l’universo di Moncalieri, di Piero Visani

A poche settimane dall’episodio goliardico, con il suo epilogo grottesco, del lancio di uova ai danni di sei abitanti della cittadina, tra i quali l’atleta di colore Daisy Osakue, un piccolo affresco dell’ambiente nel quale trovano alimento le campagne sul presunto razzismo dilagante nel nostro paese_Giuseppe Germinario

testi tratti da http://derteufel50.blogspot.com/2018/08/luniverso-moncalieri.html

http://derteufel50.blogspot.com/2018/07/testimonianza-da-moncalieri.html

Testimonianza da Moncalieri

       Abito da circa 14 anni in una frazione collinare del Comune di Moncalieri. L’esistenza di una banda di dementi specializzata nel lancio a sorpresa di uova era già nota alla popolazione e alle forze dell’ordine locali; lanci del genere si erano già verificati e il tutto, secondo la nota logica italica, si era concluso con il solito e totalmente assolutorio “sono ragazzi!”.
       Quei “ragazzi” che avevano già colpito altra gente (poveri bianchi, figli di un dio minore…), hanno colpito più gravemente una giovane atleta italiana di colore, ed è scattata la canea. Il gesto abominevole compiuto da questi teppistelli si commenta da sé, ma si commentava anche prima, quando la loro vittima era un pensionato Fiat o  una vecchia signora resa ancora più pallida dall’impossibilità di permettersi una vacanza grazie alla forza dirompente dell’euro e al livello davvero confortante delle pensioni minime
       C’è una guerra in corso – questo è fin troppo evidente – e da polemologo mi permetto di dire a tutti i contendenti: mai sbagliare i propri obiettivi…

L’universo Moncalieri

       Ci vivo dal 1978, anno del mio matrimonio, a Moncalieri. In due abitazioni diverse. Ho conosciuto da vicino la storia e la cronaca di questa città alle porte di Torino, con la quale non ha soluzione di continuità.
       Conosco la borghesia collinare, i suoi riti e le sue scempiaggini, la sua abissale incultura, la propensione alle alleanze con i potenti di turno, siano essi democristiani poi diventati forzitalioti o comunisti poi diventati piddini.
       Conosco tante altre piccole storie, non tutte e non solo di criminalità meramente politica ma comune, che è meglio non raccontare e anzi fingere di non sapere, onde evitare problemi.
       Conosco i circoli sportivi elitari e  no, le tirate sull’antifascismo e le vacanze (a spese pubbliche…?) nelle più rinomate aree del mondo, spesso descritte con abbondanza di particolari in lunghi pomeriggi oziosi nei bar di tali circoli.
       Non mi interessa e non mi è mai interessato nulla di tutto questo. Ho vissuto e vivo tuttora da “esule in patria”, non per ragioni ideologiche, ma precipuamente etico-estetiche.
       Quello che non ho mai sopportato, neanche un po’, è il falso egalitarismo accompagnato da uno stucchevole moralismo; le feste nelle ville sulla collina accompagnate dai provvedimenti a tutela dei campi rom, tutti “casualmente” dislocati solo in aree dove vivono proletari e diseredati, non certo in prossimità di aree residenziali elitarie; lo stucchevole antifascismo di maniera “che fa fin e impegna nen“, per dirla nell’abominevole vernacolo locale.
       Mi ha sempre fatto sorridere questa falsità esibita e soddisfatta, che veniva (e viene) tirata fuori ogni volta che c’è qualche schifezza, grande o piccola, da coprire. Lo “schermo antifascista” usato da gente che – politicamente e umanamente – è solo un po’ più reazionaria e codina di Vittorio Emanuele I, il sovrano che tornò a Moncalieri, nel 1814, esibendo orgogliosamente una parrucca incipriata tipica di chi era rimasto a prima della Rivoluzione Francese. Ecco, a Moncalieri e a Torino, all’Ancien Régime e alle nostalgie per il medesimo sono rimasti in molti, si credono “de sinistra” e sono solo un po’ più reazionari di Vittorio Emanuele I e della sua corte. Ma non diteglielo, si offenderebbero a morte… “La verità” – diceva un grande filosofo sardo che a loro dovrebbe essere ben noto e pure ideologicamente molto caro (quanto meno in teoria) – “è sempre rivoluzionaria”. O no?

IL BENALTRISMO MALATTIA SENILE DEL SINISTRISMO, di Roberto Di Giuseppe

IL BENALTRISMO MALATTIA SENILE DEL SINISTRISMO

Qualsiasi cosa va bene pur di evitare di fare i conti con ciò che la realtà ci impone di vedere. Un personaggio che in effetti la Rivoluzione l’ha fatta davvero, un certo Vladimir Ilic Lenin, parlava di “Prassi – Teoria – Prassi”, ovvero partire dal dato di realtà, esplorarlo, capirlo, senza fingere di non vedere ciò che non ci piace, elaborare una necessaria riflessione teorica adatta ad intraprendere un percorso di trasformazione ed infine misurare il pensiero sul campo reale per verificarne gli effetti. Tanto per esemplificare, allo scoppio della Prima guerra mondiale, mentre i socialisti europei (la Sinistra sinistrata di quei tempi) predicando la pace senza se e senza ma, finivano per votare i crediti di guerra delle rispettive nazioni (ad eccezione di quelli italiani che si erano rifugiati nella formula ancora più ipocrita del “nè aderire, nè sabotare”), Lenin parlava di trasformare la guerra da imperialista in guerra civile. Da rivoluzionario, non si poneva, nè poteva porsi, il tema dei lutti e delle sofferenze terribili che la guerra avrebbe inevitabilmente comportato, ma quello del potenziale di radicale rivolgimento che quel drammatico evento portava con sè
Ma in effetti Lenin non era di “sinistra”, era un comunista bolscevico… una bella differenza!
Un benaltrista oggi lo definirebbe certamente un cinico senza cuore nè umanità.
D’altra parte Lenin quando parlò di pace separata con la Germania, non lo fece certo per spirito pacifista, ma per poter combattere su un solo fronte contro i bianchi controrivoluzionari.
Un benaltrista dei nostri direbbe che prima di combattere i “bianchi” c’era BEN ALTRO! C’era prima da combattere contro i tedeschi (in solidarietà coi liberi alleati delle democrazie europee e americana) e poi pensare alla “giusta e sacrosanta” rivoluzione (cose che appunto dicevano i sinistri russi nel 1917 e avevano detto quelli europei nel 1914). Nel frattempo vai con le belle canzoni e con le infinite citazioni… quelle si son cose che cambiano il mondo…
Nel suo mirabile film del 1966, “La Battaglia di Algeri”, il regista Gillo Pontecorvo, mostra chiaramente che l’FNL, il Fronte Nazionale di Liberazione algerino, prima di cominciare lo scontro con i francesi in città, si preoccupò di eliminare tutta una serie di figure presenti nella Casbah, il quartiere arabo di Algeri. Erano, spacciatori, sfruttatori di prostitute ed anche mendicanti. Tutti dovevano sparire, cambiare attività e sottomettersi all’autorità del Fronte, oppure morire. Si trattava in fondo di piccole entità, parti anch’esse del popolo algerino, ma erano l’arma con cui le autorità francesi controllavano la Casbah. Spie e veicoli, magari involontari, di corruzione e disorganizzazione. In sostanza un coltello puntato alla schiena di chi si preparava ad uno scontro mortale contro un nemico potente e ferocemente determinato a prevalere.
Un benaltrista contemporaneo cosa direbbe? Direbbe: “Mentre il saggio indica col dito l’imperialismo francese, lo stolto abbaia ai diseredati ed ai piccoli delinquenti della Casbah!” Un vero Progressista, Democratico, Obamiano, Canzonettista, Citazionista, Vignettista!
Trasposto all’oggi la musichetta resta sempre la stessa: “Invece che ai migranti guarda alle multinazionali… invece che ai rom che rubano guarda a quanto ti rubano le banche…” e via cantando. I benaltristi sinistrati non vedono, ma io comincio a pensare che soprattutto NON VOGLIONO VEDERE che i copertoni bruciati che intossicano un intero quartiere senza che nessuna autorità muova un dito, la ladruncola che ti fotte il portafoglio in metropolitana e che non può essere arrestata perchè minorenne, gli spacciatori bianchi o neri che occupano impuniti parchi e piazze, i ladri che ti entrano in casa e ti fanno sentire come stuprato, magari due o tre volte a distanza ravvicinata, i senza tetto che bivaccano nei giardini pubblici o che lordano di feci e urina un parco giochi per bambini (tutte cose comuni che conosciamo benissimo), sono ferite sanguinose nel corpo sociale, lo spezzano e lo disgregano, lo respingono verso il degrado ed IMPEDISCONO DI FATTO la possibilità di aggregare attenzione ed azione contro i veri dominanti. Sono sabbia negli occhi che non uccide ma acceca ed impedisce di vedere le minacce più grandi.
Senza bisogno di scomodare concetti rivoluzionari, basta vedere che quei paesi, anche extra europei, in cui l’attenzione dell’opinione pubblica ai propri diritti nei confronti dei dominanti è più alta ed efficace, sono proprio quelli dove queste continue microfratture sociali sono mal tollerate e ridotte al minimo.
Una sinistra che non fosse stata sinistrata, meno arrogante e parolaia, meno inutilmente innamorata di se stessa e delle proprie canzonette, avrebbe affrontato per tempo questi temi proprio perchè cosciente della loro decisività nella lotta contro i dominanti.
Ma la sinistra è vecchia, è muffa, è anchilosata e residuale. Era già morente nel 1914 e nel ‘17, ma ha finto di ringiovanirsi sull’onda lunga delle rivoluzioni comuniste ed ora che quell’immane lotta ha avuto il suo epilogo, ecco che riemerge il cattivo odore. Ai voglia a tentare di coprirlo con le vignette e le citazioni pescate qua e là.
E’ il Benaltrismo, malattia senile del Sinistrismo.