Pandemia Tra bioetica e biopolitica, di Giulio de Martino
Pandemia
Tra bioetica e biopolitica
di Giulio de Martino
La pandemia provocata dal virus SARS-COV 2 avrà rilevanti implicazioni in relazione alle principali aree della bioetica. Se assumiamo il campo bioetico in una accezione larga e lo dividiamo in bioetica umana (a sua volta differenziabile in bioetica medica e in bioetica sociale) e in ecoetica (divisbile in bioetica animale e in bioetica ambientale) risulterà evidente come le vicende degli ultimi quattro mesi abbiano proposto riflessioni e sfide in tutti e quattro gli ambiti. Certo sarà opportuno, in linea di metodo, tenere distinte le questioni etiche e deontologiche dai casi e dalle situazioni particolari, ma l’urgenza dei fatti non potrà essere ignorata.
Nell’ambito della bioetica medica, le maggiori implicazioni derivanti dal COVID-19 sono quelle relative alle «cure mediche» e al «fine vita» e quindi alle problematiche del «consenso informato» e dei «diritti del paziente». Molti aspetti sono già stati analizzati al proposito[1]. Qui accenno, soltanto, al tema scottante del «danno iatrogeno», vale a dire alle questioni di bad therapy – dovute alla incertezza dei protocolli diagnostici, prognostici e terapeutici – e di bad practice – dovute alla inadeguatezza dei modelli organizzativi – comunque subordinate alla responsabilità e all’azione del personale sanitario[2]. Nella loro tipicità si tratta di questioni di etica e deontologia, nei fatti vediamo che su di esse – in contesti locali e in vicende particolari – si è annunciato l’intervento della magistratura per i risvolti penali e assicurativi che rivestono. In alcuni casi, infatti, l’intervento sanitario potrebbe aver favorito – senza dolo, né colpa – il contagio di pazienti collocati in ambienti protetti, come le R.S.A., o ricoverati presso altri reparti degli stessi ospedali[3].
In ambito di teoria politica, si è discusso del carattere «autoritario» delle misure di contenimento dell’epidemia: il divieto di spostamento, l’obbligo di quarantena non specificamente connesso a diagnosi e, in contesto ospedaliero, il divieto di visita ai congiunti malati, la rinuncia all’autopsia dei deceduti, addirittura la distruzione dei cadaveri. Tutte vicende che hanno fatto paventare un ritorno a modelli paternalistici di conduzione dell’azione medica e sanitaria e, secondo alcuni, avrebbero provocato una perversa osmosi fra il nuovo «paternalismo medico» e l’«autoritarismo» conforme il «paradigma biopolitico»[4].
In generale, nei mass media, si è dato maggiore risalto alle questioni politiche e giuridiche relative al Lockdown – e alla connessa restrizione dei diritti di privacy e di libertà – rispetto a stringenti argomenti di etica medica. Per lo più, le misure derivanti dai DPCM, dalle segnalazioni di contagiosità e dal tracciamento dei presunti «infetti» sono state discusse alla luce delle norme Costituzionali relative ai diritti personali (artt. 13 e successivi)[5].
Importante è lo specifico risvolto di bioetica sociale che è emerso in relazione alle sollecitazioni al «comportamento responsabile» dei cittadini e quindi l’invito alla «quarantena» volontaria e all’«autoisolamento» fiduciario. Si tratta di comportamenti eticamente rilevanti che sono stati prescritti – anche senza il rinforzo della sanzione penale – a coloro che, in assenza di diagnosi differenziali, venivano invitati a porsi in auto-isolamento e a indossare i D.P.I. allo scopo di non diffondere il contagio. Anche le auto-attestazioni in merito allo stato di necessità, o allo stato di salute, per giustificare gli spostamenti durante il Lockdown, potrebbero essere interpretate come derivanti dal combinato disposto di una norma coercitiva e di un appello alla sensibilità etica dei cittadini.
Invece, in contesto ecoetico e di bioetica animale, ha fatto irruzione la questione della zoonoosi del virus SARS-COV 2 e del suo «Spillover». Il problema è annoso e ampio: le zoonosi attualmente conosciute sono oltre 200 e comprendono infezioni e infestazioni di natura batterica, virale, parassitaria e provocante da bioagenti anomali come i prioni. Tali evenienze biologiche, negli ultimi decenni – per l’intensificarsi degli scambi commerciali di animali e dei prodotti di origine animale tra i diversi Paesi del mondo – hanno acquisito un’importanza crescente ed il loro studio costituisce uno dei settori in maggiore evoluzione della medicina umana e veterinaria. Nel nostro caso, il pipistrello e il pangolino – come ospite intermedio – avrebbero innescato una catena patogenetica che sarebbe stata del tutto improbabile nella originaria separazione degli ambienti biologici e degli ecosistemi terresti[6].
Da ultimo, segnalo le questioni di bioetica ambientale già emerse per le ricadute sulla salute umana dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua e per la diffusione nell’ambiente di materiale chimico e di particolato di metalli. In alcuni casi, tali emergenze hanno fatto pensare a forme collaterali di interconnessione tra la diffusione pandemica dell’epidemia COVID-19 e la conformazione dell’ambiente abiotico nelle aree di maggiore urbanizzazione[7]. Chiarito che non si deve stabilire alcuna correlazione causale di tipo microbiologico tra l’inquinamento chimico e ambientale e la diffusione del SARS-COV 2, si dovrà comunque mettere in evidenza la componente socio-economica dell’antropizzazione crescente del Pianeta. Infatti è stato possibile individuare modalità di produzione, trasporto e consumo, di merci e di persone, che sono state vettori della diffusione epidemica del nuovo virus e di altri agenti patogeni[8].
Non si tratta di argomenti sconosciuti. In relazione a epoche remote, la storiografia e la storia della medicina hanno già stabilito legami concausali fra gli eventi militari e socio-economici e le emergenze di tipo sanitario e biologico. Il fatto nuovo sarebbe costituito dalla fine della percezione di «sicurezza sanitaria» dei Paesi Occidentali – rispetto alle problematiche epidemiche presenti in altri Continenti – che è stata propria della seconda metà del ‘900[9].
Nel contesto pandemico e post-pandemico, la bioetica Occidentale è chiamata – dopo la prolungata attenzione rivolta alle questioni relative alle malattie croniche e degenerative e alle pratiche dei diritti in campo medico e sanitario – a porre di nuovo in discussione i modelli etici e sociali correlati alle malattie infettive: alla loro diagnosi, cura e diffusione. Dopo la endemizzazione dei virus HCV e HIV, con il nuovo corona-virus la tematica sanitaria e la riflessione bioetica si connettono in modo nuovo sia alle questioni mediche che a quelle socio-ambientali.
[1] Vedi una rassegna dei più recenti temi di etica medica in: “Consulta di Bioetica onlus”, sezione COVID-19: https://www.consultadibioetica.org/covid-19/.
[2] Vedi: Ivan Cavicchi, “L’ospedale ai tempi del virus”, in: “quotidianosanità.it”, 02.03.2020.
[3] Vedi: AA.VV., “Responsabilità medica. La gestione della pandemia”, in: “Diritto.it”, 15 giugno 2020.
[4] Vedi: Alessandra Garibotti, Dal paternalismo medico al paternalismo giudiziale, in: “Rivista Italiana di Medicina Legale e del Diritto in campo sanitario”, Anno 2014, Fascicolo n. 4, Milano, Giuffrè; Davide Grasso, “Agamben, il coronavirus e lo stato di eccezione”, in: “minima&moralia”, giovedì, 27 febbraio 2020.
[5] Vedi: Sabino Cassese, “La pandemia non è una guerra. I pieni poteri al governo non sono legittimi”, su: “Il dubbio” quotidiano, 14 aprile 2020; Vittorio Pelligra, “Se l’occasione pandemica ci fa riflettere sulle nostre libertà”, su: “Il Sole 24 ore”, 17 maggio 2020.
[6] Vedi: Sara Gonzàlez, “Zoonoses: Animals and Major Pandemics in History”, in: “Open Mind”, BBVA’s knowledge community, 13 April 2020.
[7] Vedi: Suresh V. Kuchipudi, “Why So Many Epidemics Originate in Asia and Africa”, in: “USnews”, March 4, 2020.
[8] Vedi: Ilaria Capua, Il dopo, Milano, Mondadori, 2020.
[9] Vedi:, Mario Arturo Ruiz Estrada, Khan Alam, “Globalization and Pandemics: The Case of COVID-19”, March 25, 2020, SSRN: https://ssrn.com/abstract=3560681; Centre on Global Change and Health, Lance Saker, Kelley Lee, Barbara Cannito, Anna Gilmore, Diarmid Campbell-Lendrum, Globalization and infectious diseases: A review of the linkages, London School of Hygiene & Tropical Medicine, 2019.