Dagli amici mi guardi iddio, di Fabio Mini

Qui sotto il documento tradotto di quindici esperti militari, politici ed accademici statunitensi apparso a pagamento sul NYT del 16 maggio scorso, accompagnato da due commenti del generale Fabio Mini, apparso sul sito www.ariannaeditrice.it e del sito consortium news. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Dagli amici mi guardi iddio

di Fabio Mini

Sul New York Times un gruppo di esperti descrive il leader ucraino schiacciato tra la necessità di vantare successi per avere altre armi e lo “scioccante” costo di perdite umane che sta sostenendo.

Mentre in Ucraina i russi aggiustano il tiro sulle difese contraeree di Kiev e fanno fuori il sistema Patriot fornito dagli americani (che però la propaganda segnala soltanto “danneggiato”) e mentre il presidente Zelensky torna a casa con il carniere pieno di colombe abbattute e promesse di guerra, il New York Times (16 maggio) pubblica un appello al negoziato e alla pace in Ucraina lanciato da 15 esperti militari, politici e accademici statunitensi. La cosa passa ovviamente quasi inosservata in Italia e non è gradita nemmeno negli Stati Uniti.
Non meraviglierebbe se la pubblicazione sul prestigioso quotidiano fosse stata possibile dietro un qualche “compenso”. Da tempo la libertà di espressione è proporzionale a quanto e quale sistema di pagamento si preferisce. Anche in Europa. Non meraviglia che tra i firmatari ci siano anche militari di alto livello. Sanno valutare la situazione e soprattutto capiscono i limiti e i rischi della propaganda, specialmente se si finisce per credere alla propria. E non meraviglia che a commentare il “manifesto” siano stati proprio Medea Benjamin e Nicolas Davies sul sito di Codepink. Il nome della famosa associazione richiama come sfida e codice il rosa (pink) del femminismo e del dispregiativo affibbiato ai liberal e progressisti americani (pink commies, “comunisti rosa”, appunto). I due plaudono all’iniziativa e fanno notare come la politica occidentale abbia “intrappolato Zelensky” tra la necessità di vantare successi per avere altre armi e lo “scioccante” costo delle perdite umane che sta sostenendo. “La difficile situazione di Zelensky è certamente colpa dell’invasione della Russia, ma anche del suo accordo dell’aprile 2022 con il diavolo nelle sembianze dell’allora primo ministro britannico Boris Johnson, che promise a Zelensky che il Regno Unito e il “collettivo Occidente” lo avrebbero sostenuto a lungo termine per recuperare tutto l’ex territorio ucraino, purché l’Ucraina avesse smesso di negoziare con la Russia”. Da allora Zelensky ha cercato disperatamente di convincere i suoi sostenitori occidentali a mantenere la promessa esagerata di Johnson, “mentre lo stesso Johnson”, costretto a dimettersi da primo ministro, ha approvato un ritiro russo solo dai territori invasi il 2022. Eppure quel compromesso era esattamente ciò che lui aveva fatto rifiutare a Zelensky nel 2022, quando la maggior parte dei morti in guerra erano ancora vivi. Da parte sua, il presidente Biden e altri funzionari statunitensi hanno riconosciuto che la guerra deve concludersi con un accordo diplomatico, ma alle condizioni di Kiev e hanno insistito sul fatto che stanno armando l’Ucraina per metterla “nella posizione più forte possibile al tavolo dei negoziati”. Una frase fatta ormai ripetuta fino alla noia da tutti o quasi i leader e i burocrati europei. Ma, si chiede Codepink, “come può una nuova offensiva con risultati contrastanti e maggiori perdite mettere l’Ucraina in una posizione più forte a un tavolo di negoziato attualmente inesistente?”. È quello che tutti si chiedono, tranne i governanti europei che stanno gettando benzina sul fuoco della guerra pompando la retorica “l’Ucraina combatte per noi”. Nessun europeo ha mai avuto bisogno che qualcun altro difendesse i suoi valori. Abbiamo sempre difeso da soli i nostri regimi, anche iniqui e oppressivi; abbiamo versato sangue per le mire dinastiche e di casta per 2000 anni. I cosiddetti Valori occidentali sono diventati i nostri valori quando siamo stati sconfitti e debellati, quando una parte minima delle nostre forze ha combattuto per la Libertà e la Democrazia. Dopo la seconda guerra mondiale abbiamo riscoperto i Valori europei non tanto per contrapporci a un’ideologia (nata e sviluppata in Europa) contraria a quella dei vincitori, quanto per assecondare la loro idea di democrazia e libertà. E anche nella contrapposizione nessuno ha mai minacciato la nostra “riscoperta”. Anzi, proprio con la divisione dei blocchi, nessuno è mai intervenuto militarmente quando venivano calpestati i diritti e le aspirazioni degli altri Paesi. Furono le assicurazioni di sostegno occidentali a illudere i polacchi, i cecoslovacchi, gli ungheresi, i georgiani quando azzardarono le loro rivolte puntualmente soffocate con altrettante “operazioni speciali”. Sono state le politiche dell’unipolarismo occidentale a destabilizzare le regioni del mondo con le rivoluzioni colorate e profumate che non si curavano affatto della libertà e della democrazia di intere popolazioni costrette a godere del colore rosso-sangue e del tanfo di morte.
Gli esperti che hanno firmato l’appello pubblicato dal New York Times hanno ricordato che, “nel 1997, 50 alti esperti di politica estera Usa avvertirono il presidente Clinton che l’espansione della Nato era un errore politico di proporzioni storiche” e che, sfortunatamente, Clinton scelse di ignorare l’avvertimento. “Il presidente Biden, che ora sta commettendo il proprio errore politico di proporzioni storiche prolungando questa guerra, farebbe bene a seguire il consiglio degli esperti di politica di oggi contribuendo a forgiare un accordo diplomatico e facendo degli Stati Uniti una forza per la pace nel mondo”. E, questa sì, sarebbe una novità.
Vedere un Paese europeo disastrato, una popolazione europea decimata e offrire la prospettiva di ulteriori distruzioni e massacri non è solidarietà, così come non è patriottismo far annegare la patria in un mare di sangue per compiacere il più forte piuttosto che discutere del proprio destino e dei propri interessi. Naturalmente i commenti di Codepink sono di parte: sono propagandisti prezzolati, pacifisti, comunisti, antiamericani, antipatriottici, filoputiniani, filorussi e spie, vogliono la resa dell’Ucraina e la conquista dell’Occidente da parte dei demoni rossi e gialli. Sono le cassandre e i menagramo che si oppongono all’America liberatrice del mondo da mezzo secolo e quindi totalmente inattendibili. Ma i 15 esperti firmatari dell’appello no. Ognuno di essi rappresenta un vasto settore della società che si pone i loro stessi interrogativi e resiste alla frustrazione di non essere ascoltato. I militari, in particolare, sono patrioti che oltre ai rischi della guerra sul campo percepiscono il pericolo di una spaccatura interna del loro Paese, della cui Unità, Indipendenza, Autonomia, Valori, Libertà e Costituzione sono i difensori istituzionali. Una missione che non si esprime solo in tempo di guerra, perché la disgregazione di un Paese è più frequente per questioni interne, faziosità, interessi particolari e disprezzo delle istituzioni piuttosto che per minacce esterne. Come sappiamo bene dal passato e dal presente.

Gli Stati Uniti dovrebbero essere una forza di pace nel mondo
La guerra tra Russia e Ucraina è stata un disastro senza precedenti. Centinaia di migliaia di persone sono state uccise o ferite. Milioni di persone sono state sfollate. La distruzione ambientale ed economica è stata incalcolabile. La devastazione futura potrebbe essere esponenzialmente maggiore, dato che le potenze nucleari si avvicinano sempre più alla guerra aperta.

Deploriamo la violenza, i crimini di guerra, gli attacchi missilistici indiscriminati, il terrorismo e altre atrocità che fanno parte di questa guerra. La soluzione a questa violenza sconvolgente non è rappresentata da più armi o più guerra, con la garanzia di ulteriore morte e distruzione.

Come americani ed esperti di sicurezza nazionale, esortiamo il Presidente Biden e il Congresso a usare tutti i loro poteri per porre fine rapidamente alla guerra tra Russia e Ucraina attraverso la diplomazia, soprattutto in considerazione dei gravi pericoli di un’escalation militare che potrebbe andare fuori controllo.

Sessant’anni fa, il presidente John F. Kennedy fece un’osservazione che oggi è fondamentale per la nostra sopravvivenza. “Soprattutto, pur difendendo i propri interessi vitali, le potenze nucleari devono evitare quegli scontri che portano l’avversario a scegliere tra una ritirata umiliante o una guerra nucleare. Adottare questo tipo di approccio nell’era nucleare sarebbe solo la prova del fallimento della nostra politica, o di un desiderio di morte collettiva per il mondo”.

La causa immediata di questa disastrosa guerra in Ucraina è l’invasione della Russia. Tuttavia, i piani e le azioni per espandere la NATO ai confini della Russia sono serviti a provocare i timori russi. I leader russi lo hanno ribadito per 30 anni. Il fallimento della diplomazia ha portato alla guerra. Ora la diplomazia è urgentemente necessaria per porre fine alla guerra Russia-Ucraina prima che distrugga l’Ucraina e metta in pericolo l’umanità.

Il potenziale di pace
L’attuale ansia geopolitica della Russia è influenzata dal ricordo delle invasioni di Carlo XII, Napoleone, del Kaiser e di Hitler. Le truppe statunitensi facevano parte di una forza d’invasione alleata che intervenne senza successo contro la parte vincente nella guerra civile russa del primo dopoguerra. La Russia vede l’allargamento e la presenza della NATO ai suoi confini come una minaccia diretta; gli Stati Uniti e la NATO vedono solo una prudente preparazione. In diplomazia, bisogna cercare di vedere con empatia strategica, cercando di capire i propri avversari. Questa non è debolezza: è saggezza.

Rifiutiamo l’idea che i diplomatici, cercando la pace, debbano scegliere da che parte stare, in questo caso Russia o Ucraina. Favorendo la diplomazia, scegliamo la parte della sanità mentale. Dell’umanità. Della pace.

Riteniamo che la promessa del Presidente Biden di sostenere l’Ucraina “fino a quando sarà necessario” sia una licenza a perseguire obiettivi mal definiti e in definitiva irraggiungibili. Potrebbe rivelarsi altrettanto catastrofica quanto la decisione del Presidente Putin, lo scorso anno, di lanciare la sua invasione e occupazione criminale. Non possiamo e non vogliamo approvare la strategia di combattere la Russia fino all’ultimo ucraino.

Chiediamo un impegno significativo e genuino alla diplomazia, in particolare un cessate il fuoco immediato e negoziati senza precondizioni squalificanti o proibitive. Le provocazioni deliberate hanno portato alla guerra tra Russia e Ucraina. Allo stesso modo, la diplomazia deliberata può porvi fine.

Le azioni degli Stati Uniti e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia
Con il crollo dell’Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda, i leader statunitensi e dell’Europa occidentale assicurarono ai leader sovietici e poi russi che la NATO non si sarebbe espansa verso i confini della Russia. “Non ci sarà un’estensione della… NATO di un solo centimetro verso est”, disse il Segretario di Stato americano James Baker al leader sovietico Mikhail Gorbaciov il 9 febbraio 1990. Simili rassicurazioni da parte di altri leader statunitensi e di leader britannici, tedeschi e francesi nel corso degli anni ’90 lo confermano.

Dal 2007, la Russia ha ripetutamente avvertito che le forze armate della NATO ai confini della Russia erano intollerabili – proprio come le forze russe in Messico o in Canada sarebbero intollerabili per gli Stati Uniti ora, o come lo erano i missili sovietici a Cuba nel 1962. La Russia ha inoltre indicato l’espansione della NATO in Ucraina come particolarmente provocatoria.

Vedere la guerra attraverso gli occhi della Russia
Il nostro tentativo di comprendere la prospettiva russa sulla loro guerra non approva l’invasione e l’occupazione, né implica che i russi non avessero altra scelta che questa guerra.

Tuttavia, così come la Russia aveva altre opzioni, anche gli Stati Uniti e la NATO hanno avuto la possibilità di scegliere fino a questo momento.

I russi hanno chiarito le loro linee rosse. In Georgia e in Siria hanno dimostrato che avrebbero usato la forza per difenderle. Nel 2014, la presa immediata della Crimea e il sostegno ai separatisti del Donbas hanno dimostrato la serietà del loro impegno a difendere i propri interessi. Non è chiaro perché questo non sia stato compreso dai vertici degli Stati Uniti e della NATO; è probabile che vi abbiano contribuito l’incompetenza, l’arroganza, il cinismo o un infido mix di tutti e tre.

 

The Russia-Ukraine War
The Russia-Ukraine War; Shoe on the other foot

Ancora una volta, anche quando la Guerra Fredda è finita, i diplomatici, i generali e i politici statunitensi hanno messo in guardia dai pericoli di un’espansione della NATO fino ai confini della Russia e di un’ingerenza dolosa nella sfera d’influenza russa. Gli ex funzionari di gabinetto Robert Gates e William Perry hanno lanciato questi avvertimenti, così come i venerati diplomatici George Kennan, Jack Matlock e Henry Kissinger. Nel 1997, cinquanta esperti di politica estera degli Stati Uniti scrissero una lettera aperta al Presidente Bill Clinton per consigliargli di non espandere la NATO, definendola “un errore politico di proporzioni storiche”. Il Presidente Clinton scelse di ignorare questi avvertimenti.

L’aspetto più importante per comprendere l’arroganza e il calcolo machiavellico nel processo decisionale statunitense relativo alla guerra Russia-Ucraina è il rifiuto degli avvertimenti lanciati da Williams Burns, l’attuale direttore della Central Intelligence Agency. In un cablogramma inviato al Segretario di Stato Condoleezza Rice nel 2008, mentre era in carica come ambasciatore in Russia, Burns scrisse dell’espansione della NATO e dell’adesione dell’Ucraina:

“Le aspirazioni dell’Ucraina e della Georgia alla NATO non solo toccano un nervo scoperto in Russia, ma suscitano serie preoccupazioni sulle conseguenze per la stabilità della regione. La Russia non solo percepisce l’accerchiamento e gli sforzi per minare l’influenza della Russia nella regione, ma teme anche conseguenze imprevedibili e incontrollate che potrebbero compromettere seriamente gli interessi della sicurezza russa. Gli esperti ci dicono che la Russia è particolarmente preoccupata che le forti divisioni in Ucraina sull’adesione alla NATO, con gran parte della comunità etnica russa contraria all’adesione, possano portare a una grande spaccatura, con violenze o, nel peggiore dei casi, alla guerra civile. In questa eventualità, la Russia dovrebbe decidere se intervenire o meno; una decisione che non vuole affrontare”.

Perché gli Stati Uniti hanno continuato ad espandere la NATO nonostante questi avvertimenti? Il profitto derivante dalla vendita di armi è stato un fattore importante. Di fronte all’opposizione all’espansione della NATO, un gruppo di neoconservatori e di alti dirigenti dei produttori di armi statunitensi formò il Comitato statunitense per l’espansione della NATO. Tra il 1996 e il 1998, i maggiori produttori di armi hanno speso 51 milioni di dollari (94 milioni di dollari oggi) in attività di lobbying e altri milioni in contributi per le campagne elettorali. Grazie a questa generosità, l’espansione della NATO è diventata rapidamente un affare fatto, dopo di che i produttori di armi statunitensi hanno venduto miliardi di dollari di armi ai nuovi membri della NATO.

Finora, gli Stati Uniti hanno inviato all’Ucraina attrezzature militari e armi per un valore di 30 miliardi di dollari, mentre gli aiuti totali all’Ucraina hanno superato i 100 miliardi di dollari. La guerra, è stato detto, è un racket, altamente redditizio per pochi eletti.

L’espansione della NATO, in sintesi, è un elemento chiave di una politica estera statunitense militarizzata, caratterizzata da unilateralismo, cambio di regime e guerre preventive. Le guerre fallite, più recentemente in Iraq e Afghanistan, hanno prodotto massacri e ulteriori scontri, una dura realtà che l’America stessa ha creato. La guerra tra Russia e Ucraina ha aperto una nuova arena di scontri e massacri. Questa realtà non è interamente opera nostra, eppure potrebbe essere la nostra rovina, a meno che non ci dedichiamo a forgiare una soluzione diplomatica che fermi le uccisioni e allenti le tensioni.

Facciamo dell’America una forza di pace nel mondo.

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SIGNERS

Dennis Fritz, Director, Eisenhower Media Network; Command Chief Master Sergeant, US Air Force (retired)
Matthew Hoh, Associate Director, Eisenhower Media Network; Former Marine Corps officer, and State and Defense official.
William J. Astore, Lieutenant Colonel, US Air Force (retired)
Karen Kwiatkowski, Lieutenant Colonel, US Air Force (retired)
Dennis Laich, Major General, US Army (retired)
Jack Matlock, U.S. Ambassador to the U.S.S.R., 1987-91; author of Reagan and Gorbachev: How the Cold War Ended
Todd E. Pierce, Major, Judge Advocate, U.S. Army (retired)
Coleen Rowley, Special Agent, FBI (retired)
Jeffrey Sachs, University Professor at Columbia University
Christian Sorensen, Former Arabic linguist, US Air Force
Chuck Spinney, Retired Engineer/Analyst, Office of Secretary of Defense
Winslow Wheeler, National security adviser to four Republican and Democratic US
Lawrence B. Wilkerson, Colonel, US Army (retired)
Ann Wright, Colonel, US Army (retired) and former US diplomat

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Gli esperti di sicurezza nazionale degli Stati Uniti chiedono la pace in Ucraina

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Martedì Medea Benjamin e Nicolas JS Davies amplificano un annuncio a tutta pagina sul New York Times  definendo la guerra un “disastro assoluto” e sollecitando Biden e il Congresso degli Stati Uniti ad aiutare a portarla rapidamente a termine. 

Di Medea Benjamin  e Nicolas JS Davies
Sogni comuni

Martedì , il New York Times ha pubblicato un annuncio a tutta pagina firmato da 15 esperti di sicurezza nazionale statunitensi  sulla guerra in Ucraina. Era intitolato “Gli Stati Uniti dovrebbero essere una forza per la pace nel mondo” ed è stato redatto da Eisenhower Media Network.

Pur condannando l’invasione della Russia, la dichiarazione fornisce un resoconto più obiettivo della crisi in Ucraina di quanto il governo degli Stati Uniti o  il New York Times  abbiano precedentemente presentato al pubblico, compreso il ruolo disastroso degli Stati Uniti nell’espansione della NATO, gli avvertimenti ignorati dalle successive amministrazioni statunitensi e le crescenti tensioni che alla fine portarono alla guerra.

La dichiarazione definisce la guerra un “disastro assoluto” ed esorta il presidente Joe Biden e il Congresso “a porre fine rapidamente alla guerra attraverso la diplomazia, soprattutto visti i pericoli di un’escalation militare che potrebbe sfuggire al controllo”.

Questo appello alla diplomazia da parte di ex insider saggi ed esperti – diplomatici statunitensi, ufficiali militari e funzionari civili – sarebbe stato un gradito intervento in uno qualsiasi degli ultimi 442 giorni di questa guerra. Eppure il loro appello ora arriva in un momento particolarmente critico della guerra.

Il 10 maggio, il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato che sta ritardando la tanto attesa “offensiva di primavera” dell’Ucraina per evitare perdite ” inaccettabili ” alle forze ucraine.

La politica occidentale ha ripetutamente messo Zelenskyj in  posizioni quasi impossibili  , intrappolato tra la necessità di mostrare segni di progresso sul campo di battaglia per giustificare ulteriore sostegno occidentale e consegne di armi e, dall’altro, lo scioccante costo umano della continuazione della guerra rappresentato dal nuovo cimiteri dove ora giacciono sepolti decine di migliaia di ucraini.

“Questo appello alla diplomazia… sarebbe stato un gradito intervento in uno qualsiasi degli ultimi 442 giorni di questa guerra. Eppure il loro appello ora arriva in un momento particolarmente critico della guerra”.

Non è chiaro come un ritardo nel previsto contrattacco ucraino impedirebbe che porti a perdite ucraine inaccettabili quando finalmente si verificherà, a meno che il ritardo non porti effettivamente a ridimensionare e annullare molte delle operazioni che erano state pianificate.

Zelensky sembra aver raggiunto un limite in termini di numero di persone in più che è disposto a sacrificare per soddisfare le richieste occidentali di segnali di progresso militare per tenere insieme l’alleanza occidentale e mantenere il flusso di armi e denaro verso l’Ucraina.

Il ruolo di Boris Johnson 

La difficile situazione di Zelensky è certamente colpa dell’invasione della Russia, ma anche del suo accordo dell’aprile 2022 con il diavolo nelle sembianze dell’allora primo ministro britannico Boris Johnson.

Johnson  ha promesso a  Zelensky che il Regno Unito e il “collettivo Occidente” ci sarebbero stati “a lungo termine” e lo avrebbero sostenuto per recuperare tutto l’ex territorio dell’Ucraina, purché l’Ucraina avesse smesso di negoziare con la Russia.

Boris Johnson, l’allora primo ministro britannico, se ne andò, incontrando il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky a Kiev, il 9 aprile 2022. (Governo ucraino)

Johnson non è mai stato in grado di mantenere quella promessa e, poiché è stato costretto a dimettersi da primo ministro, ha  approvato  un ritiro russo solo dal territorio che ha invaso dal febbraio 2022, non un ritorno ai confini precedenti al 2014. Eppure quel compromesso era esattamente ciò a cui aveva convinto Zelensky a non accettare nell’aprile 2022, quando la maggior parte dei morti della guerra erano ancora vivi e il quadro di un accordo di pace era sul tavolo durante i colloqui diplomatici in  Turchia .

Zelensky ha cercato disperatamente di convincere i suoi sostenitori occidentali a mantenere la promessa esagerata di Johnson. Ma a meno di un intervento militare diretto degli Stati Uniti e della NATO, sembra che nessuna quantità di armi occidentali possa rompere in modo decisivo lo stallo in quella che è degenerata in una brutale  guerra di logoramento , combattuta principalmente da artiglieria e guerra di trincea e urbana.

Un generale americano  si è vantato  che l’Occidente abbia fornito all’Ucraina 600 diversi sistemi d’arma, ma questo di per sé crea problemi. Ad esempio, i diversi  cannoni da 105 mm  inviati da Regno Unito, Francia, Germania e Stati Uniti utilizzano tutti proiettili diversi. E ogni volta che pesanti perdite costringono l’Ucraina a riformare i sopravvissuti in nuove unità, molti di loro devono essere riaddestrati con armi e attrezzature che non hanno mai usato prima.

Documento del Pentagono trapelato

Nonostante  le consegne da parte degli Stati Uniti  di almeno sei tipi di missili antiaerei – Stinger, NASAMS, Hawk, Rim-7, Avenger e almeno una batteria di missili Patriot – un documento del Pentagono trapelato ha rivelato che l’S-300 e il Buk antiaereo di costruzione  russa  dell’Ucraina -i sistemi aeronautici costituiscono ancora quasi il 90 percento delle sue principali difese aeree.

I paesi della NATO hanno cercato nelle loro scorte di armi tutti i missili che possono fornire per quei sistemi, ma l’Ucraina ha quasi esaurito quelle scorte, lasciando le sue forze nuovamente vulnerabili agli attacchi aerei russi proprio mentre si prepara a lanciare il suo nuovo contrattacco.

Riunione del gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina della NATO il 21 aprile. (NATO)

Almeno dal giugno 2022, Biden e altri funzionari statunitensi hanno riconosciuto  che la guerra deve concludersi con un accordo diplomatico e hanno insistito sul fatto che stanno armando l’Ucraina per metterla “nella posizione più forte possibile al tavolo dei negoziati”. Fino ad ora, hanno affermato che ogni nuovo sistema d’arma che hanno inviato e ogni controffensiva ucraina hanno contribuito a tale obiettivo e hanno lasciato l’Ucraina in una posizione più forte.

Ma i documenti del Pentagono trapelati e le recenti dichiarazioni di funzionari statunitensi e ucraini chiariscono che l’offensiva di primavera pianificata dall’Ucraina, già rimandata all’estate, mancherebbe del precedente elemento di sorpresa e incontrerebbe difese russe più forti rispetto alle offensive che hanno recuperato parte del suo territorio perduto lo scorso autunno.

Un documento del Pentagono trapelato ha avvertito che “il perdurare delle carenze ucraine nell’addestramento e nelle forniture di munizioni probabilmente metterà a dura prova i progressi e aggraverà le vittime durante l’offensiva”, concludendo che probabilmente avrebbe ottenuto guadagni territoriali minori rispetto alle offensive di caduta.

Come può una nuova offensiva con risultati contrastanti e maggiori perdite mettere l’Ucraina in una posizione più forte a un tavolo di negoziato attualmente inesistente? Se l’offensiva rivela che anche enormi quantità di aiuti militari occidentali non sono riusciti a dare all’Ucraina la superiorità militare o a ridurre le sue vittime a un livello sostenibile, potrebbe benissimo lasciare l’Ucraina in una posizione negoziale più debole, invece che più forte.

Nel frattempo, le offerte per mediare i colloqui di pace sono arrivate da paesi di tutto il mondo, dal Vaticano alla Cina al Brasile. Sono passati sei mesi da quando il capo di stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, il generale Mark Milley,  ha suggerito  pubblicamente, dopo le conquiste militari dell’Ucraina dello scorso autunno, che era giunto il momento di negoziare da una posizione di forza. “Quando c’è un’opportunità di negoziare, quando la pace può essere raggiunta, coglila”, ha detto.

Sarebbe doppiamente o triplamente tragico se, oltre ai fallimenti diplomatici che hanno portato alla guerra in primo luogo e agli Stati Uniti e al Regno Unito che  hanno minato i negoziati di pace nell’aprile 2022, l’opportunità per la diplomazia che Milley voleva cogliere si perdesse nel deserto speranza di raggiungere una posizione negoziale ancora più forte che non è realmente realizzabile.

Se gli Stati Uniti continueranno a sostenere il piano per un’offensiva ucraina, invece di incoraggiare Zelenskyj a cogliere l’attimo per la diplomazia, condivideranno una considerevole responsabilità per il fallimento nel cogliere l’opportunità per la pace e per gli spaventosi e sempre crescenti costi umani di questa guerra.

Gli esperti che hanno firmato  la dichiarazione del New York Times  hanno ricordato che, nel 1997, 50 alti esperti di politica estera degli Stati Uniti  avvertirono  il presidente Bill Clinton che l’espansione della NATO era un “errore politico di proporzioni storiche” e che, sfortunatamente, Clinton scelse di ignorare l’avvertimento. Biden, che ora sta perseguendo il proprio errore politico di proporzioni storiche prolungando questa guerra, farebbe bene a seguire il consiglio degli esperti di politica di oggi contribuendo a forgiare un accordo diplomatico e facendo degli Stati Uniti una forza per la pace nel mondo.

Medea Benjamin è co-fondatrice di Global Exchange e CODEPINK: Women for Peace. È coautrice, con Nicolas JS Davies, di War in Ukraine: Making Sense of a Senseless Conflict , disponibile da OR Books. Altri libri includono Inside Iran: The Real History and Politics of the Islamic Republic of Iran (2018); Kingdom of the Unjust: Behind the USA-Saudi Connection (2016); Drone Warfare: Killing by Remote Control (2013); Don’t Be Afraid Gringo: A Honduran Woman Speaks from the Heart (1989) e (con Jodie Evans) Stop the Next War Now  (2005).

Nicolas JS Davies è un giornalista indipendente e un ricercatore di CODEPINK. È coautore, con Medea Benjamin, di War in Ukraine: Making Sense of a Senseless Conflict e autore di Blood On Our Hands: the American Invasion and Destruction of Iraq .

Questo articolo è di   Common Dreams.

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L’impatto a lungo termine del conflitto in Ucraina e la crescente importanza della parte civile della guerra, di Anthony H. Cordesman

Qui sotto due importanti articoli. Il primo edito dal CSIS, un importante centro studi direttamente collegato agli ambienti governativi di Washington; il secondo edito dal sito italiano Arianna Editrice e ripreso dal sito francese reseauinternational.net. Entrambi importanti non solo per individuare le possibili implicazioni e la funzione di catalizzatore del conflitto ucraino nelle dinamiche geopolitiche e nella caduta definitiva della rappresentazione lirica dei processi di globalizzazione; temi ormai ampiamente trattati su questo sito. Quanto soprattutto per decifrare le capacità interpretative e le conseguenti strategie dei centri decisori implicati. Buona lettura, Giuseppe Germinario

6 giugno 2022

Il conflitto in Ucraina sta già fornendo una vasta gamma di lezioni sul ruolo delle moderne forze militari nella guerra moderna, ma fornisce anche lezioni altrettanto importanti sul futuro della parte civile della guerra. A parte alcuni enormi cambiamenti politici in Russia, il conflitto è un avvertimento che la parte civile della guerra sta diventando molto più pericolosa. Inoltre, è un altro esempio del fatto che il tipo di conflitti e crisi civili emersi dalla guerra Iran-Iraq, dalle guerre civili siriana e yemenita e dalle guerre che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno combattuto contro gli estremisti in Iraq e Afghanistan sono ora la regola e non l’eccezione.

È anche chiaro che, anche se la guerra può concludersi con una sorta di compromesso, accordo o cessate il fuoco – ma qualsiasi conclusione decisiva dei combattimenti ora sembra incerta – è probabile che sia un importante catalizzatore nel plasmare uno scontro civile duraturo tra la Russia e NATO, UE e Stati Uniti.

La guerra quasi certamente assicurerà che la Russia sia un fulcro strategico per gli Stati Uniti tanto quanto la Cina, e la concorrenza statunitense ed europea con la Russia rimarrà molto più vicina allo scontro di quanto fosse probabile che si verificasse prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. È probabile che la guerra spinga anche la Russia ad allinearsi più strettamente e visibilmente alla Cina, e potrebbe incoraggiare la Russia a trovare modi politici ed economici per sfruttare ogni tensione e opportunità in Asia, Africa e America Latina, oltre a cercare nuove basi e opportunità per ottenere l’influenza militare.

Gli impatti civili della guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina è diventata una guerra di logoramento militare che ha portato a un massiccio sostegno militare statunitense ed europeo all’Ucraina. Questa, tuttavia, è solo una parte della storia. La guerra si è anche evoluta in un grande conflitto politico ed economico tra l’Occidente e la Russia, che alla fine potrebbe avere un impatto molto maggiore sulla stabilità globale e sulla strategia statunitense ed europea rispetto ai combattimenti effettivi.

I combattimenti sembrano essersi limitati all’Ucraina orientale ed è diventata una lotta militare per il controllo del Donbass e del trasporto marittimo globale. Allo stesso tempo, ha portato a un’escalation costante degli attacchi russi all’intera economia civile e alla popolazione civile dell’Ucraina, e ha guidato gli sforzi russi per convertire efficacemente il cuore industriale dell’Ucraina in parti della Russia sia a livello politico che economico. In risposta, la NATO, l’UE e gli Stati Uniti sono andati ben oltre la fornitura di aiuti militari all’Ucraina. Stanno conducendo una “guerra delle sanzioni” in costante escalation contro la Russia, mentre la Russia ha risposto cercando di trovare i propri modi per esercitare pressioni politiche ed economiche sull’Europa e utilizzare una combinazione di forza e pressione politica per condurre una guerra economica contro il grano ucraino esportazioni e commercio marittimo.

Il risultato finale è che l’aspetto civile della guerra ora si estende ben oltre le aree mostrate nella prima mappa in cui si sono verificati conflitti militari e attacchi alle città ucraine durante le prime fasi della guerra. La guerra ha ora rimodellato i costi energetici internazionali su base globale, ha contribuito a creare una massiccia carenza di cibo a livello mondiale, ha gravemente danneggiato l’intera economia russa e ha contribuito a innescare un massiccio aumento del tasso di inflazione a livello globale.

Mappa uno: Mappa del Ministero della Difesa britannico della parte militare della guerra in Ucraina

L’impatto militare completo rimane poco chiaro. La Finlandia e la Svezia hanno presentato domanda per entrare a far parte della NATO e la NATO ha reagito collettivamente pianificando importanti aumenti delle sue capacità militari, ma non ci sono ancora piani chiari che abbiano mostrato quali saranno effettivamente le 30 nazioni della NATO, e forse le 32 nel prossimo futuro nel tempo, come rimodelleranno e modernizzeranno le loro capacità di combattimento, come miglioreranno la loro prontezza e interoperabilità e come ridefiniranno la loro capacità di colpire la Russia e fornire una deterrenza estesa.

Al contrario, l’UE ha già dimostrato che potrebbe non essere il forum ideale per un’azione militare collettiva, in particolare rispetto alla NATO, ma può essere un forum efficace per condurre guerre economiche e politiche, può cooperare strettamente con gli Stati Uniti e uno che può intensificarsi a livello politico ed economico con molti meno rischi rispetto all’uso della forza militare direttamente contro la Russia.

Allo stesso tempo, un corpo in costante crescita di video diretti e immagini satellitari mostra che la Russia ha costantemente intensificato il suo uso di moderne armi militari contro obiettivi civili ucraini e in modi che hanno un enorme impatto sulla sua economia e popolazione. La risposta russa alla guerra urbana è diventata un assedio combattuto con missili e artiglieria moderni che sono stati lanciati contro una gamma sempre più ampia di obiettivi civili, distruggendo gran parte dell’economia, delle infrastrutture, delle strutture civili e degli alloggi nell’Ucraina orientale.

Il risultato finale è stato anche quello di creare l’equivalente di ostaggi civili, prigioni politiche, rifugiati e sfollati interni (IDP). Solo una piccola parte di questi attacchi alla Russia si qualifica per quelli che sono formalmente definiti “crimini di guerra”, ma l’effetto netto – come è avvenuto nella seconda guerra mondiale – è l’equivalente di bombardamenti strategici di obiettivi civili con molta più letalità e capacità di concentrarsi sugli obiettivi politici ed economici più critici.

I combattimenti ora includono guerre politiche ed economiche indipendenti e nuovi modelli di azione militare che hanno un impatto diretto sulla popolazione civile e riducono le “leggi di guerra” a qualcosa che si avvicina a gesti vuoti. Avvertono che la dimensione nucleare – e la distruzione reciproca assicurata – sono solo un aspetto di una rivoluzione negli affari militari che può arrecare danni enormi alla popolazione civile e all’economia.

La Russia ha fornito una serie di dimostrazioni tangibili che avvertono che i moderni missili armati convenzionalmente di attacco di precisione, le capacità di guerra informatica, l’analisi dell’intelligence dei sistemi civili e degli obiettivi e un’ampia gamma di altre capacità di attacco militare in evoluzione possono causare immensi danni potenziali a livello locale e regionale obiettivi e capacità civili.

A differenza delle armi di distruzione di massa, queste forme avanzate di attacco non nucleare possono essere usate in combinazione con armi politiche ed economiche, e possono essere usate con notevole flessibilità e molto meno rischio delle armi nucleari che forniscono un certo grado di distruzione reciproca assicurata. Se non altro, il possesso reciproco di armi nucleari da parte della Russia e della NATO tende a scoraggiarne l’uso da entrambe le parti, creando al contempo una situazione in cui entrambe le parti possono ora utilizzare un’ampia gamma di armi armate convenzionalmente e nuove tecnologie per aumentare il loro livello di conflitto civile.

Una guerra che pone fine a tutta la pace civile?

Il crescente impatto civile della guerra mostra anche che sta diventando sempre più difficile porre fine a un conflitto in modi che possano creare una pace duratura. Ora sembra fin troppo possibile che l’Ucraina non riconquisti il ​​suo territorio a est, non otterrà i livelli di aiuto di cui ha bisogno per ricostruire rapidamente, dovrà affrontare continue minacce dalla Russia a est che limiteranno la sua capacità di ricreare un’area industrializzata, e dovrà affrontare gravi problemi in termini di commercio marittimo. Sembra anche fin troppo probabile che qualsiasi pace o cessate il fuoco lascerà un’eredità di rabbia e odio che impiegherà un decennio o più per finire, e un’acuta tensione politica sarà la norma tra la Russia e la maggior parte dell’Europa, così come tra ucraini e russi.

La fine dei combattimenti non porrà fine ai suoi impatti umani economici e civili. L’Ucraina ha già perso gran parte della sua base economica e urbana, delle sue infrastrutture e del suo governo locale e regionale funzionante. Funzionari ucraini hanno parlato di 500 miliardi di dollari da recuperare e ricostruire, ma tali numeri sono nella migliore delle ipotesi, e presumono che la guerra finirà con una pace politica ed economica significativa e stabile che garantisca all’Ucraina almeno il territorio che aveva quando è iniziato il conflitto e consente alla sua economia di funzionare su una base simile al suo livello prebellico.

Inoltre, il continuo livello di tensione politica tra Russia e NATO/UE/Stati Uniti limiterà il commercio, gli investimenti, gli scambi tecnologici e culturali degli Stati Uniti e dell’Europa fintanto che la Russia avrà il suo attuale regime. Sembra più che possibile che la Russia non sarà in grado di ricostruire i suoi livelli passati di commercio di energia e i suoi più ampi legami economici con l’Europa e l’Occidente, e sceglierà di rivolgersi alla Cina e ad altri stati dell’Asia e dell’Africa.

Anche la NATO e la Russia sembrano probabilmente coinvolte in importanti potenziamenti militari per mezzo decennio o più che aumenteranno le loro spese militari di diversi punti percentuali del PIL e che avranno un impatto aggiuntivo sulle loro economie creando al contempo una massiccia corsa agli armamenti ciò amplierà notevolmente la loro capacità di minacciare la popolazione e l’economia dell’altra parte. L’effetto netto della guerra in Ucraina potrebbe essere quello di portare avanti le armi ipersoniche e altre armi d’attacco avanzate, creare armi cibernetiche e spaziali del mondo reale e creare l’equivalente dei piani operativi strategici integrati convenzionalio SIOP. Tali piani di emergenza comporteranno diversi livelli di escalation, ma saranno resi possibili dalla capacità continua delle forze nucleari strategiche statunitensi e russe di creare livelli molto più dannosi di distruzione reciproca assicurata.

La guerra in Ucraina potrebbe anche bloccare seri sforzi per modernizzare e rafforzare qualsiasi forma di controllo degli armamenti nucleari o convenzionali. Potrebbe spingere Putin a schierare tutti i sistemi avanzati di armi nucleari che ha pubblicizzato, indurre gli Stati Uniti a creare missili da crociera nucleari a basso rendimento e altri sistemi teatrali e indurre Gran Bretagna e Francia a ristrutturare le loro strutture di forza nucleare per concentrarsi sulla Russia.

Dall’Ucraina alla Cina e al mondo

Nessuno di questi sviluppi può essere disaccoppiato dall’attenzione che gli Stati Uniti, gli stati europei e i loro partner strategici in Asia stavano ponendo sulla Cina prima che la Russia invadesse l’Ucraina. È fin troppo possibile che un risultato della guerra in Ucraina possa essere quello di spingere la Russia costantemente più vicina alla Cina in un momento in cui la strategia statunitense si sta ancora concentrando tanto sulla Cina quanto sul riemergere della Russia.

In pratica, la “competizione” di grande potere sta diventando “confronto” di grande potere. Inoltre, la Cina ha le risorse economiche e militari per competere direttamente con gli Stati Uniti e per sfidare altre potenze asiatiche in termini militari, nonché la capacità degli Stati Uniti e dell’Europa di proiettare potere in Asia.

La Cina sta già sfidando gli Stati Uniti e partner strategici come Australia, Giappone, Corea del Sud e Taiwan. Come minimo, reagirà alla guerra in Ucraina sviluppando ogni capacità possibile per contrastare qualsiasi tentativo degli Stati Uniti al tipo di guerra politica ed economica contro la Cina che ora sta usando contro la Russia. Anche la Cina, tuttavia, potrebbe ora vedere la Russia come un potenziale partner la cui economia debole, base tecnologica in declino e alienazione dall’Europa la rendono molto più dipendente dalla Cina.

Più in generale, la guerra in Ucraina – e le reazioni a lungo termine di USA, NATO, UE e Russia – influenzerà i piani e le azioni di Corea del Nord, Pakistan e India, Iran e Stati arabi, Turchia e altri importanti potenze militari come Israele e l’Egitto. Il confronto de facto tra la Russia e gli Stati Uniti e l’Europa è quasi certo che si svolgerà tanto nel terzo mondo quanto in Europa, sia in termini di trasferimenti di armi, assistenza alla sicurezza, basi militari, investimenti economici, accordi commerciali e sostegno politico. Ciò sarà particolarmente vero se si verifica un aumento dell’azione combinata o coordinata di Russia e Cina.

A un certo livello, poiché il ruolo decisivo dei droni nei combattimenti tra Armenia e Azerbaigian ha già mostrato come i progressi selettivi nella tecnologia militare possano cambiare radicalmente i risultati politici ed economici. Ad un altro livello, la “guerra delle sanzioni” guidata dagli Stati Uniti contro l’Iran e altri stati ha dimostrato che il lato civile della guerra può influenzare i ruoli delle superpotenze nel trattare con le potenze minori, e le attività di investimento cinesi negli stati con porti chiave ed esportazioni strategiche hanno dimostrato che non vi è alcuna distinzione pratica in alcuni casi tra l’acquisizione di basi militari e il controllo o l’influenza economica.

Questi aspetti dello “spillover” della guerra in Ucraina si verificheranno anche in un ambiente globale vulnerabile. Almeno a breve termine, l’impatto combinato di Covid-19, cambiamento climatico, inflazione globale, pressione demografica e un elenco quasi infinito di tensioni settarie, etniche e tribali – insieme alle ambizioni di molti leader e al fallimento del governo – offrire opportunità dopo opportunità a Russia e Cina.

La vera natura del “globalismo”

Non c’è ancora modo di determinare quanti di questi modelli emergeranno e in quale forma. È, tuttavia, pericoloso per gli Stati Uniti, la NATO, l’UE e la più ampia gamma di partner strategici americani concentrarsi sulle dimensioni militari della guerra in Ucraina e fallire nel concentrarsi sui suoi modelli civili e politici in evoluzione e sulla quasi certezza di uno scontro duraturo almeno con la Russia e con una combinazione di Russia e Cina.

La guerra in Ucraina non è la causa principale di queste tendenze, ma è molto probabile che sia un importante catalizzatore nel peggiorarle. Sembra anche fin troppo probabile che l’ottimismo che ha plasmato l’approccio al globalismo fosse basato più su illustrazioni confortanti che sulla realtà.

Questo commento intitolato The Longer-Term Impact of the Ukraine Conflict and the Growing Importance of the Civil Side of War è disponibile per il download all’indirizzo https://csis-website-prod.s3.amazonaws.com/s3fs-public/publication /220606_Cordesman_Long_Impact.pdf?LayS4B8jE2cZw6OEJETgPq4fQvnf2bye

Anthony H. Cordesman detiene la cattedra emerita in Strategia presso il Center for Strategic and International Studies di Washington, DC. Ha scritto e diretto numerosi libri e studi per il CSIS; è stato insignito della medaglia per il servizio distinto del Dipartimento della Difesa; e ha ricoperto posizioni di rilievo nel Consiglio di sicurezza nazionale, nel Dipartimento di Stato, nell’Ufficio del Segretario alla Difesa, nel Dipartimento dell’Energia e nel personale del Senato degli Stati Uniti.

Il commento  è prodotto dal Center for Strategic and International Studies (CSIS),

L’Europa, dunque, è la grande perdente

di Daniele Perra – 18/06/2022

L'Europa, dunque, è la grande perdente

Fonte: Daniele Perra

Ai primi di giugno, il Center for Strategic and International Studies di Washington (Think Tank assai vicino al Dipartimento della Difesa USA ed all’industria statunitense degli armamenti dal quale viene copiosamente finanziato) ha pubblicato un articolo, a firma Antony H. Cordesman e dal titolo “The longer-term impact of the Ukraine conflict and the growing importance of the civil side of the war”, che ben descrive il nuovo approccio nordamericano al conflitto nell’Europa orientale.
In esso si legge: “sembra ora possibile che l’Ucraina non riconquisterà i suoi territori nell’est e che non otterrà rapidamente gli aiuti di cui ha bisogno per la ricostruzione”. Aiuti che sarebbero stati stimati, molto ottimisticamente, in 500 miliardi di dollari (cifra che non tiene in considerazione la perdita territoriale della sua regione più ricca). Inoltre, l’Ucraina dovrà fare i conti con una continua minaccia russa che limiterà la sua capacità di ricostruzione delle aree industrializzate e che, soprattutto in considerazione delle suddette perdite territoriali, comporterà non pochi problemi in termini di commercio marittimo (il rischio che la Russia, una volta terminate le operazioni in Donbass, possa dirigersi verso Odessa escludendo completamente Kiev dal Mar Nero rimane reale).
L’articolo riporta anche come il conflitto abbia evidenziato, da parte russa, un utilizzo coordinato ed assai flessibile di mezzi militari, politici ed economici al confronto del quale, il mero ricorso alla guerra di propaganda ed al regime sanzionatorio da parte occidentale è sembrato sostanzialmente inefficace. Fattore che, in un modo o nell’altro, ridisegnerà il sistema globale visto che l’eventuale fine dei combattimenti non significherà la fine dei suoi impatti economici e geopolitici di lungo periodo. Senza considerare che Russia e Cina stanno sviluppando una notevole capacità di attirare verso il proprio lato i Paesi africani ed asiatici (il caso recente del Mali che ha optato per l’espulsione dei contingenti francese ed italiano, in questo senso, è emblematico).
Inoltre, contrariamente a quanto sostenuto dalla propaganda occidentale fino ad oggi, Cordesman afferma che solo una “minuscola porzione” (tiny portion) delle azioni russe in Ucraina possono essere formalmente definite come “crimini di guerra” nonostante il loro impatto sulla popolazione civile.
Ora, a prescindere dalle considerazioni dell’Emeritus Chief in Strategy del Think Tank nordamericano (con le quali si può essere in accordo o meno), ciò che appare evidente è il cambio di paradigma nel racconto del conflitto da parte del centro di comando dell’Occidente.
Gli Stati Uniti (quelli che, secondo Kissinger, hanno solo interessi e non alleati) non sono nuovi a simili operazioni di abbandono dell’“amico” quando hanno raggiunto il loro scopo o non lo ritengono più utile (dal Vietnam all’Afghanistan, passando per Panama  e Iraq, la storia è piena di esempi simili). Resta da valutare se gli Stati Uniti abbiano realmente raggiunto i loro obiettivi per ciò che concerne il conflitto in Ucraina o se questo cambio di paradigma possa essere interpretato come una “ritirata strategica”.
In precedenza si è sottolineato come il conflitto in Ucraina stia portando a cambiamenti profondi nella struttura economica, finanziaria e geopolitica esistente a livello mondiale. Si può parlare di evoluzione verso un sistema multipolare? La rispostà è sì, anche se gli stessi Stati Uniti stanno cercando di rallentarla. Come? Oggi sono tre (in futuro potrebbero essere quattro con l’India) le principali potenze globali: Stati Uniti, Russia e Cina (considerate come potenze revisioniste del sistema unipolare). Tuttavia, il principale concorrente del dollaro sul piano globale è l’euro. Ergo, l’obiettivo nordamericano, per guadagnare tempo nella parabola discendente dell’impero nordamericano, è il suo costante indebolimento. Oltre l’Ucraina, chi è la grande sconfitta del conflitto in corso nell’Europa orientale? L’Unione Europea. L’obiettivo USA, almeno dal 1999 in poi, è quello di rendere artificialmente competitiva la propria industria distruggendo quella europea mantendo, al contempo, il Vecchio Continente in una condizione di cattività geopolitica. Questo l’élite politica europea lo sa bene ma è troppo impegnata a seguire i suoi interessi di portafoglio.
Si prenda ad esempio il caso limite dell’Italia la cui strategia energetica di lungo periodo è andata a farsi benedire con l’aggressione NATO alla Libia. Da quel momento in poi, i governi Monti, Letta e Renzi sono stati i principali responsabili della quasi totale subordinazione della politica energetica italiana al gas russo. Oggi, gli stessi Partiti che hanno sostenuto prima la necessità dell’intervento in Libia e poi i governi successivi a quello Berlusconi (responsabile del tradimento nei confronti di Tripoli) sono gli stessi che chiedono e plaudono all’embargo alle importazioni di idrocarburi dalla Russia, ancora una volta in totale spregio dell’interesse nazionale italiano. In questo contesto, l’unica soluzione per l’Italia non può che essere quella di liberarsi il prima possibile dal draghismo.
L’Europa, dunque, è la grande perdente sul piano economico e geopolitico. L’eventualità di una crisi alimentare in Africa e nel Vicino Oriente a causa del protrarsi del conflitto e, di conseguenza, della riduzione delle esportazioni di grano russe ed ucraine in queste regioni potrebbe causare nuove ondate migratorie che investiranno direttamente un’Europa in cui il problema delle forniture energetiche determinerà un’inflazione sempre più alta, una crisi economica strutturale ed un relativo abbassamento della qualità generale della vita.
Da non sottovalutare, infine, il fatto che l’àncora di salvezza per l’Europa (almeno nel breve periodo, visto che la diversificazione via Africa e Israele appare assai lontana nel tempo) sarebbe dovuto essere il gas naturale liquefatto nordamericano. Bene, una strana esplosione ha recentemente messo fuori uso l’HUB della Freeport LNG in Texas da dove partono le navi che portano il gas in Europa. L’infrastruttura sarà nuovamente operativa a partire dalla fine del 2022. Il tutto mentre Gazprom taglia le sue esportazioni in Europa come rappresaglia nei confronti dell’approvazione dell’ennesimo pacchetto suicida di sanzioni.

Si veda:
The longer-term impact of the Ukraine conflict and the growing importance of the civil side of the war, www.csis.org.
L’utopia di chi spera nel GNL di USA, Africa e Israele, www.ilsussidiario.net.
L’UE ed il suo settore energetico, www.eurasia-rivista.com

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/l-europa-dunque-e-la-grande-perdente

https://www.csis.org/analysis/longer-term-impact-ukraine-conflict-and-growing-importance-civil-side-war