Tra azzardi e rischi calcolati, di Ilya Kramnik_a cura di Roberto Buffagni

Ilya Kramnik, Ilya Kramnik, analista militare, esperto del Consiglio “Russian International Affairs Council” e ricercatore presso l’Accademia russa delle scienze e l’Istituto Primakov di Economia Mondiale e Relazioni Internazionali IMEMO.

 

Research Fellow
Group of Risk Assessment
Staff Member
The Center for Strategic Planning Studies
Research Fellow
Sector of US Foreign and Domestic Policy

Сontact Information

ikramnik@imemo.ru | +7 (499) 128-1851

 

https://t.me/kramnikcat/4447 30 maggio 2024

L’escalation dei decisori Occidentali *NON* tiene conto delle differenze di valutazione e di risposta alle minacce prescritte dalla dottrina russa.

Nel valutare le iniziative della NATO in termini di trasferimento di armi a lungo raggio a Kiev e l’autorizzazione di attaccare il territorio russo, è necessario essere ben consapevoli della differenza tra le mosse della NATO e le risposte/reazioni della Russia, dettate, tra le altre cose, dalle ben note disposizioni delle dottrine e delle strategie pertinenti.

Gli Stati Uniti operano tradizionalmente nella logica dell’aumento dei costi per il nemico, cercando di attuare la deterrenza per “convincere” la controparte che i costi che dovrà sostenere a seguito delle sue “attività ostili” supereranno i possibili benefici che potrà ottenere.

Nella situazione attuale, il compito fondamentale per gli americani è quello di mantenere lo status quo, possibilmente senza oltrepassare la linea di un conflitto armato diretto.

Un graduale aumento della posta in gioco in questa situazione dovrebbe, a un certo punto, convincere il nemico, cioè in questo caso la Russia, che “è ora di finirla e di sedersi al tavolo negoziale”. Gli Stati Uniti operano quasi sempre in questo paradigma.

Ma c’è un problema. Sta nel fatto che i potenziali conflitti in Russia *NON* sono mai valutati attraverso il prisma dei costi, ma solo attraverso il prisma delle minacce.

E questo è un approccio fondamentalmente diverso, in cui l’aumento della posta in gioco da parte del nemico non implica una riflessione sul tema “Non è un po’ troppo costoso? Non sarebbe il caso di fermarsi?

La valutazione del costo/rischio della minaccia “è già essa stessa una ragione sufficiente per un attacco preventivo, o non ancora?” Se la risposta fosse “NO”, allora non seguirebbe ancora nessuna reazione russa per molto tempo.

Ma se la risposta alla valutazione sul costo delle minacce fosse “SÌ” – ovvero troppo alto da sostenere – la reazione russa potrebbe rivelarsi molto più ampia e devastante, anche se fino a ieri, agli occhi di un outsider, non era ancora “successo nulla di speciale”.

Tutti presi dal “fare i conti senza l’oste”, gli americani hanno effettuato le valutazioni dei costi/benefici da soli, mal interpretando un’apparente mancanza di reazione della Russia e crogiolandosi a lungo nell’illusione di giocare a un “conflitto a basso costo” per se stessi.

Pertanto, alle conclusioni. Laddove Washington si aspetta che i russi valutino le sue mosse secondo il parametro “è inaccettabilmente costoso, smettiamola”, ad un certo punto Mosca potrebbe valutare le mosse ostili americane come “è una minaccia inaccettabile, attacchiamo”.

Previsione? Nel caso in cui le armi occidentali a lungo raggio fossero lanciate contro strutture militari sul territorio della Russia al di fuori della zona di combattimento predefinita (Ucraina entro i confini del 1991),

il conflitto acquisterà rapidamente una dimensione e un carattere completamente diversi da quelli attuali.

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