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Politica ed Economia_di Spenglarian Perspective

Politica ed Economia

spenglarian perspective 16 dicembre
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L’ultimo post ha trattato alcuni dei fondamenti dell’economia, in particolare il fatto che l’economia è una controparte egocentrica della politica nella lotta per la vita. L’economia riduce gli uomini a individui preoccupati di riempire la propria pancia, ma l’introduzione di una vocazione a qualcosa di più elevato, come lavorare per la famiglia, gli obiettivi e le convinzioni, la rende politica, poiché tali convinzioni vengono ereditate dalle generazioni future. L’obiettivo politico, quindi, determina la dimensione e il tipo di economia necessaria per sostenerlo, e quando le risorse diminuiscono, il movimento politico è messo a dura prova, poiché la sua organizzazione vacilla a causa della fame. Questo post analizzerà più da vicino il rapporto tra politica ed economia.

Nel mondo vegetale, l’economia è esercitata in modo del tutto inconscio da ogni singola pianta. Un albero ha meccanismi naturali per nutrirsi e sostenersi senza mai pensare a come farlo. Nel mondo animale, invece, esiste un bisogno consapevole di preservare la propria vita, che spinge l’animale a percorrere lunghe distanze per trovare risorse per sostentarsi. Un esempio più esplicito di ciò è quando gli uomini vanno a caccia per procurarsi il cibo, ma Spengler identifica anche nelle donne le loro diverse azioni per accaparrarsi le risorse degli uomini. C’è, quindi, una certa astuzia nell’animale che si procura le risorse, che crea una complessa rete di interazioni e comportamenti nascosti mentre le persone giocano alla guerra e alla diplomazia per la propria sopravvivenza.

Con la Rivoluzione Neolitica arrivò una nuova forma di economia. L’uomo si radicò in un luogo e iniziò a coltivare il proprio cibo, diventando contadino. A questo punto, gli atteggiamenti animali dell’uomo si invertono, trasformandosi in istinti vegetali. Questo tipo di economia è pura produzione, e ciò che viene prodotto cattura l’attenzione di altri che lo vedono come una preda da rubare o controllare. La politica primitiva è tutt’uno con l’economia. Rappresenta il desiderio predatorio di preservare il proprio patrimonio appropriandosi di quello altrui. Le guerre primitive sono quindi sempre incentrate sul bottino, sul bottino e sulla pirateria, e raramente su qualcosa di idealistico, come nelle fasi successive di una cultura avanzata.

Nella politica e nell’economia superiori, la diplomazia e il commercio diventano sostituti della guerra. I Normanni furono prima conquistatori e poi mantennero i loro possedimenti diventando abili finanzieri. La famiglia Medici governò la città di Firenze grazie alle sue capacità bancarie. Crasso usò le sue ricchezze per finanziare le elezioni dei suoi candidati preferiti. In economia, bisogna essere come un generale per costruire un impero commerciale. Il terzo stato è composto da quelle famiglie che divennero potenti grazie alle regole della vita cittadina, ovvero attraverso il denaro, il commercio, il commercio, utilizzando i materiali che affluivano dalla terra.

C’è una differenza, però, tra chi vuole governare attraverso la propria ricchezza e influenza e chi vuole semplicemente essere ricco. Uno statista conquisterà perché sente di avere una missione da compiere e governa i suoi beni con un obiettivo in mente. La sua politica economica serve solo a garantire il raggiungimento di questi obiettivi. Nel frattempo, coloro che sono puramente interessati alla ricchezza e nient’altro – Spengler cita i Cartaginesi e gli Americani del suo tempo – sono incapaci di pensiero politico e vengono spesso ingannati e sfruttati da altri. Per passare da questi ultimi ai primi, Spengler afferma che bisogna “cessare di percepire la propria impresa come “affare proprio” e il suo scopo come il semplice accumulo di proprietà”. Probabilmente, questo fu il cambiamento avvenuto in America durante il periodo tra le due guerre, che la catapultò dall’isolazionismo alla Pax Americana in pochi decenni. Ma questa tendenza a ripiegarsi su se stessa per regolare da sola i propri affari economici sta sempre riportando l’impero degli Stati Uniti alla sua condizione originaria.

Qui emerge anche un altro problema politico, ovvero il pericolo che le élite di una nazione degenerino in egocentrici sostenitori della propria ricchezza a spese di tutti.

‘ Ma, al contrario, gli uomini del mondo politico sono esposti al pericolo che la loro volontà e il loro pensiero per i compiti storici degenerino in una mera provvista per il sostentamento della loro vita privata; allora una nobiltà può diventare un ordine di ladri, e vediamo emergere i tipi familiari di principi e ministri, demagoghi ed eroi della rivoluzione, il cui zelo si esaurisce in pigrizia e nell’accumulo di immense ricchezze ‘ (Vol. 2, p. 476)

Quando gli istinti politici di uno Stato si indeboliscono, la sua popolazione si sottomette a una mentalità economica. Il cambiamento è invisibile in superficie, ma si manifesta nel tempo in decisioni che non fanno altro che danneggiare l’intera nazione. Questo perché l’obiettivo non è più il progresso dello Stato-nazione nel suo complesso, ma la preservazione di un gruppo nidificato a scapito del resto. Quelle famiglie aristocratiche che detenevano il potere durante gli imperi europei ora si ritraggono e si insinuano silenziosamente attraverso scappatoie legali per preservare le proprie fortune. Quando minacciati, i “milionari”, le cui fortune hanno accumulato in un Paese, semplicemente se ne vanno per un altro. Nessuna ancora alla loro nazione supera il loro desiderio di preservare la propria ricchezza, come dimostrano le migliaia di milionari britannici in fuga dalle tasse elevate. Per quanto riguarda i lavoratori, la spinta della sinistra per sempre più cose gratuite è infinita, e qualsiasi opposizione più concreta viene esaminata e respinta. Poi c’è l’intero concetto di lavoratori in fondo alla scala sociale che “ce la fanno”, che tradisce il desiderio di lavorare nella misura in cui non dovranno mai più farlo. Può trattarsi del pensionato del boom che ha lavorato tutta la vita per vivere dei propri interessi, o dello zoomer che desidera disperatamente un 1000x sul suo portafoglio di criptovalute. Invece di un uomo che acquisisce un tipo di essere attraverso doveri, struttura e stile – che, certo, gli sono stati forniti in altri secoli da un forte senso di identità nazionale, comunitaria e religiosa – c’è semplicemente il telos che gli permette di vivere a suo agio per sempre, mentre il mondo intorno a lui viene cambiato da fazioni più vivaci. Sia nel contesto individuale che collettivo, questa mentalità è esattamente ciò che ci impedisce di aggrapparci anche a ciò che abbiamo attualmente.

Spengler ha affermato altrove di considerare il lavoro un dovere dalla nascita alla morte. Il che è una cosa piuttosto sgradevole e antiquata da sentire con le nostre orecchie moderne. Ma con la bocca, noi – in particolare gli americani – ci lamentiamo spesso dei baby boomer che si sono seduti come draghi sulla loro ricchezza, bruciandola lentamente per decenni. Sono consapevoli che i loro figli e nipoti non riceveranno altro che un’economia paralizzata e gonfiata dopo la loro morte, eppure ripetono ripetutamente le stesse frasi ad effetto su bootstrap e lavori estivi. La civiltà faustiana, forse a causa della sua tecnologia, sembra avere la propensione a esagerare davvero alcuni dei sintomi che Spengler identifica nel declino di una cultura, e non c’è esempio migliore nella storia di ciò che accade quando una generazione di persone “ce l’ha fatta” e ha abbandonato prematuramente il gioco che nel nostro Occidente moderno. Molti dei problemi del mondo moderno possono essere attribuiti alle generazioni più anziane e alla loro mancanza di istinto di tramandare il proprio mondo ai discendenti diretti, con il risultato che viene invece tramandato ad altri. In altre culture, solo le élite potevano permettersi il lusso di andare in pensione; ora assisteremo a ciò che un’intera generazione di pensionati fa a una civiltà avanzata.

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Dove sta il nuovo trucco?_di WS

Interessante questo  articolo  di Big Serge. Dal punto di vista    geostrategico,     dimostra una cosa essenziale: la Germania accese la WW2 senza conoscere né il suo nemico né se stessa!

 E allora, non solo la dirigenza tedesca rimase infatti per tutta la guerra abbacinata dall’idea di trovare un “modus vivendi” con chi l’aveva spinta nella “trappola polacca” , ma anche assolutamente confusa sulle proprie finalità  strategiche  e sui  mezzi realmente disponibili per perseguirle.

Facendo, quindi, guerra violando il noto principio di Sun Tzu, non poteva che perderla.

 Comunque non è che conoscendo bene entrambe le cose, ” se stesso” e “il proprio nemico”,  la  Germania  la guerra avesse poi  tante probabilità  di   vincerla, accertato lo straordinario sbilancio di partenza nelle ” risorse mobilitabili” (+) ,  nel mentre   invece la coerenza strategica ” degli anglosassoni ” fu assoluta ,una volta  che   essi  ebbero ricevuto nel gennaio del ’39 l’ordine di marcia dai “banksters”.

Perché le WW  si  fanno  solo  quando i “banksters” ne  hanno bisogno e  di solito usano  gli stessi  trucchi.

 Infatti  il parallelismo  tra  la futura WW3  che appunto  i “banksters” si preparano a portare alla Russia e  la WW2   che  allora portarono  alla Germania  è evidente; su questo vale la pena di soffermarci.

 Partiamo dai punti di analogia : 

1)  Putin è il “nuovo Hitler”,   il dittatore  alla guida dell nuova “minaccia revanchista”: cosa  confermata dalla  “nuova  aggressione ingiustificata  da lui portata alla “coraggiosa vittima” ( provocatrice): l’ Ucraina di oggi, ora  al posto di quello che allora della Polonia.

Chi  di voi non  ha sentito  questo “coro”       calatoci in testa   da anni     a “me(r)dia unificati ?

2) L’ attuale dirigenza russa cerca disperatamente un accordo con il suo nemico esattamente come allora fece quella tedesca . Non lo vediamo   anche questo  in questo  continuo   “teatro di pace” ?

3) il rapporto di “risorse mobilitabili” e ancora una volta 5:1 a vantaggio del Bankstan.   Questo è un dato oppugnabile     derivabile  dalle  statistiche ,  e  chi  crede   che    i popoli asserviti   ai banksters    stavolta   non  andranno  a morire  per i LORO interessi , si illude.

 E se vogliamo aggiungere carne al fuoco, ci possiamo    cogliere  un ulteriore analogia:

3a) anche stavolta gli U$A partiranno facendo finta di essere “neutrali”. Non vedete  l’ analogia  tra il Trump di oggi  e il Roosevelt  del 1940 ?

 Questi 3 e 1/2 “punti” ci spiegherebbero   abbastanza  del  perché i “banksters” restino ancora altamente confidenti nella  la PROPRIA vittoria, esattamente come lo rimasero anche quando nel primo anno della WW2 tutti rimasero sorpresi dalle strabilianti vittorie tedesche.

 Quindi la “partita” è già ” segnata” ? Non proprio , perché ci sono delle differenze e anche addirittura una importante  difformità . 

 Partiamo appunto da questultima su di un punto  che allora fu decisivo a provocare il collasso della Germania:

(4) il ruolo dell’URSS , che nella  WW2  spezzò la schiena   di una  Germania  che l’ aveva  attaccata per “disperazione  strategica.  Potrebbe     domani nella WW3       essere  della   Cina  il ruolo  che fu de L’ URSS  nella WW2 ?

Vediamo  un po nel  dettaglio  questa  fantasiosa  ipotesi .

In  effetti  nei prodromi della WW2,  perlomeno fino  al 1933,   anche  Germania   e URSS      furono  abbastanza “simbiotiche” in quanto  ognuno aveva bisogno di ciò che l’ altro aveva: materiali grezzi contro prodotti industriali.

 Ma tra il 1933 e il 1939 tutto questo era cessato per la dichiarata volontà della dirigenza tedesca di costituire “un proprio spazio vitale ad est” ai danni del “mondo slavo”.

A parziale giustificazione di questa  aggressiva “intenzione programmatica” c’ era pure ,ideologicamente analoga, “l’intenzione programmatica” dell’ URSS di portare “il comunismo in Europa”.

Insomma Germania e URSS erano nemici dichiarati anche se, per la propria prosperità, avevano bisogno “l’ uno dell’ altra”.

 Vediamo invece l’attuale rapporto Russia- Cina .

Anch’essi ,  entrambi programmaticamente     nel mirino  del Bankstan, hanno “bisogno l’una de l’ altra” seppur a parti rovesciate rispetto al caso precedente.   Infatti    ora  è sotto  attacco  diretto  il “fornitore   di materiali grezzi”   e non  “il fornitore  di prodotti industriali ,   come  “l’altra  volta”.

Ma al contrario ,  i due di adesso non hanno alcuna ” ostilità dichiarata”  tra loro ,  ed entrambi dichiarano   assolutamente insensato rimanere semplici  spettatori di  una possibile aggressione subita dall’altro.

Certo, non sono “alleati” ritenendosi entrambi ” maschi alfa” , ma il loro  informale   “patto  di non  aggressione”  è ora  molto più  credibile     tanto  da non    avere  alcuna necessità di metterlo su  carta, perché  non hanno alcuna necessità di sopraffarsi vicendevolmente e nessun vantaggio a vedere l’altro nelle grinfie del Bankstan.

Certo, adesso è la Russia a trovarsi in piena “linea di fuoco” , ma è veramente fuori da ogni pensiero strategico razionale che la Russia attacchi per ” disperazione strategica” la Cina , o inversamente che sia la Cina ad attaccare la Russia per spartirsela poi col Bankstan , quando già ora la Cina può avere  dalla Russia  tutto ciò che gli serve con un semplice commercio fatto da posizione di vantaggio. 

Quindi non solo il fattore 4 manca, ma potrebbe essere addirittura rovesciato!

 E ci solo altri fattori “disanaloghi” a vantaggio della Russia 

a) La  Russia oggi,  al contrario  della  Germania  di allora, non ha gravi  carenze  di risorse primarie. Non  solo può  lavorarle  da  sé , ma al bisogno  può    commerciarne  ad libitum   con la Cina per  sopperire  ai propri bisogni  industriali.

b) Al contrario    della Germania  di allora ,   che non riuscì mai     a colpire seriamente  anche  solo la  Gran Bretagna,  la Russia oggi  dispone  di  notevoli  capacità  di  colpire  a morte l’ intero Bankstan.

Certo, ricorrendo in    questo    anche all’ arma nucleare; sarebbe certamente un  atto  di “disperazione  strategica “  gravissimo   che  non porterebbe  alla “vittoria”;  di sicuro  porterebbe  la morte  all’intero Bankstan.

 E un Bankstan  che spingesse  la Russia   a questa  “disperazione  strategica “  sarebbe molto più disperato.

Infatti  perché mai i “padroni  del’ universo”  dovrebbero mettere    tutto quello  che già  hanno   in questa   roulette… russa?

Quindi    si ritorna   alla  questione       di  quattro  anni  fa . Dove   trovano i banksters   la motivazione   per  perseguire    questa  WW3 ?    Certezza  di vittoria    come   quando  accesero la WW2 ,  nera disperazione,  o peggio  di tutto , follia messianica ?

E nel caso  di una  reale  “certezza” ,  su  quale  fattore qui  non contemplato  essa poggia ?C’è  forse  un  NUOVO  “trucco”  che non abbiamo ancora  capito ?

Non lo  sappiamo ora , come non lo sapevamo quattro anni  fa , ma ora possiamo  capire  perché  la Russia  proceda in questa    WW3  con  “molta prudenza ”  invece   di precipitarcisi  in avanti   come la Germania  nelle due precedenti.

Quindi   se lo chiedono   certamente   anche   al  Kremlino:  dove  sta il NUOVO  trucco ?

  (+)Dai dati statistici de l’ epoca , mettendoci dentro anche i soliti ” camerieri francesi”  il Bankstan partiva con un vantaggio 5:1 nelle risorse industriali e umane , senza contare le gravi carenze  di approvvigionamento  la ” Gross Deutchland” aveva in partenza in termini di agricoltura e risorse minerarie .

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TRUMP E IL RATTO D’EUROPA (II)_di Teodoro Klitsche de la Grange

TRUMP E IL RATTO D’EUROPA (II)

Dato che non cessa il dibattito sul National Security Strategy 2025 di Trump, siamo andati a chiedere lumi al sempre cortese Niccolò Machiavelli, il quale ci ha ricevuto.

A concentrarsi sul nocciolo del NSS 2025 questo qual è? E cosa lo distingue dal pensiero delle élite europee?

Il Trump l’è il migliore dei miei allievi, almeno nella vostra parte del mondo. Ciò che accomuna le sue argomentazioni e la distinzione dal pensiero dei governanti europei è che ha capito assai bene che chi trascura la realtà per andare appresso all’immaginazione è destinato a rovinare se stesso e la propria comunità.

Ma non crede che, in definitiva, le buone intenzioni e le belle prospettive possano costituire un punto di incontro tra le comunità umane?

Certo: a patto che tutti i governanti e i governati del pianeta le condividano. Ma questo non risulta né a me né a nessuno. Neppure a quelli che lo pensano, giacché per primi – e logicamente – indicano il nemico, che è colui che non condivide le loro immaginazioni. Cioè Trump, ma anche tanti altri: Putin, Xi, Modi, gli Aiatollà, ecc. ecc. Cioè la grande maggioranza di governanti e governati del mondo.

Ma non crede che nel futuro possano crearsi dei modelli di cooperazione e coordinamento?

Può darsi nel futuro. Fino a quel momento vale quello che scrissi nel Principe: che si governa (e si combatte) con le leggi e la forza. Ma occorre per farlo che le leggi pretese siano accettate dai governati. Il che, adesso, non risulta anche per parte dell’Europa. Se nel futuro ciò si realizzerà, forse sarà possibile.

In cos’altro differisce  il Trump-pensiero da quello “corrente”?

In primo luogo che si basa su fatti ed esperienza storica (cioè sulla realtà), come da me fatto quando mi vestivo elegante per ragionare sulle vicende passate. Ad esempio nel documento si legge: “Chi un Paese ammette entro i propri confini – in quale numero e da dove – definirà inevitabilmente il futuro di quella nazione. Qualsiasi Paese che si consideri sovrano ha il diritto e il dovere di definire il proprio futuro… Nel corso della storia, le nazioni sovrane hanno proibito la migrazione incontrollata e concesso la cittadinanza solo raramente agli stranieri, che dovevano soddisfare criteri rigorosi. L’esperienza dell’Occidente negli ultimi decenni conferma questa antica saggezza. In molti Paesi del mondo, la migrazione di massa ha messo sotto pressione le risorse interne, aumentato la violenza e altri crimini, indebolito la coesione sociale, distorto i mercati del lavoro e minato la sicurezza nazionale”. Quando i romani, i quali tra l’altro, concedevano la cittadinanza con notevole larghezza, persero il controllo dell’immigrazione, l’Impero d’Occidente collassò in circa un secolo.

Al posto di quello subentrarono i regni romano-barbarici che erano tutt’altro dall’impero distrutto (anche se ne conservavano qualche vestigia).

Accusano Trump di non desiderare alleati, ma solo allineati alla visione americana.

Anche le mosche vogliono guidare i cavalli, perfino in politica. Figurarsi se non lo desidera il capo della prima superpotenza del pianeta. Accusare Trump di ciò è sfondare una porta aperta. Attraverso la quale passano tutti.

Ma Trump ha il senso del limite che diversi suoi predecessori avevano smarrito. Scrive infatti che “L’epoca in cui gli Stati Uniti sorreggono da soli l’intero ordine mondiale come Atlante è finita. Tra i nostri molti alleati e partner contiamo decine di nazioni ricche e sofisticate che devono assumersi la responsabilità primaria per le loro regioni e contribuire molto di più alla nostra difesa collettiva”. Io ho sempre sostenuto che per essere indipendenti occorre disporre di potenza e virtù propria, e non fondarsi su quella di altri. Indicando ciò, Trump indica la via maestra per determinare liberamente il proprio destino.

Ma tanto in Europa non vogliono capirlo.

Col rischio di finire a servizio permanente di altri. Oggi Trump, domani Xi o Modi passando per Putin. Gli è che si immaginano che la lotta per il potere si faccia con le favole.

Come scrissi secoli fa, discorrendo dei profeti disarmati o armati “Nel primo caso, sempre capitano male e non conducono cosa alcuna: ma quando dependono da lloro proprii e possono forzare, allora è che rare volte periclitano: di qui nacque che tutti e profeti armati vinsono e li disarmati ruinorno”. Vale in ogni caso, ma ancor più per coloro che credono – e spesso è così – di portare novità, come sostenevo “se uno principe ha tanto stato che possa, bisognando, per sé medesimo reggersi, o vero se ha sempre necessità della defensione d’altri. E per chiarire meglio questa parte, dico come io iudico coloro potersi reggere per sé medesimi che possono, o per abbondanzia di uomini o di danari, mettere insieme uno exercito iusto”.

Gli altri è meglio che si organizzino a difesa, la quale necessita in particolare, della fedeltà e convinzione dei sudditi. Che già ridotta,  diminuisce ancora, come si legge nel documento.

Mi pare però che l’abbiano capito anche in Europa, dato che, specie la Germania, si stanno riarmando.

Era ora. Solo che per non perdere la faccia, seguono già il pensiero di Trump, ma lo attaccano per far dimenticare decenni di prediche contrarie, recitate a ogni piè sospinto. Alcuni a quelle prediche sono così affezionati che mostrano di non averlo capito neppure oggi.

Concludendo che cos’altro l’ha colpita?

Il fatto che Trump abbia ricordato a tutti quello che ha sostenuto il mio successore Hobbes: che lo scambio politico è tra protezione ed obbedienza – lo ripete più volte. Non si obbedisce a chi non protegge: ma se protegge ha diritto all’obbedienza.

Le élite europee le quali pretenderebbero la protezione americana, a gratis e con infedeltà (parziale) compresa, non manifestano il coraggio della libertà politica, tanto si sono mummificate nelle loro illusioni.

La ringrazio tanto

L’aspetto, quando vuole.

Todoro Klitsche de la Grange

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