Italia e il mondo

L’Italia e i Rapporti con le Due Libie e Mezzo_di Cesare Semovigo

L’Italia e i Rapporti con le Due Libie e Mezzo

L’Opposto al Sole

La recente luna di miele in Libia tra il comparto del golden power turco e italiano mi ha colpito, e molto. Parliamo di un’inversione storica clamorosa: eravamo quelli che bastava portare il nome e ci facevano accomodare in prima fila; ora ci tocca aspettare il nostro turno dietro la porta e, soprattutto, farci garantire il passaggio proprio dagli ex sfidanti ottomani. Sembra quasi di casa: quando ti si rompe la chiave nella serratura puoi metterti a sbracciarti o forzare, ma spesso tocca arrendersi e chiedere al vicino turco di tirarti fuori con il grimaldello giusto. Questa, più o meno, è diventata la condizione italiana in Libia: per entrare nella grande operazione ricostruzione – l’affare dove si decide chi vivrà e chi marcirà per i prossimi vent’anni – ci siamo dovuti piegare. Senza la “chiave” di Ankara, niente slot, niente commesse grosse, niente partita vera: in Libia oggi, se vuoi il biglietto, te lo timbrano i turchi alla frontiera degli affari. Ma cosa ha cambiato davvero le carte? Qui il prequel è spudoratamente monetario. Undici miliardi di dollari che si materializzano, come nei migliori colpi da Far West, direttamente nella disponibilità di Saddam Haftar, il figlio prediletto del generale. Soldi formalmente destinati alle grandi opere pubbliche e alla stabilizzazione, ma che nel contesto locale – dove governance significa in realtà controllo personale e delle risorse – diventano il carburante per alimentare clientelismi, pagare le milizie e comprare fedeltà. Chi detiene la banca e il porto, a Bengasi, non solo tiene in vita il potere, ma letteralmente compra la pace sociale. Ecco perché i fondi finiscono lì: in Libia non conta lo Stato, conta chi sta fisicamente seduto sulla cassaforte. Saddam Haftar questo ruolo non lo ha per caso, ma perché sa tessere la tela fra famiglia, esercito e tribù; il grosso dei flussi internazionali passa su quello snodo, garantendo solo a lui la possibilità di “offrire il banchetto”. Ma la festa, per Bengasi, rischia di essere l’ultima. Sotto l’urto delle azioni militari rivali, delle pressioni ONU e dei giochi sempre più aggressivi di Tripoli, il sistema di Haftar traballa ogni giorno di più. Se la Cirenaica perde la banca centrale e il controllo del porto – fonte di approvvigionamento e pagamento sia per le armi che per la fedeltà di centinaia di migliaia di stipendiati – finisce la magia. Si secca la linfa, le milizie cambiano bandiera, e il potere in Cirenaica si sgretola all’istante: senza cassa e senza traffico navale, Haftar rischia di non riuscire a comprarsi più nemmeno la fedeltà del parcheggiatore, figuriamoci quella dei comandanti. E, mentre la sabbia si sposta sotto i piedi dei potentati libici, l’Italia si è presentata con i soliti dossier polverosi e infinite cene tra funzionari, assumendo che per diritto naturale il tavolo spettasse a noi. Inoltre, non va sottovalutato come per Riyadh (e alleati) il controllo delle rotte commerciali e di traffico nel triangolo meridionale della Libia rappresenti un obiettivo parallelo a porto e finanza: una piattaforma fondamentale per influenzare i flussi dal Sahel verso il Mediterraneo, con tutto ciò che ne deriva in termini di sicurezza e proiezione regionale. L’equilibrio geopolitico che l’Arabia Saudita ricerca per il secondo piano politico di lettura con il nucleo dei “Fratelli Mussulmani “ si riconosce anche nelle influenze in quest’area , esattamente come facilmente riscontrabile nel ben controllato sostegno all’Egitto di Al Sissi . Il conto però stavolta ce lo hanno portato Turchia, Baykar : se vuoi giocare sei il benvenuto, dicono, ma toccherà passare dalla loro porta d’ingresso. Siamo scesi dal palco principale e ora impersoniamo , non per copione ,il ragazzo del latte che porta il cappuccino nei camerini, come comparse, pur di strappare ancora un giro di pista al grande banchetto della ricostruzione. Un discorso a parte lo merita il rapporto di Roma con il governo di Tripoli, la cui profondità strategica ormai rivaleggia esclusivamente con l’adulatoria cordialità tra i portieri di condominio e la signora dell’attico . Anche qui logorati dalla consuetudine post 92 di equiparare l’infrastrutturale delle ex Controllate Statali della golden era con il Mil-Diplomatico , stimo come era prevedibile raccogliendo i frutti , quelli buoni per il macero . E come sopra siamo passati al ricevere inviti che somigliano sempre più a quei biglietti da visita cinesi: dorati fuori, ma nel retro solo la scritta “vedremo” e ancora più in piccolo : se conosce qualcuno che vende un locale , paghiamo in contanti . Il protocollo “ Smile “ resiste per le agenzie stampa dove qualche sorriso si trova sempre; Il fatto deludente è che rispetto alla sue entità politiche e mezzo della Libia , l’Italia sia riuscita per l’ennesima volta di non conservare nemmeno il mezzo . A Tripoli infatti , ci fanno partecipare al valzer dei negoziati solo perché ogni tanto , per mezzo di qualche ricatto sul quale non mi dilungo , ma che potete facilmente immaginare , conviene chiamarci ancora . Onestamente , nel paese dove la linea tra il cerimoniale e l’umiliazione è sempre più sottile, questo tipo di trattamento per innegabili meriti storici ( esclusa la gestione Mattei) ce lo meritiamo pure , ed essere inseriti nella categoria “amici e parenti del sindaco”, non risulta nemmeno eccessivamente severa . Eccoci quindi alla somma delle conseguenze e alle valutazioni . Possiamo condensarle in questi termini : Il Paese che insegnava la diplomazia agli altri, oggi costretto a chiedere il permesso perfino per piantare una tenda nella casa che un tempo ci apparteneva per diritto di storia e influenza. Piccola considerazione finale detestando l’ipocrisia . L’Italia ha condotto una politica tra il tragico e il grottesco negli ultimi quindici anni in Libia e oltre a non avere fatto ammenda dopo l’intervento autolesionista nella guerra di Libia , assecondando Francesi e Anglosassoni e bombardando nei fatti i propri asset quasi secolari , si è giocata ancora peggio il dopo e nell’ultimo periodo nel tipico stile del nuovo mondo liberista , sacrificando la politica gli interessi privati in balletto incomprensibile ( dove ha anche il ricatto subito attraverso la leva dei migranti – vedi Al-Masri) tra il Governo sempre più debole di Bengasi e la zona controllata dal Generale Haftar . Cesare Semovigo

Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 4.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:

– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;

– IBAN: IT30D3608105138261529861559

PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo

Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo

Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).

Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

SITREP 7/8/25: Trump cambia idea sulle munizioni (di nuovo?), mentre il rullo compressore russo irrompe a Zaporizhia, di Simplicius

SITREP 7/8/25: Trump cambia idea sulle munizioni (di nuovo?), mentre il rullo compressore russo irrompe a Zaporizhia

Simplicius 9 luglio
 LEGGI NELL’APP 

Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 4.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Questa settimana ci porta la notizia che Trump ha fatto marcia indietro sulla sospensione degli aiuti militari all’Ucraina. Ma c’è qualcosa di più di quello che sembra?

Credo di sì: tutti sono giunti a conclusioni affrettate, dando per scontato che significhi una ripresa completa, quando in realtà Trump non ha mai specificato quali armi siano necessarie – ha semplicemente detto che dovremo inviare loro “alcune” armi, per di più difensive. È probabile che questo potrebbe includere solo qualche Patriot in più e poco altro, più che altro un gesto performativo per placare ancora una volta i neoconservatori e allentare la pressione su Trump.

Viene da chiedersi quanti patrioti gli Stati Uniti possano realisticamente risparmiare:

https://www.theguardian.com/us-news/2025/jul/08/us-pentagon-military-plans-patriot-missile-interceptor

Le scorte di missili Patriot degli Stati Uniti sono solo al 25% del livello richiesto. – The Guardian

Nel 2023, l’esercito americano ha previsto la necessità di 3.376 missili per supportare pienamente le sue forze.

Una recente nota di controllo porta il numero a 13.733, citando l’elevato utilizzo in Ucraina e in Medio Oriente.

Lockheed Martin, l’unico produttore di missili PAC-3 MSE, ne ha prodotte solo 500 unità l’anno scorso. Un nuovo contratto mira ad aumentare la produzione a 650.

Non è stata annunciata una tempistica precisa per il rifornimento.

Ora Trump sta anche accennando a una “sorpresa” per Putin, che di recente lo ha reso molto “infelice” con il suo atteggiamento provocatorio nei confronti dell’egomaniaco leader americano. Ancora una volta, si tratta probabilmente di un atteggiamento performativo e si dubita che Trump coltiverà un serio tentativo di imporre sanzioni contro la Russia; non che farebbe differenza, anche se lo facesse. Il crescente predominio della Russia sull’Ucraina è un treno in corsa che è troppo tardi per fermare.

Nuove foto satellitari mostrano un’enorme espansione della fabbrica di droni russa di Alabuga, che produce i Geran e che, secondo alcuni resoconti, potrebbe accogliere altri 25.000 lavoratori nordcoreani.

Nuove immagini satellitari del polo industriale di Yelabuga (Tatarstan), dove vengono prodotti i droni Geranium-2, sono oggetto di intensa discussione. A giudicare dai dati pubblicati, la zona industriale è in rapida espansione, il che indica l’intenzione di aumentare la produzione di droni di questo tipo.

Nell’immagine satellitare, la costruzione di 52 dormitori per i lavoratori è contrassegnata in giallo (ne sarebbero previsti in totale 72), mentre i nuovi edifici produttivi sono contrassegnati in rosso.

Questa espansione nella produzione russa di droni e missili farà sì che l’Ucraina sommerga quotidianamente attacchi che nessuna produzione globale di missili antiaerei sarà in grado di sostenere. La Russia ha già lanciato un altro attacco con oltre 500 droni solo uno o due giorni dopo il primo attacco di questo tipo, lanciato alla fine della scorsa settimana.

La notizia più importante sul fronte è l’annuncio da parte di diverse fonti ucraine che la Russia ha lanciato un’offensiva su vasta scala a Zaporozhye, lungo l’intero fronte.

Ciò ha già portato ad alcuni primi progressi.

Il caso più significativo è quello di Kamyanske, dove le forze russe – secondo gli ultimi aggiornamenti – sarebbero riuscite a conquistare l’intera città dopo diversi giorni di operazioni d’assalto. Non è ancora presente su tutte le mappe perché sono in corso le operazioni di bonifica, ma sostanzialmente l’intera area è stata conquistata nel giro di pochi giorni, e le forze russe hanno persino iniziato a penetrare nel vicino insediamento di Plavni, a nord:

Una potente svolta a Kamenskoye in direzione di Zaporizhia: i nostri gruppi d’assalto hanno sfondato fino a 1,5 chilometri – Geolocalizzazione: 47.548071,35.349864

I soldati del 247° reggimento “Battaglione Rostov” delle forze armate russe hanno liberato il villaggio di Kamenskoye, nell’oblast’ di Zaporizhia, issando la bandiera nazionale e lo stendardo dell’unità al centro del villaggio.

I paracadutisti russi della 7a divisione d’assalto aviotrasportata , gruppo “Dnepr”, hanno preso parte alla liberazione di Kamenskoye sul fronte di Zaporizhia.

Un resoconto più dettagliato dell’aggressione:

Nella seconda metà di giugno 2025, le unità aviotrasportate russe hanno lanciato uno degli attacchi più significativi alla linea di difesa meridionale delle Forze armate dell’Ucraina, sfondando le posizioni della 128a Brigata d’assalto di montagna separata nei pressi del fiume Yanchekraq, nei pressi del villaggio di Kamenskoye.

La linea, tenuta dalla parte ucraina dall’aprile 2022, era considerata una delle sezioni più stabili del fronte. L’interruzione di questa difesa e la creazione di una testa di ponte sulla riva settentrionale del fiume Yanchekrak rappresentano non solo un successo tattico, ma anche l’inizio di un cambiamento nella configurazione operativa dell’intero arco di Zaporižžja, secondo la Cronaca Militare:

L’offensiva fu guidata dal 247° Reggimento d’Assalto Aviotrasportato delle Guardie della 7ª Divisione Guardie. L’attacco ebbe luogo nelle prime ore del mattino del 23 giugno, dopo un massiccio assalto aereo, con l’impiego di FAB e missili guidati Kh-39 lanciati da elicotteri Ka-52M.

Subito dopo, i gruppi d’assalto attraversarono il fiume nei pressi del ponte stradale distrutto, sfondarono le posizioni avanzate del 230° battaglione delle Forze armate ucraine e occuparono l’edificio di una scuola elementare, che venne utilizzato dalla parte ucraina come centro di comunicazioni sul campo.

Un contrattacco lanciato il 25 giugno con bombe guidate JDAM non ebbe successo: le unità russe non solo mantennero le loro posizioni, ma le ampliarono, trasformando il punto a cuneo in una testa di ponte stabile larga fino a 2 km e profonda fino a 600 metri.

Allo stesso tempo, il 429° Reggimento Fucilieri Motorizzati russo continuava a esercitare pressione sulla parte sud-orientale di Kamianske, dove le Forze Armate ucraine avevano mantenuto una piccola testa di ponte dal dicembre 2024, occupata dalle Forze Speciali del Kraken. Anche i resti della 241ª Brigata Territoriale, composta dai battaglioni 204°, 207° e 251°, sono attivi nella stessa area. Queste unità rischiano attualmente di essere completamente isolate e costrette a ritirarsi dietro il fiume Yanchekraq.

La testa di ponte creata dalla forza di sbarco russa è fondamentale per i futuri avanzamenti verso ovest, verso Orekhov e in direzione nord-occidentale di Vasilyevka-Dneprorudnoye. La parte ucraina ritiene che, data la stanchezza, la carenza di personale e la demoralizzazione delle riserve ucraine nella zona, l’istituzione di una linea stabile sulla riva settentrionale del fiume Yanchekraq potrebbe consentire alle forze russe di raggiungere la retroguardia operativa della linea difensiva ucraina nella regione di Zaporizhia.

A seguito dell’attacco missilistico su Gulyaipole, la 110a Brigata delle Forze armate ucraine è stata completamente privata del suo personale di comando.

Oltre al comandante di brigata, il colonnello Zakharevich, furono estratti da sotto le macerie anche i corpi del suo vice e del capo di stato maggiore.

L’elenco delle vittime dell’attacco riuscito dei missili russi non è definitivo.

Furono registrate altre avanzate lungo la linea, in particolare a Mala Tokmachka, dove le forze russe conquistarono quasi un terzo della città a partire dalla sua estremità orientale.

Anche altre aree appena a est di Kamyanske furono conquistate per raddrizzare la linea:

Più a est, nell’ultimo aggiornamento avevamo segnalato come le forze russe avessero iniziato ad avvicinarsi a Poddubne e Voskresenka, a nord del fronte di Velyka Novosilka. Ora le forze russe hanno completamente conquistato Poddubne e hanno persino esteso le aree di controllo tutt’intorno ad esso:

Per chi se lo stesse chiedendo, questo è lungo la vecchia linea Marinka-Kurakhove-Bogatyr:

Le guardie della 36a Brigata fucilieri motorizzata della 29a Armata issano la bandiera a Poddubnoye, a ovest di Zirka, in direzione di Donetsk Sud.

Citazione:

Dopo aver occupato le prime case di Poddubnoye, la resistenza nemica fu spezzata. Parte delle Forze Armate ucraine abbandonò le proprie posizioni e fuggì dal campo di battaglia. Durante i combattimenti per il villaggio, fino a una compagnia della 37ª Brigata Fucilieri Motorizzata e della 141ª Brigata Motorizzata delle Forze Armate ucraine furono annientate.

Tra Pokrovsk e Toretsk, le forze russe hanno esteso il controllo attorno a Razine, a ovest di Koptjeve, recentemente conquistata. Continuano a esercitare una pressione accerchiante sull’agglomerato di Pokrovsk-Mirnograd, attaccando ora verso Novoekonomichne:

07.07.25 Krasnoarmeysk – Novoekonomicheskoe

Operazioni di combattimento attive nella zona di Krasnoarmeysk (Pokrovsk).

Attacco delle Forze Armate russe da parte di una colonna corazzata in direzione di Novoekonomicheskoe. Veicoli blindati avanzano attraverso le zone residenziali e sbarcano truppe nella parte meridionale dell’insediamento. Bombardamento delle Forze Armate ucraine.

Avanzata delle Forze Armate russe di 2,5 km sul fronte orientale di Krasnoarmeysk, le unità d’assalto raggiungono nuove posizioni a Novoekonomicheskoe.

Riprese ucraine di una colonna russa geolocalizzata che attraversa Mykolaivka e arriva nella vicina Novoekonomichne:

Si possono vedere i carri armati russi “a granaio”, armati di rulli antimine, che resistono a numerosi colpi di droni, a dimostrazione dell’efficacia della tecnologia “a gabbia” o “a capannone”. Le truppe vengono sganciate con successo per conquistare posizioni avanzate nell’insediamento.

A proposito, questo è uno dei motivi per cui le perdite di carri armati russi hanno raggiunto minimi storici, come sottolineato nell’ultimo articolo premium. Non solo la Russia ha utilizzato meno carri armati, ma la tecnologia delle “griglie” o “granai” ha fatto molta strada e riesce effettivamente a proteggere i carri armati. Anche quando i carri armati sono fuori uso, le gabbie difensive e i “granai” impediscono ai droni nemici di penetrare con colpi veramente critici. Possono disattivare il carro armato, ma non in modo catastrofico, il che consente agli ingegneri di recuperarlo molto più facilmente.

L’altra grande novità è che le forze russe hanno compiuto un’inaspettata irruzione nella regione settentrionale di Kharkov, conquistando una nuova porzione di territorio ucraino appena oltre il confine russo a nord-ovest di Kupyansk:

Il piano sarà ovviamente quello di collegare le due aree in un fronte comune, per poi collegarlo infine al fronte di Vovchansk, molto più a ovest.

Alcuni analisti ritengono che l’Ucraina stia costruendo una nuova grande linea di riserva a ovest di Kramatorsk, nell’eventualità che il Donbass cada:

Altro dall’analisi di Clement Molin delle riprese satellitari:

Le due linee ucraine che formano insieme la “Nuova Linea del Donbass” si estendono oltre tutte le città del Donbass: Izioum, Lyman, Sloviansk, Kramatorsk, Droujkivka, Kostiantynivka, Dobropilla e Pokrovsk. La nuova linea, in arancione, non è ancora molto sviluppata, con solo poche posizioni e 1 o 2 fossati.

La situazione generale è che le forze russe stanno lentamente creando un calderone attorno alle città chiave di Konstantinovka e dell’agglomerato di Pokrovsk-Mirnograd:

Ora passiamo ad analizzare gli ultimi dettagli:

Dmitry Medvedev ha annunciato che in Russia si sono arruolati 210.000 volontari solo fino al 1° luglio di quest’anno. Questo equivale esattamente a 35.000 al mese:

Il Kiev Post ha recentemente citato Zelensky come segue:

https://www.yahoo.com/news/russia-mobilizes-40-000-45-082145204.html

Nell’ultimo articolo premium in cui si parlava delle perdite di mezzi corazzati russi, alcune persone hanno chiesto informazioni sulle perdite di mezzi corazzati ucraini e sul numero di carri armati rimanenti. Ecco una fonte, Lost Armour, sebbene considerata una stima molto prudente con criteri e standard di rendicontazione molto più rigorosi.

Carri armati da combattimento principali:

Questa è una traduzione AI, quindi per chiarezza, le tre colonne a sinistra indicano il numero iniziale totale di carri armati, il numero di perdite e infine il numero rimanente. Quindi, sotto l’Abrams M1A1, ce n’erano 31 all’inizio, 21 persi e 10 rimanenti. Secondo questa stima, l’Ucraina avrebbe circa 624 carri armati rimanenti, mentre la Russia, secondo quanto riferito, ne schiera tra i 1.200 e i 1.500 in qualsiasi momento, con rifornimento costante.

Come già detto, questa lista sembra essere prudente, dato che alcuni ritengono che praticamente tutti gli Abrams siano stati ormai distrutti e, a memoria, ricordo che almeno quattro o più Challenger furono distrutti anziché due come mostrato sopra.

I prossimi saranno i veicoli da combattimento di fanteria:

Come si può vedere, poco più della metà dei 300 Bradley sono stati distrutti, anche se l’Ucraina potrebbe conservarne circa 1.000+ IFV in totale, la maggior parte dei quali sono BMP-1 e 2.

MRAPS e APC presentano il numero più elevato, poiché sono praticamente infiniti nei paesi NATO e possono essere forniti all’infinito:

Di maggiore importanza sono le unità di artiglieria mobile:

Mostra 646 artiglierie semoventi di vario tipo ancora rimaste, sebbene si debba tenere presente che: 1. si tratta di un metodo molto conservativo per quanto riguarda il conteggio delle perdite: ad esempio, sono quasi certo di aver visto ben più di 3 PzH 2000 distrutti; e 2. una parte enorme di questi mezzi sarebbe inutilizzabile in qualsiasi momento a causa di problemi di manutenzione. Ancora una volta, con i PzH 2000 in particolare, abbiamo visto in precedenti pubblicazioni occidentali che un gran numero di essi si è rotto sul fronte. Su un possibile 646, scommetterei che 350-400 fossero attivi in qualsiasi momento, se non di meno.

E infine, per chi fosse interessato, le risorse dell’aeronautica:

La direttrice del think tank Defense Priorities afferma che il problema principale dell’Ucraina non è la carenza di armi, ma quella di manodopera. Ne deduce correttamente che “più armi” non risolveranno i problemi dell’Ucraina, se non ci saranno persone in grado di gestirle.

Sottolinea giustamente che l’Iran e la Cina sarebbero felicissimi di vedere gli Stati Uniti continuare a gettare i loro tesori nel buco nero dell’Ucraina.

A questo proposito, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha recentemente lanciato una bomba, esprimendo per la prima volta l’impegno della Cina nei confronti dell’SMO russo:

https://www.scmp.com/news/china/diplomacy/article/3316875/china-tells-eu-it-cannot-afford-russian-loss-ukraine-war-sources-say

Secondo diverse persone a conoscenza della conversazione, mercoledì il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha dichiarato al diplomatico di punta dell’Unione Europea che Pechino non può permettersi una sconfitta russa in Ucraina perché teme che gli Stati Uniti sposterebbero tutta la loro attenzione su Pechino.

Wang ha fatto un’ulteriore affermazione ironica, negando che la Cina stesse “materialmente” sostenendo la Russia perché, se lo avesse fatto , il conflitto sarebbe finito da tempo. Un po’ di arroganza cinese o… realtà?

Di recente sono emersi sempre più indizi del supporto della Cina, tra cui canali ucraini che hanno trovato vari componenti cinesi nei nuovi droni russi Geran, laser cinesi e altri equipaggiamenti che inondano la linea del fronte russa, ecc. Molti sanno che la stragrande maggioranza dei sistemi di guerra elettronica russi di fascia bassa impiegati al fronte negli ultimi due anni proveniva dalla Cina, e questo vale per molte altre cose come le comunicazioni, i ricetrasmettitori satellitari “GPS” nei droni, ecc. Per non parlare dei trasporti come i veicoli DesertCross 1000 e dell’ondata di motociclette che si riversa sul fronte. E poi c’è tutto il retroscena , con recenti rapporti che indicano massicci trasferimenti di utensili di lavorazione cinesi per l’espansione della produzione russa di carri armati e barili, tra le altre cose; l’elenco potrebbe continuare all’infinito.

Anche il colonnello austriaco preferito Reiser ha recentemente aggiunto la sua opinione, concordando con il think tanker di cui sopra: l’Ucraina ha troppo pochi soldati:

E anche dall’Austria:

“Il risultato che più desideriamo è la sconfitta della Russia, ma gli ucraini stanno subendo pesanti perdite”, ha affermato Gustav Gressel, esperto militare presso l’Accademia nazionale di difesa austriaca di Vienna.

Sarebbe certamente meraviglioso se [gli ucraini] vincessero davvero questa guerra. Una sconfitta umiliante per Mosca porterebbe a una nuova Russia politica. Questo è il risultato più auspicabile. Tuttavia, al quarto anno di guerra, sorge spontanea la domanda: “Gli ucraini sono esausti, hanno subito perdite enormi in questa lotta: saranno ancora in grado di ottenere questo risultato?”. Ciò che gli europei possono fare – anche senza gli Stati Uniti – è almeno impedire la sconfitta dell’Ucraina.

Arestovich ha fatto scalpore con un recente video in cui ha fornito una veritiera analisi della guerra della Russia contro l’Ucraina.

Ammette che la Russia potrebbe porre fine all’Ucraina facilmente in un mese o due, se davvero lo volesse, ma che Putin ha invece scelto di ridurre la guerra a un minimo di “sfondo”, in modo che lo sviluppo del Paese abbia la precedenza. In effetti, Putin è riuscito miracolosamente a infilare l’ago della bilancia in questo modo riuscendo nell’impossibile: in qualche modo mantenendo la guerra “in secondo piano” e allo stesso tempo elevandola a nuovo mito nazionale, incentrando l’intero sviluppo del Paese su di essa.

È una contraddizione bizzarra e un paradosso al tempo stesso. Sono personalmente d’accordo con questo approccio? Non necessariamente, e condivido molte delle preoccupazioni dei critici di questa politica “a metà strada”; ma non si può negare che stia funzionando . L’unica domanda è se un diverso approccio “a martellamento” avrebbe funzionato ancora meglio, o almeno più rapidamente, con meno vite perse.

L’ex vice comandante di Aidar, Ihor Mosiychuk, ha fatto trapelare un documento che gli sarebbe stato consegnato da un ministro del governo ucraino di cui non è stato reso noto il nome. Si sostiene che il documento “segreto” riguardi il trasferimento del governo di Kiev nell’ovest del Paese:

In seguito, Mosiychuk afferma che Kiev ha affermato che il documento è falso, ma lui ribadisce che è autentico, direttamente dal suo canale TG:

Le autorità si stanno preparando a spostarsi nelle regioni occidentali del nostro Paese

Ecco il documento inviato oggi dal Consiglio dei Ministri agli organi governativi e alle strutture statali. In esso si afferma che è stata presa una Decisione e che sono in corso di emanazione i relativi Ordini per preparare, se necessario, spazi e locali nelle divisioni territoriali delle regioni occidentali dell’Ucraina per l’insediamento e l’attività di ministeri e dipartimenti.

Importante! Il documento è autentico, è stato fornito da uno dei destinatari che esercita poteri governativi.

Ora c’è grande agitazione nel Consiglio dei Ministri, stanno cercando di creare una versione in cui questo documento sia falso. E tutto perché hanno commesso un errore colossale: non hanno assegnato un’etichetta di segretezza al documento, motivo per cui funzionari e funzionari hanno iniziato a condividerlo tra loro e con altre persone. In altre parole: i funzionari hanno iniziato ad avvertire i propri cari delle possibili minacce che le autorità stanno prendendo in considerazione, confermandole con questo documento.

Avevamo già sentito indiscrezioni qualche tempo fa secondo cui questa eventualità sarebbe stata possibile, ma perché proprio ora?

Ci sono alcune possibilità speculative: ricordate le voci secondo cui la Russia avrebbe tentato un altro attacco a Kiev dopo le esercitazioni Zapad in Bielorussia il prossimo settembre? In caso contrario, è possibile che Kiev tema che, dopo Sumy, l’esercito russo possa avanzare a passo di vapore verso ovest, verso Kiev.

Si susseguono voci su altri 30.000 soldati nordcoreani, e ora anche laotiani, in arrivo a Sumy. Molto probabilmente si tratta di falsità, e la Russia non marcerà su Kiev a breve, ma è un aspetto da tenere d’occhio, soprattutto dopo le recenti indiscrezioni secondo cui l’Ucraina sarebbe stata costretta a ritirare le riserve lungo tutto il confine bielorusso per rafforzare le difese nella regione di Sumy.

Infine, la cosa più assurda che potreste sentire quest’anno: la CNN rivela un audio trapelato in cui Trump afferma di aver “spaventato” sia Putin che Xi dicendo loro che avrebbe bombardato Mosca e Pechino. La notizia era stata riportata l’anno scorso, ma solo per sentito dire: ora ne è trapelata una registrazione diretta. Tra tutti gli eccessi più sfacciatamente egocentrici di Trump, questo potrebbe essere il più evidente:

Qual è la differenza tra “entrare” in Ucraina sotto la supervisione di Trump ed essere già lì, bombardandola quotidianamente? La Russia è lì ora, esercitando il suo dominio, tutto sotto la sua supervisione: perché Trump non mantiene la sua vana minaccia ora? Sembra che il guinzaglio di Bibi abbia privato di ossigeno il cervello del tossicodipendente dall’abbronzatura: potrebbe aver bisogno di allentarlo un po’; e di rimettere il bavaglio a palla già che c’è, per risparmiarci tutte le illusioni e l’imbarazzo.


Il vostro supporto è inestimabile. Se avete apprezzato la lettura, vi sarei molto grato se vi impegnaste a sottoscrivere un impegno mensile/annuale per sostenere il mio lavoro, così da poter continuare a fornirvi report dettagliati e incisivi come questo.

In alternativa, puoi lasciare la mancia qui: buymeacoffee.com/Simplicius

Conferenza stampa di Lavrov dopo il vertice dei BRICS_a cura di Karl Sànchez

Conferenza stampa di Lavrov dopo il vertice dei BRICS

Uno spettacolo di 45 minuti

Carlo Sánchez7 luglio
 LEGGI NELL’APP 

Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 4.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Bene, la versione 2025 del Summit dei BRICS è terminata. Pepe Escobar ha presentato un rapporto sulla prima giornata durante la sua chiacchierata di ieri con Nima, affermando che è stato migliore del previsto. Ora possiamo leggere il punto di vista di Lavrov e vedere se le domande e risposte riguardano il Summit o meno. Ieri, Lavrov ha rilasciato un’intervista a un media ungherese che è stata un’esperienza istruttiva per chi ha posto le domande, poiché gran parte dell’intervista ha ribadito la posizione della Russia su Ucraina, NATO e UE in generale. La Dichiarazione di Rio dei BRICS può essere letta qui . E ora, ecco Lavrov:

Signore e signori,

Abbiamo completato il nostro lavoro al 17° vertice dei BRICS a Rio de Janeiro.

Desidero esprimere la mia sincera gratitudine al Presidente del Brasile Lula da Silva e ai nostri amici brasiliani che hanno lavorato nel suo team a questo evento, per l’eccellente organizzazione del summit e per la tradizionale ospitalità brasiliana durante l’incontro, che ha riunito un numero significativo di Paesi del Sud e dell’Est del mondo.

I paesi ospitanti brasiliani sono riusciti a garantire un’eccellente cooperazione all’interno dei BRICS. Nel 2024, la presidenza è stata assunta dalla Federazione Russa. Il vertice di Kazan è stato considerato da tutti un grande successo. Sono certo che simili valutazioni saranno fatte sui nostri amici brasiliani dopo il vertice che si concluderà a Rio de Janeiro.

Per la prima volta, al vertice hanno partecipato non solo i membri BRICS a pieno titolo, ma anche i Paesi partner. Ricordo che questa categoria è stata istituita in seguito al Vertice di Kazan del 22-24 ottobre 2024 e comprende Bielorussia, Bolivia, Vietnam, Kazakistan, Cuba, Malesia, Nigeria, Thailandia, Uganda e Uzbekistan. Oltre ai Paesi partner, ora rappresentati al vertice in questa veste, la Presidenza brasiliana ha invitato diversi capi di Stato e di governo del Sud e dell’Est del mondo a sessioni separate. È possibile consultare l’elenco di coloro che hanno partecipato come ospiti alle riunioni BRICS+ e BRICS Outreach.

Inoltre, tradizionalmente venivano invitati e intervenivano alle sessioni pertinenti i presidenti dei segretariati delle Nazioni Unite, dell’OMS e dell’OMC, nonché i presidenti delle banche multilaterali, tra cui la Nuova Banca di Sviluppo, la Banca Asiatica di Investimento nelle Infrastrutture e la Banca Latinoamericana di Sviluppo.

Se parliamo dei risultati e dei documenti adottati, i membri dei BRICS e i paesi che la pensano allo stesso modo sono unanimi nel ritenere che sia impossibile risolvere efficacemente i numerosi problemi del nostro tempo senza tenere conto delle posizioni dei paesi del Sud del mondo, dell’Est, in altre parole della maggioranza mondiale.

In questo contesto, tutti hanno sottolineato il ruolo dei BRICS come piattaforma di coordinamento degli interessi dei paesi leader, la vera maggioranza mondiale, come uno dei pilastri chiave della multipolarità, sostituendo oggettivamente il sistema di globalizzazione che sta diventando un ricordo del passato.

Intervenendo in videoconferenza al vertice dei BRICS, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che il sistema precedente era stato progettato esclusivamente per servire gli interessi del “miliardo d’oro”. Quest’era sta diventando un ricordo del passato. Tutti sono guidati dai principi che promuovono i BRICS come base per una cooperazione veramente multilaterale, equa e reciprocamente vantaggiosa tra tutti i paesi.

La Russia ha posizioni coincidenti su questioni internazionali chiave. La prima sessione plenaria è stata dedicata a questo. Hanno ribadito il loro impegno comune a promuovere la formazione di un ordine mondiale più giusto, sostenibile e policentrico, basato sui principi della Carta delle Nazioni Unite, che non vengono utilizzati e applicati in modo selettivo. Mentre i nostri colleghi occidentali, nell’ambito della loro specifica avventura nell’arena internazionale, “tirano fuori” ciò che conviene loro al momento, giustificando poi le loro azioni. I principi della Carta delle Nazioni Unite devono essere applicati così come sono stati redatti dai Padri Fondatori e poi adottati e ratificati, nella totalità e nell’interconnessione dei suoi requisiti fondamentali .

Ai leader dei BRICS è stato presentato un rapporto sulle riunioni finali degli Alti rappresentanti dei BRICS incaricati delle questioni di sicurezza.

Parlando di aspetti specifici dell’agenda internazionale, era opinione comune che gli attacchi israeliani e americani sul territorio iraniano, condotti in violazione del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e degli accordi dell’AIEA, fossero inaccettabili.

Nella Dichiarazione finale adottata al termine del primo giorno di incontri, tutti i membri dei BRICS si sono espressi a favore della cessazione di qualsiasi azione aggressiva non solo contro l’Iran, ma anche nella Striscia di Gaza, dove si è sviluppata una situazione umanitaria catastrofica.

Tutti hanno la netta sensazione che i rappresentanti israeliani e l’esercito agiranno in modo analogo non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania, il che compromette seriamente la prospettiva di creare uno Stato palestinese. Tutti i membri dei BRICS hanno chiesto l’attuazione delle decisioni delle Nazioni Unite su una “soluzione” a due Stati per il conflitto palestinese-israeliano. Cercheremo di garantire che nessuno cerchi di relegare queste decisioni all’oblio .

La Dichiarazione e i discorsi hanno espresso la posizione di molti partecipanti sulla situazione in Ucraina. Tutti hanno parlato da una posizione equilibrata e obiettiva e hanno mostrato una crescente comprensione delle cause profonde di questa crisi, che risiedono nelle minacce alla sicurezza della Russia create dall’Occidente per molti anni, tra cui l’espansione della NATO verso est con l’evidente obiettivo di assorbire l’Ucraina e “costruire” la macchina militare della NATO proprio ai nostri confini. Ma non è meno importante chiedere l’abolizione di tutte le decisioni prese dal regime di Kiev dopo il colpo di Stato del 2014 e che mirano a sterminare legislativamente tutto ciò che è russo, inclusi lingua, istruzione, media e cultura. Di recente, sono state create le basi per la messa al bando della Chiesa ortodossa ucraina canonica.

Grande attenzione è stata dedicata a un approccio globale alla riforma della governance globale, principalmente per quanto riguarda le riforme, da tempo attese, delle istituzioni di Bretton Woods, affinché riflettano il peso reale dei Paesi a maggioranza mondiale nell’economia e nell’economia mondiale. A questo proposito, sono state nuovamente espresse richieste, come la posizione consolidata dei BRICS sulla necessità di accelerare la riforma della distribuzione delle quote e dei voti nel FMI.

Abbiamo attirato l’attenzione sulla necessità di garantire che la pratica utilizzata dal FMI e dal Gruppo della Banca Mondiale venga interrotta nel corso delle riforme. Si tratta di fornire finanziamenti a coloro che sono burattini dell’Occidente. In primo luogo, ciò è stato dimostrato in relazione all’Ucraina. I finanziamenti delle istituzioni di Bretton Woods negli ultimi due anni hanno superato di gran lunga le risorse assegnate a tutti i paesi africani. Questa è una statistica vergognosa per il FMI e per la Banca Mondiale.

Grande importanza è attribuita alla riforma dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il Direttore Generale dell’OMS, Tedros Adhanom, ha parlato dei progressi della riforma, che renderà il Segretariato più efficiente e meno burocratico. Abbiamo richiamato l’attenzione sulla necessità di evitare tentativi di politicizzare questa struttura, che dovrebbe occuparsi principalmente della sicurezza epidemiologica e della prevenzione delle malattie infettive e non trasmissibili.

I documenti della sessione e le discussioni riflettono i compiti della tutela ambientale, anche nel contesto dei preparativi per la Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a Belém (Brasile) dal 10 al 21 novembre 2025. Fondamentalmente, tutti hanno concordato sulla necessità di evitare diktat sui cambiamenti climatici e di adattare le relative strategie nazionali. L’Occidente sta attivamente cercando di convincere i paesi in via di sviluppo a investire sempre di più nella “transizione verde”, rallentando i loro interessi nell’accelerazione dello sviluppo socio-economico.

Le discussioni interstatali sono facilitate da strutture come la Nuova Banca di Sviluppo, il BRICS Business Council, la BRICS Women’s Business Alliance e il BRICS Civil Council. Tutti i leader di questi Paesi hanno presentato durante questo vertice i progressi compiuti nei rispettivi settori. Questi meccanismi sono molto utili. Tutti sottolineano che il loro lavoro rappresenta un importante contributo all’approfondimento della cooperazione tra i nostri Paesi in ambito finanziario, economico, umanitario e culturale.

Elogiamo i risultati ottenuti dai BRICS quest’anno. Non si tratta solo di un vertice, ma di decine di eventi settoriali diversi nei settori dell’economia, della cultura, dello sviluppo tecnologico e dell’intelligenza artificiale.

È stata adottata una dichiarazione sull’intelligenza artificiale, in cui si sottolinea la necessità di sviluppare meccanismi per la sua regolamentazione esclusivamente in formati universali sotto l’egida dell’ONU, e non durante riunioni “private” a porte chiuse, in cui sono invitati solo coloro che “ubbidiscono ai loro compagni più anziani”.

Al vertice è stato annunciato il lancio del partenariato BRICS per l’eliminazione delle malattie di origine sociale. Questa è una delle iniziative concrete della presidenza brasiliana e arricchisce l’agenda della nostra associazione. Sono certo che sarà un’altra esperienza positiva.

Promuoveremo tutti gli sviluppi che vengono implementati all’interno dei BRICS nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’assistenza sanitaria nei formati internazionali pertinenti, tra cui l’OMS e l’ONU.

Il lavoro della presidenza brasiliana non è ancora terminato. Entro la fine del 2025 sono previsti numerosi eventi a livello di esperti e ministeriali. Mi riferisco, ad esempio, agli incontri dei presidenti delle corti supreme e dei responsabili dei dipartimenti fiscali e doganali dei Paesi membri dell’associazione.

Il 1° gennaio 2026, l’India assumerà la presidenza dei BRICS. Durante l’incontro con la nostra controparte indiana, abbiamo discusso i piani attualmente in fase di sviluppo a Nuova Delhi. Riteniamo che siano molto promettenti e garantiscano continuità al nostro lavoro svolto lo scorso anno, quest’anno e in vista dell’anno a venire.

Domanda: Come valuteresti il nuovo formato del vertice BRICS in cui i paesi partner vi prendono parte attivamente?

Sergey Lavrov: Questo formato è relativamente nuovo, nel senso che diversi paesi invitati hanno lo status di “paesi partner”. La loro principale differenza rispetto agli ospiti è che questi paesi parteciperanno costantemente a tutti gli eventi BRICS, non solo ai vertici e alle riunioni ministeriali, ma anche alla maggior parte dei formati settoriali dedicati a vari aspetti della cooperazione economica e alla risoluzione dei problemi umanitari. Per il resto, un numero così elevato di partecipanti non è una novità per i BRICS. È solo che in passato partecipavano ai formati BRICS Plus e BRICS Outreach, o su invito della presidenza.

Ricordo che nel 2023 i capi di Stato e di governo di tutti i paesi dell’Unione Africana parteciparono al vertice BRICS di Johannesburg come invitati. Non tutti si presentarono, ma erano presenti più di 50 paesi. Quindi, dal punto di vista della gestione di un forum così ampio, ci sono già stati dei precedenti, ma, naturalmente, le qualità fondamentalmente nuove della partecipazione dei dieci paesi che sono stati identificati come “paesi partner” al vertice di Kazan rappresentano, senza dubbio, un nuovo passo nello sviluppo della nostra associazione. C’è ancora molto lavoro da fare per coinvolgerli il più possibile nelle questioni “quotidiane”.

Domanda: Già prima del vertice, la stampa occidentale aveva iniziato ad affermare che i BRICS stavano perdendo slancio e che la loro espansione aveva “eroso” la capacità dell’associazione di agire come fronte unito. Quindi, dicono, è per questo che Vladimir Putin e Xi Jinping non si sono presentati. Qual è la sua valutazione?

Sergej Lavrov: Credo che stiano riflettendo, perché tutti stanno assistendo a un esempio di espansione della NATO, che non ha portato alcun beneficio a nessuno, nemmeno agli stessi membri dell’Alleanza Atlantica. I disaccordi si stanno acuendo. Un leggero ammutinamento sta covando sulla nave. Sempre più paesi vogliono essere guidati non da linee guida ideologiche imposte dal “padrone”, ma dai propri interessi nazionali.

Non c’è mai stato un rischio simile nei BRICS e non vi è alcuna minaccia di diluizione delle nostre attività. L’associazione si è sempre basata sui principi di uguaglianza, rispetto reciproco e consenso in ogni sua fase. E un’associazione che riflette il reale equilibrio di interessi, e non è dettata dal “Grande Fratello” . Pertanto, non posso concordare con tali tentativi di descrivere artificialmente i BRICS come un’organizzazione che ha esaurito il suo scopo. Al contrario, il suo potenziale sta solo iniziando a manifestarsi.

Molta attenzione è stata dedicata alla riforma dei meccanismi di governance globale. [Una sezione molto ampia della Dichiarazione, fin dall’inizio, è dedicata a questo argomento.] Ho già detto come sono state accolte in questo vertice le riforme del FMI, della Banca Mondiale e dell’OMC.

Un’attenzione insolitamente grande, rispetto agli anni precedenti, è stata dedicata alla riforma dell’ONU. Chiaramente, la riforma del Consiglio di Sicurezza ha attirato la maggiore attenzione. Il testo concordato ribadisce la necessità di ampliare il Consiglio di Sicurezza superando la sottorappresentanza dei Paesi di Asia, Africa e America Latina. Non stiamo parlando dell’Occidente. Per lungo tempo e immeritatamente, ha ricevuto più seggi di quanti ne avesse diritto in termini di equilibrio di potere, l’equilibrio di potere sulla scena internazionale. Ma, forse, per la prima volta, il tema della riforma del Segretariato delle Nazioni Unite è stato affrontato in modo approfondito . Contiene critiche dirette al problema associato al predominio di cittadini dei Paesi occidentali nelle posizioni di vertice del Segretariato. Ha fornito un esempio della leadership dell’ONU. Esistono diverse decine di posizioni di Vice Segretario Generale. Ma le questioni chiave da cui dipende il reale funzionamento del Segretariato e, di conseguenza, la preparazione delle proposte per gli Stati, che incide in modo significativo sull’agenda, sono tutte occupate dai Paesi membri della NATO. Il Segretario Generale con cui ho parlato qui, Antonio Guterres, è portoghese. C’è un vicesegretario per gli affari politici che è cittadino statunitense, il vicesegretario per le operazioni di mantenimento della pace è cittadino francese e il vicesegretario per gli affari umanitari è cittadino britannico. C’è anche il vicesegretario generale, che è cittadino nigeriano, ma allo stesso tempo cittadino statunitense.

Ora Antonio Guterres sta promuovendo la sua idea come seguito alla risoluzione dell’Assemblea Generale sull’agenda per lo sviluppo adottata nell’ultima sessione. Viene promosso il concetto ONU-80, che delinea già misure concrete per la riforma del Segretariato che richiedono un’attenzione molto seria. E il compito di “supervisionare” questo processo è stato affidato a una persona per la quale è stata creata appositamente la carica aggiuntiva di Sottosegretario Generale, per supervisionare le questioni di trasformazione all’interno del Segretariato. Cosa ne pensate? Un cittadino britannico. Quindi questo squilibrio è già evidente a tutti, e ci sono tentativi, in particolare, nell’ambito del processo ONU-80, di attuare una riforma in modo che gli organi intergovernativi, in primo luogo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, siano semplicemente informati su come le decisioni vengono prese dietro le quinte nell’interesse di determinati gruppi di paesi. La Russia, insieme ai suoi sostenitori a New York, ha presentato una risoluzione che chiede tentativi di aggirare gli organi intergovernativi nella risoluzione di questioni così importanti per il destino delle Nazioni Unite.

Domanda: Lei ha tenuto un incontro bilaterale con la sua controparte iraniana. Teheran intende riprendere i contatti con l’AIEA e in quale formato? La Russia è pronta a contribuire alla mediazione?

Sergej Lavrov: Sta chiedendo in quale formato potranno riprendere i colloqui tra Iran e AIEA? Questo è il formato Iran-AIEA.

Ho l’impressione che, in questo caso, la leadership dell’AIEA dovrebbe innanzitutto assumersi la responsabilità delle valutazioni che pubblica, di quelle pubblicate in passato e di quelle presentate al Consiglio dei Governatori dell’Organizzazione pochi giorni prima dell’inizio dell’aggressione. Queste valutazioni sono da molti definite, diciamo, ambigue. A differenza dei precedenti rapporti del Segretariato, si prestano a interpretazioni che implicano che l’Iran non sia in buona fede nell’adempimento dei propri obblighi. Come sapete, la “troika occidentale” (Francia, Gran Bretagna e Germania) ne ha approfittato, presentando una risoluzione in una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con gravi critiche all’Iran.

Un giorno o due dopo, Israele ha attaccato impianti nucleari civili sotto la tutela dell’AIEA. Si tratta di una “catena” piuttosto semplice e comprensibile, in cui il Segretariato dell’AIEA ha svolto un ruolo, volontariamente o inconsapevolmente. Pertanto, siamo ora fiduciosi che il Segretariato debba fornire garanzie di essere d’ora in poi guidato nel modo più rigoroso possibile dai poteri che gli sono conferiti, e non cercare di inventare storie che vengono poi utilizzate per politicizzare e promuovere gli interessi unilaterali dei singoli membri.

Per quanto riguarda la Russia, non stiamo parlando di mediazione. Il Presidente russo Vladimir Putin ha ricordato che, quando è stato concordato il Programma d’azione congiunto globale sul programma nucleare iraniano , si è tenuto conto della capacità della Russia di fornire servizi relativi all’esaurimento dell’uranio (che si era accumulato nella Repubblica islamica dell’Iran prima dell’adozione di questo documento) al livello necessario a fini energetici per l’utilizzo nelle centrali nucleari. Perché negli anni successivi al ritiro unilaterale degli Stati Uniti da questo Programma congiunto globale, l’Iran non aveva alcun obbligo di limitare l’arricchimento, e ora se ne sta discutendo. Ci ha appena ricordato che disponiamo di tali capacità tecnologiche. Siamo pronti a fornirle prelevando il surplus di uranio eccessivamente arricchito per la lavorazione in Russia e restituendo l’uranio arricchito energeticamente alla Repubblica islamica per i suoi impianti nucleari.

Certo, se le parti sono d’accordo che la Russia contribuisca ad avvicinare le loro posizioni. Ora, prima di tutto, gli Stati Uniti vogliono riprendere il dialogo con l’Iran, l’Oman e diversi altri stati arabi del Golfo Persico hanno contribuito in questo…

Non dimentichiamo che il Programma d’azione congiunto globale, approvato, per il quale la comunità internazionale ha ringraziato tutti i partecipanti e poi annullato, è stato sviluppato con la partecipazione di europei, americani, russi e cinesi, tra gli altri. Quindi, se c’è un desiderio per l’attore principale, ovvero Teheran, non dipenderà da noi.

Domanda: Già prima del suo insediamento, Donald Trump aveva minacciato i paesi BRICS di imporre dazi del 100% in caso di introduzione della valuta BRICS. Solo il giorno prima, aveva già minacciato dazi del 10% su tutti i paesi che, a suo dire, perseguivano una politica antiamericana dei BRICS. Verrà creata una valuta dell’Unione? Che dire di Donald Trump e qual è stata la reazione a queste parole del presidente degli Stati Uniti?

Sergej Lavrov: Questa è una domanda strana. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non nasconde i suoi obiettivi. Difende gli interessi degli Stati Uniti, principalmente economici, nel campo degli investimenti e del commercio.

Ciò significa che la conclusione secondo cui il modello di globalizzazione, promosso dagli Stati Uniti nel contesto neoliberista da molti anni e per un certo periodo “accettato” da tutti, conferma ancora una volta la conclusione secondo cui il modello di globalizzazione ha cessato di funzionare.

Ma per quanto riguarda i pagamenti in quanto tali, la creazione di una “moneta” non è mai stata discussa nei BRICS. Il primo impulso al lavoro su piattaforme di pagamento alternative è stato dato al vertice di Johannesburg . Il presidente brasiliano Lula da Silva ha promosso la questione di sua iniziativa. Le proposte brasiliane si sono spinte molto oltre. Nella dichiarazione, si proponeva di descrivere forme specifiche di funzionamento di un possibile meccanismo di piattaforme di pagamento alternative. Ma alla fine, le banche centrali e i ministeri delle finanze sono stati incaricati di preparare una proposta per piattaforme che consentissero pagamenti, l’uso di un sistema di pagamenti reciproci indipendente dal dollaro, la cui posizione nell’economia mondiale e nel sistema finanziario globale degli Stati Uniti sotto i Democratici ha iniziato a essere gravemente abusata . E non a caso, durante i preparativi per l’insediamento, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accusato direttamente Joe Biden e la sua amministrazione di aver minato il ruolo del dollaro per molti anni. Ora dovremo tener conto che la fiducia in lui è diminuita .

In effetti, questo è vero. Ci è stato ripetuto a lungo (negli ultimi 30 anni, o forse più) che il dollaro non è proprietà americana, ma “patrimonio di tutta l’umanità” che garantisce il funzionamento regolare e ininterrotto dell’economia mondiale, e le garanzie statunitensi devono essere comprensibili e accettabili per tutti. Nessuno sa quando, chi e per cosa decideranno di punire. Potrei citare molti esempi, ma non lo farò. Persino coloro che sono visti quasi come un alleato degli Stati Uniti non possono sentirsi tranquilli.

Nei BRICS, non si è parlato di “valuta”. Ciò che si è discusso, come ho già detto, è stato, in primo luogo, un rafforzamento del ruolo delle valute nazionali. Si tratta di un processo già “in atto” nella vita reale. In secondo luogo, si tratta di una nuova piattaforma di investimento, un’iniziativa di pagamento transfrontaliera. Tutto ciò crea un “menù di opportunità” per evitare la dipendenza dal dollaro, e anche dall’euro. Intervenendo alla prima riunione del vertice a Rio de Janeiro, il Presidente russo Vladimir Putin ha citato la percentuale del 90%: questo è il numero di transazioni nelle nostre relazioni commerciali e finanziarie con i partner BRICS e con i partner statali che vengono effettuate nelle valute dei paesi partecipanti. Quindi, a mio avviso, questa è una buona garanzia. Un processo simile si sta sviluppando anche con altri stati. Queste sono tutte le conseguenze delle azioni intraprese per punire la Federazione Russa, in questo caso, al fine di distruggere tutti i principi su cui si basano il commercio e gli investimenti internazionali, tra cui l’inviolabilità della proprietà, la presunzione di innocenza e la concorrenza leale. Tutto questo è stato scartato in un istante e ora c’è un processo di frammentazione di strutture che erano state create nell’era della globalizzazione secondo i modelli americani e che non avevano suscitato il rifiuto di nessuno finché non hanno iniziato a essere abusate.

Domanda: Questa è la prima volta che la Dichiarazione finale dei BRICS condanna specificamente gli attacchi contro le infrastrutture civili russe, menzionando anche le vittime minorenni. Si tratta di una formulazione senza precedenti per un’associazione così eterogenea. Ciò implica l’unanimità dei paesi BRICS su questo tema e la formazione di un nuovo consenso internazionale sull’inammissibilità degli attacchi contro obiettivi civili? E la Russia prevede di utilizzare questa Dichiarazione come base per avviare un’indagine su questi attacchi presso le Nazioni Unite o altre organizzazioni internazionali?

Sergej Lavrov: Certo, se dipende dalla Dichiarazione approvata dai capi di Stato. Ciò significa l’unanimità tra i paesi BRICS, e non la creazione di un nuovo consenso sull’inammissibilità di attacchi contro obiettivi civili. Tali attacchi sono da tempo vietati da numerose convenzioni. Innanzitutto, la Convenzione di Ginevra del 1949 e i documenti successivi. Questo vale non solo per obiettivi civili, ma anche per la popolazione civile, in particolare i bambini. Pertanto, questo non dovrebbe essere percepito come qualcosa di insolito. Si tratta semplicemente di una riaffermazione dell’impegno verso principi che la comunità internazionale ha approvato per consenso molto tempo fa e che l’Occidente ignora palesemente. Chi gode del patrocinio dell’Occidente, in primo luogo il regime di Kiev, la fa franca.

Si trattava di casi eclatanti, in cui l’infrastruttura ferroviaria pacifica e i treni civili che la percorrevano venivano deliberatamente attaccati. È impossibile non condannare tutto ciò, ed è impossibile ignorarlo, come hanno cercato di fare i rappresentanti di vari organismi delle Nazioni Unite quando li abbiamo interrogati sull’argomento, così come i funzionari del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e dell’OSCE.

Per quanto riguarda le indagini e l’assicurare i responsabili alla giustizia, non stiamo cercando di introdurre questo argomento nel dibattito internazionale. Ci stiamo lavorando noi stessi, attraverso la Procura Generale russa e le organizzazioni pubbliche. Pubblichiamo periodicamente tali materiali e li distribuiamo alle Nazioni Unite e alle organizzazioni internazionali europee. Questo lavoro continuerà. Nessuno potrà sottrarsi alle proprie responsabilità.

Domanda (ritradotta dall’inglese): La mia domanda riguarda il fatto che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbia proposto di introdurre dazi a più percentuali sui paesi membri dei BRICS. In che modo questo può influire sulla proposta della Russia di sviluppare un sistema finanziario alternativo? Cosa pensa la Russia della decisione della presidenza brasiliana di rallentare la discussione su piattaforme e mezzi di pagamento, una moneta unica per il commercio internazionale?

Inoltre, la Dichiarazione finale del vertice dei BRICS ha condannato gli attacchi sul territorio russo. Come possono i BRICS agevolare le offerte di mediazione di Brasile e Cina?

Sergey Lavrov : Per quanto riguarda la prima domanda, non esiste alcuna “iniziativa russa”.

Come ho accennato in risposta a una domanda precedente, l’attenzione allo sviluppo di piattaforme e meccanismi di pagamento alternativi è stata inizialmente posta nella Dichiarazione del Vertice di Johannesburg su suggerimento del Presidente Lula da Silva. Egli ha proposto di lavorare più attivamente su questi temi. Infine, si è deciso di autorizzare le banche centrali e i ministeri delle finanze a presentare raccomandazioni su piattaforme di pagamento alternative per i futuri vertici. È ciò che stiamo valutando. Ciò significa che non è solo la Russia ad essere interessata a questo aspetto.

Il presidente brasiliano Lula da Silva sta promuovendo iniziative simili nel contesto della CELAC. Lo sappiamo. Nella CELAC, le discussioni sono molto più vicine al concetto di moneta che nel contesto dei BRICS. Questo è comprensibile, poiché la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici è una struttura geograficamente più connessa e coerente. Quindi non vediamo alcun “rallentamento”. Non ce n’è. Le statistiche a disposizione dei leader mostrano che il volume delle transazioni gestite senza l’uso del dollaro è in crescita, così come la percentuale di tali transazioni nel contesto del commercio totale.

Per quanto riguarda Brasile e Cina…

Domanda (ritradotta dall’inglese): I paesi membri del BRICS hanno condannato il bombardamento di infrastrutture pacifiche in Russia.

Sergey Lavrov : Sì, hanno criticato. L’ho appena detto.

Domanda (ritradotta dall’inglese): Ciò potrebbe “rovinare” la mediazione brasiliano-cinese nella risoluzione della crisi ucraina…

Sergey Lavrov : Si riferisce alla condanna del bombardamento delle infrastrutture civili?

Domanda (ritradotta dall’inglese): Voglio dire che hanno presentato una proposta di sei punti per i negoziati. E la dichiarazione finale potrebbe vanificare queste proposte.

Sergey Lavrov : Non capisco come una posizione di principio a favore delle convenzioni internazionali che proibiscono gli attacchi alle infrastrutture civili e ai civili possa rovinare un’iniziativa mossa da buone intenzioni.

Abbiamo discusso con i nostri colleghi brasiliani e cinesi l’evoluzione delle loro iniziative. Abbiamo notato, ad esempio, che Francia e Svizzera sono state improvvisamente presenti a una delle riunioni del gruppo Amici della Pace (creato da Cina e Brasile), che si è riunito regolarmente a New York nel marzo di quest’anno. La Francia è uno, se non il Paese stesso, in prima linea negli attacchi alla Federazione Russa, continuando a rifornire di armi l’Ucraina.

L’iniziativa di Cina e Brasile è stata importante perché hanno dichiarato fin dall’inizio di volere una valutazione neutrale e obiettiva. Questo ha fatto da contrappeso alle iniziative unilaterali promosse dagli ucraini insieme ai loro padroni occidentali, tra cui il processo di Bürgenstock e la formula di pace di Vladimir Zelensky. Ritengo positivo che il gruppo Amici della Pace in Ucraina abbia mantenuto i propri principi nel documento che è stato diffuso.

Visto che abbiamo toccato l’Ucraina, vorrei ricordarvi che è l’unico Paese in cui la lingua, soprattutto se è una lingua ufficiale delle Nazioni Unite , è vietata in tutti gli ambiti della vita: nell’istruzione, nei media, negli eventi culturali, ecc. In nessun’altra parte del mondo in cui ci siano conflitti, non si riscontrano esempi simili. Mi riferisco, tra le altre cose, al conflitto palestinese-israeliano. Non esiste altro conflitto in cui ciò accada.

Ciò viola gravemente la Carta delle Nazioni Unite . Oggi ho incontrato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres. Ieri ha ribadito che tutti devono rispettare il diritto internazionale. Poi ha parlato dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Ma il principio di integrità territoriale implica che a nessuno importi dei diritti inalienabili delle persone che vivono in questi territori. La Carta delle Nazioni Unite sancisce il rispetto dei diritti umani indipendentemente da razza, genere, lingua o religione. La lingua russa e la Chiesa ortodossa canonica in Ucraina sono proibite dalla legge.

Gli ho risposto: guarda, l’Occidente, che insegna sempre a tutti i diritti umani, compresi voi, noi, la Cina e il Venezuela, non usa mai queste parole (“diritti umani”) in relazione alla situazione in Ucraina. Al contrario, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, l’Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Kallas Kallas e altri hanno affermato che combattendo la Russia, l’Ucraina sta difendendo i “valori europei”. Se questi “valori europei” consistono nell’abolizione della cultura, questo è un ritorno al nazismo. Non ci aspettiamo che l’Occidente riconosca la realtà delle violazioni dei diritti umani in Ucraina.

I nostri amici del Sud del mondo, interessati a portare avanti le loro iniziative, possono essere in prima linea nella lotta per i diritti umani, non come vuole l’Occidente, ma come richiesto dalla Carta delle Nazioni Unite . [Enfasi mia]

Non ricordo che Lavrov abbia inquadrato la questione dei diritti umani in Ucraina in questo modo, sebbene la prima frase sia già stata pronunciata da lui in precedenza: “Noi [Russia] non ci aspettiamo che l’Occidente riconosca la realtà delle violazioni dei diritti umani in Ucraina”. A mio parere, Lavrov ha anche detto a Guterres di essere inutile come Assemblea Generale delle Nazioni Unite e di non essere altro che un burattino dell’Occidente. Lavrov ha anche sottolineato perché l’ONU ha fallito come istituzione: non è neutrale o imparziale in troppe aree critiche. I giornalisti occidentali sono così immersi nella loro falsa narrazione che si espongono ad attacchi con la lance della verità, cosa che Lavrov ha fatto alla fine.

Per quanto riguarda l’Iran, i documenti top secret che l’Iran ha trafugato all’inizio di giugno non sono ancora stati resi pubblici, soprattutto quelli che incriminano l’AIEA per spionaggio e collusione con i sionisti e i loro padroni americani. Ricordo che pochi giorni prima dell’attacco del 13 giugno l’Iran era già furioso con l’AIEA ed era pronto a cacciarla, cosa che ora è avvenuta. La domanda ora è se l’Iran rimarrà nel TNP. Molti, me compreso, sostengono che l’Iran dovrebbe esigere che i sionisti si sottomettano al TNP e all’AIEA, altrimenti se ne andranno. A mio parere, 190 nazioni sosterranno la posizione dell’Iran.

L’articolo 34 riguarda il terrorismo ed è collegato all’articolo 36, che afferma:

Ribadiamo il nostro impegno nella prevenzione e nella lotta ai flussi finanziari illeciti, tra cui il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, dell’estremismo e della proliferazione, nonché altre forme di criminalità organizzata transnazionale, come il traffico di droga, i reati informatici, i reati che colpiscono l’ambiente, il traffico illecito di armi da fuoco, la tratta di esseri umani, la corruzione e l’uso di nuove tecnologie, comprese le criptovalute, per scopi illegali, in particolare terroristici.

Finora, non ho ancora visto accuse dirette all’Occidente di aver sviluppato e utilizzato il terrorismo come strumento, cosa che non è una questione moderna. Il fatto che ciò non sia ancora avvenuto riflette una certa remissività all’interno della maggioranza globale. Sebbene il terrorismo in Siria sia noto, i suoi finanziatori non vengono nominati.

La sezione di gran lunga più ampia della Dichiarazione è quella sull’approfondimento della cooperazione economica, commerciale e finanziaria internazionale, che si compone di 38 articoli e introduce una serie di agenzie e organizzazioni finora sconosciute, tutte volte a facilitare lo sviluppo. Ad esempio, c’è il BRICS Think Tank Network for Finance, che è solo una delle tante. Come ha affermato Lavrov, i BRICS stanno solo iniziando a raggiungere il loro potenziale e sono ben lungi dall’essere un’organizzazione “morta”. Come ripete continuamente Escobar, “Trump non sa nemmeno cosa siano i BRICS”.

Ho solo accennato ad alcuni aspetti importanti dei 126 articoli della Dichiarazione, che coprono 31 pagine in formato PDF. Una cosa che non è stata chiesta è chi potrebbero essere i prossimi candidati a membro effettivo. E come al solito, Lavrov e il suo team hanno incontrato molti a margine. Lavrov potrebbe trasferirsi a ovest, dal Brasile, per il prossimo ciclo di vertici in Asia, che inizierà più avanti questa settimana.

*
*
*

Sessione plenaria del XVII Vertice BRICS

Vladimir Putin ha partecipato in videoconferenza alla sessione plenaria principale del XVII Vertice dei BRICS, tenutosi sotto la presidenza brasiliana a Rio de Janeiro.

6 luglio 202518:15Mosca, Cremlino

Un incontro dedicato al tema della pace e della sicurezza, alla riforma della governance globale, ha discusso le prospettive di ulteriore cooperazione dei Paesi membri deiBRICSin campo politico, commerciale, economico e culturale e umanitario, oltre che su questioni dell’agenda internazionale.

Al termine del 17° vertice dei BRICS è stata adottata unadichiarazionefinale , nonchéuna dichiarazionedei leader dei BRICS sulla governance globale nel campo dell’intelligenza artificiale e unadichiarazionequadro dei leader dei BRICS sulla finanza per il clima.

* * *

Discorso alla sessione plenaria principale del XVII vertice dei BRICS

Discorso alla sessione plenaria principale del XVII vertice dei BRICS

V. Putin : Cari colleghi, cari amici!

Innanzitutto, vorrei unirmi alle parole di gratitudine rivolte al Presidente [del Brasile] Lula da Silva e alla presidenza brasiliana per il loro lavoro attivo nella promozione di una partnership strategica all’interno dei BRICS.

L’importante è che i paesi BRICS continuino ad approfondire la cooperazione in settori chiave della politica e della sicurezza, dell’economia e della finanza, nonché nei contatti culturali e umanitari.

La nostra associazione si è ampliata notevolmente e include stati leader dell’Eurasia, dell’Africa, del Medio Oriente e dell’America Latina. Insieme, possediamo un potenziale politico, economico, scientifico, tecnologico e umano davvero enorme.

Summit di Kazan, in Russia, lo scorso ottobre, è stato deciso di istituire una categoria di Stati partner della nostra associazione per costruire una cooperazione pratica e concreta con tutti i Paesi interessati. E oggi questi paesi sono già dieci.


Vorrei sottolineare che i Paesi BRICS rappresentano modelli di sviluppo, religioni, civiltà e culture diverse, ma allo stesso tempo sono tutti a favore dell’uguaglianza e del buon vicinato, della priorità dei valori tradizionali, degli alti ideali di amicizia e armonia, e si sforzano di dare un contributo significativo alla stabilità e alla sicurezza globale, alla prosperità e al benessere di tutti. Senza dubbio, sono proprio questi approcci costruttivi e questa agenda unificante ed essere richiesti nell’attuale difficile contesto geopolitico.

Tutti possiamo constatare che nel mondo stanno avvenendo cambiamenti drammatici. Il sistema unipolare di relazioni internazionali che serviva gli interessi del cosiddetto miliardo d’oro sta scomparendo. Sta per essere sostituito da un mondo più equo e multipolare. Il processo di cambiamento della struttura economica mondiale continua a guadagnare slancio. Tutto indica che il modello di globalizzazione liberale si sta esaurendo e che il centro dell’attività economica si sta spostando verso i mercati emergenti, innescando una potente onda di crescita, anche nei Paesi BRICS. Per sfruttare al meglio queste opportunità, è importante intensificare la cooperazione tra gli Stati membri dei BRICS, soprattutto nei settori della tecnologia, dello sviluppo efficiente delle risorse, della logistica e delle assicurazioni, del commercio e della finanza.

<È necessario espandere ulteriormente l’uso delle valute nazionali nei regolamenti reciproci. L’istituzione di un sistema di regolamento e deposito indipendente sulla piattaforma BRICS sembra rendere le transazioni valutarie più rapide, efficienti e sicure. Tra l’altro, l’uso delle valute nazionali negli scambi commerciali tra i nostri Paesi è in costante crescita: nel 2024, la quota della nostra valuta nazionale, il rublo, e delle valute dei Paesi amici nelle transazioni della Russia con gli altri Paesi BRICS era del 90%.

Appare altrettanto rilevante il compito di aumentare il volume degli investimenti reciproci di capitale da parte dei paesi membri dell’associazione, anche attraverso i meccanismi BRICS e in primo luogo la Nuova Banca di Sviluppo. A tal fine, la Russia ha proposto di creare una nuova piattaforma di investimento BRICS. L’idea è di sviluppare congiuntamente strumenti concordati per sostenere e attrarre fondi dalle economie dei nostri paesi e dei paesi del Sud e dell’Est del mondo.

È importante che i nostri colleghi brasiliani abbiano recepito le iniziative presentate durante la presidenza russa dello scorso anno e si siano proposti di lavorare alla loro attuazione. Tra i risultati comuni, vorrei sottolineare l’avvio di un meccanismo speciale di consultazione sulle questioni relative all’Organizzazione Mondiale del Commercio. I processi di creazione di una borsa dei cereali, di un centro di ricerca sul clima, di una piattaforma logistica permanente e di un programma di cooperazione sportiva nei BRICS stanno procedendo. Vorrei anche ricordarvi altre idee russe, a nostro avviso utili. Tra queste, la creazione di un partenariato sui mercati del carbonio, un centro di arbitrato per gli investimenti, una piattaforma per la concorrenza leale e un segretariato fiscale permanente all’interno dei BRICS. Contiamo sul sostegno dei nostri colleghi BRICS per queste promettenti iniziative.

E ancora: a settembre, Mosca ospiterà il concorso internazionale di canto popolare televisivo “Intervision”. Il concorso ha già riscosso un vivo interesse e artisti provenienti da molti paesi BRICS e dai paesi partner della nostra associazione hanno confermato la loro partecipazione. Un progetto umanitario di così vasta portata mira a promuovere valori universali, culturali, familiari e spirituali condivisi da tutti i nostri paesi.

In conclusione, vorrei ringraziare ancora una volta i miei colleghi degli Stati membri dei BRICS per la loro proficua e costruttiva interazione. Riteniamo che la dichiarazione finale del vertice di Rio de Janeiro, preparata per l’approvazione, crei una solida base per il nostro ulteriore lavoro congiunto, nel tradizionale spirito di continuità e pari cooperazione dei BRICS.

Grazie per l’attenzione.


Ti è piaciuto quello che hai letto su Karlof1’s Substack? Allora, per favore, prendi in considerazione l’idea di abbonarti e di impegnarti mensilmente/annualmente a sostenere i miei sforzi in questo ambito difficile. Grazie!

La Cina non è pronta per la leadership globale_di Jo Ige

La Cina non è pronta per la leadership globale di Jo Inge Bekkevold

La Pax Americana è morta, ma la Pax Sinica non è in vista.

4 luglio 2025, 7:30 AM Visualizza commenti (2)

Di Jo Inge Bekkevold, senior China fellow presso l’Istituto norvegese per gli studi sulla difesa.

Elite police and soldiers are silhouetted behind a Chinese flag.
Poliziotti e soldati d’élite si stagliano dietro una bandiera cinese.

I profondi cambiamenti apportati dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla politica estera di Washington negli ultimi mesi hanno scatenato un dibattito sulla misura in cui l’autodistruzione della leadership globale statunitense stia potenziando la Cina. L’idea che il ripiegamento degli Stati Uniti favorisca una Cina in ascesa è stata ampiamente argomentata. Ciò che è meno chiaro, tuttavia, è se Trump stia aprendo la strada a un cambiamento molto più fondamentale: Il dominio globale cinese al posto di un ordine guidato dagli Stati Uniti in frantumi.

La ritirata di Washington è ovvia. Trump ha lanciato un attacco sistematico all’ordine e alle istituzioni costruite dai presidenti americani a partire dalla Seconda Guerra Mondiale per favorire gli interessi degli Stati Uniti. Washington ha tagliato il commercio globale, ha ridotto i fondi per le Nazioni Uniteha ridimensionato gli aiuti esteri e si è inimicato molti alleati chiave. Svuotando l’apparato di sicurezza nazionale, Trump rischia di ridurre le capacità strategiche di Washington. Il futuro della NATO e di altre alleanze create dagli Stati Uniti non è chiaro. Dichiarando aperta la stagione delle università e delle principali istituzioni scientifiche, Trump potrebbe minare le fondamenta stesse del potere degli Stati Uniti.

Il discorso che associa l’arretramento degli Stati Uniti all’avanzata della Cina non è nuovo. Ha attraversato quattro fasi distinte in linea con lo spostamento dell’equilibrio di potere, a partire dall’abbraccio del capitalismo da parte della Cina negli anni Ottanta. Lo storico Paul Kennedy ha sottolineato l’ascesa della Cina e il relativo declino degli Stati Uniti nel suo libro fondamentale del 1987, The Rise and Fall of the Great Powers; negli anni ’90, William H. Overholt dell’Università di Harvard è stato il primo di molti a sostenere che le riforme economiche della Cina avrebbero presto creato un’altra superpotenza.

Tuttavia, la rapida ascesa economica della Cina negli anni Novanta e Duemila non ha cambiato lo status degli Stati Uniti come unica superpotenza mondiale. Washington ha continuato a perseguire una grande strategia di impegno profondo che promuoveva l’ordine internazionale liberale.

La fase successiva del discorso “Cina in ascesa, America in caduta” si è sviluppata all’indomani della crisi finanziaria globale del 2008, le cui cause ed epicentri erano innegabilmente occidentali. Le turbolenze hanno spinto l’Economist a dichiarare “Capitalism at Bay“, mentre le capitali occidentali si sono interrogate seriamente sui loro modelli economici. Pechino ha acquisito fiducia nella sua versione del capitalismo guidata dallo Stato e il cosiddetto Consenso di Pechino si è affermato in tutto il mondo come alternativa alle ricette economiche e politiche occidentali.

All’epoca gli Stati Uniti erano ancora molto più potenti della Cina, ma il titolo del libro di Martin Jacques del 2009 –When China Rules the World: The End of the Western World and the Rise of a New Global Order ha colto il cambiamento di umore. Lavorando all’epoca come diplomatico a Pechino, sono stato testimone in prima persona della crescente fiducia in se stessi dei quadri del Partito Comunista Cinese e, di fatto, dell’intera nazione. Subito dopo la crisi finanziaria, la politica estera cinese ha preso una piega più assertiva.

Chinese President Xi Jinping and U.S. President Donald Trump smile together with flowers in the background.

Il Presidente cinese Xi Jinping e il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump sorridono insieme con dei fiori sullo sfondo.

Il presidente cinese Xi Jinping e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump partecipano a una cerimonia di benvenuto a Pechino il 9 novembre 2017.Thomas Peter /Getty Images

Nel 2017 è iniziata una terza fase discorsiva. Solo poche settimane dopo il primo insediamento di Trump, nel gennaio dello stesso anno, il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato una nuova grande strategia per la Cina. In un discorso al Forum di lavoro sulla sicurezza nazionale cinese, una riunione di alto livello convocata per discutere di affari esteri, Xi ha posto le basi per l’abbandono da parte della Cina della sua precedente grande strategia, elaborata da Deng Xiaoping all’inizio degli anni Novanta, che prevedeva di mantenere un basso profilo negli affari geopolitici mentre il Paese cresceva ricco e forte. La nuova strategia di Xi prevede un approccio attivo e revisionista agli affari internazionali. Questo cambiamento di strategia è stato ufficializzato al 19° Congresso del Partito Comunista Cinese nel corso dello stesso anno. La leadership di Pechino capì che la Cina stava emergendo come superpotenza su un piano di maggiore parità con gli Stati Uniti. Il cambiamento di Pechino si è riflesso in un dibattito internazionale sul ritorno a una struttura di potere bipolare, con gli Stati Uniti e la Cina come due superpotenze.

La quarta e ultima fase è iniziata con il ritorno di Trump alla Casa Bianca quest’anno. I critici avevano già sostenuto durante il suo primo mandato che la sua politica “America First” era un regalo agli avversari di Washington, ma all’epoca la sua amministrazione non aveva fatto un vero e proprio discorso di disimpegno. Questa volta, Trump sta davvero facendo a pezzi decenni di politica estera statunitense e i vantaggi di potere che essa ha dato agli Stati Uniti. Se nel 2008 i leader cinesi hanno percepito che l’equilibrio di potere si stava spostando a loro favore, possiamo solo immaginare l’euforia nei corridoi del potere di Pechino oggi.

La pace in Ucraina non porrà fine alla guerra ibrida dell’Occidente contro la Russia_di Andrew Korybko

La pace in Ucraina non porrà fine alla guerra ibrida dell’Occidente contro la Russia

Andrew Korybko8 luglio
 LEGGI NELL’APP 

Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 4.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Il loro raffinato modello di guerra ibrida comporterà sforzi per vincere la “corsa tecnologica”, una nuova divisione del lavoro occidentale per contenere la Russia in Europa e guerre informative anti-russe generate dall’intelligenza artificiale.

La ricchezza di risorse naturali della Russia e il suo nuovo ruolo nell’accelerazione dei processi multipolari incentivano l’Occidente a continuare la sua strategia ibrida. Guerra alla Russia anche in caso di pace in Ucraina. La fazione neoconservatrice degli Stati Uniti e i liberal-globalisti dell’UE (essenzialmente la stessa cosa a questo punto) continuano a percepire la Russia come un rivale duraturo da contenere e idealmente smembrare . Ecco perché ci si aspetta che perfezionino la loro guerra ibrida in corso contro la Russia nel prossimo futuro attraverso i seguenti tre mezzi.

Il primo riguarda i loro sforzi per vincere la “corsa tecnologica”, in particolare in termini di intelligenza artificiale e Internet delle cose, che prevedono consentiranno loro di guidare la ” Quarta Rivoluzione Industriale ” (4IR). Il conseguente vantaggio economico e militare che prevedono dovrebbe “lasciare la Russia nella polvere”, a loro avviso. Credono che alla fine seguirà instabilità economica e poi politica in Russia. Ciò potrebbe assumere la forma di Rivoluzioni Colorate , rinnovate insurrezioni terroristiche e/o incontrollabili lotte intestine all’élite.

Il secondo aspetto riguarda la divisione del lavoro dell’Occidente nel contenere la Russia. Gli Stati Uniti ” legheranno da dietro le quinte ” fornendo supporto di back-end ai loro partner europei minori, dando priorità al contenimento della Cina. Nel frattempo, il Regno Unito vuole una sfera di influenza nell’Artico -Baltico , la Germania solo nel Baltico , la Polonia nell’Europa centrale e orientale e la Francia in Romania-Moldavia . Il piano “ReArm Europe” da 800 miliardi di euro dell’UE , che probabilmente porterà a tagli alla spesa sociale, viene spacciato per una “difesa della democrazia”.

Infine, l’ultimo elemento della raffinata Guerra Ibrida dell’Occidente contro la Russia si concentrerà su guerre informative anti-russe generate dall’IA, sia per demoralizzare i russi che per risollevare il morale degli occidentali. Scriveranno interi articoli, controlleranno bot più realistici sui social media, creeranno video realistici e, infine, si spacceranno da esperti di politica e gente comune. Anni di furti segreti di dati dai media mainstream, dai media alternativi , dai social media (comprese le piattaforme non occidentali) e da YouTube renderanno questi falsi molto convincenti.

Per quanto convincenti possano essere questi piani, non destabilizzeranno la Russia. La sua economia ha già dimostrato una notevole resilienza e la Cina può aiutarla a recuperare terreno rispetto all’Occidente nella corsa alla tecnologia. Per quanto riguarda le minacce militari occidentali convenzionali, la produzione militare-industriale russa supera di gran lunga quella della NATO , mentre l’efficace ” democratic Le politiche di sicurezza hanno neutralizzato preventivamente la guerra delle informazioni minacce . Il risultato finale sarà che l’Europa diventerà più subordinata agli Stati Uniti, senza che nessuno dei due subordini la Russia.

I piani dell’Occidente potrebbero anche ritorcersi contro di loro. L’opinione pubblica europea potrebbe abbracciare i nazionalisti populisti che promettono di ripristinare i livelli di spesa sociale tagliando le spese militari recentemente pianificate. Anche se venissero tenuti fuori dal potere attraverso macchinazioni simili a quelle rumene , ciò andrebbe a scapito di un ulteriore screditamento del mito della “democrazia occidentale”, il che potrebbe alimentare una crisi di fiducia pubblica ancora più grave. Come minimo, il tenore di vita ristagnerebbe o addirittura peggiorerebbe, e l’Europa potrebbe quindi essere quella “lasciata indietro”.

La raffinata guerra ibrida dell’Occidente contro la Russia, che si prevede seguirà la pace in Ucraina, a prescindere da quando questa arriverà e dalle sue condizioni, è inevitabile a causa del profondo radicamento di neoconservatori e liberal-globalisti nel suo ecosistema decisionale. Anche nello scenario migliore, in cui Trump costringesse Zelensky alle concessioni richieste da Putin e poi Russia e Stati Uniti accettassero un accordo incentrato sulle risorse. strategico La partnership non può evitarlo. La Russia è pronta, però, quindi tutto questo sarà vano.

Passa alla versione a pagamento

Al momento sei un abbonato gratuito alla newsletter di Andrew Korybko . Per un’esperienza completa, aggiorna il tuo abbonamento.

Passa alla versione a pagamento

Una diplomazia etiope creativa potrebbe dissuadere un’offensiva eritrea-TPLF sostenuta dall’EgittoAndrew Korybko
9 luglio LEGGI IN APP Iniziative economico-diplomatiche con gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita potrebbero essere abbinate a una proposta di accordo economico-sicuro di tipo congolese con gli Stati Uniti per indurre i tre patroni dell’Egitto a fermarlo prima che sia troppo tardi.
Il Ministro degli Esteri etiope ha messo in guardia il suo omologo statunitense da un’imminente offensiva eritrea-TPLF che, dato il contesto regionale, sarebbe sostenuta dall’aspirante egemone Egitto. L’Eritrea si è ora alleata con una fazione hardline dei suoi ex nemici del TPLF per perseguire il grande obiettivo strategico del loro comune patrono egiziano di “balcanizzare” l’Etiopia. Questi sviluppi seguono il ravvicinamento a sorpresa dell’Etiopia con la Somalia, che ha disinnescato lo scenario di conflitto regionale fino ad allora più probabile (almeno per ora).E’ imperativo che questa offensiva venga scongiurata. L’Etiopia, con circa 130 milioni di abitanti, è il secondo Paese più popoloso dell’Africa e la sua economia in più rapida crescita. È anche uno dei principali partner BRI della Cina nel continente, sebbene si allinei tra Russia, Stati Uniti (con cui collabora contro i terroristi somali), India, Golfo, UE e Turchia. Un conflitto su larga scala potrebbe quindi portare a vittime di massa, a flussi di profughi senza precedenti verso l’Europa e il Golfo e a un califfato terroristico regionale.Una diplomazia etiope creativa potrebbe essere la chiave per garantire la pace regionale. L’Egitto dipende dai finanziamenti degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita, che potrebbero quindi svolgere un ruolo di deterrenza nei confronti dei suoi piani di guerra per procura. Affinché ciò avvenga, è necessario che essi ottengano maggiori partecipazioni nella stabilità dell’Etiopia, ergo perché nuove opportunità di investimento dovrebbero essere proposte senza indugio. Se si riuscisse a ottenere, i patroni finanziari dell’Egitto potrebbero tirare le fila per dissuadere il loro partner minore dal mettere in pericolo i loro nuovi progetti regionali attraverso l’Eritrea-TPLF.Oltre alla suddetta iniziativa economico-diplomatica, l’Etiopia farebbe bene a prendere in considerazione un accordo di sicurezza economica simile al congolese con gli Stati Uniti. Questo potrebbe assumere la forma di concedere alle aziende statunitensi un accesso privilegiato alla sua industria mineraria, in gran parte non sfruttata, in cambio di garanzie contro le aggressioni dell’Eritrea-TPLF sostenute dall’Egitto e di assistenza nella risoluzione della loro lunga disputa di confine. L’attenzione di Trump potrebbe essere attirata dall’aspetto minerario e dalla sua ossessione di vincere il Premio Nobel per la Pace.Come l’Egitto dipende finanziariamente dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Arabia Saudita, così anche le sue forze armate dipendono dagli aiuti degli Stati Uniti, per cui ognuno potrebbe scoraggiare il Cairo a modo suo o forse in coordinamento. Il punto è che l’ultimo piano egemonico dell’Egitto, che è la continuazione del suo obiettivo di lunga data di soggiogare e poi “balcanizzare” il nucleo etiope del Corno d’Africa, potrebbe essere ostacolato dall’influenza dei suoi patroni. Maggiore è la loro partecipazione all’Etiopia, maggiore potrebbe essere la loro volontà di dissuadere il loro partner junior.Le piste parallele emiratino-saudite e statunitensi si completano a vicenda. I primi due sono affiliati ai BRICS (gli Emirati Arabi Uniti ne sono membri formali come Etiopia ed Egitto, mentre lo status ufficiale dei secondi è ambiguo), quindi potrebbe formarsi un “mini-laterale” tra tutti loro all’interno di questo gruppo per prevenire i conflitti intra-BRICS. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, Trump è paranoico sul fatto che i BRICS stiano cospirando per rovesciare il dollaro, quindi la proposta prospettata dall’Etiopia di un accordo di sicurezza economica simile a quello congolese potrebbe rassicurarlo sulle sue intenzioni e ridurre le pressioni statunitensi.Nel complesso, questa diplomazia etiope creativa potrebbe dissuadere un’offensiva eritrea-TPLF sostenuta dall’Egitto, ma solo se i patroni del Cairo terranno a freno il loro partner minore disonesto. Un conflitto su larga scala potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione del Golfo di Aden-Mar Rosso, catalizzare flussi di rifugiati senza precedenti verso l’Europa e il Golfo e creare un’apertura strategica da sfruttare per i terroristi somali. Si spera che gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti si rendano conto che è meglio fermare l’Egitto ora che affrontare le conseguenze dei suoi piani in seguito.Aggiornamento a pagamento

Il riconoscimento formale dei talebani da parte della Russia arriva in un momento cruciale per la regione più ampia

Andrew Korybko9 luglio
 LEGGI NELL’APP 

Trump vuole riportare le truppe statunitensi alla base aerea di Bagram in Afghanistan; ci sono nuove preoccupazioni sulla fattibilità del corridoio di trasporto Nord-Sud dopo la recente guerra tra Iran e Israele; e la Turchia sta tentando una mossa di forza per espandere la propria influenza nell’Asia centrale.

La Russia è diventata il primo Paese a riconoscere formalmente i Talebani come governo legittimo dell’Afghanistan all’inizio di questo mese. Questo sviluppo arriva in un momento cruciale per la regione: Trump vuole riportare le forze statunitensi alla base aerea di Bagram in Afghanistan; ci sono nuove preoccupazioni sulla fattibilità del Corridoio di Trasporto Nord-Sud (NSTC) dopo la recente guerra tra Iran e Israele ; e la Turchia sta facendo una mossa di potere per espandere la propria influenza in Asia centrale. Ecco tre briefing di approfondimento:

* 16 maggio: “ Il ritorno desiderato da Trump alla base aerea di Bagram potrebbe rimodellare la geopolitica dell’Asia meridionale ”

* 18 giugno: “ L’instabilità prolungata in Iran potrebbe influire negativamente sugli interessi strategici dell’India ”

* 2 luglio: “ Perché Erdogan ha deciso di espandere la sfera d’influenza della Turchia verso est? ”

Di conseguenza, le conseguenze dirette di questo ultimo sviluppo mirano a: rafforzare la resilienza dei talebani alle pressioni americane affinché ospitino nuovamente le forze statunitensi; assistere nella costruzione del tratto di Kabul della ferrovia Pakistan-Afghanistan-Uzbekistan ( PAKAFUZ ) e/o tentare di prenderne il controllo; e fare maggiore affidamento sul PAKAFUZ come complemento o addirittura alternativa all’NSTC con il vantaggio tangenziale di espandere naturalmente l’influenza economica nell’Asia centrale in modo da controbilanciare delicatamente quella della Turchia.

È qui che entrano in gioco i fattori economici di questa decisione diplomatica, come spiegato di seguito:

* 19 maggio 2024: “ Analisi dell’importanza strategica del presunto polo petrolifero afghano pianificato dalla Russia ”

* 28 maggio 2024: “ La Russia si prepara a collaborare strategicamente con i talebani ”

* 27 novembre 2024: “ Il grande piano geoeconomico della Russia è sempre più vicino in Afghanistan ”

In sostanza, l’espansione dell’influenza economica russa in Afghanistan, il cui prerequisito è il riconoscimento formale dei Talebani come governo legittimo del Paese, consentirà a Mosca di aprire la strada alla connettività energetica e del settore reale con il promettente mercato emergente del Pakistan attraverso l’Asia centrale. Perché ciò accada, tuttavia, le tensioni afghano-pakistane devono prima attenuarsi e le minacce terroristiche provenienti dall’Afghanistan verso la regione devono essere neutralizzate o quantomeno contenute. Ecco alcuni briefing a riguardo:

* 16 giugno 2023: “ L’uomo di punta della Russia in Afghanistan ha accennato alla possibilità di legami tecnico-militari con i talebani ”

* 1 settembre 2024: “ La CIA non è responsabile dell’impennata del terrorismo nella regione del Belucistan in Pakistan ”

* 12 febbraio 2025: “ La Russia ha maggiori possibilità di mediare le tensioni afghano-pakistane rispetto alla Cina ”

Nel complesso, le opportunità economiche, di sicurezza, diplomatiche e, in ultima analisi, strategiche sbloccate dal riconoscimento formale dei Talebani da parte della Russia potenzieranno la sua influenza nella regione più ampia, cosa che non avrebbe potuto avvenire in un momento migliore, viste le preoccupazioni sulla fattibilità del NSTC e le imminenti incursioni turco-americane. La tempistica di questo sviluppo è casuale, ma giunge comunque in un momento cruciale per la regione più ampia, rafforzando così il ruolo di stakeholder della Russia e aumentando la sua capacità di influenzare gli eventi.

La condanna dei BRICS dell’attacco terroristico di Pahalgam dimostra che la Cina ha politicizzato la SCO

Andrew Korybko8 luglio
 
LEGGI IN APP
 

La Cina avrebbe dovuto includere una condanna di Pahalgam nella bozza di dichiarazione congiunta dei ministri della Difesa della SCO durante l’ultima riunione del gruppo che ha presieduto, dal momento che non si sarebbe realisticamente opposta a questa prevedibile inclusione nell’imminente Dichiarazione di Rio dei BRICS.

La Dichiarazione di Rio che ha seguito l’ultimo vertice BRICS nella città costiera brasiliana ha visto tutti i membri, compresa la Cina, condannare l’attacco terroristico di Pahalgam di fine aprile al paragrafo 34: “Condanniamo con la massima fermezza l’attacco terroristico in Jammu e Kashmir del 22 aprile 2025”. Ciò è in netto contrasto con la bozza di dichiarazione congiunta dei ministri della Difesa della SCO di fine giugno, che non conteneva alcuna condanna di quell’attacco, motivo per cui il ministro della Difesa indiano si è rifiutato di firmarla. Quello scandalo è stato analizzato qui all’epoca.

Si valutò che si trattava di una provocazione deliberata da parte della presidenza cinese di quest’anno. Il triplice scopo era quello di fare un favore all’alleato pakistano, di creare un’ottica che desse falso credito alla percezione che l’India fosse l'”anello debole” della SCO e di rafforzare così l’influenza della fazione russa favorevole alla politica BRI. La Cina è stata in grado di ottenere questo risultato grazie alla sua presidenza che le ha conferito un’influenza supplementare sui lavori del gruppo. Non è stata concordata alcuna dichiarazione congiunta perché la Cina si è rifiutata di modificare il testo per soddisfare l’India.

La Cina, ironia della sorte, durante l’ultimo vertice BRICS si è trovata nella stessa posizione di quello in cui aveva appena messo l’India, con la differenza che questa volta Pechino ha deciso di condannare Pahalgam per evitare che un fondatore dei BRICS potesse silurare la dichiarazione di quest’anno. Il Presidente brasiliano Lula da Silva ha appena ospitato il Primo Ministro indiano Narendra Modi per una visita di Stato, che è stata analizzata qui come parte del suo nuovo atto di bilanciamento, quindi non aveva intenzione di mancargli di rispetto non includendo Pahalgam nella dichiarazione.

La suddetta analisi sostiene anche che sia stata questa visita di Stato e la relativa cena di Stato a influenzare la decisione senza precedenti di Xi di rifiutare la partecipazione al vertice di quest’anno per la prima volta in assoluto (adducendo, in modo poco plausibile, conflitti di programmazione), poiché non voleva fare da secondo piano rispetto a Modi. Alla luce della dichiarazione di condanna di Pahalgam, che a posteriori era prevedibile visto che Lula aveva ospitato Modi in visita di Stato, Xi non poteva opporsi senza screditarsi personalmente e senza rompere i BRICS.

Un’altra ragione dietro la sua assenza senza precedenti potrebbe quindi essere stata quella di “salvare la faccia” dopo aver incaricato il suo Primo Ministro di accettare la dichiarazione nonostante la condanna di Pahalgam per le ragioni sopra esposte. Il fatto che il suo Ministro della Difesa si sia rifiutato di modificare la dichiarazione congiunta della riunione della SCO, da lui presieduta appena due settimane fa, in modo da condannare Pahalgam, e che il suo Primo Ministro abbia inspiegabilmente accettato di condannare Pahalgam nella Dichiarazione di Rio è un esempio da manuale di “flip-flopping”.

Ancora peggio, richiama tacitamente l’attenzione sul modo in cui la Cina ha politicizzato la SCO durante la sua ultima riunione, come si evince dall’analisi citata alla fine dell’introduzione, che va contro lo spirito del gruppo. Il favore che ha fatto al Pakistan si è quindi ritorto contro, poiché l’ottica è stata inavvertitamente creata per dare credito ai sospetti indiani che la Cina abbia secondi fini all’interno della SCO e la fazione politica russa favorevole alla BRI potrebbe ora essere screditata per associazione.

Col senno di poi, la Cina avrebbe dovuto includere una condanna di Pahalgam nella bozza di dichiarazione congiunta dei ministri della Difesa della SCO durante l’ultima riunione del gruppo che ha presieduto, dal momento che non aveva realisticamente intenzione di opporsi a questa prevedibile inclusione nell’allora imminente Dichiarazione di Rio dei BRICS. Il fatto che non l’abbia fatto suggerisce che abbia maldestramente trascurato questo aspetto o che abbia dato per scontato di poter convincere il Brasile a non includerlo. In ogni caso, la reputazione della Cina ha subito un duro colpo, del tutto evitabile.

Aggiornamento a pagamento

Attualmente sei abbonato gratuitamente alla newsletter di Andrew Korybko. Per un’esperienza completa, aggiorna il tuo abbonamento.

Aggiornamento a pagamento

L’ultimo dispiegamento militare temporaneo dell’Australia in Europa è legato al contenimento della Cina

Andrew Korybko7 luglio
 LEGGI NELL’APP 

Il concetto emergente di “Occidente globale” non è semplicemente un “insieme di democrazie” come è stato descritto da alcuni, ma un insieme di partner militari degli Stati Uniti su cui si può fare affidamento per contribuire a contenere i rivali eurasiatici.

Durante il vertice NATO del mese scorso, l’Australia ha concordato di inviare in Europa un velivolo di allerta e controllo E-7 Wedgetail e fino a 100 soldati fino a novembre, su richiesta dell’Unione e della Polonia, a supporto dell’Ucraina. L’operazione sarà effettuata nell’ambito dell'” Operazione Kudu “, che “rappresenta l’impegno delle Forze di Difesa Australiane per l’addestramento del personale delle Forze Armate ucraine nel Regno Unito”. Questo intervento segue un precedente dispiegamento di questo tipo presso la base aerea di Ramstein, quindi quest’ultimo non è poi così degno di nota.

Ciò non significa che sia insignificante, tuttavia, poiché è importante che gli osservatori comprendano perché l’Australia continui a impegnarsi militarmente in un conflitto dall’altra parte del pianeta. Il motivo è che l’Australia lo fa come contropartita al sostegno anglo-americano nel contenere la Cina attraverso l’AUKUS . Indipendentemente dal fatto che si condivida o meno questa opinione, il governo australiano oggi considera la Cina un avversario – in gran parte a causa dell’influenza anglo-americana – e formula la politica di conseguenza.

Inviare armi all’Ucraina , addestrarne le truppe nel Regno Unito e, ancora una volta, effettuare un dispiegamento militare temporaneo in Europa non è solo un modo per ripagare gli alleati dell’AUKUS, ma anche un modo per acquisire esperienza nel caso in cui la Cina venga coinvolta in un conflitto regionale. Che si tratti di Taiwan, Filippine, Giappone e/o Stati Uniti, l’Australia prevede di impegnarsi in modo simile a quanto fatto con Russia e Ucraina attraverso le suddette modalità di spedizione di armi, addestramento e missioni di allerta precoce e controllo.

Inoltre, mostrando solidarietà alla NATO nella sua guerra per procura contro la Russia attraverso l’Ucraina, come spiegato sopra, l’Australia spera che i membri europei del blocco ricambino il favore se si impegnerà in una futura guerra per procura AUKUS+ (AUKUS, Taiwan, Giappone e Filippine) contro la Cina. Anche se probabilmente lo farebbero su richiesta del loro “papà” americano , seppur come contropartita per “difendere l’Europa dalla Russia” in questo caso (come credono sinceramente ma erroneamente), si tratta di un pretesto valido per l’opinione pubblica.

L’obiettivo più ampio è quello di creare la percezione di un “Occidente globale” che si estenda attraverso l’Atlantico e il Pacifico fino a comprendere entrambe le metà dell’Eurasia, consentendo così agli Stati Uniti di ” guidare da dietro le quinte ” nel contenere la Cina in futuro e forse, ancora una volta, anche la Russia, a seconda degli eventi. Il ruolo dell’Australia è quindi quello di fungere da esempio per un paese dell’Asia-Pacifico che contribuisce al fronte europeo dell’attuale campagna di contenimento degli Stati Uniti contro la Russia, per giustificare il contributo dei paesi europei a un futuro fronte asiatico contro la Cina.

Stando così le cose, l’ultimo dispiegamento militare temporaneo dell’Australia in Europa promuove in realtà un obiettivo strategico molto più ambizioso di quanto la maggior parte degli osservatori avrebbe potuto immaginare. Di per sé, il contributo dell’Australia alla guerra per procura della NATO contro la Russia attraverso l’Ucraina è minimo e non ha alcuna influenza sul corso degli eventi, ma contribuisce a gettare le basi per ciò che potrebbe accadere dopo la fine di quel conflitto. Se il ” reset totale ” di Trump con la Cina fallisse, allora l'”Occidente globale” guidato dagli Stati Uniti potrebbe contenerlo in modo più aggressivo.

A tal fine, il precedente del continuo coinvolgimento militare dell’Australia nel conflitto ucraino può essere usato come pretesto per coinvolgere i membri europei della NATO in una futura guerra per procura AUKUS+ contro la Cina, che può essere presentata al pubblico come un “ricambio di favore per solidarietà”. Il concetto emergente di “Occidente globale” non è quindi solo un “insieme di democrazie” come è stato dipinto da alcuni, ma un insieme di partner militari statunitensi su cui si può contare per contribuire a contenere i rivali eurasiatici.

Il Regno Unito mira a consolidare la propria influenza in Estonia per guidare il fronte artico-baltico

Andrew Korybko6 luglio
 LEGGI NELL’APP 

Il possibile dispiegamento di F-35A con capacità nucleare, che potrebbero essere equipaggiati con testate nucleari aria-terra statunitensi poiché il Regno Unito non ne possiede più, conferirebbe a Londra un ruolo di primo piano nella gestione del fronte congiunto artico-baltico contro la Russia, ruolo che si prevede continuerà a svolgere anche dopo la fine del conflitto ucraino.

Il Ministro della Difesa estone Hanno Pevkur ha dichiarato al quotidiano Postimees , dopo il vertice NATO del mese scorso, che il suo Paese è interessato a ospitare F-35A a capacità nucleare dei suoi alleati, suggerendo che il Regno Unito potrebbe schierare alcuni dei 12 che prevede di acquistare dopo la loro cessione. L’ ulteriore annuncio del Regno Unito , che si unirà alla missione NATO con aerei a doppia capacità nucleare, aumenta la possibilità che questi jet possano essere equipaggiati con testate nucleari statunitensi, dato che il Regno Unito non ne possiede più di propri.

Il Wall Street Journal ha spiegato come ” il Regno Unito cambi la sua dottrina nucleare con l’acquisto di jet statunitensi “, il che potrebbe portarlo a ottenere le suddette armi nucleari dagli Stati Uniti, mentre il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato che la disponibilità dell’Estonia a ospitare jet con capacità nucleare da qualsiasi paese NATO rappresenta un “pericolo immediato” per la Russia. Tutto ciò segue l’avvertimento del Servizio di Spionaggio Estero russo di metà giugno, secondo cui britannici e ucraini stanno preparando due false flag nel Baltico per trascinare Trump in guerra .

Considerando che a fine aprile si era valutato che ” l’Estonia potrebbe diventare il prossimo punto critico per l’Europa “, è quindi probabile che consentano al Regno Unito di schierare F-35A con capacità nucleare presso la base militare di Tapa, dove ha già alcune truppe nell’ambito del suo più ampio dispiegamento all’estero . Considerando tutto ciò, si può quindi concludere che il Regno Unito sta attivamente espandendo la sua sfera d’influenza nel Baltico con pretesti anti-russi e con mezzi associati, con l’Estonia che svolge un ruolo di primo piano ospitando le sue forze regionali.

Il fronte baltico della Nuova Guerra Fredda è collegato a quello artico a causa dell’adesione della Finlandia all’alleanza nel 2023 e della risposta della Russia, che ha rafforzato le sue forze lungo il confine per scoraggiare le minacce provenienti dalla NATO. Questo fronte congiunto, che si prevede rimarrà teso anche dopo la fine del conflitto ucraino, vedrà anche la costruzione della ” Linea di Difesa dell’UE ” che si estenderà lungo i confini orientali di Finlandia, Stati Baltici e Polonia, con Russia e Bielorussia come una cortina di ferro del XXI secolo .

È in questo contesto che Trump, secondo quanto riferito, intende ritirare alcune truppe statunitensi dall’Europa centro-orientale (CEE), forse in cambio della riduzione della presenza russa in Bielorussia (possibilmente includendo le sue armi nucleari tattiche), nell’ambito dei piani per costruire una nuova architettura di sicurezza europea. In ogni caso, la “linea di difesa dell’UE” – che include nuove fortificazioni di confine e il dispiegamento di forze di paesi extra-regionali come quelle di Regno Unito e Germania – fa sì che il dilemma di sicurezza UE-Russia persista.

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha recentemente affermato che l’UE sta diventando un’estensione della NATO, il che è confermato dal ruolo di questi paesi nella “linea di difesa dell’UE”, dal loro impegno ribadito nei confronti dell’Ucraina durante l’ultimo vertice NATO e dal piano “ReArm Europe ” da 800 miliardi di euro dell’UE . Pertanto, il dilemma di sicurezza sopra menzionato è anche un problema NATO-russo, che potrebbe peggiorare drasticamente anche in caso di un ritiro reciproco delle forze Russia-USA nell’Europa centro-orientale, qualora Trump fornisse armi nucleari aria-terra al Regno Unito.

In tal caso, il rischio che la Terza Guerra Mondiale scoppi per un errore di calcolo rimarrebbe altissimo, a causa dell’ambiguità sul fatto che ogni F-35A con pilota britannico che decolla dall’Estonia (anche solo per addestramento) sia equipaggiato con testate nucleari americane nell’ambito di un attacco a sorpresa di primo intervento. Questo cupo scenario può essere scongiurato solo dal rifiuto di Trump di dotare il Regno Unito di testate nucleari aria-terra, ma anche se rifiutasse, le tensioni tra NATO e Russia persisterebbero anche dopo la pace in Ucraina, a causa del fronte Artico-Baltico sempre più guidato dalla Gran Bretagna.

L’accordo di pace tra Congo e Ruanda mediato dagli Stati Uniti reggerà?

Andrew Korybko6 luglio
 LEGGI NELL’APP 

L’interesse degli Stati Uniti nel far rispettare le norme è motivato dalla ricerca dei minerali essenziali della Repubblica Democratica del Congo orientale.

La Repubblica Democratica del Congo (RDC) e il Ruanda hanno recentemente firmato un accordo di pace mediato dagli Stati Uniti a Washington, che può essere letto integralmente qui sul sito del Dipartimento di Stato ed è stato riassunto qui su RT. L’accordo mira a risolvere il loro annoso conflitto tra le “Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda” (FDLR), sostenute dalla RDC, e il “Movimento 23 Marzo” (M23), sostenuto dal Ruanda, esploso a gennaio dopo la conquista di Goma, capitale della provincia del Nord Kivu della RDC, da parte dell’M23. Ecco tre briefing di approfondimento:

* 28 gennaio: “ Analisi della risposta della Russia all’ultima crisi congolese ”

* 29 gennaio: “ Cosa spiega la rapida ricalibrazione della politica russa in vista dell’ultima crisi congolese? ”

* 24 aprile: “ Un’analisi costi-benefici del proposto accordo Congo-Stati Uniti sulla sicurezza mineraria ”

Per semplificare ulteriormente, la RDC e il Ruanda considerano rispettivamente l’M23 e le FDLR una minaccia esistenziale e sono anche impegnati in una lotta per l’industria mineraria illegale su larga scala della RDC orientale, fuorilegge, in cui la Cina avrebbe un ruolo importante attraverso la proprietà e le esportazioni attraverso il Ruanda. La RDC ha quindi cercato l’intervento diplomatico e le garanzie di sicurezza degli Stati Uniti in cambio di diritti minerari privilegiati, con l’insinuazione che le aziende cinesi avrebbero potuto essere sostituite da quelle statunitensi come ricompensa.

L’accordo mediato dagli Stati Uniti include pertanto: l’impegno delle parti in conflitto a porre fine al sostegno ai gruppi armati; un impegno correlato a sostenere la missione ONU nella RDC (MONUSCO); la creazione di un Meccanismo Congiunto di Coordinamento per la Sicurezza (JSCM) con Stati Uniti e Qatar come osservatori; la creazione di un Comitato Congiunto di Supervisione (JOC) per la risoluzione delle controversie, composto da Stati Uniti, Qatar e Unione Africana; e l’integrazione economica bilaterale e regionale. Vi sono altri dettagli, ma questi sono i principali.

La clausola di integrazione bilaterale menziona specificamente il potenziale coinvolgimento del governo statunitense e degli investitori nella formalizzazione delle catene di approvvigionamento minerario attraverso accordi futuri, e contiene anche una clausola sulla supervisione economica indipendente dei progetti bilaterali e regionali, con un implicito ruolo degli Stati Uniti. Ciò darà agli Stati Uniti la possibilità di garantire che entrambe le parti rispettino l’accordo e cooperino all’interno del JCSM, in assenza del quale il JOC potrebbe richiedere un’intensificazione delle attività della MONUSCO contro i suoi rappresentanti armati.

La prima parte, relativa alla fine del sostegno ai gruppi armati, sarà chiaramente la più difficile da realizzare, ma le parti in conflitto trarranno vantaggio dalla formalizzazione dell’industria mineraria illegale su larga scala della Repubblica Democratica del Congo orientale, fuorilegge, che potrebbe nascere grazie al coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, sia a livello statale che commerciale. Il compromesso, tuttavia, è che la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda consentirebbero probabilmente agli Stati Uniti di sostituire le aziende cinesi in questo commercio, anche a possibile scapito dei loro legami con la Repubblica Popolare.

Se ciò dovesse accadere, l’ultimo quarto di secolo di instabilità regionale potrebbe finalmente concludersi a vantaggio degli abitanti della RDC orientale, ma il sequestro legale da parte degli Stati Uniti delle attività minerarie illegali della Cina potrebbe spingere la RDC a sostituire quelle legali della Cina nel sud-est, seppur con mosse giuridicamente discutibili. In tal caso, gli Stati Uniti otterrebbero un vantaggio strategico nella corsa tecnologica globale grazie al controllo su questi minerali critici, che potrebbero… usare armi contro la Cina e peggiorare le tensioni tra le grandi potenze .