Il cascinale del nostro scontento_de il Simplicissimus

Il cascinale del nostro scontento
Non mi occupo quasi mai di cronaca perché tutto ciò che accade ogni giorno ha sempre più i tratti della storia e della terribile storia. Ma in questi giorni un dramma mi ha colpito non tanto per il fatto in sé, quanto per le reazioni che denunciano la lontananza dell’opinione pubblica da un minimo di realtà e dunque anche dalla possibilità di vedere con chiarezza lo stato reale del Paese in cui vivono. La diffusa percezione di un malessere, di un male oscuro, non arriva mai nemmeno nei dintorni della politica, lievita in un sublimine sempre più incazzato e livoroso che si concreta poi in una sfiducia così totale da tradursi in inazione oppure nella intenzione di andarsene che è la più perfetta espressione del coraggio dei deboli. Mi riferisco alla vicenda del cascinale del Veronese fatto esplodere dai suoi abitanti e che ha ucciso tre carabinieri, cui sono state immediatamente conferite le ali degli angeli mentre la consueta retorica viene versata a piene mani dalla dispensa dell’informazione. Verrebbe da dire dalla madia per coerenza ambientale .Pochi si sono chiesti come mai ci fosse una specie di esercito con droni, elicotteri, forze speciali, agenti dell’anticrimine della polizia, pompieri e squadre di soccorso sanitario, davanti a un cascinale fatiscente con dentro tre fratelli e qualche mucca: visto che vogliamo a tutti i costi fare la guerra alla Russia non oso pensare quanti uomini avrebbero dovuto essere mobilitati se lì dentro ci fossero stati tre Spetsnaz. Ma al di là dell’ironia, cosa ha provocato questo imponente schieramento di forze di fronte a tre persone che assolutamente non volevano lasciare questa sorta di natio casolare selvaggio e che avevano espresso l’intenzione di distruggerlo piuttosto che lasciarlo? In fondo si trattava di un bene di modesto valore e certamente tra Comune, prefetto, questore, forse pure Regione, si sarebbe potuta trovare una soluzione meno spettacolare e alla fine meno tragica per risolvere questo problema. Ma il fatto è che i tre fratelli avevano acceso un’ipoteca sull’immobile e sul fazzoletto di terra che lo circonda e la banca assolutamente voleva sloggiarli in fretta, visto che non era stata pagata. Ora i tre fratelli sostengono di non aver mai firmato quell’ipoteca, ma se sia vero o meno lo dirà il processo: il cuore della questione è che l’insieme delle autorità pubblica non si è nemmeno sognata di contrattare una soluzione, per esempio un consolidamento del debito e si è subito messa sugli attenti di fronte all’istituto di credito. Se il casolare fosse stato di proprietà di un privato intenzionato a liberare la costruzione, avrebbe dovuto attendere anni e anni, i poteri pubblici non avrebbero avuto alcuna fretta e non ci sarebbero certamente stati tre morti. Ma di fronte a un modesto debito bancario non si discute e si manda un piccolo esercito, anche sotto la minaccia di un gesto folle. Non voglio certo giustificare chi ha fatto esplodere le bombole di gas, una pazzia certamente, anche se inferiore a quella di chi vuol far saltare l’intero continente e che oggi piange i tre carabinieri, ma la responsabilità dei tre morti non è soltanto loro, è una responsabilità anche del sistema e delle sue viscere non sempre visibili. Sono le condizioni generali a generare il delirio e non viceversa.Da quanti decenni il sistema bancario – finanziario, completamente slegato da ogni responsabilità generale, agisce esclusivamente in nome dei propri interessi, pretendendo che il pubblico faccia anche da mano armata? Possiamo prendere la data simbolo del 12 febbraio 1981 , quando un accordo fra Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi, palesemente propiziato altrove, sancì il divorzio fra la Banca d’Italia e il Tesoro gettando di fatto il Paese in pasto alla speculazione internazionale. Da allora il debito pubblico italiano si impennò passando dal 57,7% sul Pil del 1980 al 124,3% nel 1994, a fronte – questo è importante sottolinearlo – di spese dello Stato largamente inferiori a quello di altri Paesi Paesi raffrontabili. Quindi chi vi dice che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, non esprime solo una posizione ideologica, ma vi rifila una palla dal punto di vista tecnico. E da allora inflazione e caduta salariale sono state le ombre di Banco della nostra vita pubblica e sociale, divenute poi un incubo con l’euro.Soprattutto da allora il sistema bancario e finanziario è diventato il vero padrone del Paese e questo emerge chiaramente non solo dalle cronache politiche, ma anche dai fatti di cronaca più apparentemente lontani da questo empireo del denaro. Chiunque sia stato truffato, scippato, derubato, rapinato, fatto oggetto di violenza in qualsiasi contesto, sa con quanta flemma lo Stato e i suoi cosiddetti servitori, prendano la cosa, ma se una banca rischia anche una cifra del tutto insignificante del suo bilancio, allora vengono messi insieme interi reparti operativi che probabilmente costano alla comunità cifre ben più alte del debito stesso. Ma sopra il cascinale la banca campa. E sotto crepano i poveracci. |

Massimiliano Piatera
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LA STORIA DEI FRATELLI RAMPONI, (ve la dico io com’è la storia vera…)che hanno provocato la tragica morte di 3 Carabinieri ed il ferimento di altri 27. Tutti i media e tutti i politici, compreso Mattarella ed il ministro della difesa Crosetto, hanno descritto i fratelli come dei TERRORISTI e la procura li ha accusati di STRAGE DOLOSA.
Tutto vero, ma nessuno racconta le cause che li hanno portati a questo gesto folle, ci sono delle responsabilità del sistema. Questi 3 contadini vivevano una vita fatta di lavoro e di sacrifici, erano proprietari della casa dove erano nati, possedevano terreni ed allevavano animali, fino a quando nel 2012 uno dei 3 fratelli ebbe un incidente stradale dove morì un ragazzo. Nonostante il Ramponi avesse ragione, l’assicurazione si RIFIUTÒ di pagare la famiglia del ragazzo, perché Ramponi guidava il trattore con i fari spenti (e non credo che andasse in giro con il trattore di notte), condannando al pagamento i fratelli Ramponi. Si trattava di una grossa somma, che i Ramponi non disponevano, quindi furono costretti a chiedere un mutuo in banca, dando in garanzia tutti i loro terreni e la loro modesta casa.
Poi non furono in grado di pagare le rate del mutuo, così la banca si impossessò di tutti i loro terreni, quindi i fratelli Ramponi non potevano più coltivarli e non potevano più allevare animali. Non avevano più niente per vivere e si erano ridotti a sopravvivere in quella loro modestissima casa nella quale erano nati, ma senza acqua, gas e luce (infatti lo scoppio è stato causato da delle bombole del gas). Ma la banca vorace ha voluto impossessarsi anche di quella catapecchia ed il giudice ha disposto l’immediato sgombero, facendo intervenire 30 Carabinieri (con anche i droni) ed i Vigili del fuoco in forze…Bene, ci mancava che mandassero anche l’esercito con le truppe d’assalto, e questo per riuscire a buttare nella strada 3 vecchi. Bene, tutto giusto, ma credo che poi non ci sia da stupirsi più di tanto se questi 3 vecchi disperati siano arrivati a compiere un gesto folle. Ma quel giudice avrebbe mandato 30 carabinieri e tutti quei vigili del fuoco, a sgomberare almeno 1 di quelle molte migliaia di case occupate abusivamente da immigrati clandestini? E la banca aveva davvero bisogno di impossessarsi ANCHE di quella catapecchia, buttando in mezzo ad una strada quei 3 vecchi disperati? E l’assicurazione aveva davvero bisogno di rovinarli, attaccandosi al pretesto dei fanali non accesi, per non pagare? Ecco, allora che tutti i media, che tutti i nostri politici (compresi Mattarella e Crosetto), è giusto che piangano i 3 Carabinieri morti, ma prima di paragonare questi 3 vecchi a dei terroristi pari a quelli di Nassiriya (ho sentito ripetutamente anche questa), magari provare a valutare un po’ più a fondo le cause, non gli farebbe male!