Italia e il mondo

Il secolo dei renitenti, di WS

Questo articolo  di Lanza , su cui sono  sostanzialmente  d’accordo,  solleva un  argomento  “attrigante”,  “intrigante”  nel  italish oggi  in uso:  la “rivolta”  del  “sud  del mondo”, in realtà  solo   dei    4 big  dell’ Asia  continentale, a  “l’ordine  basato su regole”, di fatto  la versione  americana   del  “Rule Britannia”   del  secolo  XIX.

  Spiega  infatti  il Toynbee   che  le  sfide  vanno   raccolte   e  le antiche  civiltà  asiatiche   alla  fine,  dopo  averle  subite  sulla propria pelle,  hanno raccolto  quella  del Mackinderismo   inglese  “orecchiato”  e “ fatto proprio”  dagli  U$A.

E  a Tientsin  è appunto  stato  certificato    che  lo SCO  ha raccolto la sfida geopolitica   con un “ormai più non  ti temo”. 

Ma  da lì a    dedurre  che  lo SCO abbia  propri piani geopolitici   ed   addirittura   che   li abbiano    i BRICS  tutti insieme si passa a un volo pindarico. Non solo i quattro attori più grossi, Cina , Russia , India  e Iran,  hanno   agende  e problemi  diversi , ma  anche  gli stati   “di contorno” ,  Turchia, Armenia, Kazakistan  ect..,  non disdegnano  ma addirittura    hanno “allineamenti”   con  gli U$A.

Gli SCO  come i BRICS   hanno  solo una cosa in comune : non vogliono prendere ordini  dagli U$A.

E  così a  Tianjin  è stato  solo  certificata  una postura  di “reazione”   ma  per  cosa  e  come    questa   reazione  avverrà, sarà deciso solo  dagli U$A   quando questi vorranno   testare  questa “prontezza  di reazione”  sulle linee  rosse dei  singoli “soci  del club “.

Il che  significa  che  “l’ eccezionalismo”  americano   resta, per ora,   libero  di operare a proprio piacimento  al di fuori de l’ area SCO: la “bestia”  resta  “libera”  anche se il recinto  gli è stato un po’ ristretto. 

Perché  Toynbee  ci insegna anche   che bisogna   stare molto  accorti  a  come cercare di  vincere  le sfide raccolte; occorre  cioè  molto  pragmatismo, molta lungimiranza,    molta prudenza  e molta pazienza  per  evitare  di  cadere poi in problemi  più grossi  che  si rivelino  poi  addirittura insormontabili.

In altre parole, soprattutto in geopolitica,    bisogna  conoscere  bene   i propri limiti ed evitare   dogmatismi  e  sogni  di gloria , il  che è appunto  l’usuale  approccio  geopolitico  delle   vecchie   civiltà asiatiche     e  che è anche   il “ Tao di Putin”    (https://julianmacfarlane.substack.com/p/the-tao-of-vladimir-putin)

Putin infatti   ha   e ha sempre  avuto   a cuore  solo  la  salvezza della  Russia   da perseguire  con “quello che c’è”. Per  quanto Putin  sia  sempre aperto  ai suggerimenti   e alle elucubrazioni  dei suoi supposti  ideologi/consiglieri, le sue   “stelle polari”  sono sempre : pragmatismo,  prudenza  e pazienza.

E Putin  ha rimesso in piedi la “casa Russia” operando  con “quello che  c’è”,   accettando  spesso compromessi  e  spesso  facendo  finta    di non vedere la doppiezza  altrui, ma  senza mai  deflettere  dalla   sua meta  perché  “tutti i venti  sono buoni per chi sa dove  vuole andare”.

Un buon politico  infatti  spesso  può   e deve   omettere  verità e accettare ipocritamentr cose negative e finanche vergognose , ma non deve mai mentire  su quelli che sono i propri principi.

Non  è infatti   stato Putin  a decidere la propria  rotta politica  ma  “i  venti”   spesso anche contrari  che hanno  soffiato sulla  sua  “barca”.

Putin   lavorava  nel controspionaggio   in Europa  e per  formazione   non è un  “euroasiatico”, del   tipo Dughin ad esempio;   lui  “ pietroburghese “ non sentiva nessun  fascino  “orientale”  e non voleva  di certo   contrapporsi agli U$A /€uropa; sono  stati  gli U$A/€uropa    a spingerlo  in Asia    contrapponendosi  alla Russia  e operando per la sua   distruzione.

  E questa  è una cosa   che  Putin non poteva  accettare.

Anche  Xi, come tutti i cinesi , è un pragmatico, ispirato   da  Sun Yat  Sen; la stella  polare della  dirigenza  cinese  era solo porre  fine  al  “secolo  delle umiliazioni” , cosa  che oggi si può  considerare  raggiunta. Non   ci sono per ora spiriti di  rivalsa;  la Cina  non  desider(av)a  nessuna  contrapposizione   con gli  U$A/€uropa.

Pure   quel  gran furbacchione  di Modi   è un pragmatico; la  sua India  fa  affari  con tutti  e alle spalle di  tutti. 

Non è  questa una postura molto prudente ma Modi,   calcola giustamente che  il peso   de l’ India  nel  calcoli  geopolitici  altrui   “copra il rischio”.

Ma   se  gli  USA  lo minacciano  direttamente non può che  reagire  anche lui;  “la faccia” anche  se in “Occidente” è ormai un “asset”    che può essere     venduta  e rivenduta  in continuazione,   in Asia  è ancora  una cosa    molto seria  che non può essere  pubblicamente perduta.

Così come molti commentatori  hanno  già notato,   sono  stati  gli U$A   a     fare  “Tianjin “,    cosa  che può essere  vista come un atto di chiarificazione  geopolitica di principio   ma che  nei fatti    ancora non significa nulla   più  che la proclamazione  di un “club  di renitenti”;  nessuno  dei  suoi “soci”   desidera   realmente    andare    “dalle parole  ai fatti”  e  tantomeno   andarci “fino in fondo”.

Saranno  solo le modalità  con cui gli U$A   raccoglieranno  questa  reazione  a decidere  gli  eventi  futuri.

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Come siamo arrivati qui_Di WS

 Il   disastro  in cui  stiamo sprofondando  comincia   ad essere     “percepito”  da  un numero  sempre maggiore  di “  soggetti”    e    con   la sua  solita   abile  retorica, talvolta  volgarmente      qualificabile  anche come “pippone “, Aurelien    cerca  di spiegarci     “come  siamo  arrivati   qui”   seppure  alla  fine non riesca  ad andare oltre     categorie  vaghe :  “decisori politici”  “  credenti  del Dio  Mercato”   ect.

Noi   che siamo meno  raffinati partiamo  dalla banalità   che “Qualcuno”   deve  pure  aver deciso  tutto  questo    e sappiamo  che  tutto  questo, successivamente “ratificato”   dai  suddetti  “decisori /mercatisti“,    fosse   già  stato  esposto e discusso  nel  segreti “simposi”   delle  nostre  “elites”.

Quindi  sono  state le “elites”, no?

Ma  questa  è solo una  facile      spiegazione,   anche  consolatoria  .  Chi  sono  queste  “ elites” ?    I “ padroni” ,  “la borghesia “,  “la finanza”,  “le banche”?  Solo quindi altre  “ categorie” , non si  sa come   sorte    e   perché “obbedite”   e da “Chi”. 

Beh  sul “Chi”, credo  che nessuno  potrà   negarlo,  rispondere   è facile : Gli “ obbedienti”   siamo   “ Noi  , il popolo”  o per meglio dire, “We  the People”,  per  metterla  nella prospettiva  storica    di  chi ha inventato  “la democrazia”.

E perché   Noi   “obbediamo”?   Non  ci sono ancora  per le strade gli  sgherri  del potere; Nessuno ancora  ci rapisce  dalle nostre  case   alle tre  di notte    solo  dietro  sospetto   di “disobbedienza“  anche solo “mentale” .

Quindi  non siamo  ancora  una “dittatura”  e   noi     siamo  certamente  “ arrivati”  qui “   spontaneamente.  Seppur        siamo  certamente “vittime”,   eppure   NON siamo “innocenti”.

E  il dibattito  su queste responsabilità  della “vittima”  manca  sempre   e di sicuro  noi   “ We  the People”   non  usciremo   da  questo  inferno   senza  un doloroso “ pentimento  e  riscatto”

E per  far  capire  di cosa parlo  mi riferirò  alla mia  esperienza personale.

 Io infatti  come Aurelien     sono almeno  tecnicamente ” uno  che  ce l’ ha fatta”;  nato poverissimo, ma evidentemente   abbastanza intelligente e motivato,    con grande sacrificio dei miei  genitori, peraltro pure anziani,  e il sostegno, voglio  sottolineare  PER MERITO,    di uno  stato  non  ancora completamente  asservito   ai rentiers,  ha potuto studiare fino ad un livello alto di istruzione.

Ma  a differenza  di Aurelien  io non venivo  dalla  mondo “ della fabbrica” ma da un  gradino ancora più basso :  quello  “della terra”   sebbene  nel “mondo operaio”  io ci sia  sempre  vissuto  perché,  nel  caseggiato in cui crebbi, otto appartamenti  e un solo  gabinetto a mezze  scale,  erano  soprattutto operai     del livello meno qualificato.

 I miei  invece sopravvivevano       con un piccolo commercio  di frutta e verdura. L’ altra differenza  con i vicini  è   che  mio padre,  semi-invalido e  uscito dalla mezzadria  “liquidato”  dal fratello, aveva messo  tutti i suoi  risparmi nell’acquisto  di  quelle  due misere  stanze,  mentre  invece  i nostri  vicini   ci  stavano in affitto;   alcuni di loro, poi,  direttamente dal loro datore  di lavoro  che  aveva   impiantato una   officina e cromeria   nei  fondi dell’edificio stesso.

Il  detto  “padrone”    erano  due  ex-operai  che  avevano  fatto    i loro primi  soldi  con i traffici   del  “ passaggio  della guerra” e cominciavano allora la loro  scalata   da  “padroncini” a  Imprenditori   fino  ad  arrivare   agli inizi  dei ‘90     ad avere una      fabbrica   di “meccanica fine” con 250  dipendenti; fabbrica che poi  crollò nella transizione ai rispettivi  figli,  evidentemente    meno capaci.  .

Erano,  quelli  in cui  crebbi io,  i “ruggenti 50”: nessuna  regola , nessun controllo, nessun diritto, massima libertà di iniziativa. Eppure  il paese  cresceva.

Ma una cosa  mi colpiva,   già allora : la differenza  di mentalità  dei “figli della fabbrica”    dai “ figli della  terra”. I  nostri  vicini non si preoccupavano  del futuro, loro  vivevano  nel presente,   senza  risparmiare,  nella  certezza  che un lavoro , seppur misero, ci sarebbe  sempre  stato.  Invece i  miei invece  vivevano  “ nel futuro”     lesinando  oggi  sul “ raccolto  buono”  in previsione di dover  sopravvivere domani  ad  uno “ cattivo”.

E  così  nella  sostanza  noi  possedevamo il nostro  tugurio  solo  perché    vivevamo  da poveri  più di loro.

Questa  mentalità “ consumistica”  della   “classe operaia”  mi ha sempre  colpito negativamente.

Si definivano      “proletari”  ma  avevano  aspirazioni borghesi , cioè   odiavano  la borghesia  solo perché   essa   “consumava”  cose  che   anch’essi  volevano ma non potevano permettersi.

Io invece  l’ unica  cosa  che invidiavo  alla  “borghesia”  era  solo l’istruzione   che  essa poteva permettersi.  Io  ho  sempre  desiderato istruirmi ,  divoravo qualunque  cosa  fosse  scritta e    ricordo     che,   con  i miei primi pochi  soldini,   a 8 anni         ad un Natale  mi autoregalai un Atlante e  che  per  quell’ acquisto  mia   madre,  totalmente ignorante  di cosa  fosse un “Atlante”, mi    accompagnò impacciatissima  in una libreria .

E la lettura   di quel  Atlante  pieno  di  dati  economici, che ancora  pur sfasciatissimo  dall’ uso  io conservo ,     ha formato per  sempre il mio pensiero   (geo)politico : è  solo la produzione di beni   REALI  che   definisce la realtà del mondo, tutto il resto è solo “gioco  del monopoli”…. o  “delle tre carte”.

 E così, pure  quando alla  fine   sono   attivato in cima  al mio  cammino  di istruzione, io, pur avendone i mezzi , ho sempre  rifiutato  di vivere “ da borghese” .  Sostanzialmente  le  mie aspirazioni,  i miei interessi personali  erano  rimasti quelli di un “ contadino”.  “Servire la  MIA terra con le MIE  mani ”   era per me più  gratificante  che “ consumare”.

Ma  per lavoro ero sempre  rimasto in mezzo  agli “operai”. Ne riconoscevo l’ importanza  per il riscatto  di questo paese  e ne vedevo però  la  loro  compromissione  culturale  alle aspirazioni “ borghesi”. 

  Per lavoro passavo  molto tempo con loro  ex “ giovani operai “,  divenuti poi tecnici  di qualità  nelle officine in cui venivano realizzate,  grazie al loro  lavoro, molte delle mie idee , e li esortavo a non  cadere   ne “l’ edonismo”   che  tracimava  dalle  televisioni  commerciali;  a non barattare   sogni  consumistici  irrealizzabili  con   i capisaldi  conquistati  a  caro prezzo  dalle  generazioni  precedenti.

 Gli  dicevo : attenti ,   abbiamo  già  tutto quanto  ci serve. Abbiamo un buon lavoro SICURO ,  una buona istruzione  GRATIS, una buona sanità GRATIS, la casa di proprietà,     due piccole auto per famiglia , “ tempo libero”   e un mese  di ferie   VERE  ect, ect . Non si può  crescere  all’ infinito, non si può    vivere   tutti “  da borghesi”   e se   “sognerete con gli occhi  della borghesia”      questi  capisaldi   crolleranno  e  i nostri  figli non avranno  quello che abbiamo avuto noi .

“Prediche inutili” , naturalmente!   La TV  gli  prometteva    un “ mondo  di balocchi”  e chi ero io   per  dire   diversamente?  Semplicemente  mi guardavano  come se fossi scemo, mentre gli   scemi  erano loro.

E   così finimmo  tutti nel  “ paese dei balocchi”.

Ecco , “come  siamo  arrivati  qui”

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La guerra che verrà, di WS

Chiosa di WS all’ultimo articolo di Simplicius

Non dobbiamo mai  dimenticare   che   questa è una  guerra  esistenziale , e non per volontà russa.

L’ attacco NATO al “mondo  russo”  incominciò   subito dopo le false promesse di Bush sr.   E attraverso la solita   “strategia dell’Anaconda”  si è sviluppato   per  circa  30 anni  e la sequenza dell’avvicinamento e avvolgimento delle sue varie “spire”, dalla Bosnia  alla Siria  passando per Cecenia,  Georgia, Libia, Ucraina ect.., è cronaca che   non va mai dimenticata

La Russia  ha  protestato  sempre  contro  queste  gherminelle  americane  e ha contrastato    questo  continuo avviluppo  in modo sordo  per non  affrettare  “ i tempi”,  alternando  posture    assertive ad un mix  di  falsa  debolezza  e  falsa ingenuità ,  finché   non ha ritenuto necessario  intervenire  direttamente  in Ucraina.

Quando   questo è avvenuto , cioè  quando questa  guerra  NATO-Russia è entrata  nella  sua fase  “cinetica”, la sequenza   degli  avvenimenti  a venire mi è  quindi apparsa  subito chiara.

Infatti  se il piano   russo  era   provocare un collasso politico a kiev per ottenere un “accordo  di neutralità”, aka Minsk3,  e così sostanzialmente  dare un altro  “ calcio al barattolo “, il piano americano era  un Kabul2,  incastrare quindi l’esercito russo in Ucraina,  seppellendo di conseguenza la Russia  sotto una montagna  di  sanzioni  fino a provocare nel  paese un  caos  sociale  e un collasso politico a Mosca.

Ma entrambi i piani   sono falliti semplicemente perché l’ avversario se l’aspettava, e qui non va dimenticato    il pieno coinvoilgimento   del Trump1  nella militarizzazione  e  il  rafforzamento  del regime di Kiev.

E  come nelle precedenti WW il  fallimento dei piani iniziali ha portato ad una “ stallo”  in  attesa  che   “altri” elementi  entrino in gioco.

Ma    con enorme cautela,  perché  entrambi i contendenti hanno  armi atomiche  e portare  alla “disperazione  strategica” uno  dei due  potrebbe   fa  precipitare  la guerra   verso una fase “nucleare”,  solo in  Europa ovviamente;  preoccupazione che  è quindi molto  sentita    dai russi    ma molto meno  dagli americani  e per nulla  dai loro  gauleiter   €uropei  che hanno già    tutti  sistemazioni pronte    “altrove”.

E in questo “stallo”  la Russia  ha scelto  di usurare la NATO Ucraina  fino a portarla al collasso politico. Altro non poteva  fare.

Ed   in questa  guerra di usura   ovviamente  cederà per prima l’ Ucraina,  il che pone un problema  alla NATO   su come reagire,  non  tanto sulla modalità  quanto sui  tempi e i modi.

L’ ideale NATO   sarebbe  far  entrare   le proprie truppe in Ucraina   sotto  una  qualsiasi “narrazione”   che lo giustifichi  alle proprie  popolazioni.

Potrebbe  farlo anche  adesso e lo hanno  già fatto “di soppiatto”, ma i russi  gli hanno già  sparato  altrettanto  “di soppiatto”.   Soprattutto  sono  stati i polacchi  ad averne  avuto la maggior  dose,   tanto  che  pare   ne  abbiano parecchio  raffreddato  gli entusiasmi.

Hanno  quindi bisogno  di  farlo    pubblicamente    e far  apparire l’ eventuale  reazione russa  come un “tradimento  della pace”   e a questo  solo serve  il teatrino  di Trump.

L’ obbiettivo  strategico  infatti è chiarissimo: la guerra   deve  continuare come “convenzionale”,  ma senza uno scontro diretto  USA-Russia,  perché  questo  darebbe il diritto  ai russi  di annientare le basi anche nucleari  americane in  Europa; la situazione    scapperebbe  di mano.

Nei piani americani    la guerra dovrà proseguire  tra   NATO-volenterosi    e Russia     e  se poi magari   qualche  idiota ( francese)  la buttasse  “ in nucleare”   tanto meglio.

Si capisce  qui     perché i russi non hanno alcuna  fretta  di   far  collassare la NATO -Ucraina  in quanto ,  salvo  altri “eventi”  è  sicuro  che gli  €uropei interverranno nella solita  formula della altre  WW : gli europei “ giusti” ci mettono la “ carne da cannone”   e i “ cannoni”  glieli  fornirebbero   i bankesters   americani  “a credito”.

Insomma la NATO-europa  come nuova NATO-Ucraina.

Ovviamente  questo è un problema strategico  serio per la Russia;  che  risposta  darà  all’intervento  diretto  dei “volenterosi”?

E   qui comincia a delinearsi    quello  che io nel ‘22 non avevo ancora  capito. Avevo cioé capito  che  la Russia  nella  guerra  “ convenzionale”  terrestre  avrebbe  adottato la sua  solita   strategia      di sempre  da Poltava a Stalingrado :  “contenere  e distruggere”.

Infatti   come sempre la Russia  non può essere  sconfitta  sul suo territorio,  ma purtroppo , specialmente  oggi con le  “ armi volanti”,  può  esservi logorata   esattamente  come tenta  di fare  la NATO-ucraina.

Immaginiamoci  quindi   l’ attuale  “stallo”  con un avversario molto più grosso e potente  e sull’intero  fronte   dall’Artico   al mar Nero.  Può la Russia    sostenere  questa    usura  rafforzata mentre  i suoi  più pericolosi  avversari, USA   , ma anche  Turchia   e suoi  turcheschi,   si rafforzano  spiando ogni  suo segno  di debolezza?

Certamente no!   Quindi     una sua  risposta “ nucleare”   sarebbe inevitabile    secondo  appunto i piani  americani.

E i bankesters   avranno  la LORO  WW3.

Ma la NATO-europa  ha un suo punto  debole:  contrariamente   alla  Russia l’ €uropa ha bisogno  di tutto    e la risposta  russa  sarà   tagliarne ogni  via di rifornimento  per  provocarne   il collasso sociale.

Quello  che adesso non viene  fatto all’Ucraina per non  affrettarne la fine  sarà subito fatto  all’ intera  europa  perché i mari  che circondano l’ europa saranno  dichiarati   zona di guerra   e gli americani non ci potranno  fare nulla    salvo appunto  una   guerra  DIRETTA   con la Russia  che   gli U$A per ora non vogliono  perché  un  esito  nucleare ANCHE sulle loro  teste  sarebbe inevitabile.

 Ma nessuno  si faccia illusioni! Anche  il collasso  della NATO-europa  non chiuderà la partita  come non la chiuderà il collasso della NATO-ucraina quando  verrà , perché  resta questa maledetta “sconfitta  strategica”  che    “qualcuno”   dovrà accollarsi.

Putin ha infatti offerto a Trump  la via  di un  facile  disimpegno  americano   che accolli la sconfitta  strategica  sulle  sole spalle dei suoi vassalli  europei , ma  pare sempre più  che  la disponibilità  di Trump sia  solo il solito  vecchio  trucco “  bad cop good cop”.

Peccato, perché  non ci saranno  altre vie  di uscita  da un confronto totale   U$A-Russia ,  e  la  “scelta”  di Trump   rischia  di portarlo  comunque   nella  “Storia”  come lui tanto desidera,   ma nella  direzione “sbagliata”.

Incrociamo le dita  perché   i prossimi giorni  saranno  cruciali . Non  so il perché,  mi dicono  che  i bankestes    siano anche  esoteristi,  ma per  qualche strano  motivo i giorni  tra agosto e settembre  sono  sempre  stati cruciali per rendere irreversibili  anche le precedenti WW.

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Quanto a mezzanotte_di WS

Il consueto commento di WS all’ultimo di Simplicius_Giuseppe Germinario

In questo articolo Simplicius legge la “ ambigua” posizione russa su la “pace di Trump” in una chiave che io ritengo corretta perché ha spiegato già in passato altrettante “ambiguità” russe, dal “maidan” alle “Istanbul”.

La Russia è necessariamente “ ambigua” perché è “ambigua” la stessa guerra a cui viene sottoposta. E non è possibile risolvere un simile conflitto con un semplice “ colpo di spada” perché il campo di battaglia militare è solo uno dei suoi “teatri”.

Il noto aforisma di Von Clausewitz, la guerra è la presecuzione della politica .., è solo una dimensione del “conflitto”. Non solo, questa dimensione vettoriale è pure bidirezionale: la politica è la prosecuzione della guerra…, come i russi hanno dolorosamente sperimentato dopo l ‘autoscioglimento” dell’URSS.

Ci sono altre “dimensioni” del “conflitto”: “l’ economica” è ora evidente a tutti , ma esistono anche quella “emotiva” e “culturale”, ambiti che nella società moderna si sono dimostrati anche più pervasivi ed efficaci. Controllare la mente delle élites significa controllare la politica dei loro paesi.

La “narrazione” in cui siamo immersi è fondamentale. Non solo “narrare” il presente definisce il futuro, ma lo stesso “narrare” è il passato che crea il “presente”.

Non solo la “storia” in cui noi siamo immersi fin da quando essa è nata, le steli di Ramses, riporta “i fatti” dall’interessato punto di vista di chi la scrive, ma soprattutto sempre più essa è imposta da vincitori che hanno anche il potere di cancellare le “storie” dei “ vinti”. Una caratteristica particolarmente degenerata da quando la ” borghesia” ha preso il sopravvento sulla “nobiltà”.

Ad esempio solo ora si comincia a chiarire che il concetto di “guerra mondiale” nelle sue implicazioni di imposizione di un nuovo “assetto sistemico” è ben anteriore al 1914 , (consiglio di leggere questo recente articolo ora tradotto anche in italiano (https://giubberossenews.it/2025/08/20/la-settima-guerra-mondiale/)) e meriterebbe un commento a parte.

Ma ora anche comincia ad essere chiaro che è intrinseco nella storia umana il conflitto tra “popolo” ed “elite” che poi, culturalmente, è tra “ logos” e “gnosi” , cioè tra “verità” rivelata a tutti, il popolo e “ conoscenza” ritenuta per pochi, elite, al solo fine di mantenere ed accrescere il proprio potere sul “popolo”.

E, per chi lo vuol vedere, è evidente che oggi l’ “occidente” sia dominato da una simile elite il cui enorme potere si basa sul monopolio della fabbricazione del danaro , che è la linfa, il “sangue” necessario alla vita di questa nostra complessa società.

Privilegio che fornisce a LORO un immenso potere di ricatto e di costruzione di una “narrazione “ asfissiante; strumenti che danno LORO un potere tanto superiore a quello della sola “spada” con cui si è sostenuto per millenni il potere della defunta “nobiltà”.

Torniamo però ora a Putin e al gruppo che esso ha costituito intorno a sé, partendo da quella “mafia di Leningrado” che giunse a Mosca con Sobciak.

Si tratta, certamente in origine, di un gruppo emerso al seguito del crollo de l’ URSS tra i saccheggiatori di quella “balena spiaggiata”, cosa che Lilin nel suo libro “ Putin l’ ultimo zar” ha descritto bene.

Ma che cosa differenzia costoro dalla “€uroborghesia compradora”, ieri a rapporto dal “preside “ Trump ? Il background culturale .

La “mafia di Leningrado” di Putin è nata e cresciuta in URSS. Ha partecipato al “saccheggio della balena” per la gioia dei loro figli debosciati, ma l’arricchimento personale non era il suo “punto cardinale”. La sua identità culturale “russa” alla fine ha fatto emettere il suo “non serviam!” da cui è venuto questo “conflitto di volontà”con le Centrali del potere “gnostico” già padroni de “l’ occidente”; conflitto ora tradotto in “guerra cinetica” in Ucraina

Una guerra che però non ha solo la dimensione della “spada”; passa anche nello “ spirito” di chi domani comanderà la Russia . Putin, Peskov, Lavrov , Shoigu ect sanno benissimo che i loro figli “biologici” sono “contaminati”, anche se non al livello della figlia di Sobciak, così come quelli di gran parte della attuale elite russa.

“Decontaminare” la Russia dalla corruzione “occidentale” è una battaglia molto più difficile che denazificare l’Ucraina che, in fondo, è solo la vetrina “militare” di questo scontro.

Per Putin l’ Ucraina è solo un quadrante della sua “scacchiera”; la vera partita si gioca in Russia e ci vuole un tempo enorme, senza provocare pericolosi contraccolpi, per sostituire una “elite” contaminata da “l’ occidentalismo” con una purificata “ sul campo di battaglia”.

Per questo anche Putin è interessato a calciare il barattolo ed evidentemente ha trovato in Trump uno che ha lo stesso progetto in casa propria, con tanti Auguri !

L’essenza di questo teatro, quindi, è tutta qui. La discussione deve appunto ricondurci a questo: Quale “coup de theatre” ci darà Trump per uscire dal suo nuovo “penultimatum”?

Perché, chi invece ha sempre più fretta sono LORO: i “ signori del danaro”. Il LORO potere in “occidente” è intatto e non se ne andranno senza tentare di “ rovesciare il tavolo”.

Per questo Putin è “ambiguo” e Trump “ondivago”; un piccolo errore , anche solo un LORO piccolo spavento un più che sia appiglio alla LORO “narrazione” e… patatrac !

Siamo dentro una nottata in cui meglio sperare non venga mai “mezzanotte”.

Un calcio al barattolo?_ di WS

Altra preziosa chiosa di WS all’ultimo articolo di Simplicius_Giuseppe Germinario

Non solo tutti i dubbi di Simplicius sono fondati ma a me tutto questo teatro , sembra addirittura una intenzionale “nebbia di guerra”.

Non è infatti possibile che la Russia accetti di avere “la NATO-€uropa in Ucraina” , sotto qualunque “cappello” ciò venisse giustificato; questo sarebbe la certificazione di una sua ” sconfitta strategica”.

Ma c’ è anche di più! Putin fa sempre “buone offerte” che se rifiutate non saranno mai più riproposte una volta che lui sia costretto a trovare nuove soluzioni ai suoi problemi. E’ una questione di serietà e di quel legalismo al quale lui tiene moltissimo.

Possiamo quindi escludere che ci possa essere un accordo uguale a quello, stracciato dagli ucraini, di “Istambul” , per il semplice fatto di aver costretto la Russia ad altri 3 inutili anni di guerra del cui costo l’ Ucraina dovrà accollarsi, questo è una questione di serietà, l’onere. In aggiunta ci saranno altri documenti firmati con i plenipotenziari di Zelensky, un presidente scaduto e illegittimo.

Quindi possiamo essere sicuri anche che non ci sarà nessun incontro Putin-Zelensky prima che anche questa “quisquilia” non venga almeno “formalmente” sanata.

Qualunque accordo che venga poi firmato non può prescindere dal fatto che la Russia non è stata sconfitta e che quindi l’onere di quella famosa “ sconfitta strategica” che “l’ occidente combinato”, anche U$A, voleva infliggergli se lo dovrà accollare qualcun altro.

Certo, nemmeno la NATO-ucraina è stata ancora sconfitta ma la sua debacle nella attuale guerra di usura è inevitabile. Qualunque accordo la Russia firmerà non può consentore di lasciare l’ attuale regime in carica: i Nato-Nazi se ne devono andare!

Ma ripeto, c’è comunque una ” sconfitta strategica” che qualcuno degli sponsors della NATO-Ucraina dovrà in seguito accollarsi; se la Russia in modo realistico è disposta a far finta che gli USA ne possano uscire ” candidi e vincenti” il ” perdente” non può che essere la NATO-€uropa vassalla degli U$A (*)

Queste strutture ( NATO , €uropa) con cui si è articolato l’ impero U$A nel continente europeo dovranno comunque non solo” pagare il conto” ma proprio certificare formalmente la propria sconfitta e ritirata, elemento che è l’ unica vera garanzia per la Russia di aver chiuso con successo la “questione NATO-ucraina”.

La questione è infatti puramente militare e ciò che resterà dell’Ucraina sarà qualcosa di strettamente vincolato alla neutralità; non ci dovranno essere sotto nessuna copertura forze NATO/ europee in Ucraina.

Nessuna contrarietà invece a “ l’adesione “ dell’Ucraina alla UE; “il conto” del sostentamento di questo stato fallito dovrà poggiare solo sulle spalle di chi lo ha sostenuto.

Ma domandiamoci : può oggettivamente ORA Trump “ mediare” tutto questo ?

Ammettiamo pure che ad Anchorage abbia accettato questo quadro: l’ “offerta russa ” è allettante per gli USA.

Gli Stati Uniti porterebbero a casa un sacco di soldi dell‘€uropa, un rapporto commerciale privilegiato con la Russia e soprattutto un aura di superpotenza non “macchiata” dalla “ ritirata” in Ucraina.

Ma gli U$A , “ l’ impero” vero artefice della crisi ucraina ne tornerebbe comunque sconfitto e non solo nei suoi tentacoli NATO e U€ . Se infatti la proposta russa salva la faccia agli USA non salva quella degli U$A sia nel mondo che nel suo stesso centro imperiale, gli stessi USA.

Quindi per quanto Trump e il MAGA possano essere realmente interessati, il rischio è appunto che un debole Trump non sia in grado di imporsi al suo Deep State e che tutto questo “teatro” sia solo “un calcio al barattolo”.

Guardiamo infatti come tutti gli €uroQuisling hanno reagito con violenza ad “Anchorage”.

Non è il prezzo che essi dovranno COMUNQUE far pagare ai propri popoli a metterli nel panico, ma la certezza che un ritiro USA dall’Ucraina sarebbe la loro fine politica.

Anche se ha già accumulato enormi ricchezze “ off-shore” questa elite “coloniale” non è disposta a fare fagotto; anzi, esattamente come i Natoisti istallati a Kiev, creerà una narrazione di guerra alla Russia per trincerarsi al potere in attesa che i loro “ padrini” in Usa eliminino “l’anomalia” Trump.

Come quelli di Kiev creeranno una NATO-€uropa e una narrazione di guerra che alla fine non potrà che sfociare in una guerra vera, non importa quanta sofferenza ne derivasse ai popoli europei che già adesso sgovernano con cinico disprezzo.

Anche per loro un “calcio al barattolo” è meglio.

(*) ho gia spiegato altrove la differenza che pongo tra USA (stato) e U$A ( impero finanziario) di chi controlla gli USA

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O Yalta o la WW3-atto III_di WS

Altro illuminante commento di WS all’aggiornamento di Simplicius

Come facilmente prevedibile “Anchorage” è stata solo una “photo opportunity” dove c’è stato di sicuro un confronto “franco”, come nella migliore diplomazia di un tempo; si sono cioé poste, almeno la parte russa l’ha sicuramente fatto, le basi di una politica NON disruptiva che dovrebbe essere il principio informatore tra due potenze in grado di annichilire il mondo e se stesse.

Che sia questo realismo politico a muovere la dirigenza russa ormai non ci dovrebbero essere dubbi, sebbene permangano dubbi sulla controparte americana.

Nella fattispecie molto probabilmente Trump è mosso da uno spirito realista. Il suo MAGA non è solo un trucco acchiappavoti, come da tradizione di quella “democrazia”, ma esprime genuinamente il disagio della America “profonda” e una volontà di porvi “rimedio”; il che nella sostanza NON può non essere che quel “ salvare il capitalismo americano da se stesso” che fu di Roosevelt.

Il suo problema però è che non lo potrà fare “ alla Roosevelt”. Trump non può salvare insieme “Wall Street” e “ Main Street”, perché nella “america profonda” non c’è più un enorme esercito industriale pronto ad essere rimesso in moto.

E tanto meno lo potrà fare “come Roosevelt”, preparando e favorendo, quindi, una guerra mondiale aldilà degli oceani in cui poi entrare quando tutti i propri concorrenti geopolitici ci si saranno avviluppati in modo inestricabile.

Ho già detto chi e per quale motivo spinge per un conflitto globale; per sintetizzare, volendo risolvere l’ attuale “equazione” geopolitica in una formula, noi oggi abbiamo la seguente proporzione:

CINA: U$A = U$A: RUSSIA

laddove 90 anni fa, agli albori della WW2 , era invece:

USA: £GB=£GB : GERMANIA

Cosa era allora £GB e sono oggi gli U$A? Imperi finanziari ormai improduttivi dediti solo ad estrarre ricchezza dalle proprie “colonie” .

Cosa erano/sono USA , GERMANIA , CINA , RUSSIA? Stati nazionali in forte ripresa sotto un governo “autocratico” e qui qualcuno potrebbe obbiettare su Roosevelt “autocrate” , ma sbaglierebbe: “autocrazia” è solo la definizione di un potere incentrato su di un “uomo solo al comando” per una diretta investitura popolare e a cui le élites sono associate nel potere solo in condizione di “vassallaggio”.

Ma se i problemi di £GB e U$A sono gli stessi, contenere l’emergere geopolitico dei due termini esterni della proporzione, le circostanze non sono esattamente le stesse.

Ad esempio GERMANIA aveva un buon potenziale umano ma scarse risorse fisiche, mentre USA aveva abbondanza di entrambe. Invece oggi CINA ha un grande potenziale umano e scarse risorse fisiche mentre RUSSIA si colloca all’esatto contrario.

E qui si potrebbe estendere il modello per capire verso dove evolverà il conflitto; è evidente, però, come gli U$A di oggi non siano gli USA di ieri e che non occupano lo stesso posto nella proporzione.

Ma torniamo ad “Anchorage” e alla realtà di oggi nel caso Trump, anche sotto la spinta del suo Deep State, scegliesse la via di Roosevelt (WW). Trump non riuscirebbe nei suoi scopi strategici.

Gli U$A non sono più gli USA e non potranno più tornare a quello che erano perché il passato pregiudica sempre il futuro in quanto i Fatti hanno sempre Conseguenze che spesso non possono essere più rimosse.

Ma se “ tornare indietro” non si può, per “andare avanti” occorre una spietata presa d’atto della realtà e la capacità di ricostruire un nuovo progetto partendo appunto dalla “situazione di fatto”.

E anche questo ancora manca a Trump.

Se infatti Putin non fosse andato ad esibirsi con lui nella rappresentazione di Anchorage, Trump oggi sarebbe legato mani e piedi dal suo Deep State per uno scontro totale con la Russia; scontro di cui Trump sa bene di non aver bisogno, ma il suo Deep State si.

La domanda che già mi posi in altra occasione è infatti : perché Putin è andato ad Anchorage? E la risposta ancora è la stessa (+), anche se è evidente che ad Anchorage Putin abbia realizzato, con gravi rischi che io non gli avrei consigliato, un successo di immagine.

Successo però di cui lui, molto più attento alla realtà che alle apparenze, non aveva in realtà grande bisogno.

Al di là di tutti i simbolismi adottati, la gestione pubblica del potere deve contenere sempre “il messaggio”, dalla scelta dell’Alaska a Lavrov con la “maglietta CCCP “, il vero scopo di Putin ad Anchorage era aiutare Trump a divenire l “autocrate“ in grado di riportare gli U$A ad essere USA , non solo perché gli U$A devono rinsavire dal loro maligno “eccezionalismo”, ma anche perché, per smontare la suddetta “proporzione”, la Russia ha bisogno che tornino gli USA “che furono”.

(+) avevo scritto :

Putin è infatti un attendista , sa che per tutto occorre tempo e tutte le cose devono maturare. E se non si vuole una WW3 ci vuole una “ Yalta” e per una “Yalta” ci vuole un presidente americano autorevole e spregiudicato; per ora Trump è quanto di meglio ci sia sul mercato politico USA.

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O Yalta o la WWIII, parte seconda_di WS

L’ennesimo perspicace commento di WS all’ultimo saggio di Simplicius

Già una volta mi sono espresso in un commento lungo a Simplicius, sostenendo che l’ alternativa ormai è solo “ o Yalta o la WW3 “; non posso, quindi, che dirmi piacevolmente sorpreso da questi sorprendenti sviluppi che forse verranno dall’Alaska, sebbene i dubbi e le osservazioni di Simplicius espressi in questo articolo siano anche miei.

Premetto infatti subito che non credo che ci sarà un VERO “accordo” il 15 agosto, per l’ ovvio motivo che la fine VERA della guerra in Ucraina comporterà inevitabilmente una “ sconfitta strategica” o per la Russia o per “ l’occidente combinato” e non vedo nessuno dei due pronto ad accettarla.

Perché per la Russia, Putin personalmente, qualunque “ accordo” che non preveda nei FATTI la minima precondizione dello SMO, fuori la NATO dall’Ucraina e fuori l’Ucraina dalla NATO, sarebbe appunto una “sconfitta strategica” anche se “addolcita” da qualche acquisto territoriale che non gli sarebbe comunque riconosciuto se non“ de facto” e con la certezza che presto le truppe NATO sarebbero in Ucraina e i lanciatori americani sarebbero a Karkov e a Kerson city.

Gli americani poi hanno dimostrato ampiamente nella storia che quando ne hanno la possibilità non rispettano alcun accordo, anche sottoscritto ufficialmente. L’ unico modo per farglieli rispettare è avere sempre “ un grosso randello ” .

E qui nasce la domanda: per quale “ strategia 3D” Putin dovrebbe accettare il rischio di passare da “fesso” senza una valida contropartita strategica?

Invece gli USA potrebbero, in un disegno geostrategico più ampio, anche “accettare” le suddette “ condizioni minime SVO” potendo scaricare su NATO e €uropa la relativa “ sconfitta” .

Ci sarebbe quindi una specie di Yalta nel senso che segue: come a Yalta gli americani accetterebbero il “ dato di fatto”; come infatti a Yalta nel 1945 “ constatarono” che l’URSS si era preso l’ Europa Orientale.

Il tutto ancora con la rabbia degli inglesi, i veri sconfitti strategici di Yalta.

Ma ammesso che lo volesse veramente, Trump può farlo, ADESSO? Secondo me no! Non ha il potere di imporlo al suo Deep State.

La cosa è resa evidente dallo stupido “ultimatum alla Russia” a cui Trump è stato probabilmente costretto dal Deep State stesso.

Se infatti Putin non gli avesse fatto sponda accettando l’incontro in Alaska, Trump sarebbe già ora intrappolato “in guerra” dal suo Deep State come uno Zelensky qualsiasi.

E qui ripeto, con qualche variante, la domanda di prima : perché Putin ha fatto una cosa che Stalin non fece mai? Perché ha accettato il grosso rischio personale di uscire dalla Russia per andare in “territorio nemico“ per aiutare Trump a non restare intrappolato nella “ trappola di guerra” del suo Deep State?

La mia risposta è che Putin cercherà di evitare la guerra rinviandola il più possibile anche se sa che dalla Alaska non ne verrà nulla più che una “cattiva pace”.

Putin è infatti un attendista , sa che per tutto occorre tempo e tutte le cose devono maturare. E se non si vuole una WW3 ci vuole una “ Yalta” e per una “Yalta” ci vuole un presidente americano autorevole e spregiudicato, Al mpmento Trump è quanto di meglio ci sia sul mercato politico USA.

Ma questa è una operazione rischiosa da cui deve venire comunque un messaggio chiaro al mondo: la Russia è tornata e deve essere rispettata. E pure “ qualcuno” si dovrà intestare la “ sconfitta strategica” che la NATO voleva infliggere alla Russia.

Stavolta, parafrasando l’ immortale frase del padrino parte II , “ il cane (inglese) ha da restare (fuori)”.

Per il resto “fuck the EU! “ e nessuno degli €uronanetti sorosiani ci venga a dire poi che la Nulan non li avesse pure avvertiti!

Ma a questo punto dovrebbe sorgere la domanda : quanta è davvero la probabilità di questa “cattiva pace”? Ha effettivamente Trump la volontà, il carattere e la forza per fare un “accordo serio” per imporre al suo Deep State questo tipo di accordo?.

Io direi di no e non consiglierei a Putin nemmeno di provarci; ma Putin è un uomo prudente e ben informato e avrà preso di sicuro le sue contromisure.

Perché in ogni caso da li si passa : “ o Yalta o la WW3” e più tardi sarà Yalta è peggio sarà per i popoli de “l’ occidente combinato”.

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Le bizze catastrofiche degli armeni_di WS

Altro importante commento di WS, questa volta ad un articolo di Korybko

Questo articolo di Koribko solleva un grosso problema geostrategico con cui la Russia, comunque vada in Ucraina, dovrà confrontarsi presto: una “ catena turchesca ” che dal Bosforo al Caspio fino non si sa ( Kazakistan? ) separi la Russia e dai suoi “amici” strategici ( Egitto , Iran , India) e dai “ mari caldi “-

E l’ anello chiave di questa catena è il passaggio dell’ Armenia nell’orbita “occidentale”.

L’operazione americana in Armenia è molto astuta ed ormai difficilmente “parabile”, ma va detto che sono stati gli armeni a decidere in tal senso, quindi il proprio triste ma meritato destino, eleggendo e rieleggendo l’ agente di Soros.

L’ operazione è stata brillante ed attuata attraverso la diaspora armena in occidente che evidentemente non ha capito niente dalle proprie disgrazie; perché se questa nella prima fase ha spinto il velleitario ed intransigente nazionalismo armeno poi nella seconda ha incolpato la Russia del proprio fallimento per non aver essa sostenuto le insostenibili velleità armene.

E giustamente direi, visto che sostenere il nazionalismo armeno avrebbe portato alla Russia solo problemi geopolitici con tutti gli altri “stan”.

Quando infatti l’URSS è collassata il problema principale russo è stato non abbandonare quel 25% di cittadini ex-URSS russi / russofoni /russofili rimasti dispersi fuori dalla Russia, dallo stupido “sovietismo” inaugurato da Lenin, l’ inventore dell‘Ucraina.

Pure con i gravi problemi in casa, compreso il tribalismo etnico importato in Russia dal “ sovietismo “, l’unica cosa che poteva fare la Russia era cercare di difendere i russofili che chiedevano il suo aiuto contro le aggressive maggioranze etniche delle varie “repubblichette” ex-sovietiche.

E questo la Russia ha sempre sostanzialmente fatto cercando di smussare i conflitti. Conflitti che però venivano costantemente eccitati dai servizi dei “cari partner”.

Nel caso in esame, l’Armenia, la Russia ha sempre proposto una “mediazione onesta” tesa a ripristinare l’ equilibrio “sovietico”; nel caso in esame, appunto, sia i diritti della exclave armena del Nogorny-Karabah (NK)come degli azeri che la circondavano .

Ma questo al nazionalismo armeno non bastava, loro volevano certificata la “reconquista” del 1992 cosa che la Russia non poteva dargli; così alla fine il risultato netto, certificato dall’uomo di Soros ( ! ), è che oggi non ci sono più armeni nel NK e presto nemmeno nel corridoio di Zanzur che per l’ Armenia è la perdita della frontiera con “l’amico” Iran .

Presto quindi, saldando anche “l’ anello” armeno, una “ catena Nato-turca” si interporrà tra la Russia e l ‘Iran. Nella pratica gli armeni “residui” tradiscono le due potenze, prima Iran e poi Russia, che avevano garantito la loro sopravvivenza etnica dalla marea “turchesca” alla cui “benevolenza” ora invece si affidano su ” garanzia” (ahahah ) americana.

Qualcuno ora potrebbe domandarsi perché la Russia non ha contrastato più fortemente questa deriva interessandosi al Caucaso in modo più assertivo. La spiegazione ovviamente è che la Russia ha ora problemi più gravi ed urgenti .

Ma non è solo questo .

Infatti dopo la catastrofe del ‘91 la Russia ha finalmente preso atto del danno strategico autoinflittosi nell’aver strappato il Caspio meridionale all’impero iraniano nella illusione di poter raggiungere un mare ” caldo”.

L’ errore era doppio perché così la Russia andava proprio a sbattere DIRETTAMENTE contro quell’impero inglese che poi comunque sempre le avrebbe interdetto quello sbocco; già nel 1856 le aveva precluso infatti l’accesso al Mediterraneo.Quella stessa pressione l’aveva poi costretta a ritirarsi dal Pacifico, Ahawaii , Alaska, a vantaggio dei suoi “cugini americani “.

Insomma la Russia ha preso finalmente atto che tutte le sue disgrazie e relative dolorose “ritirate”, vengono da una precisa “centrale” che sta a Londra. “Centrale” a cui Stalin poi ha effettivamente inflitto parecchi danni, ma subendone altrettanti.

La conclusione strategica è che la Russia ora non può più ritirarsi e non può più commettere errori geostrategici specie con quel “cortile turchesco” che, con la spinta della suddetta “ Centrale “, ora gli punta un coltello alla pancia.

E come ci insegna il Toynbee quando , come la russia nel 1992, ci si accorge di essere entrati in un vicolo senza sbocchi, bisogna tornare indietro al “bivio precedente”, per quanto questo sia doloroso, difficile e disperato .

Il famoso aneddoto del “topo” che Putin ha citato spesso era appunto una avvertimento ai cacciatori del “topo-russia” per dire: lasciateci “tornare indietro”, non ci mettete con le “ spalle al muro” perché a quel punto tutte le vostre raffinate strategie di “ caccia” si condenseranno in semplice dilemma “ o tutti o nessuno” . E allora ci sarà una vera “spada gordiana” che taglierà tutti i nodi , “ catena turchesca” compresa.

Quindi nessuno pianga l’ Armenia , la sua “ campana” suona anche per noi .

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Ma Budanov studia da Putin?_di WS

Una chiosa di WS all’ultimo di Simplicius

Tutto, purtroppo, va come deve andare e la cosa più interessante da commentare in questo articolo di Simplicius è che la valutazione più realistica della situazione strategica viene da Budanov e non da Zuluhzny, nonostante che il primo sia un dirigente di un apparato di sicurezza sicuramente coinvolto in azioni di guerra “illegali”, compresi gravi attentati terroristici del livello del Crocus; mentre il secondo rappresenta il top dell’apparato militare impegnato in azioni di guerra “legali”. 

Certamente Budanov descrive la realtà strategica per “ stimolare” maggiore “ sostegno” dagli “sponsor” ma in questo modo non diffonde certo ottimismo come invece cerca comunque di fare Zuluhzny. Ma così Budanov, al contrario di Zuluhzny, pur parlando con “nuora”, forse cerca di dire qualcosa anche a “suocera” ?

E questo fatto non sarebbe sorprendente perché, se pure entrambi, servizi e difesa, siano organi subordinati al un potere “politico “, dovunque questo si situi e quanto legale esso sia, un buon “servizio” deve avere una visione strategica completa su tutti gli elementi che definiscono la sicurezza del sistema e la possibilità di operare nelle “zone d’ ombra”, mentre uno ” stato maggiore è sempre necessariamente incentrato sul “teatro operativo”. 

E questa differerenza risulta evidente proprio nei momenti di crisi sistemica.

E’ noto infatti quanto negli anni ’80 il KGB avesse segnalato al Politburo i fattori di crisi sistemica che si addensavano sull’URSS, mentre i vertici militari si focalizzavano solo sui bilanci e lo sviluppo della forza militare; è altrettanto noto che l’intero KGB fu molto “ rapido” ad “adattarsi” al “nuovo corso”, mentre i “militari” rimasero molto più “irrigiditi”, quindi “fuorigioco”.

Questa discrasia non è il prodotto di una maggiore o minore intelligenza ma di un diverso “punto di vista”. Gli eserciti sono, la storia romana ce lo insegna, l’ ultimo organo della stato a ” deperire” rimanendo in grado di funzionare anche quando il sistema è praticamente “morto”; vedi le “inutili” vittorie di Ezio.

E negli anni ’80 lo stato maggiore sovietico infatti fece “opzioni di sviluppo” che, non a caso poi abilmente protette nel caos ” eltsiniano” dai servizi militari russi, sono state poi riprese da Putin e oggi ne costituiscono il suo patrimonio strategico.

I supermissili russi non sono nati ieri, ma “ieri l’altro” quando ancora l’ URSS esisteva.

E non è un caso infatti che questa “nuova” Russia sia poi sorta per l’azione fondamentale di uomini ex-KGB, mentre l’ unica cosa che seppero fare i militari russi per fermare la deriva gorbacioviana fu un putch rapidamente sconfitto perchè i militari non avevano il polso di ciò che la gente realmente pensava.

Infatti senza il favore della gente non si poteva “tornare indietro” anche se “andare avanti “era un “salto nel buio”. E anche se i “politici” non ne erano capaci, “qualcosa” andava fatto; questo i ” servizi” lo sapevano, i “militari” no.

Purtroppo poi in quel “vuoto politico” furono fatte molte ” cose sbagliate”, finché la dura realtà ha creato, nella testa della “gente”, la consapevolezza della necessità di fare arrivare al potere le “persone giuste”.

E qui torniamo all’Ucraina: chi gestirà il “salto ” del post”NATOismo” ucraino? Non c’ è dubbio che il piano-A del Kremlino, nella sua “corsa su Kiev”, contasse sulla rivolta dei militari , cioè in ultima analisi su Zuluhzny e i suoi che per formazione erano tutti militari ex-sovietici.

Ma evidentemente i russi non avevano calcolato che in 8 anni di NATO-ucraina i ” servizi” angloamericani avevano opportunamente “filtrato” l’apparato militare.

Il comando ucraino non era formato da “patrioti” ex-sovietici ma da NATO-collaborazionisti.

E i “servizi” ucraini erano stati ancor più “filtrati”. Ma non si può mettere su un servizio solo di fanatici e opportunisti. Un buon ” servizio” ha bisogno anche di “capaci”, cioè di gente che “vede” e “pensa” da sé e per sé. 

E quando collasserà la NATO-ucraina i ” servizi” ucraini saranno certamente i primi a vederlo… e a riposizionarsi!

D’altronde è già successo durante il collasso dell’URSS e quello di Germania ed Italia. Non sono ancora oggi i “nostri” servizi la “longa manus “ dei nostri vincitori di allora?

Budanov non è stupido! Sa che la NATO-ucraina collasserà prima o poi e ci sta forse accennando che non ha ancora deciso se seguire la massa dei NATO collaborazionisti emigrando dove già ci sono i loro “conti esteri” o invece vedere se sia possibile per lui qualcosa d’altro “in patria”.

Daltronde, per tentare di sopravvivere nel distopico futuro che ci hanno preparato i globalisti, tra i popoli torneranno di moda le “autocrazie” o “fascismi” secondo la mitologia piddina.

E qualcuno dovrà pure gestire ciò che resterà dell’ Ucraina; di sicuro, Putin ce lo insegna, un ex- agente dei servizi sarà meglio qualificato di un “ex-attore, no?

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WS: considerazioni sulla fine degli imperi

Alcune mie risposte, riprese per altro da Toynbee al recente articolo di Michael Hudson, apparso sul sito.  Il problema è infatti  ” generale”. Nessuno popolo  nasce “imperialista”   anche se  tutti lo diventano (  a proprio  danno )   alla “prima occasione”_WS

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Questo articolo solleva il tema di una evoluzione storica di ogni imperialismo: lo sfruttamento imperiale.

I popoli “vincenti” nella “lotta per l’ esistenza” certamente emergono per PROPRIO merito e perché hanno saputo “innovare” e mobilitare risorse che prima non c’erano, spesso portando apporti tanto positivi ai popoli sconfitti , al punto che questi alla fine hanno desiderato di esserne assorbiti, costituendo una “civiltà comune”.

Però altresì, in nome di questi popoli “vincenti” molto spesso si sono creati “imperi” dediti allo sfruttamento economico dei popoli sottomessi .

Ma sono veramente i “popoli” responsabili di questo e sono loro a trarne realmente vantaggio?

No, generalmente è l’esatto contrario. Sono ANCHE i popoli “vincenti” a pagare il costo del passaggio all’imperialismo , mentre sono solo le sue elites i veri profittatori dei vantaggi de “l’ imperialismo” da cui traggono le immense ricchezze con le quali corrompono e schiacciano i diritti dei propri stessi popoli e, ovviamente, di quelli “soggetti”.

Un caso classico di questa condizione, che io cito spesso, è la rottura del patto SPQR da parte del Senatus Romanus dopo la schiacciante vittoria romana nella seconda guerra punica. Una guerra che il Populus Romanus combatté solo per la propria salvezza e non certo per la gloria del Senatus e la cui vittoria alla fine fu usata dalla maggioranza della classe senatoriale, usando, badate bene, i meccanismi della loro “democrazia” (sigh!) per impadronirsi ANCHE delle terre dei cittadini romani rovinati dai debiti di guerra (contratti con chi?) per poi riempirle di schiavi fatti venire “ da fuori”. Vi ricorda qualcosa ?

In quel momento finì la civiltà romana anche se poi ci impiegò quasi sette secoli per tirare meritatamente le cuoia.

Perché quanto più grossa è “la bestia “più lunga sarà la sua agonia! Nota questa dedicata a quelli che credono che gli U$A moriranno domani.

E dove finì Roma sono finiti e finiranno tutti. “Debosciatezza e vile danaro” sono l’epilogo di tutte le elites che ereditano i propri privilegi senza proprio merito e senza il servizio dovuto alla società che hanno il privilegio di dirigere.

Ed un passaggio inevitabile verso questa fine, un marker direi, è la finanziarizzazione dell’economia.

Nelle economie moderne la “finanziarizzazione ” è un processo “normale” laddove si permette il “libero reinvestimento” del plusvalore estratto dalla economia “reale”, perché se, ad esempio, è normale che il fondatore di un impresa reinvesta gli utili per accrescere la SUA impresa, è altrettanto “normale” che i SUOI ” eredi”, che non hanno in genere né lo stesso “talento” né la stessa “passione”, vedano in quanto ricevuto solo un “capitale” da far fruttare “al meglio” e che quindi virino verso la “finanziarizzazione” alla ricerca di “rendite certe”, beni primari e servizi, piuttosto che correre l’alea di una impresa di rischio .

Rimanere “in testa al gruppo” è difficile , specie se si è tanto ricchi da potersi permettere una bella vita evitando il sacrificio personale di dover imparare a fare bene “qualcosa” e doverne farne “prova di se”.

Invece la cosa più semplice, facile e sicura è fare ” il rentier” perché, come sentenziava qualcuno, “con i soldi tutto si può comprare”, anche buoni “manager” a cui affidare le proprie aziende.

I “manager”, appunto, come i “liberti” della Roma Imperiale.

Perché, purtroppo, senza una continuità nella partecipazione popolare alla dialettica politica, è inevitabile che si formi sempre una classe di “boiardi” tutta presa ad estrarre le proprie “rendite” attraverso una gestione dello stato inteso come lo strumento del proprio potere di classe.

Questi “boiardi” possono anche giocare “alla democrazia” chiamandosi “pari”, tra loro, e definendo tutto questo “libertà”, la propria.

Ma il bene del “demos” è dei loro pensieri.

Gli esempi di ciò sono tantissimi perché tutte le dinastie economiche virano in questa direzione.

E questo “viraggio” vale ovviamente anche per gli stati non a caso spesso descritti erroneamente come “una famiglia”.

Anche gli stati un tempo “vincenti “, come “le famiglie vincenti “, virano verso “la rendita” sotto appunto la spinta dei rentiers che ne hanno preso il pieno possesso. Non è questa la fine degli USA un tempo ” fabbrica del mondo”? 

Ma gestite così, le famiglie non funzionano. Nemmeno gli stati.

Nelle famiglie che “funzionano” non viene estratto “plusvalore” affinché qualche membro più forte possa vivere da nababbo alle spalle degli altri, magari addirittura “investendo ” in altre “famiglie” da cui estrarre maggior ricchezza solo per sé. 

E che cosa impedisce che le famiglie, quelle vere, si rovinino in questo modo? Il ” pater familias” oppure, per scendere ad un esempio tanto diffuso nelle solide famiglie della vecchia “mezzadria”, “il capoccia”, non a caso il più delle volte uno ” zio” non sposato, quindi naturalmente esente da sospetti di favoritismi, a cui era affidato il potere di amministrare la famiglia “allargata” vivente sotto lo stesso tetto.

E qui veniamo al nocciolo delle questione! Cosa sono gli “autocrati”, così tanto temuti dai “boiardi” finanziari che oggi dominano “l’occidente” terminale, se non dei grossolani “pater familias”?

Gli “autocrati” infatti traggono pubblicamente la base del proprio potere dalla loro ” presa diretta” con la massa dei cittadini, limitando così il potere dei “boiardi”, gli “oligarchi”, cioè dei vari “potentati economici e consorterie varie che invece si amministrano per sé, gestendo “il bene comune” nel chiuso delle loro varie “conventicole”.

 Ed è abbastanza evidente che le autocrazie, con il loro approccio “familiare”, funzionino tanto più quanto più quando esse amministrano i vari processi sociali con mano “ferma ma leggera” evitando gli eccessi che minano la società, appunto come fa un buon “Pater familias”.

Ma tutte le autocrazie hanno due gravi problemi:

1) se al comando c’è un “gruppo”, “l’ autocrazia ” perde slancio propositivo a causa del frazionismo delle singole ambizioni personali . Questa è stata la fine del PCUS e, per rimanere ad una esempio italiano, quella della DC.

2) Se invece c’ è “un uomo solo al comando”, un “papa”, anche se costui si rivelasse un genio, non può vedere tutto e pensare a tutto; pure costui è facilmente circuibile e deviabile nell’errore, secondo le sue personali debolezze, dalla pletora di furbacchioni che inevitabilmente ne formano la “corte”.

Noi, esempi di questo tipo di ” autocrati di cartone”, ne abbiamo conosciuti tantissimi, da Mussolini a Berlusconi e passando per Craxi, in ordine di decandenza.

Ma anche se questi autocrati fossero “di acciaio ” e pure “acuminato “, di questi la Russia ne ha avuti tanti, da Ivan a Stalin passando per Pietro, il problema è che non si può governare , anche bene, con il terrore da imporre costantemente ai propri “boiardi” .

Costoro alla fine, “sopravvissuti” grazie al servilismo più bieco, Beria o Krushov “docent”, alla morte del “tiranno” riprendono comunque il potere e ritornano ai propri personali affari, così che l’ opera de “l’ autocrate” pure “valida ed illuminata” rischia di fallire completamente. 

Quindi:

1) “la democrazia” non può funzionare perché abili “boiardi”, specie gli odierni monopolisti della creazione del danaro, la corrompono per impossessarsi dello stato a proprio vantaggio.

2) “l’ autocrazia” nemmeno, perché anche il più illuminato e spietato “autocrate” non può definire da solo la propria “successione” per quanto esso sia “amato padre del popolo”.

Come se ne esce allora?

Solo ritornando al principio di “nobiltà”. Solo una “nobiltà”, provata come tale dal servizio prestato alla società, deve conseguire e sostenere l’onere e il privilegio di dirigere la società; perché solo essa ha la capacità di farlo BENE

Ma lo deve fare solo a suo onore e rischio, senza beni da lasciare a figli& parenti, salvo il lascito del “nome ricevuto” e i mezzi per costruirsene “uno proprio” attraverso un servizio al quale si può essere chiamati SOLO da chi ti ha chiesto di essere il proprio capo.

Ed in questo deve essere anche una “nobiltà” feroce verso qualsiasi debolezza propria ed altrui che possa mettere a rischio il bene di tutti.

Roma diventò grande così , partendo da un villaggio di capanne per morire “caput mundi” 1500 anni fa dopo 700 anni di agonia. Non credo che “l’ occidente”, QUESTO “occidente”, abbia prospettive minimamente confrontabili.

Ma, dirà qualcuno giunto pazientemente fin qui, allora la Cina ?

L’ unica cosa che posso dire è che la Cina è ancora ( e di nuovo) l’“ombelico del mondo” come è sempre stata fin da quando sui “colli fatali” si pascolavano pecore.

La Cina “non corre”, “non domina”; non l’ha mai fatto. Ma è difficile che possa mai essere “deviata” da dove vuole andare, dalla direzione scelta.

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