LO STATO DELLE COSE DELLA GEOPOLITICA, di Massimo Morigi _ 8a di 11 parti

AVVERTENZA

La seguente è la ottava di undici parti di un saggio di Massimo Morigi. Nella prima parte è pubblicata in calce l’introduzione e nel file allegato il testo di Morigi; nella sua ottava parte è disponibile la prosecuzione a partire da pagina 130. L’introduzione è identica per ognuna delle undici parti e verrà ripetuta solo nelle prime righe a partire dalla seconda parte.

PRESENTAZIONE DI QUARANTA, TRENTA, VENT’ANNI DOPO A LE
RELAZIONI FRA L’ITALIA E IL PORTOGALLO DURANTE IL PERIODO
FASCISTA: NASCITA ESTETICO-EMOTIVA DEL PARADIGMA
OLISTICO-DIALETTICO-ESPRESSIVO-STRATEGICO-CONFLITTUALE DEL
REPUBBLICANESIMO GEOPOLITICO ORIGINANDO DALL’ ETEROTOPIA
POETICA, CULTURALE E POLITICA DEL PORTOGALLO*

*Le relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il periodo fascista ora presentate sono
pubblicate dall’ “Italia e il Mondo” in undici puntate. La puntata che ora viene
pubblicata è la prima e segue immediatamente questa presentazione, e questa prima
puntata (come tutte le altre che seguiranno) è preceduta dall’introduzione alla stessa di
Giuseppe Germinario. Pubblicando l’introduzione originale delle Relazioni fra l’Italia
e il Portogallo durante il periodo fascista come prima puntata e che, come da indice,
non è numerata, la numerazione delle puntate alla fine di questa presentazione non
segue la numerazione ordinale originale in indice delle parti del saggio, che è stata
quindi mantenuta immutata, quando questa presente.

OTTAVA PUNTATA STATO DELLE COSE

LO STATO DELLE COSE DELLA GEOPOLITICA, di Massimo Morigi _ 7a di 11 parti

AVVERTENZA

La seguente è la settima di undici parti di un saggio di Massimo Morigi. Nella prima parte è pubblicata in calce l’introduzione e nel file allegato il testo di Morigi; nella sua settima parte è disponibile la prosecuzione a partire da pagina 130. L’introduzione è identica per ognuna delle undici parti e verrà ripetuta solo nelle prime righe a partire dalla seconda parte.

PRESENTAZIONE DI QUARANTA, TRENTA, VENT’ANNI DOPO A LE
RELAZIONI FRA L’ITALIA E IL PORTOGALLO DURANTE IL PERIODO
FASCISTA: NASCITA ESTETICO-EMOTIVA DEL PARADIGMA
OLISTICO-DIALETTICO-ESPRESSIVO-STRATEGICO-CONFLITTUALE DEL
REPUBBLICANESIMO GEOPOLITICO ORIGINANDO DALL’ ETEROTOPIA
POETICA, CULTURALE E POLITICA DEL PORTOGALLO*

*Le relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il periodo fascista ora presentate sono
pubblicate dall’ “Italia e il Mondo” in undici puntate. La puntata che ora viene
pubblicata è la prima e segue immediatamente questa presentazione, e questa prima
puntata (come tutte le altre che seguiranno) è preceduta dall’introduzione alla stessa di
Giuseppe Germinario. Pubblicando l’introduzione originale delle Relazioni fra l’Italia
e il Portogallo durante il periodo fascista come prima puntata e che, come da indice,
non è numerata, la numerazione delle puntate alla fine di questa presentazione non
segue la numerazione ordinale originale in indice delle parti del saggio, che è stata
quindi mantenuta immutata, quando questa presente.

SETTIMA PUNTATA STATO DELLE COS

 

LO STATO DELLE COSE DELLA GEOPOLITICA, di Massimo Morigi _ 6a di 11 parti

AVVERTENZA

La seguente è la sesta di undici parti di un saggio di Massimo Morigi. Nella prima parte è pubblicata in calce l’introduzione e nel file allegato il testo di Morigi, nella sua terza parte è disponibile a partire da pagina 130. L’introduzione è identica per ognuna delle undici parti e verrà ripetuta solo nelle prime righe a partire dalla seconda parte.

PRESENTAZIONE DI QUARANTA, TRENTA, VENT’ANNI DOPO A LE
RELAZIONI FRA L’ITALIA E IL PORTOGALLO DURANTE IL PERIODO
FASCISTA: NASCITA ESTETICO-EMOTIVA DEL PARADIGMA
OLISTICO-DIALETTICO-ESPRESSIVO-STRATEGICO-CONFLITTUALE DEL
REPUBBLICANESIMO GEOPOLITICO ORIGINANDO DALL’ ETEROTOPIA
POETICA, CULTURALE E POLITICA DEL PORTOGALLO*

*Le relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il periodo fascista ora presentate sono
pubblicate dall’ “Italia e il Mondo” in undici puntate. La puntata che ora viene
pubblicata è la prima e segue immediatamente questa presentazione, e questa prima
puntata (come tutte le altre che seguiranno) è preceduta dall’introduzione alla stessa di
Giuseppe Germinario. Pubblicando l’introduzione originale delle Relazioni fra l’Italia
e il Portogallo durante il periodo fascista come prima puntata e che, come da indice,
non è numerata, la numerazione delle puntate alla fine di questa presentazione non
segue la numerazione ordinale originale in indice delle parti del saggio, che è stata
quindi mantenuta immutata, quando questa presente.

SESTA PUNTATA STATO DELLE COSE

LO STATO DELLE COSE DELLA GEOPOLITICA, di Massimo Morigi _ 5a di 11 parti

AVVERTENZA

La seguente è la quinta di undici parti di un saggio di Massimo Morigi. Nella prima parte è pubblicata in calce l’introduzione e nel file allegato il testo di Morigi, nella sua terza parte è disponibile a partire da pagina 130. L’introduzione è identica per ognuna delle undici parti e verrà ripetuta solo nelle prime righe a partire dalla seconda parte.

PRESENTAZIONE DI QUARANTA, TRENTA, VENT’ANNI DOPO A LE
RELAZIONI FRA L’ITALIA E IL PORTOGALLO DURANTE IL PERIODO
FASCISTA: NASCITA ESTETICO-EMOTIVA DEL PARADIGMA
OLISTICO-DIALETTICO-ESPRESSIVO-STRATEGICO-CONFLITTUALE DEL
REPUBBLICANESIMO GEOPOLITICO ORIGINANDO DALL’ ETEROTOPIA
POETICA, CULTURALE E POLITICA DEL PORTOGALLO*

*Le relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il periodo fascista ora presentate sono
pubblicate dall’ “Italia e il Mondo” in undici puntate. La puntata che ora viene
pubblicata è la prima e segue immediatamente questa presentazione, e questa prima
puntata (come tutte le altre che seguiranno) è preceduta dall’introduzione alla stessa di
Giuseppe Germinario. Pubblicando l’introduzione originale delle Relazioni fra l’Italia
e il Portogallo durante il periodo fascista come prima puntata e che, come da indice,
non è numerata, la numerazione delle puntate alla fine di questa presentazione non
segue la numerazione ordinale originale in indice delle parti del saggio, che è stata
quindi mantenuta immutata, quando questa presente.

QUINTA PUNTATA STATO DELLE COSE

LO STATO DELLE COSE DELLA GEOPOLITICA, di Massimo Morigi _ 4a di 11 parti

AVVERTENZA

La seguente è la quarta di undici parti di un saggio di Massimo Morigi. Nella prima parte è pubblicata in calce l’introduzione e nel file allegato il testo di Morigi, nella sua terza parte è disponibile a partire da pagina 130. L’introduzione è identica per ognuna delle undici parti e verrà ripetuta solo nelle prime righe a partire dalla seconda parte.

PRESENTAZIONE DI QUARANTA, TRENTA, VENT’ANNI DOPO A LE
RELAZIONI FRA L’ITALIA E IL PORTOGALLO DURANTE IL PERIODO
FASCISTA: NASCITA ESTETICO-EMOTIVA DEL PARADIGMA
OLISTICO-DIALETTICO-ESPRESSIVO-STRATEGICO-CONFLITTUALE DEL
REPUBBLICANESIMO GEOPOLITICO ORIGINANDO DALL’ ETEROTOPIA
POETICA, CULTURALE E POLITICA DEL PORTOGALLO*

*Le relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il periodo fascista ora presentate sono
pubblicate dall’ “Italia e il Mondo” in undici puntate. La puntata che ora viene
pubblicata è la prima e segue immediatamente questa presentazione, e questa prima
puntata (come tutte le altre che seguiranno) è preceduta dall’introduzione alla stessa di
Giuseppe Germinario. Pubblicando l’introduzione originale delle Relazioni fra l’Italia
e il Portogallo durante il periodo fascista come prima puntata e che, come da indice,
non è numerata, la numerazione delle puntate alla fine di questa presentazione non
segue la numerazione ordinale originale in indice delle parti del saggio, che è stata
quindi mantenuta immutata, quando questa presente.

QUARTA PUNTATA STATO DELLE COSE

LO STATO DELLE COSE DELLA GEOPOLITICA, di Massimo Morigi _ 3a di 11 parti

AVVERTENZA

La seguente è la terza di undici parti di un saggio di Massimo Morigi. Nella prima parte è pubblicata in calce l’introduzione e nel file allegato il testo di Morigi, nella sua terza parte è disponibile a partire da pagina 130. L’introduzione è identica per ognuna delle undici parti e verrà ripetuta solo nelle prime righe a partire dalla seconda parte.

PRESENTAZIONE DI QUARANTA, TRENTA, VENT’ANNI DOPO A LE
RELAZIONI FRA L’ITALIA E IL PORTOGALLO DURANTE IL PERIODO
FASCISTA: NASCITA ESTETICO-EMOTIVA DEL PARADIGMA
OLISTICO-DIALETTICO-ESPRESSIVO-STRATEGICO-CONFLITTUALE DEL
REPUBBLICANESIMO GEOPOLITICO ORIGINANDO DALL’ ETEROTOPIA
POETICA, CULTURALE E POLITICA DEL PORTOGALLO*

*Le relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il periodo fascista ora presentate sono
pubblicate dall’ “Italia e il Mondo” in undici puntate. La puntata che ora viene
pubblicata è la prima e segue immediatamente questa presentazione, e questa prima
puntata (come tutte le altre che seguiranno) è preceduta dall’introduzione alla stessa di
Giuseppe Germinario. Pubblicando l’introduzione originale delle Relazioni fra l’Italia
e il Portogallo durante il periodo fascista come prima puntata e che, come da indice,
non è numerata, la numerazione delle puntate alla fine di questa presentazione non
segue la numerazione ordinale originale in indice delle parti del saggio, che è stata
quindi mantenuta immutata, quando questa presente.

TERZA PUNTATA STATO DELLE COSE

LO STATO DELLE COSE DELLA GEOPOLITICA, di Massimo Morigi _ 2a di 11 parti

AVVERTENZA

La seguente è la seconda di undici parti di un saggio di Massimo Morigi. Nella prima parte è pubblicata in calce l’introduzione e nel file allegato il testo di Morigi, nella sua seconda parte è disponibile a partire da pagina 130. L’introduzione è identica per ognuna delle undici parti e verrà ripetuta solo nelle prime righe a partire dalla seconda parte.

PRESENTAZIONE DI QUARANTA, TRENTA, VENT’ANNI DOPO A LE
RELAZIONI FRA L’ITALIA E IL PORTOGALLO DURANTE IL PERIODO
FASCISTA: NASCITA ESTETICO-EMOTIVA DEL PARADIGMA
OLISTICO-DIALETTICO-ESPRESSIVO-STRATEGICO-CONFLITTUALE DEL
REPUBBLICANESIMO GEOPOLITICO ORIGINANDO DALL’ ETEROTOPIA
POETICA, CULTURALE E POLITICA DEL PORTOGALLO*

*Le relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il periodo fascista ora presentate sono
pubblicate dall’ “Italia e il Mondo” in undici puntate. La puntata che ora viene
pubblicata è la prima e segue immediatamente questa presentazione, e questa prima
puntata (come tutte le altre che seguiranno) è preceduta dall’introduzione alla stessa di
Giuseppe Germinario. Pubblicando l’introduzione originale delle Relazioni fra l’Italia
e il Portogallo durante il periodo fascista come prima puntata e che, come da indice,
non è numerata, la numerazione delle puntate alla fine di questa presentazione non
segue la numerazione ordinale originale in indice delle parti del saggio, che è stata
quindi mantenuta immutata, quando questa presente.

SECONDA PUNTATA STATO DELLE COSE

 

LO STATO DELLE COSE DELLA GEOPOLITICA, di Massimo Morigi _ 1a di 11 parti

AVVERTENZA

La seguente è la prima di undici parti di un saggio di Massimo Morigi. Nella prima parte è pubblicata in calce l’introduzione e nel file allegato il testo di Morigi, è disponibile a partire da pagina 10 con i richiami e da pag 130 con il testo. L’introduzione è identica per ognuna delle undici parti e verrà ripetuta solo nelle prime righe.

PRESENTAZIONE DI QUARANTA, TRENTA, VENT’ANNI DOPO A LE
RELAZIONI FRA L’ITALIA E IL PORTOGALLO DURANTE IL PERIODO
FASCISTA: NASCITA ESTETICO-EMOTIVA DEL PARADIGMA
OLISTICO-DIALETTICO-ESPRESSIVO-STRATEGICO-CONFLITTUALE DEL
REPUBBLICANESIMO GEOPOLITICO ORIGINANDO DALL’ ETEROTOPIA
POETICA, CULTURALE E POLITICA DEL PORTOGALLO*

*Le relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il periodo fascista ora presentate sono
pubblicate dall’ “Italia e il Mondo” in undici puntate. La puntata che ora viene
pubblicata è la prima e segue immediatamente questa presentazione, e questa prima
puntata (come tutte le altre che seguiranno) è preceduta dall’introduzione alla stessa di
Giuseppe Germinario. Pubblicando l’introduzione originale delle Relazioni fra l’Italia
e il Portogallo durante il periodo fascista come prima puntata e che, come da indice,
non è numerata, la numerazione delle puntate alla fine di questa presentazione non
segue la numerazione ordinale originale in indice delle parti del saggio, che è stata
quindi mantenuta immutata, quando questa presente.

INTRODUZIONE
««Sapete quanto odi, detesti e non possa sopportare la
menzogna, non perché sia più onesto degli altri, ma
semplicemente perché mi spaventa. C’è un alito letale, un
sapore di mortalità nelle menzogne – ed è esattamente ciò che
odio e detesto al mondo – ciò che voglio dimenticare. Mi
avvilisce e mi nausea, come se addentassi qualcosa di marcio.
Temperamento, suppongo. Be’, mi ci avvicinai abbastanza
lasciando credere a quel giovane sciocco tutto quello che gli
piaceva immaginare della mia influenza in Europa. In un
istante divenni una finzione quanto il resto dei pellegrini
stregati. Questo semplicemente perché mi pareva che in
qualche modo avrei potuto essere d’aiuto a quel Kurtz che al
momento non vedevo – capite. Per me era soltanto una parola.
Non vedevo l’uomo in quel nome, più di quanto lo vediate voi.
Lo vedete? Vedete la storia? Vedete qualcosa? Per me è come
se stessi cercando di raccontarvi un sogno – un tentativo
inutile perché non c’è modo di comunicare a parole la
sensazione del sogno, quel miscuglio di assurdità, sorpresa e
stupore in un fremito di lotta e ribellione, la consapevolezza di
essere preda dell’incredibile, che è l’essenza stessa dei
sogni…». Per un po’ restò in silenzio. … No, è impossibile; è
impossibile comunicare la sensazione di vita di qualsiasi fase
della propria esistenza – ciò che ne costituisce la verità, il
significato – l’essenza sottile e penetrante. È impossibile. Si
vive come si sogna – soli…». Fece un’altra pausa come di
riflessione, poi aggiunse: «Naturalmente in questo voialtri
vedete più di quanto potessi vedere io allora. Voi vedete me,
che conoscete…». Si era fatto buio così pesto che noi
ascoltatori riuscivamo a malapena a scorgerci. Da tempo lui,
seduto in disparte, non era altro che una voce per noi. Nessuno
pronunciò parola. Poteva darsi che gli altri dormissero, ma io
ero sveglio. Ascoltavo, ascoltavo, attendendo all’erta la frase,
la parola che mi avrebbe permesso di comprendere
l’indefinibile disagio ispirato da quel racconto che sembrava
prendere forma senza il bisogno di labbra umane nell’aria
greve della notte sul fiume.».
Nell’introdurre i lettori dell’ “Italia e il Mondo” a
Massimo Morigi, Lo stato delle cose della geopolitica.
Presentazione di quaranta, trenta, vent’anni dopo a le relazioni
fra l’Italia e il Portogallo durante il periodo fascista: nascita
estetico-emotiva del paradigma olistico-dialettico-espressivostrategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico
originando dall’eterotopia poetica, culturale e politica del
Portogallo, scritto a sua volta introduttivo, come si evince dal
titolo, delle Relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il
periodo fascista, elaborato sempre da Massimo Morigi una
ventina di anni orsono e che verrà pubblicato in undici
puntate sul nostro blog, quello che ho inteso sottolineare con la
citazione iniziale tratta da Cuore di tenebra di Joseph Conrad
è che questa odierna presentazione di Massimo Morigi ad una
sua vecchia fatica può essere sì considerata, come
effettivamente lo è, un proseguimento nella costruzione di una
inedita teoresi geopolitica e delle scienze storico-sociali che
abbatta l’artificioso discrimine fra le c.d. scienze della natura
e le c.d. scienze dell’uomo e che ha trovato il suo punto
culminante in Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi
evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e
fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo,
glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard
Lewontin, su Lynn Margulis, su Donna Haraway e materiali di
studio strategici per la teoria della filosofia della prassi olisticodialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico sempre pubblicata dall’ “Italia
e il Mondo”, ma un approfondimento che, al contrario di
Epigenetica, Teoria endosimbiotica etc. non ricorre ad un
tecnica citazionistica per creare un livello comunicativo col
lettore che sia conforme al paradigma olistico-dialetticoespressivo-strategico-conflittuale che per Morigi vale ed è esplicativo di tutta la realtà ma, nel caso di questo ultimo
lavoro, ricorre alla tecnica letteraria dell’embedded narrative
di cui non solo Cuore di tenebra di Joseph Conrad è stato uno
dei più fulgidi risultati in epoca moderna ma la cui citazione
che ho prodotto ad inizio di queste mie parole penso
rappresenti esattamente la problematica comunicativa che egli
ha dovuto e voluto affrontare con questo lavoro.
E sottolineo che non a caso parlo di problematica
comunicativa e non di tecnica comunicativa e che non a caso
per parlare di questo lavoro e della sua embedded narrative
sono ricorso a Cuore di Tenebra di Joseph Conrad e non
magari a Tlon, Uqbar, Orbis Tertius o a El Sur di Jorge Luis
Borges, l’altro grandissimo scrittore che nella nostra
modernità letteraria è ricorso, con la massima maestria, alla
tecnica letteraria summenzionata ma con la non trascurabile
differenza, rispetto a Conrad e al suo Cuore di tenebra, che per
Borges l’embedded narrative, cioè un racconto che narra di un
racconto, è volta a creare una sorta di ghirigoro espressivo
barocco dimostrativo dell’inesistenza della verità e/o
dell’impossibilità di raccontarla, mentre nel Cuore di tenebra
di Conrad l’embedded narrative, nonostante le difficoltà
interpretative che pone sia ai personaggi del romanzo che ai
lettori dello stesso, è l’unico sistema per venire a contatto con
questa verità e poterla apprezzare nella sua integrale,
ancorché sfuggente, mutevole e contraddittoria, pienezza.
Questo, infatti è lo scopo che si prefigge Morigi tramite
l’odierna presentazione del suo lavoro nato vent’anni prima.
Anche se egli ritiene che il lavoro di vent’anni orsono presenti
dei pregi che hanno resistito al tempo (ed anch’io sono di
questo avviso) e quindi pensa, a buon ragione, che valga la
pena di presentarlo oggi ai lettori dell’ “Italia e il Mondo”, egli
è ancora più convinto che valga la pena di narrare la sua
interiore dinamica intellettuale che lo ha portato ad elaborare
il paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategicoconflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico e di cui le
Relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il periodo fascista
costituiscono una tappa, ancorché immatura, ma una tappa
immatura di un percorso iniziato non solo con le suggestioni
culturali e politiche di un paese, il Portogallo, delle cui
suggestioni lo scritto di vent’anni fa, per ammissione stessa del
suo autore, era in fondo un frutto ancora non completamente
maturo ma anzidetto paradigma che è stato generato a livello
inizialmente subliminale, come ci spiega espressamente
Morigi, dalla rappresentazione che di questo paese ha dato il
regista tedesco Wim Wenders tramite i due magistrali Lo stato
delle cose e Lisbon Story, due film che hanno per sfondo non
solo il Portogallo ma anche le storie che i loro personaggi
dentro questo scenario riescono o non riescono a narrare e/o a
portare a termine.
Narrandoci del Portogallo e di queste due embedded
narrative cinematografiche su questo paese, così Morigi crea a
sua volta una sua propria personale embedded narrative che
accoglie sia la storia di quel paese (e quindi quella di quel suo
scritto di vent’anni prima) che quella delle due embedded
narrative raccontate nelle due rappresentazioni
cinematografiche che hanno dato vita, come ci narra Morigi,
alla dinamica psico-intellettuale che lo portò poi alla creazione
del paradigma olistico-dialettico-strategico-conflittuale del
Repubblicanesimo Geopolitico. Siamo quindi in presenza di
una ‘embedded narrative geopolitica’? A mio parere non più
di quanto in Epigenetica, Teoria endosimbiotica etc. non
fossimo in presenza, in virtù della sua tecnica comunicativa
tramite una costellazione di citazioni, di una ‘Benjamin
geopolitica’. Quella che qui come allora si presenta, è una
geopolitica integralmente dialettica per la quale valgono sia
nell’uno come nell’altro caso le considerazioni dell’ascoltatore
delle parole del narratore Marlow che abbiamo letto all’inizio
di questa presentazione: «Si era fatto buio così pesto che noi
ascoltatori riuscivamo a malapena a scorgerci. Da tempo lui,
seduto in disparte, non era altro che una voce per noi. Nessuno
pronunciò parola. Poteva darsi che gli altri dormissero, ma io
ero sveglio. Ascoltavo, ascoltavo, attendendo all’erta la frase,
la parola che mi avrebbe permesso di comprendere
l’indefinibile disagio ispirato da quel racconto che sembrava
prendere forma senza il bisogno di labbra umane nell’aria
greve della notte sul fiume.».
Certamente Lo stato delle cose della geopolitica, non è solo
la narrazione di una personale dinamica intellettuale in cui è
protagonista una concezione dialettica totale ma è anche la
narrazione di un futuro programma di pedagogia geopolitica e
culturale tout court che ha veramente poco da spartire con le
attuali pornografie massmediatiche “geopolitiche” e/o
“politico-culturali”, verso le quali, per esprimere il nostro
sentimento ricorriamo, sempre da Cuore di tenebra, alle ultime
parole dette da Kurtz prima di morire al narratore Marlow
così come ce le consegna il narratore anonimo del racconto di
Marlow: «Che orrore. Che orrore!». Ecco, Lo stato delle cose
della geopolitica, oltre ad essere una necessaria presentazione
ad uno scritto, Le relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il
periodo fascista, che nonostante la parziale palinodia fattane
dall’autore stesso, mantiene a tutt’oggi una sua validità come
ricerca storica, è innanzitutto, una sorta di reazione a questo
orrore.
Per questo la sua embedded narrative che non fornisce le
facili risposte ready-made e stupidamente deterministiche
dell’attuale geopolitica da talk show ma che ci dona una
processo formativo in cui la teoria ambisce a formare anche
con sottili passaggi e processi di tipo letterario-filosofico, come
il ricorso al tropo dell’eterotopia e a quello degli specchi che
riflettono all’infinito la loro stessa immagine,
1
una geopolitica
ed una azione politica che possano abbattere le
deterministiche, falsamente scientifiche, pornografiche
manifestazioni dell’attuale “geopolitica” fintamente obiettiva
la cui retorica è quella greve da bar sport (vedi l’attuale
guerra russo-ucraina e l’attuale orribile perfomance dei nostri
più accreditati geopolitici nazionali sospesa fra la brutta
figura per le previsioni completamente sballate ed il successivo
totale pubblico asservimento alla voce del padrone atlantico,
ma ricordiamo che più o meno esplicita che fosse prima di
questa guerra, questa condizione di totale asservimento è
comunque sempre stata la stessa), deve essere considerata
veramente un potentissimo farmaco contro questo orrore.

E per aspettare che questo farmaco faccia il suo effetto,
con tutte le sue embedded narrative e tutte le conseguenti
interconnesse eterotopie storico-culturali portoghesi e
cinematografiche wendersiane, consigliamo veramente il
lettore, oltre ovviamente alla lettura del saggio sulla storia
delle Relazioni fra l’Italia e il Portogallo durante il periodo
fascista che pubblichiamo in undici puntate, di fare come il
narratore della narrazione di Marlow, di ascoltare e ascoltare,
attendendo quello spunto che gli apra la sua personalissima ed
intima chiave per uscire dall’attuale orrore. Un ascolto, che
come ci suggerisce l’‘embedded narrative geopolitica’ dello
Stato delle cose della geopolitica, dovrà durare più delle undici
puntate in cui, tramite il testo presentato da questo scritto,
anche esso stesso verrà undici volte riproposto ma, bensì,
tutta una vita; un ascolto che se ovviamente dovrà ad un certo
punto avere termine anche per Lo stato delle cose della
geopolitica, non dovrà mai cessare per tutte le embedded story
che ci offre non solo la geopolitica ma, soprattutto, la vita
dell’uomo che queste storie genera ma, come nell’eterotopica
fuga all’infinito dell’immagine dei due specchi che
vicendevolmente si riflettono e si moltiplicano senza mai
fermarsi, senza le quali e senza la cui creazione l’uomo non
sarebbe nemmeno nel mondo.

1 Nell’‘embedded narrative geopolitica’ dello Stato delle cose della geopolitica trova
largo e densissimamente significante il tropo dell’ eterotopia, il concetto foucaultiano
di un luogo realmente esistente ma al tempo stesso isolato dagli altri più comuni
luoghi della vita dell’uomo e, strettamente collegato a questo, il tropo dei due specchi
che riflettono all’infinito l’uno l’immagine dell’altro, una forma particolare di
eterotopia quest’ultima che, come ci vuole suggerire Morigi, è rappresentazione della
dialettica dell’ Epifania Strategica del Repubblicanesimo Geopolitico, oltre ad essere,
come altresì ci mostra Morigi, una immagine retorica ricorrente nella filmografia
wendersiana. E potremmo anche continuare parlando della funzione tutta particolare
che la saudade portoghese riveste nell’economia dell’embedded narrative dello Stato
delle cose della geopolitica, ma per aver contezza di cosa possa significare per un
rinnovata geopolitica contrassegnata dall’eterotopia della Epifania Strategica il
saudosistico triste ma al contempo felice sentimento delle cose che passano e muoiono
ma che proprio nel loro ricordo rivivono ancora più splendenti di quando erano nel
mondo, oltre a rinviare alle interpretazioni già date da Morigi alle Tesi di filosofia della
storia di Walter Benjamin e alla filosofia della prassi dove, specialmente nel
Repubblicanesimo Geopolitico, soggetto ed oggetto costituiscono un unicum dialettico,
pensiamo sia doveroso rinviare direttamente il lettore alla narrazione che ne troviamo
nello Stato delle cose della geopolitica e non fornire ulteriori spiegazioni…
Buona lettura
Giuseppe Germinario

PRIMA PUNTATA STATO DELLE COSE

FENOMENOLOGIA DELL’ ALESSANDRO   ORSINI, di Massimo Morigi

                      FENOMENOLOGIA DELL’ ALESSANDRO   ORSINI

 

E per la chiarezza concettuale e terminologica e per  iniziare l’indispensabile  percorso già indicato ai lettori in “Regnum Cliens”, (all’ URL  de “L’Italia  e il mondo” https://italiaeilmondo.com/2022/04/24/regnum-cliens-di-massimo-morigi/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20220424164612/https://italiaeilmondo.com/2022/04/24/regnum-cliens-di-massimo-morigi/; screenshot:  https://web.archive.org/web/20220424164625/http://web.archive.org/screenshot/https://italiaeilmondo.com/2022/04/24/regnum-cliens-di-massimo-morigi/, ed anche su Internet Archive agli URL https://archive.org/details/regnum-cliens-repubblicanesimo-geopolitico-massimo-morigi-italia e  https://ia801505.us.archive.org/10/items/regnum-cliens-repubblicanesimo-geopolitico-massimo-morigi-italia/REGNUM%20CLIENS%2C%20REPUBBLICANESIMO%20GEOPOLITICO%2C%20MASSIMO%20MORIGI%2C%20ITALIA.pdf )  è ora necessario fare un esempio concreto per instradarci verso una nuova pedagogia nazionale che si contrapponga alle vecchie e divisive narrazioni, iniziando innanzitutto da coloro che possono sembrare affini ma, in realtà, ammettendo pure la loro  buona fede, non fanno altro che seminare confusione nel campo di coloro che si stanno rendendo conto che l’Italia non è nient’altro che un “regnum cliens” degli Stati Uniti. Ci riferiamo al prof. Alessandro Orsini, del quale qui di seguito si indica per punti la complessa e contraddittoria fenomenologia di questo comunque interessante personaggio pubblico. Punto primo della fenomenologia di Orsini. Il professore accusato  –  vigliaccamente e distorcendo le sue parole bisogna sottolineare – di essere  fascista,  anziché rimarcare il ruolo paralizzante del mito della resistenza e dell’antifascismo, denuncia anche giustamente di essere stato volutamente frainteso per le posizioni assunte sulla guerra russo-ucraina e per queste sue  posizioni che si sta operando sulla sua persona una sorta di ridicola e deformante “reductio ad fascem” ma facendo ciò ribadisce la sua fedeltà ai valori paralizzanti di cui sopra e non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello (l’abbiamo già detto,  gli si concede la buona fede) che per l’Italia è fondamentale il passaggio ad una nuova pedagogia nazionale che si lasci completamente dietro di sé, appunto, il miti confusionari, divisivi e sommamente paralizzanti  dell’antifascismo e della resistenza e che risultano essere un fenomenale compattatore delle classi dirigenti e parassitarie italiane e, in prospettiva storica, nient’altro che una mitologia costruita ad hoc da un’Italia che aveva perso il secondo conflitto mondiale e che necessitava di questa mitologia per accreditarsi pubblicamente presso i vincitori come una nazione rinnovata ed affidabile (nella realtà inconfessabile, certamente affidabile perché col mito dell’antifascismo e della resistenza si rinunciava alla propria sovranità persa con la guerra ma rinnovata proprio no, anzi il mito copriva il fatto che le strutture dello stato erano sempre quelle fasciste – e quali avrebbero potuto essere ? – e gli italiani non erano per natura antifascisti ma, per la maggior parte, fascisti che avevano perso la guerra cui faceva gioco raccontare all’estero ed anche al loro foro interiore che erano sempre stati antifascisti). Punto secondo della fenomenologia di Alessandro Orsini. Non c’è praticamente alcuna pubblica dichiarazione del professore dove egli non si professi ammiratore della democrazia degli Stati Uniti (???) e nel contempo non affermi che l’Italia deve rendersi più autonoma da questi e cercando di fare i propri interessi, imitando, per giunta, proprio gli Stati Uniti dal professore ritenuti maestri nel perseguire il proprio interesse nazionale. Si tratta, come è di tutta evidenza, di una posizione in sé fortemente contraddittoria (perché allora rendersi autonomi da una potenza che promana tanta civiltà democratica?) ed anche antistorica, perché se è vero che gli Stati Uniti sanno fare i loro interessi (e anche questo è tutto da dimostrare, meglio dire che gli Stati Uniti  hanno di volta in volta grande capacità di imporre agli alleati e agli stati clienti – per l’Italia abbiamo già detto che questa è la definizione che meglio si attaglia riguardo al suo rapporto con gli Stati Uniti – la loro politica del momento), bisogna vedere cosa significhi, a livello di politica interna degli Stati Uniti, fare i propri interessi, che negli ultima trent’anni – se facciamo eccezione dell’amministrazione Trump – non è mai stato l’interesse di quella che più o meno si può definire una classe media (cosa che si intuisce importa molto al prof. Orsini) ma solo quello delle grandi corporation. Quindi, per farla breve e per essere benevoli, Orsini fortemente succube del mito americano e non andiamo oltre. Punto terzo. Orsini si definisce grande europeista e, purtroppo, c’è da credere alla sua sincerità, ma si tratta di una sincerità che confligge – e anche su ciò diamo credito ad Orsini sulla sua sincerità e quindi sul suo accecamento – con la sua volontà di voler rendere l’Italia più assertiva ed efficace in politica  estera. L’Unione Europea è nata per la volontà degli Stati Uniti di controllare il Vecchio continente uscito con le ossa rotte dal Secondo conflitto mondiale e, come si vede nella vicenda della guerra russo-ucraina, svolge egregiamente questo ruolo e non c’è molto altro da dire se non riflettere sull’ingenuità del prof. Orsini, ed anche, se proprio si vuole aggiungere una postilla, concordare  con il ragionamento di Orsini in merito al fatto che per la Francia l’Unione Europea è un moltiplicatore di potenza, ma anche sottolineare che, a differenza dell’opinione di Orsini, è assolutamente velleitario pensare che questo moltiplicatore di potenza possa valere anche per l’Italia, per il semplice fatto che per moltiplicare potenza, potenza bisogna avere e siccome la potenza internazione dell’Italia è uguale a zero, hai voglia a moltiplicare… . Quarto e ultimo punto. Orsini sostiene che l’Italia è un satellite degli Stati Uniti. Errore, grosso errore, errore da sottolineare con la matita blu. L’Italia non è un satellite degli Stati Uniti, perché com’è noto in astronomia, un satellite esercita una sua forza di gravità sul corpo celeste maggiore che va sotto il nome di pianeta, e usando quindi nella relazione di potenza fra Stati Uniti ed Italia la metafora del satellite, ciò vorrebbe dire che l’Italia esercita una pur minima influenza sugli Stati Uniti, ma questo è empiricamente smentito dai fatti, ricevendo l’Italia passivamente e servilmente i desiderata degli Stati Uniti senza portar un pur minimo contributo autonomo agli stessi (vedi sempre guerra russo-ucraina con la ridicolaggine che l’Italia è letteralmente indemoniata nel dire che bisogna fare a meno del gas russo, dimenticando il piccolo dettaglio che essa è la nazione occidentale che più dipende dallo stesso. In realtà l’Italia non è uno stato satellite degli Stati uniti come possono esserlo la Francia, la Germania o la Gran Bretagna, l’Italia è uno stato cliente degli Stati Uniti, dove, come nell’antica Roma, noi attribuiamo a questo termine il significato di uno stato che ha formale personalità giuridica internazionale e formale libertà di scegliersi al suo interno i propri governanti, ma che non solo in materia di difesa militare ma anche in quella delle scelte economiche vitali per il benessere della sua popolazione non può e non deve avere alcuna parola se non quella che direttamente le viene trasmessa dalla nazione con la quale è formalmente alleata ma, nella realtà, completamente sottomessa militarmente ed economicamente (rinuncia al gas russo per ordine degli Stati Uniti anche se questo può uccidere la nostra economia; aumento, sempre su direttiva degli Stati Uniti, delle spese militari per l’Italia anche se questo rischia di far schizzare la già nostra disastrata spesa pubblica, sempre su ordine diretto degli Stati Uniti, invio di armi all’Ucraina, anche se questo ci espone al rischio di essere la prima vittima sacrificale di una ritorsione nucleare da parte della Russia. I Romani con i regni clientes si comportavano esattamente come gli Stati Uniti con noi italiani: prelevavano soldati per le legioni, depredavano i territori dei regni clientes delle risorse minerarie, agricole ed umane, cioè, oltre ai soldati, imponevano de facto  presso costoro anche la fornitura di schiavi oltre quelli che già si procacciavano con la diretta brutale violenza dagli stati debellati tout court dalla loro forza militare). L’interesse della fenomenologia testé tratteggiata  è data dal fatto che col prof. Orsini ci troviamo di fronte ad uno studioso  –  contrariamente alla stragrande maggioranza  degli esponenti del circo intellettual-mediatico mainstream palesemente in malafede e/o talmente istupidito dal crollo delle ideologie novecentesche che “tout va très bien madame la marquise” –   che pur possedendo realmente una competenza geopolitica e pur volendo sinceramente far valere questa competenza a beneficio della nazione cui appartiene, non è riuscito ad acquisire quella necessaria souplesse che gli consenta di sbarazzarsi con decisione di tutti quegli idola fori  del c.d. Occidente che permettono ai gruppi alfastrategici di questo fantomatico e fantasmagorico Occidente di prevalere senza alcuno sforzo sui gruppi omegastrategici che vengono letteralmente privati della loro capacità critica e di autoconservazione vitale tramite l’uso   parareligioso della mitologia dei diritti dell’uomo e della c.d. democrazia rappresentativa (in Italia, sottomiti e diretta gemmazione del mito principale, mito dell’antifascismo presente anche all’estero ma mito dei vincitori per imporre la loro volontà di potenza agli sconfitti mentre in Italia è il mito degli sconfitti e per imporre la volontà di potenza delle classi egemoni sulle classi subalterne e mito della resistenza, anche questo presente all’estero ma in Italia particolarmente farlocco ed arma di “distrazione di massa” a totale detrimento, come nel primo caso, dei gruppi omegastrategici), democrazia e diritti dell’uomo che, secondo questo racconto mitologico, non solo dovrebbero essere imposti sui popoli che non ne vogliono sentire parlare ma, addirittura, dovrebbero essere la chiave di spiegazione universale per interpretare e giudicare le vicende storiche, culturali ed esistenziali dell’Umanità (e se l’imposizione è segno di mentalità imperialista mai morta, e questo passi,  scagli la prima pietra di chi non è mai stato imperialista magari solo sul piano personale, la spiegazione dell’avventura umana lungo le rotaie dei diritti umani e della democrazia quando non di malafede, è veramente segno di profonda ingenuità). In conclusione. Speriamo che la fenomenologia del prof. Orsini, pur segno a nostro giudizio, di buona volontà e anche di buone conoscenze in fatto di geopolitica, possa subire una sua evoluzione verso posizioni più mature ed adulte, speriamo cioè che il segno molto evidente della “fatica del concetto” rappresentato da questo studioso possa portare ad una Epifania Strategica non solo riservata a gruppi ristretti di intellettuali che pur onesti, si lasciano ancora abbindolare dagli idola fori liberaldemocraticistici lasciatici in eredità dal secondo dopoguerra ma anche ad un aumento dell’intelligenza collettiva che, per quanto non nutrita da approfondite conoscenze nelle masse, avverta  e sappia finalmente riconoscere quando i gruppi alfastrategici  tirano fuori le loro  supercazzole ideologiche per fregare gli omegastrategici nel sempiterno conflitto strategico fra gruppi con diverso livello di potere, una fregatura che oggi potrebbe avere come posta in gioco la distruzione dei gruppi omegastrategici stessi attraverso le prime fasi di un conflitto nucleare, prime fasi verso le quali i gruppi dirigenti avrebbero, c’è da scommetterlo, l’intelligenza e le risorse per mettersi al riparo in tempo mentre per i gruppi omegastrategici non ci sarebbe alcuno scampo se non raccomandare l’anima all’Altissimo (su questo punto Orsini è molto lucido: in polemica con Cacciari, per lui la guerra nucleare non significa distruzione di tutta l’Umanità ma, almeno all’inizio, distruzione delle classi più basse e subalterne della società: opinione banale, se vogliamo, ma di una banalità che è segno anche di anticonformismo e profondo realismo politico e sociale). Intanto, per quanto ci riguarda, teniamoci ben stretto, come il nostro (ed altrui, ce lo auguriamo) bene più prezioso la chiarezza terminologica e concettuale riguardo la condizione dell’Italia: l’Italia è stato cliente degli Stati Uniti e, come precedentemente detto, lungo questa consapevolezza si accettano suggerimenti, e perché no? anche dal nostro simpatico seppur non sempre del tutto conseguente prof. Orsini, al quale, comunque, va tutta la nostra solidarietà per i vili e stupidi attacchi ai quali è stato oggetto che testimoniano della sua libertà di studioso e che, ci auguriamo, porti ad una positiva evoluzione del suo pensiero. 

REGNUM CLIENS, di Massimo Morigi

REGNUM CLIENS

Una precisazione (e per aprire una nuova fase) non solo della nostra discussione ma anche presso coloro che sentono insopportabili gli odierni vincoli internazionali cui è sottoposto il nostro paese, una proposta terminologica : l’Italia non è un paese alleato degli Stati uniti con scarsissima voce in capitolo in merito alle decisioni strategiche che lo riguardano, l’Italia non ha alcuna voce in capitolo non solo riguardo a queste decisioni strategiche, l’Italia non ha nemmeno alcuna voce in capitolo riguardo alle decisioni economico-produttive che impattano direttamente sulla vita dei suoi cittadini e ne configurano il suo assetto nell’economia del c.d. occidente, talché è totalmente fuorviante sostenere che l’Italia è il membro più debole di un’alleanza dove gli Stati unti sono il fratello maggiore, l’Italia non può quindi essere definito un alleato più o meno sottomesso vista questa disparità di forze ma la giusta definizione é Ital ia stato cliente degli Stati uniti, recuperando così la definizione di “regnum cliens” impiegato dai Romani, col la quale essi designavano quegli stati che formalmente avevano una vita politica autonoma (potevano avere una loro autonoma gerarchia politica purché non si mettesse di traverso a Roma) ma dovevano versare tributi a Roma e, all’occorrenza, fornire manovalanza militare. E si sottolinea un ulteriore fatto. Tale stato di “clientelaggio” dell’Italia verso gli Stati uniti è un’assoluta novità, anche se, ovviamente , le premesse c’erano tutte nella natura di un’alleanza squilibrata che, dopo, la fine della guerra fredda non poteva che evolversi, in mancanza di una reale discussione ed elaborazione da parte dei centri strategici nazionali (figurarsi!, vero La Grassa?) sulla mutata situazione internazionale (da questo punto di vista l’odierna situazione italiana è peggiore, molto peggiore, di quella preunitaria, laddove in quel periodo della nostra stor ia l’Italia era divisa in piccoli stati, alcuni clienti dell’Austria, ma altri, vedi il Piemonte e lo Stato della Chiesa avevano una loro individualità che, sebbene a fatica, si opponeva, se necessario e talvolta con estrema violenza, ai diktat della potenza egemone sul nostro territorio). Per concludere e per porre chiaramente una nostra primazia, nostra dell’ “Italia e il mondo”, voglio dire. La conclusione è che l’Italia adottando le scriteriate sanzioni antirusse imposte dall’America si è definitivamente trasformata da alleata degli Stati uniti in un “regnum cliens” degli stessi. La primazia che l’ “Italia e il mondo” deve rivendicare rispetto non solo alle pseudoriviste di geopolitica, magari molto scaltrire promozionalmente ma la cui funzione è simile a quella che una volta si diceva della filosofia, cioè che la filosofia è quella cosa con la quale e senza la quale tutto rimane tale e quale, ma soprattutto rispetto a tutti coloro, che nel passato come ancora oggi (oggi per la verità sempre più sparuti) si definiscono “sovranisti”, dove il problema non è tanto essere sovrani rispetto a tutto un resto del mondo che viene percepito ingenuamente come nostro nemico , ma il problema è, unicamente, uscire dalla condizione di “regnum cliens” degli Stati uniti. Chiarezza terminologica e chiarezza di obiettivi. Si accettano da tutti suggerimenti in proposito, ma dalla chiarezza concettuale e terminologica è indispensabile iniziare il percorso

1 2 3 4 11