divagazioni-I NATALI NEL TEMPO, di Nicolas Flame

BUON NATALE DA TUTTA LA REDAZIONE_Giuseppe Germinario

 

“Il 21 dicembre di ogni anno si celebra la ricorrenza del solstizio d’inverno, il momento in cui il sole raggiunge il punto più basso nella sua orbita apparente rispetto alla Terra, il momento in cui le giornate sono più brevi e le notti più lunghe e l’ombra sembra trionfare sulla luce. L’etimologia della parola “solstizio” deriva da “Solis statio”, fermata del Sole. Se ci troviamo nell’emisfero nord della terra, nei giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre possiamo infatti osservare come il sole sembra fermarsi in cielo, fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore. In termini astronomici, in questo periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno. Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”.

Nelle tradizioni germanica e celtica precristiana si festeggiava Yule. Quando i missionari iniziarono la conversione dei popoli germanici, adattarono alla tradizione cristiana molti simboli e feste locali. La festa di Yule venne quindi trasformata nel Natale, mantenendo però alcune delle sue tradizioni originarie. Fra i simboli moderni del Natale che parrebbero derivare da Yule compare, fra l’altro, l’uso decorativo del vischio e dell’agrifoglio e l’albero di Natale. L’albero sempreverde, che mantiene le sue foglie tutto l’anno, è un ovvio simbolo della persistenza della vita anche attraverso il freddo e l’oscurità dell’inverno. L’albero di Natale con le sue luci che rischiararano il periodo più buio dell’anno, manifesta quello che nelle culture tradizionali è l’albero della vita: anche gli alberi vivono la stessa ciclicità. Quando perdono le foglie, quando sembrano maggiormente nudi e scheletrici, quello che in realtà sta avvenendo è che si stanno creando i presupposti per una nuova fioritura. Nelle tradizioni dell’antichità il solstizio d’inverno segna la fine di un anno e l’inizio di quello successivo, un momento di morte e rinascita. Nel solstizio d’inverno, nel momento del buio, c’è il seme per il solstizio d’estate, il momento in cui sarà invece la luce a trionfare. Il Cristianesimo ha diluito questa ricorrenza suddividendola in più fasi: Natale il 25 dicembre, Capodanno il 31 dicembre, l’Epifania il 6 gennaio. Questo momento dell’anno è simboleggiato in molte culture anche dal ritorno di Babbo Natale, che non a caso vive nell’estremo nord, il punto in cui il sole sembra andarsi a rifugiare nel momento di maggior oscurità. I doni portati da Babbo Natale rappresentano una manifestazione dello stesso principio secondo il quale è proprio quando tutto sembra perso, quando la tenebra sembra trionfare, che la luce ha in serbo nuovi doni e nuove speranze. Ecco allora l’usanza, che si è tramandata fino ai nostri giorni, di rompere vecchie stoviglie, di liberarsi di vecchie cose, per simboleggiare il nuovo che ha bisogno di spazio per potersi manifestare.

Esotericamente il centro del Natale è il Sole, la luce e la sua influenza, un’influenza capace di aiutarci a svegliare e far crescere in noi il seme del Cristo, puro rappresentante della coscienza e testimonianza della vita del creatore. Come il loto nasce dal fango, il Cristo nasce in una stalla, tra le bestie. Sono molte le divinità e i “salvatori” in differenti periodi storici e da tutto il mondo, che nascono in questa data. Sol Invictus (Sole invitto) era un appellativo religioso usato per diverse divinità nel tardo Impero romano: Helios, El-Gabal, Mitra. Le celebrazioni del rito della nascita del Sole in Siria ed Egitto erano di grande solennità e prevedevano che i celebranti ritiratisi in appositi santuari ne uscissero a mezzanotte, annunciando che la Vergine aveva partorito il Sole, raffigurato come un infante. Il 25 dicembre, data comune a tutti è assolutamente astrologica. La stella cometa o stella dell’est è Sirio, la più luminosa della notte, che il 24 dicembre si allinea con le tre stelle più luminose della cintura d’Orione, le tre stelle allineate con le piramidi di Giza. Queste tre stelle erano chiamate nell’antichità: i Tre Re. Le tre stelle sono allineate con Sirio, e puntano tutte verso il punto in cui sorge il sole il 25 dicembre. Questa è la ragione, per la quale i Tre Re “seguono” la stella dell’est (Sirio) al fine di individuare il luogo in cui nascerà il Salvatore (il sole).