Dal 3D al 5D e non mi riferisco alla cinematografia Di Claudio Martinotti Doria

Esco di casa sempre più raramente. Pur aggirandomi esclusivamente nell’area della riserva indigena provinciale dove risiedo, non ho potuto fare a meno di rilevare che ormai la conformazione sociale dell’ex homo sapiens geneticamente modificato da Big Pharma ha assunto tre connotazioni prevalenti:

–          La specie “faccia a scarpa” versione umana del Balaeniceps rex

–          La specie “occhio di cernia” versione umana del Polyprion americanus

–          La specie “zombie rallentato”, versione simile all’originale romeriano anni ‘60

Evitarli e impossibile. Interagire è difficile. Comunicare è irrilevante.

La celebre asserzione dantesca “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” è ormai solo un ricordo sbiadito, agli antipodi con l’attuale realtà dove ormai trionfano i bruti, soprattutto se portano una divisa o un camice e si sentono investiti dai gradi di caporale alla Totò, micropotere col quale poter sfogare la loro meschina frustrazione, nella peggiore delle ipotesi potranno sempre invocare l’attenuante che “stavano eseguendo degli ordini”.

Semmai andrebbe recuperata e valorizzata la premessa dantesca: “considerante la vostra s(c)emenza”

Ma cerchiamo di dettagliare meglio l’elencazione di cui sopra.

I faccia a scarpa versione umana sono in forte diminuzione, ma non a rischio di estinzione come il Balaeniceps rex. Probabilmente il calo è dovuto al fatto che il panico indotto mediaticamente e istituzionalmente sta perdendo efficacia e a portare la maschera o museruola sul viso rimangono solo quelli che già in precedenza la indossavano per motivi psicologici più che sanitari. Per nascondere le loro presunte bruttezze, per celare la loro identità, perché si sentono più a loro agio riducendo la loro timidezza e imbarazzo sociale, perché non prendono più il mal di gola e attribuiscono il merito al feticcio, ecc.. I motivi possono essere un’infinità, ma quello che duole all’osservatore obiettivo è rilevare che la maggioranza sono giovani, gli anziani gradualmente tornano alla normalità, i giovani meno, proprio non vogliono rinunciare a quel capo di abbigliamento.

I secondi in elenco, gli occhi di cernia, sono visibili e riconoscibili solo a distanza ravvicinata, anche se alcune caratteristiche comportamentali consentono di anticipare la loro identificazione. Non portano il feticcio in volto ma è come se lo portassero velato e invisibile sui loro occhi e il loro cervello, sul quale si dovrebbe indagare, magari anche solo con un EEG. Sono spenti nella loro vitalità e socialità, evitano di affrontare qualunque argomento delicato e vitale che possa compromettere il loro precario equilibrio esistenziale e porre in dubbio le loro scelte precedenti, privi di autocritica e capacità analitiche, preferiscono continuare a illudersi piuttosto che riconoscere la cruda realtà e affrontarla. Sono morti dentro, privi di prospettive, sperano sempre e comunque nell’intervento esterno di qualcuno che si occupi di loro e si lasciano trascinare dagli eventi, Probabilmente erano già così prima della modifica genetica subita da Big Pharma, questa loro connotazione si è solo accentuata, esasperata, fino a predisporli per il passaggio successivo, la zombificazione.

I terzi sono ormai completamente zombificati, proprio quelli dei primi film di Romero, sono cioè zombie romeriani, lenti e apparentemente innocui se si evita la distanza ravvicinata. Sono ancora in grado di emettere suoni, più o meno disarticolati, già in precedenza erano analfabeti funzionali gravi ma in qualche occasione riuscivano ancora ad articolare qualche semplice frase di senso compiuto, ora non più, al massimo ripetono a fatica e con qualche errore e omissione, quanto hanno sentito ripetutamente in televisione, qualche slogan propagandistico della narrativa ufficiale. Privi di pensiero autonomo attingono al pensiero unico elementare ultra semplificato e soprattutto duale, tipo buoni e cattivi, democrazia e dittatura, aggressore e aggredito, ecc., ovviamente senza sapere come attribuire in maniera appropriata la dualità ma delegando le istituzioni e i presunti esperti a farlo per loro.

In una simile condizione sociale ormai consolidata e destinata ad aggravarsi, paradossalmente per sapere come stanno realmente le cose occorre leggere alcuni romanzi, saggi, vedere film e serie tv di alcuni anni fa, nei quali trovi tutto quello che è accaduto recentemente e ti spiegano pure come lo avevano preparato da decenni, gli autori lo avevano previsto e anticipato e comunicato come potevano, con la loro arte, l’unica che poteva passare la censura. Gli sprovveduti che ancora guardano la tv pensano che sia solo fiction, e che la tv dei telegiornali riporti la realtà, mentre è il contrario, la fiction riporta i fatti e la tv (informativa e d’intrattenimento) riporta menzogne manipolatorie e mistificatorie e la propaganda (che è menzogna più sofisticata).

Se nel mondo cinematografico si è diffusa la tecnologia 3D mentre la 4D molto più complessa e costosa è limitata soprattutto ai parchi divertimenti, nella realtà che viviamo, da alcuni anni è stata ormai implementata la tecnica degli effetti speciali 5D, solo che molti non se ne sono ancora accorti. Lo scopo delle prima due è di rendere il più realistico possibile quanto si propone come fiction al pubblico pagante, in modo da intensificare le emozioni indotte nello spettatore come fosse coprotagonista del film. Ma il massimo successo, le élite che dominano il pianeta (i burattinai)  lo hanno ottenuto nella realtà stessa tramite le tecniche complesse e multidisciplinari del 5D, ottenendo in brevissimo tempo: Dispotismo, Distopia, Delirio, Demenza, Disimpegno, in quasi tutta la società cosiddetta occidentale e alcune sue colonie in vari continenti, soprattutto nei paesi dove si è accentuata la sperimentazione, Italia in primis, seguita non a caso da alcuni paesi anglofoni, come il Canada, Australia e Nuova Zelanda, oltre a parecchi stati degli USA, controllati dai DEM.

I burattinai avevano pianificato da parecchi anni questi esperimenti e li avevano anche comunicati anticipatamente in vari modi, persino pubblicandoli in alcuni siti d’istituzioni e organizzazioni facenti parte della piramide di potere, ma nell’eccesso di informazione (disinformazione) disponibile la dispersione è inevitabile e solo pochissimi si erano resi conto di quello che stava per accadere o stava accadendo e invano hanno cercato di trasmettere i loro sospetti a quante più persone possibili.

Gli episodi che caratterizzano questo successo del 5D sono molteplici e interconnessi, ma i fenomeni principali ovviamente sono due, che pur dissimili nelle modalità sono simili nella sostanza finalizzata, il primo è stata la psicopandemia e il secondo la guerra in Ucraina, entrambe provocate artatamente dai burattinai dell’élite dominante. Entrambi i fenomeni indotti sono stati gestiti con gli stessi criteri manipolativi seppur con altri complici, ma sempre sfruttando il completo controllo del potere mediatico.

Un piano del genere poteva essere eseguito solo con la partecipazione di centinaia di migliaia di complici a tutti i livelli istituzionali e gerarchici, sia tramite la corruzione, che l’intimidazione, la minaccia, il ricatto, il condizionamento, il mobbing, ecc.. Soprattutto efficace si è come sempre rivelato il divide et impera, la psicologia di massa e di gregge, la propaganda, il marketing, l’ideologia, l’indottrinamento, la narrazione unica mediatica, la menzogna ripetuta all’infinito, la negazione, la censura, ecc.. Tutte tecniche ormai collaudate da tempo immemore, tutte applicate in simultanea.

Il successo è stato tale che i burattini non si sono mai sentiti manipolati neanche per un attimo, finché hanno iniziato nelle loro stesse famiglie e in loro stessi, ad avere problemi gravi la cui correlazione con l’ingerenza di Big Pharma nelle loro vite non poteva essere negata. Se stavano male non era per casualità ma per causalità, e la causa non poteva che essere una. Non occorre essere Sherlock Holmes o Hercule Poirot per scoprire il colpevole. Anche in seguito alle demenziali sanzioni alla Russia vi sono state gravi ripercussioni, in particolare l’aumento dei costi energetici e non ha funzionato a lungo l’attribuzione della responsabilità a Putin, la speculazione era in corso da prima del conflitto. L’inflazione e la disoccupazione e l’indebitamento porteranno le famiglie a esaurire i loro risparmi, che è quanto desiderava l’élite per poterle spogliare dei loro averi e soggiogarle.

Ma c’è un fatto piuttosto rilevante che è sfuggito ai più, soprattutto a quelli che pensavano di trarre vantaggio dall’aver scelto “il carro dei vincitori” (o almeno così credevano), in particolare ai complici, più o meno lautamente remunerati per aver venduto la loro anima: che i burattinai di rango elevato, una volta raggiunto lo scopo, oppure per sottrarsi a ripercussioni impreviste, non esiteranno un attimo a sacrificare i loro complici come capri espiatori, cioè i burattinai di basso rango o i burattini kapò. Questi pagheranno al posto dei loro manovratori che rimarranno quasi tutti impuniti, perché irraggiungibili, perlopiù non identificabili, mentre quelli di basso rango sono tutti facilmente identificabili, ancora vivi nella memoria delle loro vittime.

E pagheranno sia perché subiranno le stesse conseguenze delle loro stesse vittime, perché fidandosi dei loro padroni anche loro sono stati intossicati da Big Pharma, sia perché verranno puniti in un’infinità di modi diversi dalle loro stesse vittime e dalle circostanze che diverranno molto avverse per loro col passare del tempo. Nessuno è esente dal precipitarsi degli eventi.

A differenza degli aguzzini dei campi di concentramento e sterminio nazisti della II Guerra Mondiale, non ci vorranno decenni come avvenne per molti nazisti per essere individuati, processati e puniti. Questa volta i tempi saranno più rapidi e le ripercussioni molto più complesse ed estese, il tempo non lavora a loro favore e non la passeranno liscia, nessuno di loro la farà franca, possono scordarselo.

Mala tempora currunt sed peiora parantur.

 

 

Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria, Via Roma 126, 15039 Ozzano Monferrato (AL), Unione delle Cinque Terre del Monferrato,  Italy,

Email: claudio@gc-colibri.com  – Blog: www.cavalieredimonferrato.it – http://www.casalenews.it/patri-259-montisferrati-storie-aleramiche-e-dintorni

Independent researcher, historiographer, critical analyst, blogger on the web since 1996

 

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LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA COME SOGGETTO POLITICO. PRIMA PARTE. a cura di Luigi Longo

 LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA COME SOGGETTO POLITICO. PRIMA PARTE.

a cura di Luigi Longo

 

Connie, per tutta la vita ho cercato di

                                               elevarmi socialmente, perché credevo

                                               che in alto tutto fosse legale e corretto.

                                               Ma più in alto salgo, e più il fetore aumenta.

Michael Corleone*

Propongo la lettura di alcuni stralci tratti dalle opere di: Karl Marx, Il Capitale. Critica dell’Economia politica, Einaudi Torino, 1975, libro primo; Umberto Santino, La mafia come soggetto politico, di Girolamo editore, Trapani, 2013; Vincenzo Ruggiero, Perché i potenti delinquono, Feltrinelli, Milano, 2015; Etienne de La Boètie, Discorso sulla servitù volontaria, Piccola biblioteca della felicità, Milano, 2007.

Perché suggerisco la lettura di questi stralci?

Perché i citati scritti portano a riflettere su quattro questioni importanti: 1) la propaganda, l’ideologia, la mistificazione e l’inganno della cattura di Matteo Messina Denaro (latitante da 30 anni con coperture istituzionali a tutti i livelli che sono indicative delle relazioni tra la mafia e i decisori che utilizzano lo strumento stato per l’affermazione del proprio potere e dominio sociale) che segue la stessa scenografia di altre catture eccellenti da quella di Michele Greco a quella di Bernardo Provenzano; 2) l’ipotesi che la criminalità organizzata (mafia, n’drangheta, camorra, quarta mafia, eccetera) sia una questione che riguarda la struttura sociale della cosiddetta società capitalistica; cioè, la criminalità organizzata non è una patologia della società de le magnifiche sorti e progressive che va estirpata, ma è una configurazione sistemica della società dove il potere legale e il potere illegale si intrecciano, si innervano; 3) gli agenti strategici della criminalità organizzata fanno parte del blocco di potere e di dominio che decide le sorti del Paese; 4) la cattura di Matteo Messina Denaro chiude una fase della mafia non più sufficiente per le nuove trasformazioni (la stessa riflessione può valere anche per le altre organizzazioni criminali che si stanno ristrutturando e trasformando) che la vecchia società gravida di una società nuova impone e si apre a nuove configurazioni (nuove alleanze, nuove direttrici, nuove strategie) che tengono conto delle trasformazioni che la fase multicentrica impone e determina con i nuovi modelli sociali che avanzano nello scontro tra le potenze mondiali per l’egemonia (abbiamo visto come Matteo Messina Denaro, espressione di gruppo di potere, era ben introdotto nelle trasformazioni della cosiddetta transizione energetica così come lo sono le altre criminalità organizzate).

Preciso che i suddetti agenti strategici non vanno confusi con quelli che gestiscono ed eseguono le strategie; un esempio storico è la morte di Enrico Mattei, i cui mandanti sono da ricercare nei cotonieri lagrassiani per il loro progetto di sviluppo servile agli Stati Uniti, ma è opera degli esecutori che gestiscono ed eseguono gli ordini strategici. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano intuito quale fosse la profondità del problema (questo era il terzo livello di cui parlava Giovanni Falcone, non altro) che necessitava di altri saperi e di altri soggetti in grado di capire, conoscere, interpretare e agire per contrastare un modello sociale egemone (gramscianamente inteso di consenso e di coercizione) basato sulla violenza del dialogo politico, dove la coercizione viene attuata anche con mezzi criminali e non con raffinati metodi democratici. Nella lotta alla criminalità organizzata non bastava l’aspetto giudiziario insufficiente e in via di costruzione, oltre ai limiti dati dalla farsa della divisione dei poteri che scambia gli equilibri egemonici degli agenti strategici dominanti con l’autonomia dei poteri.

A questo punto pongo tre domande: esiste una sorta di azione giuridica preventiva con cui ridurre il potere della criminalità organizzata considerato che tutte le Relazioni del Ministero dell’Interno al Parlamento sulla attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia presentano mappature dei territori con la loro spartizione delle aree di controllo, di influenza e le relative relazioni internazionali (anche con supporto informatico contenente le proiezioni mafiose regionali-specificità provinciali) con tanto di riferimento dei decisori della sfera militare e della sfera economica (legale e illegale) della criminalità organizzata e relative relazioni internazionali? Quali sono le conseguenze politiche delle suddette relazioni ministeriali (qui la politica è intesa come prassi reale di cambiamento!)? L’azione giuridica esprime un libero rapporto o esprime un vincolo sistemico del rapporto di potere e di dominio?

La criminalità organizzata, declinata nelle varie realtà regionali (Sicilia-mafia; Calabria-n’drangheta; Campania-camorra; Puglia-quarta mafia; eccetera) con le relative articolazioni territoriali e ramificazioni nazionali e internazionali, è presente in tutte le sfere sociali tramite l’intreccio tra potere legale e potere illegale storicamente dato. Pertanto, non bisogna fermarsi all’aspetto giudiziario che riguarda solo la sfera militare e la sfera economica della criminalità organizzata (e poco sa delle altre sfere sociali: istituzionale, politica, territoriale, eccetera) ma occorre allargare lo sguardo all’insieme della società cosiddetta capitalistica. La peculiarità della criminalità organizzata è nello strumento violento del conflitto tra gli agenti strategici non nella finalità dell’accumulazione del denaro (inteso sia come rapporto sociale del capitale sia come investimento in sé) che rientra nelle relazioni sociali del funzionamento del sistema capitalistico basato sia sul potere che si viene a configurare nelle diverse sfere sociali sia sul dominio dell’intera società.

Chi deve allargare lo sguardo e farsi portatore di un nuovo modello sociale della maggioranza della popolazione? Chi deve dare nome al volgo disperso di manzoniana memoria? Occorre un nuovo soggetto storico di trasformazione che tenga conto della lezione della storia rivoluzionaria che, dispiace per Giambattista Vico, non va ridotta solo all’eterogenesi dei fini ma va letta soprattutto per la mancata costruzione di un soggetto sessuato come sintesi di differenze di intendere i rapporti sociali storicamente dati (oggi forse cominciano a esserci le condizioni per riflettere seriamente).

In questa cornice di ipotesi di ragionamento ho pensato al capolavoro di Karl Marx sulla violenza, sulla illegalità, sulla legge come strumento della criminalità nell’accumulazione originaria che ha preparato la strada al nuovo modello sociale basato sul modo di produzione capitalistico; così come ho pensato a Umberto Santino, fondatore e direttore del Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo (il primo centro studi sulla mafia e altre forme di criminalità organizzata sorto in Italia, 1977), che con i suoi lavori sulla mafia come soggetto politico può stimolare ricerche strutturali nelle altre regioni di consolidata e storica presenza della criminalità organizzata con le loro articolazioni territoriali, nazionali e internazionali. L’importanza delle radici, della storia, dell’ambiente, del costume, eccetera del territorio è fondamentale per gli agenti strategici criminali per costruire reti sociali e radicamento territoriale (inteso nell’accezione più ampia: città, campagna, ambiente, paesaggio): i teorici del superamento dello stato (quanta confusione tra stato e nazione e tra nazione e nazionalismi) devono andare a lezione da loro per capire il senso profondo di appartenenza ad una nazione come espressione storica e territoriale di un popolo; così come mi è sembrato utile il lavoro dello studioso Vincenzo Ruggiero, docente di Sociologia e direttore del Crime and Conflict Research Centre presso la Middlesex University di Londra, sull’intreccio tra potere legale e potere illegale che “convocando accanto alla criminologia e alla sociologia una vasta serie di altri saperi, dall’economia alla filosofia, […] illumina passo dopo passo la sottile ragnatela di strategie che consentono al potere di stare contemporaneamente dentro e fuori dalla legge, di piegare il discorso pubblico alle proprie necessità di giustificazione, di costruire contesti in cui i propri scopi possano assumere le sembianze degli scopi di tutti e di ciascuno”; infine ho pensato al concetto di servitù di Etienne de La Boètie, esperto ellenista e un conoscitore del pensiero e della saggezza antiche (1530-1563), come espressione di una ricerca della libertà come fondamento di un nuovo ordine sociale capace di valorizzare la individualità personale e sociale come espressione di un popolo che vive un determinato territorio (sul concetto di libertà si legga il Guglielmo Tell di Friedrich Schiller, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1968) chiamato nazione (possiamo chiamarlo paese per una nuova ri-elaborazione del concetto di nazione) in maniera autodeterminata in relazione ai diversi e peculiari territori mondiali.

 

 

 

* L’epigrafe è tratta dal film Il padrino, parte III, di Francis Ford Coppola, trilogia dei Corleone, 1990.

 

 

1.KARL MARX, IL CAPITALE. CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA, EINAUDI TORINO, 1975, LIBRO PRIMO, pp. 879-934.

 

Capitolo ventiquattresimo. La cosiddetta accumulazione originaria

 

L’arcano dell’accumulazione originaria

 

Abbiamo visto come il denaro viene trasformato in capitale, come col capitale si fa il plusvalore, e come dal plusvalore si trae più capitale. Ma l’accumulazione del capitale presuppone il plusvalore, e il plusvalore presuppone la produzione capitalistica, e questa presuppone a sua volta la presenza di massa di capitale e di forza lavoro di una considerevole entità in mano ai produttori di merci. Tutto questo movimento sembra dunque aggirarsi in un circolo vizioso dal quale riusciamo ad uscire soltanto supponendo un’accumulazione <<originaria>> […] precedente l’accumulazione capitalistica: una accumulazione che non è il risultato, ma il punto di partenza del modo di produzione capitalistico.

Nell’economia politica quest’accumulazione originaria fa all’incirca la stessa parte del peccato originale nella teologia: Adamo dette un morso alla mela e con ciò il peccato colpì il genere umano. Se ne spiega l’origine raccomandandola come aneddoto del passato. C’era una volta, in una età da lungo tempo trascorso, da una parte una élite diligente, intelligente e soprattutto risparmiatrice, e dall’altra c’erano degli sciagurati oziosi che sperperavano tutto il proprio e anche più. Però la leggenda del peccato originale teologico ci racconta come l’uomo sia stato condannato a mangiare il suo pane nel sudore della fronte; invece la storia del peccato originale economico ci rivela come mai vi sia della gente che non ha affatto bisogno di faticare. Fa lo stesso! Così è avvenuto che i primi hanno accumulato ricchezza e che gli altri non hanno avuto all’ultimo altro da vendere che la propria pelle. E da questo peccato originale data la povertà della gran massa che, ancor sempre, non ha altro da vendere fuorché se stessa, nonostante tutto il suo lavoro, e la ricchezza dei pochi che accresce continuamente, benché da gran tempo essi abbiano cessato di lavorare. […] Nella storia reale la parte importante è rappresentata, come è noto, dalla conquista, dal soggiogamento, dall’assassinio e dalla rapina, in breve dalla violenza. Nella mite economia politica ha regnato da sempre l’idillio. Diritto e <<lavoro>> sono stati da sempre gli unici mezzi d’arricchimento, facendosi eccezione, come è ovvio, volta per volta, per <<questo anno>>. Di fatto i metodi dell’accumulazione originaria sono tutto quel che si vuole fuorché idilliaci.

[…] Il rapporto capitalistico ha come presupposto la separazione fra lavoratori e la proprietà delle condizioni di realizzazione del lavoro. Una volta autonoma, la produzione capitalistica non solo mantiene quella separazione, ma la riproduce su scala sempre crescente. Il processo che crea il rapporto capitalistico non può dunque essere null’altro che il processo di separazione del lavoratore della proprietà delle proprie condizioni di lavoro, processo che da una parte trasforma in capitale i mezzi sociali di sussistenza e di produzione, dall’altra trasforma i produttori diretti in operai salariati. Dunque la cosiddetta accumulazione originaria non è altro che il processo storico di separazione del produttore dai mezzi di produzione. Esso appare <originario>> perché costituisce la preistoria del capitale e del modo di produzione capitalistico ad esso corrispondente.

[…] Così il movimento storico che trasforma i produttori in operai salariati si presenta, da un lato, come loro liberazione dalla servitù e dalla coercizione corporativa; e per i nostri storiografi borghesi esiste solo questo lato. Ma dall’altro lato questi neoaffrancati diventano venditori di se stessi soltanto dopo essere stati spogliati di tutti i loro mezzi di produzione e di tutte le garanzie per la loro esistenza offerte dalle antiche istituzioni feudali. E la storia di questa espropriazione degli operai scritta negli annali dell’umanità a tratti di sangue e di fuoco

[…] Il punto di partenza dello sviluppo che genera tanto l’operaio salariato quanto il capitalista, è stata la servitù del lavoratore. La sua continuazione è consistita in un cambiamento di forma di asservimento, nella trasformazione dello sfruttamento feudale in sfruttamento capitalistico.

[…] Nella storia dell’accumulazione originaria fanno epoca dal punto di vista storico tutti i rivolgimenti che servono di leva alla classe dei capitalisti in formazione; ma soprattutto i momenti nei quali grandi masse vengono staccate improvvisamente e con la forza dai loro mezzi di sussistenza e gettate sul mercato del lavoro come proletariato eslege. L’espropriazione dei produttori rurali, di contadini e la loro espulsione dalle terre costituisce il fondamento di tutto il processo. La sua storia ha sfumature diverse nei vari paesi e percorre fasi diverse in successioni diverse e in epoche storiche diverse. Solo nell’Inghilterra, che perciò prendiamo come esempio, essa possiede forma classica.

 

Espropriazione della popolazione rurale e sua espulsione dalle terre

 

Nuovo e terribile impulso ebbe il processo d’espropriazione forzosa della massa della popolazione nel secolo XVI, dalla Riforma e al seguito a questa, dal colossale furto dei beni ecclesiastici. Al momento della Riforma la Chiesa cattolica era proprietaria feudale d’una gran parte del suolo inglese. La soppressione dei conventi ecc. ne gettò gli abitanti nel proletariato. I beni ecclesiastici vennero donati in gran parte a rapaci favoriti regi o venduti a prezzi irrisori a fittavoli e cittadini speculatori, che scacciavano in massa gli antichi fittavoli ereditari dei conventi riunendo i loro poderi in grandi unità. La proprietà che la legge garantiva agli agricoltori impoveriti di una parte delle decime ecclesiastiche venne tacitamente confiscata.

[…] Sotto la restaurazione degli Stuart i proprietari fondiari riuscirono a imporre in forma legale una usurpazione che sul continente fu attuata dappertutto anche senza lungaggini giuridiche. Essi abolirono la costituzione feudale del suolo, cioè scaricarono sullo Stato gli obblighi di servizio che essa comportava, <<indennizzarono>> lo Stato per mezzo di tasse sui contadini  e sulla restante massa della popolazione, rivendicarono la proprietà privata moderna su quei fondi, sui quali possedevano soltanto titoli feudali, e si degnarono infine di concedere benignamente quelle leggi domicilio (laws of settlement) le quali, mutatis mutandis, ebbero sui coltivatori inglesi lo stesso effetto che l’editto del tartaro Boris Godunov ebbe sui contadini russi.

La <<glorious revolution>> (rivoluzione gloriosa) portò al potere, con Guglielmo III di Orange, i facitori di plusvalore, fondiari e capitalistici, che inaugurarono l’era nuova esercitando su scala colossale il furto ai danni dei beni demaniali che fino a quel momento era stato perpetrato solo su scala modesta. Le terre demaniali venivano regalate, vendute a prezzo irrisorio, oppure annesse a fondi privati per usurpazione diretta. Tutto ciò avveniva senza osservare minimamente l’etichetta legale. I beni statali così fraudolentemente appropriati costituiscono assieme al frutto del furto dei beni della chiesa, questo per la parte che non era andata perduta durante la rivoluzione repubblicana, la base degli odierni domini principeschi dell’oligarchia inglese. I capitalisti borghesi favorirono l’operazione, fra l’altro allo scopo di trasformare i beni fondiari in un puro e semplice articolo di commercio, di estendere il settore della grande impresa agricola, di aumentare il loro approvvigionamento di proletari eslege provenienti dalle campagne, ecc.

[…] La proprietà comune – completamente distinta dalla proprietà statale che abbiamo or ora considerato – era una antica istituzione germanica, sopravvissuta sotto l’egida del feudalesimo. Si è visto come l’usurpazione violenta della proprietà comune, per lo più accompagnata dalla trasformazione del terreno arabile in pascolo, cominci alla fine del secolo XV e continui nel secolo XVI. Ma allora il processo si attuò come azione violenta individuale, contro la quale la legislazione combatté, invano, per centocinquant’anni. Il progresso del secolo XVIII si manifesta nel fatto che ora la legge stessa diventa veicolo di rapina delle terre del popolo, benché i grandi fittavoli continuino ad applicare, per giunta, anche i loro piccoli metodi privati indipendenti.

La forma parlamentare del furto è quella dei Bills for Inclosures of Commons (leggi per la recinzione delle terre comuni), in altre parole, decreti per mezzo dei quali i signori dei fondi regalano a se stessi, come proprietà privata, terra del popolo; sono decreti di espropriazione del popolo.

[…] Il furto dei beni ecclesiastici, l’alienazione fraudolenta dei beni dello Stato, il furto della proprietà comune, la trasformazione usurpatoria, compiuta con un terrorismo senza scrupoli, della proprietà feudale e della proprietà del clan in proprietà privata moderna: ecco altrettanti metodi idillici dell’accumulazione originaria. Questi metodi conquistarono il campo dell’agricoltura capitalistica, incorporarono la terra al capitale e crearono all’industria delle città la necessaria fornitura di proletariato eslege.

 

Legislazione sanguinaria contro gli espropriati dalla fine del secolo XV in poi. Leggi per l’abbassamento dei salari.

 

Non era possibile che gli uomini scacciati dalla terra per lo scioglimento dei seguiti feudali e per l’espropriazione violenta e a scatti, divenuti eslege, fossero assorbiti dalla manifattura al suo nascere con la stessa rapidità con la quale quel proletariato veniva messo al mondo. D’altra parte, neppure quegli uomini lanciati all’improvviso fuori dall’orbita abituale della loro vita potevano adattarsi con altrettanta rapidità alla disciplina della nuova situazione. Si trasformarono così, in massa, in mendicanti, briganti, vagabondi, in parte per inclinazione, ma nella maggior parte dei casi sotto la pressione delle circostanze. Alla fine del secolo XV e durante tutto il secolo XVI si ha perciò in tutta l’Europa occidentale una legislazione sanguinaria contro il vagabondaggio. I padri dell’attuale classe operaia furono puniti, in un primo tempo, per la trasformazione in vagabondi e in miserabili che avevano subìto. La legislazione li trattò come delinquenti <<volontari>> e partì dal presupposto che dipendesse dalla loro buona volontà il continuare a lavorare o meno nelle antiche condizioni non più esistenti.

[…] Così la popolazione rurale espropria con la forza, cacciata dalla sua terra, e resa vagabonda, veniva spinta con leggi fra il grottesco e il terroristico a sottomettersi, a forza di frusta, di marchio a fuoco, di torture, a quella disciplina che era necessaria al sistema del lavoro salariato.

Non basta che le condizioni di lavoro si presentino come capitale a un polo e che all’altro polo si presentino uomini che non hanno altro da vendere che la propria forza lavoro. E non basta neppure costringere questi uomini a vendersi volontariamente. Man mano che la produzione capitalistica procede, si sviluppa una classe operaia che per educazione, tradizione, abitudine, riconosce come leggi naturali ovvie le esigenze di quel modo di produzione. L’organizzazione del processo di produzione capitalistico sviluppato senza ogni resistenza; la costante produzione di sovrappopolazione relativa tiene la legge dell’offerta e della domanda di lavoro, e quindi il salario lavorativo, entro un binario che corrisponde ai bisogni di valorizzazione del capitale; la silenziosa coazione dei rapporti economici appone il suggello al dominio del capitalista sull’operaio. Si continua, è vero, sempre ad usare la forza extraeconomica, immediata, ma solo per eccezione. Per il corso ordinario delle cose l’operaio può rimanere affidato alle <<leggi naturali della produzione>>, cioè alla sua dipendenza dal capitale, che nasce dalle stesse condizioni della produzione, e che viene garantita e perpetuata da esse. Altrimenti vanno le cose durante la genesi storica della produzione capitalistica. La borghesia, al suo sorgere, ha bisogno del potere dello Stato, e ne fa uso, per <<regolare>> il salario, cioè per costringerlo entro i limiti convenienti a chi vuol fare del plusvalore, per prolungare la giornata lavorativa e per mantenere l’operaio stesso a un grado normale di dipendenza. E’ questo un momento essenziale della cosiddetta accumulazione originaria.

[…] La scoperta delle terre aurifere e argentifere in America, lo sterminio e la riduzione in schiavitù della popolazione aborigena, seppellita nelle miniere, l’incipiente conquista e il saccheggio delle Indie Orientali, la trasformazione dell’Africa in una riserva di caccia commerciale delle pelli nere, sono i segni che contraddistinguono l’aurora dell’era della produzione capitalistica. Questi procedimenti idillici sono momenti fondamentali dell’accumulazione originaria. Alle loro calcagna viene la guerra commerciale delle nazioni europee, con l’orbe terracqueo come teatro. […] I vari momenti dell’accumulazione originaria si distribuiscono ora, più o meno in successione cronologia, specialmente fra Spagna, Portogallo, Olanda, Francia e Inghilterra. Alla fine del secolo XVII quei vai momenti vengono combinati sistematicamente in Inghilterra in sistema coloniale, sistema del debito pubblico, sistema tributario e protezionistico moderni. I metodi poggiano in parte sulla violenza più brutale, come per es. il sistema coloniale. Ma tutti si servono del potere dello Stato, violenza concentrata e organizzata dalla società, per fomentare artificialmente il processo di trasformazione del modo di produzione capitalistico e per accorciare i passaggi. La violenza è la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una società nuova. E’ essa stessa una potenza economica.

[…] Il sistema del credito pubblico, cioè dei debiti dello Stato, le cui origini si possono scoprire fin dal Medioevo a Genova e a Venezia, s’impossessò di tutta l’Europa durante il periodo della manifattura, e il sistema coloniale col suo commercio marittimo e le sue guerre commerciali gli servì da serra. Così prese piede anzitutto in Olanda. Il debito pubblico, ossia l’alienazione dello Stato – dispotico, costituzionale o repubblicano che sia – imprime il suo marchio all’era capitalistica. L’unica parte della cosiddetta ricchezza nazionale che passi effettivamente in possesso collettivo dei popoli moderni è…il loro debito pubblico. Di qui, con piena coerenza, viene la dottrina moderna che il popolo diventa tanto ricco quanto più a fondo s’indebita. Il credito pubblico diventa il credo del capitale. E col sorgere dell’indebitamento dello Stato, al peccato contro lo spirito santo, che è quello che non trova perdono, subentra il mancar di fede al debito pubblico.

Il debito pubblico diventa una delle leve più energiche dell’accumulazione originaria: come con un colpo di bacchetta magica, esso conferisce al denaro, che è improduttivo, la facoltà di procreare, e così lo trasforma in capitale, senza che il denaro abbia bisogno di assoggettarsi alla fatica e al rischio inseparabili dall’investimento industriale e anche da quello usuraio.

[…] Se il denaro, come dice l’Augier, << viene al mondo con una voglia di sangue in faccia>>, il capitale viene al mondo grondante sangue e sporcizia dalla testa ai piedi, da ogni poro.

 

 

  1. 2. UMBERTO SANTINO, LA MAFIA COME SOGGETTO POLITICO, DI GIROLAMO EDITORE, TRAPANI, 2013, pp. 14-47.

 

1.La mafia come soggetto politico. Vent’anni dopo

 

[…] La mafia, le mafie, hanno anch’esse la loro finanziarizzazione, rappresentata dall’incremento esponenziale dell’accumulazione illegale. Viviamo in una fase di transizione, di interregno, in cui la dimensione transnazionale convive con quella nazionale e la modella secondo le sue esigenze. Il potere ha pur sempre un ancoraggio territoriale, i maggiori centri finanziari e i loro guardiani, come le agenzie di rating (Standars & Poor’s, Moody’s, Fitch), sono negli Stati Uniti, che continuano ad esercitare un’egemonia, anche se sempre insidiata, nonostante siano il paese con maggior debito e con la bilancia dei pagamenti perennemente passiva. E i paradisi fiscali, che nella geografia del capitale finanziario hanno un ruolo fondamentale, non per caso si raggruppano nei pressi dell’Europa e degli Stati Uniti. I soggetti del potere finanziario, la Banca mondiale, il Fondo monetario, l’Organizzazione mondiale del commercio, dettano le politiche reali in nome del liberismo come “pensiero unico”. […] In questo contesto le mafie sono diventate attori globali, ma non hanno perso il radicamento nel territorio. Signoria territoriale e ruolo mondiale possono essere reciprocamente funzionali. Non c’è una Supermafia, ci sono le mafie nazionali, vecchie e nuove, e traffici transnazionali.

[…] il potere delle mafie è sempre più legato all’accumulazione, ma non può prescindere dai legami che si costruiscono all’interno del sistema relazionale, indispensabile per estendere e rafforzare l’attività delle organizzazioni criminali. Il rapporto con le istituzioni è stato e rimane irrinunciabile. E le istituzioni sono disseminate sul territorio.

 

  1. Introduzione

 

Un’ipotesi definitoria

 

La concezione di mafia che anima il lavoro mio e del Centro Impastato mira a un rovesciamento o a un’integrazione delle visioni correnti, partendo dalla considerazione che la mafia non è un fatto patologico che si sviluppa in un corpo sano ma è un insieme prodotto e riproduttore di un ecosistema sociale. Essa è un fenomeno polimorfico, risultante del convergere e intrecciarsi di vari aspetti: la violenza e l’illegalità, la sua finalizzazione all’accumulazione della ricchezza e all’acquisizione del potere, un codice culturale, un certo consenso sociale. Da un punto di vista strutturale si possono distinguere due ambiti: le organizzazioni criminali vere e proprie e un vasto e ramificato sistema di cointeressenze, complicità, contiguità, un blocco sociale di natura transclassista che va dagli strati più svantaggiati della popolazione, coinvolti nelle varie articolazioni delle attività lecite o illecite, agli strati più alti: politici e amministratori legati in un modo o nell’altro ai mafiosi, professionisti (avvocati, consulenti finanziari, tecnici etc.) che prestano la loro opera a servizio di mafiosi, imprenditori consoci o prestanomi etc. All’interno di tale blocco la funzione dominante è svolta dai soggetti legali-illegali più ricchi e potenti che abbiamo definito borghesia mafiosa.

[…] La nostra attenzione si è rivolta allo studio del sistema relazionale dei gruppi mafiosi, nelle sue molteplici articolazioni, che vanno dal piano economico a quello politico-istituzionale e includono una dimensione culturale che, coniugandosi con gli altri aspetti, genera e sedimenta consenso sociale. […] i gruppi mafiosi non sono né ghetti né isole, ma sono parte di un blocco sociale, la cui consistenza è difficilmente quantificabile, ma potrebbe coinvolgere in Sicilia, in modo diretto o indiretto, alcune centinaia di migliaia di persone.

 

Un’ipotesi di periodizzazione

 

[…] La mafia, come del resto tutti i fenomeni di durata, si sviluppa intrecciando continuità e trasformazione, tradizione e innovazione-modernizzazione, per cui aspetti vecchi, se non arcaici, convivono con i nuovi e, al di là di contraddizioni apparenti, possono essere reciprocamente funzionali.

E’ possibile individuare delle fasi, ma solo in quanto si può indicare un aspetto come prevalente rispetto ad altri e facendo riferimento ai mutamenti del contesto sociale, a cui la mafia si è sempre dimostrata, per la sua elasticità, capace di adeguarsi.

Un quadro dell’evoluzione storica della mafia può così delinearsi:

  • una lunga fase di incubazione, dal XVI secolo ai primi decenni del XIX secolo, in cui più che di mafia vera e propria può parlarsi di fenomeni premafiosi;
  • una fase agraria, che va dalla formazione dello Stato unitario agli anni ’50 del XX secolo;
  • una fase urbano-imprenditoriale, negli anni ’60;
  • una fase finanziaria, dagli anni ’70 ad oggi.

[…] Con la creazione dello Stato unitario si afferma un blocco dominante composto dai grandi industriali del Nord e dai proprietari terrieri meridionali. L’economia rimane prevalentemente agricola fino agli anni ’50 del XX secolo. La stratificazione sociale nella Sicilia occidentale vede al vertice i grandi agrari, al centro gli affittuari dei latifondi (gabelloti) e alla base i contadini, frammentati in piccoli proprietari, mezzadri, braccianti. La mafia agraria è formata dagli affittuari, che, pur avendo un ruolo parassitario tra proprietari e contadini, sono degli imprenditori in quanto agenti di una prassi combinatoria dei fattori produttivi possibile entro quell’assetto sociale, ma la presenza mafiosa è capillare e forte anche nei giardini di agrumi della Conca d’oro palermitana. Le funzioni della mafia agraria sono: accumulazione del capitale, controllo e repressione del movimento contadino, suo principale antagonista dai Fasci siciliani (1891-94) alle lotte per la riforma agraria degli anni ’40 e ’50, governo locale, mediazione tra comunità locale e istituzioni centrali, costituendo no dei pilastri del sistema clientelare attraverso cui avviene l’integrazione del Mezzogiorno nel contesto nazionale.

Dalla seconda metà degli anni ’50 comincia la trasformazione dell’economia italiana in industriale-terziaria e nel Mezzogiorno e in Sicilia la terziarizzazione è soprattutto parassitaria, con lo sviluppo dell’impiego pubblico e il ruolo sempre più rilevante che assume la spesa pubblica, dopo la creazione della Regione a statuto speciale (1946) e della Cassa per il Mezzogiorno (1950). In questa fase non c’è tanto un trasferimento dei gruppi mafiosi dalle campagne alle città, quanto un loro inserimento nella nuova realtà, con l’ingresso in attività imprenditoriali, legate soprattutto all’edilizia. […] un ruolo decisivo nella nascita del mafioso-imprenditore ha il denaro pubblico, sotto forma di appalti di opere pubbliche o di finanziamenti erogati da istituti di credito di diritto pubblico. Cioè la mafia urbano-imprenditoriale nasce come borghesia di Stato, intendendo per tali strati medio-alti che si formano e assumono un ruolo dominante per il loro collegamento con le fonti di denaro pubblico e con le istituzioni. La mafia ha il controllo del mercato edilizio, dei mercati alimentari, del credito, delle assunzioni negli enti locali e svolgendo tali funzioni diventa sempre di più borghesia egemone a livello locale, mantenendo e sviluppando le fonti di accumulazione illegale (estorsioni, contrabbando di sigarette, inserimento nel traffico internazionale di droga).

Il ruolo sempre maggiore nel traffico di droghe dagli anni ‘70 ad oggi caratterizza la mafia attuale come mafia finanziaria, cioè come una grande macchina di accumulazione di capitale illegale, con la conseguente lievitazione del ruolo dei gruppi mafiosi nel mercato e nella società. La richiesta di occasioni di riciclaggio e investimento del denaro sporco e di spazi di potere raggiunge livelli mai toccati in precedenza, per cui saltano le compatibilità, e in parallelo con lo svilupparsi di una sanguinosa concorrenza interna (che raggiunge il massimo di conflittualità nella guerra di mafia degli anni 1981-1983) si innesca una gara egemonica esterna che porta all’abbattimento degli ostacoli che si frappongono al processo di espansione.

 

La soggettività politica della mafia

 

[…] Si può parlare di soggettività politica della mafia in duplice senso:

  • in quanto associazione criminale la mafia è un gruppo politico, presentando tutte le caratteristiche individuate dalla sociologia classica per la definizione di tale tipo di gruppo;
  • essa concorre come gruppo criminale e con il blocco sociale di cui fa parte alla produzione della politica in senso complessivo, cioè determina, o contribuisce a determinare, le decisioni e le scelte riguardanti la gestione del potere e la distribuzione delle risorse.

 

La produzione mafiosa della politica

 

La mafia concorre alla produzione della politica in vari modi. Ne indichiamo alcuni, risultanti dal materiale studiato o di cui siamo a conoscenza:

  • uso politico della violenza. I delitti politico-mafiosi […] costituiscono un intervento sul quadro generale. Essi sono, o possono essere, il frutto di una convergenza di interessi e si può ipotizzare, anche se non sempre è dimostrabile in sede giudiziaria, la responsabilità di più soggetti (logge massoniche, gruppi terroristici, servizi segreti, etc.) nella loro ideazione ed esecuzione;
  • formazione delle rappresentanze nelle istituzioni, attraverso la selezione dei quadri, il finanziamento delle campagne elettorali, il controllo sul voto e altre forme di intervento o anche con la partecipazione diretta di membri di organizzazioni mafiose alle competizioni elettorali e alle assemblee elettive;
  • controllo sull’attività politico-amministrativa attraverso rapporti con gruppi politici e apparati burocratici, dagli enti locali alle istituzioni centrali. La tipologia di tali rapporti va dall’identificazione-comprenetazione, allo scambio permanente o limitato, all’affinità culturale o d’interessi;
  • c’è un altro complesso di fenomeni di cui occorre tenere conto, e cioè lo svilupparsi di forme di privatizzazione-clandestinizzazione-criminalizzazione dell’attività politico-amministrativa o attraverso collegamenti tra gruppi mafiosi e altri gruppi che mutuano metodi di tipo mafioso, o con la generalizzazione di pratiche che non implicano un ruolo diretto di soggetti mafiosi né il ricorso a forme dirette o indirette di violenza, ma si configurano come illegalità sistemica, permanente e diffusa (è questo il quadro che viene alla luce dalle inchieste sulle varie tangentopoli), costituendo il contesto più ospitale per l’eventuale insediamento di interessi mafiosi. Questi fenomeni attestano che si è metabolizzata una forma-mafia come modello di comportamento che va ben oltre i gruppi organizzati in associazioni di stampo mafioso.

 

Doppia mafia in doppio Stato: una duplice dualità

 

[…] In realtà l’esperienza storica italiana ci dice che il monopolio formale della forza da parte dello Stato non è mai venuto a cessare, ma che di fatto c’è stata, e continua ad esserci, una demonopolizzazione, per cui si può individuare una duplice dualità, riguardante la mafia e lo Stato.

A differenza dalla criminalità comune, la mafia non viola il diritto ma nega il diritto, cioè non riconosce il monopolio statale della violenza e quindi è fuori e contro lo Stato, considerando il ricorso all’omicidio come la sua forma di giustizia; ma per le sue attività legate al denaro pubblico e la sua partecipazione attiva alla vita pubblica essa è dentro e con lo Stato, per cui la definizione di “criminalità istituzionalizzata” coglie pienamente nel segno.

[…] Il doppio binario della violenza ha assolto la funzione del mantenimento del potere da parte delle classi dominanti, ogni volta che l’intervento diretto dello Stato o era impossibile, per la sua palese illegalità, o non avrebbe potuto avere la speditezza e la brutalità della violenza mafiosa. Non è una forzatura ideologica affermare che non c’è stato, in Italia, Stato senza mafia, come non c’è stata mafia senza Stato.

[…] la soggettività politica della mafia sarebbe completamente incomprensibile se considerata come una serie di fatti, gravi ma tutto sommato parziali ed episodici, e non come prodotto di un meccanismo complessivo costituito dal rapporto mafia-istituzioni nella sua concreta dinamica, che vede operanti soggetti formalmente contrapposti ma in realtà portatori di duplicità, per cui al posto del paradigma astratto alterità-contrapposizione agisce quello alterità-interazione.

[…] La mafia non si è formata e non si è sviluppata per e nel vuoto di mercato, ma dentro il mercato, così come si è realizzato storicamente e non come avrebbe dovuto essere o dovrebbe essere secondo i teoremi dell’” economia degli economisti”.

La dualità del fenomeno mafioso e dello Stato produce la particolare situazione in cui vengono a trovarsi magistrati e rappresentanti delle istituzioni impegnati nell’attività antimafia, ma ciò vale anche per altri terreni- dai servizi segreti al sistema della corruzione- coinvolti in prassi di “criminalità istituzionale”, considerabili cioè come gemmazione naturale, filiazione sistemica, e non devianze patologiche. La funzione giurisdizionale e repressiva si trova a vivere una condizione schizofrenica ed espone a gravissimi rischi gli operatori più conseguenti che debbono contrastare un nemico armato […] e alle spalle non hanno il sostegno e la copertura che si aspetterebbero, se non operasse il collegamento che il criminologo statunitense Sutherland definiva “fraternizzazione tra le forze contrapposte”, cioè tra criminali “dal colletto bianco” e Stato, mentre per gli altri soggetti criminali opera la stigmatizzazione.

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TRENTACINQUE ARTICOLI SULLA CRISI UCRAINA. Dal 13 febbraio 2022 al 1 febbraio 2023_a cura di Roberto Buffagni

A un anno dalla guerra. Qualche bilancio_Giuseppe Germinario

TRENTACINQUE ARTICOLI SULLA CRISI UCRAINA.

Dal 13 febbraio 2022 al 1 febbraio 2023.

 

Fra pochi giorni, l’anniversario dell’apertura delle ostilità in Ucraina. Può essere una buona occasione per riepilogare l’avvenuto, riflettervi, ipotizzare gli sviluppi futuri.

Qui di seguito, in ordine cronologico inverso, i 35 articoli dedicati da Roberto Buffagni alla crisi ucraina, dal 13 febbraio 2022 al 1 febbraio 2023.

 

 

  1. 1 febbraio 2023 UN ANNO DI GUERRA IN UCRAINA (RIEPILOGO RAGIONATO)

http://italiaeilmondo.com/2023/02/01/un-anno-di-guerra-in-ucraina-riepilogo-ragionato-di-roberto-buffagni/

 

  1. 16 dicembre 2022 JOHN MEARSHEIMER E CARL BILDT SULLE PROSPETTIVE DELLA GUERRA IN UCRAINA

http://italiaeilmondo.com/2022/12/16/john-mearsheimer-e-carl-bildt-sulle-prospettive-della-guerra-in-ucraina-di-roberto-buffagni/

 

  1. 6 novembre 2022 CATTOLICESIMO DA UNA LIRA O DA UN (EURO)DOLLARO? (Pensierino sulla manifestazione per la pace in Ucraina)

                http://italiaeilmondo.com/2022/11/06/cattolicesimo-da-una-lira-o-da-un-eurodollaro_di-roberto-buffagni/

 

  1. 4 novembre 2022 IL TAGLIO DELLA LINGUA E L’AUTOREFERENZIALITÀ (chiusura degli Istituti Confucio nel Regno Unito) http://italiaeilmondo.com/2022/11/04/autoreferenzialita-di-roberto-buffagni/

 

  1. 4 ottobre 2022 CONSIDERAZIONI E PREVISIONI (UN PO’ FRETTOLOSE, NON HO TEMPO PER ALTRO) SULLO SVILUPPO DELLE OSTILITA’ IN UCRAINA

                http://italiaeilmondo.com/2022/10/04/considerazioni-e-previsioni-un-po-frettolose-non-ho-tempo-per-altro-sullo-sviluppo-delle-ostilita-in-ucraina-di-roberto-buffagni/

 

  1. 31 agosto 2022 SULLE IMPLICAZIONI DELLO STUDIO SULL’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA PUBBLICATO DALLA “MARINE CORPS GAZETTE”

http://italiaeilmondo.com/2022/08/31/sulle-implicazioni-dello-studio-sullinvasione-russa-dellucraina-pubblicato-dalla-marine-corps-gazette-di-roberto-buffagni/

 

  1. 29 agosto 2022 L’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA PARTE I E II, DI MARINUS_A CURA DI ROBERTO BUFFAGNI

                http://italiaeilmondo.com/2022/08/29/linvasione-russa-dellucraina-parte-i-e-ii-di-marinus_a-cura-di-roberto-buffagni/

 

  1. 20 agosto 2022 OSTILITÀ IN UCRAINA: NON SE NE PARLA QUASI PIÙ, MA I RISCHI DI ESCALATION AUMENTANO

                http://italiaeilmondo.com/2022/08/20/ostilita-in-ucraina-non-se-ne-parla-quasi-piu-ma-i-rischi-di-escalation-aumentano-di-roberto-buffagni/

 

  1. 18 agosto 2022 GIOCARE CON IL FUOCO IN UCRAINA, DI JOHN J. MEARSHEIMER (A CURA DI ROBERTO BUFFAGNI)

http://italiaeilmondo.com/2022/08/18/12533/

 

  1. 16 agosto 2022 TEORIA DEL DOMINO E DOMINIO (teoria del domino, analogie tra ratio della guerra del Vietnam e della guerra in Ucraina)

http://italiaeilmondo.com/2022/08/16/teoria-del-domino-da-wikipedia/

 

  1. 11 luglio 2022 PERCHÉ L’UCRAINA NON PUÒ VINCERE CONTRO LA RUSSIA?

http://italiaeilmondo.com/2022/07/11/perche-lucraina-non-puo-vincere-contro-la-russia_di-roberto-buffagni/

 

  1. 9 luglio 2022 QUANTO COSTA LA BONTA’? (effetti collaterali sull’economia e la società italiana della crisi ucraina)

                http://italiaeilmondo.com/2022/07/09/quanto-costa-la-bonta_di-roberto-buffagni/

 

  1. 7 luglio 2022 LE CONDIZIONI DI UN POSSIBILE CAMBIAMENTO (In Italia, quando ci sarà (se ci sarà) un minimo sindacale di opposizione politica alla strategia USA in Ucraina?)

                http://italiaeilmondo.com/2022/07/07/le-condizioni-di-un-possibile-cambiamento-di-roberto-buffagni/

 

  1. 28 giugno 2022 TONTI E FINTI TONTI (test, obiettivo: capire che pensano le classi dirigenti italiane del conflitto ucraino.)

                http://italiaeilmondo.com/2022/06/28/tonti-e-finti-tonti_di-roberto-buffagni/

 

  1. 13 giugno 2022 NOTERELLA (guerra in Ucraina come conflitto tra democrazia e autocrazie)

http://italiaeilmondo.com/2022/06/13/noterella-di-roberto-buffagni/

 

  1. 26 maggio 2022 SI APRE IL SECONDO ATTO DELLA TRAGEDIA UCRAINA. IPOTESI E PREVISIONI

http://italiaeilmondo.com/2022/05/26/si-apre-il-secondo-atto-della-tragedia-ucraina-ipotesi-e-previsioni-di-roberto-buffagni/

 

 

 

  1. 5 maggio 2022 MICHAEL BRENNER, “AMERICAN DISSENT ON UKRAINE IS DYING IN DARKNESS”, OVVERO “TEMPI DA CANAGLIA” _A CURA DI ROBERTO BUFFAGNI E ALESSANDRO VISALLI

http://italiaeilmondo.com/2022/05/26/si-apre-il-secondo-atto-della-tragedia-ucraina-ipotesi-e-previsioni-di-roberto-buffagni/

 

  1. 3 maggio 2022 LA SINDROME DELL’ONNIPOTENTE (In cinque minuti e ventitré secondi il professor John Mearsheimer descrive la traiettoria strategica degli Stati Uniti dalla loro nascita ad oggi)

                http://italiaeilmondo.com/2022/05/03/la-sindrome-dellonnipotente_a-cura-di-roberto-buffagni/

 

  1. 28 aprile 2022 “NON CE NE SIAMO DIMENTICATI”. SUL DISCORSO DEL PRESIDENTE PUTIN DEL 27 APRILE 2022

http://italiaeilmondo.com/2022/04/28/non-ce-ne-siamo-dimenticati-sul-discorso-del-presidente-putin-del-27-aprile-2022-di-roberto-buffagni/

 

  1. 24 aprile 2022 COME SI SVOLGERA’ LA FASE TRE DELLE OSTILITA’ IN UCRAINA?

http://italiaeilmondo.com/2022/04/24/come-si-svolgera-la-fase-tre-delle-ostilita-in-ucraina_di-roberto-buffagni/

 

  1. 18 aprile 2022 SULLA SECONDA FASE DELLE OSTILITA’ IN UCRAINA

                http://italiaeilmondo.com/2022/04/18/sulla-seconda-fase-delle-ostilita-in-ucraina-di-roberto-buffagni/

 

  1. 28 marzo 2022 REALTA’ PARALLELA E REALTA’ DELLA GUERRA II PARTE (fondamenti culturali e ideologici della campagna di guerra psicologica occidentale contro la Russia9

http://italiaeilmondo.com/2022/03/28/realta-parallela-e-realta-della-guerra-ii-parte-di-roberto-buffagni/

 

  1. 27 marzo 2022 REALTÀ PARALLELA E REALTÀ DELLA GUERRA I PARTE (punti essenziali dall’operazione di guerra psicologica condotta dall’Occidente nell’ambito delle ostilità tra Russia e Ucraina, volta alla creazione di una vera e propria Realtà Parallela)

http://italiaeilmondo.com/2022/03/27/realta-parallela-e-realta-della-guerra-i-parte_di-roberto-buffagni/

 

  1. 25 marzo 2022 ANALOGIE TRA RESISTENTI (sui paralleli tra resistenza ucraina all’invasione russa e la Resistenza italiana nella IIGM)

                http://italiaeilmondo.com/2022/03/25/analogie-tra-resistenti_-di-roberto-buffagni/

 

  1. 19 marzo 2022 GUERRA IN UCRAINA. IL DATO CHE MANCA (sulle risorse strategiche russe)

                http://italiaeilmondo.com/2022/03/19/guerra-in-ucraina-il-dato-che-manca-di-roberto-buffagni/

 

  1. 17 marzo 2022 GUERRA IN UCRAINA. QUAL È LA POSTA IN GIOCO CULTURALE?

http://italiaeilmondo.com/2022/03/17/guerra-in-ucraina-qual-e-la-posta-in-gioco-culturale_di-roberto-buffagni/

 

  1. 17 marzo 2022 A PROPOSITO DI “GUERRA ALLA COMPLESSITA’ “(Massimo Gramellini “Sull’Ucraina chi vi dice ‘ma è più complesso’ è complice di Putin”. Commento)

                http://italiaeilmondo.com/2022/03/17/a-proposito-di-guerra-alla-complessita-di-roberto-buffagni/

 

  1. 15 marzo 2022 PAURA DI VOLARE (proposta di istituire una no-fly zone sui cieli d’Ucraina)

                http://italiaeilmondo.com/2022/03/15/paura-di-volare-di-roberto-buffagni/

 

  1. 11 marzo 2022 SECONDA SETTIMANA DI OSTILITA’ IN UCRAINA. IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

http://italiaeilmondo.com/2022/03/11/seconda-settimana-di-ostilita-in-ucraina-il-punto-della-situazione-di-roberto-buffagni/

 

  1. 9 marzo 2022 UNA CIVILTÀ CHE SI SPEGNE ( sull’amputazione dei rapporti anche culturali con la Russia)

                http://italiaeilmondo.com/2022/03/09/una-civilta-che-si-spegne_di-roberto-buffagni/

 

  1. 5 marzo 2022 CONSIDERAZIONI SULLA PRIMA SETTIMANA DI OSTILITA’ IN UCRAINA

http://italiaeilmondo.com/2022/03/05/considerazioni-sulla-prima-settimana-di-ostilita-in-ucraina-di-roberto-buffagni/

 

  1. 2 marzo 2022 CENSURARE LA MENTE E IL CERVELLO (disdetto corso universitario su Dostoevskij, commento)

                http://italiaeilmondo.com/2022/03/02/censurare-la-mente-e-il-cervello_di-roberto-buffagni/

 

  1. 28 febbraio 2022 GUERRA IN UCRAINA, PUNTO DELLA SITUAZIONE

http://italiaeilmondo.com/2022/02/28/guerra-in-ucraina-punto-della-situazione_di-roberto-buffagni/

 

  1. 16 febbraio 2022 TRATTATIVA DIFFICILE E PERICOLOSA (sulla trattativa diplomatica tra Russia e USA)

                http://italiaeilmondo.com/2022/02/16/trattativa-difficile-e-pericolosa_di-roberto-buffagni/

 

  1. 13 febbraio 2022 I NODI AL PETTINE (eziologia della crisi ucraina)

                http://italiaeilmondo.com/2022/02/13/i-nodi-al-pettine-di-roberto-buffagni/

 

 

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Blinken alla Russia, a cura di Roberto Buffagni

http://johnhelmer.net/blinken-concedes-war-is-lost-offers-kremlin-ukrainian-demilitarization-crimea-donbass-zaporozhe-and-restriction-of-new-tanks-to-western-ukraine-if-there-is-no-russian-offensive/#more-70567

 

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Di John Helmer, Mosca

@bears_with

David Ignatius (immagine principale, a sinistra) è stato per tutta la carriera un portavoce del Dipartimento di Stato americano. È stato appena chiamato dall’attuale Segretario di Stato Antony Blinken (a destra) per trasmettere un nuovo messaggio urgente al Presidente Vladimir Putin, al Consiglio di Sicurezza e allo Stato Maggiore di Mosca.

Per la prima volta dall’inizio dell’operazione militare speciale l’anno scorso, il partito della guerra a Washington sta offrendo termini di concessione agli obiettivi di sicurezza della Russia in modo esplicito e diretto, senza che gli ucraini si mettano in mezzo.

I termini che Blinken ha detto a Ignatius di stampare sono apparsi nell’edizione del 25 gennaio del Washington Post. Il paywall può essere evitato continuando a leggere.

Le concessioni territoriali presentate da Blinken includono la Crimea, il Donbass e il “ponte di terra che collega Crimea e Russia” di Zaporozhye e Kherson. A ovest del fiume Dnieper, a nord intorno a Kharkov e a sud intorno a Odessa e Nikolaev, Blinken ha presentato per la prima volta l’accettazione da parte degli Stati Uniti di “uno status smilitarizzato” per l’Ucraina. Inoltre, gli Stati Uniti hanno accettato di limitare il dispiegamento degli HIMARS, dei veicoli da combattimento per la fanteria degli Stati Uniti e della NATO e dei carri armati Abrams e Leopard in un punto dell’Ucraina occidentale da cui possano “manovrare… come deterrente contro futuri attacchi russi”.

Si tratta di un’offerta di compromesso – la spartizione attraverso una zona demilitarizzata (DMZ) nell’est dell’Ucraina in cambio dell’arresto della prevista offensiva russa che distruggerà le fortificazioni, gli snodi ferroviari, i cantoni per le truppe e i campi d’aviazione nell’ovest, tra i confini polacco e rumeno, Kiev e Lvov, e un risultato che Blinken propone per entrambe le parti di chiamare “una pace giusta e duratura che sostenga l’integrità territoriale dell’Ucraina”.

Nella proposta di accordo di Blinken c’è anche l’offerta di un accordo diretto tra Stati Uniti e Russia su “un eventuale equilibrio militare postbellico”; “nessuna terza guerra mondiale”; e nessuna adesione dell’Ucraina alla NATO con “garanzie di sicurezza simili all’articolo 5 della NATO”.

Blinken ha anche detto al Washington Post di annunciare che gli Stati Uniti rispetteranno “il filo di sicurezza di Putin per l’escalation nucleare” e accetteranno la “forza di riserva russa che comprende bombardieri strategici, alcune armi a guida di precisione e, naturalmente, armi nucleari tattiche e strategiche”.

Il Presidente Putin ha offerto un accenno della risposta russa che ha discusso con lo Stavka e il Consiglio di Sicurezza la scorsa settimana.

Mercoledì scorso, poche ore dopo la pubblicazione di Blinken, Putin ha parlato a un incontro con gli studenti universitari. “Penso che persone come voi”, ha detto il presidente, “capiscano in modo molto chiaro e preciso la necessità di ciò che la Russia sta facendo ora per sostenere i nostri cittadini in questi territori, compresi Lugansk, Donetsk, l’area del Donbass nel suo complesso, e Kherson e Zaporozhye. L’obiettivo, come ho spiegato più volte, è principalmente quello di proteggere la popolazione e la Russia dalle minacce che stanno cercando di creare per noi nei nostri territori storici adiacenti. Non possiamo permetterlo. Quindi, è estremamente importante che giovani come voi difendano gli interessi della loro piccola e grande Madrepatria con le armi in pugno e lo facciano consapevolmente”.

Continuate a leggere, con molta attenzione, comprendendo che i russi non si fidano di nulla di ciò che dice un funzionario statunitense, tanto meno per bocca di Blinken, Ignatius e del Washington Post; e comprendendo che ciò che Putin e lo Stavka dicono di intendere con i “territori storici adiacenti” e la “piccola e grande Madrepatria” della Russia è stato abbastanza chiaro.

Seguite ciò che Blinken ha detto a Ignatius di stampare, prima che Putin pubblicasse la sua risposta. I termini propagandistici sono stati evidenziati in grassetto per significare il contrario – le posizioni pubbliche da cui Blinken sta cercando di ritirarsi per mantenere la faccia.

25 gennaio 2023

Blinken riflette sull’ordine post-bellico in Ucraina

Di David Ignatius

L’amministrazione Biden, convinta che Vladimir Putin abbia fallito nel suo tentativo di cancellare l’Ucraina, ha iniziato a pianificare un eventuale equilibrio militare postbellico che aiuterà Kiev a scoraggiare qualsiasi ripetizione della brutale invasione russa.

Il Segretario di Stato Antony Blinken ha delineato la sua strategia per l’endgame ucraino e la deterrenza postbellica durante un’intervista rilasciata lunedì al Dipartimento di Stato. La conversazione ha offerto un’insolita esplorazione di alcune delle questioni più spinose relative alla risoluzione di un conflitto ucraino che ha minacciato l’ordine globale.

Blinken ha elogiato esplicitamente il sostegno militare della Germania all’Ucraina, in un momento in cui Berlino è stata messa sotto accusa da alcuni alleati della NATO per non aver fornito rapidamente carri armati Leopard a Kiev. “Nessuno avrebbe previsto la portata del sostegno militare della Germania” all’inizio della guerra, ha detto Blinken. “Questo è un cambiamento epocale che dovremmo riconoscere”.

Ha inoltre sottolineato la determinazione del Presidente Biden ad evitare un conflitto militare diretto con la Russia, anche se le armi statunitensi contribuiscono a polverizzare la forza d’invasione di Putin. “Biden ha sempre sottolineato che uno dei suoi requisiti in Ucraina è che non ci sia una terza guerra mondiale”, ha detto Blinken.

Il colossale fallimento della Russia nel raggiungere i suoi obiettivi militari, secondo Blinken, dovrebbe ora spronare gli Stati Uniti e i suoi alleati a iniziare a pensare alla forma dell’Ucraina postbellica – e a come creare una pace giusta e duratura che sostenga l’integrità territoriale dell’Ucraina e le permetta di dissuadere e, se necessario, di difendersi da qualsiasi aggressione futura. In altre parole, la Russia non dovrebbe essere in grado di riposare, riorganizzarsi e riattaccare.

Il quadro di deterrenza di Blinken è in qualche modo diverso dalle discussioni dello scorso anno con Kiev sulle garanzie di sicurezza simili all’articolo 5 della NATO. Piuttosto che un impegno formale in un trattato, alcuni funzionari statunitensi ritengono sempre più che la chiave sia dare all’Ucraina gli strumenti necessari per difendersi. La sicurezza sarà garantita da potenti sistemi di armamento – soprattutto blindati e difesa aerea – insieme a un’economia forte e non corrotta e all’adesione all’Unione Europea.

L’attuale enfasi del Pentagono sul fornire a Kiev armi e addestramento per la guerra di manovra riflette questo obiettivo a lungo termine di deterrenza. “L’importanza delle armi di manovra non è solo per dare all’Ucraina la forza di riconquistare il territorio, ma anche come deterrente contro i futuri attacchi russi”, ha spiegato un funzionario del Dipartimento di Stato che ha familiarità con le idee di Blinken. “La manovra è il futuro”.

La conversazione con Blinken ha offerto alcuni spunti sulle intense discussioni in corso da mesi all’interno dell’amministrazione su come si possa porre fine alla guerra in Ucraina e mantenere la pace in futuro. La formula standard dell’amministrazione è che tutte le decisioni devono essere prese in ultima istanza dall’Ucraina, e Blinken ha ribadito questa linea. Egli sostiene anche il desiderio dell’Ucraina di ottenere significativi guadagni sul campo di battaglia quest’anno. Ma anche il Dipartimento di Stato, il Pentagono e il Consiglio di Sicurezza Nazionale stanno pensando al futuro.

La Crimea è un particolare punto di discussione. È opinione diffusa a Washington e a Kiev che riconquistare la Crimea con la forza militare potrebbe essere impossibile. Eventuali progressi militari ucraini quest’anno nell’oblast’ di Zaporizhzhia, il ponte di terra che collega la Crimea alla Russia, potrebbero minacciare il controllo russo. Ma una campagna ucraina a tutto campo per conquistare la penisola di Crimea non è realistica, secondo molti funzionari statunitensi e ucraini. In parte perché Putin ha indicato che un assalto alla Crimea sarebbe un’esca per un’escalation nucleare.

L’amministrazione condivide l’insistenza dell’Ucraina sul fatto che la Crimea, conquistata dalla Russia nel 2014, debba essere restituita. Ma nel breve periodo, ciò che è fondamentale per Kiev è che la Crimea non serva più come base per attacchi contro l’Ucraina. Una formula che mi interessa sarebbe uno status smilitarizzato, con il rinvio della questione del controllo politico finale. I funzionari ucraini mi hanno detto l’anno scorso di aver discusso di questa possibilità con l’amministrazione.

Nel valutare le opzioni in Ucraina, Blinken si è mostrato meno preoccupato dei rischi di escalation rispetto ad alcuni osservatori. In parte perché ritiene che la Russia sia controllata dallo strapotere della NATO. “Putin continua a tenere alcune cose in riserva a causa della paura mal riposta che la NATO possa attaccare la Russia”, ha spiegato il funzionario che ha familiarità con i pensieri di Blinken. Questa forza di riserva russa comprende bombardieri strategici, alcune armi a guida di precisione e, naturalmente, armi nucleari tattiche e strategiche.

Il rifiuto di Blinken di criticare la Germania sulla questione del rilascio dei carri armati Leopard illustra quello che è stato più di un anno di gestione dell’alleanza per evitare la frattura della coalizione pro-Ucraina. Blinken ha impiegato centinaia di ore – al telefono, in riunioni video e in viaggi all’estero – per mantenere intatta la coalizione.

Questa coesione diventerà ancora più importante man mano che la guerra in Ucraina si avvia verso la conclusione. Quest’anno, l’Ucraina e i suoi alleati continueranno a combattere per espellere gli invasori russi. Ma come negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, è già iniziata la pianificazione dell’ordine postbellico e la costruzione di un sistema di alleanze militari e politiche in grado di ripristinare e mantenere la pace che la Russia ha distrutto.

 

Clicca per seguire le osservazioni di Putin nella traduzione ufficiale del Cremlino.

Nel testo di Blinken è evidenziata in grassetto la frase “un’economia forte e non corrotta e l’adesione all’Unione Europea”. Questo è il messaggio di Blinken al Cremlino: gli Stati Uniti vogliono preservare l’economia agricola dell’Ucraina, i suoi porti per l’esportazione di grano e i termini commerciali concordati con l’Unione Europea prima della guerra. Blinken riconosce anche che la mossa di Vladimir Zelensky all’inizio di questa settimana di forzare le dimissioni e il licenziamento di alti funzionari significa che gli Stati Uniti stanno prendendo le decisioni a Kiev e Lvov.

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In che modo un EMP nucleare influenzerebbe la rete elettrica?


[Nota che questo articolo è una trascrizione del video incorporato sopra.]

Nella tarda mattinata del 28 aprile 1958, la nave portaerei USS Boxer si trovava a circa 70 miglia dalla costa dell’atollo di Bikini nell’Oceano Pacifico. L’equipaggio del Boxer si stava preparando a lanciare un pallone ad elio ad alta quota. In effetti, questo sarebbe il 17° pallone ad alta quota lanciato dalla nave. Ma questo era un po’ diverso. Dove quei primi 16 palloni trasportavano alcuni strumenti e carichi utili fittizi, attaccati a questoil pallone era una testata nucleare da 1,7 chilotoni, nome in codice Yucca. La nave, il pallone e la bomba facevano tutti parte dell’operazione Hardtack, una serie di test nucleari condotti dagli Stati Uniti nel 1958. Yucca fu il primo test di un’esplosione nucleare nei limiti superiori dell’atmosfera terrestre. Circa un’ora e mezza dopo che il pallone è stato lanciato, ha raggiunto un’altitudine di 85.000 piedi o circa 26.000 metri. Quando due bombardieri pacificatori B-36 carichi di strumenti hanno fatto il giro dell’area, la testata è stata fatta esplodere.

Naturalmente, il team di ricerca ha raccolto tutti i tipi di dati durante l’esplosione, compresa la velocità dell’onda d’urto, l’effetto sulla pressione atmosferica e l’entità della radiazione nucleare rilasciata. Ma, da due postazioni a terra, stavano anche misurando le onde elettromagnetiche risultanti dall’esplosione. Sin dalle prime esplosioni nucleari si sapeva che le esplosioni generano un impulso elettromagnetico o EMP, principalmente perché continuava a friggere strumenti elettronici. Ma fino a Hardtack, nessuno aveva mai misurato le onde generate da una detonazione nell’alta atmosfera. Ciò che hanno registrato è stato così ben oltre le loro aspettative, che è stato liquidato come un’anomalia per anni.

Non è stato fino a 5 anni dopo che il fisico statunitense Conrad Longmire avrebbe proposto una teoria per gli impulsi elettromagnetici da esplosioni nucleari ad alta quota che è ancora la spiegazione ampiamente accettata del motivo per cui sono ordini di grandezza più forti di quelli generati da esplosioni a terra . Da allora, i nostri timori di una guerra nucleare non includevano solo lo scenario di una testata che colpiva un’area popolata, distruggendo città e creando ricadute nucleari, ma anche la possibilità che una testata esplodesse molto al di sopra delle nostre teste nell’atmosfera superiore, inviando un EMP abbastanza forte a interrompere i dispositivi elettronici e persino togliere la rete elettrica. Come con la maggior parte delle armi, viene classificata la ricerca migliore e più completa sugli EMP. Ma, nel 2019, una coalizione di organizzazioni energetiche ed enti governativi chiamata Electric Power Research Institute (o EPRI) ha finanziato unstudio per cercare di capire esattamente cosa potrebbe accadere alla rete elettrica da un EMP nucleare ad alta quota. Non è l’unico studio nel suo genere, e non è privo di critiche da parte di coloro che pensano che sia ottimista, ma ha i dettagli ingegneristici più succosi di tutte le ricerche che sono riuscito a trovare. E le risposte sono un po’ diverse da come Hollywood vorrebbe far credere. Questo è un riassunto di quel rapporto, ed è il primo di una serie di video approfonditi sulle minacce su larga scala alla rete. Sono Grady, e questa è ingegneria pratica. Nell’episodio di oggi, parliamo dell’impatto di un EMP nucleare sulla nostra infrastruttura energetica.

Una detonazione nucleare è sgradita in quasi tutte le circostanze. Questi eventi sono intrinsecamente pericolosi e la fisica di un’esplosione va ben oltre le nostre intuizioni. Ciò è particolarmente vero nell’atmosfera superiore, dove la detonazione interagisce con il campo magnetico terrestre e la sua atmosfera in modi davvero unici per creare un impulso elettromagnetico. Un EMP ha in realtà tre componenti distinti, tutti formati da diversi meccanismi fisici che possono avere impatti significativamente diversi qui sulla superficie terrestre. La prima parte di un EMP si chiama E1. Questo è l’impulso estremamente veloce e intenso che segue immediatamente la detonazione.

I raggi gamma rilasciati durante qualsiasi detonazione nucleare entrano in collisione con gli elettroni, ionizzando gli atomi e creando un’esplosione di radiazioni elettromagnetiche. Questo è generalmente negativo di per sé, ma quando viene fatto esplodere in alto nell’atmosfera, il campo magnetico terrestre interagisce con quegli elettroni liberi per produrre un impulso elettromagnetico significativamente più forte che se fatto esplodere nell’aria più densa ad altitudini inferiori. L’impulso E1 va e viene in pochi nanosecondi e l’energia è in qualche modo scherzosamente indicata come CC alla luce del giorno, il che significa che è diffusa su una parte enorme dello spettro elettromagnetico.

L’impulso E1 generalmente raggiunge qualsiasi punto all’interno di una linea di vista della detonazione e, per un’esplosione ad alta quota, può coprire un’enorme area di terra. Al culmine del test Yucca, questo è un cerchio con un’area più grande del Texas . Un’arma a 200 chilometri di altitudine potrebbe avere un impatto su una frazione significativa del Nord America. Ma non ovunque all’interno di quel cerchio sperimenta i campi più forti. In generale, più ci si allontana dall’esplosione, minore è l’ampiezza dell’EMP. Ma, a causa del campo magnetico terrestre, l’ampiezza massima si verifica un po’ a sud del punto zero (nell’emisfero settentrionale), creando questo modello chiamato diagramma del sorriso. Ma nessuno sorriderà scoprendo di trovarsi all’interno dell’area colpita da un’esplosione nucleare ad alta quota.

Anche se un’arma come questa non danneggerebbe edifici, creerebbe ricadute nucleari, non sarebbe percepita dagli esseri umani, o probabilmente anche visibile alla maggior parte, quell’impulso E1 può avere un enorme effetto sui dispositivi elettronici. Probabilmente hai familiarità con le antenne che convertono i segnali radio in tensione e corrente all’interno di un conduttore. Bene, per un impulso abbastanza forte diffuso su una vasta gamma di frequenze, praticamente qualsiasi oggetto metallico agirà come un’antenna, convertendo l’impulso in enormi picchi di tensione che possono sopraffare i dispositivi digitali. Inoltre, l’impulso E1 si verifica così rapidamente che persino i dispositivi destinati alla protezione dalle sovratensioni potrebbero non essere efficaci. Naturalmente, con quasi tutto ciò che ha l’elettronica incorporata in questi giorni, questo ha implicazioni di vasta portata. Ma sulla griglia, ci sono davvero solo pochi posti in cui un impulso E1 è una delle maggiori preoccupazioni. Il primo riguarda i sistemi di controllo all’interno delle stesse centrali elettriche. Il secondo riguarda i sistemi di comunicazione utilizzati per monitorare e registrare i dati per assistere gli operatori di rete. Il rapporto EPRI si è concentrato principalmente sul terzo pericolo associato a un impulso E1: i relè di protezione digitale.

La maggior parte delle persone ha visto gli interruttori che proteggono i circuiti in casa. La rete elettrica dispone di apparecchiature simili utilizzate per proteggere le linee di trasmissione e i trasformatori in caso di cortocircuito o guasto. Ma, a differenza degli interruttori di casa tua che fanno sia il rilevamento dei problemi che l’interruzione del circuito tutto in un unico dispositivo, quei ruoli sono separati sulla griglia. La disconnessione fisica di un circuito sotto carico viene eseguita da grandi contattori motorizzati temprati in olio o gas dielettrico per evitare la formazione di archi. E i dispositivi che monitorano la tensione e la corrente per problemi e dicono agli interruttori quando sparare sono chiamati relè. Normalmente si trovano in un piccolo edificio in una sottostazione per proteggerli dalle intemperie. Questo perché la maggior parte dei relè oggigiorno sono apparecchiature digitali piene di circuiti stampati, schermi e microelettronica. E tutti questi componenti sono particolarmente sensibili alle interferenze elettromagnetiche. In effetti, la maggior parte dei paesi ha regole severe sulla forza e la frequenza delle radiazioni elettromagnetiche che puoi imporre alle onde radio, regole che spero di non violare con questo dispositivo.

Questo è un generatore di impulsi che ho comprato su eBay solo per dimostrare gli strani effetti che le radiazioni elettromagnetiche possono avere sull’elettronica. Emette solo un’onda da 50 MHz attraverso questa antenna, e puoi vedere quando lo accendo vicino a questo multimetro economico, ha degli strani effetti. La lettura sul display diventa irregolare e talvolta riesco ad accendere la retroilluminazione. Puoi anche vedere i due diversi tipi di vulnerabilità E1 qui. Un EMP può accoppiarsi ai fili che fungono da input per il dispositivo. E un EMP può irradiare direttamente l’apparecchiatura. In entrambi i casi, questo piccolo dispositivo non era abbastanza forte da causare danni permanenti all’elettronica, ma si spera che aiuti a immaginare cosa sia possibile quando campi ad alta intensità vengono applicati a dispositivi elettronici sensibili.

Il rapporto EPRI ha effettivamente sottoposto i relè digitali a forti EMP per vedere quali sarebbero stati gli effetti. Hanno usato un generatore Marx che è un circuito moltiplicatore di tensione, quindi ho deciso di provarlo io stesso. Un generatore Marx immagazzina elettricità in questi condensatori mentre si caricano in parallelo. Quando vengono attivati, gli spinterometri collegano tutti i condensatori in serie per generare tensioni molto elevate, nel mio caso fino a 80 o 90 kilovolt. Il mio collega ingegnere di YouTube Electroboom ha creato uno di questi sul suo canale se vuoi saperne di più su di loro. Il mio genera una scintilla ad alta tensione quando viene attivato da questo cacciavite. A proposito, non provarlo a casa. Non ho progettato un’antenna per convertire questo impulso ad alta tensione in un EMP, ma ho provato un test di iniezione diretta. Questa cornice digitale economica non aveva alcuna possibilità. Giusto per chiarire, questo non è in alcun modo un test scientifico. È solo una divertente dimostrazione per darti un’idea di cosa potrebbe essere capace un impulso E1.

L’impulso E2 è più lento di E1 perché è generato in modo totalmente diverso, questa volta dall’interazione di raggi gamma e neutroni. Si scopre che un impulso E2 è più o meno paragonabile a un fulmine. Infatti, molti fulmini sono più potenti di quelli che potrebbero essere generati da detonazioni nucleari ad alta quota. Naturalmente, la rete non è del tutto immune ai fulmini, ma usiamo molta tecnologia di protezione contro i fulmini. La maggior parte delle apparecchiature sulla rete è già protetta contro alcuni impulsi ad alta tensione in modo tale che i fulmini di solito non creano molti danni. Quindi, l’impulso E2 non è così minaccioso per la nostra infrastruttura energetica, soprattutto rispetto a E1 ed E3.

Il componente finale di un EMP, chiamato E3, è, ancora una volta, molto diverso dagli altri due. In realtà non è nemmeno un impulso, perché è generato in un modo completamente diverso. Quando si verifica una detonazione nucleare nell’alta atmosfera, il campo magnetico terrestre viene disturbato e distorto. Man mano che l’esplosione si dissipa, il campo magnetico ritorna lentamente al suo stato originale nel corso di pochi minuti. Questo è simile a ciò che accade quando una tempesta geomagnetica sul sole interrompe la gravità terrestre e grandi eventi solari potrebbero potenzialmente rappresentare una minaccia più grande di un EMP nucleare per la rete. In entrambi i casi, è a causa della perturbazione e del movimento del campo magnetico terrestre. Probabilmente sai cosa succede quando sposti un campo magnetico attraverso un conduttore: generi una corrente. Lo chiamiamo accoppiamento, ed è essenzialmente il modo in cui funzionano le antenne. E infatti,

Ad esempio, la radio AM utilizza frequenze fino a 540 kilohertz. Ciò corrisponde a lunghezze d’onda che possono essere superiori a 1800 piedi o 550 metri, grandi onde. Piuttosto che servire come luogo per montare antenne come la radio FM o le torri cellulari, le torri radio AM lo sonol’antenna. L’intera struttura metallica è energizzata! Spesso puoi riconoscere una torre AM guardando in basso perché si trovano in cima a un piccolo isolante ceramico che le separa elettricamente dal suolo. Come puoi immaginare, maggiore è la lunghezza d’onda, più grande deve essere un’antenna per accoppiarsi bene con la radiazione elettromagnetica. E spero che tu veda a cosa sto arrivando. Le linee di trasmissione e distribuzione elettrica spesso si estendono per chilometri, il che le rende il luogo ideale in cui un impulso E3 si accoppia e genera corrente. Ecco perché è un problema.

Lungo tutta la rete usiamo trasformatori per cambiare la tensione dell’elettricità. Sul lato della trasmissione, aumentiamo la tensione per ridurre le perdite nelle linee. E dal lato della distribuzione, abbassiamo nuovamente il voltaggio per renderlo più sicuro da usare per i clienti nelle loro case ed edifici. Quei trasformatori funzionano utilizzando campi elettromagnetici. Una bobina di filo genera un campo magnetico che passa attraverso un nucleo per indurre la corrente a fluire attraverso una bobina adiacente. In effetti, il motivo principale per cui utilizziamo la corrente alternata sulla rete è perché ci consente di utilizzare questi dispositivi davvero semplici per aumentare o diminuire la tensione. Ma i trasformatori hanno un limite.

Fino a un certo punto, la maggior parte dei materiali utilizzati per i nuclei dei trasformatori ha una relazione lineare tra la quantità di corrente che scorre e l’intensità del campo magnetico risultante. Ma questa relazione si interrompe al punto di saturazione, oltre il quale la corrente aggiuntiva non creerà molto ulteriore magnetismo per guidare la corrente sull’avvolgimento secondario. Un impulso E3 può indurre un flusso di corrente approssimativamente CC attraverso le linee di trasmissione. Quindi hai DC sopra AC, che crea un bias nell’onda sinusoidale. Se c’è troppa corrente CC, il nucleo del trasformatore potrebbe saturarsi quando la corrente si muove in una direzione ma non nell’altra, distorcendo la forma d’onda di uscita. Ciò può portare a punti caldi nel nucleo del trasformatore, danni ai dispositivi collegati alla rete che si aspettano un piacevole schema di tensione sinusoidale e molte altre cose strane.

Quindi quali sono le implicazioni di tutto questo? Per l’impulso E1 che danneggia alcuni relè, probabilmente non è un grosso problema. Ci sono spesso percorsi ridondanti per il flusso di corrente nel sistema di trasmissione. Ecco perché si chiama griglia. Ma maggiore è il numero di apparecchiature che vanno offline e maggiore è lo stress sulle linee rimanenti, maggiore è la probabilità di un guasto a cascata o di un collasso totale. L’EPRI ha effettuato test simulando una bomba da un megaton fatta esplodere a 200 chilometri di altitudine. Hanno stimato che circa il 5% delle linee di trasmissione potrebbe avere un relè che viene danneggiato o interrotto dall’EMP risultante. Questo da solo probabilmente non è sufficiente per causare un blackout su larga scala della rete elettrica, ma non dimenticare l’E3. L’EPRI ha scoperto che la terza parte di un EMP potrebbe portare a blackout regionali che coinvolgono più stati a causa della saturazione del nucleo del trasformatore e degli squilibri tra domanda e offerta di elettricità. La loro modellazione non ha portato a danni diffusi ai trasformatori effettivi, e questa è una buona cosa perché i trasformatori di potenza sono dispositivi grandi e costosi che sono difficili da sostituire e la maggior parte delle utility non tiene molti ricambi in giro. Detto questo, il loro rapporto non è privo di critiche e molti credono che un EMP potrebbe causare molti più danni alle infrastrutture elettriche. e la maggior parte delle utility non tiene molti ricambi in giro. Detto questo, il loro rapporto non è privo di critiche e molti credono che un EMP potrebbe causare molti più danni alle infrastrutture elettriche. e la maggior parte delle utility non tiene molti ricambi in giro. Detto questo, il loro rapporto non è privo di critiche e molti credono che un EMP potrebbe causare molti più danni alle infrastrutture elettriche.
Quando si combinano gli effetti dell’impulso E1 e dell’impulso E3, non è difficile immaginare come la rete possa essere seriamente disabilitata. È anche facile vedere come, anche se i danni reali alle apparecchiature non sono così significativi, la natura diffusa di un EMP, oltre ai suoi potenziali impatti su altri sistemi come computer e telecomunicazioni, ha il potenziale per frustrare il processo di recupero delle cose. in linea. Un blackout di più giorni, più settimane o persino più mesi non è fuori questione nello scenario peggiore. Probabilmente non causerà un ritorno in stile hollywoodiano all’età della pietra per l’umanità, ma è certamente in grado di causare un grave sconvolgimento nella nostra vita quotidiana . Esploreremo cosa significa in un video futuro.

https://practical.engineering/blog/2022/11/7/how-would-a-nuclear-emp-affect-the-power-grid

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Quattro analisi operative e strategiche sulla guerra in Ucraina del gruppo di lavoro Black Mountain, a cura di Roberto Buffagni

Quattro analisi operative e strategiche sulla guerra in Ucraina del gruppo di lavoro Montagna Nera

 

 

Queste quattro analisi operative e strategiche sulla guerra in Ucraina, elaborate tra il novembre 2022 e il febbraio 2023 e da leggersi in sequenza, si devono a “Black Mountain”, un gruppo di lavoro che diffonde i suoi articoli a mezzo Substack, https://bmanalysis.substack.com/ .

Il nome collettivo “Montagna nera” fa pensare che il gruppo di lavoro o almeno il suo leader, “Aleks”, sia montenegrino: in lingua serba, il Montenegro si chiama appunto Црна Гора, Crna Gora, Montagna nera. A ulteriore indizio dell’appartenenza etnica slava degli estensori, la struttura grammaticale delle frasi; il blog è redatto in inglese internazionale corrente, ma la struttura sintattica è spesso quella tipica delle lingue slave.

Montagna Nera” è chiaramente schierato a favore della Russia, in questo conflitto. Vanno dunque prese con più d’un grano di sale le sue analisi, facendo la dovuta tara all’inevitabile parzialità delle interpretazioni. La qualità professionale degli scritti, però, è elevata, e costante il tentativo di delineare analisi obiettive. Ovviamente, inoltre, gli autori hanno il vantaggio di accedere direttamente alle informazioni diffuse nelle lingue slave.

Comunque, è sempre molto utile informarsi anche da fonti non occidentali e pro-russe, che in Italia e in genere in Occidente non sono accessibili.

 

 

Analisi di Black Mountain:

L’obiettivo di questo blog è quello di tenere aggiornati gli iscritti su argomenti importanti.

Siamo specializzati nei seguenti argomenti:

  • Analisi geopolitica
  • Economia
  • Analisi dei conflitti

Squadra:

  • Aleks (Fondatore, Amministratore):

Aleks è laureato in Ingegneria, Informatica ed Economia.

Ha lavorato in diverse posizioni e ruoli internazionali.

Inoltre, ha diretto progetti internazionali di informatica ed economia.

Aleks ha analizzato gli eventi internazionali e geopolitici dal 2010 su diverse piattaforme.

 

 

https://bmanalysis.substack.com/p/war-analysis-7b3

Analisi della guerra

Analisi della fase 3 della guerra in Ucraina

 

Aleks

24 novembre 2022

Introduzione

Benvenuti alla mia analisi della terza fase dell’Operazione militare speciale (OMS) russa in Ucraina. Fase 3? Sì, la Fase 3. Sulle fasi abbiamo solo pochi riferimenti da parte dei funzionari russi. In particolare, quando è iniziata ufficialmente la Fase 2, abbiamo avuto alcuni commenti da parte di funzionari russi. E questo è tutto. Per questo ho deciso di fare una mia classificazione delle fasi di questa guerra. L’ho già presentata in alcuni articoli. In particolare, potete leggerla nell’analisi della Fase 2.

Secondo la classificazione di Black Mountain, siamo ancora nella Fase 3. Ciò significa che questa analisi conterrà eventi già accaduti e inevitabilmente alcune previsioni su come gli eventi potrebbero svolgersi in futuro. La Fase 3 è iniziata all’incirca nell’agosto 2022 ed è ancora in corso.

Poiché sono avvenuti e avverranno molti eventi importanti, dovrò mantenere i capitoli brevi.

Anche se ho indicato il riferimento alle mie classificazioni di fase, riassumerò di seguito la definizione di Fase 3:

La fase 3 è stata attivata, poiché la NATO ha intensificato i rifornimenti, il comando e il controllo delle forze ucraine. Questo ha impedito il collasso delle forze ucraine nella Fase 2. Lo scopo della Fase 3 è quello di uccidere il potenziale materiale e umano ucraino in regioni militarmente favorevoli per i russi e di sovraccaricare il più possibile sia la logistica ucraina che quella della NATO in Ucraina, per innescare un collasso totale dell’Ucraina e quindi la sua totale sconfitta. Per accelerare il risultato, si possono colpire le infrastrutture logistiche ed energetiche dell’Ucraina.

Questo articolo lo spiegherà in dettaglio.

Condizioni preliminari

Fase 1

Leggete il mio articolo sulla Fase 1.

Fase 2

Leggete il mio articolo sulla Fase 2.

Obiettivi

Ripeterò, come ho già fatto più volte, Clausewitz. “La guerra non è altro che la continuazione della politica con altri mezzi”. Si vince una guerra raggiungendo gli obiettivi fissati dalla leadership politica. E qui, come ho fatto nelle ultime due analisi, sottolineerò ancora una volta gli obiettivi. È importante ribadirlo il più possibile. Perché? Perché la maggior parte dei commentatori dimentica sempre quali sono gli obiettivi e cerca di analizzare o criticare la guerra, partendo dal presupposto che la guerra viene combattuta solo per l’unico scopo di combattere una guerra. Questo è assolutamente sbagliato.

Questi sono gli obiettivi fissati dalla leadership russa:

  1. Denazificazione dell’Ucraina.
  2. Smilitarizzazione dell’Ucraina.
  3. Assicurare alla giustizia gli ucraini che hanno commesso crimini di guerra contro la propria popolazione dal 2014 in poi.
  4. Liberare il Donbass per garantirne l’indipendenza e la sicurezza.

Questi sono gli unici obiettivi dell’Operazione militare speciale (OMS).

Vi spiegherò in dettaglio come sarà probabilmente realizzata l’implementazione.

Situazione del personale nell’esercito russo

La fase 3 è iniziata nell’agosto 2022. Agosto è stato un mese difficile per l’esercito russo.

Molti soldati russi si arruolavano per un certo periodo. Ad esempio, per mezzo anno. A causa della necessità di segretezza, la maggior parte dei soldati non sapeva con certezza che ci sarebbe stata una guerra e che avrebbero partecipato a questa guerra. Per questo motivo tutti i contratti venivano emessi con periodi di servizio normali. Questo ha portato alla fine alla situazione in cui una parte non trascurabile dell’esercito d’invasione professionale russo ha avuto contratti in scadenza alla fine di luglio del 2022.

Non ho i numeri esatti, quindi non voglio tirare in ballo cifre inventate. Quello che so è che i soldati che hanno lasciato l’esercito, a causa dei contratti in scadenza, sono molto più numerosi di quelli che possono essere introdotti. Di fatto, ciò significa che dall’agosto 2022 in poi, le dimensioni delle forze russe in Ucraina sono diminuite in modo significativo.

Tuttavia, la linea di contatto aveva ancora la stessa lunghezza. Il che significa meno truppe per miglio (densità) rispetto a prima. Poiché nella realtà non abbiamo ogni X miglia Y soldati, questa è solo una media. In realtà meno regioni/villaggi erano presidiati da truppe russe. Sì, la Russia ha utilizzato ampiamente le milizie del Donbass, ma non erano sufficienti a contrastare l’intero resto dell’Ucraina e i mercenari della NATO. Cosa che, tra l’altro, non dovrebbero fare affatto.

Riassumendo possiamo concludere che la situazione del personale per i russi è peggiorata bruscamente nell’agosto 2022.

Formazione e attrezzature dall’estero per l’Ucraina

L’Ucraina, invece, iniziò a mobilitare il maggior numero possibile di cittadini abili fin dall’inizio della guerra. In primo luogo, furono utilizzati per tappare le falle e stabilire una difesa lungo l’intera linea di contatto e per costituire riserve. Poi, i soldati appena reclutati furono utilizzati per tappare le falle in prima linea. Nella fase 2, la macinazione consumò decine di migliaia di soldati in prima linea, tra morti e feriti.

Ma durante la Fase 2, l’Ucraina ha raggiunto un punto in cui ha stabilizzato la situazione. Il rapporto tra le perdite sul fronte e il reclutamento di nuove truppe si stabilizzò e i migliori mobilitati poterono essere separati per essere inviati all’estero per l’addestramento. Si verificò la situazione per cui l’Ucraina mobilitò persone da un lato per essere immediatamente, e quasi senza addestramento, nelle trincee per tappare i buchi, e dall’altro per essere inviate all’estero per l’addestramento.

Perché mandarli all’estero? Perché addestrarli e non utilizzarli subito in prima linea, per dare una svolta alla guerra? La NATO ha capito correttamente che la Russia è superiore in quasi tutto. Ma non nel numero di truppe impegnate in Ucraina. Ecco perché sono stati progettati piani per addestrare ed equipaggiare un gran numero di truppe all’estero, dove non possono essere prese di mira durante o subito dopo l’addestramento. Verrebbero addestrati secondo gli standard della NATO per essere utilizzati in operazioni particolari e predeterminate, per sfruttare appieno la più grande debolezza della Russia. Il numero dei suoi soldati in Ucraina.

Diverse decine di migliaia, secondo alcune fonti fino a centomila, di truppe sono state addestrate negli Stati dell’UE. Dotati di equipaggiamento NATO, il loro compito sarebbe quello di attaccare le posizioni strategiche russe con tecniche di onda umana e di stressare la loro logistica e la loro concentrazione di forze in diverse sezioni a tal punto che le forze russe semplicemente crollerebbero. Come descritto nell’analisi della Fase 2, l’unica possibilità per l’Ucraina è quella di sfruttare il fatto che la Russia sta conducendo una SMO e non una guerra vera e propria. Perciò ha solo un numero limitato di truppe impegnate. Se queste truppe venissero superate, farebbero una delle seguenti cose:

  • Ritirarsi da una determinata sezione per evitare di essere sopraffatti e sconfitti.
  • L’essere tagliati fuori dai rifornimenti e alla fine essere catturati come prigionieri di guerra o uccisi per questioni di propaganda.

Uno dei due eventi l’abbiamo già vissuto più volte. L’altro no.

L’approccio dell’Ucraina

La Russia era pienamente consapevole del fatto che deve gestire una guerra con risorse umane limitate e che la NATO sta cercando di sfruttare questo fatto, con un bacino di risorse umane che può essere sfruttato a meno di far crollare le funzioni vitali dello Stato. Questo punto è già stato raggiunto, mentre scrivo questo testo.

Pertanto, i pianificatori russi dovevano progettare una strategia che comprendesse molte manovre, appostamenti e inganni. Solo così la Russia avrebbe potuto gestire una forza nemica così grande. Alla fine abbiamo visto che non era ancora sufficiente, ma tornerò su questo punto più avanti.

Ora diamo un’occhiata a diversi eventi per capire le strategie applicate.

Gli ucraini hanno annunciato in anticipo che avrebbero iniziato un’offensiva su Kherson e infine sulla Crimea. Ovviamente, è piuttosto strano che qualcuno annunci la propria strategia militare in anticipo. Ma sembra che i russi avessero informazioni sul fatto che doveva essere la verità e si siano preparati di conseguenza. Una grande formazione russa è stata schierata a ovest del Dnieper. Non solo una forza numerosa, ma anche molto elitaria. Qui sono state schierate molte unità di paracadutisti, che non sono state progettate per operazioni difensive a lungo termine. È un segno di sovraccarico.

A mio avviso, le forze impegnate sul fronte di Kherson erano assolutamente sufficienti per tenere la linea. E così è stato. Alla fine gli ucraini iniziarono l’annunciata offensiva su larga scala su Kherson in agosto. Ogni ondata di ucraini fu sconfitta. La situazione causò, fino alla sua conclusione preliminare nel novembre 2022, diverse decine di migliaia di vittime da parte ucraina.

Ho sentito molte fonti e scenari. E ho concluso che il seguente scenario era il più probabile. Sembra che il comando della NATO abbia pianificato di sistemare un gran numero di truppe russe, soprattutto quelle più d’élite, a Kherson. Mentre prepara segretamente un’altra offensiva su larga scala a Kharkov (territori russi di Kharkov) e la usa come chiave per applicare la massima pressione sulle operazioni russe nel Donbass. Infine, per innescare un crollo del fronte nel Donbass, proveniente da nord.

Avrebbe potuto funzionare davvero. Se la Russia non si fosse mobilitata (la maggior parte dei soldati che hanno lasciato l’esercito, dopo la scadenza del loro contratto nel luglio/agosto 2022, sono stati direttamente ri-mobilitati e rimessi in servizio senza ulteriore formazione. Erano già esperti. Quindi, il fronte settentrionale del Donbass avrebbe potuto essere stabilizzato direttamente.

Il piano della NATO è stato vanificato. Ora l’approccio successivo era quello di tagliare fuori le truppe russe più esperte sulla sponda occidentale del Dnieper. E sconfiggerle o farle prigioniere. Sarebbe stata l’ultima grande opportunità per vincere la guerra. Perché, vincere la guerra? Dobbiamo ricordare, come ho sottolineato nell’analisi della Fase 1 e 2, che se un partito raggiunge gli obiettivi fissati dalla leadership politica, ha vinto. Non importa quante vittime ci siano state, ecc. Ebbene, ho sottolineato in questi articoli che gli obiettivi dell’Ucraina sono gli obiettivi dell’Occidente e della NATO e sono semplici… Possiamo scomporli in: “Far crollare la Russia come Stato e rimuovere il Presidente Putin”.

Se ci pensiamo, diventa chiaro che se 40.000 truppe russe, molte delle quali d’élite, fossero intrappolate sulla riva occidentale del Dnieper, non potrebbero essere salvate. Sarebbero stati annientati o fatti prigionieri. Cosa significa “essere intrappolati” sulla riva occidentale? Ebbene, dopo l’annuncio della mobilitazione, per l’Occidente era abbastanza chiaro che i piani precedenti erano nulli. Hanno avuto un’ultima possibilità, innescando un collasso in Russia. Tagliando fuori il raggruppamento russo sulla sponda occidentale del Dnieper. Distruggendo la diga del bacino di Kakhovka.

L’Ucraina ha accumulato circa 60.000 soldati, o più, per un’operazione del genere. Se la diga venisse distrutta, la logistica russa crollerebbe immediatamente. Senza logistica la Russia non potrebbe tenere la Cisgiordania. Soprattutto non contro un gruppo così numeroso.

Non so se questo piano avesse qualche possibilità di successo o meno. Quello che so è che il nuovo comandante della SMO, il generale Surovikin, decise che non valeva la pena rischiare e decise di ritirare tutte le truppe sul lato sinistro del Dnieper.

Questa decisione ha due implicazioni:

  1. Le truppe russe si salvano.
  2. L’ultima possibilità della NATO di vincere la guerra è stata vanificata. Considerando il fatto che presto, molto probabilmente a dicembre, altre 220.000 truppe russe mobilitate arriveranno sul campo di battaglia o nelle retrovie, non rimane alcuna possibilità teorica che possa portare a una vittoria ucraina. In sostanza, ritirandosi dalla città di Kherson, la Russia ha ucciso tutte le speranze dell’Occidente di ottenere qualsiasi tipo di vittoria o di potenziale negoziale (diverse migliaia di prigionieri di guerra russi). È finita. Ora si continuerà a uccidere, finché gli ucraini non crolleranno.

Per un’analisi dettagliata del ritiro e di tutte le implicazioni militari (in contrapposizione alle considerazioni geo-strategiche, indicate sopra) leggete il mio articolo secondo.

Il fronte principale, tuttavia, non è né Kharkov né Kherson. È infatti il Donbass. Poiché è l’obiettivo strategico della Russia, liberarlo. La maggior parte delle truppe e delle attrezzature è concentrata nel Donbass e sta conducendo, fin dall’inizio, operazioni offensive lungo l’intera linea di contatto.

Potreste chiedervi perché non ci sono progressi? Lo spiegherò più avanti, e l’ho già spiegato nell’analisi della Fase 2, ma per la Russia è molto favorevole combattere esattamente in questa posizione. Lasciate che gli ucraini trasportino tutte le loro truppe, i rifornimenti, le attrezzature attraverso l’intera Ucraina e allo stesso modo tornino indietro per le riparazioni. Combattere in un ambiente ostile. La popolazione del Donbass è chiaramente la più filorussa di tutte le regioni dell’Ucraina. Molto probabilmente la maggior parte dei civili se n’è già andata. Ciò significa che la Russia può semplicemente lasciare che gli ucraini arrivino e li uccidano ancora e ancora. Questo è esattamente ciò che sta accadendo. Gli ucraini stanno facendo ruotare spesso fuori formazioni totalmente ridotte (brigate e battaglioni) e le rimpiazzano con formazioni nuove e mobilitate. Alcuni lo chiamano tritacarne.

Inoltre, la Russia ha un dominio aereo totale nel Donbass e linee di rifornimento molto brevi verso la Russia. È il punto perfetto per continuare a combattere lì. L’unica ragione per cui sta ancora funzionando è che gli ucraini non devono cedere nemmeno un centimetro del loro territorio, perché altrimenti tutto il sostegno dei cittadini occidentali crollerebbe immediatamente, se vedessero la verità, cioè che il loro sostegno e le loro stesse sofferenze (l’Europa che si sta deindustrializzando e deenergizzando) sono vane. Condizioni perfette per la Russia per distruggere l’intero esercito ucraino in luoghi favorevoli e alle condizioni da essa dettate.

Mobilitazione

Ne ho parlato in diversi articoli. La NATO sa perfettamente che la sua unica possibilità di vincere la guerra è quella di consegnare alla Russia una tale sconfitta in una singola battaglia, che provocherebbe proteste di massa in Russia. E infine un colpo di stato contro Putin. Quindi, la prigionia di 40.000 soldati o eventi simili (lo so, esagerato, ma solo per evidenziare la strategia). Questo è possibile solo se l’Ucraina è in grado di sfruttare la più grande debolezza russa. Il numero limitato e basso di truppe russe in Ucraina. Ho descritto sopra gli approcci ucraini per sfruttare questo fatto. Anche se la probabilità che si verifichi un tale disastro è bassa, la probabilità è comunque troppo alta. Non fraintendetemi. La Russia sarebbe in grado di concludere l’SMO anche senza mobilitazione. Ma con uno sforzo molto maggiore di ogni singolo soldato e con il rischio che intere formazioni russe finiscano in cattività. Oppure, come ha detto il Presidente Putin, non ci sono abbastanza truppe disponibili per mantenere un fronte così ampio adeguatamente presidiato ed equipaggiato.

Una delle ragioni della mobilitazione è la necessità di contrastare in modo sicuro l’esercito ucraino. Più avanti in questo articolo vedremo che la Russia sarà costretta a conquistare passo dopo passo, man mano che l’esercito ucraino continua a crollare, l’intero territorio dell’Ucraina. Nelle prime due fasi tale necessità non era obbligatoria. Nella Fase 3 è necessaria. La descriverò più avanti in dettaglio. Tuttavia, la Russia avrà bisogno di molte truppe disponibili mentre continua ad avanzare nell’Ucraina centrale e occidentale. Per mantenere la sicurezza delle retrovie e l’ordine. Oltre a mantenere la logistica e le infrastrutture e a occuparsi di enormi campi di prigionieri di guerra. Tutto ciò sarà necessario quando inizierà il collasso. Questo è il terzo motivo della mobilitazione.

Questo era il secondo motivo. La terza ragione è un po’ sgradevole. A seconda della strategia scelta dal generale Surovikin (ne parlerò nel capitolo sulla pianificazione strategica), la Russia avrà bisogno di molti più soldati o meno. Se il generale Surovikin decide di eseguire operazioni di penetrazione profonda in un settore del fronte ben difeso (un po’ improbabile), la Russia subirà logicamente perdite enormi. Non perché abbia un cattivo esercito, ma perché è così che funziona la guerra. Si possono facilmente calcolare le perdite in uno scenario del genere. Questo è ciò che fa ogni stato maggiore, quando pianifica operazioni di questo tipo. E questo significherebbe che questi calcoli verrebbero trasmessi in anticipo direttamente a Mosca agli uffici di reclutamento e la seconda ondata di mobilitazione verrebbe attivata prima dell’inizio dell’offensiva. Perché? Perché le perdite stimate si sarebbero verificate e le riserve avrebbero dovuto essere costituite simultaneamente per reintegrare le perdite e riempire in tempo reale le formazioni di prima linea esaurite. Queste mobilitazioni continuerebbero fino alla conclusione della guerra. Seconda ondata, terza ondata, ecc. ecc. Essenzialmente ciò che sta accadendo attualmente in Ucraina.

Personalmente considero il terzo motivo molto improbabile, per questo non mi dilungherò oltre. Quello che voglio fare è dire che i motivi uno e due combinati si realizzeranno. La Russia dovrà coprire un ampio fronte con un numero sufficiente di soldati. E la Russia avanzerà non appena le ultime riserve materiali e umane degli ucraini saranno esaurite con un’alta velocità in direzione occidentale. Nel suo cammino la Russia avrà bisogno di lasciare indietro i soldati per mantenere tutto ciò che è stato menzionato sopra. Quindi, presumo che potremmo assistere ad altre 2-3 ondate di mobilitazione. All’incirca per ogni 400 miglia di territorio un’altra ondata di mobilitazione.

È possibile anche un crollo totale o una resa totale. In questo caso è possibile che l’Ucraina venga “consegnata” a un’amministrazione militare russa. Non sarebbero più necessarie ostilità e mobilitazioni. Poiché tutti presumiamo che l’Occidente eviterà questo scenario e combatterà letteralmente fino all’ultimo ucraino, non do a questo scenario, molto auspicabile, un’alta probabilità. Anche se presumo che questo sia e sarà sempre il risultato preferito dal Presidente Putin, per fermare lo spargimento di sangue tra fratelli.

Annessione

Con questo capitolo voglio gettare le basi per il capitolo sulla “pianificazione strategica”. Parliamo quindi delle annessioni.

Non voglio discutere il processo di annessione in sé, ma solo le sue implicazioni. Tuttavia, voglio sottolineare che nel settembre 2022 sono state annesse le seguenti regioni:

  • Lugansk (Donbass)
  • Donetsk (Donbass)
  • Zaporizhzhia
  • Kherson

Beh… 😊

Di fatto, questa decisione ha segnato il destino dell’Ucraina, della guerra e del mondo. Che cosa intendo dire?

Beh… La Russia ha un passaggio nella sua costituzione che richiede alla Russia di difendere e, in caso di occupazione nemica, di riconquistare ogni centimetro del suo territorio. Ora abbiamo tre territori federali russi occupati da una potenza straniera. Quindi, il Presidente Putin è obbligato dalla Costituzione a fare tutto ciò che è in potere della Russia per riconquistare questi territori.

Qui iniziano i problemi. La Russia ha un potere quasi illimitato. Con armi nucleari. Questo è il problema successivo. La dottrina nucleare russa prevede l’uso di armi nucleari in caso di sconfitta militare sul proprio territorio o di pericolo per la propria sovranità.

In primo luogo, la Russia dovrebbe cercare di riconquistare questi territori in modo convenzionale. Per questo compito può mobilitare 25 milioni di truppe. Se queste truppe dovessero fallire o, prima ancora, se il comando militare non vedesse altre possibilità di adempiere ai propri obblighi costituzionali, si procederebbe obbligatoriamente a un attacco nucleare, per vincere la guerra.

Voglio riassumere.

  1. I territori della Russia sono occupati.
  2. La Costituzione impone al Presidente Putin di riconquistare ogni centimetro.
  3. Se non può vincere convenzionalmente, si applica la dottrina militare russa, che dice che se la statualità russa è in pericolo o una sconfitta militare è inevitabile, si devono usare le armi nucleari.
  4. Il Presidente Putin, in un’intervista di qualche anno fa, ha detto: a cosa ci serve un mondo, se la Russia non ne fa più parte?
  5. Se la Russia non riesce a riconquistare questi territori, moriremo tutti.
  6. Questa sequenza è inevitabile. Tutti coloro che esultano perché la Russia non riconquisti questi territori o perda la guerra, allo stesso tempo esultano perché muoia con un attacco nucleare. Sì, la Russia scomparirà, ma il resto del mondo con lei.

Questo è il piccolo problema che si è verificato a causa di queste annessioni per l’Occidente. Questo problema è irrisolvibile. L’Occidente lo sa, i leader occidentali non vogliono morire, quindi l’Occidente non combatte più per una vittoria militare. L’Occidente sta invece combattendo, come sottolineato più volte, per ottenere un attacco decisivo, che provocherebbe il collasso della Russia e del Presidente Putin. La logica sarebbe che non ci sarebbero attacchi nucleari durante il processo di collasso e smembramento.

Beh, potrebbe essere. Ma è un gioco folle e pericoloso. La buona notizia è che questo non accadrà mai, perché la Russia sta vincendo alla grande, e queste considerazioni sono solo teoriche.

Perché il Donbass e le altre due regioni? Il Donbass è il “casus belli”, ovviamente. E le altre due regioni sono il ponte di terra verso la Crimea. Sarà sufficiente? Ok, continuiamo con le seguenti considerazioni. Supponiamo che la Russia proceda per gradi. Cioè che liberi prima il Donbass e poi le altre due regioni. Senza toccare nessun’altra regione, come Kharkov ecc. Cosa succederebbe, sempre che l’esercito ucraino non sia crollato a questo punto? Naturalmente, queste regioni verrebbero bombardate e attaccate regolarmente.

La Russia è tenuta per costituzione a proteggere i propri territori. Ciò significa che ora espanderà le zone di sicurezza intorno ai suoi territori. E per rendere la sicurezza permanente, la Russia annetterebbe anche queste zone cuscinetto. Ora ricomincia lo stesso gioco. Un’altra iterazione del gioco costituzione/dottrina. La Russia dovrà liberare completamente questi territori. Saranno nuovamente bombardati e ci sarà una nuova zona cuscinetto. Questo gioco andrebbe avanti fino a Lvov. (Beh, non proprio fino a Lvov, ma di questo si parlerà più avanti nel capitolo “Ulteriori riflessioni”).

Questo è ciò che la Russia è tenuta a fare in base alla sua costituzione e alla sua dottrina. Potrebbe accadere in questo modo, ma ho un’altra immagine in mente, quella che potrebbe accadere alla fine. Alla fine, sarà sicuramente una combinazione di entrambi, ciò che ho sottolineato qui e ciò che leggerete in “Pianificazione strategica”.

Solo un’ultima cosa. Non credo che la Russia voglia annettere l’intera Ucraina. Le parti occidentali farebbero più male che bene alla Russia. Ma chi lo sa? Per saperne di più, leggete il capitolo “Ulteriori riflessioni”.

Logistica

La logistica è il fattore più importante da considerare in guerra. Soprattutto nella guerra mobile, rispetto alla guerra di trincea. Fornirò alcuni esempi di ciò che deve essere considerato in una guerra dal punto di vista logistico:

  • Consegna del carburante alle truppe in prima linea
  • Consegna di cibo e acqua alle truppe in prima linea
  • Consegna di pezzi di ricambio alle truppe in prima linea
  • Consegnare la posta alle truppe in prima linea
  • Consegna di lubrificanti alle truppe in prima linea
  • Consegna delle munizioni alle truppe in prima linea
  • Consegna delle attrezzature alle truppe in prima linea
  • Consegna dei rinforzi alle truppe in prima linea
  • Riportare/raccogliere le cartucce vuote in Russia o nella base successiva dalle truppe in prima linea.
  • Riportare/raccogliere in Russia o nella base successiva le attrezzature rotte o distrutte dalle truppe in prima linea.
  • Riportare/raccogliere la posta in Russia o nella base successiva dalle truppe in prima linea
  • Riportare/raccogliere i vestiti sporchi in Russia o nella base successiva dalle truppe al fronte.
  • Riportare/raccogliere i rifiuti in Russia o nella base successiva dalle truppe in prima linea

Sono sicuro di aver dimenticato molti compiti per la logistica. Ma è una buona impressione, per vedere quali quantità di merci devono essere trasportate ogni giorno in ENTRAMBE le direzioni. Per questo ci sono diversi approcci. Si può trasportare tutto in un sistema circolare con i camion. Ma per distanze così grandi, come quelle in questione, è semplicemente impossibile. Servirebbero decine di migliaia di camion.

In effetti, i russi utilizzano, e hanno sempre utilizzato, le ferrovie soprattutto per la logistica. Occorre quindi distinguere tra il rifornimento delle truppe mobili e quello delle truppe che combattono in guerra di posizione.

Le truppe mobili sono formazioni di carri armati o di riffle motorizzati che conducono, ad esempio, operazioni di penetrazione in profondità. È molto più complicato, per tenere il passo con le loro avanzate, rifornire una trincea nel Donbass, che non si muove per settimane o mesi.

Logistica della guerra di posizione:

  1. Portare i rifornimenti dalla Russia in treno alle prossime stazioni logistiche vicino alla linea del fronte.
  2. Costruite degli hub di rifornimento ben difesi dai bombardamenti, che siano sufficientemente lontani e vicini dalla linea del fronte, per assicurare un rifornimento razionale delle truppe, ma non metteteli in pericolo immediato di essere colpiti da granate vaganti.
  3. Avere scorte di munizioni e bossoli più piccole in prima linea.
  4. Stabilire un trasporto su camion tra le stazioni ferroviarie, gli hub di rifornimento e le scorte in prima linea.
  5. Creare sistemi di condotte dalle stazioni ferroviarie agli hub di approvvigionamento per risparmiare la capacità dei camion.

Logistica di guerra mobile:

Essenzialmente la stessa cosa, ma molto più estesa e quindi molto più utilizzata dai camion. Anche gli oleodotti sono molto difficili, fino all’impossibilità di essere posati su grandi distanze. Di fatto, le truppe che avanzano dipendono dai convogli di rifornimento con camion e autocisterne. Che sono tradizionalmente i bersagli più preziosi per il nemico. Se la logistica per le truppe che avanzano non funziona, non c’è offensiva. I convogli di rifornimento non sono di gran lunga sorvegliati come un distaccamento d’assalto di una divisione di carri armati in prima linea. Ed ecco l’indizio. La strategia della NATO, per combattere i sovietici e ora i russi, è quella di colpire il più possibile la sua logistica. Questo è esattamente ciò che abbiamo visto nella Fase 1.

Perché ho scritto questo capitolo? Innanzitutto, voglio evidenziare ciò che è necessario per le operazioni offensive su larga scala. Cosa dobbiamo cercare, se vogliamo avere indicazioni per le offensive di penetrazione profonda? Bene. Dobbiamo cercare migliaia di camion e autocisterne. Forse anche decine di migliaia. Presumo che tali trasporti siano nascosti. Ma per ora, non ho visto su fonti aperte alcuna indicazione che tali capacità siano state mobilitate e portate in Bielorussia o vicino al Donbass. Come ho detto, può essere dovuto all’occultamento, quindi non significa nulla.

In secondo luogo, cosa molto più importante, voglio sottolineare le sfide che gli ucraini devono affrontare per rifornire le loro truppe in tutto il Paese. La maggior parte delle forniture non sono più prodotte o immagazzinate in Ucraina. Dovranno essere portate dalla Polonia. La Russia sta aumentando ogni giorno la richiesta di rifornimenti per l’Ucraina e allo stesso tempo sta diminuendo le capacità di trasporto dell’Ucraina. Un esercito senza rifornimenti non può combattere e alla fine deve capitolare o essere distrutto. In una parola. Crollo. Questo è il primo spunto, che ho voluto elaborare con questo capitolo, per il capitolo sulla pianificazione strategica, più avanti in questo articolo.

Nuovo comandante SMO

Ho già indicato alcune riflessioni sul generale Surovikin. Per questo motivo non ho intenzione di scriverlo due volte. Se siete interessati ad alcune riflessioni su come e perché è stato scelto, leggete il mio articolo su Kherson.

In generale, vorrei sottolineare che è assolutamente essenziale avere un unico comandante nominato per l’operazione. Molto probabilmente anche la struttura di comando seguirà le “Fasi”. Poiché le Fasi 1 e 2 non hanno concluso la guerra con il contingente di truppe ridotto, ora Mosca ha deciso di cambiare approccio e di passare a un’operazione che assomigli di più a una guerra regolare. (Cosa che ancora NON è). Un’operazione di questo tipo ha bisogno di un unico comandante. La fase 3 è essenzialmente una strategia e un’esecuzione del generale Surovikin.

Non posso ancora dire se sia buono e di successo. Lo vedremo quando la Fase 3 sarà conclusa. In generale, ho una buona sensazione. Tuttavia, nel prossimo capitolo analizzerò in dettaglio la sua pianificazione strategica.

Pianificazione strategica

Come sottolineato nel mio articolo citato sopra, sono certo che al generale Surovikin sia stato richiesto di elaborare una strategia complessiva, per concludere la guerra a volte nel giugno o luglio 2023. Non solo lui, ma forse anche altri generali. La sua strategia fu ovviamente accettata e lui fu nominato comandante generale della SMO.

In altre parole, questo significa che ora esiste una strategia globale per l’Ucraina, eseguita da un unico comandante. Questo è in breve ciò che ho scritto nell’altro articolo sul generale Surovikin. Innanzitutto, non ho né pretendo di sapere quale potrebbe essere questa strategia.

Poiché questo articolo descrive una fase in corso della guerra, dovrò fornire qui le mie previsioni. Ed è quello che farò. Tenete presente che si tratta di ASSUNZIONI.

Il generale Surovikin sembra aver iniziato il suo comando rimodellando il campo di battaglia. Porta tutte le figure al loro posto, in modo che possano eseguire il piano finale. Chiaramente, il ritiro da Kherson è un indicatore di questo tipo.

Per poter eseguire il suo piano, il generale Surovikin chiese, come già detto, in giugno o luglio la mobilitazione di un numero XYZ di truppe. Questa richiesta è stata accettata e comunicata nel momento più opportuno. Sarà l’unica ondata di mobilitazione? Ce ne saranno altre? Ne ho parlato nel capitolo corrispondente.

Attualmente, circa 70.000 truppe mobilitate, con una nuova esperienza di combattimento, sono state impegnate nelle unità di prima linea per stabilizzare i fronti sotto organico.

Altre 220.000 truppe sono attualmente in fase di addestramento per il compito loro assegnato. Non tutte saranno truppe di prima linea. Molti svolgeranno compiti nelle retrovie, ma in questo modo libereranno truppe d’assalto professionali da utilizzare in prima linea. Attualmente molte truppe d’élite svolgono compiti nelle retrovie, a causa della carenza di personale.

La grande domanda è: cosa succederà non appena questi 220.000 uomini in più saranno impegnati nel teatro di guerra? Qui iniziano le previsioni.

Dal mio punto di vista, anche questi numeri non sono sufficienti per offensive profonde su larga scala nelle retrovie del nemico. Per essere onesti. Non ho accesso ai rapporti di intelligence dello Stato Maggiore russo. Se ci sono informazioni disponibili sul fatto che l’esercito ucraino e le linee di rifornimento della NATO sono al limite del collasso, allora potrebbero esserci offensive su larga scala. Il che scatenerebbe il collasso dell’Ucraina.

Se così fosse, sospetto che assisteremmo a un aumento della pressione su tutto il fronte del Donbass, per esercitare la massima pressione su queste linee di rifornimento della NATO, vitali ma difficili. Potremmo vedere in ogni città più grande lungo la linea di contatto del Donbass movimenti offensivi e sondaggi. Questo esaurirebbe questa linea di rifornimento fino al collasso.

Allo stesso tempo, presumo che vedremo altre due grandi frecce scendere dalla Bielorussia. Una direttamente verso il confine polacco, creando una pressione massiccia su Lvov.

L’altra freccia sarebbe ancora una volta il contenimento delle truppe e della logistica intorno a Kiev, come nella Fase 1.

Considerando questi importanti punti di rifornimento, valuterei uno dei due scenari:

  1. Il totale annientamento dell’esercito ucraino, poiché la logistica crollerebbe quasi immediatamente e le truppe ucraine non avrebbero più nulla, se non piccole armi per difendersi. Poiché i comandanti della NATO non permetteranno loro di arrendersi, questo scenario vedrebbe un totale annientamento dell’esercito ucraino. Il che comporterebbe ovviamente un numero immenso di morti, dispersi e prigionieri di guerra.
  2. Se l’esercito ucraino riuscisse in qualche modo a prendere il controllo dell’intera catena di comando, potrebbe riuscire ad arrendersi. Non con condizioni. Sto parlando di una resa incondizionata. Sarebbe un bene per l’Ucraina e il suo popolo, ma la NATO cercherà di evitare questo scenario a tutti i costi.

Perché la Russia dovrebbe mettere in atto questa strategia solo se ci sono notizie che l’esercito ucraino è sul punto di crollare? Beh, se esiste una forza combattente più o meno organizzata, che è ancora ben rifornita dalla NATO, allora un assalto su larga scala porterebbe anche a perdite su larga scala, e la Russia avrebbe bisogno di avviare parallelamente altre ondate di mobilitazione, per reintegrare le sue perdite. Il generale Surovikin ha lasciato intendere nelle sue interviste che questa non è la sua intenzione.

Ebbene. Se i rapporti dell’intelligence russa non suggeriscono che l’esercito ucraino sia a corto di risorse, cosa accadrebbe allora?

Quindi presumo che il generale Surovikin schiererà semplicemente le sue truppe lungo la linea di contatto (LOC) appena ridisegnata. Ciò significa, da Zaporizhzhia a sud, fino a Kharkov a nord. Forse potremmo anche assistere a incursioni di confine da Kharkov fino a Sumy. Ma non frecce profonde e su larga scala, bensì incrementali, a un ritmo che sia possibile risparmiando le proprie truppe.

Quando queste truppe saranno preparate e in posizione, vedremo semplicemente su tutta la nuova LOC (linea di contatto) lo stesso approccio di macinazione che abbiamo visto durante la Fase 2 nel Donbass. Solo su scala molto più ampia. Potremmo anche dire che il ritmo di esaurimento delle risorse umane e materiali dell’Ucraina sarebbe aumentato di molte volte. (MOLTI più ucraini morti al giorno).

Ciò avverrebbe fino a quando l’Ucraina e il suo esercito non crolleranno o si arrenderanno, oppure, se ciò non dovesse accadere, fino a quando i rapporti di intelligence non suggeriranno che l’Ucraina sta per crollare, e allora potrebbe accadere ciò che ho descritto sopra. Altre due grandi frecce a Kiev e Lvov dalla Bielorussia, per concludere la guerra.

Ecco cos’è. È esattamente ciò che presumo accadrà. Potrei sbagliarmi, ma sono molto fiducioso nella mia valutazione.

Attacchi all’infrastruttura energetica ucraina

Vorrei inoltrarvi anche qui, al mio articolo principale sul tema in questione.

Vedere qui.

Vincoli SMO

Innanzitutto, se volete sapere perché c’è una SMO e non una vera e propria guerra dottrinale, leggete il mio primo articolo. Vedi qui.

In secondo luogo, e lo ribadisco tutte le volte che è necessario, l’Ucraina non è il nemico della Russia. L’Ucraina è la Russia. Questa è una guerra civile. Il primo e principale obiettivo della Russia è quello di evitare il maggior numero possibile di vittime da entrambe le parti, dal momento che entrambe le popolazioni vivranno insieme in un unico Stato in futuro. Almeno una buona parte dell’ex Ucraina. Nel prossimo articolo spiegherò in modo più dettagliato questa “cosa dell’unico Stato”.

Sì, molti politici, generali e persone russe sono arrabbiate per il modo in cui viene condotta la SMO. Questo è molto comprensibile. Si potrebbe pensare che una grande potenza militare, come la Russia, concluderebbe una guerra del genere in pochi giorni o settimane. E lo farebbe. Ma, ancora una volta, ci sono alcuni vincoli multidimensionali. Molte di queste persone cercano ovunque il tradimento e tutti sono dei traditori, a parte lo stesso Presidente Putin. È comprensibile. Ci sono emozioni. Soprattutto se consideriamo quanto gli ucraini abbiano subito il lavaggio del cervello e cosa stiano facendo per far arrabbiare ancora di più i russi.

Vedete, è molto semplice. L’obiettivo dell’Occidente è quello di seminare l’odio eterno tra Russia e Ucraina, in modo che un’integrazione sia impossibile o che ci vogliano generazioni per riconciliarsi. Questa strategia ha effettivamente molto successo. Ogni notizia di torture o esecuzioni di prigionieri di guerra russi viene eseguita e inserita intenzionalmente, per scatenare questi sentimenti in Russia. Per rendere impossibile ai politici, che devono pensare a lungo termine e non solo a ciò che sta accadendo ora, coordinare la reintegrazione dell’Ucraina nella Russia. Beh… Come ho detto. Questa strategia dell’Occidente ha molto successo e, grazie al massiccio sostegno, l’Ucraina continua a combattere contro la Russia e ad infliggere vittime. Il che provoca una rabbia ancora maggiore da entrambe le parti nei confronti dell’altro.

Ecco perché la Fase 3 sta aumentando gradualmente il dolore per l’Ucraina e sta convergendo costantemente verso qualcosa che assomiglia più a una guerra vera e propria. Da un punto di vista umanitario, questa è una piena vittoria dell’Occidente e una tragedia per il mondo russo.

Ebbene, la Russia non userà in nessun caso le sue armi più moderne, che non sono ancora note in tutti i dettagli alla NATO. Soprattutto per lasciarli all’oscuro delle sue reali capacità, in caso di una vera guerra contro la NATO. Ecco perché raramente vediamo i sistemi S-400 in uso in combattimento. Per quanto ne so, è stato usato solo una volta, nei primi giorni della SMO, prima che le difese di aiuto sul campo fossero dispiegate e operative. L’S-400 è solo un esempio. Ci sono numerose tecnologie che non devono essere mostrate all’Occidente, prima di essere utilizzate contro l’Occidente. In primo luogo, l’Occidente non deve osservarle. In secondo luogo, lo scenario peggiore sarebbe se tale materiale sensibile cadesse nelle mani dell’Occidente.

Allora presumo che la Russia si asterrà dall’usare le sue armi più distruttive su larga scala. Esistono armi per radere al suolo città e villaggi senza usare centinaia di bombe o missili. Ad esempio, il padre di tutte le bombe (FOAB). Cercatelo su Google. La Russia vuole soprattutto far crollare l’Ucraina il prima possibile e non distruggerla completamente o uccidere tutta la sua popolazione maschile abile, non fuggita. Pertanto, la Russia ha bisogno di assicurarsi che la logistica dell’Ucraina e della NATO crolli, sovraccaricandola. L’ho già spiegato in questo articolo.

Come ho già detto, ci sono ragioni multidimensionali. L’altra ragione non la discuterò affatto in questa sede. Poiché è di natura geopolitica e non militare. Potete leggerla in altri miei articoli. Ad esempio, nell’articolo sull’attuazione del nuovo progetto di quadro per la sicurezza europea. Vedi qui. Fondamentalmente e in sintesi, si tratta di lasciare che l’Occidente si esaurisca economicamente e militarmente in Ucraina, per innescare un collasso in Europa, per costringere gli europei a de-colonizzarsi dagli americani. Come ho detto, i dettagli sono nell’articolo.

Ulteriori riflessioni

Riassumerò alcuni pensieri che non ho voluto inserire in nessun altro capitolo.

  • Dal mio punto di vista la Russia eviterà, per quanto possibile, di combattere in altre grandi città. Come Kharkov, Zaporizhzhia e Odessa. Queste sono città russe e la Russia farà tutto il possibile per preservarle e risparmiarle dai combattimenti. Ancora una volta, questo è il motivo per cui l’esercito ucraino dovrà essere sconfitto su un terreno favorevole o il paese/militare/logistico dovrà crollare.
  • Si parla molto del perché la Russia non stia distruggendo le infrastrutture logistiche, anche se io parlo costantemente di logistica al collasso. Beh, ci sono molte ragioni. Come ho detto, è positivo che l’Ucraina sia in grado di impegnare il massimo sforzo possibile per rifornire le proprie truppe. Si tratta di un onere pesante sia per l’Ucraina che per la NATO. D’altra parte, quando le difese ucraine crolleranno, la Russia sarà in grado di avanzare rapidamente su grandi distanze. Ogni pezzo di infrastruttura distrutto è un altro fardello in questo momento. La Russia avrà bisogno di ponti e di un sistema ferroviario funzionante. Non si tratta di ostacolare la logistica, ma di sovraccaricarla. Ricordate il mio capitolo sulla logistica. Infine, la Russia non ha certo intenzione di combattere questa guerra per anni. Se il collasso ucraino si concluderà entro i prossimi dodici mesi, allora sarebbe fatale distruggere tutto il possibile, che dovrebbe essere ricostruito comunque molto presto, con le ricchezze russe.
  • La grande domanda è: la Russia incorporerà l’intero territorio dell’ex Ucraina nella sua composizione? Io penso di no. Non si può essere sicuri, ma questa è la mia ipotesi. Perché? Penso che la Russia annetterà tutti i territori dell’ex Ucraina che sono culturalmente e storicamente vicini alla Russia. La linea di demarcazione sarà da qualche parte a ovest di Kiev. Dove? Non lo so. Ma cosa succederà al resto? Beh, la Russia dovrà prima conquistare l’intero territorio ucraino, per procedere alla denazificazione e alla smilitarizzazione. Questo processo potrebbe richiedere mesi o anni, chissà. Pensate allo stesso processo in Germania e ai successivi tribunali di Norimberga. La Russia, ovviamente, annetterà ciò che le serve e che intende annettere, subito dopo. Il resto sarà, almeno da quanto ho capito, uno Stato di nuova creazione, che sarà completamente controllato da Mosca. Uno Stato fantoccio. Vedo la possibilità che la Polonia ottenga un pezzo di Ucraina, dopo aver negoziato con Mosca. Ma certamente il corridoio terrestre verso l’Ungheria sarà in ogni caso sotto il controllo della Russia. Si tratta di una necessità geopolitica, per poter sviluppare e sostenere l’Ungheria e la Serbia via terra e via aria. L’Ungheria è una grande spina nel fianco della NATO, che contribuirà notevolmente alla de-colonizzazione dell’Europa. La Serbia è una piccola Russia e la Russia è una grande Serbia.
  • E per quanto riguarda i tempi? Credo che dovremo cercare un punto di “pareggio”. Come abbiamo appreso nei miei precedenti articoli, la Russia potrebbe teoricamente porre fine alla guerra immediatamente. Ci sono, come abbiamo appreso anche in questo articolo, ragioni multidimensionali per NON farlo. Deve esserci un punto in cui l’Europa e la NATO sono sufficientemente impoverite e investite nel proprio collasso e nel rischio accumulato di una guerra nucleare/mondiale innescata accidentalmente. Più a lungo dura questo conflitto, più alte sono le probabilità che a causa di un incidente o della sola decisione di qualche idiota (ad esempio, il false flag con i missili “S300” dall’Ucraina alla Polonia) si possa scatenare una guerra. Questo deve essere controllato attentamente ed evitato, ovviamente. C’è un altro aspetto. Dal mio punto di vista, il più importante. La sofferenza delle persone che vivono in Ucraina, senza corrente, riscaldamento e acqua durante l’inverno. Poiché nel frattempo il sistema elettrico è in gran parte, ma non del tutto, fuori uso, questo mi dà un’indicazione che la fine della guerra non sarà in un futuro troppo lontano. Ok, quali sono le mie stime? Non vi aiuterà affatto… a seconda di quale scenario, tra quelli da me menzionati, si svilupperà, vedo un’ampia finestra di tempo. Tra gennaio 2023 nel migliore dei casi e dicembre 2023 nel peggiore, tutto è possibile.
  • Ebbene, tutto ciò che ho scritto sulle previsioni in questo articolo è nullo, nel caso in cui la Fase 4 o la Fase 5 si attivino prima della sua conclusione. Allora tutto cambierebbe. Secondo la classificazione delle fasi di Black Mountain, la Fase 4 si verificherebbe se singoli Paesi della NATO, come la Polonia e gli Stati Uniti, intervenissero in qualsiasi modo senza il mandato della NATO. La fase 5 sarebbe se la NATO entrasse ufficialmente in questa guerra. Questo sarebbe sicuramente l’innesco della Terza Guerra Mondiale.
  • La mia ultima riflessione riguarda i negoziati. L’Occidente ha sempre negato i negoziati, finché l’Ucraina aveva i mezzi per difendersi all’inizio. Ora che la fine è vicina, e senza dubbio tutti lo sanno, l’Occidente chiede negoziati. Qual è la logica che sta dietro a tutto ciò? Lasciare che i russi subiscano il maggior numero possibile di perdite, che spendano le loro risorse e tutto il resto in Ucraina, che l’Ucraina si riprenda il maggior numero possibile di terre, e poi negoziare un cessate il fuoco e congelare il conflitto. Bene. Lo dirò in modo molto semplice. Non succederà.

Risultati

Non posso ancora parlare di risultati, poiché la Fase 3 è ancora in corso.

Ma in teoria tutto sarà realizzato alla fine della Fase 3. Ricordate cosa ho scritto nel capitolo “Annessione”? Se la Russia perde, il mondo finisce. L’attivazione delle Fasi 4 o 5 porterebbe esattamente a questo risultato. Ecco perché sostengo che il pieno raggiungimento degli obiettivi prefissati per l’OMU avverrà nella Fase 3.

 

 

 

 

 

https://bmanalysis.substack.com/p/war-update

Aggiornamento sulla guerra

La costruzione polacca, Artemovsk (Bakhmut) e altri argomenti

Aleks

26 dicembre 2022

Introduzione

Innanzitutto, buon Natale a tutti coloro che lo festeggiano in questi giorni.

Questo è il mio primo aggiornamento operativo. Nei miei articoli principali ho discusso l’intero quadro strategico. Qui ho scelto alcuni argomenti che sono attualmente in discussione ovunque. Cercherò di fornire il mio punto di vista su questi argomenti.

Aumento delle truppe polacche

Nozioni di base

Attualmente si discute sul perché la Polonia stia mobilitando truppe in modo palese e nascosto. Si parla della mobilitazione di altri 300.000 soldati. Non parlerò di questo numero, perché nessuno ha i numeri reali, ma sono sicuro che c’è una mobilitazione in corso. E una ricollocazione di enormi parti dell’esercito polacco ai confini occidentali dell’Ucraina e della Bielorussia.

Ma perché?

Nel prossimo capitolo discuterò diversi scenari che considero probabili. Inoltre, assegnerò delle probabilità in percentuale, di quanto considero probabile il dato scenario. Tenete presente che queste sono le mie ipotesi. Non sono fatti confermati.

Scenari

  • A: operazione di doppia spillatura (45%):

L’esercito bielorusso ha un certo scopo in questa guerra. Non quello che molti pensano, cioè che invaderà l’Ucraina. Non lo farà di certo. E non c’è alcun motivo per farlo. L’esercito bielorusso è lì per bloccare le truppe ucraine nel nord, in modo che non possano essere utilizzate nell’est. Inoltre, è lì per reagire nel caso di un’incursione polacco-baltica nell’Ucraina occidentale.

Costruendo un esercito enorme e significativo proprio al confine con la Bielorussia e l’Ucraina, i polacchi stanno facendo essenzialmente la stessa cosa. Stanno costringendo i russi e i bielorussi a tenerli nei loro calcoli e piani di emergenza.

La Bielorussia e la Russia hanno ora bisogno di un numero ancora maggiore di truppe, attrezzature e logistica per sorvegliare la parte occidentale della Bielorussia. Si tratta di truppe che non possono essere utilizzate nella lotta contro l’Ucraina. Oppure è necessario raccogliere ulteriori truppe per questo sforzo anti-puntura. Questo è costoso e scomodo, a causa della distanza e della situazione logistica. Questo è molto semplice e diretto. Io farei lo stesso.

  • B: Incursione nelle zone occidentali dell’Ucraina (10%):

Non spiegherò troppo questo scenario, dato che se ne parla ovunque. In questo scenario i polacchi annetterebbero alcune parti dell’Ucraina occidentale. Lo farebbero con il pretesto di un intervento umanitario o di forze di pace o cose del genere.

Penso che ci siano state considerazioni reali per farlo. Ma penso anche che il signor Patrushev e il signor Sullivan abbiano discusso a Istanbul su quali siano le vere linee rosse per quali parti. E credo che questa opzione sia del tutto fuori discussione. L’Ucraina occidentale è la chiave geopolitica per la Russia, per realizzare il suo principale obiettivo strategico. Il nuovo progetto di trattato per la sicurezza europea. Forse spiegherò questo punto in un’altra occasione, ma non qui. Sono cose strategiche, che non discuterò in un aggiornamento operativo.

E anche se non c’è stato uno scambio di linee rosse tra Sullivan e Patrushev, i polacchi hanno capito molto bene cosa potevano aspettarsi da una simile mossa. Negli ultimi anni hanno avuto un buon sviluppo dell’industria e della logistica. Hanno ottenuto molti risultati. Se si spostassero in Ucraina occidentale, non avrebbero alcuna protezione da parte della NATO. L’esercito lascerebbe un Paese un po’ prospero e, se questo esercito non venisse distrutto del tutto, cosa che probabilmente accadrebbe, tornerebbe in un Paese senza industria e infrastrutture. Si tornerebbe all’età della pietra. (Viaggi nel tempo per principianti)

Tenete presente che. La Polonia non è l’Ucraina. La Russia considera l’Ucraina come la Russia, ed è per questo che sta cercando di evitare molti danni e vittime nella popolazione civile. La Polonia è effettivamente uno Stato nemico. Lo hanno scelto loro stessi. Tutte le armi russe, che si possono immaginare, che infliggono i danni maggiori, a parte le armi nucleari, verrebbero usate istantaneamente contro tutti gli obiettivi di valore, senza considerare i danni collaterali, in Polonia. Infrastrutture, industrie e forze armate. Essenzialmente la Polonia tornerebbe all’età della pietra.

Tutti lo sanno, ecco perché do a questo scenario il 10%. 10% perché c’è sempre questo tizio, chiamato Murphy… Dalla legge di Murphy…

  • C: Precauzioni a causa dei previsti combattimenti al confine (45%):

Ci sono voci sempre più forti in Occidente (ne scrivo da mesi 😊), che i combattimenti arriveranno presto ai confini occidentali dell’Ucraina. Questo fatto sembra essere arrivato anche al governo polacco. Sanno e prevedono che presto si combatterà per Lvov. Proprio ai suoi confini.

È la cosa più comune e normale, mobilitare e inviare l’intero esercito al confine, se lì si sta svolgendo l’ultima battaglia. Si può prevedere che molte munizioni vaganti dall’Ucraina arriveranno in Polonia. E si possono prevedere molte truppe e civili ucraini in fuga. Situazioni del genere si sono verificate molte volte in tutto il mondo. Qualche anno fa, tra Siria e Turchia, quando le truppe siriane hanno respinto i terroristi in direzione nord.

In queste situazioni si chiamano sempre le truppe per gestire la situazione. Non c’è altra possibilità.

Bene. Credo che l’opzione C sia la ragione della mobilitazione. Ma questa mobilitazione realizzerà un po’, come effetto collaterale, anche l’opzione A. L’opzione B è a mio avviso impossibile, a parte Murphy.

Polli a Odessa

Ho citato Murphy alcune volte. Vediamo chi è Murphy. Naturalmente “Murphy” sta per un evento altamente improbabile, ma che tende a verificarsi di tanto in tanto. La legge di Murphy.

Le grandi potenze non devono combattere tra loro. Questo è un accordo tra loro, per preservare l’umanità. Se si arrivasse a una battaglia tra Russia e Stati Uniti. O tra USA e Cina, il mondo finirebbe. Non immediatamente, ma dopo un certo periodo di combattimenti e morti di massa in tutto il mondo. Quindi, non deve accadere. Questo fatto viene usato da entrambi, in tutto il mondo negli ultimi decenni, per mettere semplicemente delle truppe da qualche parte e quando le truppe sono lì, l’altra parte non può fare nulla contro di esse, senza scatenare la terza guerra mondiale. Si vedano le truppe americane in Siria, in Kosovo, ecc.

Chiamerò questo gioco “Pollo”.

L’Ucraina è un interesse fondamentale della Russia. La Russia sarebbe disposta a distruggere il mondo, se necessario, per liberare l’Ucraina dall’Occidente. Questo è ben noto e comunicato. Ecco perché tutte le potenze occidentali hanno evacuato l’Ucraina prima dell’inizio della guerra. Il “pollo” non si applicava in questo caso.

Beh, il mio 10% per uno scenario SHTF è riservato alla ricomparsa del Pollo. In teoria la Russia ha tutto il tempo del mondo per fare il suo lavoro in Ucraina. Ci sono alcune limitazioni. Più la guerra si protrae, più i pazzi in Occidente escono dalle loro tane e iniziano a chiedere l’intervento di soldati a terra e cose simili. Per ora, nessuno li ascolta. Ma se la situazione si protrae per un altro anno, la situazione potrebbe cambiare. Gli americani, i polacchi o entrambi potrebbero decidere di giocare al “pollo”. I polacchi e gli americani potrebbero entrare a Lvov e sfidare la Russia ad attaccarli. Questa è una situazione internazionalmente negativa per la Russia, perché in questo caso la Russia attaccherebbe per prima alcuni membri della NATO. Alla fine non importa, perché tutti morirebbero 😊.

Il secondo pollo potrebbe essere giocato a Odessa. Il 101° americano potrebbe entrare rapidamente a Odessa. Non per combattere. Tutti sanno che si tratta di una formazione leggera, che non potrebbe combattere una guerra corazzata. Scott Ritter lo ha spiegato in dettaglio. No. Entrerebbero per giocare a “Chicken”. Odessa è il gioiello della corona della Russia. La Russia non combatterà a Odessa. Dovrà essere consegnata alla Russia dopo che l’intero esercito ucraino sarà morto o si sarà arreso. Se gli americani si muovessero, solo per giocare a “Chicken”, si creerebbe davvero una situazione impossibile. Piccolo spoiler: la fine del mondo. Ma prima che la fine del mondo avvenga, la Russia cercherebbe di distruggere tutte le truppe americane che sono stanziate in tutto il mondo nel raggio d’azione delle sue armi stand-off. E ce ne sono molte, totalmente prive di protezione, ovunque… Centinaia di migliaia. Per costringere gli americani a lasciare Odessa. Dopo la loro morte, anche il resto del mondo li seguirà.

Capite ora perché ho dato a questo scenario il 10%? È un “Murphy” assoluto.

Artemovsk (Bakhmut)

Nozioni di base

Beh, Artemovsk è effettivamente la manifestazione totale dello scenario da me descritto in questa analisi. In effetti, avevo una visione leggermente deviata. La mia ipotesi era che la Russia avrebbe usato l’intera linea di contatto nel Donbass come “tritacarne” per ridurre al suolo le riserve ucraine. In realtà, il generale Surovikin ha deciso di ridurla a una sola città. Ad Artemovsk.

L’esaurimento

L’Ucraina non deve perdere questa città per diversi motivi, di cui parlerò nel prossimo capitolo. Per mantenere la città, l’Ucraina sta ora investendo in essa tutto ciò che ha. Materiale e uomini.

Il generale Surovikin ha annunciato, in una delle sue due interviste, che ridurrà al tappeto gli ucraini, senza far correre alle proprie truppe rischi inutilmente elevati. Artemovsk è, come già detto, il luogo perfetto. È strategicamente importante per continuare a tenere il resto del Donbass. È in una posizione molto favorevole per l’artiglieria e l’aviazione russa. La Russia ha il dominio aereo su Artemovsk e linee di rifornimento molto brevi per tutte le necessità logistiche, come proiettili di artiglieria e altro.

L’Ucraina ha una situazione assolutamente opposta ad Artemovsk. Quasi tutti gli svantaggi che si possono avere in una guerra. È il luogo perfetto per seppellire l’esercito ucraino. Una situazione un po’ triste, se ci si pensa.

In effetti, gli ucraini continuano a tappare i buchi nella loro linea di scudi umani con tutto ciò che hanno. Con le loro truppe più professionali e fino a persone appena reclutate e non addestrate. Tutti vengono inviati ad Artemovsk e hanno un’aspettativa di vita che va da alcune ore a pochi giorni.

Ricordate. Un Paese senza esercito è sconfitto, perché il nemico può attraversarlo senza grandi battaglie, a parte qualche partigiano. Questo è l’obiettivo del generale Surovikin. Innescare questo crollo nel modo più efficiente possibile. Si tratta della distruzione industriale di un esercito. Purtroppo, non sarà sufficiente a innescare un crollo totale. Finché l’Ucraina continuerà a reclutare persone, queste potranno essere mandate al macello. E poiché il reclutamento e l’applicazione della legge sono gestiti dalle potenze occidentali, la situazione potrebbe continuare per molti mesi a venire. Il che è una tragedia per l’Ucraina, che potrebbe perdere tutti gli uomini in grado di lavorare.

Perché questa distruzione industriale del proprio popolo è così vantaggiosa per l’Ucraina? Perché hanno linee logistiche e di rifornimento perfettamente stabilite per Artemovsk. Per porre fine prima a questa follia, sarà necessario aprire un altro fronte, dove l’Ucraina non ha quasi nessuna difesa e logistica. Questo sarebbe necessario per innescare un collasso su larga scala dell’intero Paese. Ma di questo parlerò più avanti.

Motivi

Perché l’Ucraina si aggrappa a questa follia, anche se tutti sanno esattamente che si tratta di una trappola mortale ben preparata dai russi? Beh, ad essere onesti. Non lo so. Ecco perché offrirò alcune ipotesi come punti fermi:

  • Ricattare l’Occidente (meno probabile):

Ci sono molte forze in Occidente che vogliono intervenire direttamente nella guerra, poiché vedono la prossima sconfitta dell’Ucraina. Potrebbero potenzialmente lavorare con il comando ucraino, per mostrare ai responsabili delle decisioni che presto sarà tutto finito, l’intero punto di appoggio alle porte della Russia, se l’Occidente non interverrà con gli stivali sul terreno. Disperdendo tutte le forze armate ad Artemovsk, questo potrebbe essere accelerato.

  • Ritardare i piani russi per una più ampia offensiva invernale (meno probabile):

Potrebbero esserci dei piani noti, quando e dove la Russia potrebbe iniziare la sua offensiva invernale. Potrebbe essere potenzialmente legata alla cattura di Artemovsk. Negando alla Russia di catturare Artemovsk entro i tempi noti, l’Ucraina potrebbe cercare di evitare o ritardare tale offensiva il più a lungo possibile. Se il terreno ricomincia ad ammorbidirsi, un’offensiva sarà molto meno efficace di quando il terreno è ghiacciato.

  • Eliminazione del potenziale umano dell’Ucraina (da media a molto probabile):

Ogni morto ucraino e russo è una vittoria per l’Occidente. L’Occidente non è lì per difendere l’Ucraina, ma per sconfiggere la Russia. È molto chiaro che l’Ucraina cadrà e che tutto il potenziale umano in Ucraina sarà un futuro potenziale russo e un soldato dell’esercito russo. Pertanto, l’Occidente sta facendo tutto il possibile per danneggiare il più possibile la popolazione, le infrastrutture, l’industria e l’economia russa/ucraina. Inoltre, ogni ucraino morto è un’altra famiglia che odierà la Russia per decenni. Ecco perché il Presidente Putin ha voluto risolvere la questione con una SMO. Per evitare questo scenario. Non è più evitabile. Da un punto di vista strategico, questo è accettabile. Tra qualche decennio la popolazione si riconcilierà. Ma è comunque un disastro. Vedi la mia analisi completa di questo argomento qui.

  • Mantenere alto il supporto occidentale (altamente probabile):

Il sostegno occidentale si sgretolerà e si fermerà non appena l’Ucraina inizierà a perdere strategicamente terreno. Ciò significa che quando l’Ucraina perderà il Donbass, perderà anche il sostegno internazionale. Artemovsk è la chiave per liberare il Donbass. Come Popasnaya lo è stata per Lugansk. In effetti, la Russia aveva anche un’altra opzione, da nord. Ma per il momento questa opzione è cessata, a causa della perdita di Krasny Lyman. Pertanto, l’Ucraina farebbe tutto il possibile per evitare che Artemovsk cada.

  • Mantenere il morale alto (altamente probabile):

La caduta di Artemovsk, e quindi del Donbass, potrebbe provocare il collasso totale delle forze armate ucraine e di conseguenza dell’intera Ucraina. Per evitare questo scenario il più a lungo possibile, Artemovsk deve essere mantenuta.

Personalmente ritengo che la realtà si collochi a metà strada tra tutte queste opzioni.

La Russia potrebbe prendere Artemovsk in qualsiasi momento

Dopo aver analizzato la battaglia per Lugansk, direi che la Russia ha sempre avuto la possibilità di prendere Artemovsk. La Russia non l’ha fatto intenzionalmente. Ci sono due ragioni:

  1. Il generale Surovikin ha bisogno del suo tritacarne, per seppellire l’esercito ucraino in questa città.
  2. Sarebbe troppo presto. La città è la chiave del Donbass. Se i russi l’avessero presa prima, non avrebbero avuto le forze per sostenerla e per continuare a spingersi in profondità nelle retrovie del nemico, cosa che avrebbero dovuto fare. Per sfruttare la cattura di questa città. Ora, quando le truppe mobilitate si stanno riversando e preparando, è giunto il momento di porre fine a questa follia. Quando cadrà? Cadrà prima che l’esercito d’urto mobilitato sia pronto. C’è un’esatta sequenza di eventi che dovrà essere innescata per l’endgame.

La Russia fa molto affidamento sui suoi lanciafiamme per catturare le città. Questo è quanto emerso dalla mia analisi della campagna di Lugansk. Entrambi, sistemi TOS e lanciafiamme portatili, proprio come il sistema RPO-Shmel.

Ora, quando la Russia si avvicina alla città per avvolgerla e preparare l’assalto, vedo sempre più rapporti sull’uso di questi sistemi. Nota à Le avanzate russe nelle città sono sempre accompagnate da segnalazioni di sistemi TOS e RPO.

Conclusione

L’ho già sottolineato sopra. Ma ecco il riassunto. La Russia prenderà la città qualche giorno prima che le principali divisioni d’urto mobilitate siano pronte. Quando sarà? Non lo so. Ci sono rapporti che suggeriscono un periodo compreso tra gennaio e aprile 2023. Da Artemovsk le truppe possono espandersi nelle retrovie dell’esercito ucraino. Il grande interrogativo rimane se la Russia si riprenderà Lyman fino ad allora, per avere un altro pugno da nord in direzione di Slavyansk e Kramatorsk, oppure no.

Fino ad allora, ci saranno altre migliaia, o addirittura decine di migliaia di ucraini morti, da seppellire ad Artemovsk.

Negoziati

Nessuna delle due parti negozierà nulla in questa guerra. È una guerra totale per determinare se l’Occidente può rimanere o meno la potenza dominante nel mondo. Se dimostrerà di poter imporre le proprie condizioni anche alla Russia, le altre potenze si piegheranno. In caso contrario, l’Occidente andrà a fondo. Quindi, non c’è nulla da negoziare. Da nessuna delle due parti.

Sì, di tanto in tanto entrambe le parti chiedono di negoziare. Ma questi appelli sono solo per l’opinione pubblica. Per dimostrare la buona volontà. A un certo punto potrebbero anche esserci dei negoziati. Ma saranno solo di facciata per l’opinione pubblica. Non saranno reali. Non mi dilungherò in grandi spiegazioni. Questa guerra si concluderà a Lvov o con una guerra nucleare in caso di sconfitta della Russia. Il che è impossibile.

 

Chi sta vincendo?

Credo che questa sia una domanda molto importante. La Russia sta vincendo alla grande, giusto? L’Ucraina sta per crollare. L’Occidente si sta smilitarizzando, ecc.

Grande. Non è vero? No, non proprio.

La Russia riporterà l’Ucraina nella sua sfera di influenza. Molto probabilmente l’Ucraina sarà divisa in più parti e molte di esse saranno annesse, mentre altre parti diventeranno Stati fantoccio nell’orbita di Mosca. Per evitare che diventino una piattaforma per future aggressioni contro la Russia.

Cosa otterrà in realtà la Russia? Un Paese distrutto, che non può più sopravvivere senza aiuti esterni. Si spopolerà. La maggior parte degli uomini abili sarà morta e le giovani donne saranno assorbite dall’Europa, perché l’Europa ha bisogno di queste persone. Rimarranno molti anziani. Le persone rimaste odieranno la Russia per alcune generazioni.

Si noti che l’Ucraina è la Russia. La Russia si sta distruggendo da sola. È una guerra civile, fomentata dall’Occidente.

L’insieme degli obiettivi dell’Occidente e della Russia è multidimensionale. Se l’Occidente non riesce a raggiungere i suoi obiettivi primari, dividere la Russia con un colpo di Stato e impadronirsi dei suoi numerosi Stati successori, per sfruttarne le risorse, allora si applica la strategia della terra bruciata. Per i dettagli, leggete qui.

La Russia erediterà un pasticcio che richiederà diversi decenni prima di essere risolto. In altre parole, sarà un peso per la Russia in un’epoca in cui si decideranno le sfere d’influenza globali. La multipolarità.

Allora, chi sta vincendo?

Potrei scrivere un libro intero su questa questione. Come già detto, c’è un’intera serie di obiettivi da entrambe le parti. Ed entrambe le parti stanno vincendo e perdendo allo stesso tempo, alla grande. Dipende da quale obiettivo si sceglie. L’importante è che il vettore risultante di tutti gli obiettivi sia, diciamo, più forte di quello dell’avversario. Quale è più forte? Quello della Russia? Quello dell’Occidente? Direi che entrambe le parti stanno perdendo molto. Forse la Russia vince un po’ di più, oppure no. Ma c’è una terza parte che sta vincendo alla grande nella lotta tra Occidente e Russia. Indovinate quale…

Come potrebbe la Russia concludere la guerra?

Nozioni di base

Come si può concludere questa guerra? Come procederà? Non lo so. Ma ancora una volta, cercherò di offrire alcune delle mie ipotesi. Inoltre, sarei molto sorpreso se vedessi presto delle offensive di penetrazione profonda. Non le escludo, ma per il momento sono semplicemente impossibili. Perché? Per queste operazioni servono enormi capacità logistiche. La Russia le ha, ma non in loco. Né nel Donbass né in Bielorussia. Naturalmente la situazione potrebbe cambiare e la osserverò più avanti. Ma per ora è impossibile. Quindi, cosa potrebbe accadere?

In ogni caso, attualmente possiamo osservare che il generale Surovikin sta facendo tre cose:

  1. Consolidare il terreno favorevole e fortificarlo.
  2. Procedere in alcune parti del fronte con movimenti offensivi lenti, per mantenere la pressione sul nemico e immobilizzarlo in molti punti diversi, per mettere sotto stress la sua logistica.
  3. In questo modo, guadagna tempo per organizzare e addestrare l’esercito d’assalto principale per gli obiettivi futuri.

Questi obiettivi futuri potrebbero essere uno o più dei seguenti:

Scenari

  • Ridurre al minimo l’esercito ucraino solo nel Donbass:

La strategia potrebbe essere quella di combattere gli ucraini dove è il luogo più favorevole per i russi e allo stesso tempo più sfavorevole per gli ucraini. Sperando di esaurire il nemico e di innescare un collasso quando si dissanguerà definitivamente.

  • Apertura di un altro fronte a Sumy:

La Russia potrebbe voler accelerare il crollo dell’Ucraina aprendo un altro grande fronte in un luogo dove non ha quasi alcun accesso logistico. Un buon punto per questo sarebbe Sumy. È ancora abbastanza vicina alle linee di rifornimento e alla potenza aerea russa. Ma è molto difficile da sostenere per gli ucraini. Sarebbe un’altra operazione di macinazione, simile a quella di Artemovsk.

Potenzialmente, sarebbe realistico da realizzare già ora, con la logistica a disposizione. Ma non ne sono sicuro. Ma se le truppe mobilitate arriveranno ad aprile, per esempio, allora c’è ancora molto tempo per portare tutte le attrezzature logistiche e le truppe.

  • Sferrare un attacco decisivo colpendo Kiev:

C’è anche la possibilità che la Russia cerchi di conquistare Kiev, o almeno di accerchiarla completamente e costringerla alla resa, per concludere la guerra. Alcune voci pensano che le 15 divisioni attualmente in fase di addestramento potrebbero essere utilizzate in totale per questa operazione. In questo caso i russi dovrebbero organizzare uno sforzo logistico pazzesco per renderlo possibile. In Bielorussia non c’è nemmeno lontanamente un numero sufficiente di autobotti, ecc. che sarebbero necessarie per un’operazione del genere.

Vedremo. Se l’addestramento delle truppe d’assalto richiede ancora qualche mese, allora c’è, come già detto, tempo più che sufficiente per portare la logistica necessaria.

Dopo aver abbattuto le truppe ucraine più valide e il loro equipaggiamento a Kherson e Artemovsk, un’operazione del genere sarebbe realisticamente con circa 200.000 uomini.

In realtà, tutto ciò che sta accadendo nel Donbass e altrove sarebbe solo una grande operazione di contenimento, di immobilizzazione e di macinazione, per preparare l’attacco finale a Kiev.

  • Tagliare l’Ucraina occidentale attaccando Lvov dalla Bielorussia:

Non farò un’altra grande spiegazione, perché sarebbe molto simile all’operazione di Kiev.

Non assegnerò alcuna probabilità agli scenari sopra citati. Perché? Non so assolutamente cosa accadrà. Direi che i russi stanno applicando un capolavoro di inganno, per l’utilizzo delle loro truppe mobilitate. Anche l’Occidente e gli ucraini sembrano essere completamente impazziti su ciò che accadrà…

SMO

Cercherò di spiegare lo SMO con un piccolo gioco di ruolo. Ovviamente non è andata così, mi sono inventato questa storia, solo per motivi di spiegazione.

Un giorno Putin ha riunito il suo Consiglio di sicurezza e ha dichiarato di essere disposto a liberare l’Ucraina dalla morsa occidentale. Ha indicato i suoi requisiti e ha chiesto ai partecipanti di elaborare un piano per realizzarli. Le sue richieste erano le seguenti:

  • Uccidere il minor numero possibile di ucraini, sia militari che civili. Sono fratelli.
  • Distruggere meno industrie e infrastrutture possibili. Sarà nostro.
  • Cercate di evitare perdite da parte nostra. Il popolo chiederà sangue o conseguenze politiche se perdiamo troppe truppe.
  • Seguire tutte le regole di guerra.
  • Preparare un caso legale per l’invasione. Non dobbiamo fare brutta figura con i nostri futuri alleati.
  • Preparare la nostra economia alla tempesta di sanzioni che seguirà.
  • Cercate di non distruggere l’Europa dal punto di vista economico. Avremo bisogno di loro per il commercio in futuro, quando saranno liberi dagli Stati Uniti.
  • Non uccidete i politici e i decisori ucraini, se non è necessario.
  • Cercate di fare in fretta.
  • Preparatevi a tutti gli scenari, anche a una lunga guerra.
  • Trattare i prigionieri di guerra ucraini con rispetto e secondo il diritto internazionale.
  • Se dobbiamo combattere una lunga guerra, assicuriamoci che l’Occidente spenda tutte le sue armi e risorse in Ucraina. Dopo sarà debole e noi saremo forti.
  • Assicurarsi che gli Stati BRICS siano coinvolti e ci sostengano.
  • Assicuratevi che l’Occidente sia diviso.
  • Il risultato di questa operazione non dovrebbe essere solo una sconfitta ucraina, ma la firma del nuovo progetto di trattato per la sicurezza europea, che abbiamo elaborato di recente.

Sono certo che ci fossero altri requisiti. Ma questi sono i pochi che mi vengono in mente ora.

Nikolai Patrushev raccolse la sfida ed elaborò un piano. Ha coinvolto le persone più importanti del Consiglio di sicurezza. Poi ha chiamato il Presidente Putin e gli ha detto che voleva annunciare il piano, come soddisfare i requisiti. Ha presentato un piano che è stato chiamato “Operazione militare speciale”. SMO.

Missione (quasi) impossibile. E ci sta riuscendo.

Capitolo bonus: Matematica delle vittime!

Qualche mese fa ho scritto in un altro posto un pezzo che molti hanno considerato interessante. Quindi, lo ripubblicherò semplicemente qui. Ecco qui:

Ipotizziamo un rapporto uccisioni/morti di 1:8 tra soldati russi e ucraini. Si tratta di una cifra ampiamente accettata. Ciò significa che per ogni soldato russo morto l’Ucraina ne perde otto.

Inoltre, possiamo presumere che la Russia vincerà totalmente questa guerra. Il che significa, a sua volta, che tutti i soldati ucraini moriranno, saranno fatti prigionieri o saranno gravemente feriti.

La Russia a sua volta non perderà tutti i soldati, ma solo la quantità di ucraini divisa per otto.

Questo ci porta alla seguente conclusione:

Ogni soldato ucraino può essere certo di morire o di essere gravemente ferito. Ma ha una possibilità del 12,5% di uccidere o ferire un soldato russo, prima di morire o essere gravemente ferito. In altre parole, possiamo dire che ogni soldato ucraino ucciderà/ferirà in media circa 0,125 russi prima di essere ucciso o ferito.

Beh… Buon Natale.

https://bmanalysis.substack.com/p/war-update-03f

 

Aggiornamento sulla guerra

L’offensiva russa, il cambio di comando e i carri armati occidentali

Aleks

13 gennaio

Introduzione

Molti conoscono già le mie analisi sulla guerra. Ciò che va sottolineato qui è che cerco sempre di analizzare eventi già accaduti. Ho cercato di evitare di fare previsioni e, se le ho fatte, solo di scenari. Oggi mi discosterò da questa tradizione e cercherò di mostrarvi, secondo la mia opinione, come si svilupperà la guerra in futuro.

Cosa mi ha portato al punto di fare questo? È sempre stata una grande incognita il ruolo assegnato al territorio bielorusso. A causa degli eventi attuali, presumo di aver capito quale ruolo dovrà svolgere il territorio bielorusso. No, non sto parlando delle forze armate della Bielorussia, ma del suo territorio.

Tenete presente che non ho la sfera di cristallo e non ho nemmeno informazioni complete. In realtà, ho le stesse informazioni che avete voi tutti. Ciò significa che la mia analisi/previsione potrebbe essere totalmente sbagliata. Si tratta solo di ciò che attualmente considero più probabile, in base alle informazioni in mio possesso.

Condizioni preliminari

Si consiglia di leggere i seguenti articoli, per comprendere meglio ciò che spiegherò in seguito.

Analisi della fase 3 della guerra.

Il mio ultimo aggiornamento operativo.

Nuova struttura di comando per l’OMD

Nozioni di base

L’11 gennaio 2023 si verificò un cambiamento nella struttura di comando dell’OMU. Fu anche il giorno in cui grandi parti di Soledar furono liberate dal gruppo Wagner. Fu uno shock per tutti.

Ma cosa è successo esattamente?

Permettetemi di mostrarvi prima un’immagine, attualmente diffusa su Internet, che spiega molto bene la situazione. La fonte è l’account Twitter “RWApodcast”.

 

Vecchia struttura

Il generale Surovikin era il comandante generale del gruppo di forze congiunte in Ucraina. Ha comandato, per così dire, l’operazione militare speciale (SMO) in Ucraina.

Essendo responsabile delle forze aerospaziali, aveva ulteriore accesso al capo delle forze di terra, il generale Salyukov, e al vice dello Stato Maggiore, il generale Kim.

Attraverso il generale Kim aveva sostanzialmente pieno accesso a tutte le forze armate russe. Almeno nell’ambito della SMO.

Ciò che inizialmente era considerato ingegnoso, presentava alcuni punti deboli. Il generale Surovikin aveva il compito di guidare la SMO, i suoi compiti di comandante delle forze aerospaziali e doveva coordinare le risorse necessarie e i movimenti di tutte le altre parti delle forze armate russe, non direttamente coinvolte, se ne aveva bisogno. In sostanza, si trattava di una buona struttura, con il grande svantaggio di doversi coordinare con altre strutture delle forze armate, dovendo gestire numerosi fronti di battaglia.

Stiamo parlando di forze di altri distretti militari, della logistica, dell’intelligence, della Marina, della politica e del complesso militare industriale.

Durante il suo incarico di comandante della SMO, si verificò un altro grande evento. Russia e Bielorussia hanno unito le loro forze armate in un gruppo di forze congiunte. Questo gruppo di forze congiunte è comandato dai russi, ma dato che consiste nell’intero esercito di un altro Paese, il livello di comando era ben al di sopra del livello di responsabilità del generale Surovikin.

In parole povere. Presumo che i bielorussi non accetterebbero nessun altro comandante delle loro forze, se non il capo di stato maggiore della Russia. Anche se sono convinto che nessuna truppa bielorussa invaderà mai l’Ucraina, a meno che la Polonia non entri in guerra, sono sicuro che l’intero esercito bielorusso sarà incaricato di fornire qualsiasi assistenza, soprattutto logistica, di addestramento e medica, di cui le forze armate russe abbiano bisogno in Bielorussia.

L’ultimo punto è che il generale Surovikin, tenendo conto delle sue interviste, aveva ovviamente determinati compiti:

  • Consolidamento di una prima linea retta.
  • Proteggere questa prima linea con difese adeguate.
  • Assicurare la transizione da un approccio difensivo a uno offensivo, che potrebbe presto iniziare.
  • Preparare le infrastrutture nemiche per la spinta finale, senza privare costantemente i civili di energia.
  • Impoverire il più possibile i mezzi di difesa aerea nemici (missili, radar, ecc.).
  • Ridurre il più possibile la forza lavoro e l’equipaggiamento del nemico senza sacrificare troppo i propri soldati.
  • Estrarre la manodopera nemica dalla maggior parte delle città e delle regioni ucraine e costringerla a impegnarsi in posizioni per loro sfavorevoli.
  • Finalmente: Violazione della difesa ucraina nel Donbass, che è stata compiuta nel giorno in cui è stato annunciato il cambio di comando.

Il generale Surovikin ha svolto i suoi compiti in modo adeguato. Ritengo che sia stata raggiunta una pietra miliare e che sia stato compiuto il prossimo passo logico nel piano dello Stato Maggiore. Il passaggio dalla difesa e dal consolidamento a un approccio offensivo.

Nuova struttura

La nuova struttura è molto simile a quella precedente. Il generale Gerasimov è ora il leader nominale del gruppo di forze congiunte al posto del generale Surovikin. Il che è ovviamente necessario, a causa della formazione finale del gruppo di forze congiunte con la Bielorussia. A parte questo, tutto è rimasto invariato.

Il generale Surovikin ha fatto rapporto al generale Gerasimov in passato. E continua a riferire a lui.

Implicazioni

Dal mio punto di vista, dobbiamo considerare tre implicazioni di questo cambiamento nella struttura.

  1. Il generale Gerasimov è il capo generale delle Forze armate russe. Non solo queste, impegnate in Ucraina, ma anche per il resto del mondo. Quindi, logicamente, non sarà “fisicamente” in grado di comandare le SMO in dettaglio da solo. Ha un compito nominale, quello di consolidare tutte le competenze necessarie in un’unica persona. Per esempio, la competenza di comandare l’esercito bielorusso, ma anche questioni politiche, industriali e logistiche all’interno e all’esterno dell’esercito russo.
  2. Dal momento che molto probabilmente avrà un ruolo più rappresentativo (dando competenza all’SMO), penso che dovremmo concentrarci di più, in futuro, sul generale Kim. È il suo vice e molto probabilmente sarà lui a svolgere il “lavoro” dietro lo staff dell’OMU. Sì, ci sono tre vice, ma lui è anche il vice dello Stato Maggiore. Quindi è l’ufficiale di grado più elevato dei tre. Anche se non nominalmente o pubblicamente, posso immaginare che sarà lui a svolgere la maggior parte del lavoro di pianificazione, mentre gli altri due saranno incaricati dell’esecuzione.
  3. Se il generale Surovikin non è il principale responsabile generale e non è più incaricato del coordinamento generale delle forze ecc. ma ha solo il compito di comandare le forze aerospaziali, allora possiamo presumere che vedremo un’azione molto più intensa dell’aviazione russa, rispetto a prima.

Pianificazione strategica

Nozioni di base

Di seguito cercherò di indicare le mie previsioni su come potrebbe essere la pianificazione strategica russa. Naturalmente, dobbiamo tenere presente che queste sono SOLO ASSUNZIONI. Potrebbero anche risultare totalmente diverse.

Ebbene, come ho scritto nella maggior parte delle mie analisi, l’obiettivo russo è quello di innescare un collasso della logistica ucraina, della fornitura di manodopera e quindi della resistenza armata. Tenete a mente. L’obiettivo è il collasso. Non quello di conquistare ogni singolo villaggio dell’Ucraina con assalti frontali.

Grazie al regalo che l’Ucraina sta facendo alla Russia, non solo combattendo per difendere ogni centimetro nel Donbass, ma anche cercando di riconquistare i territori, la Russia può svolgere il suo compito in misura enorme solo nelle regioni orientali.

Le riserve di manodopera ucraine non sono illimitate e stanno lentamente ma costantemente raggiungendo la loro fine. Costringendo il nemico a combattere nel Donbass, la Russia si assicura che la manodopera nemica venga prelevata da tutte le altre grandi città importanti. Come Kharkov, Dnipropetrovsk, Zaporozhye, Nikolayev, Kherson, Odessa ecc. ecc.

A sua volta, questo significa che c’è un’alta probabilità che i russi non abbiano bisogno di combattere in queste città non appena l’esercito ucraino crolla.

Mappa

Di seguito ho creato una mappa con cinque potenziali teatri di guerra. Li esaminerò tutti e cinque e descriverò i miei pensieri al riguardo.

 

Teatro 1: Artemovsk-Soledar-Seversk

Da qui le ritirate di Surovikin, il livellamento del fronte e la creazione di una perfetta sacca di fuoco per distruggere la manodopera nemica. Artemovsk (Bakhmut). È il luogo più sfavorevole per l’Ucraina per combattere. Eppure, l’Ucraina cerca di difenderla con tutto quello che ha, per ragioni politiche. Altrimenti, il sostegno dell’opinione pubblica occidentale si rompe. La Russia ha linee di rifornimento brevi, superiorità aerea, una popolazione amica e posizioni favorevoli per i bombardamenti. Si potrebbe dire che l’esercito ucraino è stato sepolto ad Artemovsk. Ci sono già decine di migliaia di morti e forse il doppio di feriti. Bisogna tenere presente che i soldati feriti sono un peso ancora maggiore per una nazione rispetto ai morti, in tempo di guerra.

Dal mio punto di vista, e come descritto nella precedente analisi, la Russia avrebbe potuto prendere Artemovsk prima. Ma c’è un certo momento in cui deve essere presa, per continuare a far rotolare la pietra. Le riserve russe sono attualmente preparate per l’offensiva. Artemovsk non deve cadere prima che siano pronte. Inoltre, Artemovsk deve uccidere il maggior numero possibile di soldati ucraini prima che inizi l’offensiva. Il che significa, a sua volta, che non ha senso prenderla finché il nemico è in grado di alimentare le truppe. Quando il nemico inizierà ad avere problemi ad alimentare altre truppe, prelevandole da altri importanti fronti, allora l’Ucraina sarà pronta per le altre operazioni offensive.

Quindi, i requisiti necessari per scatenare l’assalto ad Artemovsk sono:

  1. In attesa che il flusso di truppe spinte finisca.
  2. Le altre formazioni offensive dell’esercito russo devono essere in posizione.

Presumo che questo momento possa essere raggiunto a febbraio. Quando esattamente? Non lo so. Vedremo.

Teatro 2: Izyum-Slovyansk-Kramatorsk

Non appena inizierà l’offensiva, presumo che le difese ucraine cominceranno a crollare, poiché la maggior parte delle truppe ucraine sarà già morta o ferita. A questo punto l’esercito russo si muoverà molto probabilmente da Kupiansk a Izyum da nord e occuperà posizioni favorevoli a nord e forse anche a ovest di Kramatorsk e Slovyansk.

A seconda dello stato di resistenza dell’esercito ucraino ci sarà un assalto diretto dal raggruppamento di Artemovsk e Slovyansk a Slovyansk e Kramatorsk oppure un assedio. Non è necessario sacrificare truppe per ottenere vittorie rapide, poiché ci saranno più fronti, per innescare il collasso ucraino.

Teatro 3

Forse contemporaneamente ci sarà una spinta verso Ugledar e i villaggi circostanti da sud, per mettere ulteriore pressione sulle linee di rifornimento ucraine. Sia in termini di materiali che di persone.

Teatro 4

Come si vede nella mia mappa, il teatro “4” è piuttosto lungo.

Per il momento, mentre scrivo questo articolo, non vedo alcuna possibilità fisica di condurre un’offensiva su larga scala dalla Bielorussia verso l’Ucraina. Non ci sono né attrezzature sufficienti né la logistica necessaria. Quindi, grandi frecce dalla Bielorussia sono attualmente fisicamente impossibili.

Quello che presumo è quanto segue. Vedremo localmente, non dappertutto dove ho messo il numero 4, ma in alcuni punti (non so dove) piccole incursioni, per bloccare e vincolare il nemico in prossimità del confine. Per impegnare il maggior numero possibile di truppe, equipaggiamenti e sforzi logistici nel nord. Allo stesso tempo, presumo che potremmo assistere all’inizio di una campagna aerea russa su obiettivi al di là del confine settentrionale dell’Ucraina. Poiché la maggior parte delle difese aeree sono attualmente concentrate intorno alle infrastrutture critiche o già esaurite, molto probabilmente assisteremo al nuovo ruolo del generale Surovikin. Colpire e degradare le risorse ucraine nel nord. E l’Ucraina dovrà sostituirle costantemente, per non aprire la porta a Kiev.

Allo stesso tempo, potremmo forse assistere all’accumulo di truppe e attrezzature in Bielorussia.

Questo potrebbe andare avanti forse fino all’inizio dell’estate 2023.

Qui si verifica la stessa situazione di Artemovsk. Non appena i rifornimenti di truppe ed equipaggiamenti iniziano a diminuire nel nord, la Russia può ritenere che sia il momento giusto per mettere in sicurezza Kiev.

Requisiti per un trasferimento a Kiev:

  • Crollo completo del fronte del Donbass.
  • Crollo completo del fronte settentrionale.

A seconda di come sarà la situazione politica, potremmo assistere già a una resa completa o solo allo spostamento delle truppe russe in prossimità di Kiev. Forse anche l’inizio dell’accerchiamento di Kiev.

Teatro 5

Contemporaneamente al Teatro 4 o dopo lo spostamento su Kiev (circondando o preposizionando a nord, ovest e est di Kiev), potremmo assistere all’apertura di una quinta linea del fronte a sud. L’obiettivo sarebbe quello di raggiungere la città di Zaporozhye. Anche in questo caso, con l’obiettivo di sovraccaricare le risorse e la logistica ucraine.

Prospettiva

Ancora una volta, sono sicuro che l’obiettivo della Russia è quello di innescare un collasso, per non essere costretti a combattere per ogni villaggio fino a Lvov. Dopo queste cinque “fasi” o teatri, presumo che assisteremo al collasso dell’Ucraina. Il che si tradurrà in una resa, oppure potremmo semplicemente assistere a un passaggio delle forze russe verso i futuri confini desiderati, aggirando gli ultimi nidi di resistenza. I quali dovranno comunque arrendersi dopo un certo tempo, quando saranno accerchiati lontano dai confini della NATO.

Applicando questa strategia, la Russia può infliggere il massimo danno all’esercito ucraino risparmiando le vite dei propri soldati e le infrastrutture civili ucraine delle grandi città russe (Odessa ecc.). Che è l’obiettivo finale della Russia.

A seconda del grado di resistenza e dell’escalation occidentale, potremmo assistere a una resa di Kiev non prima dell’estate 2023. Al più tardi? È impossibile dirlo. Se la Russia deve attraversare l’Ucraina, accerchiare le grandi città e costringerle ad arrendersi senza violenza, la cosa potrebbe protrarsi per altri due anni. Chi lo sa? E naturalmente c’è ancora la questione della forza lavoro. Come descritto nella mia analisi della fase 3, la Russia avrebbe bisogno di mobilitare altre truppe, se fosse costretta a prendere l’Ucraina senza arrendersi. Non per i combattimenti in sé, ma semplicemente per l’occupazione e la messa in sicurezza delle retrovie (controinsurrezione, ecc.) di questo grande Paese.

Consegne di armi e terra bruciata

Si moltiplicano le notizie di consegne di carri armati, veicoli da combattimento di fanteria e artiglieria all’Ucraina da parte della NATO. Naturalmente, ci sono.

Naturalmente, seguiremo tutte le fasi dell’escalation in termini di forniture di armi, fino alla conclusione di questa guerra.

L’Occidente sta seguendo una strategia di terra bruciata in Ucraina. È assolutamente chiaro a tutti che è solo una questione di tempo, quando l’Ucraina cadrà nel suo complesso. Tutti sono consapevoli che ciò avverrà molto probabilmente quest’anno. Quindi, il compito è quello di infliggere alla Russia il maggior numero possibile di danni completi e insostenibili durante il processo. Con un enorme successo, naturalmente. Si veda il mio articolo al riguardo qui.

L’Ucraina, o la maggior parte di essa, tornerà a far parte della Russia. Alcune parti potrebbero andare alla Polonia, all’Ungheria e alla Romania, in accordo con la Russia. E alcune parti saranno forse liberate in una pseudo indipendenza dopo essere state denazificate e smilitarizzate. Ma di fatto, la Russia sta uccidendo “in massa” i suoi futuri cittadini e la base per un ulteriore sviluppo. Naturalmente, i soldati ucraini di oggi saranno anche i soldati russi di domani. E più le infrastrutture vengono danneggiate, più la Russia dovrà investire per ricostruirle. Almeno in parte, questi investimenti andranno alla Russia.

Pertanto, la NATO deve assicurarsi che l’intero potenziale maschile in grado di combattere la Russia venga utilizzato. Nel migliore dei casi, tutti muoiono. Ricordate, si tratta di futuri cittadini e soldati russi. Ecco perché l’Occidente non negozierà mai e poi mai una fine. Anche la Russia non lo farà, perché tutta l’Ucraina sarà catturata, denazificata e smilitarizzata. Tranne forse le parti, che andranno ad altri Stati in base a un accordo reciproco.

Per quanto ne so, l’Ucraina ha finito le armi pesanti. E non sarà in grado di continuare a combattere senza armi pesanti. In primo luogo fisicamente, in secondo luogo moralmente. Se gli ucraini potessero solo lanciare i loro corpi contro i carri armati russi, allora ci sarebbe una resa di massa.

Si potrebbe pensare che questi carri armati forniti dall’Occidente saranno necessari per le operazioni offensive. Ma nessuno pensa più alle offensive. Si tratta piuttosto di preposizionare questi carri armati ecc. sulle posizioni in cui si prevede un’offensiva russa. Per preparare imboscate e trappole di fuoco per le truppe russe in arrivo. Come è successo nella fase 1. L’Occidente fornirà in ogni fase, finché esisterà il potenziale umano, per reagire alle sfide del momento/fase/teatro dato.

Conclusione

Da questo momento, l’Ucraina ha perso la guerra. Direi che il giorno in cui la linea difensiva di Soledar è stata violata e la nuova struttura di comando è stata annunciata, l’Ucraina ha perso ufficialmente la guerra. Ora dobbiamo passare alla fase di pulizia, che comporterà, purtroppo per entrambe le parti, perdite orrende in termini di vite umane e di equipaggiamento.

Purtroppo, i regimi fascisti o i loro sostenitori non fascisti tendono a sacrificare l’intera popolazione prima che il mondo possa sostenere la pace. È stato così nella Seconda Guerra Mondiale, e ora ci troviamo di nuovo nella stessa situazione.

https://bmanalysis.substack.com/p/war-update-dedicated-to-slavyangrad

 

Aggiornamento sulla guerra – dedicato a Slavyangrad

Perché non grandi frecce? La sindrome di Kessler, The Equalizer e altre mobilitazioni ucraine

Aleks

22 gennaio

Introduzione

Oggi voglio darvi un altro importante aggiornamento.

Ma prima di iniziare, voglio dedicare qualche parola al canale Telegram “Slavyangrad”. Se volete potete iscrivervi qui, ve lo consiglio assolutamente. Io e il mio team siamo analisti. Leggiamo informazioni su Internet, le elaboriamo attraverso la nostra esperienza e conoscenza e scriviamo le nostre conclusioni. Voglio sottolineare che le migliori informazioni di prima mano le riceviamo da “Slavyangrad” e dal suo fantastico team composto da Gleb Bazov, Miroslav e tutti gli altri amministratori e moderatori. Voglio anche dire “grazie” a “Slavyangrad” per aver pubblicato anche i miei articoli. Inoltre, presumo che molti altri analisti e “podcaster” ricevano le loro informazioni da questo canale. Bene, detto questo, possiamo iniziare con l’articolo.

Vorrei darvi alcuni chiarimenti strategici, che non sono stati discussi in dettaglio nel mio ultimo articolo. In particolare sulla questione delle “Grandi frecce” e su molte altre.

Condizioni preliminari

Vi raccomando quindi, come sempre, di leggere il mio ultimo aggiornamento operativo e strategico, per comprendere meglio quello attuale. Ecco il link.

Stato di guerra

Black Mountain Analysis dichiara, secondo la nostra definizione, che la grande offensiva russa è già iniziata. È iniziata proprio nel giorno in cui il generale Gerasimov ha assunto il comando.

Sì, forse l’esercito russo ha un’altra definizione o a un certo punto ci sarà una dichiarazione ufficiale. Oppure a un certo punto vedremo il movimento di grandi colonne russe e la gente dirà: ORA è iniziata l’offensiva. Sì, può darsi. Ma secondo la nostra definizione, dichiariamo l’inizio dell’offensiva adesso. Attualmente si tratta di un avvicinamento progressivo su diversi teatri. Se leggete il nostro articolo precedente, vedrete esattamente quali sono i teatri che verranno macinati, finché le difese ucraine non cominceranno a crollare su larga scala. Sembra che avessimo ragione, con i nostri cinque teatri 😊. Ma in seguito ancora di più.

Kessler e Equalizer

Nozioni di base

In questi giorni leggo spesso analisi di colleghi scrittori che creano una mappa dopo l’altra con frecce belle grandi. Di solito accompagnate da frasi come “I russi arriveranno da X e faranno Y in Z e poi sfonderanno in A solo per creare poi un grande calderone intorno a B”. Purtroppo, credo che molti confondano le possibilità tecnologiche attuali con quelle degli anni Quaranta.

Oggi l’intero campo di battaglia è coperto da ricognizioni di ogni tipo. Per un’ulteriore lettura, consiglio di leggere C4ISR, ISTAR e “Network centric warfare”. Ci sono molte nuove tecnologie che fanno sì che non si possano paragonare le strategie della Seconda Guerra Mondiale con la situazione attuale. I satelliti effettuano ricognizioni 24 ore su 24. Inoltre, un intero sciame/armatura è in grado di gestire la guerra. Inoltre, un intero sciame/esercito di droni. Infine, ma non meno importante, non dobbiamo dimenticare tutti i segnali di intelligence e gli aerei AWACS, che raccolgono tutti i segnali, i movimenti e i dati possibili da molto lontano.

Questo ci porta alla situazione che i russi NON possono applicare alcuna offensiva su larga scala contro le posizioni ucraine o attacchi di penetrazione profonda, finché all’Ucraina rimangono forze sufficientemente mobili per muoversi sulla strada di queste forze e preparare tutti i tipi di tecniche difensive. Nel caso dell’Ucraina, per lo più tecniche di guerriglia, dato che non può combattere una battaglia diretta contro i russi. Non fraintendetemi. La Russia può spezzare tutta questa resistenza. Ma dovrebbe calcolare perdite molto più ingenti di quelle necessarie per concludere la guerra. Poiché la Russia non ha fretta, ma l’Occidente e l’Ucraina sì, non vedo alcuna ragione per cui la Russia dovrebbe farlo.

Per condurre tali offensive, la Russia dovrebbe calcolare un tasso di perdite del 20-30%.

Non fraintendetemi. Non dico che la Russia non si muoverà con grandi colonne di carri armati e attrezzature logistiche. Ma la mia personale ipotesi è che ciò avverrà prima, non appena le forze ucraine cominceranno a sgretolarsi e a ritirarsi sotto un collasso. A quel punto si muoveranno le grandi formazioni russe. Lo spiegherò più dettagliatamente in un altro capitolo di questo articolo.

Ok, la prossima domanda è: cosa c’entrano Donald Kessler (scienziato della NASA) e “The Equalizer” (film con Denzel Washington) con l’attuale conflitto in Ucraina?

Ora ve lo spiegherò passo per passo.

Kessler

Chi è Donald Kessler? Per i dettagli, vi consiglio di cercarlo su Google. In breve, ha lavorato per l’esercito degli Stati Uniti e per la NASA come scienziato. Ma mi limiterò a descrivere qui, molto rapidamente, la sindrome da lui descritta. La cosiddetta “sindrome di Kessler”.

L’esercito russo si sta allenando nelle sue manovre su larga scala, come “Zapad” o “Vostok”, ecc. comandando eserciti con e senza il pieno supporto della componente spaziale dei suoi servizi di intelligence. Per il comando e il controllo. Che cosa significa? La Russia si sta addestrando a combattere in un ambiente in cui ha pieno accesso a tutte le funzioni di comando e controllo, che vengono fornite con i suoi asset spaziali, e si addestra anche a combattere una guerra su larga scala, senza questi componenti/asset.

Perché?

Ebbene, la NATO si affida fortemente alle sue risorse spaziali per condurre una guerra. Tutto viene condotto attraverso la ricognizione spaziale, il GPS e le comunicazioni. In effetti, la mia personale ipotesi è che la NATO non sarebbe in grado di combattere efficacemente un conflitto su larga scala, senza i suoi asset spaziali.

E qui entra in gioco la sindrome di Kessler. Si tratta di una teoria secondo la quale se si abbatte un numero sufficiente di satelliti in orbite diverse, i loro detriti andrebbero fuori controllo e distruggerebbero tutti gli altri satelliti e le risorse spaziali nella stessa orbita. Questo effetto andrebbe poi fuori controllo e distruggerebbe tutto ciò che si trova nello spazio. Di qualsiasi nazione. La densità dei detriti sarebbe così alta che non sarebbe possibile effettuare altri lanci spaziali.

 

Questo è ciò che i funzionari russi hanno annunciato più volte. Se dovesse scoppiare un conflitto con la NATO, scatterebbe immediatamente la sindrome di Kessler. Certo, tutte le parti perderebbero i loro beni e quindi i relativi benefici. Ma la Russia si addestra sempre esattamente per questo scenario.

Equalizzatore

Come sappiamo, la Russia si sta ancora addestrando con grandi formazioni per condurre una guerra a livello di divisione e di esercito. Eppure, non lo vediamo attualmente in Ucraina. Dov’è la 1ª armata di carri armati che attraversa le linee ucraine fino al confine polacco? Perché? Perché la NATO vede e sente tutto ciò che la Russia sta facendo. Ogni movimento di formazioni più grandi verrebbe rilevato immediatamente e sottoposto agli ucraini, che potrebbero prepararsi di conseguenza. Le formazioni su larga scala non sono così agili da poter semplicemente sorprendere il nemico, con tutta la ricognizione, nello spazio. Oggi, se vi muovete in grandi formazioni, anche se manovrate, tutti i vostri mezzi sarebbero dei bersagli facili, se il nemico sa dove siete e che state arrivando.

E le capacità del nemico nello spazio sono più che significative.

Questo è esattamente il motivo per cui la Russia sta attualmente macinando e non sta penetrando in profondità. Le perdite sarebbero terribili. E perché farlo, se non è necessario? Questo è anche il motivo per cui dico che non mi aspetto attacchi di penetrazione così profondi, almeno, a meno che l’esercito ucraino non sia abbastanza degradato da non poter fare molto male alle grandi formazioni in movimento, anche con tutta l’intelligence e il supporto della NATO. Non dobbiamo nemmeno dimenticare i polacchi, che si trovano principalmente nelle retrovie.

Cosa c’entra “The Equalizer” in tutto questo? Beh, è un equalizzatore 😊. E questa è esattamente la strategia della Russia. Innescare la sindrome di Kessler in uno scontro con la NATO per renderla sorda e cieca e quindi pareggiare il campo, in modo che la Russia possa muovere grandi formazioni, condurre una guerra di penetrazione profonda e di manovra, esattamente come nella Seconda Guerra Mondiale.

Questa è ovviamente una semplificazione. La Russia taglierebbe molti più mezzi di comando e controllo, come i cavi internet sottomarini, ecc.

Grandi frecce

Cosa che al momento NON avviene. Quindi, niente “grandi frecce” sulle mappe. Ancora una volta, arriveranno, ma prima i rischi sul campo, sotto forma di esercito ucraino, devono essere degradati un po’ di più. Deve essere abbastanza sicuro. La Russia non può scatenare “l’equalizzatore” Robert McCall contro i mezzi spaziali della NATO, perché le due parti non sono ufficialmente in guerra tra loro. E scatenare la Sindrome di Kessler sarebbe certamente una dichiarazione di guerra contro l’avversario.

Approccio alla macinazione

Pertanto, la Russia ha ancora bisogno di continuare il suo approccio di lenta macinazione. Ma ora con molto più personale e formazioni, dislocate su assi strategicamente importanti. Si vedano i “teatri” del mio ultimo aggiornamento. Attualmente la pressione viene alzata in tutti questi fronti, tranne che nel teatro bielorusso. Presumo quanto segue. Quando tutte le forze per la Bielorussia saranno in posizione, la Russia prenderà Bakhmut. Questo processo è attualmente già in corso, e si concluderà all’incirca a febbraio. Questo è approssimativamente il momento in cui le forze in Bielorussia saranno pronte. Quando Bakhmut cadrà e le linee cominceranno a sgretolarsi, allora suppongo che anche il teatro bielorusso sarà attivato.

Come descritto nel mio ultimo articolo, anche in questo caso si tratta solo di un avvicinamento in prossimità del confine. E contemporaneamente una campagna aerea sulle retrovie delle forze di difesa a nord.

L’obiettivo è quello di provocare un collasso totale dell’Ucraina. Nei prossimi capitoli descriverò meglio la strada che porterà al collasso.

Consegne di armi

Come ho già descritto nel mio ultimo articolo, l’esercito ucraino è stato sconfitto, ancora una volta, nel giorno in cui il generale Gerasimov ha assunto ufficialmente il comando. Le difese dell’esercito ucraino sono state violate e le sue scorte di veicoli blindati sono state esaurite. Non sarebbero in grado di resistere più di due mesi. Questo è ciò che stiamo vivendo attualmente, mentre vediamo diversi fronti crollare, come a Zaporizhzhia.

Purtroppo, l’ho spiegato più volte, l’Occidente sta per utilizzare l’intero potenziale umano della popolazione maschile ucraina abile. Quindi, non devono ancora crollare. È necessario consegnare altre centinaia di veicoli blindati per far sì che l’esercito ucraino continui a resistere. È proprio quello che abbiamo sperimentato il 20 gennaio 2023, a Ramstein.

Non c’è molto altro da dire su queste consegne. Non ha senso entrare nei dettagli di queste consegne, poiché non sono destinate a fare la differenza sul campo di battaglia, ma a prolungare il conflitto, a meno che il potenziale umano dell’Ucraina non sia stato completamente esaurito. Più tardi ne parleremo ancora.

Quello che posso dire con certezza è che la Germania è costretta a consegnare carri armati Leopard 2 all’Ucraina. Non perché farebbe qualche differenza. Qualsiasi carro armato da parte ucraina è condannato. Nei tempi moderni i carri armati sono, ricordate il capitolo sulla sindrome di Kessler, condannati senza superiorità aerea e di artiglieria. Nelle offensive, molto probabilmente non si avvicineranno nemmeno al nemico. Verranno distrutti molto più avanti dall’artiglieria o dagli attacchi aerei.

Quindi, militarmente, almeno per le offensive, non ha alcun senso. Si tratta di bare di guida. Come già descritto nel mio precedente articolo, potrebbe avere senso per un uso difensivo. Da posizioni nascoste o per l’uso di trappole di fuoco in aree preregistrate. Più tardi ne riparleremo.

Ma perché la Germania è costretta a consegnare soprattutto questi carri armati? Sì, per prolungare la guerra, ma non è questa la ragione principale. La ragione principale è che la Germania non deve consegnare mai più carri armati che saranno utilizzati sul territorio russo. Ci sono chiari accordi tra Germania e Russia. Se non per iscritto, almeno per vie traverse. Ora forse penserete: non saranno usati sul suolo russo? Beh, se la Russia considera il Donbass come territorio russo, allora questo è ciò che conta per la Russia, per le sue ulteriori decisioni. Se questi carri armati dovessero apparire nelle nuove regioni russe, allora credo che potremmo aspettarci una forte escalation tra Russia e Germania. O, diciamo, con l’Occidente. Non necessariamente militare, in primo luogo. Ma molto probabilmente una cessazione totale di tutti i contatti per anni o decenni a venire. Il che è più che estremamente pericoloso. E la Germania perderebbe ovviamente tutte le risorse dalla Russia. Non solo le poche forniture di energia che ancora fluiscono.

Questo sarebbe infatti l’obiettivo finale degli americani, per la propria preparazione al mondo multipolare, di dividere il cuore del mondo. L’Europa sarebbe ancora sotto la morsa degli Stati Uniti. Il resto sarebbe veramente multipolare.

Vedremo i leopardi in Ucraina? Beh, sì, credo che i Leopardi arriveranno in Ucraina. E molto probabilmente, il trucco sarà che la Germania dirà che altre nazioni hanno deciso di consegnare i Leopardi senza l’approvazione della Germania. Sarà utile? Non lo so.

Efficienza e motivazione delle forze ucraine recentemente mobilitate

Dal momento che l’Ucraina è costretta a disfarsi di tutta la sua popolazione maschile abile, prima che l’Occidente consegni l’Ucraina alla Russia, ora stanno cercando disperatamente ovunque dei maschi in Ucraina. Il punto cruciale è che il potenziale di persone altamente motivate e ideologicamente confuse è quasi del tutto esaurito. Potrebbero esserci alcuni adolescenti, che l’Ucraina ora mobiliterà, che sono indottrinati dall’ideologia di Bandera o, cosa molto triste, che hanno perso il padre ecc. e che saranno motivati ad andare in guerra per vendicarsi. In effetti, è esattamente quello che vuole l’Occidente. Creare generazioni e decenni di odio tra russi e ucraini.

Ma a parte questi, sono rimasti pochissimi ucraini ideologicamente motivati che potrebbero essere mobilitati (il resto è morto, fuggito o in prima linea), le autorità ucraine sono ora a caccia di persone che non vogliono combattere. Soprattutto russofoni o “simpatizzanti” russi, o semplicemente russi.

Si può immaginare quanto siano motivate ed efficaci queste persone che vengono arrestate per strada per essere arruolate per combattere contro i russi. Non lo sono. E come si fa a costruire un esercito efficace con queste persone? Non si può! Si possono usare per tappare i buchi nelle trincee, dove stanno semplicemente morendo. E bisogna sperare che non sparino alle proprie truppe o si sparino ai piedi o altro, per evitare di andare in prima linea.

Un’altra domanda. L’Ucraina è stata in grado di inviare all’estero persone ideologicamente motivate per la formazione. Ad esempio, in Gran Bretagna. Ma come si fa con l’attuale e ultima generazione di mobilitazione (in contrapposizione all'”ondata”)? Se avete catturato e mobilitato con la forza le persone, come si sta facendo attualmente, non potete mandarle all’estero per l’addestramento. Cercherebbero di fuggire. E come dovrebbero reagire gli addestratori stranieri alle persone che vogliono fuggire, non appena arrivano, ad esempio, in Inghilterra o in Germania? È molto problematico.

Purtroppo, ci sono già molti ucraini, da alcune settimane o addirittura mesi all’estero e in preparazione per scopi speciali in Ucraina. Si tratta di persone ancora motivate. Suppongo che stiamo parlando di circa 50.000 soldati. In primo luogo, avrebbero dovuto essere preparati per le operazioni offensive. Ma questo è finito. Ora, presumo che saranno preparati per operazioni difensive e tecniche di guerriglia, per esempio, per colpire le linee di rifornimento russe mentre avanzano. Essenzialmente, come nella Fase 1. L’Occidente si adatta sempre allo stato di guerra.

Come si potrebbe procedere oltre? Ne parlerò nel capitolo “Ulteriori sviluppi”.

Perdite totali stimate dell’Ucraina, in futuro

Naturalmente non ho informazioni di prima mano. Ma da fonti di cui mi fido, presumo che l’Ucraina e le sue forze affiliate (mercenari, polacchi, ecc.), messe insieme, abbiano perso circa 200mila persone in termini di morti e altre 400mila in termini di feriti. Il che è davvero enorme. Se supponiamo che l’Ucraina (e le sue forze affiliate) abbia attualmente circa 150 mila soldati e che altri 100 mila possano essere potenzialmente mobilitati (con la forza), potremmo supporre che ci sia un potenziale di altre 250 mila vittime, prima che la guerra si concluda. Non credo che sia rimasto un potenziale maggiore per la mobilitazione. La questione è solo se queste perdite saranno morti o feriti.

Queste sono forze di combattimento. Naturalmente, dobbiamo tenere presente che almeno 100 mila persone devono essere impegnate nelle retrovie con la logistica, l’amministrazione, la polizia, la coscrizione, ecc. Che oggi è un numero molto basso. Lo sforzo logistico sta aumentando e il potenziale umano per questo sta diminuendo, perché sempre più persone dalle retrovie vengono portate in prima linea.

Quello che voglio dire, infatti, è che la fine è vicina. Avrebbe potuto essere già finita, ma l’Occidente non lo permette. Quindi, anche gli ultimi uomini devono essere esauriti. E potremmo essere nella fase in cui si stanno effettuando le ultime mobilitazioni.

I mobilitati con la forza saranno semplicemente gettati in trincea, perché non è possibile addestrarli. Ucciderebbero i loro istruttori. Quindi, saranno usati come scudi umani, per rallentare l’avanzata russa sul Dnieper. Le truppe, ancora motivate e addestrate da settimane dall’Occidente, saranno preparate per future battaglie difensive, forse sul Dnieper o nel nord al confine con la Bielorussia. E per operazioni di “stay behind”.

Ulteriori sviluppi

Ebbene, gli sviluppi futuri, almeno secondo le ipotesi di noi di Black Mountain Analysis, sono descritti nel mio ultimo articolo, citato all’inizio di questo articolo. Ma per riassumere in poche parole qui, ancora una volta, pensiamo che ci siano cinque “teatri” designati in cui l’esercito russo aumenterà la pressione, a seconda delle necessità, per superare le possibilità logistiche, così come le risorse disponibili, dell’esercito ucraino. Lo vediamo attualmente intorno ad Artemovsk (Bakhmut), Kupiansk, Ugledar e Zaporizhzhia. Esattamente, come da noi previsto in precedenza.

Non appena il grande collasso nel Donbass inizierà a disfarsi, potremmo assistere all’apertura del fronte bielorusso, per mettere l’ultimo chiodo di pressione nella bara ucraina. Ma non, come previsto da altri analisti, con qualche freccia di lusso. Ma piuttosto l’apertura di molti fronti in prossimità del confine e una campagna aerea, sempre in prossimità del confine. In primo luogo, quando sarà assolutamente chiaro che c’è un crollo visibile anche nel Nord e che il territorio è in una certa misura sicuro, allora potremmo vedere l’avanzata di grandi formazioni nel Nord dell’Ucraina e forse un accerchiamento di Kiev.

Le cose devono svilupparsi passo dopo passo. O meglio, pietra miliare per pietra miliare.

Anche considerando quest’ultimo grande sforzo di mobilitazione, possiamo supporre che prolungherà la guerra per altri quattro-sei mesi. Non da subito, ma dai due mesi che abbiamo stimato per il crollo delle attuali risorse ucraine. Tirando le somme, potremmo arrivare a qualsiasi data entro l’estate per la fine delle ostilità su larga scala. Non sto dicendo che a quel punto la guerra sarà finita. Ma almeno i combattimenti su larga scala e le morti di massa potrebbero terminare da qualche parte entro l’estate del 2023.

In seguito possiamo ancora aspettarci l’assedio delle grandi città ucraine, se l’Ucraina non si arrenderà volontariamente. E, come già detto, più ondate di mobilitazione in Russia, per placare l’Ucraina. Di fatto, assicurarsi le retrovie, perché avanzare. Ecco la domanda: quanto sforzo può ancora fare l’Occidente in Ucraina, quando è militarmente sconfitto, per mantenere la resistenza e sviluppare ulteriormente la Terra Bruciata in Ucraina? Non lo so. Vedremo.

https://bmanalysis.substack.com/p/prospects-for-world-war-3-dedicated?r=9fiuw&utm_campaign=post&utm_medium=web

Prospettive della terza guerra mondiale – Dedicato ad Andrei Raevsky, il vignaiolo

Un quadro strategico degli eventi di un’Ucraina al collasso e della fine della NATO

Aleks

4 febbraio

Introduzione

Negli ultimi tempi si parla molto di dove finirà l’escalation della spirale. Si concluderà con la terza guerra mondiale? Ci sarà una guerra nucleare? Quali sono i fattori determinanti? E cosa indica che la Terza Guerra Mondiale è imminente? Esaminerò queste domande in dettaglio da una prospettiva strategica.

Ma, prima di farlo, vorrei scrivere un’altra breve dedica a un autore e analista che stimo molto. Sto parlando di Andrei Raevsky, meglio conosciuto con lo pseudonimo di “The Vineyard Saker”. Leggo regolarmente il suo blog dal 2015, e prima ancora per anni occasionalmente. In questo periodo ho imparato molto da lui per quanto riguarda il pensiero strategico e globale. Questo è ciò che fa meravigliosamente. Purtroppo, ma comprensibilmente, ha deciso di smettere di curare e scrivere il suo blog. Grazie, Andrei, per tutto, per aver raccomandato il mio blog e per tutte le analisi che abbiamo potuto leggere per anni e persino per decenni. Tutto il meglio per te e la tua famiglia, in futuro.

Quindi, ci sarà una terza guerra mondiale? Direi di sì, con assoluta certezza. Ma restano alcune domande da chiarire prima di farsi prendere dal panico. Personalmente, al momento, non vedo alcuna necessità di farsi prendere dal panico. Ancora. Ma di quali domande parlo? Delle seguenti:

  • Quando scoppierà la terza guerra mondiale?
  • In quali circostanze?
  • Quali alleanze parteciperanno?
  • Dove sarà il campo di battaglia principale?
  • In definitiva: Le tre grandi potenze si scontreranno direttamente su larga scala l’una contro l’altra?

Non ho risposte a queste domande. Ma potete vedere che si tratta di questioni strategiche, non di questioni operative, come quelle che stiamo considerando attualmente in Ucraina. Non credo che le questioni operative, se verranno forniti 100 carri armati all’Ucraina, o anche 200 jet da combattimento, decideranno qualcosa sulla probabilità di una terza guerra mondiale.

Spero di aiutare i lettori a sviluppare il loro pensiero strategico, in modo che possano vedere oltre le miopi domande operative di cui ho parlato prima.

Condizioni preliminari

Noi di BMA abbiamo sviluppato un quadro strategico e operativo che è ancora valido. Anzi, possiamo dire che dal mio ultimo aggiornamento operativo non c’è nulla da aggiungere. Posso andare anche oltre. Vedo ora, passo dopo passo, tutti i principali e noti analisti di podcast saltare sul mio treno. Tutti ora parlano invece di grandi frecce, di una macinazione metodica su diversi teatri, per esercitare tutta la pressione necessaria sugli ucraini in modo che possano crollare. Per me va benissimo.

A coloro che non hanno ancora letto la mia analisi, consiglio vivamente di leggere i seguenti articoli in questa sequenza:

  1. Analisi della Fase 3 della guerra
  2. Ruoli di Artemovsk (Bakhmut), Bielorussia, Polonia e Odessa
  3. Previsione della BMA sull’offensiva russa
  4. Alcuni retroscena, perché non dobbiamo aspettarci offensive “Big Arrow

Ulteriori spedizioni di armi

Cominciamo con le spedizioni di armi. Vedremo più avanti in questo articolo, che presumo, che la guerra si sia intensificata molto più di quanto entrambe le parti avrebbero mai pensato. Dal mio punto di vista personale, presumo, e potrebbe essere stato osservato nei miei precedenti articoli, che la Russia abbia pianificato escalation fino alla distruzione della terza iterazione dell’esercito “ucraino”.

  • Prima iterazione:

Distruzione dell’esercito ucraino iniziale. (Fino ad aprile 2022)

  • Seconda iterazione:

Distruzione dell’esercito ucraino, dotato di equipaggiamenti leggeri occidentali, progettato per tamponare la Russia, fino a quando la “terza iterazione” non sarà stata addestrata ed equipaggiata all’estero. La seconda iterazione è stata sconfitta fino alla fine di luglio 2022.

  • Terza iterazione:

Soldati addestrati all’estero e dotati di tutte le armi che i Paesi con le vecchie scorte sovietiche avrebbero potuto risparmiare.

Distrutto in quel giorno, il generale Gerasimov assunse il comando dell’SMO. 11th del gennaio 2023.

  • Quarta iterazione:

Questo esercito è in fase di creazione ed è già parzialmente alimentato nella battaglia per evitare che le linee del fronte collassino. Che è esattamente il loro scopo. Mantenere la battaglia (Terra bruciata) il più a lungo possibile.

Questo esercito è composto da due componenti che dovrebbero garantire il raggiungimento di questo obiettivo.

    1. Esercito professionale:

Le persone mobilitate da pochi mesi e addestrate all’estero costituiranno la parte professionale di questo esercito. Si tratta principalmente di persone “ideologicamente confuse e altamente motivate”. Anche per questo c’è una sola parola.

Saranno addestrati con nuove armi ed equipaggiamenti occidentali. È molto probabile che il piano iniziale, qualche mese fa, fosse quello di usarli per un’altra offensiva, per produrre un’altra “sconfitta” per i russi prima del crollo totale dell’Ucraina. Ma a quanto pare, gli eventi sono stati più veloci.

Non c’è più spazio per nessun tipo di offensiva. Queste unità saranno probabilmente utilizzate per la difesa mobile operativa. In altre parole, saranno utilizzate, dove fa più male, per rallentare il collasso. Si vedano i cinque teatri della BMA. La grande domanda è: questo esercito sarà usato saggiamente sul lato occidentale del Dnieper in modo mobile, per infliggere il maggior numero possibile di danni ai russi, o sarà semplicemente alimentato nel tritacarne del Donbass e sarà seppellito insieme allo Stato ucraino?

    1. Esercito di leva forzata:

Per quanto posso lontanamente giudicare, ho la sensazione che tutti gli “ucraini ideologicamente confusi e altamente motivati” siano “esauriti” o in procinto di esserlo all’interno dei vigili del fuoco della quarta iterazione. Vedi sopra.

Una delle ragioni è che la propaganda del governo, secondo cui l’esercito ucraino non avrebbe subito perdite, è crollata. È ormai risaputo in Ucraina che tutti coloro che vengono arruolati moriranno, saranno gravemente feriti o, nel migliore dei casi, diventeranno prigionieri di guerra russi.

Non rimarrà nient’altro, perché uno degli obiettivi dei russi è il completo annientamento fisico dell’esercito ucraino. Che sarà raggiunto fino all’estate del 2023. Fino ad allora tutti saranno morti, feriti o catturati. Ci potranno essere alcuni irriducibili “ideologicamente confusi e altamente motivati” che continueranno a combattere, ma agiranno solo per conto proprio, non come parte di un esercito organizzato.

Detto questo, possiamo tornare ai coscritti. Poiché nessuno vuole morire per una causa persa (ora sanno che è finita e che resta solo da morire), gli ucraini si nascondono o cercano di eludere la leva. Ci sono ora squadre mobili di “coscrizione” che setacciano ogni città per catturare uomini in qualsiasi circostanza. L’obiettivo di esaurire ogni ucraino maschio abile è ancora attivo.

Ebbene, queste persone demotivate, per usare un eufemismo, saranno gettate in trincea per guadagnare tempo. Non hanno altre prospettive se non quella di essere uccisi o, se sono fortunati, catturati dai russi.

Questa è la quarta iterazione dell’esercito ucraino. L’ultima resistenza, per così dire. Una componente dovrebbe guadagnare tempo scambiando sangue, l’altra dovrebbe infliggere danni alla Russia.

Questa è l’ultima iterazione. Dopo questa mobilitazione del “Volkssturm” non ci sono più risorse umane per continuare la lotta. Come ho sottolineato più volte, l’Ucraina sperimenterà questo collasso entro l’estate del 2023.

Che cosa ha a che fare con ulteriori consegne di armi?

La guerra potrà continuare solo se questi ultimi ucraini avranno dei veicoli blindati. Gli ucraini “confusi” credono ancora in una vittoria con le attrezzature occidentali. Non continuerebbero a combattere o a caricare le postazioni russe a piedi nudi, senza l’assistenza dei blindati.

Si applicano le seguenti circostanze:

  • L’intero stock sovietico della NATO e dell’Ucraina è esaurito.
  • La maggior parte della manodopera ucraina è esaurita.

Quindi, si sta costruendo un nuovo esercito “Frankenstein” con ogni tipo di materiale della NATO, per mantenere gli ucraini motivati a morire per l’Occidente. Frankenstein, perché è un mix incompatibile di tutto, che non ha alcun valore di battaglia senza la capacità di combinare le armi.

Considerando lo stato attuale dell’esercito ucraino, nulla può essere d’aiuto. In realtà, non ha più importanza ciò che l’Occidente sta fornendo. Non ha alcun impatto sull’esito della guerra. È solo uno stimolo e un incentivo per gli ucraini a continuare a combattere, finché gli ultimi uomini “mobilitabili” non saranno uccisi o catturati. Raggiungerà pienamente il suo obiettivo.

Inoltre, significherà molti più morti russi, poiché il prolungamento della guerra significa molti più morti russi. Il che non è positivo.

Linee rosse

E le linee rosse? Le linee rosse ci sono eccome. Ma non credo che la Russia le misuri in base alla quantità e alla qualità dei carri armati o degli aerei inviati dall’Occidente.

Sono personalmente convinto che le linee rosse siano state concordate da Sergei Naryshkin e William Burns ad Ankara il 14 novembre 2022. E queste linee rosse, dal mio punto di vista, riguardano il controllo e la sicurezza del territorio dopo la guerra.

In realtà, presumo che tutti i tipi di forniture di armi sarebbero “tollerati”, ma non con piacere, dai russi, finché non c’è il rischio di perdere territorio. E l’Ucraina nel suo complesso, fatta eccezione per i luoghi che potrebbero essere ceduti ad altri Paesi, è considerata territorio russo.

Perché viene accettato? L’esercito ucraino è in gran parte sconfitto. La Russia sta combattendo contro la quarta e ultima iterazione. I migliori sono già morti o sono fuggiti. E c’è un’altra ragione importante. Ne parlerò nel capitolo “Animale ferito”.

L’ultimo punto che voglio trattare in questo capitolo è la Germania. La Germania è costretta a inviare i suoi carri armati in Ucraina. Non avrà conseguenze militari, ma il calcolo è che la Russia si inasprirà e romperà per sempre le relazioni con la Germania, a causa della storia. Gli Stati Uniti vogliono disperatamente distruggere per sempre le relazioni tra Germania e Russia. Così, la Germania dipenderebbe dall’America e non beneficerebbe del nuovo ordine mondiale multipolare orientato ai BRICS/SCO.

Ecco alcune riflessioni e ipotesi personali:

  • La Germania vuole che l’Ucraina crolli al più presto, in modo da uscire dalla situazione infernale in cui è stata costretta dall’America.
  • La Russia lo sa e tiene aperte le porte dei canali secondari con la Germania per gestire la transizione dalla morsa americana. Presumo che le consegne di carri armati non cambieranno molto se non ci saranno ulteriori escalation. Tuttavia, se le truppe della NATO fanno parte delle escalation, siamo nella terza guerra mondiale.

L’Occidente

L’Occidente è attualmente in forte declino. Economicamente, militarmente e politicamente.

Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che l’Occidente è stato la potenza dominante per decenni. Quindi, naturalmente, ha accumulato molte ricchezze e un grande esercito. E ora veniamo al problema. La Russia, più o meno, ha lavorato apertamente all’attuazione del nuovo ordine mondiale multipolare attorno ai BRICS e alla SCO. Gli americani ne erano consapevoli. Allo stesso tempo, l’impero americano, portando avanti il lavoro di altri imperi prima di lui, ha lavorato per la distruzione della Russia. Pertanto, la strategia è stata quella di mettere contro la Russia tutti gli ex alleati e gli Stati sovietici che la circondavano, per poi innescare il collasso interno della Russia.

Ebbene, sia la Russia che l’America hanno attivato i loro piani corrispondenti nel 2022. Tutti vogliono qualcosa, ma solo una parte prevarrà. Chi vince in Ucraina raggiungerà i propri obiettivi geopolitici. Almeno, questo è ciò che credono le parti. A partire da ora, dovrebbe essere chiaro ai politici e ai servizi segreti di tutti gli Stati occidentali che è finita. L’Ucraina cadrà presto e con essa l’ordine mondiale unipolare americano-centrico.

La Russia non sarà distrutta.

Obiettivi

E adesso? Gli americani conoscono bene il loro destino, visto che il loro piano in Ucraina è fallito. Il che non significa necessariamente la fine degli Stati Uniti. Possono diventare membri normali e potenti del futuro ordine mondiale multipolare. Seduti al tavolo con le altre grandi potenze. Penso che ci siano due possibili esiti.

  1. Esattamente questo scenario. L’America diventa una “normale” potenza multipolare al tavolo con gli altri. Emerge un unico nuovo sistema mondiale, controllato da un’organizzazione e non da Stati. O un nuovo tipo di ONU/Lega delle Nazioni, o una ricostruzione fondamentale dell’ONU e l’epurazione dell'”influenza” e degli “influenzatori” occidentali. Quindi, la “de-occidentalizzazione” del mondo.
  2. L’America potrebbe decidere di rimanere un “polo opposto”, contro l’ordine mondiale multipolare. In questo caso avremmo due sistemi allo stesso tempo, in competizione tra loro. Il resto dell’Occidente e gli Stati BRICS/SCO, che competono e lottano per i mercati contesi senza blocchi, finché non rimarrà più nessuna nazione senza blocchi.

Purtroppo, presumo che l’opzione due prevarrà. Che è l’opzione peggiore per il mondo e per l’umanità.

Quali sono gli obiettivi di questa America (l’Occidente)?

  • Drenare completamente il potere da tutte le sue colonie e renderle completamente dipendenti da se stesse. Per assicurarsi mercati e territori, per la futura lotta contro le potenze dell’Heartland. Allo stesso tempo, indebolire l’Heartland, dato che l’Europa ne è parte integrante, con un enorme potenziale, se gestito correttamente.
  • L’esaurimento delle scorte di armi dell’Europa ha l’effetto collaterale positivo che tutte queste armi dovranno essere rifornite. Poiché i costi di produzione industriale sono saliti alle stelle, ad esempio a causa dell’esplosione dei gasdotti (che coincidenza) e per molte altre ragioni autolesioniste, l’Europa farà fatica a riprodurre da sola queste scorte. La logica è che verranno in America a mendicare armi “a buon mercato”.

In realtà, l’America sta violentando l’Europa e la costringe a tornare da loro per implorare di più. Perversione. O come dice Scott Ritter? Odiosa!

Animale ferito

Molto probabilmente l’Occidente non si aspettava che la guerra si sarebbe sviluppata come si è sviluppata. Ne ho scritto più volte. In primo luogo, si aspettavano che l’Ucraina sarebbe caduta nel giro di pochi giorni e che avrebbero organizzato una guerriglia. Poi, dopo aver visto che la Russia non stava conducendo un’offensiva strategica dottrinale ma una SMO, hanno pensato: l’Occidente vincerà.

Ma nulla di tutto ciò è vero. La Russia non ha vinto in pochi giorni, né perderà. Anzi, sta sconfiggendo l’Occidente, i suoi eserciti e le sue economie in Ucraina. Chi l’avrebbe mai detto?

L’America sa benissimo quale sarà il suo nuovo ruolo, quindi si sta preparando rendendo l’Europa totalmente dipendente da lei, deindustrializzandola e prosciugandola per il prossimo decennio. Non solo l’Europa, ma anche tutte le altre colonie, compresi Canada, Australia, Giappone, Corea del Sud, ecc.

Il problema è questo. Poiché l’America è ben consapevole del suo imminente declino da superpotenza a nazione normale ma potente, lotta con una certa sindrome. Quando tutto va bene, tutti sono felici e fanno a gara per rivendicare il successo per sé. Quando le cose vanno male, si verifica il contrario. Ognuno cerca di dare la colpa all’altro. Questo è il caso attuale dell’America. Sull’America scriverò un articolo a parte. Perciò, lo ripercorrerò rapidamente.

Non c’è un solo potere che sta determinando il corso degli Stati Uniti. L’oligarchia al potere (i politici sono solo “esecutori sponsorizzati” dell’oligarchia) non sa esattamente quale strada prendere. Ci sono poteri che vogliono scegliere l’opzione 1, allontanarsi dall’impero e andare verso il multipolarismo, e ci sono anche poteri che non vogliono andare giù senza combattere. Purtroppo, la maggioranza dell’establishment o dell’oligarchia sostiene la seconda opzione. Ed eccoci qui. L’America si comporta esattamente come un animale selvatico ferito. Morde, combatte e graffia tutti coloro che la circondano. Il che è estremamente pericoloso per l’umanità. Basta un errore e tutti muoiono.

Questo è ciò che vediamo in Ucraina. Ora verrà consegnato tutto ciò che non è armamento nucleare, ciò che potrebbe essere gestito dai pochi ucraini capaci rimasti. E la Russia sarebbe idiota a farne un dramma. Verrà gestito. Gestione dell’escalation. Sì, moriranno alcune migliaia di russi in più. O se si contano gli ucraini come russi, qualche decina o centinaia di migliaia in più. Ma comunque il mondo sopravviverà.

Spetta alla Russia e agli altri popoli civilizzati gestire la rabbia di questo animale ferito e contenerla, in modo da non dover usare armi nucleari o dare il via alla terza guerra mondiale. Ecco perché la Russia sta incassando molti colpi duri, senza rispondere.

Sfida

La sfida per la Russia è quella di vincere la guerra in Ucraina senza inasprirsi troppo, per non scatenare reazioni da parte dell’Occidente, che potrebbero ancora innescare la terza guerra mondiale, per l’Ucraina.

Attualmente non esiste un potenziale per una tale escalation se consideriamo solo l’esercito ucraino e quello russo. L’esercito ucraino è presto (entro la fine dell’estate 2023) scomparso. Ma gli americani potrebbero decidere di sacrificare gli eserciti europei contro la Russia come un’altra forza per procura. Senza il coinvolgimento americano.

Non è impossibile, anche se ritengo che la probabilità sia molto bassa.

Si pensi all’invio di truppe polacche e di altri Paesi europei per difendere l’Ucraina occidentale, Odessa o Kiev.

La gente non lo vuole? Non c’è questo stato d’animo? Non ci sono armi? Chi se ne frega?

Create un numero sufficiente di operazioni a bandiera falsa all’interno dell’UE e della NATO, attivate una vasta campagna mediatica e avrete europei fanatici che tifano per la guerra e si offrono volontari per marciare su Mosca.

Questo scenario deve essere evitato. Si tratta della cosiddetta “gestione delle escalation”.

Perché ho scritto che gli americani avrebbero usato gli europei come forza di interposizione? Beh, l’Europa non è più interessante per l’America. Si stanno orientando verso il nuovo punto caldo del commercio, l’Asia. L’Europa è finita. Può essere usata come un preservativo usato, per indebolire ulteriormente la Russia. Il lancio di materiale vecchio e di onde umane contro i russi sta creando perdite per la Russia. Sia in termini di persone sia in termini economici. Imparate a conoscere i costi di opportunità. Si tratta di costi o ricavi che non si sono ottenuti perché si è scelto di fare qualcosa di meno favorevole. Quindi, la Russia potrebbe prosperare sviluppando il commercio e le relazioni con il “Nuovo Mondo”. Ma invece dovrebbe mobilitarsi completamente e destinare un’enorme parte delle sue risorse, del suo denaro e del suo benessere all’esercito e alla guerra. Mentre altri attori di mercato sfruttano l’assenza della Russia sui mercati mondiali.

Uno scenario horror? Sì, ma non credo che si concretizzerà.

Indicatori

Ma dobbiamo discuterne. Stiamo parlando di un animale selvatico ferito. Le sue azioni sono totalmente imprevedibili. E raddoppia sempre. Quindi, non si può escludere nulla. Dobbiamo esserne consapevoli. Ecco perché ho deciso di scrivere alcuni indicatori importanti, che indicherebbero che è stata superata una soglia che non permette di tornare indietro.

  • Sforzi di mobilitazione palesi o occulti all’interno dei grandi Paesi europei.
  • Transizione, palese o occulta, a un’economia/produzione di guerra all’interno dei grandi Paesi europei.
  • Se il numero di truppe mobilitate della Russia supera il milione e mezzo di uomini. Sto parlando solo delle truppe mobilitate. Non dell’esercito di leva e professionale già in piedi in tempo di pace.
  • La calma di Vladimir Putin non ci sarà più per molto tempo. Infatti, sarebbe visivamente molto arrabbiato e la sua retorica raggiungerebbe livelli mai visti prima. Si veda il suo comportamento dal novembre 2021 al febbraio 2022, per avere una versione ridotta di ciò che vedremmo.
  • Partecipazione attiva e ufficiale delle truppe NATO alle ostilità contro la Russia.
  • Interruzione ufficiale delle relazioni tra la Russia e i principali Paesi della NATO. Ritiro delle missioni diplomatiche e del personale, ecc.
  • Interruzione totale di tutte le relazioni economiche.
  • La Russia si ritira da molti mercati non cruciali senza ragioni visibili.
  • La Russia si ritira dalla Siria.
  • Mobilitazione totale, palese o occulta, in Russia.
  • Ritiro degli americani da regioni importanti e importanti senza un motivo chiaro. Ad esempio, un ritiro improvviso degli americani dal Medio Oriente, compresa la sua marina. Gli americani cercherebbero di portare il maggior numero possibile di equipaggiamenti e di truppe fuori pericolo prima che i bombardamenti russi inizino a colpire le basi americane in tutto il mondo.

 

 

Fattori importanti

Come ho detto. Voglio essere onesto, penso, e questa è solo una mia supposizione… È troppo tardi per scatenare la terza guerra mondiale:

  • Il potenziale umano ucraino è quasi finito. E presto sparirà.
  • Gli europei sono stati smilitarizzati. E saranno ulteriormente smilitarizzati finché non sarà tutto finito. Non c’è molto che possa essere usato per combattere effettivamente i russi.
  • Gli americani ritirerebbero le loro attrezzature in America o in Asia. Questa è una regione importante. L’Europa ha perso la sua importanza e con essa l’obbligo della NATO.
  • L’articolo 5 prevede che gli alleati si consultino su se e come sostenere il membro sotto attacco. La decisione dei singoli Stati membri potrebbe essere quella di inviare attrezzature mediche o semplicemente di non fare nulla. Questo vale anche per l’America. L’America non farebbe molto per gli Stati dell’Europa orientale. E certamente NON combatterà la Russia per loro. Non sono ancora sicuro dell’Europa centrale e occidentale, poiché l’America ne avrà bisogno per la reindustrializzazione delle loro risorse e industrie.
  • Finché questa guerra non sarà finita, la NATO sarà solo quattro lettere su un pezzo di carta. Ad essere sincero, non me l’aspettavo così. Nel capitolo “Prospettive strategiche” illustrerò la mia ipotesi di smembramento della NATO. Ma, a quanto pare, il ramo militare della NATO sarà presto finito e scomparso. Rimarrà un club di persone che si riuniscono regolarmente per lanciare minacce da un universo parallelo in direzione della Russia. Come ho detto, approfondirò l’argomento più avanti.

Voglio che tutti voi teniate a mente qual è l’obiettivo finale della Russia. L’obiettivo finale della Russia è quello di garantire la propria sicurezza strategica in direzione occidentale, costringendo l’Occidente ad accettare il nuovo progetto di trattato per la sicurezza europea. Sia volontariamente che con la forza. La forza può essere militare, economica o rivoluzionaria. Non dimenticate questa parte. In caso di fallimento, moriremo tutti. 😊 Ho illustrato in dettaglio il processo e le ragioni nella mia analisi della Fase 3.

Come ho sottolineato nell’articolo citato, chi tifa perché la Russia perda, tifa per la propria morte.

Il perno – Odessa

Il perno strategico, sia che ci sia o meno un’Ucraina, è Odessa. Con Odessa, l’Ucraina potrebbe sostenere una sorta di economia, accedendo al Mar Nero. Probabilmente sarebbe sufficiente per continuare a esistere come un classico Stato fallito americano, come la Libia e altri che non nominerò per non insultare le persone che vi abitano.

Se la Russia prende Odessa, o sconfigge l’esercito ucraino da qualche altra parte, in modo che Odessa non possa più essere difesa, allora la guerra è finita. Odessa è più importante per l’Ucraina della stessa Kiev.

Odessa è anche uno degli obiettivi strategici, indicati dal Presidente Vladimir Putin, prima di avviare lo SMO. Leggili in dettaglio qui. Uno di questi obiettivi è quello di rendere giustizia a quanto accaduto a Odessa nel 2014, quando una cinquantina di russi furono bruciati a morte dai nazionalisti ucraini. È un obiettivo personale di Vladimir Putin conquistare la città e cercare giustizia per queste morti. Ecco altri motivi:

  • È una città strategica. Senza di essa, non potrebbe mai esserci di nuovo qualcosa come l'”Ucraina”. Non sarebbe economicamente sostenibile.
  • In questo modo la Russia avrebbe il controllo di gran parte del Mar Nero. Di fatto, il dominio della Russia nel Mar Nero non potrebbe più essere contestato. Non solo dal mare, ma anche dalla terra o dall’aria.
  • La Russia avrebbe un avamposto profondo all’interno del fianco orientale della NATO, che è fondamentale. Si pensi ai radar, alle basi aeree, alle difese aeree, alle basi missilistiche, alle basi della flotta, alle zone di smistamento, ecc.
  • Odessa è una città russa. Non una città russa qualsiasi. È una città russa molto importante. È stata costruita da un imperatore russo molto popolare, Caterina la Grande. Inoltre, è una città eroica. (Vedi città eroe della Seconda Guerra Mondiale).
  • L’Ucraina e l’Occidente non accetteranno mai la pace con la Russia finché questa deterrà territori che anche l’Occidente rivendica, come Kherson, la Crimea, ecc. Se i russi lasciassero Odessa all’Ucraina, in base a un qualche tipo di trattato, ci sarebbe sempre il pericolo che l’Ucraina si riattivi e usi Odessa e il suo accesso al Mar Nero per danneggiare la Russia. Come tutti sappiamo, e la Russia lo sa ancora di più, l’Occidente infrange TUTTI i trattati che firma.
  • Odessa è l’ultimo passo prima che la Russia possa riunificarsi con la Transnistria. È un problema che va certamente risolto. E deve essere risolto ora. E sarà risolto ora.

In effetti, se si prendono questi argomenti e li si capovolge, si hanno le ragioni per cui la NATO (l’America) ha un interesse strategico a prendere Odessa. Gli argomenti sono essenzialmente simili a quelli per cui l’Occidente vuole disperatamente avere la Crimea. Per essere chiari. La Crimea e Odessa sono di gran lunga più importanti per l’Occidente di Kiev o di qualsiasi altra regione dell’Ucraina. Ecco perché si parla sempre di un’offensiva contro la Crimea. La domanda è: l’Occidente avrà un vantaggio strategico contro la Russia o la Russia avrà un vantaggio strategico contro la NATO? La risposta è ovvia.

Considerando tutto questo, non c’è alcuna possibilità al mondo che la Russia non prenda Odessa. Non importa quali accordi verranno proposti, o quali trattati, o altro. Forse c’è stato un momento in cui sarebbe stato possibile. Nella fase 1. Forse ancora nella fase 2. Ma dall’agosto 2022, tutto questo non c’è più. Ci sono stati troppi sacrifici per non andare fino in fondo. In effetti, sarebbe un enorme insulto a tutte le persone che sono morte da parte russa, sia civili che militari.

Tuttavia, ci sarà un momento Odessa. Il momento in cui sarà chiaro a tutti che Odessa non può essere difesa. Riporto qui un elenco incompleto di casi che potrebbero essere considerati un “momento Odessa”:

  • Assedio di Odessa.
  • Crollo delle forze armate ucraine.
  • Crollo dello Stato ucraino.
  • Distruzione completa dell’esercito ucraino.
  • La resa completa dell’esercito ucraino.
  • Tagliare fuori Odessa, più a nord. Ad esempio, la Transnistria.
  • Un avvicinamento a Odessa da parte dell’esercito russo senza più truppe per difenderla da sud.

Questo sarà il momento più pericoloso della guerra. È il momento in cui l’Occidente dovrà decidere se arrendersi all’Ucraina o raddoppiare le forze e intervenire con le truppe occidentali. Questa è essenzialmente la questione se la Terza Guerra Mondiale ci sarà o meno.

Qualunque decisione possa prendere l’Occidente, è insignificante per la Russia, per le ragioni sopra citate. La Russia la accetterebbe, indipendentemente dalla minaccia di escalation dell’Occidente. Anche se ciò significasse la fine della razza umana. Non esiste uno scenario in cui la Russia non prenderebbe Odessa e il mondo non andrebbe in fiamme. Nessuno.

Polli a Odessa

E qui arriviamo al problema. Ho già descritto questo scenario in uno dei miei aggiornamenti operativi. Vedere qui.

Gli americani hanno l’abitudine di entrare in un luogo e rivendicarlo per sempre, solo grazie alla loro presenza. La logica è che se loro sono lì, nessuno oserà mai contestarlo. Ad esempio, per evitare la terza guerra mondiale.

Questo è sostanzialmente vero, e funziona bene, in tutto il mondo. Si veda la Serbia (la nostra provincia, il Kosovo) e la Siria orientale. Naturalmente, ci sono molti altri esempi. Io lo chiamo il “gioco del pollo”.

Ora, perché la 101st divisione aviotrasportata dell’esercito americano è stata dispiegata in Europa orientale? In Romania? La mia personale ipotesi è che siano rimasti inattivi in attesa del momento di Odessa. Se il momento di Odessa si verifica, il governo statunitense (meglio, l’oligarchia statunitense) avrà l’opportunità di spostare la 101st a Odessa.

Perché dovrebbero farlo? La 101st non è in grado di respingere un attacco russo. Potenzialmente potrebbe guadagnare tempo fino a quando gli Stati Uniti non saranno in grado di mobilitare una grande forza in Romania per dare il cambio. La verità è che una tale forza non esiste e non potrebbe dare alcun sollievo. Oggi la Russia ha capacità di attacco profondo convenzionale con missili ipersonici inarrestabili. L’intera retrovia europea non è difendibile. Gli americani non sono idioti e i loro pianificatori militari lo sanno.

Allora perché i 101st ? Beh, possono essere dispiegati rapidamente con gli elicotteri e creare fatti sul terreno. Di fatto, creare un grande “gioco del pollo” proprio a Odessa. Questo creerebbe due problemi ai russi:

  1. Se ora i russi attaccassero Odessa e le truppe americane, allora avrebbero scatenato la terza guerra mondiale dal punto di vista occidentale. Questo serve soprattutto al pubblico civile di tutto il mondo per misurare come è iniziata una guerra mondiale e come si sarebbe potuta evitare. Nessuno si chiederà perché gli americani sono entrati in azione dopo che i primi missili hanno iniziato a volare. Potrebbero chiedersi chi ha sparato per primo, ma non importa. Tutti sarebbero morti comunque nel fuoco nucleare.
  2. Come ho già sottolineato sopra, Odessa è una città storica cruciale e meravigliosa per la Russia. In effetti, la Russia non vuole combattere in tali città, per preservarle. Se gli americani si trasferissero, la Russia sarebbe costretta a distruggere Odessa, per mandarli via. Ancora una volta, a questo punto non ha più importanza.

Questo “Piano Polli” sarà attivato dagli americani? Non lo so. Se pensano che la Russia si tirerà indietro se entreranno in azione, allora potrebbe accadere. Ma questa informazione sarebbe sbagliata e l’escalation avrebbe inizio. Personalmente non credo ancora, a giudicare dal clima politico, che si possa innescare. Ma questa valutazione potrebbe cambiare in qualsiasi momento. Per ora non voglio lanciare alcun avvertimento.

Ammesso che un simile “Piano Pollo” venga innescato dagli americani, resta da chiedersi quale strategia sceglierebbero i russi per farli uscire da lì. Ecco alcune possibilità:

  • I tempi per una soluzione diplomatica potrebbero essere molto brevi, ma non tali da lasciare Odessa in mani occidentali. Più probabilmente, un qualche tipo di scambio geopolitico da qualche altra parte per preservare l’umanità. Per breve intendo non più di 48 ore. L’esercito russo non può aspettare che le brigate e le divisioni corazzate americane si radunino in Romania per farle entrare in Ucraina e dare il cambio ai paracadutisti (101st ) a Odessa.
  • Un attacco diretto a Odessa, semplicemente radendola al suolo con tutto quello che c’è dentro, per non dare agli americani il tempo di raggiungere i loro paracadutisti. Una soluzione dolorosa.
  • Aumentare il quadrante del dolore per l’America in tutto il mondo per costringerla a ritirarsi volontariamente. Quindi, l’affondamento della Marina statunitense (che potrebbe essere innescato in qualsiasi momento dalla Russia con i suoi missili ipersonici a lungo raggio), il bombardamento di tutte le basi statunitensi scarsamente protette in tutto il mondo, con particolare attenzione alla manodopera e alle attrezzature e la distruzione dell’intera infrastruttura della NATO in Europa con armi a stallo.

Non c’è nulla che si possa fare contro di essa, poiché attualmente non esiste una tecnologia in grado di abbattere i missili ipersonici. Questa strategia è limitata solo dal numero di missili disponibili. Non so quanti ne siano stati prodotti finora.

Vedete, sarebbe molto meglio se l’Occidente accettasse semplicemente la restituzione di una città russa alla Russia. Voglio essere diretto. Non voglio vedere né un momento Odessa né un tentativo russo di espellere i polli.

Un’altra osservazione. Anche Scott Ritter fa spesso riferimento al “momento di Odessa”. Voglio solo sottolineare che qui abbiamo un concetto simile, ma non è lo stesso. Come sicuramente avrete capito da soli.

Prospettive strategiche

Nozioni di base

In questo capitolo voglio presentare alcune considerazioni strategiche.

La Polonia e le sue opzioni

Penso che prima si sia pensato di intervenire direttamente in Ucraina occidentale attraverso la Polonia. Non per combattere i russi, ma per assicurarsi il territorio. E penso anche che il Presidente Putin abbia detto chiaramente in uno dei suoi primi discorsi durante la guerra, che tali azioni avrebbero scatenato risposte fulminee. Molto probabilmente stava parlando di una pioggia ipersonica sulla Polonia. Queste intenzioni si sono poi spente. Tuttavia, sembra che la Polonia sia ancora desiderosa di impadronirsi di alcune parti dell’Ucraina che la Polonia considera ex territori polacchi.

Questo, ovviamente, è un fatto interessante.

Perché?

Ebbene, la Russia vuole costringere l’Occidente ad attuare il nuovo progetto di trattato per la sicurezza europea. Quindi, respingere l’influenza della NATO e le infrastrutture militari in Europa orientale. In precedenti articoli ho presentato gli assi economici che potrebbero innescare un collasso politico europeo. Qui presenterò alcune strategie su scala geopolitica.

La Polonia parla apertamente di conquistare gli ex territori polacchi. La Russia sta evidenziando questo fatto nei media. Anche Dimitry Medvedev lo sottolinea spesso sul suo canale Telegram. Ma a parte la sottolineatura, non sembrano esserci molte obiezioni. In realtà, credo che la Russia avrebbe dei vantaggi se la Polonia prendesse l’oblast’ di Lvov. Per prima cosa, guardate la mappa.

 

La Russia potrebbe effettivamente permettere alla Polonia di prendere l’oblast’ di Leopoli indicato sopra. Si tratta di un’oblast’ fortemente impegnata e associata all’ideologia di Stepan Bandera. Sono profondamente anti-russi e si farebbe fatica a chiamarli russi o ex russi. In effetti, accettare, placare e governare questa regione sarebbe un peso per la Russia. Sarà un peso anche per la Polonia, ma loro lo vogliono 😊.

Il grande vantaggio non è quello di governare o di placare il paese. No, il grande vantaggio è che scatenerebbe forti tensioni all’interno dell’UE e della NATO, soprattutto tra la Polonia e gli altri principali Paesi dell’UE, Germania, Francia e Italia. Ricordo un commento del cancelliere tedesco Olaf Scholz nel 2022. Secondo quanto riferito, avrebbe detto privatamente ai polacchi che se insistono sui pagamenti di riparazione da parte della Germania, quest’ultima potrebbe ricordarsi degli ex territori tedeschi che attualmente fanno parte della Polonia. Se la Polonia dovesse conquistare Leopoli, la disputa si inasprirebbe.

Le tensioni nell’UE e nella NATO contribuiscono assolutamente all’attuazione del nuovo progetto di trattato per la sicurezza europea. Non volontariamente, ma con la forza diplomatica 😊 Quindi, potrei davvero immaginare che una tale mossa possa avvenire se i polacchi lo vogliono davvero, ma in accordo con la Russia, non contro la volontà della Russia.

Si tratta di due vincoli importanti:

  1. Gli oblast a nord di Lvov non devono essere toccati dalla Polonia. Sono zone cuscinetto e di sicurezza per la Bielorussia.
  2. Anche gli oblast a sud di Lvov non devono essere toccati dalla Polonia. Sono le porte geopolitiche degli Stati dell’Europa orientale. Quindi, per dire, ponti terrestri attraverso Stati che non sono controllati dall’Occidente. L’Ucraina occidentale (da fare), l’Ungheria (si libererà non appena il ponte di terra sarà stabilito) e la Serbia (lo stesso).

Se la Polonia rivendicasse questi territori, ci sarebbe una risposta fulminea da parte del Presidente Putin. Credo che il messaggio sia stato chiaro per la Polonia.

L’ho già spiegato nella mia analisi della Fase 3. È possibile che l’Ucraina occidentale (meno Lvov) non si unisca alla Russia. Chi lo sa? Ma certamente sarà presa, smilitarizzata e denazificata. In seguito, potrebbe essere rilasciata in una sorta di pseudo-indipendenza, con basi militari russe sul suo territorio, per garantire questo stato. Ma questo “Paese pseudo-indipendente” sarebbe cruciale perché sarebbe la porta della Russia verso l’Europa orientale. Il suo ponte di terra.

 

Ungheria, Serbia e la fine della NATO

E qui arriviamo direttamente a questi ponti terrestri e alle rotte commerciali.

Prima di iniziare, vorrei ricordarvi i miei articoli “Economia e Imperi 1” e “Economia e Imperi 2”.  In sostanza, Serbia e Ungheria sono attualmente ostaggio dell’Occidente. Essendo paesi senza sbocco sul mare, anch’essi ostaggi dell’America, ma più sottomessi di altre nazioni europee, la Serbia e l’Ungheria non possono sviluppare una politica estera o un commercio estero indipendenti. Se non fanno quello che viene detto loro, possono succedere molte cose oltre all’azione militare:

  • Ricatto
  • Intimidazione
  • Blocco delle rotte commerciali
  • Rifiuto di forniture critiche
  • Chiusura dello spazio aereo

E tutto questo senza ammetterlo apertamente, ma inventando motivi. L’Occidente ama usare la Croazia per le restrizioni commerciali contro la Serbia in direzione dell’Europa. La Croazia allora inventa dei motivi per cui i camion serbi non possono attraversare la Croazia. E cose simili.

Questo è il motivo per cui la Serbia è stata costretta in questi anni a dire che vuole entrare nell’UE, anche se il popolo non lo vuole. Questa fedeltà è richiesta dall’Occidente, per non mettere nuovamente sotto pressione la Serbia.

E qui entra in gioco la guerra in Ucraina e l'”Ucraina occidentale”. Se la Russia riesce ad assicurarsi il ponte di terra verso l’Ungheria nell’Ucraina occidentale, allora tutto il castello di carte costruito sul ricatto dell’Ucraina orientale crolla. La Russia avrebbe attraverso l’Ungheria, che ha problemi simili a quelli della Serbia anche se l’Ungheria fa parte dell’UE e della NATO, un accesso diretto alla Serbia.

Permetterebbe alla Serbia e all’Ungheria di scegliere liberamente con chi commerciare e intrattenere relazioni. Di conseguenza, l’intero heartland sarebbe aperto a questi Paesi. E con essi gli Stati della SCO e dei BRICS. L’Occidente non potrebbe più minacciare questi Paesi bloccando loro il commercio e le forniture e, in caso di minacce militari, la Russia potrebbe dispiegare truppe o fornire assistenza militare illimitata attraverso il corridoio.

Tuttavia, potrei immaginare truppe solo in Serbia perché è uno Stato fratello. Questa sarebbe una parte importante della soluzione del problema del Kosovo, che è una provincia della Serbia occupata dall’Occidente. Oggi la NATO può minacciare la Serbia di bombardarla nel caso in cui protegga i suoi cittadini in Kosovo. Se la Serbia avesse un accesso diretto via terra e via aerea alla Russia, le cose sarebbero completamente diverse. A parte questo, la Russia ha lasciato il percorso imperiale con l’Unione Sovietica, il che è positivo! La Russia non spenderà più sangue e denaro per mantenere un impero lontano.

Esattamente questo sarebbe la morte dell’UE e della NATO. Perché? Guardate la mia seconda mappa.

 

  • Le linee nere rappresentano le nuove rotte commerciali principali con i Paesi “secessionisti” iniziali, Serbia e Ungheria. I due Paesi sono in attesa dell’apertura di queste rotte. Finché non saranno aperte, entrambi i Paesi dovranno sopportare le massicce intimidazioni dell’Occidente.
  • Le linee rosse rappresentano nuove potenziali rotte commerciali tra la Russia (BRICS/SCO) e singoli Paesi dell’Europa orientale. Quando queste nazioni vedranno come la Serbia e l’Ungheria possono sviluppare una politica e un commercio indipendenti, sempre più Paesi europei si uniranno a questo modello e si libereranno dall’influenza/ricatto/colonialismo occidentale. Non appena tutto questo comincerà a sgretolarsi, sarà la fine della NATO e dell’UE. Se a questo si aggiunge la pressione economica, dovuta alle autosanzioni e alla possibile presa di Lvov da parte della Polonia, la NATO e l’UE sono finite. Naturalmente, nessuno deve pensare che un tale processo centrifugo si concluda da un giorno all’altro. Stiamo parlando di alcuni anni.

Non vedete linee con la Romania? Beh, la Romania è di gran lunga la colonia più sottomessa, senza un minimo di volontà propria. Non so quanto possa liberarsi, anche con un accesso via terra alla Russia.

Si potrebbe obiettare che alcuni di questi Paesi (Croazia, Grecia ecc.) hanno già accesso al mare. Sì, ma non hanno accesso terrestre alla Russia. In teoria, potrebbero avere un commercio indipendente. Ma in caso di escalation militare, sarebbero da soli senza il ponte terrestre verso la Russia.

Il rullo compressore della Russia

C’è qualcosa che non dobbiamo dimenticare. La Russia non è ancora mobilitata in un senso ragionevole. Non parlo di mobilitazione totale. La Russia non è ancora mobilitata nemmeno in parte. Ma ricordate una cosa: se l’Occidente costringesse la Russia a trasformare la sua economia in un’economia di guerra, anche la sua società entrerebbe in pieno stato di guerra e se le sue perdite superassero un numero ragionevole, l’Occidente otterrebbe ciò che ha ottenuto dopo Napoleone e Hitler. Una società, un esercito e una macchina da guerra russi che non possono essere semplicemente “spenti” dopo la riconquista dell’Ucraina. Se avete un esercito di un milione o addirittura di due milioni di uomini al confine con la Polonia, questo esercito farà quello che hanno fatto i loro antenati. Marceranno fino a Berlino o anche oltre e metteranno fine alla nuova minaccia alla statualità russa.

Non abbiamo ancora raggiunto questo punto. E se non ci sarà un’escalation che includa truppe occidentali IN Ucraina, non raggiungeremo mai questo punto. Tuttavia, se l’Occidente si impegnasse in un’escalation con truppe occidentali in Ucraina, questo punto potrebbe essere raggiunto facilmente.

Poiché la NATO si sta smilitarizzando su larga scala e presto esisterà solo come quattro lettere su un pezzo di carta, si può immaginare cosa fermerà l’esercito russo sulla sua strada verso Berlino. Niente.

La Russia è abbastanza potente per farlo? Questa domanda è del tutto insignificante. Ricordate cosa succede se la Russia perde militarmente. Considerato lo stato della NATO, non c’è molto che possa fare contro un evento del genere se la Russia combatte a livello dottrinale. In Ucraina è in corso una guerra civile tra russi. Il Presidente Putin ha ripetuto più volte di considerare gli ucraini come fratelli e russi. Per questo motivo si preoccupa che i civili soffrano il meno possibile in un contesto di guerra come questo. Non si dovrebbe nemmeno provare a pensare a quali armi e strategie verrebbero applicate contro una nazione ostile come la Polonia o (riempire lo spazio vuoto). Certamente non una lenta macinazione per distruggere solo l’esercito nemico.

Non importa nemmeno quanto forte la gente griderebbe “ARTICOLO 5”. Non si tratta di un incantesimo che farebbe sparire l’esercito russo. Pensate che ci sarebbe una rappresaglia nucleare da parte degli Stati Uniti? No! L’Europa è un preservativo usato per gli americani. I nuovi ragazzi sono in Asia. L’America non si metterà mai e poi mai a rischio per un preservativo usato. Pardon, per l’Europa.

Ancora una volta, non mi sembra che questo scenario si verifichi. Ma nulla è certo.

Ora ci stiamo avvicinando alla mia conclusione.

Cina

Inizialmente ho detto che ci sarà una terza guerra mondiale. E sì, penso che ci sarà una terza guerra mondiale. Ma dubito, almeno per ora, che si scatenerà in Europa. E dubito anche che il suo campo di battaglia principale sarà in Europa. Anche se ci sarà una battaglia in Europa.

La grande battaglia del nostro tempo sarà in Asia e nel Pacifico. E non oggi, ma nel 2030. La battaglia consisterà nel cacciare gli Stati Uniti da una regione a cui non appartengono. La Cina sta preparando due strategie.

  1. Lo scenario migliore per il mondo sarebbe che i BRICS e la SCO facessero crollare l’economia imperiale americana, in modo tale che essa non possa più sostenere il suo impero e la sua rete di basi militari. In questo modo si ritirerebbe dalle sue basi all’estero, in preda a un collasso economico e sociale. Non fraintendetemi. Non auguro al popolo americano la sua rovina. Assolutamente no! Mi piacciono gli americani (il popolo, non il parassita imperiale) tanto quanto chiunque altro. Mi auguro per il popolo americano che il vostro Paese esca rafforzato dai tempi duri che vi aspettano. Che riusciate a diventare una nazione normale tra le altre e che ogni singolo americano diventi prospero. Questo con normali relazioni commerciali con altre nazioni, senza la necessità di bombardarle per ottenere buone condizioni commerciali.
  2. La seconda opzione è la guerra. Pertanto, la Cina sta costruendo il più grande esercito che il mondo abbia mai visto. Ma non è ancora pronta in termini di quantità o di professionalità/esperienza. Ma lo sarà sicuramente nei prossimi anni, al massimo nel 2030. La Russia, che attualmente sta bloccando l’impero in Europa e lo sta esaurendo, è il più grande regalo che la Cina possa ricevere. Ecco perché la Cina farà tutto il possibile per mantenere questo status. Pertanto, la Cina sta aiutando la Russia ad aggirare la maggior parte delle sanzioni.

E la Russia sta più che restituendo il favore. Sta comprando tempo per la Cina con il suo sangue, come effetto collaterale della sua lotta esistenziale contro la NATO.

Mi fermo qui, perché ho intenzione di scrivere un articolo a parte sulla lotta nella regione del Pacifico. Ma tenete presente quanto segue. Posso fare previsioni più o meno accurate per l’arco di un anno (operativo). Posso spiegare la forma, le probabilità e i confini di una strategia che copre fino a tre anni. L’implementazione effettiva potrebbe essere completamente diversa. E tutto ciò che si scrive, me compreso, che fa previsioni per un periodo successivo ai tre anni (visione), scrive semplicemente favole.

Tuttavia, cercherò di scrivere una simile favola sulla regione del Pacifico in un altro articolo. Ma la segnalo come un’ipotesi e anche come uno scenario possibile tra infiniti scenari possibili. Quindi, dovrete considerarla per imparare i retroscena, ma a parte questo dovrete prenderla con le molle.

Conclusione

Ok, siamo arrivati alla fine dell’articolo. Cercherò di riassumerlo e di fare una conclusione.

La domanda a cui questo articolo cerca di rispondere riguarda la prospettiva che dalla crisi ucraina si sviluppi una guerra mondiale. Vedo una probabilità del 90% che la guerra in Ucraina non si evolva in una guerra mondiale. Purtroppo, il 90% è ancora lontano dalla certezza! C’è ancora la possibilità che l’Occidente cerchi di spingere forze per procura (Polonia, Romania, Germania?) in Ucraina per creare un conflitto “locale”/continentale più grande, mentre gli americani si concentrano sull’Asia. Qui siamo al 5%. E al di sopra di questo, c’è una probabilità del 5% che gli Stati Uniti intervengano direttamente (vedi il momento di Odessa, ecc.), che certamente si evolverebbe in una guerra mondiale istantanea.

  • Pace dopo la sconfitta dell’esercito ucraino (90%)
  • Sviluppo di una guerra tra Russia e proxy europei all’interno dell’Ucraina/Europa (5%)
  • Intervento americano nella terza guerra mondiale (5%).

Ovviamente è ancora troppo alto. Stiamo parlando della razza umana.

In effetti, ci sono due fattori determinanti che decideranno se ci sarà o meno un’escalation:

Il “momento Odessa” e il momento “Ucraina occidentale”.

  • Momento Odessa:

L’Occidente cercherà di fare il possibile per evitare di cedere Odessa ai russi. Questo per considerazioni militari strategiche. Se i russi l’avranno, avranno un vantaggio strategico e un’influenza sulla NATO. Se la NATO la possiede, lo stesso vale per la NATO contro la Russia.

  • Momento “Ucraina occidentale”:

Qui stiamo parlando dell’accesso terrestre della Russia all’Ungheria e quindi alla Serbia. In sostanza, se la Russia lo ottiene, la NATO e l’UE sono finite. La storia. Non immediatamente, ma entro un numero ragionevole di anni.

Posso solo lasciarvi qui e dirvi che quando uno di questi momenti è imminente, iniziate a pregare chiunque stiate pregando.

Tuttavia, voglio concludere questo articolo con una nota positiva. Poiché io sono positivo. Tutto dipende dalle decisioni degli oligarchi degli Stati Uniti. Sono disposti a lasciare andare l’Ucraina o no quando sono minacciati di annientamento globale? Questi signori non sono degli idioti. Certo, vogliono avere potere sugli altri, ma in caso di guerra nucleare, loro e i loro figli non avranno nulla. Esattamente come tutti gli altri.

Anche se sembra che non abbiano la retromarcia e che raddoppino sempre, in questo caso specifico presumo che farebbero la cosa giusta e lascerebbero l’Ucraina. Perché c’è ancora la possibilità di un 10% di escalation? Beh, la Russia (BRICS) è impegnata nella gestione dell’escalation, per fornire un modo sicuro agli americani di passare a uno stato normale.

E qui arriviamo al fatto che nemmeno gli americani e i loro oligarchi possono controllare tutto. È possibile che un gruppo di pazzi, sia in America che in Europa, possa improvvisamente fare qualcosa di estremamente stupido quando sente che la fine è vicina. Si pensi ai polacchi o agli statali baltici o ad alcuni neoconservatori americani estremamente folli. La cosa buona è che non do più del 10% di possibilità a una tale catena di eventi idioti.

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Andrà tutto bene, di Andrea Zhok

Personalmente credo che la regola da adottare verso circenses lobotomici come il cosiddetto “festival della canzone italiana” sia tacerne. Anche parlarne male, nel meccanismo mediatico odierno, significa farlo diventare qualcosa di significativo.
Ma posto che il fuoco di artiglieria su questa grande operazione di distrazione e indottrinamento è comunque massivo, forse ci possiamo permettere una considerazione di cornice, che non nobiliti nessuno dei penosi dettagli della kermesse citandoli.
La prima osservazione da fare riguarda un meccanismo mentale, invalso a partire dagli anni ’80 con l’ingresso nelle vite degli italiani della televisione commerciale. Chiamiamolo l’argomento del “populismo delle élite”. Questo argomento scatta in presenza di critiche e contumelie espresse verso questi circenses, denunciandole come manifestazioni di elitarismo, lontane dal sentire del popolo.
È da quando ho memoria che sento usare questo argomento a molla, per cui se auspichi che qualcuno legga un classico della letteratura piuttosto che la finta autobiografia di un calciatore di successo, che ascolti buona musica invece di spazzatura commerciale, che apprezzi la differenza tra cinematografia di qualità (o, dio non voglia, buon teatro di prosa) rispetto all’ultimo video autopromozionale dell’influencer di turno, se fai questo gesto ti vedi rinfacciare di essere elitista, di non essere in sintonia con il gusto popolare, ecc.
Ed è così che, anno dopo anno, iterazione dopo iterazione di questa scemenza, si è arrivati al fondo del barile, iniziando gaiamente a scavare. Per rendere l’idea, nel mio anno di nascita (1967) il film per ragazzi campione di incassi era “Il libro della giungla” (Disney), oggi è “Me contro Te”.
Il problema dell’argomento del “populismo delle élite” è che è una falsità esiziale che si nutre di un fraintendimento.
Il fraintendimento è che si fa credere che tenere alti i criteri di qualità significhi prediligere dei generi “alti” rispetto ad altri generi. Ma questo è un modo di calciare la palla in tribuna. Non ha senso contrapporre, chessoio, la musica classica al rock, il teatro al cinema, la letteratura entrata nelle antologie a quella contemporanea, ecc. È del tutto ovvio che si trova alta e bassa qualità trasversalmente ad ogni genere, (oddio, per la Trap rimane un’ipotesi da dimostrare, ma diciamo in generale.)
C’è della “musica seria” contemporanea che è solo boriosa trasposizione in pubblico di un’officina di sperimentazione autoreferenziale che ha bisogno dei sottotitoli per significare alcunché, e c’è musica pop che ha prodotto capolavori.
La falsità (e nocività) in questo argomento sta nel fatto che il “gusto popolare” non è una realtà fissa e intrinsecamente scadente. La letteratura popolare ha creato miti profondi e leggende eterne, la musica popolare ha prodotto danze, canti e cori straordinari, una miniera tutt’oggi saccheggiata per estrarre cellule armoniche, melodiche e ritmiche. Il gusto popolare non è una realtà stabile: cresce o decresce, matura o degenera. E la prima forma per qualificare, educare, far maturare le qualità cognitive e la sensibilità pubblica è esporre le persone ad opere di qualità. (Ed ora, per piacere, risparmiatemi gli zebedei dai colpi di “e-chi-lo-dice-che-quella-è-qualità-è-qualità-per-te-non-per-me-il mio-idolo-è-bombolo”).
La scelta di cercare e proporre il livello più basso possibile ponendolo come “naturalmente popolare” è una scelta specifica, una scelta di politica culturale che produce una sistematica degenerazione delle anime. L’abbrutimento del mondo è in effetti la prima condizione per far accettare alla gente tutto il resto: l’arte e la letteratura di qualità consentono alle persone di esplorare modi di sentire e di vedere più perspicui, di percepire la possibilità di forme di vita superiori. Ma guai a lasciar vedere agli schiavi che lavorano nelle viscere della terra la luce del sole, perché potrebbero non voler più rientrare nel fango e nelle tenebre.
La cosiddetta “cultura popolare” odierna non è affatto popolare, non ha niente di spontaneo e non ha nulla a che vedere con una produzione “dal basso”. Si tratta di produzione industriale seriale, fatta cadere dall’alto da multinazionali dell’intrattenimento, che simultaneamente costruiscono personaggetti spendibili nelle proprie “pubblicità progresso”, personaggi su cui gli schiavi possono proiettarsi e trovare conferma che sono “nel posto giusto” e, soprattutto, che “non vi sono alternative”.
Le linee direttive di fondo che guidano l’intrattenimento per il bestiame di riferimento sono tre: bisogna comunicare che “è tutto a posto così com’è”, bisogna garantire che “ci stiamo già prendendo cura dei più alti ideali”, e bisogna far balenare l’idea che “c’è spazio per la spontaneità e per la massima libertà”.
Per fare qualche esempio con riferimenti puramente casuali a cose e persone. Monologhi piacioni da parte di qualche giullare di regime che spiegano la bellezza di una costituzione che viene straziata tre volte al dì nelle forme più spudorate servono a comunicare l’idea che “è tutto a posto” e che “abbiamo a cuore i più alti ideali”. In un paese che ha massacrato senza ritegno il diritto al lavoro, il diritto alla salute, la libertà di insegnamento, la libertà di parola, la libertà di stampa, la libertà terapeutica e che chiama le guerre cui partecipa incostituzionalmente da decenni “azioni di pace”, è necessario che qualcuno metta in campo di quando in quando una sviolinata falsa come Giuda sulla “Costituzione più bella del mondo”.
Similmente il florilegio di libertà in scatola, di trasgressioncelle a cottimo in cui si esibiscono “artisti” fatti a macchina è il modo in cui si rassicura il gregge intorno all’esistenza di spazi di spontaneità e di tolleranza. C’è quello che per l’ennesima volta, stancamente, spacca una chitarra, quello che si presenta in reggicalze, quella che recita in finto nudo, ecc. ecc. infinite spossate ripetizioni di simulacri di libertà, conformismo dell’anticonformismo.
L’intrattenimento è da almeno mezzo secolo – lo notava già Günther Anders – la forma primaria di indottrinamento e conformazione. Da tempo si sa che l’indottrinamento attraverso l’asserzione diretta produce resistenza. Invece l’intrattenimento produce i suoi effetti scivolando negli interstizi dell’attenzione, nella forma dell’implicito, dello sfondo, del collaterale.
L’odierno intrattenimento è un’operazione non semplicemente di rincoglionimento (è anche questo naturalmente), ma soprattutto è un’operazione sistematica di castrazione mentale. L’intero spettro dei luoghi dove si può e si deve “lottare” viene spostato in aree protette, innocue per chi detiene il potere, dove la plebe dedica gli ultimi ritagli di mente, tra una corvè e l’altra, alla rivendicazione di diritti sott’olio e libertà sponsorizzate.

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RAGION DI STATO E RAZIONALISMO GIURIDICO, di Teodoro Klitsche de la Grange

NOTA

Questo breve saggio era stato pubblicato sul n. 3/2001 di “Palomar”. Lo
si propone perché presenta spunti d’attualità.

Teodoro Katte Klitsche de la Grange

RAGION DI STATO E RAZIONALISMO GIURIDICO

  1. Malgrado le vicende del secolo scorso, in particolare le guerre mondiali e i regimi totalitari poterebbero contraddirlo, è un fatto che l’idea di Stato e la realizzazione della stessa è un’opera, a un tempo, in larga misura della ragione e del razionalismo (politico e giuridico) dell’età moderna.

Non a caso, appena nato lo Stato, per definire a un tempo il criterio di azione di questo e del Principe, si usò l’espressione “Ragion di Stato”; ma non è men vero che se essa individua il dovere e la “bussola” del governante (e in larga misura l’ambito, anche giuridico, dei poteri del medesimo) quello moderno è, insieme, mutuando il titolo di un’opera di Fiche, uno Stato secondo ragione. Anche se sull’esatta definizione di questa espressione e su cosa s’intenda per essa, è bene capirsi, per non confondere la ragione “storica” e “concreta” con le costruzioni intellettualistiche, (e nelle intenzioni, spesso utopiche), di cui la modernità ci ha fornito una pletora di esempi (al punto che De Maistre, affermava di non conoscere, nell’epoca pre-rivoluzionaria, un giovane letterato che non avesse scritto almeno un trattato di pedagogia e una costituzione); mentre il carattere peculiare della ragion di Stato, è sì d’essere “razionale”, ma di esserlo in una situazione data e su presupposti concreti, ovvero di costituire la regola di scelta in un contesto reale; è cioè l’applicazione – conseguenza del realismo politico, e non dell’intellettualismo utopico (e ucronico).

Se la ragion di Stato è nient’altro che la “tecnica” di difesa dell’unità politica e della sicurezza collettiva ed individuale (salus rei publicae suprema lex esto), lo strumento principale con cui si è attuato e garantito quelle è, per l’appunto, lo “Stato secondo ragione”, attraverso la progressiva e costante “razionalizzazione” delle strutture pubbliche. Funzionalizzazione, de-patrimonializzazione, centralismo, legalità, burocratizzazione sono state le principali vie percorse per innestare sul vecchio ceppo delle monarchie feudali la razionalità funzionalistica di un apparato che è, in larga parte, il prodotto di un processo cosciente (ed autocosciente) di costruzione della “gran macchina”, dell’ “uomo artificiale” concepito per la sicurezza (e il benessere) collettivo. Questo è nel contempo il risultato della secolarizzazione o meglio, in relazione al tema qui trattato, del weberiano “disincanto del mondo”, della cesura del legame tra cielo e terra; chiaro nella sfera politica, lo è meno, ma di poco, nell’ambito giuridico, probabilmente perché la razionalizzazione del diritto e del processo, nella cristianità occidentale, ha preso l’avvio diversi secoli prima della “scoperta” dello stesso termine di Stato (e della, di poco successiva, “Ragion di Stato”), ed è la risultante della recezione del diritto romano (del Corpus juris) e dello sviluppo di quello canonico. Ambedue costruzioni razionali, ancorché l’una “Deo auctore”, secondo l’espressione di Giustiniano, l’altro ordinamento di una  ierocrazia; ma al riguardo occorre notare che, ancora, la concezione del monarca (e del magistrato) come rappresentante di Dio, tipica della Riforma e, in parte anche, della Controriforma, fornisce la base legittima e “sacra” per la prima fase della razionalizzazione politica (e la seconda di quella giuridica)[1].

Per cui la stessa razionalizzazione “politica” ha un fondamento “aperto alla trascendenza”. Ciò non toglie che l’una (e l’altra) si fondino, come detto, sul “disincanto del mondo”, sulla costruzione di decisioni razionali, su presupposti realistici e razionalmente argomentati, su responsabilità umane, con l’esclusione sia di interventi “magici” o “divini”, che di norme non aventi una “promulgazione”, o un consenso all’applicazione, da parte dell’autorità sovrana.

  1. In questi termini, il razionalismo giuridico si coniuga con la razionalizzazione prodotta dallo Stato, che è, in primo luogo e, a un tempo, sia separazione-delimitazione (tra interno ed esterno, tra potere temporale e spirituale) che centralizzazione.

Il primo aspetto è stato ampiamente considerato, nei suoi aspetti (politici e quel che più interessa, giuridici) da Thomas Hobbes. Questi rifiutava sistematicamente di considerare vincolante qualsiasi norma che non fosse legge di natura o comando del Sovrano, negava di conseguenza che fosse norma applicabile quella non proveniente (anche se tacitamente assentita) dall’unica autorità sovrana e che altre autorità avessero il potere di emanarle (nell’ambito dell’unità politica). Con ciò impediva la possibilità di conflitto tra centri diversi di (potere e) produzione normativa. A un sovrano corrisponde un solo diritto applicabile dallo stesso e dai giudici da questi istituiti. Daltro canto fa parte dello spirito dell’epoca, e in larga misura della modernità, ritenere che “non vi è mai tanta perfezione nelle opere composte di pezzi fatti da artefici diversi quanto in quelle costruite da uno solo”, come scriveva Cartesio[2]. Così la semplificazione andava di pari passo con la razionalizzazione. E con la centralizzazione: la quale non è identificabile solo con la struttura dello Stato francese, ovvero di quello che più coerentemente l’aveva e l’ha perseguita e realizzata, ma è connaturale alla stessa idea di Stato; anche se le forme per la sua realizzazione sono le più diverse, e spesso fanno ampio spazio a poteri decentrati ed autonomie regionali e locali. Tuttavia il “monopolio della violenza legittima” (il che significa anche dell’esecuzione delle pretese)  ed alcuni istituti ed uffici particolarmente significativi come, per esemplificare, le Corti supreme uniche (Cassazione, Consiglio di Stato) e il potere generale di annullamento amministrativo sovente riconosciuto all’organo statale apicale, ne sono la conferma per gli aspetti non solo politici, ma anche giuridici. Ed ancor più le “codificazioni” con le quali, dal ‘700 in poi, si sostituiva al diritto di formazione dottrinale-giurisprudenziale e consuetudinaria, una legislazione unitaria, emanata dall’autorità sovrana, di guisa che dal XIX secolo in poi non poteva generalmente più affermarsi quanto scriveva, sul finire del secolo precedente, il giovane Hegel della Germania pre-napoleonica, che si cambiava il diritto con la frequenza con cui si sostituivano i cavalli della diligenza.

D’altra parte Thomas Hobbes  non è stato solo il più conseguente teorico della sovranità, ma anche quello di un diritto razionale, sia perché chiaro ed applicabile, sia perché giusto (in quanto razionale o almeno ragionevole). In particolare nei capitoli XXVI-XXVIII del “Leviathan” ne elabora alcuni principi, quali la comprensibilità (“perché altrimenti un uomo non saprebbe come obbedire”) la conoscibilità (la legge positiva deve essere pubblicata, secondo la nota tesi di S. Tommaso) la non obbligatorietà delle “leggi positive divine” (cioè quelle oggetto di “rivelazione”) non “recepite” e “comandate” dal sovrano; il principio nulla poena sine lege; tutti caposaldi del diritto dello Stato moderno; meno attenzione Hobbes dava agli aspetti organizzativi e, per così dire, “professionali”, dato che l’esempio della organizzazione giudiziaria inglese non lo induce a preferire il magistrato “giurista” (cioè esperto di diritto) rispetto al giudice non professionale. La coniugazione tra sovranità e razionalismo giuridico è evidente anche in Rousseau: all’onnipotente legislateur corrispondono i caratteri intriseci della loi: conoscibile, durevole, chiaramente applicabile. Così anche nei giacobini la dittatura sovrana della convenzione si associa all’aspirazione alla semplificazione ed alla chiarezza legislativa. Anche se tra la concezione della sovranità e il razionalismo giuridico non c’è un rapporto di implicazione necessaria (ben può esistere un Sovrano che governi in base ai principi del “sultanismo” e della volontà arbitraria come nelle monarchie dispotiche orientali) tuttavia il rapporto, nell’età moderna, è stato costante, sia sotto l’aspetto delle realizzazioni pratiche, che sotto quello teorico. Allo sviluppo dello Stato sovrano moderno corrisponde quello del razionalismo giuridico; i teorici del primo , di solito, sono gli stessi che auspicano il secondo. Questo nesso è verosimilmente rafforzato dall’identità dei poteri che sovranità e razionalizzazione limitano e riducono: i poteri “intermedi”, “indiretti” e “spirituali” progressivamente privati dallo Stato sia della possibilità di regolare e giudicare, sia di eseguire coattivamente le loro pretese. Alla soluzione del problema politico, risolto dall’unità del comando, è corrisposta così quella, giuridica, della razionalità – sia del comando che dell’obbedienza: quest’ultima garantita in primo luogo, dall’unità di quello.

  1. Max Weber ha delineato i postulati del razionalismo giuridico, con particolare, ma non esclusivo, riferimento alla pandettistica[3]; sempre allo stesso Weber notoriamente dobbiamo le analisi del “tipo” di potere dello Stato moderno, ovvero quello razionale-legale con amministrazione (prevalentemente) burocratica, che è l’altro volto della razionalizzazione politica e giuridica; e l’individuazione del carattere distintivo del diritto borghese (e della funzione giudiziaria), costituito sia dalla “misurabilità” delle norme che dalla previsione di una puntuale applicazione delle stesse da parte del giudice “professionale ed esperto”, bouche de la loi. Tali principi, valevoli sia per un diritto codificato (continentale), sia per un sistema basato sull’autorità del precedente (come quello anglosassone), trovano comunque le proprie condizioni irrinunciabili da un lato in norme giuridiche, come scriveva Thibaut, chiare, inequivocabili e, complessivamente esaurienti, dall’altra nella razionale applicazione di esse da parte di giudici (competenti ed) indipendenti da tutti fuorché dalla legge medesima: ambedue caratteristiche dello Stato (borghese) di diritto, con la sua concezione della legge (che è tale perché ha precise “qualità”); e del giudice “bouche de la loi”. Il razionalismo giuridico trova pertanto le condizioni più favorevoli al proprio sviluppo nella fase “liberaldemocratica” dello Stato, cioè quella che inizia con la rivoluzione francese (anticipata, per certi aspetti che qui interessano, dall’Illuminismo); e trova il proprio “punto d’Archimede” nell’ethos e nelle istituzioni politiche della borghesia, al di fuori delle quali non è (compiutamente) realizzabile: il legame con lo Stato (e la politica) moderna ne è confermato.

Proprio al periodo immediatamente precedente la rivoluzione risalgono le prime codificazioni dell’età moderna, frutto, come cennato, del secolo dei Lumi, e diffusesi nei decenni successivi. Coerentemente con l’esigenza di “stabilità” della legislazione borghese (necessaria al capitalismo) alcuni di quei codici pre e post-rivoluzionari sono tuttora in gran parte vigenti. Le necessità di “sistematizzazione” e di “sicurezza” che stanno alla base delle codificazioni in genere, e di quelle in particolare sono state descritte da Max Weber; ed a questi, come a Tarello, dobbiamo l’osservazione, d’esser spesso state osteggiate dal ceto dei pratici del diritto, dei “causidici” che sovente trovano occasioni di lucro nelle situazioni d’incertezza ed oscurità del medesimo[4].

4 Così come aveva trovato l’ “ambiente” più favorevole nelle istituzioni dello Stato borghese, così il razionalismo giuridico l’ha perso in quello del XX secolo: in modo evidente negli Stati totalitari, in forma meno netta e decisa (“correttiva”) altrove. Quanto alle ideologie totalitarie queste negano proprio quei due caposaldi della legge “qualificata” e della neutralità/indipendenza del Giudice; e più in generale negano (riducono) l’essenza dello Stato (come “idea direttiva”, non come apparato di coazione, chè, anzi, è esasperato). Così che la legge debba essere interpretata in conformità ai principi della rivoluzione o del regime, significa renderne assai incerta l’applicazione; che questa poi possa essere modificata con disposizioni varie (dall’ “ordnung” al “befehl”, alle norme “interpretative” del Praesidium del Soviet supremo) e se ne teorizzi anzi la mutevolezza a seconda dello stadio raggiunto dalla rivoluzione (o della situazione) è l’esatto contrario del roussoviano “imiter les immuables décrets de la divinité”; peraltro una certa, marcata, inclinazione alla weberiana “razionalità materiale” (che spesso si trasforma nel contrario) serve anch’essa a vanificare quella “formale” legando la decisione del giudice a principi di carattere etico, politico o utilitaristico. In quei regimi, poi, parlare di neutralità/indipendenza del giudice era umoristico più che assurdo: basta leggere una delle costituzioni (qualsiasi) degli Stati del “socialismo reale” – veri reperti di archeologia giuridica – per rendersi conto che il sistema giudiziario era di nomina – e sotto controllo – politico.

Ancor di più, è connaturale a comunismo e nazismo – le forme più coerenti di totalitarismo – negare (o limitare) l’idea direttiva dello Stato[5]. Il primo perché è un’ideologia dell’estinzione dello Stato: nella società comunista vagheggiata, lo stato di perfezione impedirà l’insorgere di conflitti (dovuti, notoriamente, al meum e tuum individuale), o se insorti ne consentirà la conciliazione ad un arbitro non “professionale”, dotato di bontà  e rettitudine naturale. In questa utopia, giudici ed avvocati “tecnici” sono altrettanto superflui di polizie e eserciti professionali. Nel nazismo, lo Stato più che forma dell’unità politica, è la macchina asservita al Führer ed al Bewegung, vere componenti attive (cioè politicamente decisive) dell’unità politica a tre “membra” come ricostruita da Carl Schmitt[6]. Il che conferma che, sviluppato (ancorché non esclusivamente) nello Stato moderno, il razionalismo giuridico deperisce con quello.

Sotto un diverso profilo il nesso tra Stato moderno (in particolare liberal-democratico) e razionalismo giuridico è dato dall’identica sottesa concezione della natura umana (e del potere pubblico). Nell’ideologia dello Stato moderno alla concezione “problematica” dell’uomo, come esposta da Machiavelli (che non cade né nel paradosso dell’uomo buono per natura, ma neppure nel pessimismo antropologico protestante), corrisponde, da un canto che un solo potere, quello sovrano, non ha bisogno di avere ragione per far eseguire le proprie decisioni, dall’altro che tutti gli altri, devono “giustificare” le proprie decisioni, sulla base delle norme emanate, o consentite dal primo. E tranne il sovrano, vige per lo Stato liberal-democratico la regola, esposta nel 51° saggio del “Federalista” laddove si legge “se gli uomini fossero angeli non occorrerebbe alcun governo. Se fossero gli angeli a governare gli uomini, ogni controllo esterno o interno sul governo sarebbe superfluo. Ma nell’organizzare un governo di uomini che dovranno reggere  altri uomini, qui sorge la grande difficoltà: prima si dovrà mettere il governo in grado di controllare i propri governanti, e quindi obbligarlo ad autocontrollarsi”.

Dato che per l’appunto i funzionari pubblici non sono degli angeli, ovvero non sono dotati di moralità ed intelligenza superiore a quella degli amministrati, si pone il problema delle giustificazioni e dei controlli, in modo non esclusivo, ma sicuramente assai più acuto che in altre forme  politiche. La motivazione, il richiamo alla norma “superiore” in minor misura lo stesso contraddittorio, l’uso di regole logiche e così via sono le garanzie che oltre a norme “misurabili” le stesse decisioni prese siano “controllabili” e “verificabili” (in particolare rispetto alle norme – alle leggi – applicabili, che impone la rispondenza della decisione al parametro “astratto”). In una forma di potere carismatico o tradizionale, tale esigenza non sussiste o lo è in misura ridotta. Il “profeta” può giustificare la propria decisione sulla rivelazione divina, o su un sogno; il cadì su un detto del Profeta più o meno applicabile al caso; Sancho Panza col buonsenso e la furbizia del contadino; ma il funzionario – amministrativo o giudiziario – dello Stato moderno ha il dovere di farlo in base alle norme, sia attributive di competenza, che di “merito”, razionalmente interpretate e sa fatti comprovati. Gli uni e gli altri molto più controllabili di profezie, sogni, esempi o detti, sia dal destinatario della decisione che dall’autorità di verifica (superiore “gerarchico”).

  1. Il razionalismo giuridico ha pertanto trovato nel secolo passato avversari meno diretti, aperti e determinati delle ideologie totalitarie, ma, a dispetto della minore incidenza, più persistenti e duraturi.

Si può identificarli, in generale, con alcuni presupposti – e conseguenze – delle ideologie del c.d. “Stato sociale” (altrimenti connotato come “Stato totale quantitativo” da Carl Schmitt); in particolare, per l’Italia, quelle ideologie hanno fortemente condizionato la prassi legislativa e l’evoluzione istituzionale della Repubblica. Connotato comune è l’aumento d’importanza della razionalità materiale rispetto a quella “formale” verso la quale quella viene fatta giocare in contrapposizione; e in effetti lo è oggettivamente, come  rilevato acutamente da Max Weber. Secondo il quale legislazione e giurisdizione “sono materialmente irrazionali quando per la decisione assumono rilevanza valutazioni concrete del caso singolo – siano esse di natura etica, affettiva o politica – e non invece norme generali”. Ma anche il diritto razionale può essere tale o formalmente, ossia perché individua le caratteristiche giuridicamente rilevanti “attraverso un’interpretazione logica, dando luogo alla formazione e all’applicazione di concetti giuridici definiti sotto forma di regole rigorosamente astratte” o in senso materiale. Ma questo non fa che accrescere “l’antitesi rispetto alla razionalità materiale. Quest’ultima implica infatti precisamente che la decisione delle questioni giuridiche deve essere influenzata da norme di dignità qualitativa diversa dalle generalizzazioni logiche di interpretazioni astratte – cioè da norme come imperativi etici o regole di opportunità utilitaristica e di altra specie, o massime politiche – che infrangano sia il formalismo della caratteristica esteriore, sia quello dell’astrazione logica”. In realtà nella legislazione italiana contemporanea troviamo sia elementi di irrazionalità materiale (in misura minore ma non trascurabile), sia, come cennato, il tentativo (l’espediente) di contrapporre la razionalità materiale a quella formale.

In un ordinamento giuridico coerente sia questa che quella (come, in certa misura, anche la valutazione concreta del caso singolo, ovvero il “materialmente irrazionale”) trovano una collocazione “armonica”. Così la discrezionalità (soprattutto amministrativa) viene esercitata in base ai presupposti “circoscritti” ed alle finalità determinate formalmente (cioè essenzialmente in base al principio di legalità), nell’ambito consentito dalla legge.

Quando invece si giustifica l’inosservanza o la disapplicazione di una norma legislativa, per le nobili finalità esternate dall’interprete (lottare contro la mafia, la criminalità, la plutocrazia, o più semplicemente provvedere per il bene di tutti, determinato dall’esegeta) si ha l’esempio di come l’una possa contrapporsi all’altra.

Quel certo eudemonismo, quell’aspirazione più intensa a realizzare la giustizia anche sociale sono elementi suscettibili d’introdurre e che spesso introducono dei discordi parametri valutativi nelle decisioni pubbliche. Ma è più interessante notare come, nella Repubblica dei partiti, è stata usata la razionalità materiale contro la formale, e come si è ridotto l’ordito del parametro principale di riferimento – la legge – nelle decisioni pubbliche.

Entrambi in modo spesso surrettizio, indiretto, e comunque non del tutto preponderante, sia per l’appartenenza al mondo occidentale (e all’economia di mercato) che per i vincoli costituzionali.

Quanto alla legge, cioè al principale parametro normativo delle decisioni, sono stati largamente disapplicati quei principi della legge “qualificata” tipici del Rechtstaat. Due ne sono i fenomeni più evidenti: la tendenza alla de-codificazione (ovvero alla sostituzione – talvolta totale, ma assai di più, parziale, di testi organici, come codici e testi unici con una miriade di leggi particolari e/o speciali), per cui gli stessi codici “tradizionali” costituiscono soltanto le stelle di prima grandezza di una nebulosa normativa d’incerta visibilità; e quella alla “amministrativizzazione” della legge.

Tra le distinzioni “classiche” dello Stato borghese c’è quella tra legge e provvedimento, la prima ratio, il secondo actio; la prima destinata a regolare situazioni e rapporti in modo durevole, il secondo a soddisfare necessità e bisogni mutevoli e concreti, spesso contingenti. Coerentemente al carattere “materiale” di Stato amministrativo della Repubblica, e non potendosi incidere sui principi costituzionali di legalità e riserva di legge, si è piegata, in larga misura, la legge a divenire essa stessa, nella funzione e nella sostanza un atto amministrativo preso con deliberazione parlamentare.

Basta leggere, tra le tante similari, una delle ricorrenti “finanziarie” per rendersene conto: l’esigenza che “unifica” una congerie di disposizioni disparate, spesso raggruppate nello stesso articolo, è lo scopo “gestionale” di soluzione di uno o più problemi contingenti che certe misure si propongono. A ciò si aggiunge la pletora legislativa, in larga parte determinata sia dalla de-codificazione che dall’amministrativizzazione, ma anche dalla settorializzazione e corporativizzazione (norme fatte per esigenze di piccoli gruppi, pubblici e/o privati); e la vieppiù scadente tecnica legislativa. Di guisa che a trovare nella Gazzetta ufficiale una “legge” che abbia le caratteristiche dei teorici dello Stato borghese (generale, astratta, destinata a durare, chiara, non ridondante ecc. ecc.) vi sono le stesse probabilità che incontrare una vergine in un bordello. In una situazione del genere, il problema più urgente ed essenziale che si pone a chi la deve applicare, non è tanto l’interpretazione, ma la ricerca e la “scoperta” della norma applicabile al caso: con l’inevitabile potenziamento sia della “discrezionalità interpretativa”, cioè della possibilità di scelta, per l’interprete, di due o più soluzioni plausibili, che dell’incremento degli errori.

Quanto alla “razionalità materiale”, nei testi normativi non risulta un deciso incremento di quelle norme, volutamente – e, in parte, anche necessariamente – indeterminate, che consentono all’interprete d’introdurre parametri etici o di opportunità nella decisione (il “comune senso del pudore”, la “diligenza del buon padre di famiglia” e così via); e questo potrebbe consolare, se il diritto fosse un insieme di norme. Ma questo è, in primo luogo, come riteneva Santi Romano, istituzione, cioè la varia e complessa organizzazione dello Stato, con i suoi rapporti di sovra – e sotto-ordinazione, i collegamenti di potere e autorità, la ripartizione di competenze. Se da un lato il clima politico e sociale incentiva o sollecita l’introduzione di regole etiche o di opportunità, anche attraverso il “pluralismo dei valori”; e dall’altro l’istituzione non reprime o, addirittura, facilita certi comportamenti, è naturale che, queste si diffondano nell’applicazione del diritto. Se l’oscurità e la proliferazione delle norme aumentano le incertezze interpretative, queste vengono applicate secondo il filtro dei giudizi di “valore” fatti propri dall’interprete. Il vincolo del funzionario alla legge viene così doppiamente attenuato. Anche perché il “pluralismo dei valori” con cui si delinea un aspetto – importante – del liberalismo, viene qui, trasposto, in modo nient’affatto liberale, dal privato al pubblico.

Se nel “privato” – nella società civile – è del tutto ammissibile la coesistenza di realtà, credenze e “sistemi di valori” diversi, come per esempio, le confessioni religiose – nel “pubblico” si richiede l’osservanza di un “sistema di valori” unitario, che consente solo modesti e parziali aggiustamenti, autorizzati legalmente. Se un cittadino italiano può legittimamente essere musulmano o buddista, un funzionario dello stato civile, pur musulmano o buddista, non può celebrare matrimoni poligamici o “a termine”.

Pluralità di credenze ed opinioni “private” non si trasforma nella pluralità di diritti, doveri e “garanzie istituzionali” tutelati (o imposti) dallo Stato. In realtà un simile “pluralismo” o “politeismo” di valori, oltre ad essere dissolutorio dell’unità e dell’omogeneità, connotati peculiari del pubblico, appare come la giustificazione di un assetto policratico di poteri, organi ed uffici non (o poco) coordinati e autoreferenziali.

Il tutto sfocia poi nel soggettivismo interpretativo, che è proprio ciò che il razionalismo giuridico è vocato ad evitare. Sulle forme in cui il soggettivismo si esercita ed articola, è importante leggere le acute pagine dedicate da Hegel alla fenomenologia della soggettività elevante se stessa ad assoluto “der sich als das Absolute behauptenden Subjektität”, con riferimento alla morale, ma utili anche nel diritto[7]: specie alle “figure” del “probabilismo”, della “buona intenzione”, dell’ “etica della convinzione” e dell’ “ironia romantica”, si possono ricondurre le giustificazioni esternate di una prassi interpretativa che finisce col negare oggettività al diritto e controllabilità alle decisioni, per cui costituisce un catalogo del soggettivismo burocratico: ma, purtroppo, al contrario di quello, più celebre, di Laparello, che si riferisce a un’attività forse non morale, ma piacevole, questo inquadra comportamenti immorali e  – per lo più – dannosi per tutti, fuorché, s’intende, per chi li pone in essere.

Che poi il tutto abbia effetti dissolutori verso lo Stato (di diritto e non) e incrementativi del potere – un potere non, o poco, funzionale all’ordine, in particolare a quello di una società moderna – è altrettanto evidente: lo notava già Hegel, contrapponendo la soggettività “particolare” alla soggettività del potere sovrano “identisch mit dem substantiellen Willen”, proprio perciò garante e conservatrice dell’unità politica, al contrario dell’altra, che la decompone[8]. Quanto al potere, quando chi lo esercita viene dispensato dal’onere di aver ragione – o quantomeno di doverla argomentare logicamente – e dalle correlative responsabilità, è moltiplicato per il numero di coloro che lo esercitano, anche se attenentisi alle loro (più o meno) limitate competenze[9]: invece di avere un Grande Fratello, ne abbiamo qualche centinaia di migliaia, spesso dannosi od inutili, e talvolta avidi: e nel cambio tra l’uno e i molti non c’è da guadagnare.

P.S.. Qualche mese fa suscitò commenti ironici, da parte degli (allora) futuri        oppositori, l’affermazione dell’on. Berlusconi che il suo futuro governo avrebbe operato come “Napoleone e Giustiniano” togliendo dalle leggi “il troppo e il vano”, e ci sia permesso di aggiungere, l’oscuro e l’equivoco. L’immagine più usata dagli oppositori (attuali) fu quella del Cavaliere con lo scolapasta in testa. In effetti per esponenti di partiti che hanno nel DNA l’estraneità ai principi dello Stato democratico-liberale e la diffidenza (a dir poco) verso il razionalismo giuridico, la pretesa di voler fare l’inverso di quanto da loro praticato può apparire incomprensibile e folle, anche perché vi sono tanti interessi (di partiti e di corporazioni) alla conservazione dello statu quo, e quindi l’impresa non sarà facile. Per gente abituata a pesare il potere col bilancino e ad adeguarsi di conseguenza è un argomento decisivo. Ma, a voler infondere coraggio al centro-destra a proseguire in quella (difficile quanto ragionevole) via occorre ricordare il giudizio di Max Weber “che tutte le innovazioni politiche favoriscono le codificazioni”.

Nella misura in cui il governo è innovatore, non può sottrarsi a confermare questa tendenza, a sostegno della quale sta che  la mera enunciazione di essa ha intimorito le forze della conservazione. C’è da sperare, pertanto, che le future azioni confermino la constatazione di Weber.

T.K.

[1] A tale proposito basti ricordare Calvino, il quale definisce così i magistrati – cioè i governanti – “En somme,  s’ils se souvienent qu’ils sont vicaires de Dieu, ils ont à s’emploiyer de toute leur étude, et mettre tout leur soin de répresenter aux hommes en tous leurs faits, comme une image de la providence, sauvegarde, bonté, douceur ed justice de Dieu ”; e Bossuet, che a sua volta, considera il monarca “ rappresentante” di Dio (v. ne “Politique tireé de l’écriture sante” e nel “Sermon sur les devoirs des rois”).

È inutile aggiungere che mentre il primo negava al Papa di rappresentare alcunché, il secondo negava allo stesso di poter intervenire nelle questioni temporali (v. la “Cleri gallicani de ecclesiastica potestate declaratio” secondo l’opinione più seguita, redatta da Bossuet).

 

 

[2] E poco dopo “se Sparta è stata un tempo così fiorente, ciò si deve, non alla bontà delle sue leggi particolari… ma al fatto che dettate da uno solo, tendevano tutte a uno stesso fine”. Discours de la méthode, p. II.

[3] V. Max Weber Wirtshaft und gesellshaft, trad. it., vol. III, Milano 1980, p. 17.

[4] v. G. Tarello Le ideologie della codificazione nel secolo XVIII, III edizione p. 25-26, Genova.

[5] Su questo concetto v. M. Hauriou, La théorie de l’institution et de la fondation (essai de vitalisme social) trad. it., Milano 1967, pp. 14-15.

[6] v. Carl Schmitt, Staat, Bewegung, Volk, trad. it. nei Principi politici del naziolsocialismo, Firenze 1936, pp. 186-190.

[7] Lineamenti di filosofia del diritto, prgf. 140.

[8] Op. cit., prgf. 320.

[9] Evitiamo, per motivi di spazio, di approfondire, nel contesto contemporaneo, l’opinione di Weber sul contributo a ciò delle “ideologie interne di ceto dei pratici del diritto” e degli interessi intellettualistici, che incidono, ovviamente sulla distribuzione del potere e sull’ “onore sociale” (v. M. Weber, op. cit. p. 192 ss.)

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Teatrino da poveracci, di Alberto Scotti

Ci sono avvenimenti, fatti, discorsi nei quali, se hai voglia, puoi leggere con straordinaria chiarezza lo spirito di un’epoca. È certamente il caso del monologo di Chiara Ferragni a Sanremo. C’è dentro tutto, ma proprio tutto, quello che ci contraddistingue:
1) Spleen della mediocrità, anzi proprio della scarsezza. Più sei incapace a leggere, scrivere, recitare, cantare, ballare ecc… più sali in alto e più vieni venerato. Questo perché? Perché le classi dominanti adottano strategie per abbassare sempre di più il livello della cultura popolare. Dunque servono modelli in cui chiunque, anche il più mediocre dei mediocri possa riconoscersi. Mai vista una recitazione/lettura più mal fatta, ridicola, patetica, neanche a un saggio delle elementari. Quindi prima serata nazionale nella trasmissione più seguita dell’anno. Serve un popolo di semi primitivi per far restare in piedi un sistema basato sullo sfruttamento sistematico.
2) Delirio narcisistico patologico e autoreferenzialità totale. Io, io, io, io, io e ancora io. Un mondo di individui soli, tristi, vuoti, perennemente attaccati a un terminale, in lotta con il resto del mondo per un tozzo di pane, che hanno bisogno di pompare, oltre ogni livello di grottesco, il nulla che sono.
3) Sentimentalismo d’accatto / la Narrazione. Narrazione, quella cosa che ha completamente preso il posto dei fatti, della realtà, della razionalità. Una sorta di pensiero magico da poveretti, una globalizzazione della peggior televisione americana divenuta linguaggio ufficiale del potere. Ti fanno lavorare come uno schiavo per due soldi? Ma è bellissimo, sei libero ed è tutta una meravigliosa avventura. La società dello spettacolo di debordiana memoria completamente fuori controllo. Un mondo di palloncini e cuoricini a coprire il puzzo della morte.
4) Vittimismo, piagnisteo. Altro cardine fondamentale dell’ideologia dominante. La funzione è doppia. Uno: rendere gli individui sempre più fragili, deboli, incapaci di lottare, affrontare la vita, sempre rannicchiati in un angolo a piangersi addosso e dipingersi come oggetti di soprusi, vessazioni di ogni genere. Quel che esiste lo si ingigantisce a dismisura, il resto lo si inventa senza ritegno. Tutto è tragedia, offesa, freccia avvelenata che trapassa il cuore. Due: fatti fuori i diritti sociali, vero incubo dei padroni, bisognava inventarsi qualcosa per continuare a mettere in scena la lotta politica. Ecco dunque i difensori dei diritti dei piagnoni in eterna guerra con coloro che vogliono negarli. Inutile specificare che è solo teatrino da poveracci.

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Le sanzioni anti-russe dell’Occidente hanno reso l’India indispensabile per il mercato globale dell’energia, di Andrew Korybko

Era difficile spiegare alla fine dell’anno scorso perché gli Stati Uniti avessero iniziato a ridurre notevolmente la pressione sull’India affinché prendesse le distanze dalla Russia, ma all’epoca si pensava che si trattasse semplicemente di un riconoscimento ritardato della realtà geostrategica e che fosse stato fatto per amore del pragmatismo per mantenere la loro legami strategici. Ora, tuttavia, sembra che il ruolo indispensabile dell’India nel mercato globale dell’energia come intermediario nel facilitare l’ormai tabù del commercio energetico russo-occidentale abbia giocato un ruolo nella ricalibrazione della politica degli Stati Uniti.

I media indiani hanno rivelato a metà gennaio  che il loro paese stava elaborando e riesportando petrolio russo scontato in Occidente, compresi gli Stati Uniti, in una mossa che ha screditato lo spirito delle sanzioni anti-russe di quel blocco de facto  Nuova Guerra Fredda .  La maggior parte degli osservatori ha respinto quei rapporti poiché andavano contro la loro visione del mondo in cui si dava per scontato che il GoldenGolden Billion dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti non avrebbe mai alleviato la pressione sulla Russia facendo in modo che l’India fungesse da intermediario nel loro commercio di petrolio.

“Secondo un esperto citato da Bloomberg nel loro ultimo rapporto intitolato “La nuova mappa del petrolio: come l’India trasforma il greggio russo nel carburante dell’Occidente ”,  “la volontà dell’India di acquistare più greggio russo a uno sconto maggiore è una caratteristica, non un bug, nel piano delle nazioni occidentali per imporre il dolore economico a Putin senza imporlo a se stessi”. Un altro è stato citato dicendo che “i funzionari del tesoro degli Stati Uniti hanno due obiettivi principali: mantenere il mercato ben rifornito e privare la Russia delle entrate petrolifere”.

L’altro esperto ha aggiunto che “Sono consapevoli che le raffinerie indiane e cinesi possono guadagnare margini maggiori acquistando greggio russo scontato ed esportando prodotti a prezzi di mercato. Stanno bene con quello. Questa intuizione di Bloomberg, che è tenuto in grande considerazione come uno dei principali punti vendita al mondo, sposta completamente il paradigma attraverso il quale gli osservatori interpretano la dimensione energetica delle sanzioni anti-russe del Golden Billion.

La “narrativa ufficiale” fino a questo punto era che miravano a mandare in bancarotta il Cremlino nella speranza che interrompesse immediatamente le sue operazioni speciali in corso e forse addirittura ” balcanizzassero ”  se il collasso economico desiderato avesse catalizzato processi socio-politici incontrollabili come durante il tardo anni ’80. Il New York Times ha recentemente ammessoche le sanzioni anti-russe hanno fallito, tuttavia, indicando prove attendibili che l’economia di questo stato preso di mira ha smesso di contrarsi e ha persino iniziato a crescere.

.Di fronte a questi fatti “politicamente scomodi”, era quindi prevedibile a posteriori che la “narrativa ufficiale” avrebbe dovuto cambiare in modo più completo nel tentativo del Golden Billion di “salvare la faccia” davanti alla sua gente, ergo l’ultimo contributo di Bloomberg a questa gestione della percezione fine. Il pubblico è ora indotto a pensare che le sanzioni non abbiano mai avuto lo scopo di mandare in bancarotta il Cremlino, interrompere le sue operazioni speciali o “balcanizzare” la Russia, ma solo erodere un po’ delle sue entrate.

La realtà è che il risultato riportato da Bloomberg è davvero un “bug” e non una “caratteristica” come stanno affermando col senno di poi per disperazione di rivedere la storia per ragioni di soft power egoistiche. Il Golden Billion non ha previsto completamente le conseguenze durature delle loro sanzioni poiché hanno ingenuamente dato per scontato che avrebbero immediatamente mandato in bancarotta il Cremlino, interrotto le sue operazioni speciali e successivamente “balcanizzato” la Russia, nessuna delle quali alla fine è emersa.

Tuttavia, non possono revocare le loro restrizioni economiche unilaterali poiché ciò rappresenterebbe una vittoria senza precedenti per il soft power della Russia, motivo per cui hanno iniziato a sondare il mercato per esplorare soluzioni alternative per garantire l’affidabilità delle loro importazioni, anche se a un prezzo elevato. La politica pragmatica dell’India di neutralità di principio nei confronti del conflitto ucraino in piena sfida alle richieste statunitensi di “isolare” la Russia finì per essere un involontario dono del cielo per l’Occidente in questo contesto.

Se quella grande potenza di importanza mondiale non avesse intensificato i suoi acquisti di petrolio russo nella misura in cui lo ha fatto per resistere agli shock sistemici causati dalle sanzioni occidentali e che hanno destabilizzato dozzine di altri stati del Sud del mondo, allora non ci sarebbe un eccesso di offerta per la riesportazione. Dopo averli aiutati a soddisfare i loro bisogni, che non facevano parte di un “piano generale degli scacchi 5D” tra l’India e l’Occidente, ma il risultato organico di come si sono svolti gli eventi, hanno ridotto la loro pressione su di esso come contropartita.

Era difficile spiegare alla fine dell’anno scorso perché gli Stati Uniti avessero iniziato a ridurre notevolmente la pressione sull’India affinché prendesse le distanze dalla Russia, ma all’epoca si pensava che si trattasse semplicemente di un riconoscimento ritardato della realtà geostrategica e che fosse stato fatto per amore del pragmatismo per mantenere la loro legami strategici. Ora, tuttavia, sembra che il ruolo indispensabile dell’India nel mercato globale dell’energia come intermediario nel facilitare l’ormai tabù del commercio energetico russo-occidentale abbia giocato un ruolo nella ricalibrazione della politica degli Stati Uniti.

Da questa intuizione, si può concludere che l’India è riuscita non solo a resistere alle pressioni occidentali guidate dagli Stati Uniti nei suoi rapporti con la Russia, ma ha anche inconsapevolmente finito per fare un favore al miliardo d’oro nel processo ponendosi in la posizione per garantire l’affidabilità delle loro importazioni di energia. Questa osservazione parla del suo nuovo ruolo di kingmaker nella Nuova Guerra Fredda, che lo conferirà di un’influenza sempre maggiore all’interno della transizione sistemica globale più a lungo continuerà questa lotta.

https://korybko.substack.com/p/the-wests-anti-russian-sanctions

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