Conte alla rovescia, di Giuseppe germinario
È iniziata la crisi di governo. Mi sarei aspettato ancora qualche mese di tregua. Non si sa ancora però da quale tetto partirà il conto alla rovescia; se da dieci o da quattrocento (giorni).Hanno pesato certamente le forzature istituzionali perpetrate continuamente da Matteo Salvini in questi mesi; come pure la sua progressiva attrazione verso la tradizionale componente associativa nel mondo economico e la sua enfasi retorica sempre più berlusconiana; come ancora i ritardi sulla autonomia differenziata. Due capi di Governo sono comunque troppi in un esecutivo. La sostanza delle cose è però ben altra. Dovesse precipitare in pochi giorni, entro il mese, lascerà diversi personaggi politici con il cerino acceso in mano.
- Lascerebbe per strada i transfughi di Forza Italia, in particolare Toti e Carfagna, senza che siano riusciti a trovare un approdo certo o che abbiano il tempo necessario a costruirsi un naviglio da aggregare alla nave ammiraglia salviniana
- Lascerebbe in mezzo al guado il M5S senza che abbia potuto costruire una strategia coerente tesa a contenere le perdite scegliendo con più chiarezza una delle sue due anime la convivenza delle quali avevano consentito il successo di appena diciotto mesi fa, stava logorando velocemente e inesorabilmente però il movimento, una volta salito al governo
- Porrebbe definitivamente in un angolo la fazione democratica di Matteo Renzi, sino ad ora l’involontario ma più coerente sostenitore, pur dal campo avverso, del sodalizio gialloverde
Le modalità fratricide e violente di conduzione della campagna delle elezioni europee in seno al Governo, ad opera soprattutto del M5S e l’esito drammatico della competizione ai danni di quest’ultimo, sfavorevole indistintamente a tutto il variegato gruppo dirigente pentastellato, hanno dato l’avvio alle convulsioni. Volente o nolente stanno riducendo il M5S ad una delle componenti, probabilmente nemmeno la più importante, posizionate ad accerchiare e stringere nella morsa Salvini e la Lega. Una posizione scomoda che segnerà il carattere residuale se non la fine del movimento; un destino che lo accomuna a quello di Podemos in Spagna, France Insoumise in Francia e Syriza in Grecia. Non ostante i tardivi tentativi di recupero non pare in grado di mantenere i consensi nemmeno nella propria componente giustizialista e ambientalista.
Offre a Berlusconi la possibilità di compiere l’ultimo atto di raccolta dei cocci di Forza Italia, prima della sua definitiva estinzione. Un mero atto di testimonianza utile comunque a frenare il processo di rinnovamento del quadro politico italico
Se il M5S e Forza Italia si avviano al ruolo di comparse o di “utili idioti” lo scontro vero si concentrerà tra i due schieramenti principali.
La componente istituzionalista, impersonata dal Presidente della Repubblica Mattarella, dal Presidente del Consiglio uscente Giuseppe Conte, dal PD di Zingaretti da una parte e Lega e Fratelli d’Italia dall’altra. Tutti i passi di Giuseppe Conte, specie quelli in sede di Unione Europea, hanno operato nella direzione di questo movimento istituzionalista. Il frutto immediato sarà probabilmente un nuovo Governo Conte che porti, senza Salvini ministro, alle elezioni politiche. Lo schieramento opposto, però, più che il campo avverso si rivelerà il campo di battaglia dei due orientamenti opposti. La congiuntura internazionale, in particolare la permanenza almeno per un anno ancora di Trump alla Casa Bianca e la crisi violenta che dovrebbe colpire la Germania in Europa, potrebbe essere il grimaldello sufficiente a consentire il sopravvento della componente più “sovranista” nella compagine opposta e l’indebolimento delle componenti federaliste e veteroeuropeiste presenti in esso. Le accuse di filoputinismo rivolte a Salvini sono il classico richiamo alla moglie perché suocera (Trump) intenda. Elementi tutti da approfondire nei prossimi articoli