Sahel: tra jihadismo universalista e jihadismo etnico, di Bernard Lugan

L’attacco notturno a cavallo di mercoledi 10 e giovedì 11 giugno, alla frontiera tra il Burkina Faso e la Costa d’Avorio, è la prima azione jihadista che ha preso di mira la Costa d’Avorio, dalle azioni del Grand Bassam nel 2016. Essa viene inscritta in un quadro di confronto mortale tra l’EIGS (Stato Islamico nel Grand Sahara) e AQMI (Al-Quaïda per il Maghreb islamico).
In questa parte del Sahel Occidentale, il jihadismo è ormai imploso in due grandi correnti che si combattono:
– Uno, quello dell’EIGS (Stato islamico nel Grand Sahara), è legato a Daesh e il suo obiettivo è la creazione in tutto il BSS (striscia Sahelo-Sahariana) di un vasto califfato transetnico che sostituisce il stati attuali. Il suo leader, Adnane Abou Walid al-Saharaoui è un arabo Réguibat, ex dirigente del Polisario..
– L’altro, quello di Aqmi (Al-Quaïda per il Maghreb islamico), è il prodotto di grandi frazioni di due grandi popoli, il Tuareg e il Fulani, compresi i leader locali, il Touareg Iyad Ag Ghali e il Fulani Ahmadou Koufa, i quali non sostengono la distruzione degli attuali stati del Sahel.
Le rivendicazioni dei tuareg di Azawad non essendo quelle dei fulani di Macina, Soum o Liptako, era quindi del tutto artificioso che i loro combattenti si fossero radunati sotto lo stendardo di Al-Qaeda che, tutti come Daesh, rivendica il califfato, quindi la distruzione degli stati del Sahel.

Questa artificiosità ha condotto infine ad una frattura tra l’Algérino Abdelmalek Droukdal, il capo d’Al-Qaïda per l’Africa del Nord e la BSS, e gli altri principali capi etno-islamisti régionali, quindi Iyad Ag Ghali e Ahmadou Koufa. Questi ultimi che detengono in parte le chiavi del conflitto, negoziano attualmente con Bamako. Iyad Ag Ghali sotto gli auspici dei padrini algerini sono preoccupati della progressione regionale di Daech; analogamente Ahmadou Koufa sotto la protezione del suo mentore, l’imam Dicko.

Come da me spiegato in un comunicato in data 6 giugno , Abdelmalek Droukdal si è opposto a questi accordi, aveva deciso di ripristinare la propria autorità su Iyad Ag Ghali e Ahmadou Koufa. Il suo tentativo di intralciare i futuri accordi di pace, già oggetto di sottili e molto complesse discussioni, era parecchio mal visto in Algeria. Soprattutto da quando, per diverse settimane, il presidente Tebboune ha rilevato dal loro stato di “semifinanziati” alcuni degli ex DRS, veri “intenditori” del dossier, già licenziati dal generale Gaïd Salah e dal clan Bouteflika

La morte d’Abdelmalek Droukdal e di altri tre comandanti locali, tali Sidi Mohamed Hame, Abou Loqman alias Taoufik Chaib e Ag Baye Elkheir, il tre giugno, à Talahandak, nel cerchio di Tessalit in Mali, a pochi chilometri dal confine con l’Algeria, pone in essere quindi la libertà di Iyad Ag Ghali e Ahmadou Koufa..

Infine, poiché gli “emiri algerini” che hanno guidato a lungo Al Qaeda nel BSS sono stati uccisi uno dopo l’altro, l’eliminazione di Abdelmalek Droukdal segna la fine di un periodo. D’ora in poi, Al Qaeda nel BSS non è più guidato da stranieri, da “arabi”, da algerini, ma da “regionali” che hanno un approccio politico regionale e le cui affermazioni sono principalmente rivendicazioni radicate nei loro popoli, come mostro nel mio libro Le guerre del Sahel dalle origini ai giorni nostri. Per anni ho scritto che le componenti locali di Aqmi hanno usato l’Islam come uno schermo per le richieste inizialmente etno-politiche, che sono attualmente verificate sotto i nostri occhi.

Siamo quindi, e ancora una volta, di fronte al ritorno, in una forma “modernizzata”, della grande realtà africana che è l’etnia. Se fosse ancora necessario, questi eventi dimostrano che, ovviamente, l’etnia ovviamente non spiega tutto … ma che nulla può essere spiegato senza di essa …

Resta dunque Daech, la cui distruzione in BSS non potrà realizzarsi che:
1) Opponendo la direzione allogena, dunque il «marocchino» Adnane Abou Walid al-Saharaoui, alle sue truppe autigene.
2) Esasperare le contraddizioni tra le rivendicazioni di diversi generi etnici, tribali e clanici.
3) Impedendo al nostro “fedele alleato” turco nella NATO di rifornire i combattenti dell’ISIS. Ma se la rotta del maresciallo Haftar continuasse e le sue truppe perdessero il controllo di Fezzan come sembra essere in corso, allora …

Maggiori informazioni sul blog di Bernard Lugan