LA NUOVA AMERICA O LA DEMOCRAZIA IN AZIONE, di Antonio De Martini

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Mi pare che parli da solo

LA NUOVA AMERICA O LA DEMOCRAZIA IN AZIONE, di Antonio De Martini

Per scaramanzia, non farò notare che Trump sta mantenendo le sue promesse elettorali, perché dopo la delusione di Hollande, che mantenne le prime tre e poi scivolò nel nulla ( cosa che l’amico Ceccarelli mi rimprovera costantemente) non vorrei addentrarmi in un nuovo ginepraio.

Però, dopo anni di comportamento schizofrenico della politica statunitense, non posso onestamente fingere che non sia accaduto nulla e che tutto riprenda as usual.

Se andate sul sito dell’ambasciata USA a Roma, vedrete che il proconsole Philips è stato salutato il 18 gennaio e sostituito da una “chargé d’affaires” proveniente dalla carriera diplomatica. Segno che la disposizione del neo presidente è stata obbedita alla lettera.

Se date un’occhiata alle nomine del nuovo governo, noterete come un cospicuo numero di membri del Congresso e governatori di Stati siano diventati membri dell’esecutivo federale, segno di un nuovo rapporto interattivo tra Congresso e governo.

Tra i diretti collaboratori del presidente ci sono cinque generali in evidente contrasto con la precedente amministrazione.

È un segnale di inversione del rapporto tra Pentagono e Dipartimento di Stato che viene ridimensionato dopo la sequela disastrosa di scemenze che hanno danneggiato seriamente l’immagine dell’America nel mondo.

I funzionari apicali del Dipartimento di stato, non si sono soltanto dimessi, ma hanno chiesto il pensionamento. Segno che giudicano essi stessi il movimento come irreversibile.

Il primo incontro internazionale è stato con la premier inglese. Segnale questo, potrei sbagliarmi, della ripresa di una vecchia idea di strategia continentale che vedrà anche maggiore attenzione alla Spagna e al bastione dei Pirenei, invece di schieramenti ai confini russi. La NATO odierna ha le settimane contate.

L’incontro con i capi della industria automobilistica, allineati come scolaretti davanti alle telecamere, ha mostrato plasticamente il ritorno del giusto rapporto tra politica e mondo degli affari.

L’azzittirsi del cicaleccio europeo sulla multipolarità e la ricerca per analizzare la nuova situazione ci dà un momento di pausa.

Cominciamo a vedere che gli unici momenti di diplomazia multipolare sono stati l’accordo con l’Iran sul nucleare e l’accordo di Parigi sul clima. Due invenzioni propagandistiche prive di contenuti reali.

Il finanziamento USA dell’ONU, dove Obama sperava di annidarsi, sarà ridotto del 40% e viste le promesse finora mantenute, non c’è ragione di dubitarne.

La diplomazia bilaterale tornerà a prevalere e chi ha più filo da tessere lo dimostrerà. Europa e Italia dovranno cambiare classe dirigente e adeguarsi.

Stiamo assistendo alla celebrazione della democrazia. Il popolo ha votato e adesso il cambiamento, giusto o sbagliato che sia, SI VERIFICA PER DAVVERO.

È giunto finalmente il momento per dar vita a un nuovo movimento politico in Europa e in Italia senza ostacoli esteri.

Obama disse che il cambiamento era possibile, ma in realtà era un gattopardo infido rivelatosi incapace perfino di chiudere un carcere illegale.

Trump, senza tante chiacchiere, sta cambiando l’America e, con essa, il mondo. Possiamo approfittarne anche noi.

Adesso è il momento di organizzarci.
Per i servi sciocchi nostrani, una prece.