Italia e il mondo

Rassegna stampa tedesca 68a puntata a cura di Gianpaolo Rosani

Lo Stern natalizio è più tranquillo e ancora più empatico rispetto alle altre edizioni. Vogliamo dare
spazio a storie non meno intense, che altrimenti potrebbero passare inosservate nel frastuono
della politica berlinese e americana o dover cedere il posto a reportage crudi su sofferenze
incommensurabili.

STERN
23.12.2025
EDITORIALE

Conoscete lo Stern come una rivista provocatoria e spietata quando si tratta di denunciare gli abusi. Ma
anche sfacciata, chiassosa e curiosa quando mettiamo in luce gli aspetti bizzarri ai margini della nostra
società.

Merz sarà anche uno stratega, ma non è certo un politico esperto in liste e precauzioni. Il
cancelliere capisce dell’arte della tattica, del mestiere di tessere reti di alleanze e mantenerle nel
tempo quanto un’oca alla vigilia di Natale. È sempre stato così. Nel 2002 Merz ha lasciato la
presidenza del gruppo parlamentare dell’Unione al Bundestag ad Angela Merkel. In seguito,
offeso, ha lasciato il campo. Non ha tratto insegnamenti tattici da questa esperienza, perché
sconfitte di questo tipo si ripetono.

27.12. 2025
LIBERTA´DI OPINIONE
Un cancelliere senza intuito
Friedrich Merz passa da una sconfitta all’altra. Gli mancano sensibilità tattica e seguaci. Per il governo
questo può rivelarsi fatale, sostiene Jacques Schuster

Friedrich Merz ha una tendenza quasi demoniaca a manovrare la propria esistenza politica in una situazione
senza via d’uscita fin dall’inizio. Da sette mesi ci si stupisce di quanto spesso il cancelliere federale si trovi in
situazioni che avrebbero potuto essere evitate con un orecchio sensibile alle sfumature e ai sottintesi.

Nel complesso, per i giornalisti è diventato più sgradevole o pericoloso esercitare la loro
professione. Ci sono tre ragioni per questo: il modo di trattare i fatti è cambiato. Le società
occidentali sono più polarizzate. La funzione di controllo dei media non è più accettata da alcuni
governi. Per un Trump, un Benjamin Netanyahu o un Viktor Orbán, l’abuso di potere fa
naturalmente parte del loro uso e mantenimento del potere. I giornalisti sono di intralcio, vengono
insultati o limitati nel loro operato, mentre si cerca di ottenere il controllo sui controllori. In
Germania la situazione è ancora buona. Ad eccezione dell’AfD, i partiti principali accettano la
funzione di controllo dei media. Ma ogni giorno assistiamo alla lotta per i fatti e alla polarizzazione
della società.

12.12.2025
EDITORIALE
Odio contro i fatti, odio contro i giornalisti
Gli attacchi ai media sono in aumento. Questo mina le fondamenta della democrazia.

Di Dirk Kurbjuweit
In qualità di caporedattore, vivo nella costante preoccupazione che possa succedere qualcosa a uno di noi.
Il giornalismo può essere una professione pericolosa.

Da un punto di vista formale, è stata una clamorosa sconfitta per la presidente della Commissione
europea Ursula von der Leyen e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, tuttavia il cancelliere si è
detto soddisfatto del risultato. “L’Europa ha capito che l’ora è giunta e ha dato prova della sua
sovranità”. Il ministro delle Finanze tedesco Lars Klingbeil (SPD) ha elogiato le decisioni del vertice
UE: “Alla fine la Russia dovrà pagare per la distruzione causata dall’attacco”. L’UE non è riuscita a
trovare un accordo sulla confisca immediata dei beni statali russi. Questo modello di cosiddetto
prestito di riparazione era stato auspicato dal cancelliere Merz e dalla presidente della
Commissione tedesca Ursula von der Leyen. “A mio avviso, questa è davvero l’unica opzione”,
aveva dichiarato Merz giovedì mattina. Entrambi i politici tedeschi hanno commesso errori gravi
nella preparazione della decisione e sottovalutato l’opposizione di alcuni Stati membri come il
Belgio, dove si trova la maggior parte dei fondi russi congelati. Anche la Francia e l’Italia, con
grande sorpresa dei partecipanti al vertice, si sono improvvisamente opposte. Gli osservatori
considerano l’accordo dell’UE sui beni russi come un segno di debolezza.

21.12.2025
L’Europa finanzia l’Ucraina con debiti comuni
Dopo una lunga disputa, i capi di Stato concordano su 90 miliardi di euro per aiutare Kiev. Il cancelliere
federale Merz non riesce a convincere l’UE a utilizzare i beni russi

Di CHRISTOPH B. SCHILTZ
Il finanziamento dell’Ucraina per i prossimi due anni è assicurato. L’Unione Europea metterà a disposizione
di Kiev un prestito senza interessi pari a 90 miliardi di euro.

Con il piano di riservare i beni russi all’Ucraina, Merz ha ora tentato il grande colpo. L’UE dovrebbe
apparire come un attore geopolitico che tiene testa a Putin e anche a Trump. Il tentativo ha
rischiato di ritorcersi contro: si sono approfondite le divisioni che si sono aperte nell’UE a quasi
quattro anni dall’attacco russo all’Ucraina. Da una parte ci sono la Polonia, i paesi scandinavi e i
paesi baltici, che si sentono direttamente minacciati dalla Russia. Questa volta volevano dare un
calcio a Putin e dimostrare che non si lasciano intimidire. Dall’altra parte ci sono tre Stati che non
vogliono più avere nulla a che fare con la guerra, ovvero Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia.
E poi c’è il terzo schieramento, quello del resto dei paesi, rappresentato in modo esemplare da
Francia, Italia e Spagna: i governanti giurano solidarietà all’Ucraina, ma sono stanchi della guerra
e coinvolti in conflitti interni. Attraverso gli occhi del governo tedesco emerge l’immagine di un’UE
in cui la solidarietà sta svanendo sempre più e la Germania fatica a farsi sentire.

20.12.2025
VERTICE DEL DESTINO
Il piano del cancelliere – affondato come il
“Titanic”
L’UE metterà a disposizione miliardi per Kiev, ma i beni russi rimarranno congelati. La notte a Bruxelles è
andata diversamente da come Friedrich Merz se l’era immaginata. Questo incontro ha anche fornito un
assaggio delle future lotte per la distribuzione delle risorse. Friedrich Merz ha raggiunto il suo obiettivo
principale a Bruxelles: salvare finanziariamente l’Ucraina. Eppure il vincitore di questo vertice UE
proviene da un altro Paese

Di Josef Kelnberger
Perché non così fin dall’inizio? Ottima osservazione, risponde Friedrich Merz venerdì mattina presto, è
davvero un’ottima osservazione.

Non passa quasi un giorno senza che Merz parli da un podio o appaia in un programma televisivo.
Ma quasi altrettanto spesso le apparizioni del cancelliere lasciano il pubblico perplesso: cosa ha
detto questa volta? Senza alcun senso o scopo apparente, al cancelliere sfuggono continuamente
frasi che dovrebbero suonare incisive, ma che lo mettono regolarmente in difficoltà. Questi
incidenti retorici hanno una caratteristica comune: Merz associa l’espressione di una posizione
conservatrice al rozzo disprezzo di un gruppo percepito come estraneo, anche se non sarebbe
necessario alcun tipo di emarginazione per esprimere la sua posizione. Si rivelano la motivazione
e l’essenza della sua politica: a casa è più bello, noi siamo i migliori. Friedrich Merz ha buone
intenzioni. È solo che a volte è un po’ imbarazzante il modo in cui lo dice.

19.12.2025
Capire Merz
Gli ex capi di governo tedeschi erano restii a esprimersi, Friedrich Merz invece parla piuttosto troppo che
troppo poco, irritando regolarmente molti cittadini.

Di Stefan Kuzmany
La domanda era ovvia. Il governo degli Stati Uniti aveva appena presentato la sua nuova dottrina di
sicurezza, un manifesto di radicale opposizione all’Unione Europea. Ora un giornalista voleva sapere quali
effetti avrebbe avuto questo documento sulla Germania.

Poiché Kiev finirà i fondi al più tardi nel secondo trimestre del 2026, era indispensabile trovare una
soluzione in occasione di questo vertice UE. Il cancelliere tedesco ha perso parte del suo capitale
politico tra i suoi colleghi di governo. Il primo ministro belga Bart De Wever è uscito vincitore dal
confronto con il primo ministro tedesco. In qualità di sede del fornitore di servizi finanziari
Euroclear, che custodisce i fondi statali russi, il Belgio si è opposto fin dall’inizio alla variante
propagandata da Merz. Secondo le informazioni fornite dai diplomatici, nel corso dell’incontro è
emerso rapidamente che diversi Stati non erano disposti a concedere garanzie illimitate. Tuttavia, i
capi di Stato e di governo non potevano permettersi un fallimento. La discussione sul
finanziamento di Kiev riguarda in ultima analisi anche il ruolo geopolitico dell’Europa: gli Stati Uniti
hanno chiarito che gli europei devono fornire una contropartita alle assicurazioni americane,
ovvero il finanziamento.

20.12.2025
Merz perde capitale politico
Il cancelliere tedesco elogia il vertice UE sull’Ucraina come un successo, ma i capi di governo hanno
respinto la sua opzione preferita

Di ANTONIO FUMAGALLI, BRUXELLES
I capi di Stato e di governo europei non devono mancare di perseveranza. Lo ha dimostrato ancora una
volta in modo esemplare il vertice di Bruxelles, conclusosi solo nella notte tra giovedì e venerdì.

23.12.2025
Crepe nella politica europea sull’Ucraina
Dopo la controversia sugli aiuti finanziari al Paese sotto attacco, il presidente francese Macron ha in
programma una telefonata con il leader del Cremlino Putin, mettendo così in imbarazzo il cancelliere
Merz

Di Daniel Brössler e Josef Kelnberger – Berlino
Per mesi il cancelliere Friedrich Merz (CDU) sembrava tirare le fila della politica europea nei confronti
dell’Ucraina. Ma ora il presidente francese Emmanuel Macron sembra voler tornare a essere il numero uno
in Europa. Macron deciderà “nei prossimi giorni” quando e in quali circostanze potrà avere un colloquio
personale con il presidente russo Vladimir Putin, secondo quanto comunicato domenica dall’Eliseo. Putin
aveva precedentemente accettato l’offerta di Macron di un colloquio. Merz non era apparentemente a
conoscenza del piano.

Rassegna stampa tedesca 67a puntata a cura di Gianpaolo Rosani

Risalta il drastico cambio di retorica dell’editoriale. Il punto di vista di Mosca trova spazio nella
propaganda occidentale. Le sanzioni non servono e tutto ciò che finora è stato fatto per l’Ucraina non
serve a fermare i russi. Non perché la Russia è una malvagia dittatura, ma perché si tratta di un
problema esistenziale. D’improvviso, la “brutale aggressione non provocata e del tutto ingiustificata
dell’Ucraina da parte della dittatura russa” trova invece una giustificazione: Mosca si sente accerchiata.
Ne segue che è inutile continuare con il sostegno finanziario, l’Ucraina non potrà che perdere in una
guerra di logoramento. Perché questo cambio? (commento estratto da @ClaraStatello su Telegram 22.12.2025)

21.12.2025
LIBERTÀ DI OPINIONE – EDITORIALE
Verità dolorose
Le forze dell’Ucraina stanno diminuendo, la Russia resiste e l’America volta le spalle: non sono buone
premesse per gli europei per essere ottimisti, afferma Jacques Schuster

È ora di affrontare la realtà, con lucidità, senza pietà, anche se dolorosa. L’Ucraina perderà la guerra contro
la Russia. Il Paese è impantanato in una guerra di logoramento contro l’aggressore russo, che lentamente
ma inesorabilmente sta prosciugando le sue forze.

Gli Stati Uniti devono concentrarsi nuovamente sui loro interessi fondamentali, così come li intende
Trump. Il governo degli Stati Uniti guarda con disprezzo alle élite liberali dell’UE, ovvero ai governi
e alle istituzioni, e sostiene persino i partiti di destra e di estrema destra nel Vecchio Continente. E
così l’Europa occupa solo il terzo posto nella lista delle priorità del documento. Mentre Rutte e
anche il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul continuano a puntare sul partenariato,
dall’altra parte dell’Atlantico sembra che non sia più così. Una sorpresa per l’opinione pubblica
tedesca ed europea? Non proprio. Piuttosto un momento di radicale onestà.

13-19.12.2025
L’Europa in affanno
Gli Stati Uniti dicono addio al liberalismo occidentale. Cosa prevede la nuova strategia di sicurezza
statunitense e come reagisce l’Europa?

Di Leon Holly e Tanja Tricarico
Chi giovedì pomeriggio ha ascoltato il segretario generale della NATO Mark Rutte ha potuto constatare dal
vivo come si intenda tenere a freno l’agitazione suscitata dalla strategia di sicurezza nazionale degli Stati
Uniti. Durante la sua visita a Berlino, Rutte non ha dato alcun segno che il 4 dicembre gli Stati Uniti avessero
ufficialmente chiesto il divorzio dall’Europa con il loro nuovo documento sulla sicurezza.

L’Europa è stata a lungo il figlio viziato della politica mondiale: moralmente superiore, ma in caso
di emergenza dipendente dalla protezione dei genitori americani. Il 2026 è l’anno in cui il figlio
dovrà andarsene di casa. Non è una tragedia, ma un’emancipazione attesa da tempo. Assistiamo
a sviluppi tecnologici affascinanti, alcuni dei quali anche in Germania. E in realtà tutti gli economisti
prevedono che l’economia tedesca tornerà a crescere, almeno un po’. A quali sviluppi presteremo
particolare attenzione nel 2026? Guardando al nuovo anno, dobbiamo abbandonare l’illusione che
questa sia una crisi che finirà presto, che Donald Trump sia un fenomeno temporaneo, che gli Stati
Uniti torneranno presto a rivolgersi all’Europa, che la Cina diventerà un partner costruttivo e che la
Russia si accontenterà di piccoli guadagni territoriali in Ucraina. Dobbiamo piuttosto accettare che
l’instabilità è il nuovo stato di aggregazione, espressione di un periodo di transizione di cui non è
ancora chiaro dove porterà, in un mondo in cui il vecchio non è ancora del tutto morto e il nuovo
non è ancora del tutto tangibile.

03.12. 2025
2026 – Il prezzo della libertà
Elezioni decisive negli Stati Uniti, prova del fuoco per l’intelligenza artificiale e una piccola rivoluzione
nella nostra vita quotidiana: queste sono le tendenze decisive del prossimo anno.

Una panoramica del caporedattore dell’Handelsblatt Sebastian Matthes.
Conoscete quel breve istante, quella frazione di secondo in cui vi dondolate su una sedia e superate quel
momento di assenza di gravità tra equilibrio e caduta libera?

Le certezze di politica estera che hanno plasmato anche Merz, stanno ora svanendo. Trump se ne
infischia del partenariato transatlantico, l’unità dell’Europa sta svanendo. La missione di Merz è
impedire che la situazione peggiori. Anche in futuro dovrà tenere a bada Trump e gli europei. Il
vero lavoro, però, lo aspetta in Germania. Senza il sostegno dei tedeschi, la sua parola non ha
quasi alcun peso nel mondo. Sempre più tedeschi sono favorevoli a ridurre gli aiuti all’Ucraina.
L’AfD alimenta i timori di declino sociale facendo riferimento ai miliardi destinati a Kiev. Incoraggia
coloro che credono che la capitolazione dell’Ucraina porrebbe fine al conflitto. Anche nell’Unione di
Merz alcuni desiderano un riavvicinamento alla Russia. Merz deve opporsi, deve spiegare che una
pace alle condizioni della Russia incoraggerebbe Putin a ulteriori aggressioni. Che un’Ucraina forte
rende anche la Germania più sicura. I tedeschi dovranno affrontare alcune difficoltà, e il cancelliere
dovrebbe dirlo con sincerità.

19.12.2025
EDITORIALE
La prova più difficile
Friedrich Merz ha davanti a sé un compito più arduo di quello di qualsiasi altro cancelliere prima di lui.
Deve difendere la sicurezza dell’Europa. Ci riuscirà solo se si impegnerà maggiormente per ottenere il
sostegno dei tedeschi

Di Marina Kormbaki
Sono settimane decisive, ne sono certi i consiglieri del cancelliere. In questi giorni, i più bui dell’anno, si
deciderà il futuro dell’Ucraina, si dice in circoli riservati.

Il cancelliere tedesco sta cercando con tutte le sue forze di riunire gli europei disponibili e di
mantenerli in gioco come attori. Quasi tutte le iniziative dell’anno che sta volgendo al termine sono
partite da lui: bisogna constatare che la volontà è forte, ma le possibilità sono limitate. Gli europei
riescono ripetutamente a intervenire nel processo negoziale americano-russo a favore dell’Ucraina
e nel proprio interesse, ma altrettanto spesso devono riconoscere che i successi sono di breve
durata. Mentre Helmut Kohl, durante l’ultimo grande sconvolgimento dell’Europa, ha afferrato il
“mantello della storia” e non lo ha più lasciato andare, ora ci si sente trascinati da uno
“spostamento geopolitico” che è difficile controllare. Il presidente americano mostra brutalmente
agli europei qual è il loro posto nel nuovo ordine mondiale.

12.12.2025
L’Europa tra tutti i fronti
Il dramma dell’Ucraina, il canto del cigno dell’ordine liberale: il cancelliere cerca con tutte le sue forze di
difendere il vecchio continente.

Di Jochen Buchsteiner e Konrad Schuller
Ancora una volta un momento decisivo, questa volta in grande stile, a Berlino.

La trasformazione del paradigma del conflitto va di pari passo con la trasformazione del concetto di
politica: osserviamo la forza assertiva di una politica che ha riconosciuto nella controversia un
modello di business che cerca in ogni occasione approcci e occasioni per mettere in scena
opposizione e discordia con ampio effetto. Il potere di colonizzazione digitale, che ormai sembra
mettere in ombra tutti i sogni di un posto al sole del passato, fa sì che siano soprattutto coloro che
si distinguono per il loro deciso disprezzo a trovare ascolto. E che camuffano questo disprezzo da
bellicosità. Camuffare è la parola giusta, perché punzecchiare o provocare qualcuno non significa
affatto litigare con lui. La parola si realizza solo attraverso la vicinanza all’interlocutore. Ciò non
significa necessariamente attraverso il contatto visivo, ma attraverso il riferimento diretto a ciò che
l’avversario dice e intende. Litigare è una tecnica culturale che può essere appresa, ma anche
disimparata.

10.12.2025
Pluralismo o guerriglia?
Sulla litigiosità e la stanchezza delle controversie in Germania

Di Simon Strauss – Nato nel 1988 a Berlino, storico, redattore della “Frankfurter Allgemeine Zeitung” e fondatore dell’iniziativa
“Arbeit an Europa e.V.”.
In questo Paese si litiga troppo poco e troppo. La controversia è la nostra compagna costante, ma si
nasconde dietro la staccionata del giardino.

Il governo statunitense ha il suo «modo particolare» di procedere, sospira un alto diplomatico
europeo a Washington. Non si è più «automaticamente coinvolti»; non si può più contare su nulla.
E questa è ancora una descrizione gentile della situazione. Finché le telecamere sono accese, i
capi di Stato europei lodano doverosamente gli sforzi di mediazione di Trump. «Apprezzo il lavoro
svolto dal governo americano sotto la guida del presidente», ha affermato Macron quando ha
incontrato Zelenskyj a Parigi all’inizio di dicembre. Ma non appena i capi di Stato sono tra loro, non
nascondono il fatto che non vedono Trump e i suoi collaboratori come alleati, bensì come rivali che
nutrono più simpatia per Vladimir Putin che per i loro ex partner. «Stanno facendo dei giochetti, sia
con voi che con noi», ha detto il cancelliere Merz durante la conferenza stampa, riferendosi agli
ucraini e ai leader dell’UE. Il tono che Trump usa nei confronti dell’Europa oscilla tra disprezzo,
compassione e aperta ostilità: finché l’Europa non deciderà di camminare con le proprie gambe,
sarà indifesa di fronte allo scherno. L’Europa potrà sopravvivere solo se terrà testa alla Russia e
diventerà più indipendente dagli Stati Uniti.

12.12.2025
Due canaglie, un obiettivo
COME TRUMP E PUTIN ATTACCANO L’EUROPA
Alleanze – Il presidente degli Stati Uniti Trump non nasconde il suo disprezzo per il vecchio continente e
stringe un patto con il leader del Cremlino Putin. L’Europa non trova una strategia contro l’alleanza dei
malfattori

Tradimento

Di Christian Esch, Matthias Gebauer, Konstantin von Hammerstein, Julia Amalia Heyer, Britta Kollenbroich, Paul-Anton Krüger, René
Pfister, Mathieu von Rohr, Fidelius Schmid, Michael Weiss
Ci sono momenti in cui gli europei non nascondono la loro disperazione. Il 1° dicembre, ad esempio,
quando i leader di diversi paesi dell’UE si sono riuniti in una teleconferenza riservata.

Gli Stati Uniti si stanno trasformando da egemoni benevoli, cosa che in realtà non sono sempre
stati, a superpotenza egoista a caccia di prede. L’Europa gioca solo un ruolo secondario in questa
visione del mondo. Trump relega il vecchio continente in secondo piano. Nella strategia del 2017,
durante il primo mandato di Trump, si affermava ancora che l’Europa e gli Stati Uniti dovevano
collaborare per contrastare l’aggressione russa. Ora non si legge più nulla di una lotta tra
democrazie e autocrazie come la Cina. Al contrario, gli Stati Uniti mettono in guardia l’Europa con
tono paternalistico da un’“autodistruzione della civiltà” causata dalla migrazione. Se l’Europa si
lascia dividere, andrà a fondo e finirà nel menu di questo nuovo mondo di predatori. Forse questo
è il campanello d’allarme. Questa volta Trump lo invia gentilmente nero su bianco.

07.12.2025
Editoriale
Trump se ne frega dell’Europa e della morale
Nella loro nuova strategia di sicurezza, gli Stati Uniti puntano l’attenzione sull’America Latina e sull’Asia.
Al presidente Trump non interessa ciò che Russia e Cina fanno nelle loro zone di influenza. Ma vuole
esportare la sua rivoluzione populista nell’UE.

DI CHRISTIAN ULTSCH
Per chi non l’ha ancora capito dopo undici mesi dall’elezione di Trump, ora lo può leggerlo nelle 29 pagine
della Strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti: gli Stati Uniti stanno ridefinendo le loro priorità di
politica estera.

WELT AM SONNTAG ha valutato per mesi i canali di reclutamento in tutta la Russia e ha parlato
con numerosi intermediari e reclute. Nonostante le immense perdite, l’esercito russo continua a
crescere, con grande stupore dei servizi segreti e dei diplomatici occidentali. Essi considerano
questo sviluppo fondamentale sia per eventuali negoziati di pace che per il rischio di un’ulteriore
espansione russa. Se Putin riuscirà a continuare a finanziare gli enormi premi (e i pagamenti in
caso di morte) e a trovare gli uomini necessari la Russia potrà continuare la guerra costosa e
logorante che caratterizza il conflitto in Ucraina dal secondo anno di guerra.

07.11.2025
Il ricco raccolto dei cacciatori di teste del
Cremlino
La Russia sopporta elevate perdite di guerra grazie alla sua particolare capacità di rinnovare
costantemente la forza delle sue truppe. Con premi, cancellazione dei debiti e la promessa di un
avanzamento sociale, i più poveri vengono attirati nell’esercito, che nel 2026 potrebbe addirittura
raggiungere una forza di 1,5 milioni di soldati.

Di EKATERINA BODYAGINA E IBRAHIM NABER
Per molti uomini in Russia, la guerra sembra ormai un’offerta di lavoro inevitabile. Sull’app di messaggistica
Telegram, accanto alle notizie quotidiane compaiono offerte per missioni al fronte con premi fino a 42.900
euro, una fortuna in un Paese in cui lo stipendio medio è ben al di sotto dei 1000 euro al mese.

Trump perseguita i suoi avversari politici, ad esempio sommergendoli di accuse. Cerca
ripetutamente di impiegare l’esercito all’interno del Paese per ottenere il controllo delle città
scomode. Maltratta i gruppi emarginati, soprattutto gli immigrati, che a volte fa arrestare
brutalmente per strada. Usa la sua carica per procurare entrate a sé stesso e alla sua famiglia.
Tutto ciò è più tipico di un regime autoritario che di una democrazia. Inoltre, il presidente attacca le
istituzioni che dovrebbero controllare lui e il suo governo, come la magistratura, quando non
decidono come lui ritiene giusto. Opprimere gli avversari e gli indesiderati, favorire gli amici e la
famiglia: questa è la formula di Trump in una frase. E’ un corruttore dei costumi politici, un
corruttore della democrazia. In natura, ciò che è corrotto non può essere riportato al suo stato
precedente. Questo non vale per la politica. Ma per gli Stati Uniti sarà difficile riprendersi da
Trump.

02.12.2025
EDITORIALE – IL NUOVO ORDINE MONDIALE
Il corruttore
Sotto Donald Trump, i principi della democrazia stanno andando in frantumi

Di Dirk Kurbjuweit
Non può essere, ma è così. Questa è la frase che ha accompagnato il primo anno del secondo mandato di
Donald Trump. Esprime ciò che un cittadino di orientamento liberale e democratico prova di fronte al
presidente degli Stati Uniti:

Come ha potuto il Consiglio europeo concedere un prestito nonostante l’opposizione di Ungheria,
Repubblica Ceca e Slovacchia, dato che una decisione del genere deve essere presa
all’unanimità? Il prestito è stato ottenuto con la promessa a Budapest, Praga e Varsavia di non
imporre ai tre paesi il pagamento immediato di 1,5 miliardi di euro di debiti in sofferenza, ma di farli
pagare politicamente in un secondo momento. “I tre paesi non devono pagare nulla ora, ma lo
faranno in seguito a livello politico”. Ciò significa che in tutte le decisioni future (ad esempio nei
negoziati ora in corso sul bilancio dell’UE 2028-2034), l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la
Slovacchia non potranno contare su alcuna concessione. E la Polonia, quarto membro del gruppo
di Visegrád, potrebbe rimanere profondamente offesa da questa azione.

20.12.2025
Credito UE invece di Euroclear: il piano A è
morto, viva il piano B
Ucraina. Il bilancio dell’UE servirà come garanzia per il credito concesso a Kiev. Tuttavia, l’accesso al
denaro russo in Belgio non è ancora del tutto escluso.

DI MICHAEL LACZYNSKI Bruxelles/Vienna
È una soluzione con cui tutti possono convivere, o meglio devono convivere, al momento attuale. L’UE
accenderà un prestito a tasso zero dell’importo di circa 90 miliardi di euro, con il quale l’Ucraina potrà
continuare la sua lotta difensiva contro la Russia nei prossimi due anni.

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Rassegna stampa tedesca 66a puntata a cura di Gianpaolo Rosani

Chi in questi giorni ascolta manager, imprenditori, banchieri o avvocati specializzati in diritto
economico parlare del governo e del Bundestag, ha l’impressione che essi non solo rifiutino
decisioni politiche concrete, ma anche l’intero laborioso processo della democrazia parlamentare.
L’attrattiva dei sistemi autocratici cresce, il confine tra la legittima frustrazione per la mancanza di
riforme e i dubbi generali sul sistema diventa sempre più labile. Peter Leibinger, presidente della
Confederazione dell’industria tedesca, ritiene che la Germania come sede economica sia «in
caduta libera». Questo è sbagliato e vergognosamente banale. Con le chiacchiere su un
inarrestabile declino della Germania si crea un clima di panico al quale nessun governo può
reagire in modo adeguato. Il fatto che molti esponenti dell’economia stiano già perdendo la
pazienza è inappropriato, ingiusto e miope. Questo non danneggia solo il governo, ma la
democrazia nel suo complesso.

12.12.2025
EDITORIALE
Capi smisurati
Le critiche mosse al governo da manager e rappresentanti dell’economia sono esagerate. Ciò danneggia
la democrazia.

Di Tim Bartz
Il governo federale non è ancora riuscito a invertire il clima economico in Germania. È comprensibile che
ciò generi malcontento.

L’Estonia non è solo un paese confinante con la Russia, ma anche un pioniere nella difesa
informatica. Da quando nel 2007 il paese ha subito un grave attacco, la sicurezza della rete è
presa molto sul serio. All’epoca, presunti aggressori russi avevano paralizzato ministeri, banche e
media con cosiddetti attacchi denial-of-service, che sono durati diverse settimane. Oggi la NATO
ha due avamposti a Tallinn, tra cui l’importante centro di ricerca e formazione per la difesa
informatica (CCDCOE). Anche l’incubatore NATO per le tecnologie a duplice uso con sede a
Londra, chiamato Diana, ha un ufficio regionale qui dal 2023. Nonostante le sue piccole
dimensioni, con solo 1,3 milioni di abitanti, l’Estonia ha un importante ecosistema di start-up. A
Tallinn, un ufficiale sottolinea che la NATO rimane un’alleanza difensiva nella sua visione di sé. Ma
nel cyberspazio esiste una “zona grigia” tra attacco e difesa. In futuro, la NATO intende avvalersi
anche dell’intelligenza artificiale (IA) per le sue operazioni.

13.12. 2025
Prepararsi alla guerra cibernetica
Nel corso della più grande esercitazione cibernetica della NATO, 29 alleati si preparano all’emergenza in
Estonia. L’alleanza militare sta persino sviluppando un proprio chatbot con intelligenza artificiale per le
operazioni. Il quotidiano Handelsblatt era presente.

Di Carsten Volkery – Tallinn
La tensione è ancora palpabile in Ryly Bumpus. L’ufficiale dell’aeronautica militare statunitense si trova in
una stanza isolata e altamente sicura a Tallinn, in Estonia, e spiega come distingue le notizie false da quelle
vere nel bel mezzo di un conflitto bellico.

Witkoff non ha finora ottenuto alcun risultato con il leader russo. Sembra essere troppo
impressionato dal suo carisma da autocrate e ha già più volte comunicato in modo errato la
posizione russa alla Casa Bianca. Forse è per questo che questa settimana l’uomo d’affari
Kushner, dall’aria seria, ha potuto accompagnarlo a Mosca per la prima volta. Il marito della figlia
maggiore di Trump non ricopre alcuna carica ufficiale e non ha alcuna competenza in materia di
Russia, proprio come Witkoff, ma Kushner ha recentemente contribuito a mettere a punto il piano
di pace per Gaza. La visita dei due americani al Cremlino potrebbe essere stata il culmine
provvisorio dell’ultima iniziativa di pace di Trump per l’Ucraina.

05.12.2025
Pace? Solo quella voluta da Putin
Dopo quattro anni di guerra, l’economia del Paese è fortemente compromessa. Tuttavia, il Cremlino non
intende accettare l’accordo di pace orchestrato da Trump.

Di Ann-Dorit Boy, Christina Hebel
Almeno questa volta Steve Witkoff non si presenta da solo davanti al leader russo. Quando Vladimir Putin
ha accolto l’inviato speciale di Donald Trump martedì sera al Cremlino, accanto a lui, seduto al tavolo
bianco lucido, c’era Jared Kushner, genero del presidente americano.

Sul suo social network Truth Social, Trump si è rivolto alle compagnie aeree, ai piloti, ai trafficanti
di droga e ai trafficanti di esseri umani: “Da questo momento in poi, dovete considerare chiuso
l’intero spazio aereo venezuelano”. Anche se una simile dichiarazione non ha alcun peso dal punto
di vista del diritto internazionale, ha avuto un effetto immediato: numerose compagnie aeree
provenienti da Colombia, Cile, Brasile, Spagna e Portogallo hanno sospeso i loro collegamenti,
causando notevoli disagi al traffico aereo civile. Obiettivo: cambio di regime. Le operazioni
statunitensi presentano le caratteristiche di uccisioni extralegali, il che ha apparentemente causato
tensioni all’interno del Pentagono.

01.12.2025
Trump vuole mettere in ginocchio il regime
venezuelano
Il presidente degli Stati Uniti chiude lo spazio aereo sopra il Venezuela e minaccia di ampliare le
operazioni militari. Allo stesso tempo, lascia aperta una porta per i negoziati.

Dal nostro corrispondente ANDREAS FINK Buenos Aires/Caracas
Le minacce degli Stati Uniti contro la leadership venezuelana stanno diventando sempre più pesanti. Nel
fine settimana, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato pubblicamente “chiuso” l’intero
spazio aereo venezuelano.

Friedrich Merz, quando era candidato alle elezioni, avrebbe probabilmente deriso e criticato il
piano pensionistico da lui stesso annunciato. Friedrich Merz, ora il cancelliere, ammette che non ci
sono buoni argomenti a favore, ma deve assolutamente placare la sua coalizione, più
precisamente l’SPD, che non vuole più sbloccare il pacchetto. Ma non è solo questo: anche i
cristiano-sociali di Markus Söder vogliono qualcosa (la pensione delle madri) e anche alcuni
membri dell’Unione sono interessati alla pensione attiva. Tre interessi di partito vengono quindi
soddisfatti, ma alla fine nessuno è contento.

STERN
03.12.2025
EDITORIALE

Il musicista Prince non ha mai lavorato in un ufficio. Tuttavia, riusciva a immaginare perfettamente la
riluttanza di chi, il lunedì mattina, deve recarsi al lavoro su una metropolitana affollata.

Tutti gli Stati membri dell’UE dovrebbero fornire garanzie affinché Euroclear e lo Stato belga non
debbano sostenere da soli i costi in caso di richieste di risarcimento da parte della Russia. I capi di
governo intendono approvare il prestito in linea di principio durante il vertice UE del 19 dicembre.
Nei prossimi giorni sono attesi anche i primi testi giuridici della Commissione, che illustreranno
come saranno strutturati il prestito e le garanzie. Tuttavia, si profilano ulteriori incognite. Diversi
Stati membri dell’UE hanno respinto la richiesta belga di garanzie illimitate. È possibile fornire
garanzie su un importo fisso, ad esempio nel caso in cui un tribunale arbitrale decida a favore della
Russia e Euroclear debba restituire i beni. Tuttavia, non è possibile emettere un assegno in bianco
per tutti gli altri rischi ipotizzabili. La Banca centrale europea (BCE) non garantirà il prestito. Se il
Belgio impedirà il prestito di riparazione, agli Stati membri dell’UE rimarranno solo due opzioni per
finanziare l’Ucraina: aiuti bilaterali o debiti comuni dell’UE. Tuttavia, molti governi non hanno il
margine di manovra necessario nei loro bilanci nazionali.

03.12. 2025
Il Belgio sabota il prestito di riparazione dell’UE
L’accesso al patrimonio russo si sta rivelando difficile. Secondo le informazioni del quotidiano
Handelsblatt, il Belgio intende dare il proprio consenso, ma solo per finta. L’UE sospetta una tattica
dilatoria.

Di Jakob Hanke Vela, Carsten Volkery Bruxelles – Collaborazione: Leonidas Exuzidis
Il governo belga intende approvare in linea di principio il prestito di riparazione dell’Unione Europea (UE)
per l’Ucraina, riferiscono alti funzionari coinvolti nei negoziati.

Da mesi il settore automobilistico sta facendo pressioni a Bruxelles per ottenere norme meno
rigide. L’industria fa riferimento alla difficile situazione economica e sostiene che l’Europa
continuerebbe a perdere terreno nella concorrenza internazionale a causa della rigida attenzione
rivolta alle auto esclusivamente elettriche. I costruttori automobilistici tedeschi stanno lottando con
un forte calo dei profitti a causa dei dazi statunitensi, della forte concorrenza in Cina e della cautela
dei consumatori in Europa. L’apertura tecnologica a Bruxelles aiuta i produttori nazionali ad
attenuare la loro debolezza nel settore delle auto elettriche. I marchi VW e Mercedes vendono il
17% delle loro auto nuove nell’UE come veicoli puramente elettrici, mentre per BMW la
percentuale è del 22%. Le quote sono superiori alla media mondiale, ma inferiori alle ambizioni
iniziali. I produttori intendono contrastare questa tendenza con nuovi modelli. Le auto elettriche
attualmente disponibili non hanno riscosso successo presso molti clienti per motivi estetici e
tecnici. Mancano inoltre modelli economici che consentano di avvicinarsi alla mobilità elettrica.
Inoltre, lo sviluppo delle colonnine di ricarica è in ritardo, soprattutto nell’Europa orientale e
meridionale.

03.12. 2025
I beneficiari dei veicoli plug-in
Bruxelles intende ora consentire alternative alle auto elettriche dopo il 2035. Attualmente, i veicoli ibridi
plug-in stanno crescendo più rapidamente di qualsiasi altro tipo di propulsione, nonostante gli svantaggi.

Di J. Hanke Vela, O. Scheer, M. Scheppe
Se l’Unione Europea abolirà i motori a combustione interna, saranno soprattutto i produttori tedeschi a
trarne vantaggio. Mercedes, BMW, Volkswagen e Audi, infatti, raggiungono in Europa una quota di vendita
superiore alla media con veicoli ibridi e a combustione interna.

Angela Merkel ha scritto un voluminoso libro di memorie, sale regolarmente sul palco e interviene
persino nella politica, ad esempio criticando la linea del suo successore Friedrich Merz. Lo fa
perché le sta a cuore il Paese o per la sua immagine nella storia? E come mai le critiche al suo
mandato di cancelliera sono così forti, ma anche la nostalgia per il suo tono, per la sua persona?
Durante un’ora speciale su Stern avrò l’opportunità di intervistare dal vivo l’ex cancelliera. L’evento
di giovedì sera è già tutto esaurito (vedi: popolarità immutata).

STERN
10.12.2025
EDITORIALE

Quando gli terribili attentati terroristici dell’11 settembre 2001 colpirono l’America nel profondo, il giorno
dopo “Le Monde” titolava: “Nous sommes tous Américains”, siamo tutti americani.

A differenza dei precedenti documenti strategici USA, Mosca non è più menzionata come una
minaccia per l’Europa o l’Occidente. Gli esperti discutono se ci si trovi di fronte a un definitivo
“divorzio transatlantico” o se il partenariato stia semplicemente cambiando, evolvendo verso
un’Europa che in futuro agirà in modo più indipendente. Il documento dimostra chiaramente una
cosa: la base di valori comuni tra Europa e Stati Uniti si è ridotta.

STERN
10.12.2025
Quanto è pericolosa la strategia di sicurezza di
Trump per l’Europa?

Di Moritz Gathmann, corrispondente estero
Quando i presidenti degli Stati Uniti neoeletti pubblicano la loro “strategia di sicurezza nazionale”,
raramente ciò suscita scalpore al di fuori degli ambienti specialistici.

Dopo sette mesi in carica, Friedrich Merz è impopolare quanto lo era Olaf Scholz dopo due anni. I
cittadini non hanno molta fiducia in lui e nel suo governo, l’economia non decolla, il clima è
negativo. Ciononostante, Merz può ancora diventare un cancelliere importante. Proprio perché non
ha ancora affrontato seriamente nessuna grande riforma, non ne ha ancora fallita nessuna. Il 2025
è stato come un riscaldamento, che non è stato privo di incidenti e ha sollevato interrogativi sulla
formazione. Ma tutto è ancora possibile. Nella controversia sulle pensioni, Merz ha dimostrato per
la prima volta una leadership risoluta, almeno alla fine. Ha resistito, contro tutte le critiche. Inizierà
ora a governare davvero?

STERN
10.12.2025
Qualcun altro vuole mettersi contro di me?
Friedrich Merz ha mostrato per la prima volta fermezza nella controversia sulle pensioni. Vediamo fin
dove riuscirà ad arrivare.

Di Nico Fried e Veit Medick – Nico Friedha accompagnato il Cancelliere in Medio Oriente e lo ha trovato sorprendentemente
rilassato. Veit Medick, nel frattempo, ha avuto l’impressione che Friedrich Merz non dovrebbe sentirsi troppo sicuro di sé all’interno
dell’Unione.
Via di qui. Solo poche ore dopo il voto sul pacchetto pensionistico a Berlino, venerdì Friedrich Merz è volato
a Bruxelles.

Rassegna stampa tedesca 65a puntata a cura di Gianpaolo Rosani

Assurdo il comportamento dell’Unione Europea. Invece di sostenere l’Ucraina nei negoziati, anche
per salvaguardare i propri interessi di sicurezza, gli europei discutono da mesi su come gestire il
patrimonio statale russo congelato. Potrebbero pentirsi amaramente di questo fallimento.
Attualmente ci sono due scenari possibili per l’Ucraina. I negoziati promossi dagli Stati Uniti
potrebbero effettivamente portare alla fine della guerra tra Russia e Ucraina e alla conclusione di
un accordo. È più probabile che gli ucraini raggiungano un accordo con gli Stati Uniti, ma che il
Cremlino rifiuti l’offerta di negoziazione e continui la sua guerra di aggressione. In entrambi gli
scenari, è necessario un messaggio chiaro che gli europei continuano a stare dalla parte
dell’Ucraina.

05.12.2025
EDITORIALE
Il fallimento europeo
Gli Stati Uniti e la Russia negoziano il destino dell’Ucraina, mentre l’UE si paralizza da sola.

Di Timo Lehmann
Quella che si sta consumando intorno alla guerra in Ucraina è una tragedia storica. Emergono sempre più
dettagli su come gli inviati speciali dei governi russo e americano immaginano una presunta pace.

Kristen Michal, primo ministro estone: “Trump vuole porre fine a questa terribile guerra proprio
come noi. Tuttavia, continua a cadere nella trappola di Putin. Dobbiamo continuare a ricordare al
presidente degli Stati Uniti un fatto: soddisfare le richieste del Cremlino incoraggerà ulteriormente
la Russia a continuare i combattimenti. Se Trump vuole davvero la pace, deve smettere di cercare
di compiacere Putin. Noi, dal canto nostro, dobbiamo convincere il presidente degli Stati Uniti
mettendo in evidenza i punti deboli della Russia”.

05.12.2025
Kristen Michal ha assunto la carica di primo ministro estone nel luglio 2024, succedendo a Kaja Kallas. Il
cinquantenne giurista appartiene al partito liberale riformista e in precedenza era già stato ministro del
clima e dell’economia.
“Merz è un leader”
Putin considera i compromessi una debolezza, avverte il primo ministro estone Kristen Michal. La sua
raccomandazione all’UE: esercitare maggiore pressione

INTERVISTA Angelika Melcher, Max Biederbeck
Signor Michal, siamo più vicini alla pace in Ucraina da quando gli Stati Uniti hanno presentato il loro
piano in 28 punti?
Ad essere sinceri, non lo sappiamo ancora. Perché non sappiamo con certezza se e come Putin reagirà ai
nuovi punti e alle nuove richieste concordati con l’Europa.

La politica di Meloni ha effettivamente portato a una stabilità insolita per l’Italia, che è
particolarmente notevole a causa del caos politico mondiale e che viene premiata dalle agenzie di
rating. Ma la stabilità da sola non basta. I fattori che influenzano positivamente l’economia hanno
infatti una data di scadenza. Se il governo Meloni non oserà adottare misure profonde, i problemi
per l’economia italiana potrebbero presto tornare. Moody’s scrive di aver alzato il rating dell’Italia
per la sua “stabilità politica e strategica”. Ciò rafforza l’efficacia delle riforme attuate nel piano
nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). In effetti, il governo Meloni ha superato tutte le
aspettative in termini di stabilità. La stabilità politica non può far dimenticare il problema più grande
dell’Italia: il debito. A settembre ammontava a 3.090.917 miliardi di euro, pari a quasi un quarto del
debito dell’intera zona euro: l’economia italiana rimane molto vulnerabile a lungo termine, ad
esempio se la stabilità politica dovesse vacillare nuovamente o se dovessero verificarsi shock
esterni come un forte aumento dei tassi di interesse.

03.12. 2025
I critici esortano l’Italia a proseguire con le
riforme
Per la prima volta in 23 anni, Moody’s assegna al Paese un rating di credito migliore. Il debito pubblico e
il deficit sono stati ridotti. Tuttavia, molti problemi permangono.

Di Virginia Kirst – Roma
È una delle conferme più importanti finora per il primo ministro italiano Giorgia Meloni: l’agenzia di rating
Moody’s ha recentemente migliorato il rating del Paese da Baa3 a Baa2.

Il settimanale economico riporta quanto emerge da uno studio della società di consulenza Infront:
chi oggi crede ancora che gli imprenditori cinesi siano in ritardo rispetto alla Germania in termini di
condizioni di produzione, si sbaglia. Nell’industria automobilistica la Cina ha già raggiunto l’Europa,
così come nell’industria elettrica. Il settore chimico sta conquistando la Cina passo dopo passo. E
pure l’ultimo grande bastione dell’industria tedesca è sotto attacco strategico: l’ingegneria
meccanica e impiantistica. Da 34 interviste approfondite con i dirigenti delle principali aziende
tedesche e cinesi di ingegneria meccanica e con 136 responsabili per la Cina provenienti
dall’Europa e dagli Stati Uniti, tra cui 75 amministratori delegati, emerge la reale portata della
minaccia che i concorrenti cinesi rappresentano per la loro attività. Secondo l’autore dello studio, i
costruttori di macchinari tedeschi sarebbero in parte responsabili della situazione critica in Cina.
Avrebbero privilegiato le opportunità in Cina rispetto ai potenziali rischi, come la fuga di tecnologia.

28.11.2025
Il prossimo attacco della Cina
Non solo l’industria automobilistica: le multinazionali cinesi stanno attaccando sistematicamente i settori
chiave dell’economia tedesca. Prima l’industria automobilistica, ora l’ingegneria meccanica: le
multinazionali cinesi stanno attaccando sistematicamente i settori chiave dell’economia tedesca. A che
punto sono realmente? Per la prima volta, alcuni amministratori delegati spiegano in dettaglio come la
concorrenza abbia recuperato terreno e cosa stanno facendo per contrastarla.

Di Martin Seiwert, Konrad Fischer, Henryk Hielscher e Thomas Stoelzel
Definire Georg Weber un esperto della Cina è sicuramente un eufemismo. Recentemente, il manager ha
sfogliato i suoi vecchi passaporti e ha contato: “Ho trovato un totale di 43 voci relative alla Cina”.

“Nella guerra tra Ucraina e Russia, gli Stati Uniti sono stati i primi a capitolare”, ha affermato il
deputato repubblicano Don Bacon. “L’Ucraina non dovrebbe essere costretta a cedere il proprio
territorio a uno dei criminali di guerra più famigerati al mondo, Vladimir Putin”, ha ammonito il suo
collega di partito, il senatore Roger Fredericker. Michael McCaul, ex presidente della commissione
affari esteri, ha raccomandato all’Ucraina alla Camera dei Rappresentanti di non firmare in nessun
caso qualcosa di simile al piano in 28 punti. Si nota una coesione nel Congresso che manca in
gran parte al governo, e questo con un presidente che è considerato assertivo e che tende ad
avere uno stile di governo piuttosto autocratico. Una panoramica delle quattro linee guida di
politica estera del governo statunitense.

26.11. 2025
Piano di pace
Rubio salverà l’Europa? La lotta di potere degli
Stati Uniti per l’Ucraina
Dal punto di vista europeo, la cooperazione con gli Stati Uniti è difficile anche perché lì esistono fazioni
completamente diverse. Non esiste un’unica politica estera statunitense, ma quattro strategie diverse.

Di M. Koch, J. Münchrath Washington, Berlino
La guerra in Ucraina finirà come è iniziata, con un’invasione? Il cosiddetto piano di pace del governo
statunitense è apparso dal nulla: ha colto di sorpresa gli ucraini, ma allo stesso tempo ha dato il via a una
nuova dinamica diplomatica.

L’anno prossimo elezioni per i Landtag di Sassonia-Anhalt e Meclemburgo-Pomerania Anteriore. Lì
l’AfD è al primo posto nei sondaggi con un ampio margine. Se l’AfD riuscirà a governare in quelle
regioni, avrà bisogno di personale forte. Tale personale manca al partito in molti settori, come
ammettono da tempo i funzionari dietro le quinte. Sono necessari “quadri per la responsabilità di
governo”.


01.12.2025
La professionalizzazione ha successo, ma
manca moderazione
A Giessen, l’AfD fonda la sua nuova organizzazione giovanile “Generation Deutschland”. Un imitatore di
Hitler provoca irritazione

Di FREDERIK SCHINDLER
La nuova organizzazione giovanile “Generation Deutschland” dovrebbe diventare una “fucina di quadri” per
l’AfD, come ha sottolineato sabato pomeriggio a Giessen la leader del partito Alice Weidel.

L’AfD ha un regalo di fine anno: la rifondazione dell’associazione giovanile dell’AfD «Generation
Deutschland» che si è svolta con successo nel fine settimana a Giessen. Successo, in ogni caso,
senza disturbi. Gruppi di sinistra ed estremisti di sinistra provenienti da tutta la Repubblica
Federale erano accorsi per impedire il congresso federale. Non ci sono riusciti. La cosa più
sorprendente in tutto questo è che Weidel non ha affatto frenato la radicalità del partito, ma l’ha
semplicemente resa più accettabile. Ciò è reso possibile da un gruppo parlamentare disciplinato,
dalla mano tesa verso l’Unione e da quell’immagine seria che lei stessa rappresenta. Nell’est, l’AfD
è stabile al 40%, mentre a livello federale sta guadagnando terreno lentamente ma costantemente.
A partire dal 2026, tutto sarà possibile per l’AfD, e il motivo ha un nome: Alice Weidel.

01.12.2025
La gioventù dell’AfD si rifonda a Giessen
Dieci poliziotti feriti durante le proteste contro l’assemblea del partito

Di BEATRICE ACHTERBERG, GIESSEN
Nonostante le forti proteste, sabato a Giessen è stata fondata la nuova organizzazione giovanile dell’AfD. Si
chiamerà «Generation Deutschland».

I disordini politici interni di questi giorni in Ucraina cadono in un momento caratterizzato da grande
incertezza. Molti ucraini si chiedono in quale direzione stia andando il Paese: esiste davvero un
piano per porre fine alla guerra? L’Ucraina dovrà cedere dei territori? Quale sarà la prossima
mossa di Donald Trump? Jermak aveva il ruolo di essere un bersaglio delle critiche, proteggendo
così il presidente. Resta da vedere se Zelenskyj riuscirà ora a riconquistare la fiducia della
popolazione. “Molto dipenderà dalla sua capacità di proteggere gli interessi dell’Ucraina nei
negoziati per porre fine alla guerra. Il suo futuro politico e il suo posto nella storia ucraina
dipendono da questo.


01.12.2025
Gli ucraini vedono un’opportunità di riforma
Le dimissioni del controverso capo dell’ufficio presidenziale Andrij Jermak fanno tirare un sospiro di
sollievo a molti ucraini. In questo modo, il presidente ucraino Zelenskyj scongiura una grave crisi politica
interna.

Di Daniela Prugger da Kiev
La notizia delle dimissioni di Andrij Jermak, il controverso capo dell’ufficio presidenziale del presidente
Volodymyr Zelenskyj, ha fatto rapidamente il giro di Kiev venerdì sera.

Rassegna stampa tedesca 64a puntata a cura di Gianpaolo Rosani

Si potrebbe dire che è un bene che lo spargimento di sangue in Ucraina finisca finalmente, dato
che entrambe le parti in guerra sono da tempo coinvolte in una brutale guerra di logoramento in cui
nessuna delle due parti riesce ad avanzare e che costa solo vite umane. Ma questa è solo una
parte della verità. Perché l’altra, molto più brutale, rivelazione di questa settimana è che Donald
Trump è pronto in qualsiasi momento a sacrificare la sovranità dell’Ucraina e la sicurezza
dell’Europa, se il prezzo è giusto per lui. Che il presidente degli Stati Uniti sia imprevedibile e
volubile, lo si sapeva già. Ma ora è chiaro quanto sia radicale il cambiamento nell’atteggiamento
americano e quanto poco la politica estera americana sia ancora in linea con la tradizionale
concezione di diplomazia e alleanze. Donald Trump ha trasformato la più grande potenza
protettrice dell’Occidente in una sorta di estorsore.
Il “contropiano in 28 punti” del direttore europeo della società di consulenza Eurasia Group a
Berlino.


28.11.2025
IL TRADIMENTO
Perché un affare sporco non è affatto sinonimo di pace. Sotto Donald Trump, la sicurezza degli Stati è
ormai una questione di saldo bancario. Cosa significa questo per l’Ucraina e come dovrebbe reagire la
Germania?

Testo di Alexander Bartl, Marc Brost e Jan-Philipp Hein
Per decenni è esistito un principio irrinunciabile della politica estera americana. Innumerevoli diplomatici lo
hanno imparato durante la loro formazione, tutti i presidenti degli Stati Uniti dopo la seconda guerra
mondiale hanno agito in base ad esso. Tutti tranne Donald Trump.

La superpotenza americana sta attualmente riscrivendo la storia in modo che l’aggressore (la
Russia) possa scriverla, anche se non è affatto il chiaro vincitore rispetto all’Ucraina. Il “piano di
pace” di Trump non è un’offerta per portare la pace, ma per creare calma e fatti. Il presidente
americano voleva porre fine al conflitto entro 24 ore, ma non ci è riuscito. Ma il fatto che non
sembri aver impiegato nemmeno 24 ore per riscrivere davvero i moduli di testo provenienti da
Mosca è almeno altrettanto sorprendente.

STERN
26.11.2025
EDITORIALE

Il “piano di pace” di Trump non mira a creare la
pace, ma la calma
È risaputo che sono i vincitori a scrivere la storia. Donald Trump ha già scritto così tante storie che non
sorprende quanto egli stesso stia modificando questa frase.

Una vittoria russa, secondo l’americana ISW, “non è inevitabile”; la “realtà sul campo” mostra che
gli invasori dovrebbero affrontare molti ostacoli nella conquista del resto della regione di Donetsk,
se la difesa rimanesse forte e le forniture di armi occidentali costanti. Putin vuole risparmiare
tempo, energie, forze e risorse che potrebbe impiegare altrove contro l’Ucraina. Per questo Putin
stesso alimenta illusioni. Non è chiaro dove finisca la sua convinzione e dove inizi la guerra
psicologica, che ha lo scopo di scoraggiare il nemico e allo stesso tempo di fargli dimenticare che,
a quasi quattro anni dall’inizio dell’attacco su larga scala e con centinaia di migliaia di vittime,
nessun obiettivo russo è stato ancora raggiunto.

26.11.2025
Con Washington come cassa di risonanza
Le dichiarazioni di Putin sulla guerra trovano sempre eco negli Stati Uniti

Di Friedrich Schmidt
Si notano sempre più spesso parallelismi retorici tra il governo del presidente americano Donald Trump e il
regime del leader russo Vladimir Putin.

Mi stanno abbandonando tutti? Il conflitto sul futuro delle pensioni ha messo a nudo senza pietà le
debolezze del sistema Merz. Il capo del governo inciampa sulle dichiarazioni altisonanti che lui
stesso ha fatto come leader dell’opposizione, la promessa di una linea chiara si sgretola a causa di
errori tecnici, tutto ciò è in netto contrasto con le quotidiane affermazioni di essere l’ultima
cartuccia della democrazia e dopo sei mesi si condensa in una domanda angosciante: è già di
nuovo l’inizio della fine? Se dopo la coalizione semaforo anche quella nero-rossa dovesse fallire, la
Repubblica sarebbe instabile e imprevedibile in un modo che provocherebbe immediatamente
sconvolgimenti a livello europeo e internazionale. Tutti gli interlocutori, senza eccezioni, sono
consapevoli di questo nesso.

20.11.2025
Riuscirà a resistere?
Friedrich Merz sta perdendo alleati importanti, anche all’interno del proprio partito. Molti non sanno più
quali siano le posizioni del Cancelliere. Il governo potrebbe addirittura cadere? La caduta del Cancelliere
come incidente? Perché la controversia sulla riforma delle pensioni potrebbe diventare pericolosa per
Friedrich Merz.

DI MARIAM LAU
È così che si presenta il tramonto di un cancelliere?

CDU, CSU e SPD hanno concordato una riforma della previdenza sociale che stabilizzerebbe il
livello delle pensioni. Tuttavia, un gruppo di giovani deputati dell’Unione vede in questo una
discriminazione nei confronti delle giovani generazioni e non intende approvare la legge prevista.
Nel frattempo, altri parlamentari si sono uniti ai ribelli. Ciò priverebbe il governo della maggioranza
e il compromesso faticosamente raggiunto fallirebbe, con conseguenze imprevedibili per la
coalizione. Cosa prevede effettivamente la legge e quali sono le conseguenze per le pensioni?

20.11.2025
Da questa curva dipende la cancelleria di Merz
La coalizione discute sull’ammontare delle pensioni. Cosa significano esattamente le proposte per i
pensionati e per i giovani contribuenti?

DI CHRISTIAN ENDT E MARK SCHIERITZ
È raro che i progetti di legge decidano il destino di un governo.

Il Wall Street Journal sta lavorando alacremente per reinterpretare l’attentato come un atto eroico
di coraggiosi. Nell’agosto 2024, il corrispondente capo Bojan ha presentato un’esclusiva così
incredibile che forse è necessario ripeterla: l’esplosione del gasdotto sarebbe stata decisa
spontaneamente durante una festa alcolica tra militari e uomini d’affari. La difesa di Kiev ha
escogitato un piano folle per interrompere il trasporto di gas russo verso l’Europa. Iniziò il grande
gioco delle ipotesi. Chi c’era dietro? La Russia? La Polonia? La Cina? Le notizie sui giornali
cambiavano a seconda dell’autorità che faceva trapelare le sue informazioni esclusive alla stampa.
Qualcuno crede davvero che l’Ucraina, completamente dipendente dall’aiuto della NATO, potesse
compiere un attentato alla sicurezza energetica dei membri della NATO contro l’esplicito veto degli
Stati Uniti?

20.11.2025
Le sorprendenti vicende del Nord Stream
Indagini – Ad agosto l’Italia ha arrestato un sospettato per gli attentati alle condutture del Mar Baltico –
perché il suo nome era già apparso in un video girato a Minsk nel 2024? E se il tira e molla sui mandati di
arresto e sui sospettati fosse solo parte di un perfido spettacolo per il pubblico?

di Wolfgang Michal
Quando Serhii Kuznetsov, sospettato dalla procura federale tedesca di aver partecipato all’esplosione dei
gasdotti Nord Stream il 26 settembre 2022, è stato arrestato in Italia il 5 agosto, ha alzato con sicurezza e

sfida tre dita nel “saluto ucraino”.

La Procura federale accusa l’ex ufficiale dell’esercito ucraino Serhii K. di aver fatto parte
dell’equipaggio dello yacht a vela “Andromeda”, noleggiato a Rostock-Warnemünde, sospettato di
aver piazzato gli ordigni esplosivi sui gasdotti. K. sarebbe stato il coordinatore dell’operazione, ma
nega qualsiasi coinvolgimento. Lo studio legale berlinese Menaker, che insieme all’avvocato
Nicola Canestrini ha assunto la sua difesa, ha presentato ricorso contro il mandato di arresto
presso la Corte federale di giustizia. Un investigatore ha dichiarato al quotidiano WELT di essere
comunque sicuro che l’ucraino dovrà presto rispondere delle sue azioni in Germania. La Corte di
Cassazione di Roma, la più alta autorità giudiziaria italiana, deciderà se ciò avverrà. Se dovesse
decidere a favore dell’estradizione, Serhii K. potrà essere trasferito in Germania entro dieci giorni.


19.11.2025
Una decisione polacca e le sue conseguenze sul
caso Nord Stream
Mentre in Polonia è libero un istruttore subacqueo ucraino che avrebbe partecipato alle esplosioni del
gasdotto, in Italia un sospettato rischia l’estradizione

Di DIRK BANSE e PHILIPP FRITZ
Di buon umore, l’avvocato Tymoteusz Paprocki riceve i giornalisti tedeschi una domenica mattina nel suo
studio vicino alla stazione centrale di Varsavia.

Secondo i diplomatici europei, se il piano venisse messo in pratica, non si potrebbe più parlare di
un’Ucraina sovrana. Al contrario, essi utilizzano termini come “sottomissione assoluta” o
“capitolazione” per descrivere le conseguenze per l’Ucraina. A Kiev la situazione sembra essere
vista in modo simile. Se si considera chi ha elaborato il piano, ciò non sorprende affatto. Witkoff è
considerato nei circoli diplomatici un dilettante disinformato e vanitoso, orgoglioso della sua
ignoranza. Dmitriev, invece, è descritto come un abile negoziatore. Non c’è quindi da stupirsi che il
piano soddisfi in gran parte gli obiettivi di guerra di Putin, ma che allo stesso tempo renda
omaggio, in modo appena velato, all’istinto di Trump come uomo d’affari. Di conseguenza, grande
è lo sgomento dei governi europei, che non sono stati consultati da Washington, ma hanno
appreso i dettagli dai media. Nel complesso, il piano sancirebbe la vittoria politica e militare quasi
totale di Putin. L’Ucraina non sarebbe più un Paese sovrano, ma uno Stato ridotto, con una politica
estera e di difesa fortemente limitata.

22.11.2025
Trump pone un ultimatum all’Ucraina
Entro giovedì prossimo Kiev dovrà approvare il piano in 28 punti. Il presidente Zelenskyj parla del
“momento più difficile nella storia del Paese”. Con un piano in 28 punti, il governo degli Stati Uniti
intende porre fine all’attacco russo. Le condizioni soddisfano in larga misura gli obiettivi di Vladimir
Putin: quanto margine di manovra ha ancora Volodymyr Zelenskyj?

Di Peter Burghardt
Donald Trump è un po’ in ritardo con l’Ucraina, voleva risolvere la questione più rapidamente.

In Ucraina la sorpresa è stata grande, soprattutto per le posizioni filo-russe del documento. Tra gli
osservatori si è rapidamente diffusa la voce che fossero stati i russi a dettare il piano di pace agli
americani. Venerdì, il vice presidente degli Stati Uniti JD Vance ha telefonato a Zelenskyj per
placare l’indignazione che nel frattempo si era manifestata anche in altre capitali europee. In un
drammatico videomessaggio, Zelenskyj aveva dichiarato che l’Ucraina aveva ora solo la scelta di
perdere la propria dignità e accettare il piano, oppure perdere uno stretto alleato, gli Stati Uniti.
Dopo ore frenetiche di diplomazia telefonica tra americani ed europei, che si sono sentiti
dolorosamente ignorati nel processo, è stato concordato di incontrarsi a Ginevra nel fine settimana
per lavorare al piano.


26.11.2025
Il piano di pace di Trump Storia di un disastro
diplomatico

Di Benjamin Reuter
Quando martedì scorso il portale statunitense “Axios” ha riportato la notizia di un piano di pace in 28 punti
elaborato da Stati Uniti e Russia, l’agitazione è stata grande.

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Rassegna stampa tedesca, 63a puntata a cura di Gianpaolo Rosani

Energoatom aveva un consiglio di sorveglianza composto da personalità di tutto rispetto in
Ucraina. Chartschenko (esperto di energia) afferma: “Tutte sciocchezze. Era solo una finzione,
organizzata dal Ministero dell’Economia e dell’Energia. Hanno fatto di tutto per impedire al
consiglio di sorveglianza di agire”. Il presidente Zelenskyj sta ora tentando una difesa offensiva. Ha
imposto sanzioni a molti imputati e ha annunciato un rilancio del settore energetico. Energoatom
avrà una nuova dirigenza, tutte le aziende statali saranno sottoposte a controlli anticorruzione e gli
investigatori potranno lavorare senza ostacoli. Zelenskyj fa quello che ha già fatto in passato
quando la situazione si faceva delicata: si reca nelle zone vicine al fronte, distribuisce medaglie al
valore ai soldati, stringe mani, si mostra vicino alla gente. E deve sperare che non venga fuori
altro. Lo scandalo mette in discussione anche il sostegno internazionale al Paese. Dall’invasione
russa l’Ucraina ha ricevuto oltre 300 miliardi di euro di aiuti dall’Occidente, di cui 76 miliardi dalla
Germania. Ora si pone la domanda che i critici dell’Ucraina continuavano a porre prima del 2022:
ci si può fidare degli ucraini?

STERN
20.11.2025
CI SI PUÒ ANCORA FIDARE DI LUI?
In una delle fasi più delicate della guerra con la Russia, uno scandalo di corruzione scuote l’Ucraina. Il
presidente Volodymyr Zelenskyj deve tranquillizzare il suo popolo e i suoi partner, ma forse è già troppo
tardi.

Di Moritz Gathmann – scrive da 15 anni sull’Ucraina, anche sulla corruzione. Ma la spudoratezza di chi sta saccheggiando il Paese
nel bel mezzo della guerra ha sorpreso persino lui. Collaborazione: Paul Flückiger, Miriam Hollstein
Eccoli lì: grossi pacchetti di banconote da cento, ciascuno contenente presumibilmente 100.000 dollari USA,
con scritte come «Atlanta Series» e «Kansas City Series».

Il Parlamento Europeo dichiara che i deputati scelgono autonomamente i propri assistenti. Questi
ultimi sono tuttavia soggetti a severe regole in materia di integrità e indipendenza. L’assegnazione
dei fondi dei deputati è un problema strutturale a Bruxelles. E sembra che l’AfD sappia almeno
sfruttarlo abilmente. I politici dell’AfD dell’UE sostengono il lavoro del partito in patria con i fondi del
gruppo parlamentare di Bruxelles? Ciò sarebbe vietato e potrebbe essere punito severamente. Gli
assistenti con opinioni radicali rappresentano un rischio per la sicurezza, afferma Nicholas Aiossa,
direttore di Transparency International EU. Da anni si batte per l’adozione di norme più severe
nelle istituzioni dell’UE: “Il Parlamento europeo non prende abbastanza sul serio questo problema
al suo interno”.

STERN
20.11.2025
AIUTANTI RADICALI
I deputati europei dell’AfD assumono collaboratori con legami di estrema destra. Quanto è pericoloso?

Di Vanessa Leitschuh, Birte Meier, con Charlotte Wirth
Sabato: in un villaggio ai margini dell’Eifel, le auto intasano le poche strade. Politici e attivisti provenienti da
diversi paesi europei arrivano nella sala comunale. Dove solitamente si festeggiano il carnevale e la fiera,
ora una donna sale sul palco fiancheggiato da bandiere tedesche.

Durante il suo intervento davanti alla Junge Union all’Europa-Park di Rust, il cancelliere ha forse
stabilito un record per la sala più silenziosa del mondo, ha osservato il nostro reporter Julius
Betschka, tanto i giovani del partito erano poco disposti ad applaudire Merz. E ancora una volta il
Cancelliere e il suo entourage sembrano non aver previsto quanto possano essere ostinati i
compagni di partito, nonostante l’escalation dei giovani fosse davvero prevedibile.
Bisogna ignorare ciò che non funziona nello Stato ucraino? Proprio in questi giorni un enorme
scandalo di corruzione sta facendo notizia, coinvolgendo i più alti circoli politici ucraini, fino al
presidente. È lecito riportare queste notizie, anche se potrebbero fare il gioco di coloro che non
vogliono più aiutare l’Ucraina, come ad esempio i “sostenitori della Russia” nell’AfD?

STERN
20.11.2025
EDITORIALE

In politica esiste una spiegazione che fa riferimento a “quelli là” ed è molto popolare da alcuni anni.

Secondo un sondaggio dell’istituto di ricerca INSA, la grande maggioranza dei sostenitori della
Sinistra, dei Verdi e della SPD è favorevole al divieto dell’AfD. Solo gli elettori della CDU e della
CSU hanno opinioni più contrastanti (42% a favore del divieto, 41% contrario). Tutti i partiti citati
escludono categoricamente qualsiasi collaborazione parlamentare o addirittura una coalizione con
l’AfD (“muro di separazione”). Molti elettori dell’AfD ritengono che ciò sia ingiusto. Indubbiamente,
ciò complica i rapporti di maggioranza in un numero sempre maggiore di parlamenti tedeschi,
causando anche stallo e blocchi. Non sono solo i giuristi a mettere in guardia: vietare un partito
che raccoglie così tanti voti potrebbe danneggiare la nostra democrazia. Tuttavia, i politici di
sinistra e di destra avanzano gravi motivi per cui non vogliono avere nulla a che fare con l’AfD.
Superillu spiega le accuse più comuni contro l’AfD.

20.11.2025
AFD
Perché nessun altro partito parlamentare vuole finora allearsi con l’AfD o anche solo collaborare con
esso? E perché alcuni chiedono addirittura di vietare l’AfD? Ecco otto accuse che vengono ripetutamente
sollevate al riguardo.

Di Gerald Praschl
Secondo un sondaggio dell’istituto di ricerca INSA, la grande maggioranza dei sostenitori della Sinistra, dei
Verdi e della SPD è favorevole al divieto dell’AfD.

Dal periodico satirico: Il Cancelliere ha dichiarato guerra innanzitutto ai suoi simili, in una
conferenza di capitalisti di alto rango, lo «Schwarz Ecosystem Summit» (il gruppo Schwarz
comprende, tra gli altri, Kaufland e Lidl). È più che comprensibile! Quando una possibile guerra
potrebbe iniziare, i capitalisti devono essere i primi a saperlo, perché in determinate circostanze
hanno molto più da perdere rispetto, ad esempio, a una cassiera di Kaufland o Lidl. In una guerra,
come capitalista sei in un gruppo ad alto rischio! Il 5 novembre 1937 Hitler dichiarò davanti alla sua
cricca che la Wehrmacht avrebbe dovuto essere “pronta alla guerra” (termine che ha preso in
prestito da Pistorius senza chiedere il permesso) entro quattro anni. Quattro anni: per noi sarebbe
il 2029!

Numero 12/2025
Cosa ha detto il cancelliere?
Di MATTI FRIEDRICH

DISEGNO: MARIO LARS

Si può davvero fare la terza guerra mondiale anche dal proprio ufficio a casa?

Ha detto «immagine della città»! Le agenzie di stampa hanno dato in escandescenze.

Il 21 novembre 1990 i capi di Stato e di governo dei membri della Conferenza sulla sicurezza e la
cooperazione in Europa (CSCE) si sono riuniti nella capitale francese per un vertice volto a firmare
un documento storico, la “Carta di Parigi per una nuova Europa”. Erano presenti tutti i paesi della
NATO più gli Stati Uniti e il Canada, i paesi del Patto di Varsavia ancora esistenti, i membri della
Comunità Europea, gli Stati neutrali e non allineati dell’Europa e il presidente della Commissione
Europea Jacques Delors. Il conflitto Est-Ovest in Europa sembrava essere giunto al termine. I
ricercatori nel campo della pace e dei conflitti hanno tuttavia sollevato la questione se si trattasse
di una fine equa della guerra fredda o addirittura di una pace unilaterale. Rimaneva controverso
l’argomento dell’“Occidente espansionistico” attraverso l’UE e la NATO. Si trattava solo di
propaganda o la critica aveva un fondo di verità? Dalla fine degli anni ’90 si è verificata una serie di
azioni e reazioni alternate, ma il passo verso la piena invasione russa dell’Ucraina dal 2022 non
doveva necessariamente avvenire.

Numero 16/2025
Il fallimento dell’“era della pace”
Trent’anni fa, il 21 novembre 1990, la “Carta di Parigi” sancì formalmente la fine della Guerra Fredda. Ma
il conflitto Est-Ovest era solo apparentemente finito. Il mancato successo della pace ha conseguenze
fatali ancora oggi, come dimostra la guerra in Ucraina.

Di Michael Gehler
L’autore è direttore dell’Istituto di Storia dell’Università di Hildesheim e professore all’Università Andrássy
di Budapest.
Il 21 novembre 1990 i capi di Stato e di governo dei membri della Conferenza sulla sicurezza e la
cooperazione in Europa (CSCE) si sono riuniti nella capitale francese per un vertice volto a firmare un

documento storico, la “Carta di Parigi per una nuova Europa”.

Al momento non si può assolutamente parlare di reintrodurre in Germania il servizio militare
obbligatorio come lo conoscevamo in passato. Il ministro federale della difesa: puntiamo
consapevolmente sul volontariato. Vogliamo persone motivate e idonee. A lungo termine, anche se
parliamo del servizio nella riserva, ne avremo molte di più che se costringessimo i giovani a
prestare servizio. Nei miei colloqui con i giovani e le giovani, percepisco che sono molto favorevoli
alla sicurezza della Germania. Sono assolutamente disposti a proteggere una vita in libertà.
Proprio come in paesi come la Svezia o la Danimarca. E se non avessimo abbastanza volontari,
su questo sono tutti d’accordo, allora ci dovrebbe essere un obbligo. Se si dovesse arrivare a
questo punto, sarà il Bundestag a decidere.

16.11.2025
«La NATO è in grado di difendersi»
Il ministro della Difesa Boris Pistorius parla delle forze armate del futuro, della necessità di scuotere il
mondo civile e della questione se i droni possano decidere le sorti di una guerra moderna.

Le domande sono state poste da Peter Carstens e Konrad Schuller
Signor Ministro, la Bundeswehr ha appena compiuto settant’anni, congratulazioni. Purtroppo, però, la
festeggiata non è in buone condizioni.
Grazie per le congratulazioni. E devo contraddirla subito: la Bundeswehr è in condizioni decisamente
migliori di quanto si possa dedurre dai resoconti dei media.

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Rassegna stampa tedesca, 62a puntata a cura di Gianpaolo Rosani

Sia per i suoi oppositori che per i suoi sostenitori, Trump fornisce continuamente materiale in
abbondanza. Questo politico insolito sembra determinato a inaugurare una nuova era politica nel
mondo occidentale, ma forse anche a livello globale. Contrariamente all’opinione comune, non è
però affatto facile darne una valutazione chiara. A partire dai suoi discorsi. Data la sua loquacità,
occorre distinguere rigorosamente tra i suoi discorsi spesso molto spontanei, le dichiarazioni di
principio ben ponderate e i concetti politici. Chi dà lo stesso peso a ogni parola, valuta
attentamente ogni dichiarazione o ogni post, può facilmente polemizzare, ma non
necessariamente comprende meglio né la politica né la persona del presidente. Ancora più difficile
è interpretare le dichiarazioni apparentemente contraddittorie e le decisioni di questo presidente,
criticate come confuse e disordinate. Trump si è indubbiamente preparato in modo intenso e molto
professionale a questo secondo mandato, cosa che spaventa particolarmente alcuni. Un sobrio
bilancio intermedio della presidenza Trump – senneme dopo così poco tempo – dimostra che egli
sta cercando di realizzare i suoi progetti con enorme energia e forza di volontà.

Numero di Dicembre 2025
Il rullo compressore Trump. Salvatore del
mondo, chiacchierone o distruttore?
Un anno fa Donald Trump è stato eletto per la seconda volta presidente degli Stati Uniti d’America e dieci
mesi fa ha assunto la carica. Da allora sta cambiando il mondo, sia nella politica interna che in quella
estera. Alcuni vedono in lui un prepotente assetato di potere, altri un abile stratega

DI LASZLO TRANKOVITS
Chi vuole capire Donald Trump, chi vuole rendergli giustizia, deve darsi una regolata. I sentimenti sono
vietati. Perché quasi nessun politico nel primo quarto del XXI secolo ha suscitato emozioni così intense e

violente come il 79enne imprenditore edile alla Casa Bianca. Trump rende spesso troppo facile la vita ai
suoi avversari.

In nessun altro paese dell’Unione Europea la situazione dei diritti LGBTIQ è così grave come in
Romania. Questo è il risultato della mappa arcobaleno ILGA 2025, che ogni anno documenta la
posizione giuridica delle persone queer in Europa. Da anni la mappa è simile: zone verdi
nell’Europa occidentale, zone rosse nell’Europa orientale. Non è sempre stato così. In Polonia
l’omosessualità è stata depenalizzata già nel 1932, molto prima che in Germania. In Slovenia, nel
1984, si è tenuto il primo festival cinematografico queer d’Europa. Negli anni 2000 Budapest era
considerata uno dei centri queer più importanti d’Europa. Ci sono molte ragioni per cui oggi la
situazione è diversa. Certo, l’Europa orientale non è tutta uguale. I paesi hanno una storia diversa,
ogni nazione ha una propria socializzazione. Ma ci sono anche dei punti in comune.

Numero 16/2025
Orgoglio senza paura
La comunità queer dell’Europa orientale è vittima di ostilità come non accadeva da tempo, soprattutto in
Romania. Ma non si arrende

La mappa arcobaleno dell’ONG ILGA mostra la situazione giuridica

delle persone queer in Europa: più è verde, meglio è; più è rossa, peggio è.
Ogni giorno, quando Victor Ciobotaru entra nel suo ufficio nella zona est di Bucarest, viene accolto
dall’odio.

Dieci anni fa, la capitale francese ha subito il più grave attacco terroristico della sua storia
contemporanea. Nella sala concerti Bataclan di Parigi, sulle terrazze di diversi caffè e davanti allo
stadio di Saint-Denis, un gruppo di jihadisti ha ucciso 130 persone e ferito più di 400 in una serie di
attentati: è stato un evento fondamentale per la Francia. Il 13 novembre 2015 è considerato, a
posteriori, una sorta di apice di una campagna di attentati terroristici. In occasione della data
simbolica dell’anniversario, il governo ha ulteriormente rafforzato la sorveglianza a causa dei rischi
acuti. Tutti si sono sentiti attaccati, ma non allo stesso modo e non tutti hanno tratto le stesse
conclusioni.

13.11.2025
Le ferite aperte del terrore al Bataclan
Francia. 130 persone sono morte negli attentati in una sala concerti, davanti a dei caffè e allo stadio di
Parigi il 13 novembre 2015. La paura rimane.

Di RUDOLF BALMER – corrispondente da Parigi
Parigi. Nessuno di coloro che dieci anni fa erano a Parigi ha dimenticato quella serata. Le ore di incertezza,
la paura strisciante. Perché nessuno sa cosa potrebbe ancora succedere.

Oro: dall’inizio del 2025 si registra quindi un impressionante aumento di quasi il 60%. Le quotazioni
sono trainate da alcuni sviluppi a lungo termine, anche al di là della politica monetaria
accomodante della Fed. Tra questi vi è in particolare l’elevata domanda da parte di molte banche
centrali dei paesi emergenti. Queste ultime si stanno impegnando da anni per relegare il dollaro
USA in secondo piano come valuta di riserva. L’associazione di categoria World Gold Council
(WGC) ha riportato, nonostante il prezzo record dell’oro, acquisti netti per un totale di 220
tonnellate da parte delle banche centrali nel terzo trimestre. Si tratta di un aumento del 28%
rispetto al secondo trimestre e del 10% rispetto all’anno precedente. Gli elevati prezzi dell’oro
stanno alimentando, tra l’altro, i profitti di operatori minerari come Barrick Mining o Newmont.

Numero 23/2025
I titoli minerari prendono slancio
Nonostante i prezzi elevati, le banche centrali continuano ad acquistare oro. Cosa c’è dietro questa
tendenza e cosa significa per gli investitori e i grandi titoli minerari?

Dopo una corsa che ha portato il prezzo dell’oro per la prima volta oltre la soglia dei 4.300 dollari USA, negli
ultimi giorni il metallo prezioso giallo si è concesso una piccola pausa.

Non sono passati nemmeno due anni da quando Wagenknecht ha fondato l’alleanza Sahra
Wagenknecht, che porta il suo nome ed è stata creata su misura per lei. L’ex figura di spicco della
sinistra voleva cambiare il panorama politico, smuoverlo. All’inizio, dopo i successi alle elezioni
europee e alle elezioni regionali della Germania orientale, sembrava che potesse riuscirci.
Tuttavia, a febbraio Wagenknecht ha mancato di poco il suo vero obiettivo, ovvero l’ingresso del
BSW nel Bundestag. Da quel momento è iniziato l’allontanamento dal suo partito. Wagenknecht,
56 anni, ha sempre sottolineato che avrebbe guidato l’alleanza solo in via transitoria e che un
giorno non avrebbe più portato il suo nome. Tutti nel BSW lo sapevano. Ma il fatto che ciò
avvenisse così rapidamente e che Wagenknecht non volesse più candidarsi alla presidenza già al
congresso del partito di dicembre, come ha ora annunciato, ha sorpreso molti.

14.11.2025
Il mondo di Sahra
Sahra Wagenknecht voleva rivoluzionare il sistema dei partiti. Alla fine, ancora una volta, è stata lei
stessa a ostacolarsi. In viaggio con una donna che si sottrae

di Linda Tutmann
Dieci minuti prima di annunciare che presto non sarà più leader del partito, Sahra Wagenknecht attraversa
di corsa la hall del suo hotel vicino al Reichstag.

Con una modifica costituzionale, la coalizione, con l’aiuto dell’opposizione, ha allentato il freno
all’indebitamento prima ancora di entrare in carica e ha creato un fondo speciale da 500 miliardi di
euro. Si tratta di una somma gigantesca che viene giustificata con la necessità della Germania di
migliorare rapidamente le sue infrastrutture fatiscenti. I critici parlano di gioco delle tre carte o di
frode: non vengono finanziati progetti aggiuntivi, una chiara violazione degli accordi che la
coalizione ha stipulato con l’opposizione in occasione della modifica della Costituzione. Si destina
il denaro liberato ad altri scopi, ad esempio a costosi ma superflui regali elettorali come l’IVA
ridotta sui pasti nei ristoranti. Il governo Merz ha bisogno di una politica economica diversa. Invece
di ridistribuire risorse scarse, dovrebbe concentrare i propri sforzi sul rafforzamento delle forze di
crescita. Non è vero che il denaro pubblico stimola l’economia.

14.11.2025
EDITORIALE
Ingannare con i numeri
La Germania ha finalmente bisogno di tornare a crescere economicamente. Con il bilancio per il 2026, la
coalizione concede un’altra possibilità.

Di Christian Reiermann
Il bilancio federale è considerato da molti come il libro del destino della nazione. Come minimo, è una
visione del governo tradotta in cifre.

Naveen Jindal, controverso ed eccentrico uomo d´affari indiano, è adatto al settore siderurgico di
Thyssenkrupp, piuttosto lento e burocratizzato? C’è da dubitarne. In realtà, Jindal voleva acquisire
la più grande acciaieria d’Europa a Taranto, nel sud Italia, al prezzo irrisorio di 800 milioni di euro,
ottenendo dal governo di Roma ingenti sovvenzioni per la conversione di questo impianto
inquinante in acciaieria verde. Solo quando l’accordo è fallito, l’indiano ha bussato alla porta di
Essen. Per il momento solo con un’offerta non vincolante: la revisione dei libri contabili è in corso e
dovrebbe portare a un risultato entro gennaio. Come in Italia, anche nel caso di Thyssenkrupp
Jindal spera di ottenere molti soldi dallo Stato e dalla casa madre. Jindal è considerato un maestro
nel reinvestire il meno possibile nei propri progetti, lasciando invece che siano i suoi partner e lo
Stato a pagare. Cosa può offrire Jindal a Essen che altri prima di lui non sono riusciti a offrire? E
soprattutto: quanto denaro porterà con sé? È difficile valutare con precisione la capacità finanziaria
del gruppo Jindal, date le sue strutture opache.

12.2025
L’UOMO D’ACCIAIO
Il settore siderurgico in crisi della Thyssenkrupp ha già attirato molti cacciatori di fortuna, tra cui
recentemente l’indiano Naveen Jindal. Riuscirà a realizzare ciò che tutti gli altri hanno fallito?

di B E R N D Z I E S E M E R
Prima che Naveen Jindal si recasse a Düsseldorf in ottobre per la visita inaugurale al primo ministro della
Renania Settentrionale-Vestfalia Hendrik Wüst, il 55enne ha dovuto ottenere il permesso di un giudice di
Nuova Delhi.

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Rassegna stampa tedesca, 61a puntata a cura di Gianpaolo Rosani

Finora Putin ha sempre dato per scontato un partenariato alla pari con la Cina. Ma questo è ormai
passato, perché l’asimmetria nelle relazioni è in continuo aumento. A causa della guerra in Ucraina
e delle sanzioni occidentali, la Russia sta diventando sempre più dipendente dalla Cina. Non solo
in campo economico, ma anche la fornitura di beni a duplice uso per la produzione di droni è di
notevole importanza per la guerra. Eppure, per molto tempo la Russia è stata il principale fornitore
di armi moderne per la Cina. La concorrenza sul mercato degli armamenti, un forte fattore di
esportazione per la Russia, potrebbe incidere pesantemente sulle relazioni future.

05.11.2025
PUTIN E XI: PARTENARIATO SOLIDO O
ALLEANZA GEOPOLITICA?
Il capo di Stato cinese Xi e il presidente russo Vladimir Putin si presentano ostentatamente come fratelli
strategici nello spirito. Ma dietro la facciata si nascondono un pensiero di potere spietato, rivalità
geopolitica e diffidenza tattica. Un’analisi dell’esperto di politica di sicurezza, il brigadiere in pensione
Walter Feichtinger.

Il brigadiere in pensione Walter Feichtinger è presidente del Center for Strategic Analysis (CSA)
Nonostante tutta l’unità ostentata dai capi di Stato russo e cinese, sorge spontanea la domanda se questa
sia solo il risultato dell’attuale situazione geopolitica o se abbia una sostenibilità strategica.

Quando strade, piazze ed edifici sono ridotti in macerie dopo i bombardamenti, si pone sempre la
stessa domanda angosciante: cosa ne sarà della città? Come dovrà essere ricostruita? La
ricostruzione dopo le guerre non è mai solo un problema logistico, tecnico o economico. È sempre
anche un processo profondamente politico e culturale. Se guardiamo agli attuali teatri di guerra –
come Gaza, Mariupol, Kharkiv – è chiaro che oggi non si tratta solo di sostituire gli edifici distrutti.
Si tratta di creare spazi che possano guarire: città che restituiscano ai loro abitanti un senso di
sicurezza e paesaggi urbani che, nonostante la devastazione, creino una nuova identità.
Altrettanto fondamentale è il rispetto del patrimonio culturale storico. È fondamentale che la
ricostruzione non sia guidata solo dai governi o dagli investitori internazionali.

Novembre/Dicembre 2025
Come le città possono ritrovare la propria
identità dopo la distruzione causata dalla guerra
Architettura con cicatrici – Ricordare, guarire, rinnovare

Di Mila Nardi
Le guerre non distruggono solo vite umane, ma anche il nostro ambiente costruito. Questo è molto più di
un semplice spazio in cui vivere, lavorare o studiare.

Angela Merkel rappresenta tutto ciò che molte persone non trovano nel suo successore Merz. La
moderazione, la ragionevolezza, l’affidabilità, l’empatia, la capacità di unire. Mentre Merz polarizza,
divide ed emargina, Merkel incarna l’opposto. È il suo tono che molti ora rimpiangono, non la sua
politica. Con ogni crisi di coalizione e con ogni gaffe verbale del Cancelliere cresce così la
nostalgia per i presunti bei vecchi tempi di Merkel. Anche tra i suoi avversari politici. E poi c’è l’altro
mondo. Un mondo in cui Merkel suscita reazioni di rifiuto così violente come pochi altri politici
tedeschi. In cui scoppiano polemiche non appena prende la parola. E ogni sua dichiarazione
pubblica viene esaminata al microscopio per vedere se contiene anche solo un briciolo di critica al
Cancelliere. Perché è risaputo che Merz e Merkel sono legati da decenni da una profonda
avversione. Quasi sempre si trova qualcosa. Un’ex cancelliera può permettersi di farlo?

07.11.2025
La regina madre tedesca
Carriere – Ogni passo falso del cancelliere fa crescere in molte persone la nostalgia per i presunti bei
vecchi tempi della Merkel. È il suo tono, il suo modo di presentarsi che manca loro. E la Merkel asseconda
volentieri questa nostalgia.

Di Konstantin von Hammerstein
È un piccolo gruppo di amici che Norbert Lammert invita un giovedì di ottobre alla Società Parlamentare di
Berlino. Il presidente della Fondazione Konrad Adenauer offre la cena all’ex cancelliere austriaco Wolfgang
Schüssel, che ha compiuto 80 anni a giugno.

Si sta preparando qualcosa, ancora una volta, tra i socialdemocratici. L’SPD sembra un partito di
opposizione che sa soprattutto cosa non vuole. Che non crea, ma amministra i beni acquisiti. Che
frena. Questo diventa un problema per il governo federale. Alla fine di novembre partirà la
missione “Sviluppo di una visione”, come recita una presentazione interna. La notizia circola già da
tempo anche negli ambienti della CDU, dove suscita grande preoccupazione. La SPD deve
mantenere la promessa fatta dal leader del partito Klingbeil la sera stessa delle elezioni: non solo
un cambio di personale, ma un vero e proprio rinnovamento programmatico. Sono previsti due
anni per il processo di ricerca dell’identità. Su una cosa molti sembrano essere d’accordo: al partito
manca un grande progetto che lo unisca e lo entusiasmi, i compagni frustrati chiedono nientemeno
che una visione per il loro partito, incastrato tra Die Linke, AfD e Unione. I classici temi della
giustizia, dall’imposta di successione all’imposta sul patrimonio, non funzionano più.

STERN
06.11.2025
ANCORA SVEGLI?
L’SPD non sa cosa vuole. E proprio ora si lancia in una ricerca programmatica di sé stessa. La coalizione
potrebbe trovarsi in una situazione divertente.

Di Florian Schillat,
La salsa di soia sarebbe perfetta adesso. Il segretario generale dell’SPD ha ordinato del sushi, ma in tutta la
Willy-Brandt-Haus non si trova traccia di salsa di soia.

Nonostante gli attuali alti risultati nei sondaggi dell’AfD di estrema destra, un sondaggio rileva un
numero inferiore di persone con una visione del mondo di estrema destra rispetto a due anni fa.
Tuttavia, il 19,8% è d’accordo con le dichiarazioni nazionaliste. Un quarto della popolazione ritiene
addirittura che “ciò di cui la Germania ha bisogno ora è un unico partito forte che incarni la
comunità popolare nel suo insieme”. Il 23% pensa che “l’obiettivo principale della politica tedesca
dovrebbe essere quello di garantire alla Germania il potere e il prestigio che le spettano”. Quasi il
24% non ha più l’impressione che “la democrazia tedesca nel complesso” funzioni, più del doppio
rispetto a sei anni fa. Questo sviluppo spicca in modo particolare. “La fiducia nelle istituzioni e
nell’attuazione dei principi democratici sta diminuendo drasticamente”. Un altro dato corregge
invece un cliché: non c’è quasi alcuna differenza tra la Germania orientale e quella occidentale per
quanto riguarda l’estremismo di destra.

07.11.2025
Il 76% contro l’estremismo di destra
Le posizioni di estrema destra in Germania sono complessivamente diminuite. Tuttavia, non sono pochi
coloro che desiderano un leader che “governi con pugno di ferro”. Come si concilia tutto questo e cosa
può aiutare a contrastarlo?

Di Gareth Joswig e Stefan Reinecke
Iniziamo con la buona notizia: oltre tre quarti della popolazione tedesca rifiuta le idee di estrema destra,
ovvero il 76,1%, con un aumento di 4,5 punti percentuali rispetto a due anni fa.

Nei primi due anni del governo Meloni, i dati sull’immigrazione hanno subito un drastico aumento.
Invece della promessa riduzione del numero di arrivi registrati, nel 2023 si è verificato un aumento
significativo: da 105.131 nel 2022 a 157.651. Solo il 2024 ha portato la svolta sperata, rendendo il
calo ancora più spettacolare: il numero di migranti è sceso a 66 137. La chiave del successo sono
stati gli accordi che Meloni ha concluso con i paesi del Maghreb, Tunisia e Libia, e coordinato con
la Commissione europea. Si è trattato di una soluzione pragmatica, che per molti aspetti si è
differenziata dal clamore della campagna elettorale: una sorta di via di mezzo tra l’azione
nazionale autonoma e il partenariato europeo. Da allora, infatti, i numeri sono rimasti stabili. Da
oltre un anno non si registra più alcun calo: gli sbarchi si attestano al livello del dicembre 2021,
quando era ancora al potere il governo di Mario Draghi. Centri vuoti in Albania.

07.11.2025
Disillusione dopo i primi successi
I dati italiani sull’immigrazione rimangono ai livelli del 2021

Di LUZI BERNET, ROMA
Quando Giorgia Meloni ha recentemente celebrato il terzo anniversario della sua entrata in carica, il
governo ha presentato un bilancio provvisorio di 68 pagine. Il documento è corredato da innumerevoli
tabelle e cifre che dovrebbero dimostrare il successo della coalizione di governo. Solo a pagina 29 si parla di
migrazione. Ciò è sorprendente, dato che il tema è stato uno dei cavalli di battaglia della campagna
elettorale di Meloni.

Si discute della qualità del lavoro del Cancelliere e della sua Cancelleria. Merz spesso non ha
fortuna nella scelta del personale, si dice nel gruppo parlamentare dell’Unione. Nel gruppo
parlamentare crescono le preoccupazioni per la scarsa popolarità e notorietà dei vertici. Ci sono
deputati che non solo trovano infelice la scelta del personale di Merz, ma anche la scelta dei
ministeri. Al momento, nel gruppo parlamentare dell’Unione sembra esserci un autunno di
malcontento nei confronti del suo governo.

07.11.2025
I compagni di partito dubitano di Friedrich Merz
In realtà, il Cancelliere voleva guadagnare punti con un autunno di riforme, ma ora deve fare i conti con il
forte malcontento del suo gruppo parlamentare dell’Unione. E non solo per il caso Wadephul.

Di Robert Rossmann – Berlino
I deputati amano sparlare dei loro capi, in questo non sono diversi dai dipendenti delle aziende. Queste
cose vanno prese sul serio solo con le dovute riserve.

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Rassegna stampa tedesca, 60a puntata a cura di Gianpaolo Rosani

Ferdinand Gehringer e Johannes Steger analizzano come la Germania, e con essa altri Stati
dell’UE, possano prepararsi a tali scenari nel loro libro “Deutschland im Ernstfall” (La Germania in
caso di emergenza), pubblicato a settembre. Una conversazione sui punti deboli, la prevenzione e
la comunicazione politica.

05.11.2025
PREVENZIONE INVECE DI PANICO: COME UNA
DIFESA COMPLETA
In caso di attacco, non sono solo le qualità militari a determinare il successo della difesa. Almeno
altrettanto importanti sono la resilienza e la volontà di difendersi della popolazione.
RAFFORZARE LA RESILIENZA
In “Deutschland im Ernstfall” (La Germania in caso di emergenza), Ferdinand Gehringer e Johannes Steger
analizzano come la politica e la società possono reagire alle minacce militari. In un’intervista con Militär
Aktuell affermano: l’importante non è il panico, ma la prevenzione e una comunicazione aperta con la
popolazione.
Intervista: MARKUS SCHAUTA
La guerra in Ucraina costringe l’Europa a prepararsi all’emergenza. Numerosi scenari ipotizzano che un
possibile attacco da parte della Russia inizi come una guerra ibrida: disinformazione, attacchi informatici e
sabotaggio di infrastrutture critiche come le reti elettriche e di telecomunicazione sono considerati uno
scenario iniziale realistico.

Giornalismo di guerra: la densità dei droni ha trasformato il territorio in una zona trasparente che si
estende ben oltre le prime linee di fanteria: la cosiddetta kill zone. Uno spazio di dieci, venti o più
chilometri in cui la visibilità diventa letale. La zona di combattimento non è più un luogo fisso a cui
ci si può avvicinare con cautela. Questa nuova realtà è dimostrata dalle decine di chilometri di
strade, soprattutto nel Donbas, che sono ricoperte da reti anti-droni. Il corrispondente di “El
Mundo” Javier Espinosa descrive la scena come “completamente surreale. E allora mi chiedo:
esiste ancora il giornalismo di guerra se non posso più mostrare la guerra?” Per rendere giustizia
alle esperienze dei soldati in prima linea si cerca di intercettarli nel momento in cui tornano dal
fronte. Ma queste occasioni sono sempre più rare. Ciò che resta è filmare immagini dallo schermo
e immagini dal vivo dei droni nel posto di comando e parlare con gli ufficiali. “Vediamo il campo di
battaglia sempre più da lontano”.

07.11.2025
“Chi è contrassegnato come stampa viene
ucciso”
I droni russi osservano ogni mossa in Ucraina. Cacciano in modo mirato civili e giornalisti. Come è
possibile mostrare la guerra in queste condizioni?

Di Christian-Zsolt Varga, Kiev
La morte del fotoreporter francese Antonio Lallican e le gravi ferite riportate dal suo collega ucraino
Georgiy Ivanchenko nel Donbas all’inizio di ottobre segnano una triste svolta nel giornalismo di guerra: per
la prima volta in Ucraina un reporter è stato ucciso in modo mirato da un drone FPV russo.

Merz vorrebbe espellere immediatamente un gran numero di siriani, come ha fatto sapere più
volte. Wadephul, invece, ha dichiarato di avere dei scrupoli. La differenza è evidente. Quando in
primavera la CDU si è assicurata, oltre alla Cancelleria, anche il Ministero degli Esteri, Merz e
Wadephul hanno promesso una «politica estera coerente». Quello che stanno realizzando, invece,
è una politica estera in continuo mutamento. A volte così, a volte così. Su questioni centrali, il
Cancelliere e il suo Ministro degli Esteri non sono d’accordo. Wadephul si discosta, urta e poi deve
giustificarsi. I Ministri degli Esteri non fanno politica con le leggi, ma soprattutto con le parole.
Queste non devono essere enigmatiche, devono essere precise. Nel caso di Wadephul spesso
non è così. In questo modo il ministro non solo danneggia l’immagine della coalizione, ma anche la
reputazione e l’influenza del Paese. La Germania non ha vita facile nel conflitto tra le grandi
potenze. I suoi rappresentanti non dovrebbero quindi inviare messaggi contraddittori. Wadephul
deve decidere se può sostenere o meno la politica di Merz nel governo.

07.11.2025
EDITORIALE
L’incontrollabile
Johann Wadephul ha un problema con le priorità del suo cancelliere. Il ministro degli Esteri deve decidere
se sostenere la politica di Friedrich Merz.

Di Marina Kormbaki
A volte i diplomatici devono edulcorare le cose per evitare che i conflitti degenerino. Il capo della
diplomazia tedesca Johann Wadephul ha portato questa lezione all’estremo.

Il presidente dell’associazione economica dell’acciaio: “La situazione è drammatica. L’industria
siderurgica ha bisogno di condizioni quadro affidabili”. Il problema più grave dell’industria
siderurgica nazionale è la concorrenza dall’Estremo Oriente. Da tempo la Cina esporta in Europa
grandi quantità di acciaio a basso costo. I produttori tedeschi difficilmente riescono a competere
sui prezzi. Esistono già strumenti di protezione, che la Commissione europea intende ora ampliare
in modo significativo. I costi energetici sono un grosso problema per l’industria siderurgica. “Senza
un’efficace riduzione dei prezzi dell’energia elettrica, questa industria non è in grado di
sopravvivere”, ha affermato Merz. Ha annunciato che il prezzo dell’energia elettrica industriale
sovvenzionato dallo Stato entrerà in vigore a partire dal 2026 e che il governo concederà ai
produttori di automobili un margine di manovra maggiore per quanto riguarda i limiti di CO₂ se
utilizzeranno acciaio verde nella produzione.

07.11. 2025
Vertice sull’acciaio
“Crisi che minaccia l’esistenza” per l’industria siderurgica – Il cancelliere federale Merz ha fatto diverse
promesse al settore siderurgico. Tuttavia, alcune di queste misure devono ancora essere chiarite,
soprattutto con Bruxelles.

Di Julian Olk, Klaus Stratmann Berlino
Il cancelliere federale Friedrich Merz (CDU) ha messo in guardia dalla scomparsa dell’industria siderurgica
dalla Germania. “Le aziende stanno attraversando una crisi che ne minaccia l’esistenza”, ha affermato Merz
giovedì dopo un incontro con i rappresentanti del settore nella Cancelleria federale.

Nei paesi nordici il servizio militare è popolare: ogni anno migliaia di giovani uomini e donne si
arruolano volontariamente per l’addestramento militare. Le ragioni sono molteplici e mettono in
evidenza ciò che manca in Germania in termini di preparazione alla difesa. Da un lato c’è la
continuità. A differenza di quanto avviene in Germania, in Finlandia, Norvegia e Danimarca il
servizio militare obbligatorio non è mai stato sospeso, ma solo temporaneamente ridotto il numero
delle reclute. La Svezia ha reintrodotto l’obbligo già nel 2018, dopo una breve pausa. Inoltre, nel
nord, ad eccezione della Finlandia, anche le donne sono tenute a sottoporsi alla visita di leva.
Entrambi questi fattori fanno sì che l’esercito sia più saldamente radicato nella società.


07.11.2025
Dove i giovani difendono il loro Paese
Mentre in Germania la maggioranza dei giovani si dichiara contraria al servizio militare obbligatorio, in
molti Paesi del Nord Europa prestare servizio nelle forze armate è un privilegio molto ambito. Una ricerca
delle cause ci mostra perché e cosa possiamo imparare da questo

Di STEFANIE BOLZEN E LARA JÄKEL
Tre pesanti carri armati avanzano rumorosamente verso il fiordo e, poco prima di raggiungere l’acqua, si
fermano su un piazzale di ghiaia.

Nella notte del 23 novembre 1992, una casa è andata a fuoco. Ibrahim Arslan aveva sette anni
quando due neonazisti hanno lanciato delle bombe molotov attraverso la finestra. Sua nonna
Bahide Arslan, sua cugina Yeliz, sua sorella Ayşe sono morte nell’incendio. Lui è sopravvissuto.
“Tutti dicono che gli anni Novanta sono tornati”, dice oggi. “Ma non sono mai finiti, sono solo
cambiati. E oggi è più pericoloso”. Da metà ottobre è tornato acceso il dibattito su chi appartiene
alla Germania e chi no. Chi è il benvenuto qui e chi no. E chi può sentirsi al sicuro qui, o meno. Il
dibattito è stato riacceso dal cancelliere Friedrich Merz durante un incontro il 14 ottobre a
Potsdam, quando ha detto: “Ma naturalmente abbiamo ancora questo problema nel panorama
urbano, ed è per questo che il ministro federale dell’Interno sta lavorando per consentire e attuare
rimpatri su larga scala”. “Il panorama urbano”: due parole che aleggiano nei talk show come se
fossero state inventate di recente. È lo stesso linguaggio di allora, Merz ha ripetutamente
oltrepassato il confine con l’estrema destra, non per caso, ma con calcolo.

05.11.2025
Germania, il tuo paesaggio urbano
Una frase del cancelliere federale Merz riaccende un vecchio dibattito e ricorda a Ibrahim Arslan giorni
bui. Negli anni Novanta è sopravvissuto a un attacco incendiario razzista
“Probabilmente abbiamo disturbato il paesaggio
urbano”
Come un sopravvissuto all’attacco incendiario razzista a Mölln percepisce il modo in cui i governi tedeschi
trattano i migranti nei dibattiti passati e attuali

Ha cambiato il paesaggio urbano di Mölln con la sua iniziativa “Reclaim and Remember”

Ibrahim Arslan Foto: Daniel Chatard
Da Mölln e Potsdam: Derya Türkmen
È una mattina grigia a Mölln. I ciottoli luccicano bagnati dalla pioggia, il vento fischia attraverso la
Mühlenstrasse. Per il resto c’è silenzio.

Circa il 70% del territorio britannico appartiene all’1% della popolazione, tra cui molti nobili. Il
principe William e il re Carlo possiedono privatamente oltre 72.000 ettari di terreno, 5.410 edifici e
2.582 diritti minerari. Ufficialmente non pagano le tasse, a meno che non lo facciano
volontariamente. Ma non sono tenuti a rivelare a nessuno se lo fanno. Quindi vale il desiderio “To
be King for one Day” o piuttosto l’ira “No Kings”?

STERN
06.11.2025
EDITORIALE

Quando gli oppositori di Donald Trump scendono in piazza, gridano «No Kings». Questo è probabilmente il
denominatore comune più forte su cui gli americani possono concordare: non vogliono essere governati da
monarchi, anche se il loro presidente risiede in una Casa Bianca simile a un palazzo e può lanciare armi
nucleari di propria iniziativa.

Rassegna stampa tedesca 59a puntata_a cura di Gianpaolo Rosani

Spy-story sul periodico austriaco. Egisto Ott, un tempo agente dei servizi segreti austriaci, avrebbe
collaborato con i servizi segreti russi. L’accusa è definitiva, il processo è imminente. Lui nega la
sua colpevolezza. Dmitry Senin, un tempo ufficiale di alto rango dell’FSB, vive nascosto, braccato
dagli uomini di Putin, tradito da coloro che avrebbero dovuto proteggerlo, tra cui, presumibilmente,
Egisto Ott. Profil ha rintracciato Senin. Questa è la sua storia.

25.10.2025
Putin non perdona mai. Il caso Dmitry Senin
Il Cremlino dà la caccia a un ufficiale dei servizi segreti latitante, presumibilmente con l’aiuto di agenti
austriaci. L’ex Ufficiale del FSB Dmitry Senin si nasconde dai killer di Putin. L’ex agente austriaco Egisto
Ott lo avrebbe cercato. Per questo sarà presto processato. Profil ha rintracciato Senin.

Sulla lista dei ricercati di Putin: il caso Dmitry Senin, che conosce il lato oscuro del Cremlino e paga per
questo con una vita in fuga.
di Anna Thalhammer
Egisto Ott, un tempo agente dei servizi segreti austriaci, avrebbe collaborato con i servizi segreti russi.

L’integrazione nel mercato del lavoro dei richiedenti asilo ucraini è stata finora molto più rapida
rispetto a quella dei richiedenti asilo provenienti da altre regioni di origine. Gli ucraini in cerca di
protezione in Germania sono in media più giovani e meglio istruiti rispetto alla popolazione totale
dell’Ucraina. Il 60% ha un titolo di studio terziario, ovvero una qualifica professionale o accademica
superiore, ad esempio una laurea, un diploma di maestro artigiano o un diploma di
specializzazione. Coloro che sono fuggiti presto tendono ad essere più istruiti, più benestanti e più
propensi al rischio, secondo uno studio dell’Istituto federale di ricerca demografica.


05.11.2025
Tanti ucraini vogliono restare “per sempre”
Come vedono la loro vita nella Repubblica Federale i rifugiati provenienti da questo Paese? Uno studio
mette in luce come adulti e minori valutano le loro prospettive di permanenza e integrazione in Germania

Di NICOLAS WALTER
Per molti ucraini la Germania non è più una tappa intermedia, ma il luogo in cui ricominciare da capo: quasi
sei rifugiati su dieci provenienti dal Paese dell’Europa orientale vogliono vivere qui a lungo termine, come
dimostra uno studio dell’Istituto federale di ricerca demografica (BiB).

Durante la campagna elettorale, la Meloni aveva affermato che l’Italia non si sarebbe più piegata
alle richieste dell’UE, parlando ripetutamente dei “burocrati di Bruxelles”. Da quando è diventata
presidente del Consiglio, ha moderato i toni. Si dice che vada d’accordo con la presidente della
Commissione Ursula von der Leyen, è favorevole alle forniture di armi all’Ucraina e alle sanzioni
contro la Russia, quindi è in linea con la corrente principale europea. Una cosa è chiara: l’Italia non
può fare a meno dell’Europa, tanto meno dei fondi europei. Meloni e l’economia italiana continuano
a beneficiare fortemente del fondo di ricostruzione post-Covid dell’UE, che ammonta a 220 miliardi
di euro. Le dichiarazioni di Orbán sotto il bellissimo cielo autunnale di Roma mettono quindi in
imbarazzo la sua ospite, almeno secondo quanto riportato da diversi media italiani.

29.10.2025
Silenzio, quando il visitatore si sfoga
L’Italia discute di un incontro tra Giorgia Meloni e Viktor Orbán. Lui l’ha messa in imbarazzo? E lei vuole
assumere il ruolo di mediatrice a Bruxelles?

Di Elisa Britzelmeier – Roma
Viktor Orbán e Giorgia Meloni sembrano ancora andare d’accordo, a giudicare dalle immagini provenienti
da Roma.

Ci sono parallelismi tra l’olandese Wilders e i leader dei partiti nazionalisti di destra in Italia,
Francia e Gran Bretagna. Tuttavia, il suo partito si distingue per il fatto di ruotare attorno a un’unica
figura di riferimento, la cui politica dell’indignazione prevale su un programma sostanziale. Il PVV
non ha congressi di partito, né eventi per i membri, né un’ala giovanile. Non ha strutture che
consentano il rinnovamento o l’apporto di idee dall’esterno. Sebbene abbia deputati nel
Parlamento olandese e in quello europeo, questi sono selezionati personalmente da Wilders: è un
“partito virtuale” con sostenitori ma senza membri, ed è sulla buona strada per diventare la forza
più forte per la seconda volta consecutiva. Questo non garantisce che entrerà nel governo, ma è
certamente sufficiente per mantenere Wilders al centro della politica olandese.


29.10.2025
Si impara a combattere come combatte il
nemico
Da solo, Geert Wilders ha fatto cadere il governo olandese a giugno. Se dovesse rimanere escluso dalla
formazione del prossimo governo, coglierà l’occasione per seminare il caos dalla panchina.

Di EVA HARTOG
Il Partito per la Libertà non è mai stato caratterizzato dallo spirito di squadra. Geert Wilders se ne è
assicurato fin dall’inizio. Nel 2006, il politico olandese ha registrato il partito con due membri,

La raffineria PCK e le altre partecipazioni di Rosneft Deutschland svolgono un ruolo importante
nell’approvvigionamento di carburante. Complessivamente, Rosneft Deutschland e altre filiali
tedesche della compagnia petrolifera russa controllano, sotto amministrazione fiduciaria, circa il
12% della capacità di raffinazione in Germania. Il consorzio, di cui fanno parte oltre alle due
società russe anche gruppi statunitensi, trasporta petrolio dal Kazakistan attraverso un oleodotto
fino a un terminale di esportazione nel porto russo di Novorossiysk sul Mar Nero. La settimana
scorsa l’OFAC – Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti – ha
concesso una licenza per le transazioni con le società del Caspian Pipeline Consortium,
nonostante le sanzioni contro Rosneft e Lukoil. “Il Ministero federale dell’economia ha ricevuto
dalle autorità statunitensi competenti la garanzia che le sanzioni non saranno applicate alle filiali
tedesche di Rosneft”, ha successivamente comunicato un portavoce del ministero.

30.10.2025
Sollievo a Schwedt
Le sanzioni statunitensi contro la compagnia petrolifera russa Rosneft minacciavano il funzionamento
della raffineria PCK di Schwedt. Dopo una garanzia da Washington, ora è stata concessa anche una
deroga pubblica.

Di Stefan Paravicini, Berlino
Mercoledì il sollievo nella raffineria di Schwedt deve essere stato grande.

Sul primo incontro dei due presidenti dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca aleggia una
questione importante: chi riuscirà a imporre la propria visione di un futuro ordine mondiale? Taiwan
e Venezuela sono Stati chiave nella lotta per la supremazia globale. Di conseguenza: cosa
possono fare le potenze medie come la Germania, per il momento condannate a stare a guardare?
Il fatto che il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul abbia dovuto annullare la sua visita in
Cina prevista per l’inizio di questa settimana, con la motivazione che a Pechino non gli erano stati
garantiti abbastanza appuntamenti interessanti, è un segnale allarmante. Gli europei, e in
particolare i tedeschi come nazione esportatrice, devono ora affermarsi in un mondo in cui le tre
grandi potenze Russia, Cina e Stati Uniti stanno delimitando le loro zone di influenza.

30.10.2025
Xi dice Xièxiè (grazie)
Il tuo cortile, il mio cortile: come la Cina sta approfittando di una svolta nella politica estera degli Stati
Uniti e di una nuova arma

DI ALICE BOTA, JÖRG LAU E JENS MÜHLING
Quando i presidenti americano e cinese si incontrano, i temi in discussione sono importanti: il controllo
dell’app più importante al mondo (TikTok), lo status dell’isola più pericolosa al mondo (Taiwan), i dazi
commerciali e la soia, l’approvvigionamento dell’industria con terre rare e chip per computer.

Le aziende si chiedono sempre più spesso cosa succederebbe se singoli dipendenti o intere
organizzazioni finissero nelle liste delle sanzioni statunitensi. Per paura di ritorsioni da parte del
presidente degli Stati Uniti Donald Trump, la Corte Penale Internazionale (CPI) intende rendersi
indipendente dalle tecnologie provenienti dagli Stati Uniti. Secondo le informazioni del quotidiano
Handelsblatt, l’istituzione internazionale con sede all’Aia, nei Paesi Bassi, sostituirà il software
Microsoft con la soluzione tedesca Open Desk. Il pacchetto di programmi che sostituirà Microsoft
proviene dal Centro per la sovranità digitale (Zendis), un’azienda di proprietà dello Stato federale.
Il suo compito è quello di rafforzare l’indipendenza digitale della pubblica amministrazione
eliminando le “dipendenze critiche da singoli fornitori di tecnologia”. Open Desk, un pacchetto di
programmi con componenti di otto produttori di software europei, è un elemento centrale in questo
senso. Il passaggio da Microsoft a Open Desk dimostra in modo esemplare che la tecnologia è
diventata un elemento centrale della geopolitica.

30.10. 2025
Addio a Microsoft
Una rottura simbolica: per paura di sanzioni, la Corte penale internazionale sostituisce la tecnologia
statunitense con un pacchetto proveniente dalla Germania, dando forse il via a una nuova tendenza.

Di Christof Kerkmann
Si tratta di una decisione politicamente delicata: per paura di ritorsioni da parte del presidente degli Stati
Uniti Donald Trump, la Corte penale internazionale (CPI) intende rendersi indipendente dalle tecnologie
provenienti dagli Stati Uniti.

Circa 120 uomini del Multinational Battlegroup, composto e guidato prevalentemente da tedeschi,
si addestrano qui nella zona militare di Gaižiūnai, vicino alla cittadina lituana di Rukla. Questo
nome è ormai noto in Germania. Dal 2017, con rotazione semestrale, qui sono di stanza battaglioni
di carri armati e granatieri corazzati della Bundeswehr – dalla fine di luglio, nella 18ª rotazione, il
battaglione di granatieri corazzati 411 proveniente dal quadrilatero della Pomerania Anteriore. Qui
la Germania sta dimostrando ciò che per lungo tempo era impensabile e che nessun altro Paese
della NATO fa: schierare in modo permanente all’estero un’intera unità dell’esercito. Il viceministro
della Difesa lituano Tomas Godliauskas in un’intervista nella capitale Vilnius: “Per noi una brigata
tedesca con tutte le sue capacità e la sua prontezza al combattimento è come un secondo esercito
sul nostro territorio”.

02.11.2025
LA BRIGATA DEI SOGNI
In Lituania sta nascendo qualcosa di unico: la Germania sta schierando in modo permanente un’intera
brigata all’estero. Entro il 2027 dovrebbe essere operativa con quasi 5000 soldati, completamente
equipaggiata e pronta all’azione. Ciò che altrove nella Bundeswehr rimane spesso un desiderio, sul fianco
orientale della NATO diventa realtà.

Di Dirk Banse e Wolfgang Büscher
La strada finisce, diventa una pista e conduce direttamente alla guerra. Alla guerra? Sì e no.

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