie.

Vladimir Putin: Ho appena detto: siamo pronti a considerare qualsiasi opzione per accordi di pace, in base alle realtà che si stanno sviluppando sul campo. E non sono pronto per nient’altro.

: (come tradotto) Domanda Grazie mille, signor Presidente.

Vengo dall’Arabia Saudita.

Il gruppo BRICS ha probabilmente già superato la fase in cui veniva definito piattaforma. E ora può essere definito gestione centralizzata?

Penso che allo stadio attuale, i BRICS abbiano già bisogno di una qualche forma di amministrazione o organismo centralizzato per diventare una specie di centro per la gestione dei contatti in tutto il mondo. E, ad esempio, un paese che detiene la presidenza dei BRICS oggi potrebbe essere sostituito domani da un altro paese che potrebbe essere meno efficace nel suo approccio.

E il secondo punto è che la Russia vorrebbe creare un meccanismo del genere per l’interazione con i suoi partner. Una Banca centrale o una Nuova banca creata può interagire con altre banche in altri paesi, con banche simili? Quindi ora dobbiamo creare fondi che siano correlati a investimenti reciproci.

E l’ultima domanda: ha preso in considerazione la questione dell’adesione dell’Arabia Saudita ai BRICS?

Grazie.

Vladimir Putin: Innanzitutto, riguarda il lavoro organizzativo all’interno dei paesi BRICS. Sì, certo, ora è un’organizzazione, questo è un fatto ovvio. E hai assolutamente ragione quando dici che dobbiamo strutturare il lavoro di questa organizzazione. E naturalmente, i miei colleghi e io ci penseremo e lo faremo. Ma in generale, ognuno dei paesi partecipanti è autosufficiente e sinceramente, voglio sottolinearlo, sinceramente si impegna per lo sviluppo e il rafforzamento di questa unione. Quindi non penso che ci saranno fallimenti nel lavoro BRICS. Non lo vedo.

Ma allo stesso tempo, non vorremmo burocratizzare eccessivamente il lavoro di questa organizzazione, in modo da avere funzionari che guideranno auto di lusso, personale infinito, grandi stipendi e poi non è affatto chiaro chi fa cosa lì. Ma hai ragione quando dici che dobbiamo strutturare questo lavoro, ovviamente, e dobbiamo pensarci.

Per quanto riguarda la banca, ho già detto che abbiamo una New Development Bank. È ancora piccola. Ha finanziato 100 progetti per un totale di circa 32-33 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il processo di investimento, questa è una cosa molto importante e per paesi come l’Arabia Saudita, la Russia e altri paesi, la Cina, l’India, è molto importante poter investire in modo affidabile e sicuro in mercati in rapida crescita. Questa è una cosa estremamente importante. Queste sono le nostre proposte per creare una nuova piattaforma di investimento.

Per quanto riguarda l’Arabia Saudita, naturalmente, siamo in ottimi contatti con il nostro amico, il Principe ereditario, e abbiamo una relazione meravigliosa con il Custode dei Due Luoghi Santi, il Re dell’Arabia Saudita. Oggi, i rappresentanti dell’Arabia Saudita hanno preso parte al nostro lavoro congiunto. Ci auguriamo che continui ad espandersi.

: (come tradotto) Domanda Mi chiamo Bianca, sono corrispondente di GloboNews, la principale rete televisiva del Brasile.

Una domanda sul Venezuela. Ieri hai ringraziato il presidente Nicolas Maduro per tutti i suoi sforzi, inclusa la sua partecipazione ai BRICS, ma il Brasile è contrario. Vorrei sapere da che parte sta la Russia e se il Venezuela può unirsi ai BRICS anche contro la volontà del Brasile.

E una domanda sull’Ucraina. Hai anche ringraziato Brasile e Cina per i loro sforzi per risolvere il conflitto in Ucraina lungo un percorso politico. Vorrei chiedere, da uno a dieci, quali sono le possibilità che questo piano di pace abbia successo in Ucraina? E cosa è assolutamente inaccettabile, dal tuo punto di vista?

Grazie.

Vladimir Putin: Innanzitutto, per quanto riguarda le possibilità. Sai, è difficile per me, penso che sia persino inappropriato nominare numeri e punteggi da uno a dieci, anche perché… non voglio sembrare maleducato, ma il fatto di provare ad avviare negoziati e poi rifiutare questi tentativi… ti ho detto che l’Alto rappresentante turco ci ha chiamato direttamente da New York. E prima di allora, era la stessa cosa, e prima ancora, la Turchia ha anche preso l’iniziativa riguardo alla situazione nel Mar Nero – per garantire una sicura libertà di navigazione, per parlare e concludere determinati accordi e accordi sulla sicurezza degli impianti nucleari. E abbiamo accettato. E poi il capo del regime di Kiev ha dichiarato pubblicamente: niente negoziati. Abbiamo anche detto ai nostri amici turchi: ascoltate, risolverete la cosa lì, ci offrite un collegamento con loro, accettiamo, e poi sentiamo un rifiuto in un giorno – cosa dovrebbe significare? Allargano le mani così: ecco quanto sono difficili i partner così.

Perché dico che è molto difficile valutare in punti da uno a dieci? Il comportamento dell’élite ucraina oggi è molto irrazionale. Credimi, sto parlando di ciò che so. Non ti darò altre valutazioni in questo momento. Ad esempio, credo che persino le loro provocazioni nell’area di Kursk siano collegate a tentativi di interferire nella situazione politica interna e nel processo elettorale negli Stati Uniti. Vogliono a tutti i costi dimostrare all’attuale amministrazione e agli elettori dell’attuale amministrazione, questo partito, che i loro investimenti in Ucraina non sono stati vani. Con tutti i mezzi e a qualsiasi costo, anche a costo della vita dei loro soldati. Lavorano per loro, non per gli interessi del popolo ucraino. Pertanto, è molto difficile, quasi impossibile, valutare in alcuni punti.

Ora, per quanto riguarda il Brasile, la valutazione del Brasile su ciò che sta accadendo in Venezuela. Conosciamo queste valutazioni, e la nostra posizione sul Venezuela non coincide con quella del Brasile. Ne parlo apertamente, e ne ho parlato al telefono l’altro ieri con il Presidente del Brasile, con cui ho relazioni molto buone e, credo, amichevoli.

Il Venezuela sta lottando per la sua indipendenza, per la sua sovranità. Una volta, mi ricordo, il leader dell’opposizione è venuto in piazza dopo le elezioni precedenti, ha alzato gli occhi al cielo e ha detto che si considerava Presidente davanti al Signore. Divertente.

E poi abbiamo discusso di questa situazione con la leadership degli Stati Uniti. Bene, hanno sostenuto e sostengono ancora l’opposizione, ma sono rimasti modestamente in silenzio, hanno sorriso, e questo è tutto. Chiaramente, questo è ridicolo, giusto? Chiunque può uscire, alzare gli occhi al cielo e dichiararsi chiunque, incluso il Papa. Ma non succede neanche in questo modo. Non deve essere per forza così. Ci sono certe procedure di natura selettiva. Andate alle urne e vincete.

Crediamo che il Presidente Maduro abbia vinto le elezioni, ha vinto lealmente. Ha formato un governo. E auguriamo successo al suo Governo e al popolo venezuelano.

Ma spero vivamente che Brasile e Venezuela capiscano le loro relazioni bilaterali durante una discussione bilaterale. Conosco il Presidente Lulu come una persona molto perbene e onesta e sono sicuro che affronterà questa situazione da tali posizioni, da posizioni di natura oggettiva. E mi ha chiesto di trasmettere alcune parole al Presidente del Venezuela durante la nostra conversazione telefonica. Spero che la situazione si stabilizzi.

Per quanto riguarda l’ammissione del Venezuela o di qualsiasi altro stato ai BRICS, vorrei dire che ciò è possibile solo per consenso. Abbiamo una regola secondo cui per accettare qualsiasi candidato per questa organizzazione, l’associazione BRICS, è necessario il consenso di tutti i partecipanti di questa associazione. Senza questo, è impossibile fare un passo del genere.

Per favore non arrabbiarti, ma i miei colleghi mi stanno aspettando a un incontro bilaterale. Ho una scelta molto difficile tra discutere con te e andare lì. Mi dispiace, per favore non arrabbiarti con me.

Grazie mille. [La mia enfasi]

Le prostitute dei media BigLie dell’impero fuorilegge statunitense spiccano come grandi bolle di pelle sul naso in queste situazioni. Putin ha risposto loro in modo molto corretto usando le molte verità che sono dalla parte della Russia nonostante gli sforzi dei media BigLie e dei loro padroni di cancellare quelle verità.

A mio parere, Tursunbek Akun del Kirghizistan ha posto la domanda migliore alla conferenza stampa e ha proposto un’eccellente soluzione. Chiaramente avrebbe potuto essere più audace, e lo ha fatto rispetto ad altri membri dei media, nessuno dei quali promuoverò al suo livello come pari. Si potrebbe dire che Putin aveva pianificato di tenere le riunioni a margine dopo un’ora di conferenza stampa perché prevedeva tali antagonismi causati da BigLie Media. Quante volte puoi dare un calcio verbale all’inguine a questi presstitute prima che diventi noioso? Devono continuare a soffrire dopo essere stati trollati così spietatamente dalle truppe russe che hanno issato la bandiera della RPDC accanto al tricolore russo in cima a un cumulo di scorie vicino a Pokrovsk.

Putin ha dimostrato di essere consapevole della crescente burocrazia dei BRICS e li ha paragonati ai vuoti abiti dell’UE o della NATO senza nominarli come tali. Ci sono stati alcuni esempi dell’umorismo di Putin che spero i lettori abbiano notato senza che io lo chiedessi. Chiaramente, c’è ancora molto lavoro da fare nel menu dei BRICS e molti sono scettici sul fatto che il Brasile segua la Russia come presidente a causa della politica interna brasiliana, come riflesso dalla situazione con il Venezuela e dalla questione “medica” di Lula che lo ha tenuto lontano da Kazan. Ciò che non mi è chiaro è lo stato di appartenenza dell’Arabia Saudita, poiché ha annunciato il 2 gennaio 2024 che si sarebbe unita ai BRICS e ora non è elencata come membro in diversi organi di stampa, sebbene non ci siano articoli sul suo ritiro. Quindi, quello che avrebbe dovuto essere un BRICS+ di 11 membri ora ne ha solo 9. Forse la mancanza di giudizio che ha causato quel risultato è la vera ragione per cui non si sta verificando un’ulteriore espansione. A questo proposito, anche il ritiro della domanda dell’Algeria deve essere notato ed esaminato più a fondo. Le organizzazioni consensuali spesso non durano a lungo perché l’acrimonia interna inibisce la capacità di lavorare in modo efficiente, ottenere risultati e andare avanti. Sia Putin che Xi hanno mostrato un volto coraggioso di solidarietà interna, ma è questa la realtà? Un’altra domanda mi è venuta in mente ieri: quanto ammontano le quote associative e quanto devono aumentare per impiegare la burocrazia che si sta formando? C’è pochissima trasparenza su questa domanda, come ho appena scoperto nei miei tentativi di risposta.

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1. Noi, leader dei paesi BRICS, ci siamo incontrati a Kazan, Federazione Russa, dal 22 al 24 ottobre 2024 per il XVI Summit BRICS tenutosi sul tema: ”Rafforzare il multilateralismo per uno sviluppo e una sicurezza globali giusti”.

2. Ribadiamo l’importanza di rafforzare ulteriormente la solidarietà e la cooperazione BRICS sulla base dei nostri interessi comuni e delle nostre priorità chiave e di rafforzare ulteriormente la nostra partnership strategica.

3. Riaffermiamo il nostro impegno nei confronti dello spirito BRICS di rispetto e comprensione reciproci, uguaglianza sovrana, solidarietà, democrazia, apertura, inclusività, collaborazione e consenso. Mentre ci basiamo su 16 anni di Summit BRICS, ci impegniamo ulteriormente a rafforzare la cooperazione nei BRICS espansi sotto i tre pilastri della cooperazione politica e di sicurezza, economica e finanziaria, culturale e interpersonale e a rafforzare la nostra partnership strategica a beneficio del nostro popolo attraverso la promozione della pace, un ordine internazionale più rappresentativo e più equo, un sistema multilaterale rinvigorito e riformato, sviluppo sostenibile e crescita inclusiva.

4. Elogiamo la presidenza russa dei BRICS per aver ospitato un dialogo “outreach”/”BRICS Plus” con la partecipazione di EMDC provenienti da Africa, Asia, Europa, America Latina e Medio Oriente sotto il motto: “BRICS e Sud del mondo: costruire insieme un mondo migliore” a Kazan il 24 ottobre 2024.

5. Accogliamo con favore il notevole interesse dei paesi del Sud del mondo nei BRICS e sosteniamo le modalità della categoria dei paesi partner dei BRICS. Crediamo fermamente che estendere la partnership dei BRICS con gli EMDC contribuirà ulteriormente a rafforzare lo spirito di solidarietà e la vera cooperazione internazionale a beneficio di tutti. Ci impegniamo a promuovere ulteriormente lo sviluppo istituzionale dei BRICS.

Rafforzare il multilateralismo per un ordine mondiale più giusto e democratico

6. Notiamo l’emergere di nuovi centri di potere, decisioni politiche e crescita economica, che possono aprire la strada a un ordine mondiale multipolare più equo, giusto, democratico ed equilibrato. La multipolarità può ampliare le opportunità per gli EMDC di sbloccare il loro potenziale costruttivo e godere di una globalizzazione e cooperazione economica universalmente vantaggiosa, inclusiva ed equa. Tenendo presente la necessità di adattare l’attuale architettura delle relazioni internazionali per riflettere meglio le realtà contemporanee, riaffermiamo il nostro impegno per il multilateralismo e il rispetto del diritto internazionale, compresi gli Scopi e i Principi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite (ONU) come sua pietra angolare indispensabile, e il ruolo centrale dell’ONU nel sistema internazionale, in cui gli stati sovrani cooperano per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, promuovere lo sviluppo sostenibile, garantire la promozione e la protezione della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, nonché la cooperazione basata sulla solidarietà, il rispetto reciproco, la giustizia e l’uguaglianza. Sottolineiamo inoltre l’urgente necessità di raggiungere una rappresentanza geografica equa e inclusiva nella composizione del personale del Segretariato delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali in modo tempestivo.

7. Ribadiamo il nostro impegno a migliorare la governance globale promuovendo un sistema internazionale e multilaterale più agile, efficace, efficiente, reattivo, rappresentativo, legittimo, democratico e responsabile. Chiediamo di garantire una partecipazione maggiore e più significativa degli EMDC e dei paesi meno sviluppati, in particolare in Africa, America Latina e nei Caraibi, nei processi e nelle strutture decisionali globali e di renderli più in sintonia con le realtà contemporanee. Chiediamo inoltre di aumentare il ruolo e la quota di donne, in particolare degli EMDC, a diversi livelli di responsabilità nelle organizzazioni internazionali. Come passo positivo in questa direzione, riconosciamo la chiamata all’azione del G20 sulla riforma della governance globale lanciata dal Brasile durante la sua presidenza del G20. Riconosciamo inoltre dialoghi e partnership che rafforzano la cooperazione con il continente africano come il Summit del Forum sulla cooperazione Cina-Africa, il Summit del Forum India-Africa, il Summit Russia-Africa e la Conferenza ministeriale.

8. Riconoscendo la Dichiarazione di Johannesburg II del 2023, riaffermiamo il nostro sostegno a una riforma completa delle Nazioni Unite, incluso il suo Consiglio di sicurezza, al fine di renderlo più democratico, rappresentativo, efficace ed efficiente e di aumentare la rappresentanza dei paesi in via di sviluppo tra i membri del Consiglio in modo che possa rispondere adeguatamente alle sfide globali prevalenti e supportare le legittime aspirazioni dei paesi emergenti e in via di sviluppo di Africa, Asia e America Latina, inclusi i paesi BRICS, a svolgere un ruolo maggiore negli affari internazionali, in particolare nelle Nazioni Unite, incluso il suo Consiglio di sicurezza. Riconosciamo le legittime aspirazioni dei paesi africani, riflesse nel Consenso di Ezulwini e nella Dichiarazione di Sirte.

9. Riaffermiamo il nostro sostegno al sistema commerciale multilaterale basato su regole, aperto, trasparente, equo, prevedibile, inclusivo, equo, non discriminatorio e basato sul consenso con l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) al suo centro, con trattamento speciale e differenziato (S&DT) per i paesi in via di sviluppo, compresi i paesi meno sviluppati e respingiamo le misure restrittive commerciali unilaterali che sono incoerenti con le regole dell’OMC. Accogliamo con favore i risultati della 13a conferenza ministeriale ad Abu Dhabi (EAU) e ribadiamo il nostro impegno a lavorare per l’attuazione delle decisioni e delle dichiarazioni delle conferenze ministeriali dell’OMC. Notiamo tuttavia che c’è ancora bisogno di ulteriori sforzi in molte questioni in sospeso. Sottolineiamo l’importanza di riformare l’OMC e rafforzare la dimensione di sviluppo nel suo lavoro. Ci impegniamo a impegnarci in modo costruttivo all’interno dell’OMC per raggiungere l’obiettivo di fornire un sistema di risoluzione delle controversie vincolante a due livelli dell’OMC pienamente funzionante entro il 2024 accessibile a tutti e la selezione di nuovi membri dell’organo di appello senza ulteriori indugi. Accettiamo di migliorare il nostro dialogo sul sistema commerciale multilaterale e sulle questioni relative al WTO e accogliamo con favore l’istituzione del BRICS Informal Consultative Framework sulle questioni del WTO. Ribadiamo la decisione presa nell’ambito della Strategia per il partenariato economico BRICS 2025 di adottare misure per supportare la necessaria riforma del WTO per migliorare la resilienza, l’autorità e l’efficacia del WTO e promuovere lo sviluppo e l’inclusività.

10. Siamo profondamente preoccupati per l’effetto dirompente di misure coercitive unilaterali illecite, tra cui sanzioni illegali, sull’economia mondiale, sul commercio internazionale e sul raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Tali misure minano la Carta delle Nazioni Unite, il sistema commerciale multilaterale, gli accordi sullo sviluppo sostenibile e sull’ambiente. Hanno inoltre un impatto negativo sulla crescita economica, sull’energia, sulla salute e sulla sicurezza alimentare, esacerbando la povertà e le sfide ambientali.

11. Riaffermiamo il nostro impegno a mantenere una rete di sicurezza finanziaria globale forte ed efficace con al centro un FMI basato su quote e dotato di risorse adeguate. Chiediamo la riforma delle istituzioni di Bretton Woods, che includa una maggiore rappresentanza degli EMDC nelle posizioni di leadership per riflettere il contributo degli EMDC all’economia globale. Sosteniamo un processo di selezione basato sul merito, inclusivo ed equo per le posizioni di vertice nelle istituzioni di Bretton Woods, una maggiore rappresentanza geografica e il ruolo e la quota delle donne. Prendiamo atto dell’aumento delle quote alla 16a revisione generale delle quote (GRQ) e sollecitiamo i membri a ottenere le approvazioni nazionali per rendere efficace l’aumento delle quote. Accogliamo con favore la decisione di creare un 25° presidente presso il Consiglio esecutivo del FMI per migliorare la voce e la rappresentanza dell’Africa subsahariana. Riconosciamo l’urgenza e l’importanza del riallineamento delle quote per riflettere meglio le posizioni relative dei membri nell’economia mondiale, proteggendo al contempo le quote degli EMDC, in particolare, i membri più poveri. Accogliamo con favore il lavoro in corso del Consiglio esecutivo dell’FMI per sviluppare entro giugno 2025 possibili approcci come guida per un ulteriore riallineamento delle quote, anche attraverso una nuova formula delle quote, ai sensi del 17° GRQ. Le discussioni dovrebbero portare a un riallineamento delle quote equo e trasparente, che migliori la rappresentanza dei membri dell’FMI sottorappresentati e trasferisca la quota di quote dalle economie avanzate ai paesi emergenti e sviluppati. Attendiamo con ansia la revisione azionaria della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (IBRD) del 2025.

12. Riconosciamo il ruolo cruciale dei BRICS nel processo di miglioramento del sistema monetario e finanziario internazionale (IMFS), al fine di renderlo più reattivo alle esigenze di tutti i paesi. A questo proposito, prendiamo nota della ricerca della presidenza BRICS sul miglioramento dell’IMFS, che delinea i principi fondamentali di sicurezza, indipendenza, inclusione e sostenibilità cruciali per la prosperità economica e sociale. Incoraggiamo i nostri ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali/nazionali a continuare questo lavoro.

13. Sottolineiamo la natura universale e inclusiva dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dei suoi Obiettivi di sviluppo sostenibile, e che l’attuazione dovrebbe tenere conto delle diverse circostanze nazionali, capacità e livelli di sviluppo, nel rispetto delle politiche e delle priorità nazionali e in conformità con la legislazione nazionale. Faremo tutti gli sforzi per raggiungere lo sviluppo sostenibile nelle sue tre dimensioni e ci impegniamo a metterlo al centro dell’agenda della cooperazione internazionale al fine di affrontare meglio gli squilibri e le inadeguatezze dello sviluppo. Condanniamo i tentativi di sottoporre lo sviluppo a pratiche discriminatorie motivate politicamente, tra cui, ma non solo, misure coercitive unilaterali incompatibili con i principi della Carta delle Nazioni Unite, condizionalità politica esplicita o implicita dell’assistenza allo sviluppo, attività, volte a compromettere la molteplicità di fornitori internazionali di assistenza allo sviluppo.

14. Sottolineiamo il ruolo chiave del G20 come principale forum globale per la cooperazione economica e finanziaria multilaterale che fornisce una piattaforma per il dialogo tra economie sviluppate ed emergenti su un piano di parità e reciprocamente vantaggioso per cercare congiuntamente soluzioni condivise alle sfide globali. Riconosciamo l’importanza del funzionamento continuo e produttivo del G20, basato sul consenso con un focus sui risultati orientati ai risultati. Sosteniamo la Global Alliance against Hunger and Poverty e il lavoro della Task Force for a Global Mobilization against Climate Change, nonché la storica Dichiarazione di Rio de Janeiro sulla cooperazione fiscale internazionale. Attendiamo con ansia l’organizzazione di successo del summit dei leader del G20 a Rio de Janeiro nel novembre 2024 sotto la presidenza brasiliana e riaffermiamo la nostra volontà di coordinare le nostre posizioni per migliorare l’inclusività e amplificare la voce del Sud del mondo e integrare ulteriormente le loro priorità nell’agenda del G20 attraverso le presidenze consecutive del G20 degli stati membri BRICS, India, Brasile e Sud Africa, durante il 2023-2025 e oltre. A questo proposito, accogliamo e sosteniamo anche l’inclusione dell’Unione Africana come membro del G20 al G20 New Delhi Summit nel 2023.

15. Ribadiamo che gli obiettivi, i principi e le disposizioni della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), del suo Protocollo di Kyoto e del suo Accordo di Parigi, compresi i suoi principi di equità e responsabilità comuni ma differenziate e rispettive capacità (CBDR-RC) alla luce delle diverse circostanze nazionali, devono essere onorati. Condanniamo le misure unilaterali introdotte con il pretesto di preoccupazioni climatiche e ambientali e ribadiamo il nostro impegno a migliorare il coordinamento su queste questioni. Rafforzeremo la cooperazione su un’intera gamma di soluzioni e tecnologie che contribuiscono alla riduzione e all’eliminazione dei gas serra (GHG). Notiamo inoltre il ruolo dei pozzi di carbonio nell’assorbimento dei GHG e nella mitigazione dei cambiamenti climatici, evidenziando al contempo l’importanza dell’adattamento e sottolineando la necessità di un’adeguata fornitura di mezzi di attuazione, vale a dire risorse finanziarie, trasferimento di tecnologia e rafforzamento delle capacità.

16. Ricordiamo che l’UNFCCC, comprese le sessioni annuali della Conferenza delle Parti (COP), è il principale e legittimo forum internazionale per discutere la questione dei cambiamenti climatici in tutte le sue dimensioni. Siamo profondamente preoccupati per i tentativi di collegare la sicurezza all’agenda dei cambiamenti climatici. Vogliamo elogiare l’Egitto per aver ospitato la COP27 a Sharm El-Sheikh nel 2022, dove è stato istituito il Fondo per rispondere alle perdite e ai danni, e gli Emirati Arabi Uniti per aver ospitato la COP28 a Dubai nel 2023, dove il Fondo è diventato operativo. Accogliamo con favore il Consenso degli Emirati Arabi Uniti raggiunto alla COP28, inclusa la decisione intitolata “Risultato del primo inventario globale” e il Quadro degli Emirati Arabi Uniti per la resilienza climatica globale. Esprimiamo il nostro impegno per una COP29 di successo in Azerbaigian, con l’aspettativa di risultati solidi in materia di finanziamenti per il clima nei paesi in via di sviluppo, come fattore critico per realizzare le attuali e future azioni e ambizioni determinate a livello nazionale in materia di mitigazione, adattamento e perdite e danni. Sosteniamo la leadership del Brasile nell’ospitare la COP30 nel 2025 e accogliamo con favore la candidatura dell’India a ospitare la COP33 nel 2028.

17. Riaffermiamo l’importanza della conservazione della biodiversità, inclusa l’implementazione del Quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal. Esortiamo i paesi sviluppati a garantire la fornitura di risorse finanziarie adeguate, efficaci e facilmente accessibili ai paesi in via di sviluppo per promuovere la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità. Sottolineiamo l’importanza di migliorare la creazione di capacità, lo sviluppo e il trasferimento di tecnologia dai paesi sviluppati ai paesi in via di sviluppo per la conservazione, l’uso sostenibile e la condivisione giusta ed equa dei benefici derivanti dall’uso della biodiversità.

18. Riconosciamo che il degrado del suolo, la desertificazione e la siccità rappresentano gravi minacce per il benessere e i mezzi di sussistenza delle persone e dell’ambiente e, pur riconoscendo gli sforzi in corso per promuovere pratiche di gestione sostenibile del territorio, chiediamo l’urgente fornitura di maggiori risorse finanziarie, solide partnership e politiche integrate per affrontare le sfide del degrado del suolo, della desertificazione e della siccità. A questo proposito, attendiamo con ansia la prossima sedicesima sessione della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (UNCCD COP16) che si terrà a Riyadh, in Arabia Saudita, dal 2 al 13 dicembre 2024.

19. Alla luce degli sforzi globali per affrontare la sfida della scarsità d’acqua globale, diamo il benvenuto agli Emirati Arabi Uniti e al Senegal per aver co-ospitato la Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua del 2026 negli Emirati Arabi Uniti.

20. Pur apprezzando gli sforzi dei nostri paesi per preservare specie rare e notando l’elevata vulnerabilità dei grandi felini, prendiamo atto dell’iniziativa della Repubblica dell’India di creare un’International Big Cats Alliance e incoraggiamo i paesi BRICS a lavorare insieme per dare ulteriori contributi alla conservazione dei grandi felini. Prendiamo anche atto che gli Emirati Arabi Uniti hanno istituito il Mohamed bin Zayed Species Conservation Fund. A tale proposito incoraggiamo i paesi BRICS a migliorare la collaborazione collettiva nelle aree di conservazione e preservazione delle specie più vulnerabili.

21. Riaffermiamo la necessità che tutti i paesi cooperino nella promozione e nella protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali secondo i principi di uguaglianza e rispetto reciproco. Accettiamo di continuare a trattare tutti i diritti umani, incluso il diritto allo sviluppo, in modo equo e paritario, sullo stesso piano e con la stessa enfasi. Accettiamo di rafforzare la cooperazione su questioni di interesse comune sia all’interno dei BRICS che nei forum multilaterali, tra cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e il Consiglio per i diritti umani, tenendo conto della necessità di promuovere, proteggere e soddisfare i diritti umani in modo non selettivo, non politicizzato e costruttivo e senza doppi standard. Chiediamo il rispetto della democrazia e dei diritti umani. A questo proposito, sottolineiamo che dovrebbero essere implementati a livello di governance globale e nazionale. Riaffermiamo il nostro impegno a garantire la promozione e la protezione della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, con l’obiettivo di costruire un futuro condiviso più luminoso per la comunità internazionale basato su una cooperazione reciprocamente vantaggiosa.

22. Ribadiamo che le misure coercitive unilaterali, tra l’altro sotto forma di sanzioni economiche unilaterali e sanzioni secondarie contrarie al diritto internazionale, hanno implicazioni di vasta portata per i diritti umani, incluso il diritto allo sviluppo, della popolazione generale degli stati presi di mira, colpendo in modo sproporzionato i poveri e le persone in situazioni vulnerabili. Pertanto, chiediamo la loro eliminazione.

23. Ricordiamo la Dichiarazione di Durban e il Programma d’azione (DDPA) del 2001 e il Documento finale della Conferenza di revisione di Durban del 2009 e riconosciamo la necessità di intensificare la lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza correlata, nonché la discriminazione basata sulla religione, la fede o il credo, e tutte le loro forme contemporanee in tutto il mondo, comprese le allarmanti tendenze di crescente incitamento all’odio, e riconosciamo la risoluzione annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla “Combattimento della glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza correlata”.

Rafforzamento della cooperazione per la stabilità e la sicurezza globali e regionali

24. Sosteniamo fermamente un dialogo BRICS rafforzato su questioni di politica e sicurezza. Accogliamo con favore la dichiarazione congiunta dei ministri degli esteri e delle relazioni internazionali dei BRICS riuniti a Nizhny Novgorod il 10 giugno 2024 e prendiamo atto della 14a riunione dei consiglieri per la sicurezza nazionale e degli alti rappresentanti dei BRICS per la sicurezza nazionale tenutasi il 10-11 settembre 2024 a San Pietroburgo.

25. Restiamo preoccupati per l’aumento della violenza e per i continui conflitti armati in diverse parti del mondo, compresi quelli che hanno un impatto significativo sia a livello regionale che internazionale. Ribadiamo il nostro impegno per la risoluzione pacifica delle controversie attraverso la diplomazia, la mediazione, il dialogo inclusivo e le consultazioni in modo coordinato e cooperativo e sosteniamo tutti gli sforzi che favoriscono la risoluzione pacifica delle crisi. Sottolineiamo la necessità di impegnarci in sforzi di prevenzione dei conflitti, anche affrontandone le cause profonde. Riconosciamo le legittime e ragionevoli preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi. Chiediamo la protezione del patrimonio culturale, in particolare nelle regioni colpite da conflitti, per prevenire la distruzione e il traffico illecito di beni culturali, che è fondamentale per preservare la storia e l’identità delle comunità colpite.

26. Sottolineiamo che la tolleranza e la coesistenza pacifica sono tra i valori e i principi più importanti per le relazioni tra nazioni e società. A questo proposito, accogliamo con favore l’adozione della risoluzione 2686 del Consiglio di sicurezza e di altre risoluzioni delle Nazioni Unite in merito che godono del sostegno consensuale degli stati membri delle Nazioni Unite.

27. Ribadiamo la necessità del pieno rispetto del diritto umanitario internazionale nelle situazioni di conflitto e della fornitura di aiuti umanitari in conformità con i principi fondamentali di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza stabiliti nella risoluzione 46/182 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Invitiamo la comunità internazionale a cercare risposte collettive alle sfide globali e regionali e alle minacce alla sicurezza, incluso il terrorismo. Sottolineiamo la necessità di rispettare gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite. Ribadiamo che le differenze e le controversie tra i paesi dovrebbero essere risolte pacificamente attraverso il dialogo e la consultazione. Sottolineiamo inoltre la necessità di rispettare le legittime e ragionevoli preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi. Sottolineiamo la necessità di una partecipazione piena, equa e significativa delle donne nei processi di pace, inclusa la prevenzione e risoluzione dei conflitti, il mantenimento della pace, la costruzione della pace, la ricostruzione e lo sviluppo post-conflitto e il mantenimento della pace.

28. Siamo profondamente preoccupati per i continui conflitti e l’instabilità nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA), prendendo atto della dichiarazione congiunta dei viceministri degli esteri e degli inviati speciali dei BRICS nel loro incontro del 25 aprile 2024.

29. Piangiamo la tragica perdita di vite civili nel recente periodo ed esprimiamo solidarietà a tutte le vittime civili e alle loro famiglie. Chiediamo misure urgenti, in conformità con il diritto internazionale, per garantire la protezione delle vite.

30. Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione e della crisi umanitaria nei Territori palestinesi occupati, in particolare per l’escalation senza precedenti della violenza nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania a seguito dell’offensiva militare israeliana, che ha portato a uccisioni di massa e feriti tra i civili, sfollamenti forzati e distruzione diffusa delle infrastrutture civili. Sottolineiamo l’urgente necessità di un cessate il fuoco immediato, completo e permanente nella Striscia di Gaza, del rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e detenuti di entrambe le parti che sono tenuti illegalmente prigionieri e della fornitura senza ostacoli, sostenibile e su larga scala di aiuti umanitari alla Striscia di Gaza, e della cessazione di tutte le azioni aggressive. Denunciamo gli attacchi israeliani contro le operazioni umanitarie, le strutture, il personale e i punti di distribuzione. A tal fine, chiediamo la piena attuazione delle risoluzioni 2712 (2023), 2720 (2024), 2728 (2024) e 2735 (2024) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e, a questo proposito, accogliamo con favore i continui sforzi della Repubblica araba d’Egitto, dello Stato del Qatar, di altri sforzi regionali e internazionali per raggiungere un cessate il fuoco immediato, accelerare la consegna degli aiuti umanitari e il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza. Chiediamo il rispetto del diritto internazionale. Siamo inoltre allarmati dal fatto che l’ulteriore escalation del conflitto nella Striscia di Gaza alimenti la tensione, l’estremismo e gravi conseguenze negative sia a livello regionale che globale. Invitiamo tutte le parti interessate ad agire con la massima moderazione e ad evitare azioni di escalation e dichiarazioni provocatorie. Riconosciamo le misure provvisorie della Corte internazionale di giustizia nei procedimenti legali istituiti dal Sudafrica contro Israele. Riaffermiamo il nostro sostegno alla piena adesione dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite nel contesto dell’impegno incrollabile nei confronti della visione della soluzione dei due Stati basata sul diritto internazionale, comprese le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e l’Iniziativa di pace araba che include la creazione di uno Stato di Palestina sovrano, indipendente e vitale in linea con i confini riconosciuti a livello internazionale del giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale, che viva fianco a fianco in pace e sicurezza con Israele.

31. Esprimiamo preoccupazione per la situazione nel Libano meridionale. Condanniamo la perdita di vite civili e gli immensi danni alle infrastrutture civili derivanti dagli attacchi di Israele nelle aree residenziali in Libano e chiediamo l’immediata cessazione degli atti militari. Sottolineiamo la necessità di preservare la sovranità e l’integrità territoriale dello Stato del Libano e di creare le condizioni per una soluzione politica e diplomatica al fine di salvaguardare la pace e la stabilità in Medio Oriente, sottolineando al contempo l’importanza della rigorosa osservanza delle risoluzioni 1701 (2006) e 2749 (2024) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Condanniamo fermamente gli attacchi al personale delle Nazioni Unite, le minacce alla loro sicurezza e invitiamo Israele a cessare immediatamente tali attività.

32. Esprimiamo preoccupazione per i crescenti incidenti di attacchi terroristici legati alle capacità ICT. A questo proposito, condanniamo l’atto terroristico premeditato di far esplodere dispositivi di comunicazione portatili a Beirut il 17 settembre 2024, che ha causato la perdita di vite umane e il ferimento di decine di civili. Ribadiamo che questi attacchi costituiscono una grave violazione del diritto internazionale.

33. Sottolineiamo l’importanza di garantire l’esercizio dei diritti e delle libertà di navigazione delle imbarcazioni di tutti gli stati nel Mar Rosso e nello stretto di Bab Al-Mandab, in conformità con il diritto internazionale. Incoraggiamo maggiori sforzi diplomatici da parte di tutte le parti a tal fine, anche affrontando le cause del conflitto e il continuo sostegno al dialogo e al processo di pace dello Yemen sotto gli auspici delle Nazioni Unite.

34. Sottolineiamo che la sovranità e l’integrità territoriale della Siria devono essere rigorosamente rispettate. Condanniamo la presenza militare straniera illegale che porta ad aumentare i rischi di un conflitto su larga scala nella regione. Sottolineiamo che le sanzioni unilaterali illegali aggravano seriamente la sofferenza del popolo siriano.

35. Condanniamo l’attacco contro i locali diplomatici della Repubblica islamica dell’Iran nella capitale siriana Damasco da parte di Israele il 1° aprile 2024 che costituisce una violazione del principio fondamentale dell’inviolabilità dei locali diplomatici e consolari ai sensi della Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche e della Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari.

36. Ricordiamo le posizioni nazionali relative alla situazione in Ucraina e nei dintorni, come espresse nei forum appropriati, tra cui l’UNSC e l’UNGA. Sottolineiamo che tutti gli stati dovrebbero agire in modo coerente con gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite nella loro interezza e interrelazione. Prendiamo atto con apprezzamento delle pertinenti proposte di mediazione e buoni uffici, volte a una risoluzione pacifica del conflitto attraverso il dialogo e la diplomazia.

37. Sottolineiamo l’importanza della piena attuazione del JCPOA approvato dalla UNSCR 2231 (2015) e sottolineiamo l’importanza di un approccio costruttivo basato sulla buona fede da parte di tutti gli attori rilevanti per riprendere la piena attuazione degli impegni del JCPOA da parte di tutte le parti.

38. Ribadiamo che il principio “Soluzioni africane ai problemi africani” dovrebbe continuare a fungere da base per la risoluzione dei conflitti nel continente africano. A questo proposito, riconosciamo il ruolo fondamentale dell’Unione Africana nella prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti in Africa. Riaffermiamo il nostro sostegno agli sforzi di pace africani nel continente, compresi quelli intrapresi dall’Unione Africana e dalle organizzazioni subregionali africane in linea con i principi di proprietà africana, complementarietà e sussidiarietà.

39. Lodiamo gli sforzi e i risultati dei paesi africani nel perseguire la pace e lo sviluppo e nel combattere la crescente piaga del terrorismo in Africa, in particolare nel Corno d’Africa e nel Sahel, e chiediamo di canalizzare più risorse globali antiterrorismo verso i paesi in via di sviluppo per aiutare i paesi africani, in particolare quelli colpiti, a migliorare la loro capacità di sviluppo antiterrorismo. Lodiamo gli sforzi intrapresi dai paesi africani, dall’Unione Africana, dalle organizzazioni subregionali africane e dalle Nazioni Unite nel promuovere il processo di pace nel Sudan del Sud, stabilizzando la situazione nella Repubblica Centrafricana e il successo del governo del Mozambico sostenuto dalla Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC) in risposta alla minaccia terroristica nel nord del paese.

40. Esprimiamo profonda preoccupazione per l’escalation di violenza e la crisi umanitaria in Sudan e ribadiamo il nostro appello per un cessate il fuoco immediato, permanente e incondizionato e per una risoluzione pacifica del conflitto con l’impegno nei colloqui di pace come unico modo per porre fine a questo conflitto, un accesso duraturo, urgente e senza ostacoli della popolazione sudanese all’assistenza umanitaria e l’aumento dell’assistenza umanitaria al Sudan e agli stati vicini. Condanniamo l’attacco alla residenza del Capo della missione dell’Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti in Sudan il 29 settembre 2024, che ha causato ingenti danni ai locali situati in una zona residenziale di Khartoum. Sottolineiamo il principio fondamentale dell’inviolabilità dei locali diplomatici e consolari e gli obblighi degli Stati riceventi, inclusi quelli previsti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961 e dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963.

41. Deploriamo il brutale attacco delle gang a Pont Sondé, ad Haiti, che ha causato la morte e lo sfollamento forzato di civili, ed esprimiamo profonda preoccupazione per il continuo deterioramento della sicurezza, della situazione umanitaria ed economica ad Haiti. Lodiamo l’istituzione del Consiglio presidenziale di transizione di Haiti e la creazione di un consiglio elettorale, come passaggi essenziali per risolvere l’attuale crisi. Sottolineiamo che l’attuale crisi richiede una soluzione guidata da Haiti che comprenda il dialogo nazionale e inclusivo e la creazione di un consenso tra le forze politiche locali, le istituzioni e la società e invitiamo la comunità internazionale a sostenere gli sforzi del governo ad interim per smantellare le gang, migliorare la situazione della sicurezza e gettare le basi per uno sviluppo sociale ed economico duraturo nel paese e tenere elezioni generali entro la fine del 2025. Sosteniamo il ruolo delle Nazioni Unite nel fornire assistenza umanitaria e sottolineiamo la necessità di una cooperazione internazionale per affrontare efficacemente le crisi multiformi di Haiti.

42. Sottolineiamo la necessità di una soluzione pacifica urgente in Afghanistan per rafforzare la sicurezza e la stabilità regionali. Sosteniamo l’Afghanistan come uno stato indipendente, unito e pacifico, libero da terrorismo, guerra e droga. Sollecitiamo misure più visibili e verificabili in Afghanistan per garantire che il territorio dell’Afghanistan non venga utilizzato dai terroristi. Sottolineiamo la necessità di fornire assistenza umanitaria urgente e ininterrotta al popolo afghano e di salvaguardare i diritti fondamentali di tutti gli afghani, comprese donne, ragazze e diversi gruppi etnici. Invitiamo le autorità afghane a revocare l’effettivo divieto di istruzione secondaria e superiore per le ragazze. Sottolineiamo il ruolo primario ed efficace delle piattaforme regionali e dei paesi confinanti con l’Afghanistan e accogliamo con favore gli sforzi di tali piattaforme e iniziative regionali per facilitare la soluzione afghana.

43. Chiediamo il rafforzamento della non proliferazione e del disarmo per salvaguardare e mantenere la stabilità globale e la pace e la sicurezza internazionale. Prendiamo atto dell’importanza fondamentale degli sforzi volti ad accelerare l’attuazione delle risoluzioni sulla creazione di una zona libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa in Medio Oriente, inclusa la conferenza convocata ai sensi della decisione 73/546 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Invitiamo tutte le parti invitate a partecipare a questa conferenza in buona fede e a impegnarsi in questo sforzo in modo costruttivo.

44. Chiediamo inoltre la piena attuazione della risoluzione 1540 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che offre agli stati un importante impulso per adottare misure efficaci e solide a livello nazionale per impedire che le armi di distruzione di massa, i loro mezzi di consegna e i materiali correlati finiscano nelle mani di attori non statali, compresi i terroristi, nonché quadri di cooperazione a livello internazionale per questo scopo.

45. Riaffermiamo il nostro sostegno per garantire la sostenibilità a lungo termine delle attività nello spazio extra-atmosferico e la prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio extra-atmosferico (PAROS) e della sua militarizzazione, anche attraverso negoziati per adottare uno strumento giuridico multilaterale pertinente per garantire la sicurezza globale. Riconosciamo la presentazione del progetto di trattato aggiornato sulla prevenzione del posizionamento di armi nello spazio extra-atmosferico, della minaccia o dell’uso della forza contro oggetti dello spazio extra-atmosferico (PPWT) alla Conferenza sul disarmo nel 2014 come un passo importante verso questo obiettivo. Accogliamo con favore l’adozione consensuale del rapporto del gruppo di esperti governativi delle Nazioni Unite su ulteriori misure pratiche per la prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio il 16 agosto 2024, che ha fornito elementi sostanziali di uno strumento giuridicamente vincolante su PAROS. Sottolineiamo che impegni pratici e non vincolanti, come le misure di trasparenza e rafforzamento della fiducia (TCBM), e norme, regole e principi universalmente concordati possono anche contribuire a PAROS.

46. Ricordando i rispettivi obblighi dei nostri Stati nel campo dei controlli sulle esportazioni derivanti da pertinenti strumenti giuridici riconosciuti a livello internazionale, sottolineiamo la nostra determinazione a migliorare il dialogo e la cooperazione in questa sfera tenendo debitamente conto del necessario equilibrio tra non proliferazione e usi pacifici della tecnologia, garantendo al contempo i legittimi diritti degli Stati a partecipare al più ampio scambio possibile di informazioni, attrezzature e materiali scientifici e tecnologici per scopi pacifici.

47. Ribadiamo la nostra inequivocabile condanna del terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, in qualsiasi momento, luogo e da chiunque venga commesso, ribadendo che non dovrebbe essere associato ad alcuna religione, nazionalità, civiltà o gruppo etnico. Sottolineiamo che il terrorismo è una minaccia comune, che richiede un approccio globale ed equilibrato a livello globale e regionale, tenendo in debita considerazione le priorità nazionali degli Stati. Ci impegniamo a rafforzare ulteriormente la cooperazione internazionale e regionale per prevenire e contrastare le minacce terroristiche sulla base del pieno rispetto della sovranità e della sicurezza degli Stati e in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale. Riconosciamo che gli Stati hanno la responsabilità primaria nella prevenzione e nella lotta al terrorismo, con le Nazioni Unite che continuano a svolgere un ruolo centrale e di coordinamento in quest’area. Riconosciamo che qualsiasi atto di terrorismo è criminale e ingiustificabile, indipendentemente dalle sue motivazioni, e sottolineiamo la necessità di garantire una forte risposta collettiva alle minacce terroristiche persistenti ed emergenti senza doppi standard. Rifiutiamo qualsiasi tentativo di politicizzazione delle questioni antiterrorismo e l’uso di gruppi terroristici per raggiungere fini politici. Ci impegniamo ad adottare misure decisive per prevenire e interrompere la diffusione dell’ideologia terroristica e la radicalizzazione, l’uso improprio delle tecnologie moderne a fini terroristici, i movimenti transfrontalieri di terroristi, il finanziamento del terrorismo e altre forme di sostegno al terrorismo, l’incitamento a commettere atti terroristici, nonché il reclutamento di combattenti terroristi stranieri. Chiediamo una rapida finalizzazione e adozione della Convenzione globale sul terrorismo internazionale nel quadro delle Nazioni Unite. Chiediamo azioni concertate contro tutti i terroristi e le entità terroristiche designate dalle Nazioni Unite.

48. Non vediamo l’ora di rafforzare ulteriormente la cooperazione pratica antiterrorismo. Accogliamo con favore le attività del BRICS Counter-Terrorism Working Group (CTWG) e dei suoi cinque sottogruppi basati sulla BRICS Counter-Terrorism Strategy e sul BRICS Counter-Terrorism Action Plan, inclusa l’adozione del Position Paper del CTWG.

49. Ribadiamo il nostro impegno a prevenire e combattere i flussi finanziari illeciti, il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo, il traffico di droga, la corruzione e l’uso improprio delle nuove tecnologie, comprese le criptovalute, per scopi illegali e terroristici. Riaffermiamo il nostro impegno nei confronti dei principi di natura tecnica e non politicizzata della cooperazione internazionale anticrimine, anche allo scopo di prevenire e stabilire tracce finanziarie di questi crimini. Prendiamo atto della necessità di rafforzare ulteriormente tale cooperazione sulla base degli strumenti giuridici internazionali pertinenti di cui i paesi BRICS sono parti, comprese le pertinenti convenzioni e risoluzioni ONU, convenzioni e trattati regionali.

50. Chiediamo un dialogo rafforzato all’interno dei BRICS sulle questioni del riciclaggio di denaro e del contrasto al finanziamento del terrorismo con la partecipazione delle parti interessate pertinenti. Sottolineiamo l’importanza di creare condizioni per lo sviluppo sicuro delle giovani generazioni, riducendo il rischio del loro coinvolgimento in attività illegali e accogliamo con favore lo sviluppo di progetti internazionali pertinenti con la partecipazione dei giovani.

51. Esprimiamo preoccupazione per la situazione relativa alla produzione, al traffico e all’abuso di droga illecita in tutto il mondo, riconosciamo che minaccia seriamente la sicurezza pubblica e la stabilità internazionale e regionale, la salute, la sicurezza e il benessere dell’umanità e compromette anche lo sviluppo sostenibile degli Stati. Riconosciamo il nostro impegno nei confronti dell’attuale meccanismo internazionale di controllo della droga basato su tre convenzioni ONU sul controllo della droga. Riconosciamo l’importanza di migliorare la cooperazione antidroga e rafforzare i contatti tra le autorità di contrasto alla droga dei BRICS e, a questo proposito, accogliamo con favore la dichiarazione congiunta adottata alla riunione del gruppo di lavoro antidroga dei BRICS a Mosca il 22 maggio 2024.

52. Consideriamo la lotta alla criminalità organizzata transnazionale come una delle aree chiave per la cooperazione internazionale delle forze dell’ordine. Notiamo inoltre che questa cooperazione non deve essere politicizzata in quanto può causare danni alla lotta complessiva contro la criminalità. Esprimiamo particolare preoccupazione per i crimini che influenzano l’ambiente e che devono essere affrontati.

53. Siamo risoluti a promuovere la cooperazione BRICS nella prevenzione e nella lotta contro la corruzione e a rafforzare il nostro coordinamento sulle principali questioni dell’agenda internazionale anticorruzione, inclusa la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione. Siamo determinati a onorare il nostro impegno e chiediamo alla comunità internazionale di rafforzare la cooperazione sulla negazione di un rifugio sicuro alla corruzione. Accogliamo con favore il documento “Formulazione della visione comune dei BRICS e azione congiunta sulla cooperazione rafforzata contro la corruzione e il recupero e la restituzione di beni e proventi della corruzione” e attribuiamo importanza alla sua messa in pratica in conformità con i nostri quadri nazionali. Apprezziamo l’emissione della nota analitica sul recupero dei beni nei paesi BRICS da parte dell’Anti-Corruption Working Group (ACWG) e i suoi sforzi per intensificare la collaborazione tra i nostri professionisti nel recupero dei beni. Elogiamo inoltre l’ACWG per aver aggiornato il documento sulla cooperazione BRICS nell’istruzione anticorruzione, nella condivisione delle conoscenze e nello sviluppo delle capacità che confronta i nostri risultati collettivi, tra cui una serie di iniziative di esperti tenutesi quest’anno, e traccia una via da seguire in quest’area prioritaria.

54. Riconosciamo l’enorme potenziale delle ICT nel colmare i divari digitali per la crescita e lo sviluppo socioeconomico. Riconosciamo anche le sfide e le minacce derivanti dal regno digitale e al suo interno. Chiediamo un approccio globale, equilibrato e oggettivo allo sviluppo e alla sicurezza dei prodotti e dei sistemi ICT, nonché allo sviluppo e all’implementazione di norme e standard comuni interoperabili a livello globale per la sicurezza della supply chain. Siamo preoccupati per l’aumento della frequenza e della sofisticatezza dell’uso dannoso delle ICT. A questo proposito, sottolineiamo l’importanza della cooperazione internazionale nella prevenzione e nel contrasto all’uso delle ICT a fini criminali e pertanto attendiamo con ansia l’adozione alla 79a sessione dell’UNGA del progetto di Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica; Rafforzamento della cooperazione internazionale per combattere determinati crimini commessi tramite sistemi di tecnologie dell’informazione e della comunicazione e per la raccolta, la conservazione e la condivisione di prove in formato elettronico di reati gravi. Riteniamo inoltre che l’assistenza tecnica e il rafforzamento delle capacità siano fondamentali per sviluppare risorse, competenze, politiche e istituzioni necessarie per aumentare la sicurezza degli Stati, migliorando al contempo la resilienza ICT e accelerando la trasformazione digitale degli Stati, tenendo in particolare considerazione gli interessi e le esigenze degli Stati in via di sviluppo. Sottolineiamo il ruolo guida delle Nazioni Unite nel promuovere il dialogo per forgiare intese comuni nella sicurezza e nell’uso delle ICT, comprese le discussioni sullo sviluppo di un quadro giuridico universale in questo ambito e l’ulteriore sviluppo e implementazione di norme, regole e principi universalmente concordati per un comportamento responsabile degli Stati nell’uso delle ICT. Elogiamo il lavoro in corso dell’OEWG delle Nazioni Unite sulla sicurezza e nell’uso delle ICT 2021-2025 come unico meccanismo globale e inclusivo su questa questione e sosteniamo l’istituzione tramite consenso di un meccanismo permanente a binario unico, guidato dallo Stato sotto gli auspici delle Nazioni Unite, che riferisca al Primo Comitato dell’UNGA, riconoscendo l’importanza del principio del consenso sia per quanto riguarda l’istituzione del futuro meccanismo stesso sia per i processi decisionali del meccanismo. Ci impegniamo a promuovere il rispetto della sovranità degli Stati e l’uguaglianza sovrana nell’ambiente ICT e ci opponiamo ad azioni unilaterali che potrebbero minare la cooperazione internazionale in questo ambito, inclusa la sostenibilità delle catene di fornitura globali.

55. Riconosciamo i progressi compiuti nella promozione della cooperazione BRICS in conformità con la Roadmap of Practical Cooperation on Ensuring Security in the Use of ICTs e il suo rapporto sui progressi, inclusa l’istituzione e l’ulteriore operatività della BRICS Points of Contact Directory per la cooperazione pragmatica tra entità nazionali responsabili della risposta agli incidenti ICT come misura di rafforzamento della fiducia. Sottolineiamo l’importanza di stabilire quadri di cooperazione tra gli stati membri BRICS per garantire la sicurezza nell’uso delle ICT. Riconosciamo inoltre la necessità di promuovere la cooperazione pratica intra-BRICS attraverso le attività del BRICS Working Group sulla sicurezza nell’uso delle ICT.

56. Esprimiamo seria preoccupazione per la diffusione esponenziale e la proliferazione di disinformazione, cattiva informazione, inclusa la propagazione di false narrazioni e fake news, nonché discorsi d’odio, in particolare sulle piattaforme digitali, che alimentano radicalizzazione e conflitti. Mentre riaffermiamo l’impegno per la sovranità degli Stati, sottolineiamo l’importanza dell’integrità delle informazioni e di garantire il libero flusso e l’accesso pubblico a informazioni accurate basate sui fatti, inclusa la libertà di opinione ed espressione, nonché l’alfabetizzazione digitale e mediatica, al fine di consentire una connettività significativa, in conformità con il diritto nazionale e internazionale applicabile.

Promuovere la cooperazione economica e finanziaria per uno sviluppo globale equo

57. Ricordando la Dichiarazione di Johannesburg II del 2023, ribadiamo la nostra ferma convinzione che la cooperazione multilaterale sia essenziale per limitare i rischi derivanti dalla frammentazione geopolitica e geoeconomica e ci impegniamo a intensificare gli sforzi in aree di reciproco interesse, tra cui, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, commercio, riduzione della povertà e della fame, sviluppo sostenibile, incluso l’accesso a energia, acqua e cibo, carburante, fertilizzanti, nonché mitigazione e adattamento all’impatto del cambiamento climatico, istruzione e salute, inclusa la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie.

58. Sottolineiamo l’importanza della piena attuazione dell’Agenda d’azione di Addis Abeba adottata alla Terza conferenza internazionale sul finanziamento per lo sviluppo nel 2015 e dell’effettiva partecipazione dei paesi in via di sviluppo alla Quarta conferenza internazionale sul finanziamento per lo sviluppo, che si terrà in Spagna dal 30 giugno al 3 luglio 2025. Invitiamo i paesi sviluppati a onorare il loro impegno per il finanziamento dello sviluppo e incoraggiare la loro cooperazione con i paesi in via di sviluppo in diverse aree di sviluppo, tra cui tassazione, debito, commercio, assistenza ufficiale allo sviluppo, trasferimento di tecnologia e riforma dell’architettura finanziaria internazionale.

59. Sottolineiamo la necessità di riformare l’attuale architettura finanziaria internazionale per affrontare le sfide finanziarie globali, tra cui la governance economica globale, per rendere l’architettura finanziaria internazionale più inclusiva e giusta.

60. Notiamo che gli alti livelli di debito in alcuni paesi riducono lo spazio fiscale necessario per affrontare le sfide di sviluppo in corso aggravate dagli effetti di ricaduta degli shock esterni, in particolare dalle fluttuazioni delle politiche finanziarie e monetarie in alcune economie avanzate, nonché dai problemi intrinseci dell’architettura finanziaria internazionale. Gli alti tassi di interesse e le condizioni di finanziamento più restrittive peggiorano le vulnerabilità del debito in molti paesi. Riteniamo che sia necessario affrontare il debito internazionale in modo appropriato e olistico per supportare la ripresa economica e lo sviluppo sostenibile, tenendo conto delle leggi e delle procedure interne di ogni nazione, accompagnate da un debito estero sostenibile e da prudenza fiscale. Riconosciamo la necessità di affrontare in modo efficace, completo e sistematico le vulnerabilità del debito dei paesi a basso e medio reddito. Uno degli strumenti, tra gli altri, per affrontare collettivamente le vulnerabilità del debito è attraverso l’attuazione prevedibile, ordinata, tempestiva e coordinata del Quadro comune del G20 per il trattamento del debito con la partecipazione di creditori bilaterali ufficiali, creditori privati ​​e banche multilaterali di sviluppo (MDB) in linea con il principio di azione congiunta e di equa condivisione degli oneri.

61. Riconosciamo che l’uso della finanza mista è un modo efficace per mobilitare capitale privato per finanziare progetti infrastrutturali. Notiamo l’importante ruolo delle banche multilaterali di sviluppo e delle istituzioni finanziarie per lo sviluppo, in particolare delle banche nazionali di sviluppo, nell’incrementare istituzionalmente l’uso della finanza mista e di altri strumenti, contribuendo così al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile in conformità con le esigenze e le priorità specifiche di ogni paese. A tal fine, elogiamo il lavoro della BRICS Public-Private Partnership and Infrastructure Task Force e approviamo il suo Technical Report on Infrastructure Projects Blended Finance.

62. Riconosciamo il ruolo chiave della New Development Bank (NDB) nella promozione delle infrastrutture e dello sviluppo sostenibile dei suoi paesi membri. Sosteniamo l’ulteriore sviluppo della NDB e il miglioramento della governance aziendale e dell’efficacia operativa verso l’adempimento della strategia generale della NDB per il 2022-2026. Sosteniamo la NDB nell’espansione continua del finanziamento in valuta locale e nel rafforzamento dell’innovazione negli strumenti di investimento e finanziamento. Incoraggiamo la Banca a seguire principi guidati dai membri e guidati dalla domanda, l’impiego di meccanismi di finanziamento innovativi per mobilitare finanziamenti da fonti diversificate e, a questo proposito, riconosciamo l’iniziativa di creare una nuova piattaforma di investimento per sfruttare l’infrastruttura istituzionale esistente della NDB per aumentare il flusso di investimenti nei paesi dei BRICS e nei meccanismi del Sud del mondo. Sosteniamo il potenziamento della creazione di capacità e dello scambio di conoscenze, anche creando sinergie con fonti di conoscenza provenienti dai paesi in via di sviluppo, l’assistenza dei paesi membri nel raggiungimento degli SDG e l’ulteriore miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia per adempiere al suo mandato, mirando a essere un’istituzione di sviluppo multilaterale di prim’ordine per i paesi in via di sviluppo. Accettiamo di sviluppare congiuntamente la New Development Bank in un nuovo tipo di MDB nel 21° secolo. Esortiamo la Banca a svolgere il suo scopo e le sue funzioni in conformità con gli Articoli di accordo della New Development Bank in modo equo e non discriminatorio. Sosteniamo l’ulteriore espansione dell’adesione alla NDB e l’esame accelerato delle domande dei paesi BRICS in linea con la strategia generale della NDB e le relative politiche.

63. Accogliamo con favore l’attenzione del BRICS Interbank Cooperation Mechanism (ICM) sulla facilitazione e l’espansione di pratiche e approcci finanziari innovativi per progetti e programmi, inclusa la ricerca di meccanismi accettabili di finanziamento in valute locali. Accogliamo con favore un dialogo continuo tra l’ICM e la NDB.

64. Riconosciamo l’importante ruolo dei paesi BRICS che lavorano insieme per affrontare i rischi e le sfide dell’economia mondiale nel raggiungimento della ripresa globale e dello sviluppo sostenibile. Riaffermiamo il nostro impegno a migliorare il coordinamento delle politiche macroeconomiche, approfondire la cooperazione economica e lavorare per realizzare una ripresa economica forte, sostenibile, equilibrata e inclusiva. Sottolineiamo l’importanza di continuare ad attuare la Strategia per il partenariato economico BRICS 2025 in tutti i percorsi ministeriali e nei gruppi di lavoro pertinenti.

65. Ribadiamo il nostro impegno a migliorare la cooperazione finanziaria all’interno dei BRICS. Riconosciamo i vantaggi diffusi di strumenti di pagamento transfrontalieri più rapidi, economici, più efficienti, trasparenti, sicuri e inclusivi basati sul principio di minimizzazione delle barriere commerciali e di accesso non discriminatorio. Accogliamo con favore l’uso di valute locali nelle transazioni finanziarie tra i paesi BRICS e i loro partner commerciali. Incoraggiamo il rafforzamento delle reti di banche corrispondenti all’interno dei BRICS e l’abilitazione di regolamenti in valute locali in linea con la BRICS Cross-Border Payments Initiative (BCBPI), che è volontaria e non vincolante, e attendiamo con ansia ulteriori discussioni in quest’area, anche nella BRICS Payment Task Force.

66. Riconosciamo l’importanza di esplorare la fattibilità di collegare l’infrastruttura dei mercati finanziari dei paesi BRICS. Accettiamo di discutere e studiare la fattibilità dell’istituzione di un’infrastruttura di regolamento e deposito transfrontaliera indipendente, BRICS Clear, un’iniziativa per integrare l’infrastruttura del mercato finanziario esistente, nonché la capacità di riassicurazione indipendente dei BRICS, inclusa la BRICS (Re) Insurance Company, con partecipazione su base volontaria.

67. Incarichiamo i nostri Ministri delle Finanze e i Governatori delle Banche Centrali, ove opportuno, di continuare a considerare la questione delle valute locali, degli strumenti di pagamento e delle piattaforme e di riferirci entro la prossima Presidenza.

68. Riconosciamo che il BRICS Contingent Reserve Arrangement (CRA) è un importante meccanismo per prevenire pressioni a breve termine sulla bilancia dei pagamenti e rafforzare ulteriormente la stabilità finanziaria. Esprimiamo il nostro forte sostegno al miglioramento del meccanismo CRA tramite l’ideazione di valute idonee alternative e accogliamo con favore la finalizzazione degli emendamenti ai documenti CRA. Riconosciamo il completamento con successo del 7° CRA Test Run e della quinta edizione del BRICS Economic Bulletin dal titolo “BRICS Economies in a Higher-rate Environment”.

69. Riconosciamo i risultati delle prime esercitazioni transfrontaliere BRICS Rapid Information Security Channel (BRISC) che rafforzerebbero ulteriormente la resilienza informatica del settore finanziario dei paesi BRICS.

70. Sottolineiamo che catene di fornitura sicure, resilienti, stabili, efficaci e aperte sono fondamentali per lo sviluppo sostenibile. Riconoscendo il ruolo dei membri BRICS come maggiori produttori mondiali di risorse naturali, sottolineiamo l’importanza di rafforzare la cooperazione dei membri BRICS lungo l’intera catena del valore e concordiamo di intraprendere azioni congiunte allo scopo di opporsi a misure protezionistiche unilaterali che sono incoerenti con le attuali disposizioni WTO.

71. Preoccupati per il rapido processo di digitalizzazione di tutti gli aspetti della vita umana nel XXI secolo, sottolineiamo il ruolo chiave dei dati per lo sviluppo e la necessità di intensificare l’impegno all’interno dei BRICS per affrontare questo problema. Sottolineiamo che una governance giusta, inclusiva ed equa dei dati è fondamentale per consentire ai paesi in via di sviluppo di sfruttare i vantaggi dell’economia digitale e delle tecnologie emergenti, tra cui l’intelligenza artificiale. Chiediamo la progettazione di un quadro globale giusto ed equo per la governance dei dati, inclusi i flussi di dati transfrontalieri, per affrontare i principi di raccolta, archiviazione, utilizzo e trasferimento dei dati; garantire l’interoperabilità dei quadri di politica dei dati a tutti i livelli; e distribuire i benefici monetari e non monetari dei dati con i paesi in via di sviluppo.

72. Sottolineiamo che l’e-commerce è diventato un importante motore della crescita economica globale, promuovendo il commercio internazionale di beni e servizi, garantendo flussi di investimenti esteri e facilitando l’innovazione. Siamo decisi ad aumentare ulteriormente la fiducia nell’e-commerce e ad assicurare una protezione completa dei diritti delle parti dell’e-commerce, intensificando la cooperazione nei regni dell’utilizzo delle tecnologie digitali per la protezione dei diritti dei consumatori, esplorando strumenti di risoluzione delle controversie online e creando un ambiente favorevole alle aziende per entrare nei mercati globali, scambiando opinioni sulla questione del commercio di prodotti di piccolo valore attraverso l’e-commerce transfrontaliero.

73. Siamo d’accordo che la resilienza delle catene di fornitura e il commercio senza ostacoli in agricoltura insieme alla produzione nazionale sono fondamentali per garantire la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza, in particolare per gli agricoltori a basso reddito o poveri di risorse, nonché per i paesi in via di sviluppo importatori netti di cibo. Riconosciamo gli sforzi per sostenere i piccoli agricoltori come una parte importante del sistema agricolo nazionale. Accogliamo con favore la Conferenza sulla sicurezza alimentare e lo sviluppo agricolo sostenibile tenutasi il 27-28 giugno 2024 a Mosca e attendiamo con ansia l’imminente Summit sulla sicurezza alimentare globale che si terrà ad Abu Dhabi il 26-28 novembre 2024. Riaffermiamo la necessità di sviluppare un sistema di commercio agricolo equo e implementare un’agricoltura resiliente e sostenibile. Ci impegniamo a ridurre al minimo le interruzioni e a promuovere il commercio basato su regole in agricoltura e fertilizzanti al fine di garantire un flusso continuo di cibo e di input essenziali per la produzione agricola che dovrebbe essere esentato da misure economiche restrittive indebite, incoerenti con le regole del WTO, comprese quelle che riguardano produttori ed esportatori di prodotti agricoli nonché servizi alle imprese per quanto riguarda le spedizioni internazionali. A questo proposito, accogliamo con favore l’iniziativa della parte russa di istituire una piattaforma di commercio di cereali (materie prime) all’interno dei BRICS (la BRICS Grain Exchange) e di svilupparla successivamente, anche espandendola ad altri settori agricoli.

74. Riconosciamo l’efficacia delle Zone Economiche Speciali (SEZ) dei paesi BRICS come un meccanismo consolidato per la cooperazione commerciale e industriale e la facilitazione della produzione, inclusi quelli ma non limitati ai settori high-tech dell’economia, IT e servizi abilitati dall’IT, turismo, infrastrutture portuali e di trasporto, sviluppo e commercializzazione di tecnologie nonché per la produzione di nuovi tipi di prodotti a valore aggiunto. Riconosciamo inoltre che le Zone Economiche Speciali offrono immense opportunità per incoraggiare ulteriori investimenti in aree prioritarie di sviluppo economico. Accogliamo con favore l’istituzione di un forum per la cooperazione sulle SEZ dei paesi BRICS. Accettiamo di svolgere attività orientate alla pratica, inclusi scambi di best practice sull’implementazione di standard e metodologie per la gestione delle SEZ.

75. Riconosciamo che il settore delle PMI è una leva collaudata di crescita economica, che consente un aumento della produttività complessiva del lavoro, dei redditi delle famiglie e della qualità di beni e servizi. Intendiamo scambiare le best practice di supporto alle PMI, anche attraverso servizi e piattaforme digitali volti a semplificare le operazioni aziendali. Riconosciamo l’importanza di mantenere le catene del valore esistenti create con la partecipazione delle PMI, nonché di costruire nuovi legami di cooperazione per le PMI, in particolare quelle ad alta tecnologia e orientate all’innovazione, all’interno dei BRICS.

76. Riconosciamo che la Partnership for the New Industrial Revolution (PartNIR) funge da piattaforma guida per la cooperazione BRICS nel quadro della Nuova Rivoluzione Industriale per identificare interessi, sfide e opportunità nel panorama industriale in rapida evoluzione e nella creazione di capacità nel campo dell’industria, nonché per garantire la continuità della cooperazione industriale BRICS in un quadro strutturato per una collaborazione sostenuta. Apprezziamo gli sforzi del BRICS PartNIR Innovation Center (BPIC) nell’organizzazione di eventi tra cui BRICS Forum on PartNIR 2024, BRICS Industrial Innovation Contest 2024, BRICS Exhibition on New Industrial Revolution 2024 e i BPIC Training Programmes, e incoraggiamo tutti i paesi BRICS a partecipare attivamente agli eventi di cui sopra. Apprezziamo gli sforzi del BRICS Startup Forum nel realizzare progetti di start-up che svolgono un ruolo cruciale nel guidare l’innovazione e la crescita economica nell’era della Nuova Rivoluzione Industriale. Non vediamo l’ora di approfondire gli impegni con i paesi BRICS per partecipare a futuri eventi e attività del BRICS Startup Forum. Prendiamo atto dell’accordo per lanciare il BRICS Center for Industrial Competences in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO) per supportare congiuntamente lo sviluppo delle competenze di Industria 4.0 tra i paesi BRICS e per promuovere partnership e una maggiore produttività nella Nuova Rivoluzione Industriale. Appoggiamo la decisione del PartNIR Advisory Group di creare sette gruppi di lavoro, tra cui Industria chimica; Estrazione mineraria e metalli; Trasformazione digitale dell’industria; PMI; Produzione intelligente e robotica; Industria fotovoltaica; Dispositivi medici e farmaceutica.

77. Riconoscendo l’importanza di creare un’economia digitale abilitante, inclusiva e sicura e che la connettività digitale è un prerequisito essenziale per la trasformazione digitale e la crescita sociale ed economica, sottolineiamo la necessità di rafforzare la cooperazione tra i paesi BRICS. Riconosciamo inoltre che le tecnologie emergenti come il 5G, i sistemi satellitari, le reti terrestri e non terrestri hanno il potenziale per catalizzare lo sviluppo dell’economia digitale. Riconosciamo che un’infrastruttura pubblica digitale resiliente, sicura, inclusiva e interoperabile ha il potenziale per fornire servizi su larga scala e aumentare le opportunità sociali ed economiche per tutti. Incoraggiamo i membri BRICS a esplorare la possibilità di attività congiunte nel campo dell’infrastruttura digitale per garantire l’integrità, la stabilità del funzionamento e la sicurezza dei segmenti nazionali di Internet, rispettando al contempo i quadri legislativi nazionali riguardanti qualsiasi aspetto dell’uso di Internet, compresi quelli di sicurezza. Prendiamo atto della necessità di rafforzare ulteriormente il dialogo intra-BRICS per sbloccare l’enorme potenziale delle TIC e incoraggiare gli scambi di politiche e i dialoghi sull’intelligenza artificiale (IA), al fine di stabilire un quadro di governance globale efficace, basato su un ampio consenso, per dare impulso alle economie nazionali e per mitigare i rischi di uso dannoso, disinformazione, fuga di dati personali, pregiudizi e discriminazioni derivanti da tali tecnologie, e per sostenere un approccio incentrato sull’uomo, orientato allo sviluppo, inclusivo e sostenibile, con l’obiettivo di migliorare la vita delle persone e colmare i divari digitali, in particolare tra paesi sviluppati e in via di sviluppo.

78. Riconoscendo che il rapido cambiamento tecnologico, incluso il rapido progresso dell’intelligenza artificiale, ha il potenziale per portare nuove opportunità di sviluppo socioeconomico in tutto il mondo, incoraggiamo più discussioni internazionali, sosteniamo le Nazioni Unite affinché svolgano un ruolo importante nella governance globale dell’IA e accogliamo con favore la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite A/RES/78/311 intitolata Rafforzare la cooperazione internazionale sullo sviluppo delle capacità dell’intelligenza artificiale, che è stata adottata per consenso. Attendiamo con ansia la cooperazione BRICS per aiutare i paesi in via di sviluppo a rafforzare lo sviluppo delle capacità di IA. Incoraggiamo le consultazioni sul tema dell’IA, anche attraverso il gruppo di studio sull’IA del BRICS Institute of Future Networks (BIFN).

79. Ribadiamo il nostro supporto al lavoro del BIFN e incoraggiamo tutti i membri BRICS a nominare sezioni nazionali. Ricordando la decisione di creare quattro gruppi di studio sotto il consiglio del BIFN e prendendo atto della discussione sulla loro bozza di Termini di riferimento. Incoraggiamo i membri BRICS a partecipare attivamente a questo proposito, ove appropriato. Incoraggiamo i gruppi di studio a iniziare a lavorare e riconosciamo gli sforzi continui del Focus Group sulla piattaforma BRICS sui beni pubblici digitali creato sotto il BRICS Working Group sulle ICT.

80. Pur sottolineando il ruolo fondamentale dell’accesso all’energia nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e prendendo atto dei rischi delineati per la sicurezza energetica, sottolineiamo la necessità di una maggiore cooperazione tra i paesi BRICS come principali produttori e consumatori di prodotti e servizi energetici verso transizioni energetiche giuste, eque, sostenibili e inclusive. Riteniamo che la sicurezza energetica, l’accesso e le transizioni energetiche siano importanti e debbano essere bilanciate tenendo conto della piena ed efficace attuazione dell’UNFCCC e del suo accordo di Parigi. Riaffermiamo la nostra determinazione a promuovere un ambiente di commercio e investimento energetico internazionale libero, aperto, equo, non discriminatorio, trasparente, inclusivo e prevedibile e accettiamo di approfondire la cooperazione tecnologica. Sottolineiamo la necessità di catene di approvvigionamento globali resilienti e di una domanda energetica stabile e prevedibile al fine di fornire un accesso universale a fonti energetiche convenienti, affidabili, sostenibili e moderne, nonché di garantire la sicurezza energetica nazionale, globale e regionale. A questo proposito, condanniamo fermamente anche tutti gli attacchi terroristici contro infrastrutture energetiche transfrontaliere critiche e chiediamo un approccio aperto e imparziale per indagare su tali incidenti.

81. Ribadiamo la necessità di tenere conto delle circostanze nazionali, tra cui il clima e le condizioni naturali, la struttura dell’economia nazionale e i mix energetici, nonché le circostanze specifiche di quei paesi in via di sviluppo le cui economie dipendono fortemente dal reddito o dal consumo di combustibili fossili e prodotti ad alta intensità energetica correlati per realizzare giuste transizioni energetiche. Riteniamo che l’uso efficiente di tutte le fonti energetiche sia fondamentale per giuste transizioni energetiche verso sistemi energetici più flessibili, resilienti e sostenibili e, a questo proposito, sosteniamo il principio di neutralità tecnologica, ovvero utilizzando tutti i combustibili, le fonti energetiche e le tecnologie disponibili per ridurre le emissioni di gas serra che includono, ma non sono limitati a combustibili fossili con tecnologie di abbattimento e rimozione, biocarburanti, gas naturale e GPL, idrogeno e suoi derivati, tra cui ammoniaca, energia nucleare e rinnovabile, ecc.

82. Chiediamo l’assegnazione di finanziamenti adeguati, prevedibili e accessibili dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo per le giuste transizioni energetiche, in linea con i principi del CBDR-RC. Sottolineando che i nuovi modelli di sviluppo industriale associati alle transizioni energetiche richiederebbero enormi investimenti in infrastrutture esistenti e nuove.

83. Respingiamo misure protezionistiche unilaterali, punitive e discriminatorie, che non sono in linea con il diritto internazionale, con il pretesto di preoccupazioni ambientali, come i meccanismi unilaterali e discriminatori di adeguamento delle frontiere del carbonio (CBAM), i requisiti di due diligence, le tasse e altre misure e riconfermiamo il nostro pieno sostegno all’appello della COP28 relativo all’evitamento di misure commerciali unilaterali basate sul clima o sull’ambiente. Ci opponiamo inoltre alle misure protezionistiche unilaterali, che deliberatamente interrompono le catene di fornitura e produzione globali e distorcono la concorrenza.

84. Accogliamo con favore la cooperazione in corso nel quadro della BRICS Energy Research Cooperation Platform, inclusa la pubblicazione del BRICS Just Energy Transition Report, e prendiamo atto con apprezzamento del 6° BRICS Youth Energy Summit tenutosi il 27-28 settembre 2024 a Mosca.

85. Riconosciamo l’importante ruolo dei mercati del carbonio come uno dei motori dell’azione per il clima e incoraggiamo il rafforzamento della cooperazione e la condivisione di esperienze in questo campo. Ci opponiamo alle misure unilaterali introdotte con il pretesto di preoccupazioni climatiche e ambientali e ribadiamo il nostro impegno a migliorare il coordinamento su queste questioni. Accogliamo con favore l’adozione del MoU sulla BRICS Carbon Markets Partnership come piattaforma dedicata alla condivisione di conoscenze, esperienze e casi di studio sullo sviluppo dei mercati del carbonio e alla discussione della potenziale cooperazione intra-BRICS sui mercati del carbonio per scambiare opinioni sulla potenziale cooperazione ai sensi dell’articolo 6 dell’accordo di Parigi tra i paesi BRICS.

86. Accogliamo con favore l’istituzione del Gruppo di contatto sui cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile da parte dei ministri dell’ambiente BRICS il 28 giugno 2024 a Nizhny Novgorod e l’adozione del Quadro sui cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile all’High-level Dialogue on Climate Change (30 agosto 2024, Mosca). Non vediamo l’ora di istituire la BRICS Climate Research Platform (BCRP) per migliorare lo scambio scientifico ed esperto di opinioni, conoscenze e buone pratiche del raggruppamento.

87. Sottolineiamo la necessità critica di progetti attivi di adattamento climatico, che vadano oltre la ricerca e le previsioni per l’implementazione di soluzioni pratiche, promuovendo l’energia rinnovabile, la finanza sostenibile, le tecnologie a basse emissioni e gli investimenti nello sviluppo sostenibile, evidenziando al contempo l’importanza dell’azione collettiva e della cooperazione internazionale per affrontare gli impatti negativi del cambiamento climatico e garantire iniziative climatiche inclusive ed eque.

88. Avendo depositi significativi di un’ampia gamma di risorse minerarie, comprese quelle critiche, elogiamo i risultati del primo incontro dei responsabili dei servizi geologici dei paesi BRICS e riconosciamo lo sforzo congiunto per lanciare le piattaforme geologiche BRICS, il primo passo della collaborazione pratica nel campo della geologia e dello sviluppo razionale delle risorse minerarie.

89. Riconoscendo che i problemi ambientali rappresentano una minaccia crescente, causando danni enormi all’economia e influenzando la qualità della vita dei nostri cittadini, accogliamo con favore gli sforzi per sviluppare ulteriormente la BRICS Clean Rivers Initiative nel quadro della piattaforma BRICS Environmentally Sound Technology (BEST). Incoraggiamo un coinvolgimento più attivo dei giovani nelle attività ambientali, ritenendo che sia fondamentale aumentare la cultura e la conoscenza ambientale tra la popolazione, principalmente i giovani.

90. Essendo pienamente consapevoli dell’importanza critica degli oceani per lo sviluppo sostenibile e la stabilità climatica, riconosciamo che una pianificazione e una gestione appropriate, nonché finanziamenti adeguati, sviluppo delle capacità e trasferimento e sviluppo della tecnologia marina sono essenziali per garantire la protezione dell’ambiente marino e la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse marine e della biodiversità.

91. Sosteniamo il Kimberley Process come unico schema di certificazione intergovernativo globale, che regola il commercio di diamanti grezzi, sottolineando il nostro impegno a impedire che i diamanti insanguinati entrino nei mercati e riconosciamo il lancio della piattaforma di cooperazione informale BRICS con la partecipazione delle nazioni minerarie africane di diamanti per garantire il libero commercio di diamanti grezzi e lo sviluppo sostenibile dell’industria globale dei diamanti. Accogliamo con favore gli sforzi degli Emirati Arabi Uniti in qualità di presidente del Kimberley Process per il 2024. Sosteniamo gli sforzi per aumentare il fatturato dei metalli preziosi all’interno dei BRICS sulla base di standard di qualità comuni.

92. Riconoscendo che infrastrutture di trasporto sviluppate, rotte di trasporto internazionali sicure, protette e convenienti, tecnologie e normative innovative faciliterebbero i flussi commerciali e la circolazione transfrontaliera delle persone, riconosciamo l’importanza di integrare varie modalità di trasporto per un sistema di trasporto efficiente e sostenibile nei paesi BRICS. Accogliamo con favore i risultati del primo incontro dei ministri dei trasporti dei BRICS a San Pietroburgo il 6 giugno 2024 e non vediamo l’ora di promuovere ulteriormente il dialogo sui trasporti per soddisfare la domanda di tutte le parti interessate e migliorare il potenziale di trasporto dei paesi BRICS, rispettando al contempo la sovranità e l’integrità territoriale di tutti gli stati membri durante lo svolgimento della cooperazione sui trasporti. Non vediamo l’ora di esplorare ulteriormente le opportunità per stabilire una piattaforma logistica per coordinare e migliorare le condizioni di trasporto per la logistica multimodale tra i paesi BRICS.

93. Ribadiamo il nostro sostegno al ruolo di coordinamento centrale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’attuazione degli sforzi internazionali multilaterali per proteggere la salute pubblica da malattie infettive ed epidemie e ci impegniamo a riformare e rafforzare il sistema internazionale di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie. Riconosciamo il ruolo fondamentale dell’assistenza sanitaria primaria come fondamento chiave per l’assistenza sanitaria universale e la resilienza del sistema sanitario, nonché sulla prevenzione e risposta alle emergenze sanitarie. Accogliamo con favore la promozione di legami più stretti tra le istituzioni sanitarie BRICS responsabili della salute e del benessere sanitari ed epidemiologici, della prevenzione, preparazione e risposta alle malattie trasmissibili soggette a epidemie e all’impatto sulla salute a seguito di catastrofi e incoraggiamo ulteriori opportunità di esplorazione per la condivisione delle conoscenze, lo scambio di competenze e l’avvio di progetti congiunti nel settore sanitario.

94. Riconosciamo che la cooperazione BRICS per contrastare la tubercolosi (TB) e la resistenza antimicrobica (AMR), nonché il rafforzamento delle capacità di prevenzione delle malattie trasmissibili e di altri problemi di salute come le malattie non trasmissibili, la ricerca e lo sviluppo, la condivisione di esperienze, anche sui sistemi di medicina tradizionale, la salute digitale, la medicina nucleare e la scienza radiofarmaceutica, con particolare attenzione al rafforzamento della filiera di fornitura radiofarmaceutica e al potenziamento della produzione di isotopi, oltre a promuovere lo sviluppo di soluzioni digitali avanzate, contribuisce notevolmente agli sforzi internazionali pertinenti.

95. Sosteniamo le iniziative del BRICS R&D Vaccine Center, l’ulteriore sviluppo del BRICS Integrated Early Warning System per prevenire i rischi di malattie infettive di massa e le operazioni del BRICS TB Research Network. Accogliamo con favore i risultati del 79° incontro di alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) sull’AMR, che si impegna a raggiungere un insieme chiaro di obiettivi e azioni, tra cui la riduzione del 10% entro il 2030 dei circa 4,95 milioni di decessi umani associati alla resistenza antimicrobica batterica (AMR) all’anno entro il 2030. Esprimiamo preoccupazione per la crescente minaccia dell’AMR per tutti i settori dell’economia, in particolare l’assistenza sanitaria, e prendiamo atto della tempestività della prima conferenza BRICS sull’AMR a maggio 2024.

96. Ricordando il notevole potenziale dei paesi BRICS nel campo della medicina nucleare, accogliamo con favore la decisione di istituire un gruppo di lavoro BRICS sulla medicina nucleare. Prendiamo atto del successo dello svolgimento del primo forum sulla medicina nucleare BRICS il 20-21 giugno 2024 a San Pietroburgo e della pubblicazione della BRICS Review of Best Practices in Nuclear Medicine.

97. Accogliamo con favore la pubblicazione della prima edizione del BRICS Health Journal e prendiamo atto della creazione della BRICS Medical Association. Sosteniamo il lancio del BRICS Public Health Institutes Network, una piattaforma progettata per lo scambio di esperienze e best practice nel rafforzamento e nella protezione della salute pubblica.

98. Attendiamo con ansia una cooperazione BRICS rafforzata, anche attraverso meccanismi consolidati nelle applicazioni satellitari di telerilevamento per lo sviluppo economico e sociale dei paesi BRICS, anche a sostegno della lotta al cambiamento climatico, della riduzione del rischio di catastrofi e dei sistemi di allerta precoce. Incoraggiamo il rafforzamento del dialogo interagenzia per esplorare ulteriormente le possibilità di cooperazione nell’esplorazione e nell’uso pacifici dello spazio e, a questo proposito, accogliamo con favore la dichiarazione dei responsabili delle agenzie spaziali BRICS.

99. Riconoscendo che i paesi BRICS hanno un enorme potenziale turistico, accogliamo con favore i risultati del primo BRICS Tourism Forum, tenutosi a Mosca il 20-21 giugno 2024. Ci impegniamo a rafforzare ulteriormente la connettività tra le persone, migliorando la cooperazione multi-stakeholder e sviluppando progetti congiunti nella sfera turistica. Apprezziamo l’adozione della Roadmap for BRICS Tourism Cooperation volta a facilitare gli scambi turistici, lo sviluppo delle competenze, la promozione del turismo sostenibile e la digitalizzazione dei servizi turistici.

100. Riaffermiamo il nostro impegno a promuovere e sviluppare ulteriormente la cooperazione nel campo del diritto e della politica della concorrenza tra i paesi BRICS al fine di contribuire allo sviluppo sostenibile dei mercati, combattere efficacemente le pratiche transfrontaliere anticoncorrenziali e promuovere un ambiente di mercato sano. Riconosciamo il ruolo delle attività del BRICS International Competition Law and Policy Center nella creazione e condivisione di conoscenze tra le autorità di concorrenza BRICS e l’importanza di garantire le condizioni più favorevoli per lo sviluppo del diritto della concorrenza delle economie BRICS e lavorare per l’eliminazione delle barriere monopolistiche nei mercati socialmente importanti. Accogliamo con favore lo svolgimento della IX BRICS International Competition Conference nel 2025 in Sud Africa.

101. Accogliamo con favore la continua evoluzione della cooperazione tra i paesi BRICS, tra cui, ma non solo, un’ulteriore discussione sull’Accordo di mutua assistenza amministrativa, la firma del Piano d’azione congiunto per gli operatori economici autorizzati BRICS tra le amministrazioni doganali BRICS verso il reciproco riconoscimento dei rispettivi programmi di operatori economici autorizzati. Tale cooperazione consente l’inclusione di nuovi paesi e la loro introduzione nel processo stabilito, il rafforzamento delle capacità, la cooperazione delle forze dell’ordine e il rafforzamento della cooperazione tra i centri di formazione doganale BRICS per implementare attività di formazione doganale congiunte e l’istituzione di centri di eccellenza BRICS e delle relative piattaforme online.

102. Riconoscendo l’importanza di migliorare ulteriormente e istituzionalizzare la cooperazione fiscale dei BRICS, accogliamo con favore l’adozione del BRICS Heads of Tax Authorities Governance Framework come un passo importante verso una cooperazione fiscale sistematica e coerente tra i paesi BRICS.

103. Accogliamo con favore la risoluzione 78/230 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla promozione di una cooperazione fiscale internazionale inclusiva ed efficace presso le Nazioni Unite. Esprimiamo il nostro apprezzamento per l’impegno e la dedizione nello sviluppo dei Termini di riferimento per una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sulla cooperazione fiscale internazionale (UNFCITC) da parte del Comitato ad hoc delle Nazioni Unite. Riconosciamo l’importanza critica di sviluppare l’UNFCITC con i suoi primi Protocolli per rafforzare la cooperazione fiscale internazionale e renderla pienamente inclusiva e più efficace. Ci aspettiamo che l’attuazione dell’UNFCITC promuoverà un sistema fiscale internazionale inclusivo, equo, trasparente, efficiente, equo ed efficace per lo sviluppo sostenibile, al fine di migliorare la legittimità, la certezza, la resilienza e l’equità delle norme fiscali internazionali, affrontando al contempo le sfide per rafforzare la mobilitazione delle risorse nazionali. Sosteniamo iniziative volte a migliorare la cooperazione fiscale e a costruire un sistema fiscale internazionale più progressivo, stabile ed efficace, promuovendo la trasparenza fiscale e facilitando le discussioni sulla tassazione effettiva degli individui con un elevato patrimonio netto.

104. Riconosciamo il ruolo degli strumenti di standardizzazione nella facilitazione del commercio e concordiamo di rafforzare la cooperazione reciprocamente vantaggiosa nell’ambito della standardizzazione.

105. Riconoscendo l’importanza di dati, statistiche e informazioni per un processo decisionale efficace, esprimiamo il nostro sostegno al miglioramento della cooperazione statistica all’interno dei BRICS, inclusa la pubblicazione annuale della BRICS Joint Statistical Publication e del BRICS Joint Statistical Publication Snapshot, nonché lo scambio di best practice nelle aree delle statistiche ufficiali nei paesi membri dei BRICS.

106. Accogliamo con favore la cooperazione degli uffici per la proprietà intellettuale (IP) dei BRICS e lo scambio di best practice ed esperienze nel campo della PI, in particolare su questioni tecnologiche avanzate, volte a supportare i titolari dei diritti, comprese le PMI e i talenti, nella protezione, commercializzazione e utilizzo della PI.

107. Ribadiamo la necessità di rafforzare ulteriormente la cooperazione BRICS nel campo della gestione dei disastri. Sottolineiamo l’importanza di migliorare i sistemi e le capacità nazionali di riduzione del rischio di catastrofi in modo da ridurre i danni correlati ai disastri e proteggere le infrastrutture, le vite umane e i mezzi di sussistenza. A questo proposito, incoraggiamo il rafforzamento della capacità di riduzione del rischio di catastrofi completa dei paesi BRICS per resistere efficacemente ai disastri naturali, tra cui inondazioni, siccità, terremoti, incendi boschivi, ecc. Sosteniamo il dialogo rafforzato sullo sviluppo di sistemi per il monitoraggio dei pericoli naturali, la previsione dei disastri naturali e delle loro possibili conseguenze, incluso l’uso dell’osservazione satellitare della Terra, promuovendo lo sviluppo di sistemi di informazione e di allerta precoce per i disastri naturali.

108. Riaffermiamo il nostro impegno a rafforzare la cooperazione BRICS nello sviluppo del mercato del lavoro e a promuovere un’occupazione di alta qualità e piena attraverso uno sviluppo economico e sociale sostenibile, un ambiente di mercato del lavoro inclusivo e incentrato sull’uomo. Ci impegniamo a continuare gli sforzi per sviluppare strategie complete per l’apprendimento permanente, l’orientamento professionale, l’istruzione professionale continua e la formazione professionale per garantire che i lavoratori siano dotati delle competenze necessarie per il futuro del lavoro e un mercato del lavoro resiliente ed equo. Sottolineiamo l’importanza di regolamentare l’occupazione tramite piattaforma per garantire un lavoro dignitoso, una retribuzione equa e una protezione sociale per tutti. Ci impegniamo a migliorare la sicurezza e l’ambiente di lavoro sano e a modernizzare i sistemi di sostegno sociale e ad adottare tutte le misure pertinenti per ridurre gli infortuni e le malattie professionali per soddisfare le diverse esigenze delle nostre popolazioni.

109. Sottolineiamo l’importante ruolo che la revisione contabile del settore pubblico svolge nel garantire efficienza, responsabilità, efficacia e trasparenza della pubblica amministrazione nei paesi BRICS e nel mantenere la loro stabilità finanziaria ed economica. Accogliamo con favore una maggiore interazione e condivisione delle migliori pratiche tra le istituzioni di revisione suprema dei paesi BRICS. Prestiamo inoltre particolare attenzione alla necessità di migliorare le attività delle istituzioni di revisione contabile esterne del settore pubblico che operano a livello regionale e locale nei paesi BRICS, in conformità con i mandati e le procedure delle istituzioni di revisione suprema, ove appropriato.

110. Riconosciamo la necessità di approfondire la cooperazione nel campo della giustizia all’interno del quadro BRICS e riconosciamo il primo incontro dei Ministri della Giustizia BRICS. Riconosciamo l’importanza di attrarre investimenti e sviluppare le economie dei paesi BRICS e sviluppare un quadro solido per affrontare le lamentele degli investitori con ulteriori consultazioni e deliberazioni tra i paesi BRICS. Prendiamo nota dell’iniziativa russa di istituire il BRICS International Investment Arbitration Centre.

111. Riconosciamo l’enorme potenziale dei paesi BRICS nell’ambito della scienza, tecnologia e innovazione (STI) e il protocollo proposto al Memorandum d’intesa sulla cooperazione in STI. Elogiamo il lavoro del comitato direttivo BRICS STI come uno dei meccanismi cruciali per gestire e garantire il successo delle attività BRICS STI. Accogliamo con favore l’istituzione del gruppo di lavoro BRICS incentrato sulla ricerca in scienze sociali e umanistiche e l’adattamento dei termini di riferimento (ToR) del programma quadro BRICS STI per gestire in modo appropriato l’ulteriore gestione dei bandi congiunti per proposte a supporto del lavoro di ricerca, incluso il lancio anticipato dei progetti faro BRICS STI. Riconoscendo l’importante ruolo dei sistemi e dei database scientometrici nel mondo scientifico moderno e considerando il potenziale di ricerca dei paesi BRICS, incoraggiamo iniziative volte a esplorare sistemi e database scientometrici nei paesi BRICS.

112. Sottolineiamo inoltre l’importanza della scienza, della tecnologia e dell’innovazione come catalizzatori critici per lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita delle persone nelle nazioni BRICS. Notiamo inoltre i progressi compiuti nel promuovere programmi di ricerca, sviluppo e innovazione in settori trasversali critici, tra cui i settori biomedici, le energie rinnovabili, le scienze spaziali e astronomiche, le scienze oceaniche e polari, attraverso progetti congiunti di ricerca e innovazione e la promozione di scambi istituzionali congiunti. Elogiamo il settore STI per aver istituito il Programma quadro STI per un possibile finanziamento di ricerca e innovazione collaborativa congiunta in aree scientifiche prioritarie. Incoraggiamo i paesi membri BRICS a esplorare la possibilità di stanziare finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo, in particolare per supportare iniziative di innovazione per startup e PMI, allineandosi alle loro priorità e strategie nazionali. Incoraggiamo l’istituzione di centri di incubazione e startup per promuovere innovazione e tecnologia all’interno del Programma quadro STI BRICS.

113. Notiamo con apprezzamento le misure adottate dai paesi BRICS per stabilire quadri per la creazione di capacità nello sviluppo di politiche STI; piattaforme per studi di previsione tecnologica; e supporto delle capacità di giovani scienziati e innovatori. Incoraggiamo tutti i paesi membri BRICS a esplorare modi per migliorare gli investimenti nelle infrastrutture di ricerca per promuovere capacità scientifiche e competitività.

114. Accogliamo con favore l’ampliamento della BRICS Network University e l’espansione delle sue aree di ricerca, tra cui matematica, scienze naturali, scienze sociali e umanitarie, agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare, scienze della salute. Accettiamo di esplorare opportunità di cooperazione tra gli stati membri BRICS per promuovere lo sviluppo del quadro per il riconoscimento reciproco delle qualifiche. Sosteniamo il dialogo continuo sui sistemi di valutazione della qualità per le università BRICS, in linea con i loro sistemi educativi nazionali.

115. Riaffermiamo il nostro impegno a migliorare la cooperazione in materia di istruzione e formazione tecnica e professionale (TVET) dei BRICS e apprezziamo il ruolo fondamentale della BRICS TVET Cooperation Alliance come piattaforma multilaterale per il dialogo, la condivisione di esperienze e la collaborazione progettuale. Attendiamo con ansia ulteriori discussioni sulla valutazione qualitativa e quantitativa dei sistemi di istruzione e formazione tecnica e professionale attraverso progetti di ricerca congiunti. Sosteniamo l’istituzione del BRICS Digital Education Cooperation Mechanism come risultato del processo consultivo concordato dai ministri dell’istruzione BRICS nella dichiarazione di Skukuza del 2023 e nella dichiarazione di Kazan del 2024.

116. Apprezziamo l’iniziativa di stabilire il 18 agosto il BRICS Geographer’s Day come festa professionale annuale volta a promuovere la ricerca congiunta nelle scienze geografiche e geospaziali all’interno dei BRICS per migliorare le capacità nell’affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile.

117. Accogliamo con favore l’organizzazione del Global Education Meeting il 1° novembre 2024 a Fortaleza, in Brasile, dedicato all’SDG 4 e guidato dall’UNESCO, che per la prima volta si terrà in un paese del Sud del mondo.

118. Riconoscendo che lo sviluppo di prodotti ad alta tecnologia basati sulla capacità tecnologica nazionale è un fattore che predetermina la competitività delle economie nazionali contribuendo a una crescita economica sostenibile e inclusiva, incoraggiamo la cooperazione tecnologica tra i paesi BRICS. Riconosciamo l’iniziativa della Presidenza sulla BRICS New Technological Platform sotto l’egida del BRICS Business Council, volta a promuovere la cooperazione tecnologica e di innovazione tra i paesi BRICS. Prendiamo atto dei risultati del BRICS Solutions Award 2024 che ha distinto le migliori pratiche tecnologiche in aree prioritarie di sviluppo innovativo nei paesi BRICS.

Rafforzare gli scambi tra le persone per lo sviluppo sociale ed economico

119. Riaffermiamo l’importanza degli scambi tra le persone dei BRICS nel migliorare la comprensione reciproca, l’amicizia e la cooperazione. Apprezziamo gli eventi, tenuti sotto la presidenza russa nel 2024, compresi i settori dei media, della cultura, dell’istruzione, dello sport, delle arti, dei giovani, della società civile, della diplomazia pubblica e degli scambi accademici e riconosciamo che gli scambi tra le persone svolgono un ruolo essenziale nell’arricchire le nostre società e nello sviluppo delle nostre economie. A questo proposito, chiediamo maggiori sforzi per rispettare la diversità delle culture, dare grande valore all’eredità, all’innovazione e alla creatività, sostenere congiuntamente solidi scambi e cooperazione internazionali tra le persone e riconoscere l’adozione della risoluzione A/RES/78/286 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite intitolata “Giornata internazionale per il dialogo tra le civiltà”.

120. Sottolineiamo il nostro impegno a migliorare la cooperazione internazionale in materia di istruzione, scienza, cultura, comunicazione e informazione in vista della complessità delle sfide e delle trasformazioni contemporanee e, a questo proposito, notiamo la rilevanza dei principi stabiliti nella Costituzione dell’UNESCO e il suo mandato di promuovere la cooperazione e la pace attraverso la collaborazione internazionale che dovrebbe essere basata sull’uguaglianza, il dialogo, le attività programmatiche obbligatorie e lo spirito di consenso. Ricordiamo il Quadro UNESCO per l’educazione alla cultura e alle arti che è stato adottato all’unanimità ad Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, nel febbraio 2024.

121. Sottolineiamo il ruolo vitale della cultura nello sviluppo sostenibile in quanto apporta notevoli benefici alla crescita economica, alla coesione sociale e al benessere generale. In questo contesto, riaffermiamo l’importanza di rafforzare la cooperazione BRICS nei campi della cultura e della conservazione del patrimonio culturale. Diamo il benvenuto al BRICS Culture Festival che mette in risalto la diversità e la ricchezza delle culture BRICS e funge da catalizzatore per promuovere una maggiore comprensione reciproca tra le nostre nazioni. Diamo anche il benvenuto al BRICS Film Festival e ai concerti musicali. Incoraggiamo la partecipazione alle BRICS Alliances, tra cui l’Alliance of Museums, l’Alliance of Museums and Art Galleries, l’Alliance of Libraries e l’Alliance of Theatres for Children and Young People. Diamo il benvenuto all’istituzione della BRICS Alliance of Folk Dance e incoraggiamo l’istituzione di una BRICS Film Schools Alliance.

122. Consideriamo queste alleanze ideali per supportare lo scambio culturale, la condivisione delle conoscenze e la conservazione del nostro patrimonio comune. Attraverso queste iniziative, miriamo ad approfondire i legami culturali, migliorare l’apprezzamento reciproco e contribuire a un mondo più interconnesso. Sottolineiamo l’importanza della cooperazione BRICS nei campi della conservazione del patrimonio culturale e della cultura. Ricordando la Conferenza mondiale dell’UNESCO sulle politiche culturali e lo sviluppo sostenibile e la Dichiarazione dei leader del G20 di Nuova Delhi del 2023, riconosciamo il potere della cultura come catalizzatore per lo sviluppo sostenibile, tra cui creatività, innovazione e crescita economica inclusiva, coesione sociale e protezione ambientale.

123. Sottolineiamo che tutti i paesi BRICS hanno una ricca cultura sportiva tradizionale e concordiamo di sostenerci a vicenda nella promozione degli sport tradizionali e indigeni tra i paesi BRICS e in tutto il mondo. Ci opponiamo fermamente a qualsiasi forma di discriminazione basata su età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro degli atleti. Riconosciamo l’importanza di eventi sportivi congiunti BRICS, incontri, conferenze, seminari nel campo della scienza dello sport e della medicina sportiva.

124. Attribuiamo grande importanza al ruolo dei BRICS nello sviluppo di legami sportivi tra i paesi BRICS, inclusi sport di massa, giovanili, scolastici e studenteschi, sport ad alta priorità, parasport, sport nazionali e tradizionali. A questo proposito, apprezziamo molto la presidenza russa per aver ospitato i BRICS Games a Kazan a giugno, che hanno riunito partecipanti in 27 discipline sportive.

125. Ribadiamo la necessità di sviluppare ulteriormente gli scambi tra giovani, anche in settori quali istruzione, formazione, sviluppo delle competenze, scienza, tecnologia, innovazione, imprenditorialità, stile di vita sano e sport, nonché servizio alla comunità e volontariato. Valutiamo positivamente i risultati del BRICS Youth Summit, tenutosi a Ulyanovsk a luglio 2024, e ne riconosciamo il valore come piattaforma per una discussione aperta e un’interazione costruttiva tra i giovani dei paesi BRICS. Intendiamo promuovere ulteriormente il BRICS Youth Council che funge da meccanismo per lo sviluppo e il consolidamento dell’agenda per i giovani all’interno dell’alleanza. Accettiamo di esplorare la possibilità di organizzare missioni educative nei paesi BRICS per sensibilizzare i giovani sui valori e i principi dei BRICS.

126. Ci impegniamo a promuovere ulteriormente l’interazione interparlamentare tra gli stati membri BRICS attraverso uno scambio regolare di opinioni, esperienze e buone pratiche in linea con il Memorandum sul BRICS Parliamentary Forum firmato il 28 settembre 2023 a Johannesburg e il suo Protocollo firmato il 12 luglio 2024. A questo proposito, accogliamo con favore il successo dello svolgimento del X BRICS Parliamentary Forum a San Pietroburgo l’11 e il 12 luglio 2024.

127. Riconosciamo che il dialogo tra i partiti politici dei paesi BRICS svolge un ruolo costruttivo nel creare consenso e migliorare la cooperazione. Prendiamo atto del successo dell’organizzazione del BRICS Political Parties Dialogue a Vladivostok nel giugno 2024 e diamo il benvenuto ad altri paesi BRICS per continuare la tradizione di organizzare questo evento in futuro.

128. Elogiamo i progressi compiuti dai paesi BRICS nella promozione di alloggi a prezzi accessibili e sviluppo urbano e resilienza e apprezziamo il contributo di meccanismi tra cui il BRICS Urbanization Forum, il BRICS Friendship Cities and Local Governments Cooperation Forum e il BRICS Municipal Forum per facilitare la creazione di più relazioni di amicizia tra città tra i paesi BRICS e promuovere l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

129. Elogiamo il successo dell’organizzazione del BRICS Business Forum. Accogliamo con favore l’auto-riflessione del BRICS Business Council con un focus sulle pietre miliari raggiunte e sulle aree di miglioramento. Sosteniamo le attività del BRICS Business Council in diversi ambiti, tra cui agricoltura, finanza e investimenti, infrastrutture, trasporti e logistica, economia digitale, produzione energetica e sviluppo sostenibile.

130. Riconosciamo il ruolo cruciale delle donne nello sviluppo politico, sociale ed economico. Sottolineiamo l’importanza dell’emancipazione femminile e della loro piena partecipazione sulla base dell’uguaglianza in tutte le sfere della società, inclusa la loro partecipazione attiva nei processi decisionali, anche in posizioni di alto livello, che sono fondamentali per il raggiungimento dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace. Riconosciamo che l’imprenditorialità inclusiva e l’accesso ai finanziamenti per le donne faciliterebbero la loro partecipazione a iniziative imprenditoriali, innovazione ed economia digitale. A questo proposito, accogliamo con favore i risultati della riunione ministeriale sugli affari delle donne e del BRICS Women’s Forum tenutosi a settembre a San Pietroburgo sul tema “Donne; Governance e leadership” e riconosciamo il prezioso contributo di questi incontri annuali allo sviluppo e al consolidamento dell’emancipazione femminile in tutti e tre i pilastri della cooperazione BRICS.

131. Apprezziamo gli sforzi della BRICS Women’s Business Alliance per promuovere l’imprenditoria femminile, tra cui il lancio della Common BRICS Women’s Business Alliance Digital Platform, la tenuta del primo BRICS Women’s Entrepreneurship Forum a Mosca il 3-4 giugno 2024 e il primo BRICS Women’s Startups Contest. Sosteniamo l’ulteriore rafforzamento della cooperazione tra la BRICS Women’s Business Alliance e le imprenditrici del Sud del mondo, tra cui l’istituzione di uffici regionali, ove opportuno.

132. Incoraggiamo il rafforzamento dei legami tra le comunità di esperti e la società civile dei paesi BRICS. A questo proposito, accogliamo con favore il successo dello svolgimento del BRICS Academic Forum e del BRICS Civil Forum, le attività del BRICS Think Tank Council che rafforzano la cooperazione nella ricerca e nello sviluppo delle capacità tra le comunità accademiche dei paesi BRICS e il lancio del BRICS Think Tank Network for Finance che supporterà le discussioni del BRICS Financial Track. Appoggiamo l’istituzione del Civil BRICS Council.

133. Elogiamo la presidenza BRICS della Russia nel 2024 ed esprimiamo la nostra gratitudine al governo e al popolo della Federazione Russa per aver tenuto il XVI BRICS Summit nella città di Kazan.

134. Estendiamo pieno supporto al Brasile per la sua presidenza BRICS nel 2025 e per lo svolgimento del XVII BRICS Summit in Brasile.

Kazan
23 ottobre 2024

Discorso di Xi Jinping al 16° incontro dei leader dei BRICS (testo integrale)

2024-10-23 18:57:26Visualizzazioni: 1,269 milioni

Fonte: Agenzia di stampa Xinhua

KAZAN, Russia, 23 ottobre (Xinhua) —

 Salendo verso la cima, bucando le nuvole e la nebbia.

Promuovere lo sviluppo di qualità della cooperazione BRICS

– Discorso al sedicesimo incontro dei leader dei BRICS

(Kazan, 23 ottobre 2024)

Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese

Onorevole Presidente Putin,

Colleghi:

Congratulazioni per il successo della convocazione del Vertice, e grazie al Presidente Putin e alla Russia ospitante per la premurosa organizzazione e la calorosa ospitalità..

Vorrei cogliere questa opportunità per dare ancora una volta il benvenuto ai nuovi membri della famiglia BRICS.L’espansione è un’importante pietra miliare nella storia dei BRICS e un evento epocale nell’evoluzione del panorama internazionale.In occasione di questo vertice, abbiamo deciso di invitare una serie di Paesi a diventare Paesi partner dei BRICS.Questo è un altro importante sviluppo nel processo di sviluppo dei BRICS.Come dicono spesso i cinesi, “quando un gentiluomo si occupa di una questione, è vantaggioso per lui essere in armonia con la rettitudine”.I Paesi BRICS si sono riuniti sulla base del loro comune obiettivo e in linea con la tendenza generale della pace e dello sviluppo mondiale.Dovremmo fare buon uso di questo vertice per mantenere lo slancio dello sviluppo dei BRICS, pianificare le questioni generali, direzionali e strategiche, lavorare insieme, andare avanti con coraggio e determinazione e promuovere la partenza collettiva dei Paesi BRICS..

Attualmente il mondo è entrato in un nuovo periodo di turbolenze e cambiamenti e si trova di fronte a una scelta critica.Dobbiamo lasciare che il mondo sia in tumulto o dobbiamo spingerlo a tornare sulla giusta via dello sviluppo pacifico?Penso al libro dello scrittore russo Chernyshevsky “Che fare?La forte volontà e la passione per la lotta del protagonista del libro sono proprio la forza spirituale di cui abbiamo bisogno in questo momento.Quanto più grande è la tempesta dei tempi, tanto più dobbiamo resistere alla marea, con la volontà di perseverare, il coraggio di essere i primi, la consapevolezza del cambiamento e dell’adattabilità, per fare dei BRICS un canale importante per promuovere la solidarietà e la cooperazione nel “Sud globale”, e una forza pionieristica per promuovere cambiamenti nella governance globale.

Costruiremo un BRICS per la pace e saremo i guardiani della sicurezza comune.L’umanità è una comunità di sicurezza indivisibile.Solo praticando un concetto di sicurezza comune, globale, cooperativo e sostenibile possiamo percorrere il cammino della sicurezza universale.La crisi in Ucraina continua a trascinarsi.Cina e Brasile, insieme ai Paesi del Sud globale, hanno lanciato un gruppo di “amici della pace” sulla crisi ucraina, con l’obiettivo di riunire più voci impegnate per la pace.Dobbiamo aderire ai tre principi di “nessuna fuoriuscita dal teatro di guerra, nessuna escalation di combattimenti e nessuna escalation di fuoco da tutte le parti”, in modo da promuovere una de-escalation della situazione il prima possibile.La situazione umanitaria a Gaza ha continuato a deteriorarsi, i combattimenti in Libano sono ripresi e il conflitto tra le parti interessate si è ulteriormente inasprito.Dobbiamo spingere per un cessate il fuoco il prima possibile, fermare le uccisioni e lavorare instancabilmente per una soluzione globale, giusta e duratura alla questione della Palestina..

Costruiremo un “BRICS dell’innovazione” e saremo i precursori di uno sviluppo di alta qualità.La nuova rivoluzione scientifica e tecnologica e le trasformazioni industriali si stanno sviluppando rapidamente.Dobbiamo stare al passo con i tempi e promuovere una nuova produttività di qualità.La Cina ha recentemente istituito il Centro Cina-BRICS per lo sviluppo e la cooperazione sull’intelligenza artificiale ed è disposta ad approfondire la cooperazione innovativa con tutte le parti per liberare l’energia dell’intelligenza artificiale.La Cina istituirà anche un centro di ricerca internazionale BRICS sulle risorse di acque profonde, un centro BRICS per la cooperazione sulle zone economiche speciali in Cina, un centro BRICS per la capacità industriale in Cina e una rete BRICS per la cooperazione sull’industria digitale e l’ecologia.Tutte le parti sono invitate a partecipare attivamente alla promozione della qualità e del miglioramento della cooperazione BRICS..

–Costruiremo un “BRICS verde” e diventeremo praticanti dello sviluppo sostenibile.Il verde è il colore dei tempi e i Paesi BRICS dovrebbero prendere l’iniziativa di integrarsi nella trasformazione globale verde e a basse emissioni di carbonio.I veicoli elettrici, le batterie al litio, i prodotti fotovoltaici e altre capacità produttive di alta qualità della Cina forniscono un importante impulso allo sviluppo verde del mondo.La Cina è disposta a sfruttare appieno i propri vantaggi e ad ampliare la cooperazione con i Paesi BRICS nei settori dell’industria verde, dell’energia pulita e dei minerali verdi, promuovendo lo sviluppo dell’intera catena industriale, in modo da arricchire il “contenuto verde” della cooperazione e migliorare il “contenuto aureo” dello sviluppo.”L’azienda sta inoltre lavorando allo sviluppo di un’industria verde e di un’industria mineraria verde..

Costruiremo i BRICS per la giustizia e assumeremo la guida della riforma del sistema di governance globale.L’equilibrio di potere internazionale è in profonda evoluzione, ma la riforma del sistema di governance globale è rimasta a lungo indietro.Dobbiamo praticare un autentico multilateralismo, aderire al concetto di governance globale basata sulla causa comune e sulla responsabilità condivisa e guidare la riforma della governance globale basata sui concetti di equità, giustizia, apertura e inclusione.Dovremmo rispondere all’emergere del “Sud globale”, rispondere attivamente alle richieste dei Paesi di aderire al meccanismo di cooperazione dei BRICS, portare avanti il processo di espansione dei membri e la creazione di Paesi partner e rafforzare la rappresentanza e la voce dei Paesi in via di sviluppo nella governance globale..

Nelle circostanze attuali, l’urgenza di riformare l’architettura finanziaria internazionale è straordinaria.I Paesi BRICS dovrebbero svolgere un ruolo di primo piano nell’approfondimento della cooperazione finanziaria, nella promozione della connettività delle infrastrutture finanziarie, nel mantenimento di un elevato livello di sicurezza finanziaria, nell’espansione e nel rafforzamento della Nuova Banca di Sviluppo (NDB) e nella promozione del sistema finanziario internazionale affinché rifletta meglio i cambiamenti dell’economia mondiale..

Costruiremo un BRICS dell’umanità e saremo sostenitori dell’armonia e della coesistenza civile.I Paesi BRICS hanno una storia ricca e una cultura brillante.Dovremmo sostenere attivamente la coesistenza tollerante di civiltà diverse, rafforzare lo scambio di esperienze nella governance e sfruttare il potenziale di cooperazione nell’istruzione, nello sport e nelle arti, in modo che le diverse civiltà possano mescolarsi e illuminare il cammino dei BRICS.L’anno scorso ho proposto l’iniziativa di cooperazione per l’istruzione digitale dei BRICS e sono lieto di vedere che questo meccanismo è già stato messo in pratica.La Cina attuerà il programma di sviluppo delle capacità educative digitali dei BRICS, istituirà 10 centri di apprendimento all’estero nei Paesi BRICS nei prossimi cinque anni, offrirà opportunità di formazione a 1.000 manager dell’istruzione, insegnanti e studenti e aiuterà gli scambi umanistici dei BRICS a diventare più profondi e pratici..

Colleghi!

La Cina è pronta a lavorare con i Paesi BRICS per creare una nuova situazione di sviluppo di alta qualità della cooperazione BRICS, e a unire le mani con più Paesi del Sud globale per promuovere la costruzione di una comunità di destino condiviso per l’umanità!.

Grazie a tutti!.

Inviato il: 23 OTTOBRE 2024 5:22 PM da PIB Delhi

Vostra Altezza,
Eccellenze,

Signore e Signori,

Congratulazioni al Presidente Putin per l’eccellente organizzazione del 16° Vertice BRICS.

E, ancora una volta, un caloroso benvenuto a tutti i nuovi amici che si sono uniti ai BRICS. Nel suo nuovo avatar, i BRICS rappresentano il 40% dell’umanità mondiale e circa il 30% dell’economia globale.

Negli ultimi quasi due decenni, i BRICS hanno raggiunto molte pietre miliari.Sono fiducioso che nei tempi a venire questa organizzazione emergerà come un mezzo più efficace per affrontare le sfide globali.

Vorrei anche portare un caloroso saluto a Sua Eccellenza Dilma Rousseff, Presidente della Nuova Banca di Sviluppo.

Amici,

Negli ultimi dieci anni, questa banca è emersa come un’opzione importante per le esigenze di sviluppo dei Paesi del Sud globale. L’apertura di GIFT o Gujarat International Finance Tech City in India, nonché di centri regionali in Africa e Russia, ha dato impulso alle attività di questa banca. Inoltre, sono stati approvati progetti di sviluppo per un valore di circa 35 miliardi di dollari. La NDB dovrebbe continuare a lavorare sulla base del principio della domanda. E, mentre si espande la banca, garantire la sostenibilità finanziaria a lungo termine, un rating creditizio sano e l’accesso al mercato dovrebbe rimanere una priorità.

Amici,

Nel suo nuovo avatar espanso, il BRICS è emerso come un’economia di oltre 30.000 miliardi di dollari.Il Consiglio d’affari BRICS e l’Alleanza delle donne d’affari BRICS hanno svolto un ruolo speciale nell’aumentare la nostra cooperazione economica.

Quest’anno, il consenso raggiunto all’interno dei BRICS sulle riforme dell’OMC, sulla facilitazione del commercio in agricoltura, sulle catene di approvvigionamento resilienti, sul commercio elettronico e sulle zone economiche speciali rafforzerà la nostra cooperazione economica.In mezzo a tutte queste iniziative, dovremmo anche concentrarci sugli interessi delle piccole e medie industrie.

Sono lieto che il BRICS Startup Forum proposto durante la presidenza indiana nel 2021 sarà lanciato quest’anno. Anche l’iniziativa della Rete di ricerca ferroviaria intrapresa dall’India sta svolgendo un ruolo importante nell’aumentare la connettività della logistica e della catena di approvvigionamento tra i Paesi BRICS. Quest’anno, il consenso raggiunto dai Paesi BRICS, in collaborazione con l’UNIDO, per preparare una forza lavoro qualificata per l’Industria 4.0 è piuttosto significativo.

Il Centro di ricerca e sviluppo sui vaccini BRICS, lanciato nel 2022, sta contribuendo ad aumentare la sicurezza sanitaria in tutti i Paesi. Saremo lieti di condividere l’esperienza di successo dell’India nel campo della salute digitale con i partner BRICS.

Amici,

Il cambiamento climatico è stato un argomento di nostra comune priorità.

Il consenso raggiunto per il Partenariato aperto del mercato del carbonio dei BRICS sotto la presidenza della Russia è benvenuto. Anche in India si sta ponendo particolare enfasi sulla crescita verde, sulle infrastrutture resilienti al clima e sulla transizione verde. In effetti, l’India ha intrapreso diverse iniziative come l’International Solar Alliance, la Coalition for Disaster Resilient Infrastructure, la Mission LiFE, ovvero lo stile di vita per l’ambiente, Ek Ped Maa Ke Naam o un albero in nome della madre.

L’anno scorso, durante la COP-28, abbiamo avviato un’importante iniziativa chiamata Green Credit.Invito i partner BRICS ad aderire a queste iniziative.

Particolare enfasi viene posta sulla costruzione di infrastrutture in tutti i Paesi BRICS.

Abbiamo creato una piattaforma digitale chiamata portale Gati-Shakti per espandere rapidamente la connettività multimodale in India. Questo ha contribuito alla pianificazione e all’attuazione dello sviluppo integrato delle infrastrutture e ha ridotto i costi logistici.

Saremo lieti di condividere le nostre esperienze con tutti voi.

Amici,

Accogliamo con favore gli sforzi per aumentare l’integrazione finanziaria tra i Paesi BRICS.

Il commercio in valute locali e la fluidità dei pagamenti transfrontalieri rafforzeranno la nostra cooperazione economica. L’Interfaccia Unificata dei Pagamenti (UPI) sviluppata dall’India è un grande successo ed è stata adottata in molti Paesi.

L’anno scorso, insieme a Sua Altezza lo Sceicco Mohamed, è stata lanciata anche negli EAU. Possiamo anche cooperare con altri Paesi BRICS in questo settore.

Amici,

l’India è pienamente impegnata ad aumentare la cooperazione nell’ambito dei BRICS.

La nostra forte convinzione nella nostra diversità e multipolarità è la nostra forza. Questa nostra forza e la nostra comune fede nell’umanità contribuiranno a dare una forma significativa a un futuro prospero e luminoso per le generazioni a venire.

Ringrazio tutti per le importantissime e preziose discussioni di oggi.

In qualità di prossimo Presidente dei BRICS, porgo i miei più sentiti auguri al Presidente Lula. L’India darà il suo pieno sostegno per il successo della sua presidenza dei BRICS.

Ancora una volta, molte grazie al Presidente Putin e a tutti i leader.

DISCLAIMER – Questa è la traduzione approssimativa del discorso del Primo Ministro. Le osservazioni originali sono state pronunciate in hindi.

Riunione allargata del vertice BRICS

14:50
Kazan
Prima della riunione allargata del vertice dei BRICS.
In una riunione allargata del Summit dei BRICS.
4 di 17
In un incontro allargato del BRICS Summit. Foto di: Sergei Bobylev, brics-russia2024.ru Host Photo Agency

Il Presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva (tramite videoconferenza), il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping , il Presidente dell’Egitto Abdel Fattah el-Sisi , il Primo Ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed , il Primo Ministro dell’India Narendra Modi , il Presidente dell’Iran Masoud Pezeshkian , il Presidente della Russia Vladimir Putin, il Presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa e il Presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al Nahyan hanno partecipato alla riunione allargata del vertice BRICS.

All’incontro hanno partecipato anche il ministro degli Esteri brasiliano Mauro Luiz Iecker Vieira, la presidente della New Development Bank Dilma Rousseff , il presidente del BRICS Business Council, il presidente della Camera di commercio e industria russa Sergei Katyrin , la presidente della BRICS Women’s Business Alliance, la presidente del consiglio di amministrazione di Global Rus Trade Anna Nesterova e il presidente del BRICS Interbank Cooperation Mechanism, il presidente della VEB.RF State Development Corporation Igor Shuvalov .

Da parte russa, all’evento hanno partecipato anche il ministro degli Esteri Sergei Lavrov , il vice primo ministro Alexander Novak , il vice primo ministro Alexei Overchuk , il vice capo di gabinetto dell’ufficio esecutivo presidenziale, il rappresentante speciale del presidente per la cooperazione finanziaria ed economica con gli stati BRICS e l’interazione con la Nuova Banca di sviluppo Maxim Oreshkin , il vice capo di gabinetto dell’ufficio esecutivo presidenziale, il portavoce stampa del presidente Dmitry Peskov , l’assistente del presidente Yury Ushakov , il ministro dell’Industria e del Commercio Anton Alikhanov , il ministro delle Risorse naturali e dell’Ambiente Alexander Kozlov , il ministro dell’Agricoltura Oksana Lut , il ministro dello Sviluppo economico Maxim Reshetnikov , il ministro delle Finanze Anton Siluanov , il ministro dei Trasporti Roman Starovoit , il governatore della Banca centrale Elvira Nabiullina e il capo della Repubblica del Tatarstan Rustam Minnikhanov .

* * *

Presidente della Russia Vladimir Putin : Colleghi,

Capi di Stato,

Signore e signori, amici,

Continuiamo il nostro lavoro in un formato espanso e, prima di farlo, dobbiamo approvare l’ordine del giorno. Tutti voi ne conoscete gli elementi. Qualcuno ha commenti, suggerimenti o emendamenti a riguardo? Nessuno? Allora daremo per scontato che l’ordine del giorno sia stato approvato. Grazie.

Se non avete obiezioni, aprirò la riunione o, meglio, continuerò il nostro lavoro.

Esamineremo alcuni aspetti attuali delle attività dei BRICS, principalmente nei settori economico e umanitario, e ascolteremo i resoconti dei responsabili degli organismi BRICS competenti: la presidente della New Development Bank Dilma Rousseff, il presidente del Business Council Sergei Katyrin, il presidente del Meccanismo di cooperazione interbancaria Igor Shuvalov e la presidente della Women’s Business Alliance Anna Nesterova.

Come abbiamo sottolineato durante il nostro incontro in formato ristretto , il commercio globale e l’economia globale in generale stanno subendo cambiamenti sostanziali. Dal lato positivo, il centro dell’attività commerciale si sta gradualmente spostando verso i mercati in via di sviluppo. Si sta evolvendo un modello multipolare, che genera una nuova ondata di crescita, principalmente nei paesi del Sud e dell’Est del mondo, così come nei paesi BRICS, naturalmente.

Tuttavia, sussiste ancora un notevole potenziale di crisi, non solo a causa delle crescenti tensioni geopolitiche, ma anche a causa della continua crescita dell’onere del debito nei paesi industrializzati e della pratica crescente di sanzioni unilaterali, protezionismo e concorrenza sleale. Una conseguenza diretta di ciò è la frammentazione del commercio internazionale e del mercato degli investimenti diretti esteri, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

La volatilità dei prezzi delle materie prime è elevata e in molti Paesi i ricavi delle aziende e dei privati ​​sono in calo a causa dell’aumento dell’inflazione.

L’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile è in stallo e i paesi meno sviluppati sono quelli che soffrono maggiormente dell’instabilità economica globale, soprattutto a causa dell’inflazione alimentare ed energetica.

Per quanto riguarda le economie BRICS, esse dimostrano generalmente una sufficiente stabilità, grazie alle politiche macroeconomiche, monetarie e finanziarie responsabili dei nostri governi. La maggior parte dei nostri paesi prevede di segnalare tassi di crescita superiori alle aspettative. In particolare, stime provvisorie pongono la crescita media delle economie BRICS al 3,8 percento nel 2024-2025, mentre si stima che il PIL globale aumenterà del 3,2-3,3 percento nello stesso periodo.

La quota dei paesi BRICS in termini di parità del potere d’acquisto (PPA) raggiungerà il 36,7% nel 2024, una quota superiore a quella dei paesi del G7, che era del 30% nel 2023 e crescerà solo leggermente nel 2024.

Sembra che la tendenza a mantenere le posizioni di leadership dei BRICS nell’economia mondiale si consoliderà, principalmente grazie a fattori oggettivi quali la crescita demografica, l’accumulazione di capitale, l’urbanizzazione e la maggiore produttività del lavoro, sostenuti dalle innovazioni tecnologiche.

Per realizzare appieno il potenziale delle nostre economie in crescita e trarre vantaggio dalla nuova ondata di crescita economica globale, i nostri paesi devono rafforzare la cooperazione in settori quali tecnologia, istruzione, sviluppo efficiente delle risorse, commercio e logistica, finanza e assicurazione. Inoltre, dobbiamo aumentare significativamente la portata degli investimenti.

A questo proposito, proponiamo di istituire una nuova piattaforma di investimento BRICS che diventerebbe un potente strumento per sostenere le nostre economie nazionali e fornire risorse finanziarie ai paesi del Sud e dell’Est del mondo.

Vorrei sottolineare che quest’anno i BRICS sono riusciti a coordinare molteplici iniziative volte a raggiungere obiettivi comuni di fondamentale importanza.

Tra questi rientrano, ad esempio, gli sforzi per rendere più resilienti le catene di fornitura e di IVA, per contrastare il protezionismo, per espandere il commercio elettronico e per stabilire contatti tra zone economiche speciali.

Riteniamo che l’avvio di uno speciale meccanismo di consultazione tra i paesi BRICS su questioni relative all’Organizzazione mondiale del commercio ci aiuterà a tracciare una posizione comune per formulare regole del gioco più eque nell’economia globale e per riformare il sistema finanziario internazionale.

È necessario continuare a promuovere congiuntamente approcci ben bilanciati alle questioni legate alla transizione dell’economia globale verso modelli di sviluppo a basse emissioni e contrastare i tentativi di utilizzare l’agenda climatica per estromettere i rivali dal mercato. Ciò è particolarmente vero per i mercati emergenti. Il BRICS Contact Group for Climate and Sustainable Development sta affrontando attivamente queste questioni. Riteniamo che le iniziative dei BRICS sulla partnership per quanto riguarda i mercati del carbonio e la piattaforma di ricerca sul clima siano altamente promettenti.

I paesi BRICS stanno intensificando l’interazione nel tentativo di espandere l’e-commerce senza barriere. La crescita dinamica delle vendite online ha aumentato il numero di controversie commerciali che devono essere risolte in modo rapido ed equo.

La presidenza russa ha proposto di condividere informazioni sulle pratiche per il lancio di servizi online per risolvere le controversie di e-commerce, con un occhio di riguardo alla creazione di procedure quadro congiunte per la risoluzione delle controversie pre-processuali. Vorrei anche ricordare a tutti le nostre iniziative per istituire un BRICS Investment Arbitration Centre e per sviluppare una convenzione sulla risoluzione delle controversie di investimento, che migliorerà la protezione degli investimenti reciproci.

Lo spazio BRICS ospita oltre 2.500 aree economiche speciali. Riteniamo sia importante stabilire collegamenti diretti tra i team di gestione di questi territori con regolamenti preferenziali e agevolati, in modo che possano scambiarsi le migliori pratiche su questioni come la costruzione di hub logistici, la localizzazione della produzione industriale e la creazione di un ambiente competitivo globale favorevole per gli investitori.

Diversi paesi BRICS sono tra i maggiori produttori mondiali di cereali, legumi e semi oleosi. A questo proposito, abbiamo proposto di istituire un BRICS Grain Exchange, che aiuterebbe a scoprire prezzi equi e prevedibili per prodotti e materie prime, poiché queste ultime hanno un ruolo speciale da svolgere nel garantire la sicurezza alimentare.

Una volta implementata, questa iniziativa aiuterebbe a proteggere i mercati nazionali da interferenze esterne avverse, speculazioni e tentativi di creare carenze alimentari artificiali. Nel tempo, potremmo anche prendere in considerazione la trasformazione del Grain Exchange in una borsa merci pienamente operativa.

Il contributo dei paesi BRICS alla garanzia della sicurezza energetica globale è innegabile. L’associazione include produttori e consumatori di energia chiave. Anche la piattaforma congiunta di ricerca energetica ha prodotto buoni risultati.

La Russia sostiene anche l’espansione della cooperazione nell’uso del sottosuolo. A luglio, si è svolto a Mosca il primo incontro della BRICS Geological Platform, che ha offerto un luogo per una condivisione ampliata di esperienze nell’esplorazione mineraria e nell’attività estrattiva.

Riteniamo che sia del tutto fattibile creare una piattaforma BRICS separata per i metalli preziosi e i diamanti, poiché questo mercato è ampiamente regolamentato da barriere commerciali che aggirano il sistema di certificazione universale del Kimberley Process.

Il BRICS Competition Law and Policy Centre ha costruito un track record positivo. Riteniamo di dover continuare a lavorare su questo programma, anche lanciando una piattaforma interstatale per promuovere una concorrenza leale.

A settembre, Mosca ha ospitato un incontro dei responsabili e degli esperti dell’amministrazione fiscale dei BRICS. È stato un vero successo. I nostri colleghi hanno discusso importanti proposte riguardanti la creazione di un sito web per promuovere la cooperazione all’interno dei BRICS su questioni fiscali, nonché una piattaforma online per la digitalizzazione dei servizi fiscali. La Russia ha suggerito di istituire un segretariato permanente all’interno dei BRICS sulle tasse che opererebbe a rotazione.

Gli sforzi per migliorare la connettività dei trasporti tra i nostri paesi meritano un’attenzione speciale, poiché ci offrono ulteriori opportunità per espandere e diversificare il commercio reciproco. Quest’anno, abbiamo avviato un dialogo su questo argomento all’interno dei BRICS. Istituendo sottogruppi su trasporti e logistica all’interno del Business Council, ci siamo assicurati che questo dialogo continuasse regolarmente.

Stiamo anche discutendo di progetti futuri, come la creazione di una piattaforma logistica permanente all’interno dei BRICS, la revisione delle rotte di trasporto, la creazione di una piattaforma di comunicazione online per il settore dei trasporti e l’istituzione di un pool di riassicurazione.

Avendo ospitato un incontro dei ministri della sanità a ottobre, abbiamo ottenuto progressi significativi nella promozione della cooperazione BRICS in questo settore. Questo incontro ha definito la nostra visione a lungo termine per le questioni relative alla sanità.

Abbiamo fondato un gruppo di medicina nucleare, che promuoverà la cooperazione nella produzione di agenti radiologici e diagnostici innovativi. Tenutosi a San Pietroburgo, il primo forum BRICS sulla medicina nucleare è stato molto utile a questo proposito.

Abbiamo lanciato un sistema integrato di allerta precoce per affrontare epidemie su larga scala di malattie infettive. La Russia ha anche presentato un’iniziativa per creare una rete di ricerca BRICS sulla salute pubblica in modo che possiamo trarre vantaggio dalle reciproche migliori pratiche per rafforzare i nostri sistemi sanitari nazionali. È essenziale che perseveriamo nei nostri sforzi per sviluppare ed espandere il Vaccine Centre e il Tuberculosis Research Network all’interno dei BRICS.

A parte questo, vorrei menzionare la pubblicazione del primo numero della rivista medica BRICS, che offre una piattaforma a medici, ricercatori e studenti di medicina per pubblicare le loro idee innovative.

La cooperazione tra i BRICS in ambito scientifico e tecnologico contribuisce in modo significativo a colmare il divario digitale globale e a far progredire l’intelligenza artificiale, insieme ad altre tecnologie emergenti.

Vorrei sottolineare la proposta della Russia di stabilire un’alleanza BRICS nel campo dell’intelligenza artificiale. Questa iniziativa mira a regolamentare le tecnologie di intelligenza artificiale, comprese le misure per impedirne l’uso illecito. In Russia, la comunità imprenditoriale ha adottato un codice etico in quest’area, a cui potrebbero aderire i nostri partner BRICS e altre nazioni.

Accogliamo con favore gli accordi sugli approcci comuni alla formazione di un sistema di banche dati scientometriche, nonché l’ampliamento degli ambiti di cooperazione e del numero di partecipanti alla Network University.

Vorrei anche menzionare la decisione di istituire il BRICS Geographer’s Day, che d’ora in poi verrà celebrato ogni anno il 18 agosto. Una spedizione scientifica nelle riserve naturali della regione di Krasnoyarsk e della Repubblica di Khakassia in Russia è già stata programmata per coincidere con questa data.

Durante la presidenza russa, abbiamo posto particolare enfasi sullo sviluppo dei contatti nella sfera culturale e umanitaria. L’International Film Festival e il BRICS Cultural Festival si sono svolti con successo e sono state fondate l’Alleanza della danza popolare e l’Associazione delle scuole di cinema.

I BRICS Sports Games su larga scala si sono rivelati un’iniziativa preziosa. Quest’anno, Kazan ha ospitato il quinto di questi giochi in 27 sport. Per la prima volta, sono stati organizzati in un formato aperto, con atleti non solo dei paesi BRICS ma anche di oltre 80 altri paesi che hanno partecipato alla competizione. Questi giochi hanno chiaramente dimostrato che la Russia possiede una moderna base infrastrutturale e un potenziale di manodopera per organizzare importanti eventi sportivi di livello mondiale. Per sviluppare ulteriormente i BRICS Games, proponiamo di ideare uno speciale programma intergovernativo e di istituire un’autorità di coordinamento per implementare progetti nel campo della forma fisica e dello sport.

Quest’anno, il dialogo interparlamentare nell’ambito del gruppo si è notevolmente intensificato. È stato stabilito un nuovo formato per le riunioni dei presidenti delle commissioni legislative per gli affari internazionali.

Stanno emergendo ampie prospettive di cooperazione tra regioni, città e municipalità. Durante i forum tematici tenutisi a Mosca, Nizhny Novgorod e Kazan, si sono tenute discussioni sulle prospettive di collaborazione nell’ambito dello sviluppo sostenibile delle municipalità, della gestione efficiente dell’economia e delle infrastrutture urbane e dell’aumento dell’accessibilità dei servizi urbani.

Colleghi,

Vi ringrazio per l’attenzione e invito i miei colleghi a esprimere il loro parere sui risultati sopra menzionati dei lavori svolti sui versanti economico e umanitario.

<…>

Vladimir Putin : Vorrei ringraziarvi ancora una volta per i vostri contributi sostanziali e per questa discussione perspicace e interessante.

Abbiamo avuto una conversazione dettagliata sulla definizione delle nostre priorità in termini di creazione di una partnership strategica più forte all’interno dei BRICS e abbiamo continuato a delineare i nostri piani per la futura cooperazione. In effetti, condividiamo posizioni vicine o convergenti sulla maggior parte delle questioni globali e regionali di attualità.

È essenziale che tutti i partner BRICS continuino a impegnarsi a lavorare a stretto contatto per creare un sistema internazionale più democratico, inclusivo e multipolare. Abbiamo una comprensione condivisa del fatto che insieme possiamo intraprendere i progetti e le iniziative più ambiziosi e su larga scala.

Abbiamo ascoltato interessanti resoconti dai responsabili delle strutture finanziarie e commerciali dei BRICS. Come membro fondatore della New Development Bank, la Russia vuole espandere le sue attività progettuali in tutti i paesi che hanno lo status di azionisti della NDB e nei paesi del Sud e dell’Est del mondo.

Sosteniamo gli sforzi proattivi del BRICS Business Council volti a promuovere la cooperazione tra le nostre principali aziende e le PMI nei settori del commercio, della produzione, dell’agricoltura, dell’energia e dei trasporti.

Inoltre, crediamo nell’importanza di lavorare insieme all’interno del meccanismo di cooperazione intrabancaria BRICS come un modo per unire i nostri sforzi nel supportare progetti economici che affrontano questioni sociali essenziali, intraprendere programmi di sviluppo regionale e costruire infrastrutture. Creare incentivi per l’utilizzo di valute nazionali nel commercio e negli investimenti rimane una delle nostre priorità.

Naturalmente, abbiamo tutti elogiato la BRICS Women’s Business Alliance, creata con lo scopo di aiutare le donne a promuovere le attività imprenditoriali, facilitare i contatti e implementare progetti promettenti.

Nel complesso, quest’anno sono stati segnalati ottimi risultati per la cooperazione tra i paesi BRICS. Insieme, abbiamo fatto progressi in tutte e tre le dimensioni: politica e sicurezza, economia e finanza, e contatti culturali e umanitari. Abbiamo gettato solide basi per il futuro.

La dichiarazione finale, preparata per la nostra approvazione, riflette le nostre opinioni comuni sulla situazione globale, i risultati della presidenza russa dei BRICS e le linee guida per la nostra interazione a lungo termine.

Vorrei chiedere ancora una volta ai nostri colleghi se hanno obiezioni o osservazioni riguardo a questa dichiarazione. In caso contrario, propongo di considerare la dichiarazione adottata. Vorrei anche aggiungere che intendiamo farla circolare all’ONU come nostro documento comune.

È già stato notato che il Brasile assumerà la presidenza dei BRICS il prossimo gennaio. Sono fiducioso che la presidenza del Brasile assicurerà continuità nel lavoro del nostro gruppo, integrando anche la nostra cooperazione con nuove interessanti iniziative e idee. Tutti noi forniremo assistenza a tutto tondo ai nostri amici brasiliani.

In conclusione, vorrei ringraziarvi ancora una volta per il nostro costruttivo e fruttuoso lavoro comune e dichiarare chiusa la riunione allargata del Summit dei BRICS.

Domani terremo un incontro in formato BRICS Plus/Outreach per discutere gli aspetti attuali dell’interazione del nostro gruppo con molti altri paesi della maggioranza globale. Questa sera vi invito a un ricevimento, a cui parteciperanno anche le delegazioni che prenderanno parte all’incontro congiunto di domani. Il tempo prima del ricevimento può essere utilizzato per incontri bilaterali.

Vorrei ringraziarvi ancora per il nostro lavoro congiunto. Grazie mille.

IL 7 OTTOBRE TRA VERITÀ E PROPAGANDA . INTERVISTA a ROBERTO IANNUZZI, AUTORE ESPERTO DI MEDIO ORIENTE

CESARE SEMOVIGO E PINO GERMINARIO INTERVISTANO ROBERTO IANNUZZI AUTORE DEL LIBRO “7 OTTOBRE TRA PROPAGANDA E VERITÀ” . L’operazione diluvio di Al-Aqsa e la risposta di Israele . Il diritto del popolo palestinese ad una terra e ad uno stato sempre più eluso nelle agende politiche. Un conflitto che avrebbe potuto risolversi con soluzioni onorevoli un paio di decenni fa, ma che sta rivelando la sua natura ferocemente esistenziale. Se l’evidenza potrebbe indicare la vittima designata di tanta ferocia, non è detto che alla fine sia il presunto vincitore a pagare lo scotto tragico di tanta ostinazione.

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Lo Stato delle Cose della Geopolitica Italiana nei Conflitti Mazzini/Garibaldi. Intervista a Massimo Morigi, a cura del prof Umberto Marsilio

UN CONVEGNO SU ANTONIO DE MARTINI PER LA  NASCITA DI UNA NUOVA GEOPOLITICA MAZZINIANA 

Alcune domande dello storico Umberto Marsilio al prof. Massimo  Morigi, filosofo politico e cultore della storia risorgimentale e del  repubblicanesimo. Le domande sono state poste a seguito della  visione di Marsilio della conferenza Lo Stato delle Cose della  Geopolitica Italiana nei Conflitti Mazzini/Garibaldi, conferenza tenuta  da Morigi presso la Società degli Uomini della Casa Matha di  Ravenna e disponibile su YouTube all’URL https://www.youtube.com/watch?v=KwA00IOPCsM&t=4693s . Più  l’annuncio di un prossimo convegno di studi per onorare la memoria  del geopolitico mazziniano Antonio De Martini 

 In seguito alla visione su YouTube della mia conferenza Lo Stato  delle Cose della Geopolitica Italiana nei Conflitti Mazzini/Garibaldi, lo  storico Umberto Marsilio ha ritenuto opportuno pormi alcune  domande alle quali ben volentieri rispondo, premettendo che per  alcune, che riguardano più prettamente l’ histoire événementielle, sarò  necessariamente laconico (ciò dovuto allo stato della ricerca  storiografica che non consente maggiore precisione), per altre, che  investono direttamente la storia delle idee sarò forse ridondante, e  questo dipende indubbiamente dalla mia specifica competenza nello  studio ed insegnamento della filosofia politica.  

qui il testo in formato pdf

MAZZINI DE MARTINI MORIGI MARSILIO INTERVISTA

 Rispondo quindi alla domanda che mi pone Marsilio in merito  alle somiglianze e differenze caratteriali e politiche fra Mazzini e  Garibaldi. È sempre difficile, se non impossibile, indagare la  psicologia intima delle persone, siano queste nostre dirette conoscenze o personaggi storici. I personaggi storici, tuttavia, hanno sulle persone  che non hanno svolto vita pubblica, una via privilegiata per  scandagliare la loro psicologia perché essi dovettero per ragioni  “professionali” rapportarsi con vasti aggregati umani al fine di  indirizzarne non solo il presente o il futuro da qui ad una generazione,  come possono o si illudono di fare le persone non pubbliche ma con  più ristrette cerchie familiari e/o amicali, ma di determinare il futuro  di numerose successive generazioni e per svolgere questa missione essi  dovettero costruirsi non solo una maschera personale e/o familiare ma anche una maschera pubblica.  

 Ora dal punto della maschera pubblica, non si potrebbero  concepire due personaggi più diversi di Mazzini e Garibaldi. Molto  appropriatamente lo storico del movimento repubblicano e del  Risorgimento Roberto Balzani ha affermato che Garibaldi costruì il  suo carisma sulla presenza e sul riconoscimento ictu oculi della sua persona e sul contatto diretto col suo stesso corpo (i Mille potevano  vedere e, se volevano o le circostanze glielo consentivano, addirittura toccare l’oggetto del loro mito, e, in generale, tutto il mito di Garibaldi  fu costruito su stereotipi che rimandavano ad un paradigma di  sacralità – e quindi di carisma politico – di stampo cattolico cristologico dove la visione dell’immagine è fondamentale  nell’adorazione della divinità), mentre Giuseppe Mazzini, sostiene  sempre Balzani ed io concordo in pieno, fu l’eroe dell’assenza, voglio  dire dell’assenza della sua immagine e del suo contatto diretto presso i  suoi seguaci, fra i quali pochissimi ebbero modo di vederlo e  riscuotendo, nonostante questo, fortissimi sentimenti di ammirazione e  folte schiere di seguaci (una intensità di sentimenti e foltezza di  seguaci che però dopo ogni sommossa mazziniana regolarmente fallita  andarono mano a mano scemando e dopo ogni rovescio dei moti da  lui suscitati molti dei suoi seguaci lo abbandonavano per abbracciare  percorsi più realistici e moderati per il loro patriottismo). Plastico in questo senso di leadership per assenza, il caso dei fratelli Bandiera che  si immolarono per gli ideali mazziniani senza mai avere visto una sola  volta il Maestro di Genova.  

 Per quanto riguarda gli ideali che accomunavano Mazzini e  Garibaldi, facile rispondere. Entrambi volevano l’unificazione del  nostro paese, solo che Mazzini voleva che l’Italia fosse unificata e al  tempo stesso fosse retta da una forma di governo repubblicana mentre  per Garibaldi l’unica cosa importante era l’unificazione e la forma di  governo, in fin dei conti, non era così importante perché egli si  acconciò ben volentieri al fatto che a dirigere l’unificazione del paese  fosse il Piemonte retto dalla monarchia sabauda.  

 È assolutamente indispensabile a questo punto fare però una  precisazione. E non tanto su Garibaldi e sul suo pragmatismo  nell’azione ma su Mazzini e sul suo ideale repubblicano e questo mi  consente fra l’altro di rispondere ad un’altra domanda che Marsilio  mi ponte e che è la seguente «per quali motivi oggi Mazzini è ritenuto  un Pater Patriae sebbene la sua visione e la sua azione politiche non  sono state determinanti nel processo di unificazione?». Ora ad un  livello superficiale di risposta si potrebbe dire perché infine la  monarchia che Mazzini tanto detestava ha cessato di esistere e al suo posto abbiamo oggi una “bella” repubblica, nata, si dice sempre, dalla  resistenza che su di sé seppe accogliere i migliori empiti anche del  risorgimento, dei quali Mazzini seppe dare espressione non solo per la  sua lotta per l’unificazione del paese e per la forma di governo  repubblicana ma anche per la sua visione sociale, di cui la Repubblica  fondata sul lavoro avrebbe saputo cogliere le sue idealità ed i  propositi. 

 

 Ma, purtroppo, qui siamo in piena costruzione non tanto di un  mito mazziniano (se studiato a fondo, uno dei rischi che corre anche lo  storico più smaliziato ed arcigno è di mitizzare Mazzini, vedi  Salvemini con i suoi giudizi sempre altalenanti fra l’ipercritico e  l’ammirato su Giuseppe Mazzini) ma in pieno mito regressivo sui  quarti di nobiltà che dovrebbe vantare la nostra repubblica, o meglio, siamo in pieno mito regressivo e di rimozione sulla realtà effettuale 

della genesi e natura reale della sua costituzione materiale che anche  oggi, ancor dopo più di settant’anni dalla sua nascita, anche a livello  non meramente pubblicistico e/o giornalistico ma anche in sede  scientifica o pseudotale, continua ad essere rappresentata come una  repubblica nata dalla resistenza contro il totalitarismo fascista e  quindi in virtù di questo mitologico inizio incontestabilmente  democratica (in realtà nacque dalla sconfitta ed occupazione militare  anche se, dobbiamo pure dirlo, non c’è storia di fondazione di nessuna  nazione che non sia intrisa di mitologia e/o di false e ridicole  rappresentazioni della stessa, da questo punto di vista paese che vai  mito di fondazione che trovi), mentre nella realtà effettuale della sua  costituzione materiale la nostra repubblica solo con molta fantasia può  essere definita, qualsiasi cosa si intenda col termine, come una  democrazia, manifestandosi essa come una cristallina e tetragona oligarchia elettiva seppur a suffragio universale e sul significato di  questa definizione non penso sia necessario dilungarsi se non  addentrandoci su un “piccolo” dettaglio in merito al pensiero di  Giuseppe Mazzini.  

 Ora se si va a leggere a fondo e per esteso Mazzini, ci accorgiamo  che egli impiega assai di rado il termine ‘democrazia’ e gli preferisce il  termine ‘repubblica’, intendendo con repubblica non solo il dato  puramente istituzionale (e qui siamo in piena banalizzazione del  pensiero di Mazzini così come oggi lo intendono i suoi attuali stanchi  emuli), ma proprio una forma di Stato che fosse finalizzata all’insegna della tutela e sempre maggiore valorizzazione della Res Publica,  intendendo quindi Mazzini la Repubblica come quell’insieme di  valori materiali e spirituali verso i quali era dovere di tutti i cittadini  agire in vicendevole collaborazione al fine di ottenerne un sempre  maggior accrescimento e potenziamento di generazione in  generazione.  

 A ciò si potrebbe obiettare che anche la nostra repubblica e in  Costituzione ed anche nelle sue politiche concrete si pone questi  obiettivi mazziniani ma qui io non voglio sindacare sull’efficacia nel  raggiungimento di questi buoni propositi (penso non sia necessario un  mio giudizio al riguardo…) ma su un fatto che riguardo a Mazzini non  viene mai messo in rilievo e si tratta del seguente punto: Mazzini  aveva una visione olistica della società che era radicalmente nemica  della visione atomistica della società così come la vede e disegna il  liberalismo e così come è strutturata nella reale filosofia di impianto e  nell’azione delle forze politiche che agiscono nella repubblica italiana.  

 Questo atomismo di fondo nella visione della società è  solidalmente condiviso sia dalla attuale “destra” politica che dalla  attuale “sinistra” politica, da questo punto di vista non ci sono  differenze ma, ancor peggio (o ancor meglio, lo studioso  weberianamente deve segnalare i valori in gioco ma dopo, per quali  prender parte, è la coscienza di ognuno di noi che deve assumersi  l’onere decisione finale), bisogna dire che il male (o il bene, lo ripeto,  dipenda dal carattere di ognuno di noi decidere per quali valori  propendere) proviene dalle origini di questa repubblica, che non  nacque su un patto costruttivo e condiviso di valori basato sulla  tradizione storico-morale della nazione ma su una finzione valoriale nata dal compromesso politico fra i valori delle forze comuniste e  quelli delle forze cattoliche e che celava una terribile sconfitta militare e la conseguente umiliante sottomissione “democratica” verso i  vincitori (Art. 11 della Costituzione: «L’Italia ripudia la guerra come  strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di  risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di  parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un  ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;  promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale  scopo.», non ha altro significato effettuale che stabilire che l’Italia  rinuncia alla guerra perché impossibile da muovere solo con le sue  deboli forze ma vi partecipa se quelle potenze anticomuniste che  hanno vinto la seconda guerra mondiale ritengono necessario che lo  faccia. Ogni riferimento alle odierne vicende è puramente casuale… ). 

 E quindi rispondo alla domanda: se Mazzini viene preso sul serio  non può essere considerato un padre nobile di questa patria perché il  suo pensiero, e riprendo qui una definizione di Costanzo Preve impiegata dal filosofo pensando ad una rifondazione in senso  umanistico del marxismo, imporrebbe tutto un ‘riorientamento  gestaltico’ della nostra vita politico-sociale, riorientamento gestaltico  all’insegna di una visione olistica della società e assolutamente nemico  della impostazione liberale anomica ed atomistica della stessa, in  questa impostazione anomica ed atomistica, fra l’altro, la democrazia  rappresentativa italiana (ma parlando in sede di analisi politologica,  lo ripeto, si dovrebbe dire al posto di ‘democrazia rappresentativa’ ‘oligarchia elettiva a suffragio universale’) in assoluta buona  compagnia con tutte le forme di democrazia rappresentativa (cioè di  oligarchia elettiva) di tutti quei paesi che oggigiorno, definizione nata  in seguito alla guerra russo-ucraina, vengono definiti presi nel loro  insieme come “occidente collettivo” (definizione coniata da Putin per  designare le potenze occidentali che gli si contrappongono nella guerra  russo-ucraina ma ormai fatta propria, per una sorta di eterogenesi dei  fini, anche dallo stesso occidente che muove guerra, seppur non dichiarata e per procura, alla Russia. Prima della caduta del muro di  Berlino, aveva corso legale il termine ‘mondo libero’, libero, cioè, dal  comunismo e per questo comprendente anche le liberissime dittature  militari latino-americane; oggi che il comunismo è sepolto e quindi  non si può più lottare per difendersi da un morto, per combattere la  Russia e la Cina in un mondo sempre più multipolare ed  imprevedibile, è meglio richiamarsi all’idea di un mitico occidente che  si contrapporrebbe alle autocrazie asiatiche russe e cinesi. In  conclusione, quello di ‘occidente’ termine dal nobilissimo orizzonte valoriale e dalle profondissime radici storico-filosofiche ma in questa  fase storica prostituito dagli italici ed esteri pennivendoli agli interessi  della Nato…).  

 È noto come Gramsci non amasse Mazzini e su questo fatto è  stato in passato sottolineato che se sullo specifico Gramsci imputava a  Mazzini di non aver affrontato, e con lui tutto il risorgimento, la  questione contadina, su un piano più generale ciò sarebbe dovuto  perché l’uno, Gramsci, era portatore di un pensiero totalitario mentre  Mazzini può essere considerato l’alfiere di un pensiero democratico,  dando all’aggettivo una semantica del tutto sovrapponibile a quella  conferitagli dalla versione liberal-atomistico-anomica anzi descritta.  

 E qui siamo in presenza di un vero e proprio travisamento del  pensiero mazziniano: Mazzini nei suoi scritti con molta parsimonia  impiega il lemma ‘democrazia’ preferendogli il termine ‘repubblica’ e  questa non è una casualità lessicale perché, come ho cercato di  illustrare, la repubblica mazziniana intende agire nell’ambito e  forgiando una società olistico-organica nella quale certo, le libertà  politiche ed individuali non sono assolutamente conculcate ma nella  quale il termine ultimo di riferimento e legittimità non è mai il singolo  individuo anonimicamente ed atomisticamente inteso ma il popolo olisticamente inteso (dalla maggior parte dei suoi attuali sfiancati  emuli, lo scritto più rappresentativo del pensiero di Giuseppe Mazzini,  i Doveri dell’Uomo, con la sua idea della primazia dei doveri sui diritti,  altro non significherebbe altro, sic et simpliciter, che prima di  reclamare un diritto bisogna aver ottemperato al complementare  dovere senza porsi, questi tristi emuli, troppe domande del perché di  questa gerarchia, se non affermando la fuorviante banalità che per  Mazzini la morale veniva prima della politica – o, tradotto in maniera  ancora più banale, che il mio diritto finisce dove comincia quello del  mio vicino –, mentre quello che voleva far emergere Mazzini con la  sua teoria della prevalenza dei doveri sui diritti è che la società è un  tutto organico e che l’individuo è sì importante ma è solo concepibile  all’interno di questa società verso la quale, proprio in virtù della sua  totalità organica, si ha il dovere di concepirla sovraordinata rispetto  all’individuo che pur giustamente reclama i diritti). 

 Possiamo quindi dire che fra Gramsci e Mazzini sussistono, certo, profonde differenze, l’uno guardava alla classe operaia e  contadina come base di manovra per la sua azione politica mentre  Mazzini guardava al popolo italiano ma se la classe operaia e la classe  contadina costitituiscono per Gramsci la totalità politica sulla quale  doveva agire il nuovo principe partito comunista per portare queste  due classi all’autocoscienza della propria totalità organica, per  Mazzini, non classista ma in un certo senso ugualmente “totalitario” 

(totalitario ma non autoritario-dittariale e penso sia meglio per questa  comunicazione risparmiarci la ricostruzione dell’origine del termine e  del suo impiego da parte di Mussolini, del fascismo e poi anche, se non  soprattutto, da parte della pubblicistica di stampo liberal democratico: ad altra puntata…), la totalità sulla quale svolgere  l’azione politica era il popolo italiano nella sua interezza e l’agente che  doveva portare il popolo italiano alla consapevolezza della sua totalità  organica doveva essere sempre un partito politico, ma repubblicano, da lui guidato che, tramite sommosse e financo azioni che noi oggi  definiremmo terroristiche, avrebbe cercato di far sorgere questa  autocoscienza di totalità organica nel popolo italiano.  

 Quindi sia Mazzini che Gramsci nella storia del pensiero politico  italiano possiamo dire che fossero entrambi portatori di una linea di  azione che possiamo dire ‘olistico-culturalista’ perché in assenza del  suscitamento politico e pedagogico da parte dell’avanguardia politica  dell’autoscoscienza della propria natura olistica sulle rispettive masse di riferimento (classe operaia e contadina in Gramsci, popolo italiano  in Mazzini) nessuna azione politica sarebbe stata né possibile né di  alcun valore (i moti mazziniani che Mazzini sapeva votati ad un  probabilissimo fallimento nell’immediato sono da Mazzini stesso  indicati come fenomenale strumento pedagogico e i Quaderni del  Carcere di Gramsci, oltre che testimoniare una incrollabile fede di  stampo veramente mazziniano nel trionfo finale della causa  rivoluzionaria, sono intesi dal rivoluzionario sardo come strumento  per portare le sue due classi di riferimento alla propria autocoscienza  organica, premessa indispensabile questa autocoscienza per il trionfo  della rivoluzione comunista). L’antipatia di Gramsci verso Mazzini  può quindi anche essere considerata come la percezione da parte del  rivoluzionario sardo di avere avuto una sorta di precursore nella metodologia ed impostazione valoriale da parte di un personaggio il  quale, però, non guardava esclusivamente al proletariato e alla massa  contadina come base di azione politica, mentre di tutt’altro segno,  giusto per fare un esempio che ci aiuti a rendere più chiaro il concetto,  era l’avversione di Gobetti verso Mazzini: in questo caso il campione  della rivoluzione liberale, quindi una rivoluzione sì ma una rivoluzione  che avrebbe ancor più accentuato i tratti atomistici e anomici del già allora esistente regime liberale, non poteva che considerare un vuoto  filosofema tutta l’impostazione olistico-organica mazziniana. 

 

 Vengo ora velocemente a rispondere alle altre domande tenendomi per ultima la domanda di Marsilio relativa allo “stato delle  cose” sui vizi e le virtù della odierna geopolitica italiana. Per quanto  riguarda la domanda se l’epilogo della Repubblica Romana sia il  segno delle divergenze politiche e di azione che già si potevano  intravvedere fra Mazzini e Garibaldi, rispondo che rispetto a quanto  fin qui affermato sulle loro differenze, nella Repubblica Romana  rifulse il genio politico di Mazzini mentre Garibaldi, anche se efficace  sul piano militare, non riuscì nella maniera più assoluta a concepire 

un percorso politico per cercare di salvare la Repubblica Romana  (Mazzini cercò sempre una trattativa col corpo di spedizione francese venuto per sopprimere la Repubblica Romana giocando sulle  ambiguità politiche e sulla tradizione rivoluzionaria della Repubblica  francese mentre Garibaldi voleva semplicemente rigettarla manu  militari a mare, un progetto assolutamente impossibile da realizzare).  Quindi anche se alla fine il progetto mazziniano di trascinare a fianco 

– o in posizione di neutralità – della Repubblica Romana la repubblica  francese fu un fallimento, esso dimostra che in questo caso il vero  pragmatico della politica era Mazzini mentre Garibaldi, in fondo,  altro non si comportò e connotò che come un validissimo militare ma  sprovvisto di alcuna visione politica, e questo contrariamente a quanto  si dice tuttoggi anche a livello storiografico che Garibaldi fosse un  concreto uomo d’azione mentre Mazzini sarebbe stato una sorta di  generoso acchiappanuvole. Se vogliamo usare queste usurate categorie, è semmai vero il contrario. Mazzini il concreto uomo  politico, Garibaldi il generoso, efficace uomo d’azione, ma in fin dei  conti, politicamente ingenuo acchiappanuvole.  

 E sulla base di questo ribaltamento degli stereotipi pubblico caratteriali dei due personaggi mi avvicino alla domanda di Marsilio  sul perché la guerra di Crimea vide la contrarietà di Mazzini alla  partecipazione piemontese e rispondo affermando che Mazzini aveva capito benissimo che il monarchico regno di Sardegna tramite questa  partecipazione avrebbe avuto ascolto fra le grandi potenze europee e  questo, oltre a dare una svolta moderata e monarchica a tutto il  movimento rivoluzionario italiano, celava anche un altro rischio che la  storiografia non ha mai a sufficienza sottolineato: mentre Mazzini e  Garibaldi intendevano per unificazione italiana tutta la penisola più le  isole principali, intendevano cioè un’Italia con un territorio più o  meno sovrapponibile a quello odierno, il regno di Sardegna e  segnatamente Cavour non pensavano assolutamente a questo tipo di  assetto territoriale, volendo Cavour ingrandire il Piemonte a spese  del dominio diretto dell’Austria nell’Italia del nord e forse  aggiungendo, se proprio si vuole esagerare, qualche propaggine  dell’Italia centrale. Cavour definiva l’idea di una unificazione di tutta  la penisola una autentica corbelleria e mi preme sottolineare che se la  spedizione dei Mille fu segretamente appoggiata da Vittorio Emanuele  II e dalla Gran Bretagna dovette affrontare la contrarietà di Cavour.  Comunque, per farla breve: il sognatore Mazzini era ben al corrente  di tutti questi rischi qualora l’iniziativa della rivoluzione italiana fosse  passata al Regno di Sardegna, Garibaldi bellamente li ignorava o  fingeva di ignorarli.  

 In merito alla domanda quanto Mazzini stimasse Garibaldi e se  la stima di Garibaldi verso Mazzini fosse superiore a quella che  Mazzini aveva per Garibaldi, rispondo molto semplicemente che allo  stato degli atti si può affermare che ad un’iniziale vicendevole e  profonda stima, a partire dalla Repubblica Romana in poi mai  nessuno dei due mise in dubbio la buona fede dell’altro ma le accuse  che entrambi vicendevolmente si scagliarono riguardarono l’altrui  l’ingenuità politica e la conseguente facilità di manipolazione: nel caso delle accuse di Mazzini contro Garibaldi, ad opera della monarchia  sabauda e nel caso delle accuse rivolte a Mazzini, secondo Garibaldi in  una sorta di automanipolazione mazziniana dovuta alle proprie elucubrazioni ideologiche e dalla sua intransigenza repubblicana che  non avrebbero lasciato alcuno spazio di manovra politica con chi  repubblicano non era ma intendeva comunque lottare per  l’unificazione del paese. Sull’intensità intima di questi vicendevoli  sentimenti di apprezzamento e di ridimensionamento delle rispettive figure, confesso che non so pronunciarmi, in quanto i due personaggi  furono due figure pubbliche e quando si scrive e si agisce per la storia  c’è sempre, in positivo come in negativo, un non detto, sul quale è  sempre molto difficile esprimerci.  

 In merito alla domanda di Marsilio sulle potenze che i due eroi  del Risorgimento stimavano di più, per Garibaldi è facile rispondere:  Garibaldi stimava moltissimo la Gran Bretagna (vedi la mia  conferenza e anche i lavori Eugenio Di Rienzo) e da questa fu anche 

decisamente aiutato nella sua Spedizione dei Mille mentre Mazzini  pur avendoci vissuto molti anni non espresse mai sentimenti di così  forte amicizia pur non arrivando mai direttamene ad accusare  l’Inghilterra di una politica imperialista (veramente, come ho detto  nella mia conferenza, Mazzini era ben consapevole che l’Inghilterra  faceva i suoi comodi a danno di coloro che si mostravano più deboli e  meno resistenti all’avanzata dell’uomo bianco, solo che questa aperta sincerità Mazzini la riteneva dannosa, alla luce del suo realismo  politico, per tessere alleanze per una futura unificazione dell’Italia e  dall’altro lato, Mazzini non era del tutto contrario al colonialismo  europeo, perché, non molto originalmente rispetto alla sua epoca, da  lui ritenuto propedeutico alla diffusione della civiltà). Ma per essere  veramente sintetici, Mazzini amava profondamente solamente una  nazione e questa era l’Italia che nei disegni mazziniani doveva costituire il fulcro del futuro concerto europeo costituto dalle nazioni  liberate dal giogo delle potenze continentali di allora, l’Austria e la  Russia, ed affratellate in seguito all’abbattimento della Santa  Alleanza, all’insegna di una egemonia italiana meritata sul campo della distruzione di queste potenze prevaricatrici dei diritti dei popoli  europei.  

 Alla domanda cosa pensavano Cavour e Vittorio Emanuele di  Mazzini, rispondo molto semplicemente che se fosse loro capitato fra  le mani e avessero potuto decidere unicamente alla luce delle loro  convinzioni personali, lo avrebbero impiccato. Non so quindi cosa gli  avrebbero fatto se fosse effettivamente capitato fra le loro mani, i due  personaggi in questione erano sempre uomini politici e in politica non  sempre, anzi quasi mai, si fa quello che si vorrebbe, ma sicuramente  dare seguito alla condanna a morte che il Regno di Sardegna aveva  posto sul suo capo, certamente rispondeva alla loro più sentita convinzione.  

 Infine rispondo alle forse più importante domanda di Marsilio  in merito alle virtù e manchevolezze della geopolitica italiana. Senza  voler fare l’elenco delle più o meno commendevoli iniziative di  pubblicistica geopolitica che in seguito alla guerra russo-ucraina  hanno preso vigore e che sono sorte principalmente sul Web (e in  questo generale movimento di rinnovamento di queste varie iniziative  di pubblicistica geopolitica anch’io ho dato, soprattutto sul piano della  riflessione teorica attraverso l’elaborazione del paradigma del  Repubblicanesimo Geopolitico, il mio modesto contributo; ma di esso  non parlerò oltre perché altro è l’argomento dell’intervista. Una cosa  è però assolutamente necessaria dirla: i primi vagiti del  Repubblicanesimo Geopolitico furono ospitati dalle colonne on line del  blog di geopolitica “Il Corriere della Collera”, ora cessato nelle sue  pubblicazioni – ma ancora in Rete – per la morte del suo fondatore, lo  studioso di politica internazionale, il mazziniano, pacciardiano e  quindi fautore ante litteram della repubblica presidenziale Antonio De Martini, al cui impareggiabile magistero politico, scientifico e morale dovrà necessariamente ispirarsi la geopolitica italiana per la sua  auspicabile rifondazione ab imis ma, in conclusione, del succitato  movimento di rinnovamento della geopolitica italiana non mi dilungo  oltre in quanto, proprio per la sua carica innovativa, eccentrico  rispetto al mainstream della geopolitica italiana e quindi lodevolmente  con scarso valore di rappresentatività della stessa e, comunque, chi si  ritenga incuriosito da questa mia affermazione può benissimo andarsi  ad ascoltare la mia conferenza, nella quale viene elencata, oltre alle  lodevoli nuove iniziative di riflessione geopolitica, anche una nutrita  schiera di “esperti” geopolitici, molto esperti nel realismo politico ma  solo pro domo loro…), parlerò solo di “Limes” e del suo valente  direttore e deus ex machina Lucio Caracciolo.  

 Ora uno dei suoi ultimi editoriali su YouTube si intitola Stiamo  perdendo la guerra. Medio Oriente e Ucraina in fiamme. L’Italia paga il  conto ma non conta, ed io ho già definito questo titolo e il contenuto del  video «disperazione ed ingenue illusioni di un geopolitico à la  recherche du temps perdu.». In estrema sintesi l’illusione: la Nato  nella guerra russo-ucraina si è dimostrata inefficace, l’Italia non può  però lasciare andare questo quadro di riferimento e deve quindi  rafforzare i legami con gli Stati Uniti tramite un trattato bilaterale che  rimedi alle problematiche messe in luce dalla crisi della Nato. Come si  dice: auguri e figli maschi. Necessità quindi di un riorientamento  gestaltico della politica e delle geopolitica italiane in senso mazziniano  come, appunto, avrebbe voluto De Martini. À suivre 

Massimo Morigi, nell’anno 2024 e nel mese della nascita della  Repubblica Romana del 1849 

P.S. dell’intervistatore. Il professor Massimo Morigi mi aveva concesso l’intervista pochi giorni dopo il IX febbraio, ricorrenza  mazziniana della nascita della Repubblica Romana del 1849. Più che  una coincidenza. E, inoltre. L’intervista era stata pubblicata originariamente in data 11 marzo 2024, il giorno dopo l’anniversario  della morte di Giuseppe Mazzini (altra coincidenza…) sulla rivista on  line “Nazione Futura” (Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20240313160712/https://www.nazi 

onefuturarivista.it/2024/03/11/mazzini-e-garibaldi-nelle diatribe-geopolitiche-risorgimentali/ ) ma si è ora ritenuto  opportuno ripubblicarla sul blog di geopolitica “L’Italia e il Mondo” (forse l’iniziativa on line che Morigi sente talmente vicina e propria  che egli, per una sorta di pudore, non aveva nominato nell’intervista) perché egli mi ha comunicato che è intervenuto un fatto nuovo e  questo fatto nuovo consiste nel fatto che Morigi e “L’Italia e il  Mondo” hanno deciso di organizzare a Ravenna un convegno per  onorare la memoria del geopolitico mazziniano Antonio De Martini. Il  seguito all’insegna, ci auguriamo tutti, del motto mazziniano ‘Pensiero  e Azione’, che fu anche la stella polare dell’operato politico, scientifico  e morale di Antonio De Martini. Ora e sempre. 

Umberto Marsilio, Pasqua di Risurrezione 2024

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L’UNIONE EUROPEA, COORDINATA DALLA NATO, E’ LO STRUMENTO DEGLI USA NEL CONFLITTO STRATEGICO DELLA FASE MULTICENTRICA _di Luigi Longo

 

L’UNIONE EUROPEA, COORDINATA DALLA NATO, E’ LO STRUMENTO DEGLI USA NEL CONFLITTO STRATEGICO DELLA FASE MULTICENTRICA

di Luigi Longo

[…] l’Europa è diventata una Eurolandia priva di sovranità economica e soprattutto geopolitica e militare. Al suo interno è insediato un corpo di occupazione straniero, denominato NATO, inviato da tempo come mercenariato soldatesco in Asia Centrale, pronto a minacciare ed a rischiare una guerra mondiale in Georgia ed in Ucraina. Se questo è anche in parte vero, allora che senso ha elencare la tiritera del nostro grande profilo europeo, dalla filosofia greca al diritto romano, dalle cattedrali romaniche e gotiche dell’umanesimo rinascimentale, dalla rivoluzione scientifica all’illuminismo, dall’eredità classica greco-romana al cristianesimo, eccetera?

Pura ipocrisia.

Costanzo Preve*

  1. Avanzerò alcune riflessioni sull’Europa, non a partire dalla storia dell’Europa delle

Nazioni, che si formarono dopo la dissoluzione dell’impero di Carlo Magno (1), ma a partire dalla guerra Russia-Ucraina (cioè l’aggressione Usa alla Russia via Nato-Europa), che di fatto sancisce la fine del progetto dell’Unione Europea (avanzato e realizzato dopo la seconda guerra mondiale, anche se pensato intorno agli anni trenta del secolo scorso dagli Stati Uniti d’America) sostituito dal nuovo ruolo della NATO che meglio si addice alle nuove strategie statunitensi nella fase multicentrica [conflitto tra potenza egemone in declino (USA) e potenze consolidate (Russia, Cina) e in ascesa (India)] (2). Una << […] Europa occidentale (anche l’Europa orientale, mia precisazione LL) sottomessa ad una occupazione militare USA accettata dagli attuali governi fantocci, che appunto per questa ragione considero del tutto illegittimi, non importa se sanzionati o meno da elezioni manipolate >> (3).

 

  1. Raniero La Valle coglie il senso della metamorfosi, avviata già da anni (4), della NATO quando sostiene: << Da Washington a Vilnius infatti tutto torna, tutto vale per l’America e per la sua “impareggiabile” Corte: gli stessi nemici, la Russia, la Cina, l’Iran, la Corea del Nord, il “terrorismo”, la stessa vittima che unifica tutti intorno all’altare del sacrificio, l’Ucraina, la stessa determinazione all’uso anche per primi dell’arma nucleare perché la deterrenza non basta più, la stessa idea che il vecchio concetto di difesa è superato, perché oggi con le armi della guerra non si decidono solo le guerre, ma le alternative di ogni tipo, la gestione delle crisi, le politiche industriali, l’economia, il clima, i temi della “sicurezza umana”, perfino la questione dell’uguaglianza di genere e la partecipazione delle donne: tutto ha a che fare con la NATO, il nuovo sovrano, perché il suo approccio è “a 360 gradi” e i suoi tre compiti fondamentali, “deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa”, devono essere adempiuti con assoluta discrezionalità: “risponderemo a qualsiasi minaccia alla nostra sicurezza come e quando lo riterremo opportuno, nell’area di nostra scelta, utilizzando strumenti militari e non militari in modo proporzionato, coerente e integrato”; e, come pare, a decidere nell’emergenza (ma questo non è stato scritto) può essere anche il generale comandante della NATO senza interpellare “la struttura”; insomma c’è il nucleare libero all’esercizio. […] L’Ucraina è stata totalmente integrata nella NATO, ma bisogna far finta che non lo sia, per non costringere la Russia a usare l’arma nucleare; Putin accusa il colpo, deve stare al gioco, e si dice “pronto a trattare separatamente le garanzie di sicurezza dell’Ucraina, ma non nel contesto della sua adesione alla NATO”. E a Vilnius si assicura che questo non avverrà, che l’Ucraina entrerà nella NATO solo a guerra finita, ed è la ragione per cui essa, come Biden ha voluto fin dal principio, non deve avere fine; e Zelensky dopo la prima arrabbiatura che gli è valsa l’accusa di “ingratitudine” da parte del ministro della difesa inglese, è passato all’incasso ed ha lietamente manifestato il suo entusiasmo. […] (così il) colonnello dello stato maggiore ucraino e analista militare Oleg Zhdanov: “negli ultimi 16 mesi noi ci siamo integrati nella macchina militare atlantica come mai avremmo neppure sognato prima del 24 febbraio 2022; pur non appartenendo ufficialmente alla NATO ormai il 90 per cento delle nostre procedure militari segue i parametri NATO. ma c’è di più, ormai la metà dei nostri armamenti sono NATO, i circa 40.000 uomini pronti a sfondare le linee russe sono vestiti, armati, trasportati, addestrati dalla NATO; perfino le loro armi personali sono state fornite dagli alleati”, e via enumerando: “i carri armati tedeschi Leopard 2, i gipponi Humvee americani o i corazzati Bradley e Strykes, decine di tipi diversi di blindati trasporto truppe, i cannoni francesi a lunga gittata Caesar o quelli USA M777, i lanciarazzi americani Himars, gli obici semoventi Krab polacchi”, tutto corredato da assistenza, pezzi di ricambio, personale specializzato, con una catena di interscambio e cooperazione nel lungo periodo, anche se “è difficile dire quando l’Ucraina entrerà nella NATO, forse mai” >> (5).

 

  1. La NATO è fondamentale per le strategie mondiali degli Stati Uniti d’America. La sua trasformazione, da strumento di difesa dal cosiddetto comunismo sovietico a quello di aggressione e di penetrazione nelle aree di influenza della Russia e della Cina per impedire il consolidarsi del polo asiatico (ormai in fase di decollo con le sue strutture di funzionamento e di coordinamento come, per esempio, i Brics) in grado di mettere in discussione l’egemonia mondiale statunitense con il suo modello di legame sociale della produzione e riproduzione della vita. Gli USA non accettano un mondo multicentrico, la loro storia di nazione è emblematica e dovrebbe essere di insegnamento; riporto, a tal proposito, quanto già sottolineato in altri scritti: è difficile che gli Stati Uniti rinuncino al dominio mondiale assoluto, ammantato di democrazia, diritti e menzogne varie, considerata la loro storia che dal 4 luglio 1776 (anno della dichiarazione di indipendenza) li ha visti in pace solo 18 anni su 246 anni nei quali si sono gradualmente evoluti: da neo-nazione in lotta per l’indipendenza dalla Gran Bretagna (1775–1783), passando attraverso la monumentale Guerra civile americana (1861–1865) fino a trasformarsi, dopo aver collaborato al trionfo durante la Seconda Guerra Mondiale (1941-1945), nella più grande potenza al mondo dalla fine del XX secolo ad oggi, anche se, per nostra fortuna, in chiaro declino relativo. Alain Badiou non molto tempo fa sosteneva che:<< La potenza imperiale americana nella rappresentazione formale che fa di se stessa, ha la guerra come forma privilegiata, se non addirittura unica, di attestazione della sua esistenza. >> (6). La loro passione è comandare, usurpare, sottomettere ogni popolo; la loro missione è il dominio assoluto. Gli USA hanno un peso specifico maggiore che è quello del mandato divino che li porta a dominare il mondo in maniera assoluta (monocentrismo), al contrario delle altre potenze che sono per un dominio condiviso del mondo (multicentrismo). Il fattore determinante di questo sciagurato scenario sono le relazioni di potere e di dominio, le più stupide che l’essere umano sessuato si sia mai date. Altro è l’autorità! (ma questo è un altro discorso da approfondire).

Siamo, in questa fase multicentrica, in piena guerra “in senso largo” (7). Per esempio, si veda il ruolo della Norvegia/Finlandia/Svezia/Danimarca, Paesi del Nord Europa facenti parte sia della UE (ad eccezione della Norvegia) sia della NATO (ad eccezione della Svezia), che hanno firmato accordi bilaterali, in materia di difesa, con gli Stati Uniti d’America in caso di conflitto con la Russia (8).

Alberto Bradanini (ex ambasciatore a Pechino dal 2013 al 2015) così chiarisce << […] poiché qualsiasi conflitto anche lontano genera insidiose turbolenze, la dirigenza cinese condivide nella sostanza il giudizio di Mosca: che la genesi del conflitto vada attribuita alla strategia americana di destrutturare la Russia con una guerra per procura (combattuta dagli ucraini con armi e finanziamenti Nato-Usa), provocarne un cambiamento di regime e se possibile causarne persino la frantumazione, rendendola facile preda degli avvoltoi di Wall Street […] Nel giudizio di Pechino […] gli Usa mirano poi a impedire la saldatura Russia-Cina e a provocare un’analoga guerra per procura anticinese, questa volta combattuta fino all’ultimo taiwanese”. A suo avviso, gli Usa non accettano l’emergere di un mondo multipolare che fiorisce intorno all’alleanza russo-cinese, cui si aggiungerebbero “l’India e altre nazioni cosiddette emergenti che, infatti, non intendono seguire Washington nella politica sanzionatoria contro Mosca […] L’espansionismo Nato/Washington verso Est ha dunque l’obiettivo strategico di impedire quel percorso di pacificazione/integrazione euroasiatica che era emerso quale promessa di pace e sviluppo alla caduta dell’Unione Sovietica”. Una svolta che aveva determinato una nuova convergenza tra Cina e Russia, non più accomunate dall’ideologia anticapitalista come ai tempi di Mao e Stalin, ma da comuni interessi economici e strategici, e dalla medesima necessità di contenere l’espansionismo americano [corsivo mio, LL] >> (9). In sintesi, per dirla con l’economista marxiano Richard D. Wolff, che racchiude bene quanto sopra riportato, si può dire che:<< […] l’impero americano, inteso come primato capitalistico e geopolitico, è finito. Ma l’America non vuole accertarlo […] La Cina ha invece creato un ecosistema produttivo mastodontico da cui il mondo non può prescindere e pertanto codetermina ormai le sorti del capitalismo. In modo consensuale prima e conflittuale ora, ma mai subordinato […] il capitalismo si è “sinizzato” (così come in Russia si è russizzato, mia specificazione, LL) in modi che l’America non riteneva possibile, stante il perdurare della crasi tra economia di mercato e Partito comunista >> (10). Le difficoltà statunitensi, che evidenziano sia il declino sia l’incapacità strategica di raggiungere gli obiettivi nel tempo e nello spazio, sono evidenti nei due conflitti aperti in Ucraina (via Nato-Europa) prevalentemente contro la Russia e in Palestina (via Nato-Europa-Israele) prevalentemente contro la Cina. La debolezza USA si evince anche nel gioco di rimessa (perché non hanno un’idea sul nuovo mondo che si sta configurando, impegnati come sono nella quarta rivoluzione industriale, quella del transumanesimo, cioè la fine della dimensione umana dell’umanità, una rivoluzione nichilista del genere umano sessuato) tentando di contrastare i progetti di respiro mondiale della Cina (le vie della seta) e della Russia (il corridoio Nord-Sud russo-indiano International North-South Transport Corridor, INSTC) avanzando il suo progetto IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor): 1) guidando l’egemonia israeliana nel Nuovo Medio Oriente, come potenza regionale, con il suo progetto del canale di Gurion, concorrente del canale di Suez, con tutte le conseguenze nefaste sulla eliminazione della popolazione palestinese di Gaza per permettere lo sbocco nel Mediterraneo, 2) ridimensionando l’Egitto, 3) assestando un duro colpo alla direttrice di trasporto energetico e commerciale Bassora-Europa incentrata sulla Turchia. Dietro le infrastrutture e il controllo delle risorse energetiche si gioca una partita fondamentale nello scontro tra le potenze mondiali (USA, Cina, Russia e indirettamente la potenza in ascesa l’India) con le loro sub-potenze regionali (Israele, Iran, Turchia) (11).

 

  1. La Russia e la Cina, che sono i due centri (per ora) del costituendo polo asiatico, vogliono costruire un mondo multicentrico e sono in grado di mettere in discussione l’egemonia mondiale statunitense la quale è per un mondo monocentrico. Un polo asiatico che già nel 1956 lo storico Arnold Toynbee così configurava << Se, dopo aver così perduto l’amicizia del sottocontinente cinese, il nostro mondo occidentale dovesse perdere anche l’amicizia del sottocontinente indiano, l’Occidente avrebbe perduto a favore della Russia la maggior parte del Continente Antico tranne un paio di teste di ponte in Europa occidentale e in Africa; e questo potrebbe essere un evento decisivo nella lotta per il potere fra “mondo libero” e comunismo >> (una riflessione attuale nella sostanza se precisiamo i concetti di mondo libero e di comunismo e li rapportiamo allo storicamente dato) (12).

Costanzo Preve ha ragione quando sostiene che << […] Si tratta di una decisione (la decisione di resistere all’americanismo, mia precisazione LL) nutrita dalla consapevolezza della principale caratteristica dell’americanismo stesso, cioè della sua arroganza. […] Non si tratta solo della pura forza militare di tipo “imperiale” (Alessandro il Grande, Giulio Cesare, Gengis Khan, Napoleone). Si tratta di qualcosa di più profondo e di immensamente più abbietto, l’arroganza di essere il portatore di una civiltà superiore garantita addirittura da un mandato divino che legittima con la sua elezione inverificabile questa pretesa di superiorità. Oggi il solo portatore al mondo di questa intollerabile arroganza sono gli Stati Uniti d’America. Lo sono forse […] stati in passato l’Europa, la Russia, i mongoli, gli arabi, la Cina eccetera, ma è sicuro che nelle attuali condizioni geopolitiche non lo sono più. Questo è il dato da cui partire. >>. Un mandato divino di un Dio un po’ strano << […] il Dio di George Bush e del messianesimo ideocratico americano dei neo-conservatori (neocons) […] il Dio esclusivo e legato di fatto ad un singolo popolo eletto (un tempo gli ebrei, oggi gli americani del Destino Manifesto e della Casa sulla Collina, il popolo che lo svergognato bestemmiatore Bill Clinton ha spudoratamente definito nel suo discorso d’insediamento alla Casa Bianca “l’unico popolo indispensabile nel mondo”), il Dio in nome del quale si gettano le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki e si invade l’Irak nel 2003, il Dio in nome del quale si moltiplicano le basi militari in tutti i paesi del mondo, pianificando ossessivamente la prossima guerra con la convivenza di un’Europa asservita e terrorizzata […] >> (13).

 

  1. E’ così forte la totale servitù volontaria delle Nazioni europee (e della sua sovrastruttura rappresentata dall’Unione europea) verso le strategie statunitensi che sulle guerre Russia-Ucraina e Israele-Palestina si è verificata una omogeneità così compatta nel velare la realtà. Bisogna risalire alla storia di Catilina di cui ci è giunta una sola verità: rare volte una tradizione così abbondante è stata così compatta nell’offuscare la realtà (14). L’aggredita Ucraina si trasforma in vittima dopo aver represso le regioni delle repubbliche popolari separatiste del Donetsk e Lugansk, una repressione iniziata nel 2014 contro le regioni di lingua russa (Odessa, Dnepropetrovsk, Kharkov, Luhansk e Donetsk) che condusse ad una militarizzazione del contesto e ad alcuni massacri (a Odessa e Mariupol, i più importanti) e dopo essere stata lo strumento USA, tramite l’entrata di fatto nella NATO, della guerra alla Russia; così come l’aggredito Israele da parte di Hamas si trasforma in vittima dopo che dal 1948 (proclamazione della nascita dello Stato di Israele) ha occupato la Palestina cacciando con violenza e metodi inenarrabili i palestinesi (originariamente costituiti da arabi musulmani, arabi cristiani, ebrei e minoranze turche ed armene) (15). La menzogna sistematica che si fa verità dei dominanti! (16). E’ efficace l’osservazione di Luciano Canfora, a proposito del modello europeo pieno di democrazia, di libertà e diritti universali dei popoli con riferimento alla cosiddetta invasione russa all’Ucraina (e al piano di attacco di Hamas ad Israele), che ricorda la ferocia delle potenze europee nel perseguire il dominio del mondo: << Certo, se si pensa con quale determinazione gli europei perseguirono il dominio nel mondo, è piuttosto buffo che ora si mostrino come modello di virtù e facciano la predica agli altri. Una certa retorica europeista rassomiglia alla preghiera contrita di chi ne ha fatte di tutti i colori e improvvisamente diventa pio e virtuoso >> (17).

Si passa, cioè, da una fase storica monocentrica, a coordinamento occidentale USA fino al 1990-1991(implosione dell’ex URSS) e a coordinamento mondiale fino al 2011(ascesa delle potenze Russia e Cina), nella quale l’Europa ha avuto un ruolo da protagonista subordinato e incastrato nel sistema statunitense (americanizzazione del territorio europeo) e nelle sue strategie di dominio mondiale; ad una fase multicentrica dove l’Europa, governata e gestita dalla nuova NATO, diviene una espressione geografica di metternichiana memoria, nonchè campo di battaglia dello scontro tra potenze mondiali.

 

  1. L’Unione europea non esiste! Ciò che appare sono istituzioni (luoghi istituzionali) gestite da sub-decisori delle diverse nazioni che utilizzano le risorse delle diverse sfere sociali e realizzano le strategie di sviluppo (in alleanza o in conflitto tra loro) inserite in quelle statunitensi. Un esempio sono le sanzioni contro la Russia che hanno avuto un effetto negativo sull’Europa (l’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche soprattutto per le imprese energivore e gasivore, la riduzione delle relazioni economiche, la recessione e l’accentuata perdita di potere d’acquisto, la sicurezza nelle nuove infrastrutture energetiche, eccetera); hanno portato vantaggi agli USA (il contenimento del calo della domanda di dollari per il commercio internazionale, la vendita del gas a prezzi multipli di quelli russi, l’attrazione delle imprese europee, eccetera); hanno stimolato l’economia russa aggirando le sanzioni: costruendo nuove relazioni in Asia (Cina, India, Iran), promuovendo lo sviluppo autosufficiente (nei settori alimentare, manifatturiero, beni di consumo, eccetera). Un altro esempio è il disastro dell’economia europea << […] il 2024 sarà un disastro per l’economia reale europea. Gli indicatori economici previsionali manifatturieri, i PMI, sono praticamente tutti negativi per i paesi Europei […] Quindi le premesse congiunturali sono pessime, ma c’è di peggio: le nuove norme europee di bilancio, quelle su cui è stato raggiunto un accordo, prevedono vincoli fortissimi allo spiegamento di politiche espansive fiscali. Il fatto che il deficit non possa superare l’uno per cento del PIL per quasi tutti i paesi europei viene a rendere impossibile qualsiasi politica di carattere anticiclico, anzi verrà a imporre tagli e aumenti delle tasse che saranno pro-ciclici. Quindi la crisi congiunturale non solo non sarà contrastata dalle politiche economiche della UE, ma perfino sarà accentuata. La crisi del 2011-2014 non ha insegnato proprio nulla […] >> (18).

L’Europa come soggetto politico unitario non è mai esistita. Sottolineo, con Luciano Canfora, che << l’Europa occidentale si divide molto presto e resta divisa: l’idea che sia un continente unitario è un’invenzione. Nel corso dei secoli la vediamo dilaniata, attraversata da conflitti di potenza, alle prese con una autorità spirituale, quella del pontefice romano, che era anche temporale e interloquiva con i governi dei singoli Stati. Ciò ha favorito una dialettica più vivace, ma anche una frantumazione strutturale, foriera di problemi >> (19).

Le potenze europee si sono sempre scontrate per l’egemonia del continente Europa: si pensi, a mò di esempio, al tentativo fallito di Napoleone Bonaparte che con rammarico affermava che << Non avevo finita la mia opera. L’Europa sarebbe diventata di fatto un popolo solo; viaggiando ognuno si sarebbe sentito nella patria comune…Tale unione dovrà venire un giorno o l’altro per forza di eventi…Abbiamo bisogno di una legge europea, di una Corte di cassazione europea, di un sistema monetario unico, di pesi e misure uguali, abbiamo bisogno delle stesse leggi per tutta l’Europa. Avrei voluto dare di tutti i popoli europei un unico popolo…Ecco l’unica soluzione >> (20). Non si può scambiare l’Europa delle diverse nazioni in concorrenza-conflitto tra loro (che pure hanno avuto un ruolo di scambio sulla religione, sull’arte, sulla cultura, sulla natura, sulla scienza, eccetera, così come è oggi) con un soggetto politico coordinato! Si pensi, a mò di esempio, al Rinascimento italiano ed europeo che, per dirla con Fernand Braudel, << […] è quella lenta trasformazione, che non finisce di compiersi, attraverso la quale la civiltà occidentale passa dalle forme tradizionali del Medioevo alle forme nuove, già attuali, della prima modernità, ancora vitali in questa stessa civiltà occidentale in cui viviamo oggi, che appena uscita dalle sue antiche contraddizioni, ne fabbrica allegramente delle altre. >> (21).

L’ipocrisia dell’Europa come soggetto politico e unitario. Non è da condividere la riflessione dello storico Paul Kennedy quando afferma che «Beh, l’Europa di certo non sparisce. Avrà anche in futuro un ruolo politico centrale. Se nel 2030 avremo un’Unione Europea che comprenderà anche l’Ucraina, assisteremo a una trasformazione storica delle dinamiche politiche internazionali. Anche tutta l’area del Caucaso sarà attratta verso la Ue. Con un conseguente maggiore isolamento della Russia» (22). Per avere un ruolo politico centrale l’Europa dovrebbe essere autonoma, indipendente, sovrana, in grado di pensare e di realizzare una strategia progettuale per un modello di sviluppo e di relazioni sociali in una società europea dei popoli, con un ruolo centrale nello scambio culturale, politico, economico e sociale tra Occidente ed Oriente nel rispetto delle diverse storie territoriali. Ma l’Europa è serva delle strategie di potenza degli USA per il dominio monocentrico mondiale. Quindi occorre ripensarla con lo sguardo ad Oriente dove sono presenti potenze consolidate, come la Cina e la Russia, e potenze in ascesa, come l’India, che sono per un mondo multicentrico (23) e possono essere portatrici di un modello di sviluppo sociale diverso, sia pure in una logica sistemica capitalistica (i diversi capitalismi), capaci ancora di stare negli equilibri naturali e umani per le loro storie, culture, tradizioni, religioni, eccetera, al contrario dell’Occidente, a guida USA che è proiettato nel transumano (andare oltre l’umano) che significa la fine dell’umanità così come la conosciamo noi:<< Trasumanar significar per verba non si porìa […] il passare ad una condizione, o modo di essere, superiore a quella normalmente propria dell’uomo che non si può esprimere […] per mezzo di parole >> (24).

Il modo di produzione e riproduzione della vita statunitense, espressione di un modello di sviluppo egemonico, ma in fase di declino per l’avanzare del multicentrismo con altri modelli di sviluppo che propongono le altre potenze mondiali (si pensi al modello cinese delle vie della seta), ha penetrato e plasmato quello europeo. L’Europa è diventata uno strumento importante (una sorta di testa di ariete) per le proiezioni strategiche contro l’Oriente e le sue potenze. Di fatto l’Europa non c’è più, quella che appare è espressione di servitù volontaria dei sub-decisori che non vogliono perdere il loro potere derivato dalla fase gestionale e da quella esecutiva delle strategie dei pre-dominanti statunitensi nei rispettivi territori nazionali. I sub-decisori decidono le linee strategiche dello sviluppo dei rispettivi territori nazionali inglobate in quella egemonica degli Stati Uniti d’America. L’americanizzazione del territorio europeo (di cui conosciamo poco) è emblematica dei processi di penetrazione del modello di sviluppo egemonico degli USA. Tale modello incide profondamente e incorpora lo sviluppo delle nazioni europee nelle strategie di egemonia mondiale statunitense. Si pensi alle trasformazioni delle città e dei territori/NATO e all’approntamento delle infrastrutture territoriali (Tav, corridoi di mobilità, basi, logistica, porti, eccetera). Nella fase multicentrica l’Unione europea non serve come collante e aggregato per le strategie statunitensi così come è stato nella fase monocentrica del mondo Occidentale (e bipolare a livello mondiale), perché è stata sostituita dal progetto NATO. Non è un caso che l’Europa, come innanzi detto, non è stata mai autonoma e sempre subordinata agli Stati Uniti d’America a partire dalla seconda guerra mondiale.

  1. Riporto una buona sintesi di quanto sopra detto sull’Europa non sovrana, di Giorgio Agamben << […] Unione Europea concepita solo su ragioni economiche che ignorano non solo quelle spirituali e culturali, ma anche quelle politiche e giuridiche […] l’Unione Europea è tecnicamente un trattato fra Stati che viene fatta passare per una costituzione democratica […] La cosiddetta Costituzione europea è illegittima […] Il giurista tedesco Dieter Grimm ha ricordato che la costituzione europea manca il fondamentale elemento democratico, perché essa non è in alcun modo il frutto dell’autodeterminazione dei cittadini europei […] La sola parvenza di unità si raggiunge quando l’Europa agisce come vassallo degli Stati Uniti, partecipando a guerre che non corrispondono in alcun modo a interessi comuni e ancor meno alla volontà popolare. Del resto alcuni degli Stati firmatari del trattato, come l’Italia, per il numero di basi militari che ospitano, sono tecnicamente dei protettorati e non degli Stati sovrani. In politica estera, esiste, a volte, un occidente atlantico, ma non certo l’Europa. Come non esiste sul piano costituzionale, l’Europa non esiste sul piano politico e militare […] Il Medio Evo aveva capito, una unità formata da società politiche dev’essere qualcosa di più o di diverso di una società politica. Il Medio Evo ne cercava il criterio nella cristianità. L’uomo europeo-a differenza degli asiatici e degli americani, per i quali la storia e il passato hanno un significato completamente diverso-può accedere alla sua verità solo attraverso un confronto col suo passato, solo facendo i conti con la propria storia. Il passato non è, cioè, per lui soltanto un patrimonio di beni e di tradizioni, ma anche e innanzitutto una componente antropologica essenziale, che fa sì che egli possa accedere al presente solo archeologicamente, solo guardando a ciò che di volta in volta è stato. Questo significa che per gli Europei il passato è innanzitutto una forma di vita. Di qui il rapporto speciale che l’Europa ha con le sue città, con le sue opere d’arte, col suo passaggio: non si tratta di conservare dei beni più o meno preziosi, ma comunque esteriori e disponibili: in questione è la realtà stessa dell’Europa, la sua indisponibile sopravvivenza […] Distruggendo, ieri, le città tedesche, gli americani sapevano di demolire in qualche modo l’identità stessa della Germania; per questo, oggi, distruggendo col cemento, le autostrade e l’Alta Velocità il paesaggio italiano, gli speculatori non ci privano soltanto di un bene, ma distruggono la nostra stessa realtà storica […] Un tempo l’ideale comune di una Europa fu espresso politicamente nell’idea romana dell’impero e poi germanica di un Impero, che lasciava intatte le specificità dei popoli […] Mentre sarebbe urgente riflettere al difficile compito di costruire una unità preservando le diversità, vediamo al contrario che in tutti i paesi europei è in corso al contrario un vero e proprio smantellamento delle scuole e delle Università, cioè delle istituzioni che, trasmettendo la cultura dovrebbero vegliare al rapporto vivente fra il passato e il presente. A questo smantellamento, corrisponde una crescente museificazione del passato, a cominciare dalle stesse città, trasformate in centri storici, i cui abitanti sono trasformati in qualche modo in turisti nella propria stessa cultura […] Un alto funzionario dell’Europa nascente, Alexandre Kojevè, sosteneva che l’Homo sapiens era giunto alla fine della sua storia e non aveva ormai davanti a sé che due possibilità: l’accesso a un’animalità post storica (incarnata dall’american way of life) o lo snobismo (incarnato dai giapponesi, che continuano a celebrare le loro cerimonie del tè, svuotate, però, da ogni significato storico). Tra un’America integralmente rianimalizzata e un Giappone che si mantiene umano solo a patto di rinunciare a ogni contenuto storico, l’Europa potrebbe offrire l’alternativa di una cultura che resta umana e vitale, perché è capace di confrontarsi con la sua stessa storia nella sua totalità e di attingere da questo confronto una nuova vita >> (25).
  2. L’accentramento del potere nella fase multicentrica è funzionale a ridurre la filiera del comando che diventa essenziale nelle fasi (multicentriche e policentriche) di aperto conflitto tra le potenze mondiali. Per esempio, si veda il tentativo di riforma, a partire dal 2015, dell’Unione europea per quanto riguarda l’allargamento e l’approfondimento dei settori di intervento verso la costituzione degli Stati Uniti d’Europa (26). Si vuole riformare l’Unione europea per renderla più affidabile e servile eliminando i vassalli e i valvassori che facevano da collante e da coordinamento nella esecuzione e nella gestione delle strategie statunitensi contro le potenze che mettono in discussione il loro ordine mondiale monocentrico (Mario Draghi è uno dei protagonisti, per conto dei pre-dominanti statunitensi, di questa riforma verso la costruzione degli Stati Uniti d’Europa) (27). E’ emblematico che uno dei settori interessati maggiormente dalla riforma sia quello militare. Un settore che deve essere assorbito e coordinato da quello statunitense e da quello della NATO e deve svolgere un ruolo di minaccia, di intimidazioni e di potenziale conflitto contro la Russia e la Cina (e le loro aree di influenza) per indebolirle e ridimensionarle (28).

L’Europa ha la necessità di essere ri-pensata e ri-costruita, a partire da un processo di liberazione dalla servitù volontaria (29) verso gli Stati Uniti, che passa dalla smilitarizzazione delle basi USA e USA-NATO sul suo territorio (l’occupazione militare, tramite basi e accordi, è la forza che ha permesso alla potenza statunitense di coordinare lo sviluppo a livello mondiale fino al 2011, fine della fase monocentrica) e dall’uscita dal sistema euro incardinato nell’egemone sistema del dollaro (in fase di messa in discussione da altri sistemi monetari che esprimono altri modelli di sviluppo e di relazioni sociali, da capire e approfondire).

Occorre ripartire dalla cesura rappresentata dalla de-americanizzazione del territorio europeo (così come, con la dottrina Monroe (30), gli Stati Uniti d’America imposero, la de-europeizzazione del continente America); è necessario, per dirla con Costanzo Preve, “un radicale riorientamento gestaltico” che faccia uscire l’Europa dalla servitù volontaria statunitense e pensare ad un’altra Europa di nazioni autodeterminate e libere. Una rottura forte e qualitativa che può essere realizzata volgendo lo sguardo ad Est, al costruendo polo asiatico allargato che racchiude il 70% della popolazione mondiale,

ben sapendo che << […] Nella realtà sociale le espressioni sì e no sono inscindibilmente connesse fra loro in un rapporto dialettico. Nella realtà sociale non esiste alcun no che non contenga qualcosa di essenzialmente positivo. >> (31).

Un ripensamento e una ricostruzione che ponga le basi per una Europa autodeterminata che guardi ad Oriente dove le potenze mondiali in ascesa avanzano proposte di multicentrismo per un nuovo equilibrio (un nuovo nomos) di dominio mondiale (32).

 

  1. Che fare? Ci sono le condizioni soggettive e oggettive per pensare, progettare e costruire un’altra Europa e non continuare nella pura ipocrisia?

 

 

 

La citazione scelta come epigrafe è tratta da:

*Costanzo Preve e Luigi Tedeschi, Dialoghi sull’Europa e sul nuovo ordine mondiale, Casa Editrice “il Prato”, Saonara (Padova), 2016, pag.86.

 

NOTE

 

  1. Alessandro Barbero, Carlo Magno. Un padre dell’Europa, Editori Laterza, Roma-Bari, 2002, Capitolo V, pp. 113-127; sul complesso cammino della costruzione delle nazioni europee si rimanda a Andrea Zannini, Storia minima d’Europa. Dal neolitico a oggi, il Mulino, Bologna, 2019, pp. 223-237; sull’importanza della riconquista della sovranità delle nazioni per costruire un’altra Europa libera e autodeterminata come un nuovo spazio di raccordo e di scambio politico, economico e culturale tra Occidente e Oriente si vedano Costanzo Preve e Luigi Tedeschi, Dialoghi sull’Europa e sul nuovo ordine mondiale, Casa Editrice “il Prato”, Saonara (Padova), 2016; Perry Anderson ed altri, a cura di, Storia d’Europa, Einaudi, Torino, 1993, volume primo.

2.Sul ruolo dell’Europa nelle strategie statunitensi si rimanda a Henry Kissinger, Ordine mondiale, Mondadori, Milano, 2015, pp.87-96 e pp. 234-326; Zbigniew Brzezinski, La grande scacchiera, Longanesi, Milano, 1998; sul ruolo dei servizi segreti nella costruzione del progetto dell’Europa unita sia per scalzare l’influenza comunista sia per inglobare l’Europa nelle strategie di dominio statunitense si veda Richard J. Aldrich, OSS, CIA e Unità europea: il comitato americano per l’Europa unita, 1948-60 (prima, seconda, terza parte), www.comedonchisciotte.org, 24/8/2020; sulla costruzione delle istituzioni europee e sul loro funzionamento si legga Perry Anderson, Verso una Unione sempre più stretta? (prima, seconda, terza parte), www.comedonchisciotte.org, 2/1/2021; sulla fine del progetto europeo statunitense rimando al mio scritto Il progetto dell’Unione europea è finito, la Nato è lo strumento degli USA nel conflitto strategico della fase multicentrica, www.italiaeilmondo.com, 26/11/2018.

  1. Costanzo Preve, Ripensare Marx oltre la destra e la sinistra, intervista a cura di Luigi Tedeschi, www.ariannaeditrice.it, 31/5/2007; Costanzo Preve, Filosofia e geopolitica, Edizione all’insegna del Veltro, Parma, 2005.
  2. Sulla metamorfosi della Nato rinvio a Luigi Longo, L’americanizzazione del territorio (Appunti per una riflessione), www.conflittiestrategie, 29/3/2014 e www.italiaeilmondo.com, 27/5/2017; Idem, Il progetto dell’Unione europea, op. cit.; Idem, La Nato è lo strumento degli Usa nel conflitto strategico della fase multicentrica, www.italiaeilmondo.com, 7/7/2022.
  3. Raniero La Valle, A Vilnius la Nato si è preso il mondo, www.ilfattoquotidiano.it, 25/7/2023.
  4. Redazione, La storia militare degli Stati Uniti sembra un gioco ma non lo è, www.infodata.ilsole24ore.com, 20/2/2020; Giovanni Viansino, Impero romano, impero americano. Ideologie e prassi, Edizioni Punto Rosso, Milano, 2005.
  5. Sulla definizione della guerra in senso stretto (prima (1914-1918) e seconda guerra mondiale (1939-1945) ed in senso largo per la terza (1945-1989) e per la quarta tutt’ora in corso si rimanda a Costanzo Preve, La quarta guerra mondiale, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma, 2008.
  6. Redazione Ansa, Paesi nordici verso difesa aerea congiunta dalla Russia, www.ansa.it, 25/3/2023; Filippo Jacopo Carpani, Truppe al confine con la Russia: cosa c’è dietro la mossa USA in Finlandia, www.ilgiornale.it, 15/12/2023; Maurizio Blondet, Il ministro della Difesa tedesco: “l’Europa deve essere pronta alla guerra entro la fine del decennio”, www.maurizioblondet.it, 18/12/2023.
  7. Alberto Bradanini, Gli Usa temono un asse Russia-Cina e un mondo multipolare, intervista a cura di Luciana Borsatti, www.sinistrainrete.info, 11/5/2022.
  8. 10. Fabrizio Maronta, a cura di, conversazione con Richard D. Wolff, L’impero americano è finito ma l’America non lo accetta, “Limes” n.4/2023, pp.104-106.
  9. Maurizio Brignoli, Le cause economiche dietro il massacro di Gaza, www.ariannaeditric.it 18/11/2023; Enrico Tomaselli, La catabasi imperiale, www.ariannaeditrice.it, 24/12/2023; Pepe Escobar, Lo Yemen è pronto ad affrontare una nuova coalizione imperiale, www.comedonchisciotte.org, 23/12/2023; Jean Valyean, L’operazione “prosperity guardian” voluta dal Pentagono sta crollando dopo neppure una settimana, www.scenarieconomici.it, 24/12/2023; Marco Dell’Aguzzo, Chi (non) fa parte della coalizione Usa anti Houthi nel mar Rosso?, www.startmag.it , 30/12/2023; Manlio Dinucci, Medioriente: gli incendiari gridano “Al fuoco”, www.voltairenet.org, 31/12/2023; Enrico Tomaselli, Chi vuole allargare la guerra in Medio Oriente (e perché), www.ariannaeditrice.it , 4/1/2024.
  10. Arnold Toynbee, Il mondo e l’Occidente, Aldo Martello editore, Milano, 1956, pag.54.
  11. Costanzo Preve, Filosofia e geopolitica, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma, 2005, pp. 38-39 e Costanzo Preve, Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia, editrice Petite Plaisance, Pistoia, 2013, pag.53.
  12. Si veda Luciano Canfora, Catilina. Una rivoluzione mancata, Laterza, Bari-Roma, 2023.
  13. Giancarlo Paciello, La conquista della Palestina, Editrice C.R.T., Pistoia, 2004; Domenico Moro, Il seme della violenza. Le origini del conflitto israelo-palestinese, www.sinistrainrete.info, 19/10/2023 e 9/11/2023, prima e seconda parte; Salvatore Bravo, La cesoia corazzata, www.comunismoecomunità.org, 20/11/2023.
  14. Costanzo Preve, Il bombardamento etico. Saggio sull’interventismo umanitario, sull’embargo terapeutico, e sulla menzogna evidente, Editrice C.R.T., Pistoia, 2000.
  15. Luciano Canfora, Intervista sul potere, a cura di, Antonio Carioti, Editori Laterza, Roma-Bari, 2013, pag. 92; a proposito delle potenze europee che ne hanno fatto di tutti i colori si legga Attilio Brilli, Dove finiscono le mappe. Storie di esplorazioni e di conquista, il Mulino, Bologna, 2012.
  16. Leoniero Dertona, Disastro economia europea: il 2024 sarà recessione con misure fiscali e monetarie cicliche, www.scenarieconomici.it, 3/1/2024; Isabella Bufacchi, Soffre l’industria tedesca, la domanda non riparte, www.ilsole24ore.com , 8/1/2024; per una lettura delle sanzioni alla Russia che hanno avuto effetti negativi per l’Europa e hanno stimolato l’economia russa in Michael Hudson, L’economia USA: sorprendentemente robusta o un villaggio Potemkin?, www.comedonchisciotte.org 20/6/2023; Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), Le sanzioni alla Russia: l’idiozia al servizio del “potere”, www.comedonchisciotte.org , 12/9/2022; per una lettura delle sanzioni alla Russia che hanno portato vantaggi all’economia USA in Marco Della Luna, Il prezzo di Adamo, www.marcodellaluna.info ,1/9/2023; Domenico Moro, La montagna della UE e il topolino del nuovo patto di stabilità, www.comedonchisciotte.org , 9/1/2024.
  17. Luciano Canfora, Intervista sul potere, a cura di, Antonio Carioti, op. cit., p.90-91.
  18. Alessandra Necci, Al cuore dell’impero. Napoleone e le sue donne fra sentimento e potere, Universale Economica Feltrinelli (Marsilio Editori), Milano, 2023, pag.274; si veda il docufilm scritto e narrato da Alessandro Barbero, Ei fu. Vita, conquiste e disfatte di Napoleone Bonaparte, https://www.raicultura.it/storia/articoli/2021/05/Ei-fu-Vita-conquiste-e-disfatte-di-Napoleone-Bonaparte-b85194eb-356e-499e-b3f9-e9a78b13c263.html.
  19. Fernand Braudel, L’Italia fuori d’Italia. Due secoli e tre Italie in AaVv, Storia d’Italia. Dalla caduta dell’impero romano al secolo XVIII, Einaudi, Torino, 1974, Tomo secondo, pag. 2143. Si legga anche Jacques Le Goff, L’Italia fuori d’Italia. L’Italia nello specchio del Medioevo in AaVv, Storia d’Italia. Dalla caduta dell’impero romano al secolo XVIII, Einaudi, Torino, 1974, Tomo secondo, parte III, pp. 2060-2088; Federico Chabod, Storia dell’idea d’Europa, a cura di Ernesto Sestan e Armando Saitta, Editori Laterza, Bari-Roma, 1989.
  20. Paul Kennedy, Ecco i tre poli del nuovo mondo (e l’Europa non c’è), intervista a cura di Massimo Gaggi, https://www.corriere.it/la-lettura/24_gennaio_01/paul-kennedy-ecco-tre-poli-nuovo-mondo-l-europa-non-c-e-fbd42cd6-a7cb-11ee-aaf3-63d2857ce…
  21. L’obiettivo del multicentrismo bilanciato sarà possibile solo se la potenza aggressiva, per la sua storia, gli USA, saprà condividere il dominio mondiale con le altre potenze la Cina, l’India e la Russia che sono portatrici di una condivisione, nel rispetto delle proprie peculiarità storiche e territoriali, di un equilibrio dinamico tra le potenze. Leggo il multicentrismo bilanciato in maniera diversa dalla multipolarità bilanciata di John J. Mearsheimer che può evitare la fase policentrica che significherebbe la terza guerra mondiale e la fine dell’umanità considerata la forza distruttiva delle armi nucleari. Sulla multipolarità bilanciata si rimanda a John J. Mearsheimer, La tragedia delle grandi potenze, Luiss Press, Roma, 2019, pp. 259-427.
  22. Dante Alighieri, La divina commedia. Paradiso, a cura di Daniele Mattalia, BUR, Milano, 1989 (quarta edizione), canto I, versi 70-71, nota 70, pp.22-23. Sul transumanesimo come progresso nichilista dell’Occidente si rimanda a Roberto Pecchioli, L’uomo transumano. La fine dell’umanità, Arianna Editrice, Bologna, 2023.
  23. Giorgio Agamben, La crisi perpetua come strumento di potere in “Lo Straniero” del 3/11/2013; si legga anche Alessandra Ciattini, Verso un nuovo mondo: due punti di vista, www.ilcomunista23.blogspot.com, 15/7/2023.
  24. Luca Lanzalaco, Stati Uniti d’Europa: se li conosci li eviti, se li eviti ti salvi, www.comedonchisciotte.org, 15/12/2023; Idem, La revisione dei Trattati UE è l’attacco definitivo alla sovranità e alla democrazia, www.comedonchisciotte.org, 14/6/2022. Sottolineo che l’autore non fa riferimento alcuno al ruolo dell’Unione europea nelle strategie egemoniche degli USA nel conflitto strategico mondiale.
  25. Stefano Cingolani, Stati Uniti d’Europa: la vera riforma fiscale secondo Draghi, www.ilfoglio.it, 7/9/2023; Megas Alexandros, (alias Fabio Bonciani), E’ giunta l’ora che l’esperimento di massa in corsa dell’eurozona finisca! A dircelo è Mario Draghi, www.comedonchisciotte.org, 10/9/2023; Federico Fubini, Draghi:<< Europa sia unione vera, a partire dalla politica estera e difesa. Gli errori? Russia e Afghanistan >>, www.corriere.it, 8/11/2023; Redazione Ansa, Draghi è un momento critico per l’Europa, www.ansa.it, 29/11/2023; Katia Migliore, L’Europa è in crisi? Ci vuole più Europa! www.comedonchisciotte.org, 1/12/2023; Marina Lanza, a cura di, La UE pone fine alla finzione democratica, www.maurizioblondet.it , 21/11/2023.
  26. Nick Alipour, Il ministro della Difesa tedesco: << L’Europa deve essere pronta alla guerra entro la fine del decennio >>, www.maurizioblondet.it 18/12/2023; Stefano Porcai, Cambieranno le leggi, per favorire il complesso militare-industriale europeo, www.contropiano.org, 5/1/2024; sul ruolo dell’Unione europea nell’Asia centrale si veda Pepe Escobar, L’asia centrale è il primo campo di battaglia nel nuovo grande gioco, www.comedonchisciotte.org, 21/8/2023.
  27. Sulla conversione della sudditanza esteriore in interiore sottomissione, facendo sorgere quella psicologia del suddito che Friedrich Engels chiamò “da servitori” si veda Gyorgy Lukacs, La distruzione della ragione, Einaudi, Torino, 1959, pp. 3-90.
  28. Nico Perrone, Progetto di un impero 1823.L’annuncio dell’egemonia americana infiamma le borse, La Città del Sole, 2013, Napoli.
  29. Gyorgy Lukacs, La distruzione della ragione, Einaudi, Torino, 1959, pag.804.
  30. Si veda, con una lettura critica, Valery Korovin, La fine dell’Europa. Insieme alla Russia sulla via del multipolarismo, Anteo Edizioni, Cavriago (RE), 2023.

 

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Postumi di una pandemia Atto II Vaccini e Vaccinati Con Max Bonelli, Panagis Polykretis, Mauro Filigheddu

La coltre di nebbia sulla gestione della pandemia che avvolge l’Italia e l’operato dei protagonisti che per caso, loro malgrado o di proposito hanno dovuto affrontare per oltre due anni la crisi, è stata attraversata da timidi squarci di luce provenienti da oltre confine. Di fatto incidenti di percorso, capitati negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Svezia, soprattutto in Nuova Zelanda, che hanno consentito di estorcere qualche barlume di verità nel muro di omertà che ha avvolto quasi dappertutto l’intero pianeta. Rivelazioni pagate a caro prezzo dagli intrepidi che hanno osato sfidare la narrazione dominante. Troverete un resoconto competente e documentato della vicenda. Vi invitiamo a seguire con attenzione la trasmissione. Su Rumble potrete seguire la registrazione integrale; su YouTube solo i pochi minuti iniziali. I rischi di censura arbitraria e di chiusura del canale sono troppo alti. Buon ascolto, Giuseppe Germinario
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Covid e vaccini, qualcosa non quadra, con Max Bonelli

La recente ondata pandemica è stata l’occasione e il moltiplicatore di appetiti e manipolazioni di una rete di potere e di interessi da sempre all’opera, ma che ha trovato il momento opportuno per scardinare anche la sola parvenza di equilibrio di interessi e di sussunzione o quantomeno contemperamento dell’interesse privato alle esigenze e alla salute di una comunità. I redattori del sito, nella serie di articoli ed interventi, hanno sempre cercato di distinguere l’esistenza oggettiva del problema, compresa la necessità della ricerca scientifica e della problematica complessa che sottende anche nella fase di speriementazione, dalla manipolazione scandalosa della gestione, ben condita di cialtroneria e mire di pesante condizionamento; fermo restando che affrontare un problema simile comporta sempre e comunque una gestione politica ben lontana da pretese di “neutralità”. La gestione della pandemia, purtroppo, rappresenta solo un episodio di questa pesante manipolazione sempre più rude ed ostentata, espressione di élites tanto sicure di sè quanto arroccate e fragili, insensibili alle esigenze di coesione ed equilibrio sociale. In questa conversazione affrontiamo un aspetto di questa gestione in Svezia. Sottolineo che l’Italia ha vissuto situazioni ancora più paradossali, a partire dalla azione censoria e persecutoria di astanti particolarmente portati ad un proscenio da baraccone di luna park. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v3qzc9a-postumi-di-una-pandemia-con-max-bonelli.html

Qui sotto, invece, i link di riferimento della conversazione:

https://rumble.com/v1do1rb-covid-vaccination-and-turbo-cancer-pathological-evidence-with-english-subti.html

https://vigilantnews.com/post/turbo-death-from-turbo-cancers-were-in-trouble-says-dr-ryan-cole

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