I RAPPORTI TRA PCI E USA. UNA RIFLESSIONE di Luigi Longo su Gianfranco La Grassa

I RAPPORTI TRA PCI E USA. UNA RIFLESSIONE

di Luigi Longo

Ho visto i due video sui rapporti tra PCI e USA di Gianfranco La Grassa, pubblicati sul sito www.conflittiestrategie.it, del 8/1/2022 (prima parte) e del 15/1/2022 (seconda parte).

Gianfranco La Grassa parla da anni della questione argomentata nei video suddetti. Per me sarebbe opportuno ed interessante, a questo punto, approfondire il ruolo che il ’68 e i movimenti successivi hanno avuto nel confondere e fuorviarne la lettura e il senso dell’unica fase storica italiana che ha avuto due sussulti di autonomia, con Enrico Mattei prima e con Aldo Moro poi , (ben più deciso il tentativo di Enrico Mattei), entrambi stroncati dalle strategie USA che hanno utilizzato politicamente i cotonieri lagrassiani e strumentalmente la mafia (l’assassinio di Enrico Mattei) e la CIA (l’esecuzione di Aldo Moro).

Le brigate rosse non c’entrano niente con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. Esse sono state sempre strumento (ad eccezione forse nella prima fase) della CIA come esecutrice delle strategie USA. “Lei la pagherà cara!” fu l’espressione di Henry Kissinger, potente segretario di Stato dell’amministrazione Nixon nel 1974, rivolta ad Aldo Moro perché non solo lavorava al compromesso storico con il PCI ma, soprattutto, lavorava per una timida autonomia di politica estera verso il Medio Oriente (Emanuele Montagna, Franco Soldani, “Lei la pagherà cara”. Cabina di regia Usa, Vaticano e apparati di Stato dietro l’affare Moro, Edizioni Pengradon, Bologna, 2019). Voglio precisare che Aldo Moro in una prima fase lavorò al compromesso storico con il PCI, ma successivamente intuì che gli USA stavano preparando la sostituzione del loro referente principale in Italia, dalla DC al PCI, o a quello che sarebbe diventato dopo. Insomma Aldo Moro vide lontano e forse sapeva bene che il crollo dell’ex URSS era una questione di tempo perché chi doveva sapere sapeva (gli agenti strategici statunitensi (e non solo) erano consapevoli, attraverso le loro reti diplomatiche, le agenzie governative, eccetera, delle difficoltà strutturali della società sovietica “ […] che era rimasta irrimediabilmente indietro rispetto al capitalismo occidentale e che la gara con gli Stati Uniti era stata persa”) che l’URSS era un gigante militare-nucleare dai piedi di argilla (sulla fine dell’ex URSS c’è una convergenza, di ben altra natura, con le analisi di Charles Bettelheim, di Gianfranco La Grassa, di Costanzo Preve e di Emmanuel Todd).

Riporto un passo molto significativo: “[…] i membri di vertice delle BR all’epoca del sequestro erano già da tempo agenti di Stato e funzionari dei servizi segreti italiani e Nato (sotto coordinamento della CIA, mia precisazione LL) […] la vera natura dei sedicenti “brigatisti” venne al tempo occultat persino dal gruppo del “Il Manifesto” e in particolare da Rossana Rossanda, non appena quest’ultima in un suo tempestivo articolo del 28 marzo 1978 incorniciò le BR in un presunto “album di famiglia” del PCI, offrendo a queste ultime su un piatto d’argento una sorta di legittimazione politica ufficiale “da sinistra” e assecondando nel contempo, nelle peggiori delle ipotesi a sua insaputa, i disegni dei perpetratori. Avrebbero potuto desiderare qualcosa di meglio questi ultimi?” (Emanuele Montagna, Franco Soldani, “Lei la pagherà cara”, op. cit., pp.10-11).

Ora le domande che si pongono sono: di tutto questo la sinistra, i piccisti (come giustamente erano definiti da Gianfranco La Grassa e da Costanzo Preve), i gruppi rivoluzionari (potere operaio, autonomia operaia, avanguardia operaia, eccetera) che cosa hanno conosciuto, capito, elaborato, analizzato, teorizzato e praticato? E quale è stato il loro ruolo politico nelle relazioni sociali del sistema Italia?

Se applicassimo le propensioni storiche con le inclinazioni delle diverse fasi della storia mondiale di cui parla François Jullien (Essere o vivere. Il pensiero occidentale e il pensiero cinese in venti contrasti, Feltrinelli, Milano, 2019, seconda edizione) allora la preparazione dello spostamento del PCI verso l’Occidente inizia nel secondo dopoguerra con Palmiro Togliatti ed esplode in maniera evidente dopo il crollo (dissoluzione reale) dell’URSS (1990-1991)