ITALIA: LA TERRA DEI MORTI ?, di Antonio de Martini

ITALIA: LA TERRA DEI MORTI ? NO. BASTA.

La questione del ricordo dimenticato delle foibe fu, meritoriamente, sollevata da Storace che, da presidente della regione Lazio, fu anche il primo rappresentante della destra a partecipare – non citato dalla TV – alla commemorazione delle Fosse Ardeatine accanto al presidente della Repubblica.

Lo vidi come un gesto conciliatorio e di concordia nazionale ( la famosa memoria condivisa rifiutata dal Mattarella) ma temo rischi di trasformarsi in una cooptazione nel giro dei piagnistei.

Sono assolutamente favorevole all’inequivoco ristabilimento di ogni verità storica ma decisamente contrario alla trasformazione delle nostre memorie collettive in un martirologio permanente.

Siamo anche ricchi di memorie positive: vittorie, scoperte, innovazioni sociali che vanno celebrati alla stregua dei – sempre più rari- successi sportivi nostrani.

Che si tratti dell’Olocausto degli ebrei, degli armeni o dei cristiani, delle Foibe, della strage di Cefalonia, dell’assassinio del giovane Berta o dei fratelli Mattei, passando per don Minzoni, Matteotti , Muti, portella delle ginestre, i fratelli Rosselli, Moro o altri cadaveri intenzionali, di ritorsione o meno, gli organizzatori di queste messe funebri devono sapere che ne abbiamo abbastanza e che queste escalation di ripicche nuocciono gravemente alla concordia e allo sviluppo economico e sociale della comunità nazionale, nonché ai rapporti con paesi cui siamo da decenni vincolati da un comune destino.

Meglio: una volta collocato un avvenimento nel giusto contesto storico bisogna « lasciare che i morti seppelliscano i morti » e costruire
un’atmosfera di positività e concordia.

Questi avvenimenti é giusto insegnarli nelle scuole, ove contengano elementi storici degni di attenzione e dibattito, ma vanno evitate le cerimonie pubbliche in quanto divisive, mortifere e jettatorie.

L’Italia ha bisogno di tornare a correre verso la vita e l’indifferenza con cui il paese si difende – e che lor signori avvertono- é il prodromo di una ribellione generalizzata contro una mentalità quaresimale e avvilente.

Si intravvedono, qua e là, già i segni di una reazione.

Chi ci vuole dirigere deve indicarci mete d’avvenire e non costringerci a vivere col capo rivolto all’indietro come i dannati di Dante.

La propaganda piagnona alla De Amicis ha rotto i coglioni. Ne prendano atto.