ELABORAZIONE DI UNA TRAGEDIA, a cura di Giuseppe Germinario
ANDREA ZHOK
CENSURE
E’ uno spettacolo bellissimo vedere come schiere di ‘libertari antifascisti’ e di ‘liberali progressisti’ si sbraccino per contestare la presenza di autori o editori di estrema destra alla fiera del libro di Torino.
Come sempre tocca a marxisti, gramsciani, socialisti, e storicisti in generale mostrare come la tutela della libertà da parte di liberali e libertari sia al solito una finzione strumentale, che quando non serve ai loro scopi viene revocata.
Ora, per quanto sia banale ricordarlo, quelli che avevano la coda di paglia per la mancanza di argomenti, e finivano per bruciare i libri e esercitare la censura, erano proprio i fascisti.
Un libro non ti piega il braccio dietro la schiena per costringerti a capire quello che c’è scritto, tantomeno ad aderirvi.
Un libro è un oggetto che ha la forza della sua debolezza: è alla mercé del lettore, e dell’uso che ne farà. Se esiste una forma culturale che rispetta ed alimenta la libertà, per essenza, questa è proprio l’editoria libraria.
A chi invoca la XII disposizione transitoria della Costituzione, o la legge Scelba, è essenziale ricordare che un conto sono forze politiche neofasciste o in generale antidemocratiche, tutt’altro sono le idee.
Uno degli argomenti decisivi a favore della democrazia è proprio la sua disponibilità ad accogliere e discutere ogni contenuto, anche quelli più avversi e lontani, perché non di rado anche nell’errore si scoprono aspetti interessanti o fecondi.
E uno degli argomenti decisivi per detestare i fascismi è proprio la loro incapacità di stare ad ascoltare posizioni da sé distanti, e la volontà di metterle preventivamente a tacere.
Solo chi ha dichiarato la bancarotta della ragione e della riflessione invoca la censura (e che sia la censura del Minculpop o quella di ‘progressisti’ politicamente corretti non fa nessuna significativa differenza).
LA REGOLA DELL’ISMO
La regola universale con il fenomeno dei ‘fascismi’ è sempre una sola: il fascismo (archetipo) viene fuori quando la democrazia perde colpi.
Questa è la realtà del 1919, o del 1922, o del 1933, ecc.
In questo senso, focalizzare sulle manifestazioni fasciste è cosa appropriata per le forze dell’ordine, ogni qual volta ce ne siano gli estremi.
Tuttavia concentrarsi sullo spettro fascista da parte di chi ha (o ha avuto) in mano le leve del potere democratico è autoassolutorio e privo di senso.
E’ privo di senso non necessariamente perché l’allarme sia infondato.
E’ privo di senso perché i ‘prodromi fascisti’ sono gli starnuti di una democrazia col raffreddore: non si curano gli starnuti, si cura il raffreddore.
Quando in un paese la democrazia non riesce a soddisfare le esigenze dei propri cittadini, quando a colpi di austerità e di ramanzine su quanto ‘abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità’ si lasciano sguarnite le periferie, e indifesi i ceti più deboli, quando dai propri attici con portineria si plaude all’accoglienza illimitata, quando dalla sicurezza della propria area gentrificata si deridono le proteste sgrammaticate contro l’insicurezza, quando si spediscono all’estero in cerca di fortuna 250.000 persone all’anno presentando questo scempio come “le virtù della mobilità”, quando viene fatto tutto questo, lamentarsi del fascismo è come lamentarsi per il rumore degli starnuti di qualcuno dopo che lo hai lasciato nudo sotto la pioggia.
GIUSEPPE MASALA
INTERESSANTE
Sono andato nel sito della casa editrice Altaforte. Non so perché, ma sono stato attratto dalla sezione graphic novel. Vedo che hanno tradotto la bellissima opera di Jacques Terpant “le chien de dieu” sulla vita di Louis Ferdinand Céline. Ammetto la mia colpa, né ho una copia francese peraltro autografata e con tanto di ritratto fatto dall’autore. Chiaro segno di fascismo per qualcuno, mio e ovviamente di Jacques. Provo davvero tristezza contro la barbarie di questo fascismo mascherato da antifascismo manierista e di cartone.
Parliamo seriamente: l’Italia è davvero una polveriera a rischio fascismo. Lo penso, lo penso fortemente. Vedo rafforzato il mio convincimento ora che ho iniziato a leggere M di Scurati. Abbiamo tutti gli ingredienti: una classe politica “per bene” corrotta e ipocrita. Crescenti diseguaglianze. Bande di Fasci da Combattimento spuntate da chissà dove e chissà come. Manca solo lui: M. Una figura carismatica, istrionica, trascinatrice e pronta a tutto per prendere il potere. Lui non c’è, per fortuna nostra. E non fatemi ridere ipotizzando parallelismi tra Salvini e M. Il Ganassa non vale manco l’alluce di M. Dico per la statura dell’uomo: da un lato una figura tragica dall’altra davvero un piccolo borghese dei nostri giorni che recita una parte, e nulla di più.
Ma in tutta questa situazione che può destare preoccupazione il peggio del peggio è il fascismo degli antifascisti. Fascismo degli antifascisti che è comunque roba da operetta e per questo irritante; come tutte le cose inutili e intrise di manierismo ipocrita. Vietare ad una casa editrice di esporre i propri libri è sempre un errore e non me ne frega nulla che tra questi ci sia ciarpame (tutte le case editrici pubblicano il proprio e chi è senza peccato scagli la prima pietra). Altaforte pubblica anche roba interessante che merita di essere letta: penso ad alcune opere di Antoine de Saint-Exupéry a Howard P. Lovecraft fino ad arrivare ad alcune opere di epoca fascista – che sì sono fasciste – ma sono comunque importanti documenti storici che possono interessare a storici, a scrittori o a semplici appassionati dell’epoca. Non è importante le tesi che questi libri espongono, ciò che conta è lo spirito con il quale il lettore si approccia. Esisteranno ancora i lettori dotati di spirito critico, o no? Su chi sia l’editore non mi interessa: se ha problemi giudiziari s’arrangerà lui.
Quello che fa impressione – ripeto – è l’antifascismo manierista con modalità squadriste di chi prova a nutrire il proprio vuoto non solo politico ma esistenziale con queste scemenze. Mentre i Fasci da Combattimento dilagano nelle periferie a causa delle crescenti diseguaglianze che i nostri antifascisti di maniera – generalmente con il culo al caldo – non riescono a vedere. Per fortuna che non si vede un M all’orizzonte. Se no ci sarebbe da preoccuparsi.