Una chiosa di Fabio Falchi a WALTER BENJAMIN, IPERDECISIONISMO E REPUBBLICANESIMO GEOPOLITICO: LO STATO DI ECCEZIONE IN CUI VIVIAMO È LA REGOLA*, di Massimo Morigi

Articolo da leggere (del resto anche Agamben ha scritto pagine interessanti su questo tema), benché io non condivida tutto quel che si sostiene in questo articolo (che muove da una prospettiva che in sostanza mi pare ancora marxista).
In particolare non si può ignorare la funzione del katechon. Nulla del Politico infatti si capisce se non si comprende che nessuna comunità umana può esistere senza un certo ordine e una certa stabilità. Ossia senza dei rapporti di potere “condivisi” da buona parte dei membri della comunità (questo appunto significa in primo luogo il katechon, il “potere che frena”, che impedisce cioè che la comunità sia distrutta dalla “stasis”, dalle lotte intestine o dalla guerra civile).
Ma i rapporti di potere non sono “dati” ma “generati” , ossia non sono naturali ma storici (appunto politici!). E sono sempre in funzione dell’élite dominante (nessuna società vi è senza una élite – anche le comunità di villaggio vi erano dei “capi” ). Sicché è inevitabile che la “norma”, per così dire, parli sempre la lingua di chi detiene il potere (oggi di chi detiene il controllo dei principali mezzi di produzione e finanziari e al tempo stesso dei mezzi di persuasione e degli apparati dello Stato egemone – la cui crisi è appunto anche crisi di tale “rapporto” , benché sia una crisi derivante dalla lotta per l’egemonia a livello mondiale). La supremazia della legge (come l’individuo isolato o il “libero” mercato) è di fatto una finzione (benché “produttiva”). Dietro la legge vi è quindi la volontà politica (il Wille zur Macht) che la mantiene in essere (supremazia, se si vuole, della costituzione materiale su quella meramente formale).
Nondimeno non tutte le élites sono uguali , altrimenti vi sarebbero solo oligarchie (e tutte uguali). D’altronde una élite è sempre anche “portatrice” di un disegno politico e culturale. Per questo in Comunità e Conflitto ho distinto tra sintassi del potere (supremazia delle élites), semantica del potere (i principi e valori che legittimano i rapporti di potere) e pragmatica del potere (come vengono imposti questi principi e questi valori). Ragion per cui è meglio usare il termine egemonia (nel senso gramsciano) anziché supremazia. La questione stessa della società liberal-capitalista non può dunque prescindere dalla necessità di “svelare” come i vari centri egemonici (pubblici e privati) del grande capitale occidentale difendano i loro interessi (perlopiù a danno della collettività) e quali scopi perseguano (“realmente”).