POPOLO, ELITE, DEMOCRAZIA, di Pierluigi Fagan

POPOLO, ELITE, DEMOCRAZIA. (Post pensante, quindi pesante) Il “populismo” era una espressione politica manifestatasi a cavallo tra XIX e XX secolo in Russia, negli Stati Uniti d’America e in periodi relativamente più recenti in Sud America. Le prime due manifestazioni politiche fotografavano una opposizione tra una vasta porzione di popolo, agricolo, contro i poteri dominanti del tempo, tempi in cu la composizione sociale era molto semplificata. Leggermente diversa la composizione sociale in Sud America, figlia del diverso corso storico di quel continente. Papa Francesco (che è argentino), ebbe a ricordare che secondo lui, populismo era anche quello di Hitler e del suo partito-movimento che s’impose durante le convulsioni finali della Repubblica di Weimar.
Ho sempre nutrito una infastidita diffidenza verso l’utilizzo recente di questa categoria, in quanto democratico radicale non ho mai capito la differenza tra populismo e demagogia, stante che un democratico sa molto bene cos’è la demagogia in quanto storica malattia degenerativa proprio della democrazia. Non solo la categoria è incerta ma la sua applicazione mi è sembrata molto a casaccio. AfD, FN, Vox, FdI, ad esempio, mi sembrano legittimi partiti di destra, non vedo cosa c’entri il populismo. Avranno la loro percentuale di inclinazione demagogica, ma in comune a molte altre forze politiche in questi tempi di “democrazia spettatoriale”. Non ho neanche mai capito cosa c’entrasse la Brexit col populismo. E’ stata una etichetta intrisa di giudizio negativo, applicata appunto un po’ a casaccio per delegittimare posizione politiche avversarie. Forse se ne può accettare l’utilizzo descrittivo nel caso polacco, ungherese e di Trump, in buona parte per la forma di qualche tempo fa nel caso M5S e Lega, ma sono tutti casi da meglio precisare.
Non è un caso che questa categoria politica nasca come fenomeno politico concreto tra fine XIX ed inizi XX secolo, assieme al suo riflesso teorico. Questa è la “Teoria delle élite” di Mosca-Pareto-Michels. Ma la teoria era descrittiva, il suo utilizzo in chiave prescrittiva che cioè preveda politicamente che possa esistere una possibile contrapposizione secca tra élite e popolo inteso come il 99% di Occupy Wall Street (non a caso fenomeno americano), è un passaggio non compreso in quella teoria. Forse compresa da Michels quando da socialdemocratico tedesco diventò simpatizzante del fascismo italiano della prima ora, ma il caso individuale non è riflesso nella teoria in quanto tale.
Se la contrapposizione élite vs popolo esiste in descrizione, vale anche in prescrizione? Cioè esiste una via politica concreta che opponga le élite al popolo? Direi proprio di no, tranne in un caso. Il caso che prevede questa contrapposizione è quello vagamente oppositivo, ma una opposizione che non sviluppa una sua visione alternativa del potere, solo di interpreti, è movimento di opinione non movimento politico. Quando da movimento di vaga opinione diventa movimento concretamente politico, rischia solo di sostituire una élite ad un’altra, una élite sfidante “buona” fintanto che si contrappone a quella cattiva, ma destinata a trasformarsi inevitabilmente in “cattiva” quando prenderà il ruolo di élite dominante a sua volta. Come faccia una intenzione populista a riportare il potere al popolo, non è mai detto perché diventerebbe una teoria della democrazia che nessuno si sogna minimamente di promuovere davvero.
Sono cinque i fattori che hanno favorito l’affermarsi di questa partizione “popolo vs élite”. Il primo è la torsione globalista-finanziaria del modo economico occidentale, un nuovo modo che di sua natura intrinseca premia moltissimo pochissimi e pochissimo moltissimi. Il secondo è il fondo di impotenza che questa partizione induce, chi sa oggi come contrastare e riformulare il sistema in modo che non produca questa asimmetria di poteri? Il terzo è il collasso del pensiero politico di sinistra occorso all’indomani del ’91. Questo ha lasciato il campo a due fazioni di destra, populiste si sono manifestate le destre conservatrici finalmente in grado di assurgere al ruolo di difendenti il “popolo” considerato un omogeneo post-classista (il concetto di classe, a destra, fa l’effetto che l’aglio fa ai vampiri), in opposizione a quelle liberal-globaliste tacciate di progressismo-elitista, ma non meno di destra anch’esse. Anche parti una volta di sinistra si sono accodate a questa “furia del dileguare” della dicotomia destra-sinistra propagandata dalle destre. Del resto quando il cervello va in pappa l’indistinto della “notte in cui tutte le vacche sono nere” diventa l’unico modo di far funzionare l’apparato interpretativo. Il quarto fattore è la sempre più pronunciata divergenza tra complessità obiettiva del mondo e nostre facoltà di interpretarla. Sintomo di questa divergenza è la fioritura di teorie del complotto che antropomorfizzano e semplificano processi impersonali complessi. Il quinto e più importante, è la crisi ormai decennale della democrazia rappresentativa occidentale. Se in origine la democrazia altro non è che l’assemblea decisionale di individui facenti parte della forma di vita associata, la democrazia rappresentativa ha aggruppato questi individui in partiti e la degenerazione populista ha ulteriormente aggruppato i comunque plurali partiti in una massa indistinta, il popolo. Quest’ultimo passaggio, oltre per la coazione degli altri quattro fattori, si è creato per degenerazione democratica decennale in favore della democrazia spettatoriale. Da spettatori a consumatori il passo è stato breve, la politica diventa una faccenda di marketing, il politico è diventato il prodotto, il voto l’atto d’acquisto. Questo filone degenerativo origina delle specifiche teorie elitiste attive sulla “maggioranza silenziosa” nate in America negli anni ’60.
Il tutto prospera oltreché sui fenomeni nel mondo, da un totale abbandono della teoria politica democratica. Una forma detta “democrazia” ce la siamo trovata fatta quando siamo nati, ormai la generazione che ha vissuto la non democrazia sta scomparendo fisicamente e con lei almeno il ricordo del prima. Se quella forma meritasse o meno il titolo di democrazia non l’abbiamo mai discusso davvero e fino in fondo, perché poco chiaro cosa s’intendesse per “democrazia” in quanto tale. In teoria politica occidentale abbiamo Machiavelli, Bodin, Hobbes, Locke, Montesquieu, il “popolo” sotto forma di Terzo Stato di Sieyès, Tocqueville, vari conservatori à la Burke, Marx, Lenin, a parte Rousseau e pur coi suoi limiti, nessuno era democratico. Le origini del sistema parlamentare sono elitiste, dalla Gloriosa rivoluzione inglese di fine XVII secolo che affonda le sue radici nelle assemblee baronali dei tempi della Magna Charta (inizio XIII secolo). Un sistema nato elitista non diventa democratico solo perché si amplia la base elettorale, è un problema strutturale. C’è anche chi con somma impudenza epistemica usa con nonchalance l’ossimoro della “democrazia di mercato” come fosse un concetto. Da quando un ossimoro può diventare un concetto? qui siamo alla bancarotta logica. Quel sistema è stato usato di malavoglia dai seguici del marxismo-leninismo, tacciato di “democrazia borghese” è stato usato in attesa di fare un qualche salto rivoluzionario. Dove il fatto rivoluzionario s’è compiuto come in Russia, la fase dei soviet è durata lo spazio di un mattino, la fretta rivoluzionaria e le pressioni anti-rivoluzionarie, hanno portato a forme oligarchiche teorizzate già nel concetto di avanguardia del popolo (autonominata tale come tutte le élite).
Insomma, ci siamo dichiarati democratici senza sapere bene cosa significasse, quindi abbiamo accettato il lungo e costante processo di degenerazione attiva della democrazia condotto da élite sapienti, ci siamo ritrovati in assetti sociali descrivibili come élite vs popolo, abbiamo preso una descrizione e l’abbiamo fatta diventare una prescrizione stabilendo che è il popolo a dover dominare e non l’élite, abbiamo aspiranti nuove élite che in nome del popolo vogliono soppiantare quelle vigenti come già successe dalla Rivoluzione francese in poi.
Noi non siamo mai stati democratici, inutile piangere ciò che non c’è mai stato, piangiamo una vaga e romantica intenzione mai diventata pratica politica.

Molto interessante, grazie

Pierluigi

. Noterella brevissima: il potere (qualsiasi potere) è sempre un differenziale di potenza, + potente/ – potente. Il potere ugualmente distribuito tra tutti non esiste né può esistere, e l “uno vale uno” del M5* ne è la dimostrazione empirica. Sintesi, le élites ci sono sempre state e ci saranno sempre. Di qui sorgono le questioni a) legittimazione delle – b) ampiezza delle – c) ricambio delle – d) inclusività delle – e) efficacia nella leadership/capacità di competere con altre – f) coesione valoriale tra – e popolo eccetera.

Roberto Buffagni

Dalla nascita delle società complesse cinquemila anni fa, le élite ci sono sempre state. Che da ciò tu tragga certezza che sempre ci saranno è un “non sequitur”.

Pierluigi Fagan

E’ una argomentazione probabilistica + una di logica formale che si basa sul fatto che il potere è sempre un differenziale di potenza, + potente/ – potente

Roberto Buffagni

L’induzione è sempre probabilistica. Ma le probabilità lasciano spazio a possibilità contrarie

Pierluigi Fagan

Infatti non dico che sia impossibile, mai dire mai. Mi sembra molto, molto improbabile, ma io sono un reazionario

Roberto Buffagni

A me interessava solo fa notare che una cosa storicamente rarissima e legata a condizioni molto speciali, non diventa probabile se nessuno si applica a pensarla per poi provarla a farla diventare possibile.

NB_Tratto da facebook

 

Conosci il tuo nemico, di George Friedman

Conosci il tuo nemico

Pensieri dentro e intorno alla geopolitica.

Di: George Friedman

La cosa più importante nel poker è sapere contro chi stai giocando. Devi conoscere la sua

debolezza – non tutte, intendiamoci, ma una debitamente fatale. Perché il poker è un gioco

complesso, richiede una vastità di talenti umani che devi presumere che i punti di forza del

tuo avversario siano molti. Con una debolezza puoi possedere il tuo avversario, e forse la notte.

Lo stesso vale per il gioco delle nazioni. C’è una tendenza tra le persone e le nazioni ad essere

genuinamente consapevoli delle proprie mancanze e ad ignorare le debolezze altrui.

Gli Stati Uniti vivono un momento particolarmente difficile per arrivare a una valutazione

globale delle altre nazioni, in particolare delle loro debolezze. Ciò è in parte dovuto all’enorme

numero di nazioni con le quali una grande potenza deve confrontarsi, in parte perché i suoi

cittadini tendono ad essere ipercritici nei confronti della propria nazione e quindi sovrastimano

le altre nazioni. Altrettanto spesso scambiano i punti di forza per punti deboli o viceversa.

Prima della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno sottovalutato ampiamente il

Giappone su tutto; dalla sua capacità di produrre aerei da combattimento di qualità superiore

alla sua incapacità di pensare attraverso un’astuta mossa d’apertura. Gli Stati Uniti

disconoscevano anche le loro debolezze; l’esercito e la marina erano tra loro nemici mortali.

In molti modi, non rispondevano a nessuno. Washington pensava che le forze navali giapponesi

avrebbero collaborato con il loro esercito, pianificando operazioni congiunte, condividendo

strutture e così via. Di conseguenza, le opportunità sono andate perdute.

Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti consideravano l’Unione Sovietica come un’immagine

speculare di se stessi. Contava i carri armati di Mosca ed era sbalordito dal loro numero, senza

rendersi conto che in molti casi erano in rovina o che avrebbero avuto grossi problemi a

mantenere l’erogazione del carburante durante l’offensiva. Gli Stati Uniti giunsero alla

conclusione che i sovietici avrebbero invaso la NATO in breve tempo, e quindi fecero piani

per l’uso di armi nucleari tattiche. I politici statunitensi non si sono mai preoccupati di

chiedersi: se i sovietici ci hanno inchiodati, perché non agiscono? Questa eccellente domanda

è stata discussa raramente. Il potere sovietico era un dato di fatto, tranne per il fatto che i

sovietici non attaccavano perché non potevano. In altre parole, gli Stati Uniti si preoccupavano

dei punti di forza dell’Unione Sovietica piuttosto che delle sue debolezze.

Quando gli Stati Uniti invasero l’Iraq, pensavano che la missione principale fosse la distruzione

dell’esercito di Saddam Hussein e che una volta ottenuto ciò avrebbero potuto imporre loro la

propria volontà. Non capiva che il regime si basava su una società armata, violenta e capace.

Né capiva il ruolo che avrebbero giocato gli sciiti. In questo caso, gli Stati Uniti hanno perso la

forza dietro l’apparente debolezza dell’Iraq. Il risultato fu una guerra prolungata che gli Stati

Uniti hanno perso non vincendola.

Da allora la Cina è diventata il principale avversario di Washington. Come con i sovietici, gli

Stati Uniti contano il materiale militare come se solo questo ci dicesse del potere della Cina.

La marina cinese non ha combattuto una battaglia tra flotte dal 1895, quando il Giappone le

ha schiacciate. In un confronto con gli Stati Uniti, né l’aviazione cinese né la marina hanno

abbastanza esperienza in battaglia. Né hanno la memoria istituzionale della guerra per

sostenerli. Tutte le esercitazioni e l’equipaggiamento più brillante del mondo non preparano

alla guerra ammiragli o sottufficiali inesperti.

Con il Giappone, gli Stati Uniti non sono riusciti a riconoscere quel profondo difetto nelle forze

armate. Nella Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno sopravvalutato il loro nemico. In Iraq, gli

Stati Uniti non sono riusciti a capire la struttura della resistenza che avrebbero incontrato.

E ora con la Cina, non riescono a riconoscere un nemico ben addestrato ma inesperto.

Nel poker, non capire le debolezze degli altri giocatori o, peggio, non vederne nessuna, è un

errore costoso. Ma sono solo soldi. Il fallimento degli Stati Uniti nel capire l’Iraq gli è costato

molto sangue e risorse. Non vedendo la principale debolezza militare della Cina, gli Stati Uniti

agiscono con una timidezza che non è del tutto giustificata e perdono l’opportunità di

ristrutturare forse pacificamente le loro relazioni con la Cina.

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LA CARNASCIALATA E L’IMPEACHMENT DI TRUMP, di Teodoro Klitsche de la Grange

LA CARNASCIALATA E L’IMPEACHMENT DI TRUMP

Le vicende successive all’irruzione a Capitol Hill ci hanno indotto a tornare ad intervistare Machiavelli, sempre così premuroso e disponibile.

Ecco cosa ci ha detto.

Cosa pensa dell’irruzione dei sostenitori di Trump al Congresso?

Che è stata una gran carnascialata. Ai tempi miei per fare un golpe s’usavano pugnale e veleno. Nel secolo scorso fucili e carri armati. A parlare, come fa la vostra stampa, di colpo di stato, Cile e così via si entra nella comicità. Ma tant’è: vi vogliono prendere tutti per grulli.

Ma è stato violato il tempio della democrazia… Ai tempi nostri si ammazzava in quello di Dominenostro, dove i Pazzi assalirono i Medici in una delle più belle chiese del mondo, e spensero Iuliano. A pugnalate e non in costume e con le corna.

Ma è stato violato qualcosa di sacro…

Voi il senso del sacro lo celate così bene che l’avete perso. A forza di negarlo non sapete più dove sta. Il che non vuol dire che non ci sia. Solo che lo tirano fuori solo quando serve ad abbindolare il popolo. Utile a legittimare il potere nell’occasione opportuna, e dimenticato in tutte le altre. Guardate come rispettano, a casa vostra, la volontà del popolo: negli ultimi dieci anni avete cambiato sette governi, uno solo dei quali poteva vantare di avere la maggioranza dei suffragi popolari espressi nelle elezioni. Spesso i capi del governo non erano stati eletti neppure in un’assemblea di condominio, e poco o punto conosciuti al popolo. Anche perché, visti i risultati, a conoscerli li avrebbe accuratamente evitati.

A cosa è dovuta, secondo Lei, quest’abitudine a prendere per grandi e decisivi eventi di scarsa rilevanza. E così a promuoverli da carnascialate a eventi storici?

Gli è che voi non volete vivere nella storia né studiarla, ma ne avete una nostalgia nascosta, che spesso vi sollecita non la ragione, ma la fantasia. Così credete di vivere eventi epocali, mentre invece state assistendo, appunto, a carnascialate. D’altra parte vivete rischiando poco, assai meglio che in qualsiasi altra epoca, ma vi annoiate parecchio. Compensate così la piattezza del reale con l’eccitazione del fantastico. Noi avevamo a che fare con le picche svizzere e le spade spagnole, e dovevamo stare ben attenti a guardarci da entrambe. Voi spade e picche le dovete creare e così vi limitate ai giochi da computer.

E che ne pensa del processo a Trump per, come dice lei, la carnascialata?

Che tutti sapevano come sarebbe andata, mancando al Senato i numeri per la condanna ed essendo evidente che la carnascialata non era nulla di preoccupante, oggi.

Ma è un sintomo per il futuro. Scriveva Lenin che non si combattono le battaglie che si sanno perse in partenza. Ed è vero come regola, ma talvolta posso esserci delle eccezioni.

Solo che le cause profonde della carnascialata non si eliminano con i processi: né quelli che si vincono e ancor più se si sanno persi.

Lei ha scritto che i processi politici sono utili alla Repubblica.

Purché si concludano con una giusta valutazione dei fatti per cui si accusa “le accuse giovano alle repubbliche quanto le calunnie nuocono”.

Il buon senso ha fatto sì, che, seguendo gli ordini, sia stato conseguito il risultato meno dannoso. Hanno dato sfogo agli omori senza attizzarne altri, contrapposti.

Allora meritano la sua approvazione?

Per ora si. Per il futuro, vedremo.

Teodoro Klitsche de la Grange

La trappola delle cose gratuite, di Davide Gionco

 

La trappola delle cose gratuite

Di Davide Gionco
07.02.2021

Che cosa spinge un topolino a farsi prendere dalla trappola, dopo avere rosicchiato il pezzo di formaggio? Che cosa spinge un pesce a mangiare l’esca, per poi finire pescato e, a sua volta, mangiato da un essere umano?
In entrambi i casi il movente è la certezza di avere un pasto gratis, senza rischi. Insieme ad una mancata valutazione delle conseguenze. E’ noto che il topolino ed il pesce vengono ingannati e fanno una brutta fine, negli interessi dell’essere umano che voleva catturarli.

Il famoso generale cinese Sun-Tzu diceva chiaramente “Ricorda: la guerra si fonda sull’inganno“.
Chi vuole catturare il topo con una trappola, sceglie un cibo irresistibile per il topo ed una posizione per la trappola comoda da raggiungere. Un bravo pescatore sa scegliere un’esca irresistibile per i pesci e si mette a pescare dove sa che i pesci passeranno.
E’ il modo migliore per catturare il topo, il miglior modo per pescare il pesce. E’ il migliore modo per vincere la guerra, se sei un generale.
E’ il migliore modo per piegare la gente ai propri interessi economici (e magari politici), se sei una multinazionale, indirizzando le (credute) libere scelte di milioni di persone verso situazioni sconvenienti per loro e convenienti per la multinazionale.

Il cuore della trappola è una perfetta preparazione dell’esca.

Cosa c’è di più allettante di una televisione gratuita, che ci offre in prima serata programmi che stuzzicano i nostri istinti? Storie strappalacrime, immagini sensuali, spettacoli leggeri e divertenti, che non impegnano la mente?
Cosa di più rassicurante di una informazione martellante e unanime, che ripropone sempre la stessa narrativa sul mondo, affinché non dobbiamo fare la fatica di mettere in discussione le nostre convinzioni ed attivare il nostro senso critico?
E il tutto senza pagare: l’esca perfetta.

A parte il fatto che, ovviamente, il prezzo lo paghiamo, da qualche parte, dato che tutto quello che ci fanno vedere comporta dei costi coperti dall’acquisto dei prodotti reclamizzati, più costosi (per pagare la pubblicità) e di cui probabilmente non avremmo mai avuto bisogno.
“Gratis”, però, non riguarda tanto il prezzo economico, quanto soprattutto lo sforzo mentale che (non) dobbiamo fare per renderci conto della situazione.

Se il pesce si fermasse ad osservare per capire il meccanismo esca+amo+lenza, si guarderebbe bene dall’abboccare. Invece non si ferma a riflettere: vede l’esca da mangiare, abbocca e viene pescato.
Lo stesso avviene nel mondo dei mass media.
Il vero prezzo che paghiamo è essere portati a credere alla rappresentazione acritica della realtà che “ci viene venduta gratis”.  Tutto semplice da capire, poco da ragionare, una comunicazione ripetitiva e coerente che non fa venire dubbi. Tale rappresentazione è molto spesso funzionale a tutelare gli interessi del famoso “uno per cento del mondo“, quello che diventa sempre più ricco, mentre gli altri diventano sempre più poveri.

Facciamo qualche esempio recente.

Nel corso delle ultime elezioni presidenziali negli USA quale narrativa ci è stata proposta? Mentre il “candidato presidente cattivo” Donald Trump ci veniva presentato con molti aspetti negativi, il “candidato presidente buono” Joe Biden veniva presentato come il candidato senza difetti, senza nulla ceccepire sul suo sostegno alla guerra in Irak (che, secondo la rivista The Lancet, ha complessivamente causato 790 mila morti), sul suo voto favorevole alla guerra in Serbia, in Libia e infine in Siria. E, naturalmente, tutti contenti perché, alla fine, il buono ha vinto ed il cattivo ha perso.
Facile: il buono vince, il cattivo perde (come nei vecchi film). Il formaggio è buono e il topo è preso dalla trappola.
In questi giorni il presidente Sergio Mattarella ha incaricato Mario Draghi per la formazione di un nuovo governo. Tutte le televisioni e i giornali, unanimi, continuano a rivolgere elogi sperticati all’ex governatore della Banca Centrale Europea, senza neppure una voce critica. Nessuna voce critica sul passato di Draghi, sulle conseguenze sociali delle privatizzazioni da lui promosse quando era al Tesoro, sulle sue dichiarate intenzioni di adottare le solite dottrine neoliberiste per l’economia italiana, le stesse che hanno prodotto povertà e disoccupazione in tutto il mondo, come sempre a favore del solito 1% del mondo.
Non si tratta di essere “pro” o “contro” il Biden di turno o il Draghi di turno, ma si tratta di un sistema di informazione “gratuito” (mentalmente non impegnativo) che, deliberatamente, ci presenta una narrativa totalmente acritica e molto distante dalla realtà. E lo fa per perseguire obiettivi ben precisi, senza stimolare il nostro senso critico per esprimere un nostro giudizio sulla realtà, perché se venisse risvegliato il nostro senso critico, potremmo assumere una opinione diversa da quella desiderata da chi decide come fare l’informazione.

Il meccanismo si ripropone con i social media, che ci troviamo comodi sul telefonino, che ci consentono di condividere contenuti con amici in tutto il mondo…
Anche in questo caso, ovviamente, i costi di funzionamento di questi servizi, come pure gli utili miliardari di chi li possiede, ovviamente li paghiamo quando acquistiamo i prodotti che ci hanno proposto, dopo avere conosciuto i nostri gusti (i famosi like  = mi piace).
Ma non solo. Pensavamo di poter disporre di un comodo sistema per essere informati sulla realtà, indipendente dai mass media, dove ciascuno può “dire la sua”. Peccato che gli algoritmi di funzionamento dei social media limitino il nostro accesso alle notizie “diverse da come la pensiamo” tramite le cosiddette “bolle di filtraggio” (filter bubble). L’effetto non è molto diverso da quello del coro unico delle televisioni.
I social media preferiscono darci conferme sulle idee che già abbiamo (spesso provenienti dalle televisioni e dai principali giornali), piuttosto che farci confrontare con idee fuori dal coro. Se poi qualcuno, dal loro punto di vista, esagera, i vari Facebook, Twitter, Youtube, Instagram, ecc. applicano sempre di più la censura unilaterale delle notizie che ritengono che non debbano essere diffuse. Esattamente come avveniva ai tempi del fascismo, quando le notizie da censurare erano quelle che criticavano il regime. Ricordiamoci che, ai tempi del fascismo, erano giudicate “fake news” le critiche alla guerra in Etiopia (con uso di armi chimiche) ed alle leggi razziali.
Anche Google, che si presenta come un motore di ricerca “tecnico”, neutro, gratuito ed efficiente, in realtà decide che cosa dobbiamo trovare, cosa no e in quale ordine. Ci dà la sensazione di navigare liberi su internet come potremmo fare andando a spasso in una città, ma in realtà ci sono zone della “città virtuale” che ci sono precluse, sconosciute e, quindi, di fatto inaccessibili, senza che noi neppure ce ne rendiamo conto.

Ma la trappola più pericolosa di tutte, nella quale stiamo incoscientemente cadendo, viene dal settore del commercio. Amazon e Alibaba continuano a proporre ai consumatori prodotti a prezzi decisamente inferiori a quelli dei negozi, tempi di consegna rapidi e direttamente a casa, vasta gamma di scelta: davvero sembra non esserci competizione. Anche perché Amazon paga poco o nulla di tasse, a differenza dei suoi concorrenti che vendono tramite negozi fisici sul territorio o anche online, ma senza usufruire dei vantaggi fiscali delle multinazionali.
Anche in questo caso il pezzo di formaggio è molto allettante: un gran numero di italiani si indirizza verso queste forme di vendita, guardando solo ai vantaggi a breve termine e senza porsi interrogativi sulle conseguenze di questa scelta.

Vi è la convinzione profonda che un prodotto sia unicamente costituito da una qualità e da un prezzo, per cui, una volta scelta la qualità, la soluzione più conveniente è quella che costa di meno.
La trappola scatterà una volta che tutti i negozi delle nostre città avranno chiuso, per cui saremo obbligati a fare acquisti unicamente dal sig. Jeff Bezos o dal sig. Jack Ma.

I quali potranno mettersi d’accordo nell’alzare unilateralmente i prezzi, non avendo più concorrenti, per cui i consumatori attualmente poco accorti non avranno via di scampo dai prezzi gonfiati.
Ma non solo. Anche i produttori dei beni commercializzati saranno messi sotto scacco. Infatti non avranno altro modo per raggiungere i loro clienti che passare per la distribuzione monopolistica di Amazon & c., i quali potranno imporre ai produttori di minimizzare i prezzi (e le loro rendite), al fine di massimizzare le rendite del distributore. Rendite minime per i produttore significheranno, ovviamente, salari minimi per i lavoratori.
Quindi i consumatori poco accorti verranno presi in trappola una seconda volta, dopo l’aumento dei prezzi, anche dalla riduzione del salario come lavoratori.

Infine non dobbiamo dimenticare le conseguenze sociali derivanti dalla chiusura di gran parte dei negozi in Italia. Oltre alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro nel settore dobbiamo prefigurarci dei centri abitati sostanzialmente privi di negozi. Immaginiamo le conseguenze per la vita sociale delle nostre città. I negozi non sono solamente dei punti vendita di merci, ma luoghi di incontro fra le persone, vetrine che abbelliscono le nostre vie e rendono vivi i luoghi in cui viviamo.

I legislatori dovrebbero tenere conto del prezioso valore sociale del commercio al dettaglio e tutelarlo dalla concorrenza della grande distribuzione delle vendite online. Ma anche noi cittadini dovremmo imparare a stare molto più attenti ogni volta che ci vengono proposti beni e servizi gratuiti o a prezzi eccezionalmente concorrenziali, perché quello che a prima vista sembra molto conveniente in molti casi non è altro che un’esca irresistibile che ci porterà a conseguenze per nulla convenienti.
Non lasciamoci prendere in trappola!

MEGLIO ARISTOTELE, di Teodoro Klitsche de la Grange

MEGLIO ARISTOTELE

Tra le tante cose che ci ha portato il Covid, v’è l’analisi/prospettiva/auspicio della riduzione/depotenziamento/annichilimento dei ceti medi e del loro ruolo nelle comunità umane. Sembra che le decadenti élite globalsinistre esorcizzino il proprio declino auspicando quello degli strati sociali meno ben disposti verso di loro. Pomposi accademici, elzeviristi mainstream, economisti di regime (e anche non di regime) profetizzano che dopo la scossa del Covid lavoratori autonomi, professionisti, artigiani, commercianti, quadri del settore privato (e anche di quello pubblico) diverranno pochi, inutili e miseri. Qualcuno sostiene idee del genere basandosi sul darwinismo sociale, altri sulle profezie marxiste, altri scomodano la “mano invisibile”.

Tutti sembrano contenti dell’auspicato evento: ma non tengono conto di quanto “pesino”, soprattutto se si passa da criteri economici a quelli politico-sociali i ceti medi; perché questi sono stati spesso considerati l’ossatura della società, i garanti dell’equilibrio politico-sociale sul quale ogni comunità durevole – ma soprattutto quelle democratiche – si fonda.

Già Aristotele – sostenitore dello Status mixtus, cioè di costituzioni che tenessero insieme elementi di più forme “pure”1 – lo sosteneva; si chiede infatti qual è la costituzione migliore, quale “forma di vita partecipata”, e fa ricorso al “giusto mezzo”2. Dove non c’è il giusto mezzo dei “ceti intermedi” ma prevalgono i troppo ricchi o i più poveri, si creano, per così dire, problemi di governabilità “Si forma quindi uno stato di schiavi e di despoti, ma non di liberi, di gente che invidia e di genere che disprezza, e tutto questo è quanto mai lontano dall’amicizia e dalla comunità statale, perché la comunità è in rapporto con l’amicizia, mentre coi nemici non vogliono avere in comune nemmeno la strada” (il corsivo è mio) e conclude che questo è l’ordinamento migliore: “È chiaro dunque, che la comunità statale migliore è quella fondata sul ceto medio e che possono essere ben amministrati quegli stati in cui il ceto medio è numeroso e più potente, possibilmente delle altre due classi, se no, di una delle due, ché in tal caso aggiungendosi a una di queste, fa inclinare la bilancia e impedisce che si producano gli eccessi contrari”3.

Nell’età moderna il rapporto tra ricchezza e istituzioni è spesso considerato analogamente4. Una particolare menzione merita Gaetano Mosca che nell’analisi della classe politica e del regime liberale (lo “Stato rappresentativo”) scrive che “il principio liberale trova le condizioni migliori per la sua applicazione quando il corpo elettorale è composto in maggioranza da quel secondo strato della classe dirigente che forma la spina dorsale di tutte le grandi organizzazioni politiche”5.

Marx ed Engels vedono invece i ceti medi, classi superate dallo sviluppo capitalistico; non si pongono il problema della democrazia (in senso classico) perché questa come ogni regime politico è destinata a sparire con la realizzazione della società comunista6.

È un pensiero ricorrente quindi che, ai fini dell’ordine politico sociale, ancor più in comunità democratiche, è decisiva l’esistenza di un ceto medio che garantisca l’equilibrio politico e sociale (e così moderi la lotta politica) e da cui viene reclutata (parte) della classe dirigente.

Ed è quindi quanto mai curioso che non sia considerata la funzione politica del “giusto mezzo” nelle società umane e di come la decadenza di questo apra a scenari di lotta aspra e dissoluzione istituzionale. Probabilmente va ascritto, almeno in buona parte – alla tendenza a pensare il criterio economico per valutare il buon governo prevalente su ogni altro; ed ancor più che un risultato quantitativamente “pagante” per tutti debba essere apprezzato anche da parte di coloro che pagano il conto. Ma in politica non è così: vale ancora il giudizio di Friederich List (da me spesso citato) che giudicava la propria come economia politica perché teneva conto dell’interesse della comunità, mentre quella di Adam Smith era economia cosmopolitica perché considerava quanto giovava all’homo aeconomicus, astratto e distaccato da ogni legame d’appartenenza politica e sociale.

In effetti è proprio del pensiero politico che l’interesse della comunità organizzata in Stato e non quello dell’umanità sia da conseguire. In primo luogo riguardo all’equilibrio del sistema, senza il quale quello all’esistenza viene, prima o poi, ad essere compromesso.

Teodoro Klitsche de la Grange

1“Diciamo di seguito a quanto s’è trattato in che modo sorge, oltre la democrazia e l’oligarchia, la cosiddetta politia, e in che modo bisogna costituirla. Insieme risulterà chiaro anche come si definiscono la democrazia e l’oligarchia, perché si deve fissare la distinzione tra queste due forme e poi metterle insieme, prendendo per dire un contributo da ciascuna delle due” i passi sono ripresi da Aristotele, La politica, IV, 9, 1294 a-b e ss. trad. it. di R. Laurenti.

2 Scrive “In tutti gli stati esistono tre classi di cittadini, i molto ricchi, i molto poveri, e, in terzo luogo, quanti stanno in mezzo a questi. Ora, siccome si è d’accordo che la misura e la medietà è l’ottimo, è evidente che anche dei beni di fortuna il possesso moderato è il migliore di tutti, perché rende facilissimo l’obbedire alla ragione, mentre chi è eccessivamente bello o forte o nobile o ricco, o, al contrario, eccessivamente misero o debole o troppo ignobile, è difficile che dia retta alla ragione” e prosegue “Oltre ciò, quelli che hanno in eccesso i beni di fortuna, forza, ricchezza, amici e altre cose del genere, non vogliono farsi governare né lo sanno… mentre quelli che si trovano in estrema penuria di tutto ciò, sono troppo remissivi. Sicché gli uni non sanno governare, bensì sottomettersi da servi al governo, gli altri non sanno sottomettersi a nessun governo ma governare in maniera despotica” (il corsivo è mio) op. cit., 1295 b..

3 Op. cit., 1296 a.

4 Per sintetizzarlo v. la voce Buon governo di P. Silvestri nel Dizionario del liberalismo “Con la progressiva emersione della sfera pubblica moderna, e in vista di un nesso più stretto tra governati e governanti, sotto forma di equilibrio delle forze sociali. In questo senso, e secondo l’idea sette-ottocentesca di «civilizzazione» che individuava un circolo virtuoso tra tra borghesia e progresso, il ceto medio era chiamato a svolgere un ruolo cruciale nell’ideale del governo misto. L’idea di «civilizzazione» supponeva che nella misura in cui lo sviluppo economico-sociale avrebbe allargato i fianchi del ceto medio (inteso come fulcro della società civile), a sua volta l’espansione del ceto medio avrebbe dovuto assorbire e mediare la lotta sociale e l’antagonismo fra le classi, anche in virtù di una maggiore osmosi tra sfera della proprietà e sfera pubblica” ed autori lì citati.

5 Ovviamente di Stato liberale si tratta. Ma nel discorso di Mosca per liberale lo s’intende non tanto in senso ideal-tipico, ma come assetto concreto che i poteri pubblici (ormai democratico-liberali) avevano all’inizio del XX secolo. E aggiunge “Al di sotto del primo strato della classe dirigente ve ne è sempre, e quindi anche nei regimi autocratici, un altro più numeroso, che comprende tutte le capacità direttrici del paese. Senza di esso qualunque organizzazione sarebbe impossibile, perché il primo strato non basterebbe da solo ad inquadrare e dirigere l’azione delle masse. Sicché dal grado di moralità, d’intelligenza e di attività di questo secondo strato dipende in ultima analisi la consistenza di qualunque organismo politico” v. Elementi di scienza politica, Torino 1923, pp. 412 ss.

6 “Quelle che furono fino ad ora le piccole classi medie dei piccoli industriali, negozianti e rentiers, degli artigiani e dei contadini proprietarii, finiscono per discendere al livello del proletariato” Manifesto del partito comunista.

Epigenetica e fantasmagorie transumaniste_ 5a parte, di Massimo Morigi

Massimo Morigi

Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis,  su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della  prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale    del    Repubblicanesimo    Geopolitico

                                            (V parte di 5)

                                                                        

Al Dialectical Biologist, che è in errore numerose volte ma che è  nel giusto sui punti essenziali

 

A Lustig von Dom e alla sua madre in dialettica Frau Stockmann, Friederun von Miran-Stockmann

 

Questo documento, che ora viene presentato in anteprima sul blog di geopolitica “L’Italia e il Mondo”, inteso a raccogliere e a dare un primo approccio alle valenze teoriche che per il Repubblicanesimo Geopolitico possono rivestire le ultime acquisizioni della biologia molecolare e dell’epigenetica e costituito dal presente commento su questo argomento più una  rassegna di URL attraverso i quali i lettori possono prendere visione di importanti documenti afferenti a queste branche della biologia, che erano già presenti sul Web ma che noi, vista la loro importanza sia scientifica  che per la teoria del Repubblicanesimo Geopolitico, abbiamo provveduto a caricare su Internet Archive (e nella rassegna bibliografica finale verranno debitamente indicati gli URL da cui originariamente sono stati scaricati i documenti  – URL e documenti relativi che, quando tecnicamente possibile,  sono stati da noi anche “congelati” tramite  la Wayback Machine – accanto agli URL creati ex novo attraverso i nostri caricamenti su Internet Archive), sviluppa la sua critica a queste nuove acquisizioni delle scienze biologiche nell’ambito dello studio e dell’elaborazione   del  paradigma olistisco-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico – teoria-paradigma dell’azione olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico   ultima sintesi e sistemazione della filosofia della prassi i cui maggiori esponenti sono stati nel Novecento Antonio Gramsci, Giovanni Gentile e Karl Korsch – e azione olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale che, in primo luogo, dalla profonda   dialetticità del Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin (per quanto ancora  il Dialectical Biologist non sia riuscito del tutto a liberarsi dello pseudodialettico  engelsismo1 della Dialettica della natura e dell’ Anti-Dühring),  dall’epigenetica (principale esponente Eva Jablonka), dalla teoria endosimbiotica di Lynn Margulis e quindi da un aggiornato lamarckismo riceve potenti stimoli dialettici ed euristici. (Oltre che ottenere una riabilitazione, se non in sede di histoire événementielle, cioè in sede di una impossibile riabilitazione dello stalinismo, ma sì dal punto di vista di una nuova teoresi olistico-dialettica-gnoseologica-epistemologica-politica – cioè dal punto di vista di una rinnovata filosofia della prassi di cui si è appena detto – cui il Repubblicanesimo Geopolitico cerca di dar vita, del tanto ideologicamente diffamato Trofim Denisovič Lysenko, la cui genetica non può essere sbrigativamente liquidata come una infelice pseudoscienza frutto della pseudodialettica dell’autoritario e veteroengelsiano Diamat staliniano, quanto fu piuttosto una forma di lamarckismo ancora all’oscuro dei meccanismi    che    indirizzano   l’evoluzione  degli  organismi2, meccanismi  che cominciano solo ora ad essere compresi dall’epigenetica e, più in generale, da tutti quegli approcci di ricerca biologica e genetica che intendono costruire una Extended  Evolutionary Synthesis  –  Sintesi evoluzionistica estesa, per la  quale anche il dato culturale acquisito,  costruito ed introiettato  dall’organismo stesso in una sorta di autopoiesi genotipico-fentotipica per poi riverberarsi, questa autopoiesi culturale-genetipica-fenotipica, al livello dello stesso ambiente che ne rimane influenzato perché, evolutosi in seguito a questa modificazione dell’organismo, modifica a sua volta dialetticamente l’organismo stesso, è una decisiva componente dell’evoluzione3 – non contrapposta alla Modern Evolutionary Synthesis (Sintesi evoluzionistica moderna, detta anche neodarwinismo – responsabile di aver esasperato in senso meccanicistico le felici intuizioni darwiniane, e costituendo quindi la Sintesi Evoluzionistica Estesa non tanto una fuoruscita dal canone evoluzionista darwiniano ma bensì, attraverso la consapevole introduzione nel campo  teorico esplicativo dell’evoluzione di una Gestalt storicistico-dialettica, non una contrapposizione all’idea darwiniana di evoluzione, modello darwiniano di evoluzione  nel quale erano tenuti in precario equilibro valenze meccanicistiche e valenze storicistiche, ma semmai una sua pur profonda e radicale integrazione alla luce di un rinnovato lamarckismo che solo ora con le nuove tecniche di investigazione scientifica comincia a sviluppare tutte le sue potenzialità) ma al più o meno rozzo meccanicismo che precedentemente aveva afflitto la Modern Evolutionary Syntesis che ha portato alle più estreme ed infauste conseguenze i nodi irrisolti  presenti nel modello  darwiniano4. Si noti bene:  Darwin  era  ben  consapevole dei notevoli problemi che il suo schema di evoluzione delle specie animali e vegetali che vedeva questi organismi come soggetti passivi rispetto all’ambiente si portava con sé e, piuttosto che per il meccanicismo del suo schema evolutivo, l’immortale importanza del suo lascito scientifico consiste nel fatto che egli, a differenza di Lamarck, collegò la variabilità degli organismi all’interno di una specie con la comparsa di nuove specie che non sarebbero mai comparse se questa variabilità individuale non si fosse manifestata, mentre Lamarck, pur avendo correttamente individuato un meccanismo evolutivo dove l’organismo non giocava solo un ruolo passivo – classico l’esempio della giraffa che si allunga il collo per mangiare le foglie degli alberi e riesce poi a trasmettere direttamente alla prole questa sua caratteristica somatica – confinò questo meccanismo evolutivo all’interno di ogni singola specie, cosicché, per farla semplice, le giraffe potevano sì allungare il loro collo a seconda delle necessità ambientali ma dalle giraffe potevano evolversi solo delle giraffe e mai, mettiamo, una nuova specie di erbivori distinta dalle giraffe. Era un’idea di evoluzione un po’ modello arca di Noè, dove le specie del Creato sono sempre state le stesse ab initio temporum – nell’arca gli animali entrano a coppie  e, a parte la facile ironia che viene dalla domanda su come faranno i milioni di specie di viventi, anche se presenti solo a livello di una coppia composta da un maschio e una femmina, a stare dentro un così ridotto vascello, c’è una visione del mondo che sta dietro a questo singolare mito biblico, e cioè l’eterna fissità delle specie viventi che, dai tempi antidiluviani, quindi sin dall’inizio del mondo, sono sempre le stesse.  L’immortale lascito di Darwin non è, quindi, quello di avere recisamente rifiutato e sovvertito in direzione meccanicista il modello lamarckiano di un processo di attiva autopoiesi genotipico-fentotipica dell’organismo e di trasmissione di queste nuove caratteristiche così attivamente acquisite anche alle successive generazioni ma il fatto di aver compreso che la variabilità degli individui all’interno di una popolazione può generare nuove specie. Per rimanere all’esempio della giraffa. Secondo lo schema darwiniano, se particolari condizioni ambientali non costringono più le giraffe ad allungare il collo – o per attenerci ad una formulazione di ancor più stretta osservanza darwiniana, se particolari condizioni ambientali non favoriscono la selezione di giraffe dal collo sempre più lungo –, questo mutamento ambientale può selezionare   –  perché un collo troppo lungo che non risponda più a necessità alimentari è uno svantaggio in quanto una eccessiva massa dell’animale consuma troppe calorie – non solo giraffe dal collo più corto ma una nuova specie animale che non riesce più a riprodursi con le giraffe a collo lungo. Una eccezionale intuizione che, per la prima volta, riusciva a spiegare la presenza delle varie specie presenti sulla Terra partendo da una stessa famiglia di organismi. Insomma prima di Darwin sarebbe stato assolutamente impossibile concepire  LUCA (Last Universal Common Ancestor), e in mancanza di questo ‘ultimo antenato comune universale’ – o almeno in mancanza nella teoria evoluzionistica di un originario antenato iniziatore della vita, sia stato questo antenato un singolo organismo o un gruppo di (proto)organismi e/o molecole organiche (oppure vari e distinti gruppi di molecole organiche e/o (proto)organismi)  che siano divenuti una comunità di organismi  (o più comunità di organismi come nel secondo caso dei gruppi distinti) tramite il trasferimento di geni orizzontale ed evolutesi e differenziatesi in seguito in molteplici e diversificate altre comunità di organismi, cioè nelle varie specie biologiche presenti sul nostro pianeta – gli attuali  paradigmi evoluzionistici sulla varietà e differenziazione delle  specie dei viventi presenti sulla Terra, Sintesi evoluzionista moderna e Sintesi evoluzionistica estesa indifferentemente,  sarebbero gravemente mùtili  della loro  forza  euristica ed analogica nell’opposizione a qualsiasi Weltanshauung imperniata su una divinità personalistica e creazionistica ex nihilo ed ex suo5 – opposizione che è consustanziale alla filosofia della prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico –, una ingenua rappresentazione della religiosità popolare sull’origine del mondo  che iconicamente  trova oggigiorno la sua più limpida manifestazione nelle immagini devozionali di proselitismo religioso dei Testimoni di Geova rappresentanti il Paradiso Terrestre, dove leoni, giraffe e gazzelle ed altre specie selvagge vivono felici e rispettandosi a vicenda – povero leone costretto ad una dieta vegetariana, da costituirsi immediatamente un’associazione animalista contro i maltrattamenti alimentari che il leone subisce in questo paradiso terrestre, e alle fiamme il dipinto Paradiso di Jan Brueghel il Giovane, forse la più diretta fonte iconografica di queste immagini devozionali!6 –, e, a parte la bizzarria del leone vegetariano, recanti queste immagini un’altra informazione al devoto, e cioè che queste specie ora pacificate nel Paradiso sono state create tali e quali  ab initio temporum. Insomma, siamo sempre dalle parti dell’arca di Noè e delle mitologie veteroneotestamentarie e derivati7. Darwin  ha iniziato  a  liberarci  da  questa   mitica arca8. La Sintesi evoluzionistica estesa riesce, a sua volta, a liberarsi – e a liberarci –  nel campo della biologia e degli studi sull’evoluzione degli organismi dell’ideologia meccanicistica di stampo cartesiano-galileano – che nell’ Ottocento e  nel Novevento trovò la sua più tetra e ridicola interpretazione nel positivismo e nel neopositivismo – in cui finora era stata costretta questa liberazione e in cui era rimasto impastoiato, pur fra profondi dubbi, anche Darwin. E ovviamente il Repubblicanesimo Geopolitico non può che cogliere con profonda soddisfazione questo ulteriore avanzamento dialettico delle scienze biologiche e genetiche.).  Un’ultima notazione. Pur prendendo spunti ed analogie dalle nuove frontiere aperte dall’epigenetica, dalla sintesi evoluzionistica estesa  e dalla teoria endosimbiotica, ideata quest’ultima  da Lynn Margulis, il Repubblicanesimo Geopolitico si pone decisamente agli antipodi da tutte le ridicole e cupe impostazioni transumaniste, siano queste anche in forma più o meno attenuata come, per esempio, in Donna Haraway. Questo perché – sempre rimanendo al transumanismo harawayno, che attualmente  ne è la forma più attenuata, ed anzi la Haraway espressamente nega di condividerne i fini, anche se, in pratica, deve a buon diritto essere inserita in questa disumanizzante impostazione antropologica – pur riconoscendo volentieri e come segno indubbiamente positivo le potenzialità dialettiche e/o contro la vecchia suddivisione natura/cultura che promanano da tutto il lavoro della Haraway (dal Cyborg Manifesto per finire col Staying with the Trouble. Making kin in the Chthulucene9),  si   deve   sottolineare  il fatto che 1) questa dialettica è espressa per lo più attraverso immagini simboliche (il cyborg del Cyborg Manifesto, l’endosimbionte del Stayng with the Trouble – quest’ultimo, comunque effettivamente esistente nella realtà mentre il primo, almeno per ora, è solo il frutto di una fantasmagoria fantascientifica), che per quanto immagini inconsce ed oniriche della dialettica si fermano sempre ad un passo da una piena consapevolezza della stessa e che 2) il progetto transumanista che traspare da tutto il lavoro della Haraway (per quanto il transumanismo venga formalmente respinto dalla Haraway) altro non si risolve alla fine, anche se abbandonando l’iniziale fantasmagoria fantascientifica del Cyborg perché evidentemente percepita dalla Haraway troppo disumanizzante, che in una fuoruscita dall’umano  non più in via bioingegneristica  come nel Cyborg Manifesto ma in via ingegneristico-genetica (cfr. in Staying with the Trouble il racconto fantascientifico The Camille Stories: Children of Compost10), ma fuoruscita storica dalle attuali contraddizioni storiche dell’umano –  e non dall’umano stesso inteso come dispositivo olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale come invece propone il transumanismo che lo vorrebbe sostituire con un più perfezionato prodotto da laboratorio ma dal quale, ahinoi, scompare la dimensione storico-dialettica della sua evoluzione – che solo può compiere una soddisfacente Aufhebung attraverso una rinnovata e potenziata filosofia della prassi, insomma quella filosofia della prassi, erede dell’idealismo storicista italiano e tedesco e delle migliori espressioni del marxismo occidentale direttamente influenzate da questo idealismo,  che nel XXI secolo solo il Repubblicanesimo Geopolitico ha assunto su di sé il compito del suo sviluppo e potenziamento teorico-pratico. E, infatti, l’incapacità della Haraway a formulare coerentemente un suo autonomo ed originale pensiero dialettico e addirittura il tentativo di fare dell’endosimbionte il simbolo di un nuovo rapporto dell’uomo con la natura  e con la società – suggerendo quindi che l’endosimbionte è, in un certo senso, il  culmine della scala biologica e l’obiettivo cui deve tendere una rinnovata ingegneria sociale poggiata su un’ideologia ecologista e realizzata attraverso le sempre più penetranti tecnologie genetiche utilizzate per modificare il genoma umano: cfr. oltre al summenzionato apologo fantascientifico ancora, passim, Staying with the Trouble. Making kin in the Chthulucene e, in particolare, alle pp. 61-62, 64 la trattazione sul simbionte   Mixotricha paradoxa11– sfocia  alla  fine,  sempre   in  Staying   with  the Trouble, certamente risultato non voluto dalla Haraway, nel progetto di una sorta di uomo nuovo, conseguito non attraverso una selezione e/o eliminazione di pool genetici e culturali umani come nel nazismo12 ma attraverso l’assorbimento nel stesso patrimonio genetico dell’homo sapiens, ad opera dell’ingegneria genetica,  del patrimonio genetico di altre specie animali e vegetali (questo processo di trasferimento di DNA e RNA non finalizzato a finalità riproduttiva all’interno di una specie ma fra membri appartenenti a specie diverse e quindi svincolato da qualsiasi teleologia riproduttiva – che, alla luce delle attuali acquisizioni nell’ambito del paradigma della sintesi evoluzionistica estesa, tutto si può dire di questo fenomeno tranne che si tratti di un ‘epifenomeno’ di trascurabile importanza, mentre è assai più verosimile pensare che si tratti di un passaggio decisivo dell’evoluzione degli organismi e dal punto di vista della dialettica del Repubblicanesimo Geopolitica ne è evidente la grande valenza euristica in quanto si pone agli antipodi di qualsiasi visione “fissista”  del mondo biologico e,  con profonda analogia,  della realtà tutta,  fisica, biologica, culturale e storica, proiettandoci quindi in uno schema olistico della realtà informato alla creazione autopoietica della stessa attraverso il  paradigma   dell’azione dialettico-espressiva-strategica-conflittuale – non è una fantasmagoria fantascientifica ma avviene in natura, e avviene anche per quanto riguarda l’uomo nel cui materiale genetico sono state rinvenute tracce più o meno consistenti di materiale genetico di altre specie animali, un trasporto probabilmente avvenuto attraverso virus vettori). Questo ‘trasferimento genico orizzontale’ svincolato dalla riproduzione  (acronimo TGO,  o ‘trasferimento di geni laterale’, acronimo TGL, in inglese ‘Horizontal gene transfer’, acronimo HGT) che avviene, ovviamente, anche dall’uomo verso gli animali, mentre potrebbe costituire una potentissima metafora dell’intima dialetticità non solo del mondo biologico ma, nell’ambito di una visione olistica della realtà tutta, non solo del mondo della φύσις globalmene intesa ma anche della realtà culturale e storica dell’uomo, viene  quindi suggerito dalla Haraway in Staying with the Trouble  – con grande sfacciataggine ed ingenuità materialistica, ma mai come nel caso della Haraway questo materialismo non è altro che il volto deturpato e degradato di un non ben superato spiritualismo, e infatti la Haraway non ha mai fatto mistero della suo background cattolico e della centralità nello sviluppo del suo   Bildungsroman del mistero della transustanziazione13– come  una  sorta  di processo da intensificare ulteriormente attraverso una sempre più scaltrita ingegneria genetica, venendo così a delineare, sempre involontariamente per carità, una sorta di eugenetica non di marca nazista ma di tipo ecologista, ignorando, come del resto avviene sempre nel nazismo e nelle altre forme di totalitarismo, che se mai si può parlare di uomo nuovo, questo uomo nuovo – se vogliamo mantenere per comodità espositiva questa espressione, sideralmente lontana dalla Weltanschauung olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale (e storicista) del Repubblicanesimo Geopolitico – non può che avere la sua reale epifania attraverso il potenziamento del Logos (Logos che non è una peculiarità dell’uomo ma che nell’uomo, a differenza degli altri animali ed anche vegetali, è la principale forza di indirizzo e di sviluppo della sua evoluzione), potenziamento del Logos che trova la sua massima espressione – attraverso il manifesto e pubblico compimento nella società, di una cultura informata al modello dell’azione olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale – nell’ Epifania strategica del Repubblicanesimo Geopolitico;  ed Epifania strategica che, per concludere,  può trarre, come effettivamente già trae attraverso la filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitico, potenti spunti euristici e dialettici dall’epigenetica e, più in generale, dall’ Extended evolutionary synthesis che finalmente si è lasciata definitivamente alle spalle il mito di un’evoluzione biologica guidata meccanicamente da forze esterne all’organismo e verso le quali l’organismo non possa dialetticamente interagire (quindi si può dire che l’ Extended Evolutionary Synthesis è una sorta di filosofia della prassi  per quanto riguarda gli studi biologici e di storia naturale); ma Epifania strategica che è l’esatto contrario della fuga in utopie comunistiche, comunitaristiche o eugenetiche di destra o sinistra che esse siano ma è,  una sorta di obiettivo limite;  o, se vogliamo una sorta di mito, ma un mito che affonda le sue radici nella reale natura dell’uomo14, natura dell’uomo, che similmente al resto del mondo animato ed inanimato ma con maggior evidenza di questi due ambiti  – che, allo stesso titolo  dell’uomo, appartengono alla stessa totalità dialettico-espressiva-strategica-conflittuale, e qui torniamo all’artificiosità della separazione fra mondo naturale biologico o fisico che esso sia e il mondo culturale, sociale e storico fino a poco tempo fa ritenuto di esclusiva costruzione umana, artificiosità nella separazione di questi due mondi che, alla luce di un vigoroso anche se non impeccabile sforzo dialettico perché impacciato da  un sentimento di reverentia ac metus verso la figura di Friedrich Engels, nessuno meglio del Dialectical Biologist è riuscito ad esprimere, cfr. del Dialectical Biologist pp. 277-288, sulle quali ritorneremo anche in future altre discussioni15 –,  è il Logos concreto ed immanente dell’azione olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale; un Logos (o Epifania strategica) che anche dalle scienze biologiche di cui si è appena detto (nonché,  –  vedi Teoria della Distruzione del Valore   e Dialecticvs Nvncivs – dalla meccanica quantistica e dall’elaborazione  di modelli matematici non lineari, cioè dallo studio della  Teoria del caos  e dei Complex Adaptive Systems – antesignano di questo approccio non lineare nello studio della guerra e della società Carl von Clausewitz col suo Vom Kriege –,  approcci anche questi, analogamente a quelli introdotti dalla nuove scienze biologiche e genetiche appena illustrate, di grande valore dialettico  per lo  studio della società e dell’uomo perché ci liberano dai vecchi meccanicismi e determinismi cartesiani e galileiani che hanno afflitto gli ultimi cinque secoli di studi  “umanistici” e che fra Ottocento e Novecento hanno visto il loro triste trionfo nel positivismo, nel neopositivismo per finire col Diamat staliniano), trae potentissimi spunti dialettici ed operativi16  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

 

 

 [Nota 1 omessa perchè già riportata nella prima parte del presente saggio]

 

 

[Nota 2 omessa perchè già riportata nella prima parte del presente saggio]

 

 

3  [Nota 3 omessa perchè già riportata nella prima parte del presente saggio]

 

 

4   [Nota 4 omessa perchè già riportata nella prima parte del presente saggio]

 

5 [Nota 5 omessa perchè già riportata nella seconda parte del presente saggio]

 

6 [Nota 6 omessa perchè già riportata nella seconda parte del presente saggio]

 

[Nota 7 omessa perchè già riportata nella seconda parte del presente saggio]

 

[Nota 8 omessa perchè già riportata nella seconda parte del presente saggio]

 

[Nota 9 omessa perchè già riportata nella seconda parte del presente saggio]

 

10  [Nota 10 omessa perchè già riportata nella terza parte del presente saggio]

 

11  [Nota 11 omessa perchè già riportata nella terza parte del presente saggio]

 

12  [Nota 12 omessa perchè già riportata nella quarta parte del presente saggio]

 

13   [Nota 13 omessa perchè già riportata nella quarta parte del presente saggio]

 

14  [Nota 14 omessa perchè già riportata nella quarta parte del presente saggio]

 

15 [Nota 15 omessa perchè già riportata nella quarta parte del presente saggio]

 

16 Da I rapporti fra il Portogallo dell’Estado Novo e l’Italia fascista e del secondo dopoguerra in relazione al problema coloniale africano REDVX: versione con integrazioni sulla filosofia della praxis e sul marxismo occidentale. Atto di riparazione strategica n°1: Primo inventario e “congelamento” tramite WebCite ed Internet Archive delle fonti Internet   riferentisi a Dante Cesare Vacchi, il creatore dei commandos portoghesi in occasione della guerra coloniale portoghese. Fonti primarie e secondarie presenti in Internet per una storia dei commandos portoghesi nella guerra coloniale del Portogallo in Africa, dei rapporti fra il Portogallo dell’Estado Novo ed Italia fascista e del secondo dopoguerra riguardo al problema coloniale africano e per un’applicazione su uno specifico case study, il fascista ed ex repubblichino  Dante Cesare Vacchi che crea i commandos portoghesi, della teoria politologica e filosofico-politica  del Repubblicanesimo   Geopolitico, di prossima pubblicazione: «Solo da un pensiero che fondi il suo sviluppo sulla  immanentizzazione del conflitto che fu in primo luogo di Niccolò Machiavelli ma  anche il filo rosso che lega indissolubilmente le migliori e più originali espressioni del pensiero italiano – e queste solo per limitarci al Novecento,  sotto il segno di una consapevole anche se variamente declinata filosofia della prassi, Gentile, Gramsci, Croce, con le più scaltrite e intimamente dialettiche manifestazioni del marxismo occidentale, György Lukács e Karl Korsch; per finire con Walter Benjamin che, stricto sensu, marxista non fu ma la cui intima e poetizzata Weltanschauung dialettica, il momento-ora attraverso il quale possono irrompere e manifestarsi quelle potenzialità messianiche presenti in ognuno di noi che rendano possibile la restitutio ad integrum di coloro che nel corso del conflitto strategico sono stati sconfitti e sepolti20 lo pone come una delle più umanamente ed umanisticamente dense espressioni, sia sul piano personale, filosofico ed anche religioso, della filosofia della prassi e una sorta di prefigurazione dell’Epifania strategica del Repubblicanesimo Geopolitico –, solo un pensiero che, detto altrimenti, sappia manifestare una piena  Epifania strategica consapevole erede di tutta la miglior tradizione olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale della filosofia occidentale, che iniziata dagli aristotelici ζῷον πολιτικόν e ζῷον λόγον ἔχων trova nel Secolo breve col gramsciano moderno Principe la sua più efficace e teoricamente evoluta sintesi politico-sociale21 e tradizione olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale che nel XXI secolo ha manifestato  la sua ultima sistemazione col Repubblicanesimo Geopolitico che, ben oltre il “timido prassismo” costruttivista alla Alexander Wendt22 e piuttosto trovando un suo antesignano nell’antideterministica e antimeccancistica polemologia del Carl von Clausewitz del Vom Kriege23 rinnova, alla luce di una visione della scienza non meccanicistica e quindi ispirata all’intima dialetticità dell’epigenetica e della fisica quantistica, la grande tradizione della filosofia della prassi in un’ottica di radicale abolizione dell’idea della separazione fra scienze umane e scienze della natura e dell’illusorio iato, come già stigmatizzato da Adorno in L’idea della storia naturale, fra storia e natura24 potrà salvare non solo una morente  democrazia italiana ma anche l’oramai definitivamente esausta modernità politica democratica, che dopo l’abbattimento con l’Illuminismo e la sua traduzione politica nella Rivoluzione francese della ipostatica teologia politica dell’ancien régime dell’origine divina del potere e della conseguente alleanza fra trono ed altare, non ha saputo far altro che incardinare il suo concetto di libertà su altrettanto metafisici diritti dell’uomo e su una molto meno metafisica  ma altrettanto stupida – e criminale – concezione pratica della libertà basata sulla robinsonata  dell’individualismo metodologico di stampo liberale, capostipiti di questo monadico individualismo, Thomas Hobbes e John Locke e, nel secolo che è appena tramontato, su un piano di assoluta volgarità storica e filosofica ma di gran fortuna sul piano pubblicistico Francis Fukuyma, la cui ridicola previsione di fine della storia non è che il compendio ed exitus novecentesco di tutta una tradizione liberale antidialettica ed antiumanistica iniziata nel ’600 e che trova tragica espressività nelle hobbessiane metafora dell’homo homini lupus e nella grandiosa e tenebrosa allegoria del Leviatano. (Sulla “dialetticità” del nuovo modo di intendere la biologia che abbandona paradigmi meccanicistici per sottolineare il rapporto olistico e dialettico fra organismi e specie con l’ambiente vedi The Dialectical biologist (Richard Levins, Richard Lewontin, The Dialectical Biologist, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1985 (Delhi, Aakar Books for South Asia, 2009), documento in Rete  presso https://athens.indymedia.org/media/upload/2016/09/02/LEWONTIN_-_THE_DIALECTICAL_BIOLOGIST.pdf 25. Nostri “congelamenti”: WebCite: http://www.webcitation.org/75i27bpR1 e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fathens.indymedia.org%2Fmedia%2Fupload%2F2016%2F09%2F02%2FLEWONTIN_-_THE_DIALECTICAL_BIOLOGIST.pdf&date=2019-01-26; Internet Archive: https://archive.org/details/TheDialecticalBiologist                                                                     e https://ia801507.us.archive.org/26/items/TheDialecticalBiologist/Lewontin_-Levins_the_dialectical_biologist.pdf26; WebCite su Internet Archive: http://www.webcitation.org/75i3BdM3Q e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia801507.us.archive.org%2F26%2Fitems%2FTheDialecticalBiologist%2FLewontin_-Levins_the_dialectical_biologist.pdf&date=2019-01-26), e per quanto riguarda l’ aspetto dialettico dell’epigenetica cfr.   Eva Jablonka, Marion J. Lamb,  Evolution in Four Dimensions. Genetic, Epigenetic, Behavioral, and Symbolic Variation in the History of Life, The MIT Press, Cambridge, Massachusetts, USA, 2005 (scaricabile all’URL https://epdf.pub/evolution-in-four-dimensions-genetic-epigenetic-behavioral-and-symbolic-variatio77b373b02c8e9bf92311cdc8ccb292ef95359.html, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200918075423/https://epdf.pub/evolution-in-four-dimensions-genetic-epigenetic-behavioral-and-symbolic-variatio77b373b02c8e9bf92311cdc8ccb292ef95359.html; da noi ricaricato su Internet Archive, generando gli URL URL https://archive.org/details/eva-jablonka-marion-lamb-evolution-in-four-dimensions-massimo-morigi-epigenetic-/mode/2up                                      e https://ia801506.us.archive.org/32/items/eva-jablonka-marion-lamb-evolution-in-four-dimensions-massimo-morigi-epigenetic-/EVA%20JABLONKA%2C%20%20MARION%20LAMB%2C%20%20%20EVOLUTION%20IN%20FOUR%20DIMENSIONS%2C%20MASSIMO%20MORIGI%2C%20EPIGENETIC%2C%20GEOPOLITICAL%20REPUBLICANISM%2C%20FILOSOFIA%20DELLA%20PRASSI%2C%20EPIFANIA%20STRATEGICA.pdf), dove, in una sorta di opportuno ritorno all’impostazione che fu prima di Lamarck e poi di Lysenko, che sostenevano il principio di una selezione naturale dove l’organismo non viene solo selezionato dall’ambiente ma questo è in grado di rispondere attivamente e creativamente agli stimoli ambientali, è prefigurato una sorta di modello biologico che ha profonde attinenze con l’impostazione della filosofia della prassi del rapporto dinamico e dialettico fra soggetto ed oggetto e sfatando quindi in Eva Jablonka, Marion J. Lamb, Evolution in Four Dimensions cit., il dogma della biologia della barriera di August Weismann dove vi si sosteneva l’esistenza di un barriera insormontabile negli organismi fra le cellule somatiche e quelle germinali; mentre per la sottolineatura dell’eliminazione del principio di non contraddizione, assunto basilare di ogni filosofia autenticamente dialettica e quindi fondamentale anche per il conflittualismo dialettico del Repubblicanesimo Geopolitico ma anche naturale portato  del principio della superposition  della fisica quantistica cfr. Garrett Birkhoff, John von Neumann, The Logic of Quantum Mechanics, “The Annals of Mathematics”, 2nd Ser., Vol. 37, No. 4. (Oct., 1936), pp. 823-84327, John von Neuman, On Alternative  System of Logics, unpliblished manuscript, 1937, von Neumann Archives, Library of Congress, Washington    e Id., Quantum Logics (Strict-and Probability-Logics), unpublished manuscript, 1937, von Neumann Archives, Library of Congress, Washington). [Nota 20: « «Articolare storicamente il passato non significa conoscerlo «come propriamente è stato». Significa impadronirsi di un ricordo come esso balena nell’istante di un pericolo. Per il materialismo storico si tratta di fissare l’immagine del passato come essa si presenta improvvisamente al soggetto storico nel momento del pericolo. Il pericolo sovrasta tanto il patrimonio della tradizione quanto coloro che lo ricevono. Esso è lo stesso per entrambi: di ridursi a strumento della classe dominante. In ogni epoca bisogna cercare di strapare la tradizione al conformismo che è in procinto di sopraffarla. Il Messia non viene solo come redentore, ma come vincitore dell’Anticristo. Solo quello storico ha il dovere di accendere nel passato la favilla della speranza, che è penetrato dall’idea che anche i morti non saranno al sicuro del nemico, se egli vince. E questo nemico non ha smesso di vincere.»: Walter Benjamin, VI Tesi di filosofia della storia.»]; [Nota 21: «Certamente non si deve omettere il grande merito di Hannah Arendt che con Vita Activa (Vita Activa. La condizione umana, odierno titolo della traduzione italiana pubblicata in Italia nel 1964 per i tipi di Bompiani del saggio originalmente pubblicato nel 1958 negli Stati uniti: Hannah Arendt, The Human condition, University of Chicago Press, 1958) ha introdotto prepontemente nel Novecento ζῷον πολιτικόν e ζῷον  λόγον  ἔχων come figure archetipe dell’agire politico. Ma con Antonio Gramsci esse cessano di essere un elemento di archeologia politica legato al mondo ellenico per dialettizzarsi integralmente e nella storia e nella filosofia del XX secolo (e anche del XXI) attraverso la figura mitologica di conio machiavelliano – e figura mitologica carica di una dirompente carica prassistica – del moderno Principe.»]; [Nota 22: «Su questo “timido prassismo” wendtiano, timido soprattutto perché è completamente dimentico della grande tradizione della filosofia della prassi ma comunque importante perché introduce all’interno dello studio delle relazioni internazionali fondamentali spunti volontaristici e umanistici tratti da questa impostazione  filosofico-politica, cfr. Alexander Wendt, Anarchy is what States Make of it: The Social Construction of Power Politics in “International Organization”, Vol. 46, N°. 2. (Spring, 1992), pp. 391-425, articolo consultabile all’URL https://people.ucsc.edu/~rlipsch/migrated/Pol272/Wendt.Anarch.pdf, dai noi  caricato su WebCite agli URL  http://www.webcitation.org/76DqnzgU1 e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fpeople.ucsc.edu%2F~rlipsch%2Fmigrated%2FPol272%2FWendt.Anarch.pdf&date=2019-02-16 [e su Wayback Machine all’URL https://web.archive.org/web/20190618162554/https://people.ucsc.edu/~rlipsch/migrated/Pol272/Wendt.Anarch.pdf: aggiunta al testo della nota compiuta nella presente versione Redux]; su Internet Archive agli URL https://archive.org/details/AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf   e https://ia601506.us.archive.org/7/items/AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf/AlexanderWendt.AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf [URL successivamente trasformati da Internet Archive in

https://archive.org/details/AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf/mode/2up e https://ia600105.us.archive.org/23/items/AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf/AlexanderWendt.AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf e nostro salvataggio aggiuntivo di quest’ultimo URL  per la versione Redux dei  Rapporti fra il Portogallo dell’Estado Novo e l’Italia fascista e del secondo dopoguerra in relazione al problema coloniale, cit. tramite Wayback Machine all’URL https://web.archive.org/web/20190618163138/https://ia600105.us.archive.org/23/items/AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf/AlexanderWendt.AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf: aggiunta al testo della nota compiuta nella presente versione REDVX] con successivo finale caricamento della stessa pagina di Internet Archive su WebCite agli URL http://www.webcitation.org/76DoCJ4ia e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia601506.us.archive.org%2F7%2Fitems%2FAnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf%2FAlexanderWendt.AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf&date=2019-02-15.»]; [Nota 23: «Sull’importanza di Clausewitz per il Repubblicanesimo Geopolitico citiamo nuovamente da Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico. Il fatto che queste Glosse siano da tempo annunciate come prossime per pubblicazione ma che, nella realtà, subiscano sempre successivi e ripetuti rinvii nella loro pubblica presentazione, fa sì che i riferimenti di politica internazionale presenti in nota esaminino la “guerra infinita” al terrorismo  e i successivi   strategia del caos e  finanziamento dell’ISIS da parte degli Stati Uniti che erano stati messi in atto sotto l’amministrazione di Bush figlio e poi quella di Obama. Ma depurando il testo da questi elementi contingenti di politica internazionale (contingenti per modo di dire, perché l’amministrazione Trump, oltre ad essere caotica anche per manifesta incapacità del presidente USA, persegue con ancor più vigore delle precedenti la destrutturazione e disarticolazione dello scenario politico internazionale: sul caos supremo che vuole indurre l’amministrazione Trump, vedi i commenti di Giuseppe Germinario e Massimo Morigi sul terroristico assassinio USA del generale iraniano Qasem Suleimani pubblicati sull’ “Italia e il Mondo” in data 4 gennaio 2020 all’URL http://italiaeilmondo.com/2020/01/05/finestra-di-aggiornamento-sulla-situazione-in-medio-oriente/#disqus_thread; download del documento e copiaincolla dello stesso e poi caricato su Internet Archive agli URL https://archive.org/details/giuseppegerminariomassimomorigidallitaliaeilmondofinestradiaggiornamentosullasit/mode/2up  e https://ia803102.us.archive.org/1/items/giuseppegerminariomassimomorigidallitaliaeilmondofinestradiaggiornamentosullasit/GIUSEPPE%20GERMINARIO%2C%20MASSIMO%20MORIGI%2C%20DALL%E2%80%99ITALIA%20E%20IL%20MONDO%20FINESTRA%20DI%20AGGIORNAMENTO%20SULLA%20SITUAZIONE%20IN%20MEDIO%20ORIENTE%20SULL%20UCCISIONE%20PUBBLICAM.pdf; ma l’URL originario del commento sull’ “Italia e il Mondo” del commento di Massimo Morigi  è http://italiaeilmondo.com/2020/01/06/soleimani-e-il-futuro-del-nostro-paese-di-massimo-morigi/; Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200112150126/http://italiaeilmondo.com/2020/01/06/soleimani-e-il-futuro-del-nostro-paese-di-massimo-morigi/; inoltre si è provveduto anche a copiaincollare la pagina del commento del solo Massimo Morigi e caricandola su Internet Archive si sono generati gli URL https://archive.org/details/qasemsoleimanieilfuturodelnostropaeserepubblicanesimogeopoliticodonaldtrumprepub/mode/2up                                                                                                  e https://ia802800.us.archive.org/32/items/qasemsoleimanieilfuturodelnostropaeserepubblicanesimogeopoliticodonaldtrumprepub/QASEM%20SOLEIMANI%20E%20IL%20FUTURO%20DEL%20NOSTRO%20PAESE%2C%20REPUBBLICANESIMO%20GEOPOLITICO%2C%20DONALD%20TRUMP%2C%20REPUBBLICANESIMO%20GEOPOLITICO%2C%20MASSIMO%20MORIGI%2C%20GEOPOLITICAL%20REPUBLICANISM%2C%20NEOMARXISMO.pdf), il brano di Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico al quale qui si rinvia, connettendo in un unicum dialettico la dimensione “pacifica” della società con quella più strettamente bellica dei conflitti armati e questa rinnovata dimensione del vivere sociale connotata ed esplicata dal paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico contrapponendolo al modello meccanicistico-galileano di spiegazione della società umana (e della sua cultura e storia) e della natura biologica e fisica espresso filosoficamente per ultimi dal positivismo e dal neopositivismo e, a livello politico-economico  di indottrinamento delle masse omega-strategiche, dal liberalismo e dal liberismo, con tutti i loro vari ed assortiti camuffamenti democraticistico-riformistici –, non solo è particolarmente adatto ad esprimere la Weltanschauung del Repubblicanesimo Geopolitico ma, più nello specifico, riallaccia idealmente – e con notevole potenza euristica –  il più grande teorico della guerra, Clausewitz, con un grande applicatore nel concreto, benché fino ad oggi praticamente quasi sconosciuto, dei principi del Vom Kriege, Dante Cesare Vacchi, che, come le numerose testimonianze attestano, nel creare i commandos portoghesi, applicò alla lettera  i principi contenuti nel trattato clausewitziano, vale a dire che per i commandos formati da Vacchi il punto più importante della loro formazione era l’essere pronti ad affrontare situazioni impreviste; preparazione e prontezza  a reagire (ed agire)  all’imprevisto e all’imprevedibile della guerra (e, a maggior ragione, del conflitto sociale) che è il vero ramo d’oro dell’insegnamento del Vom Kriege e preparazione e prontezza (a reagire ma, soprattutto, ad agire) che è il cardine epistemologico, etico e pratico del Repubblicanesimo Geopolitico e della sua rivoluzionaria filosofia della prassi (perché il  filo rosso che unisce, al di là delle differenze dei singoli autori, ogni espressione della filosofia della prassi, è che  vera preparazione e prontezza significa alla luce della filosofia della prassi attiva azione e continua autocreazione ed automodificazione ex nihilo ed ex suo del soggetto che non considerando l’oggetto – nello specifico del Vom Kriege e del Repubblicanesimo Geopolitico, la guerra come la dinamica del conflitto sociale – come altro da sé  ma come momento dialettico della creazione, genesi, formazione e sviluppo del soggetto agente – ‘soggetto agente’: aggettivazione quasi pleonastica perché solo nell’azione dialettica rivolta all’interno come all’esterno di sé può costituirsi il soggetto ex nihilo ed ex suo, e quindi un’azione autocreatrice dove ‘dal nulla’ sta a significare non tanto una ridicola autosufficienza ma il rifiuto di qualsiasi trascendenza esterna e il ‘da sé’ altrettanto analogamente significa che in questo sé è compreso anche l’oggetto apparentemente esterno sul quale esso agisce ma avente, questo oggetto, la stessa piena dignità ontologico-epistemologica-prassistica del soggetto perché l’oggetto a sua volta agisce sul soggetto –, fa sì che  questo imprevisto ed imprevedibile si realizzi rivoluzionando, o meglio, realizzando e rendendo manifesta la natura conflittuale della  realtà, in altre parole rendendo autocosciente – perché se ne è presa coscienza fino a farne un elemento costitutivo della propria soggettività – l’intima strategicità della realtà, cioè pienamente e consapevolmente  manifestando dentro di sé e contemporaneamente realizzando nella società quella che il Repubblicanesimo Geopolitico ha definito ‘Epifania strategica’), filosofia della prassi la cui più alta manifestazione nel Novecento furono i Quaderni del Carcere di Antonio Gramsci  e della quale il Repubblicanesimo Geopolitico intende riproporre nel XXI secolo, portando alle estreme (e logiche) conseguenze, la demitologizzazione del marxismo economicistico  magistralmente (e coraggiosamente) eseguita da Gramsci e facendo affiorare, depurandolo, il nucleo olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del pensiero di Marx (un pensiero quello del rivoluzionario di Treviri verso il quale, nonostante la demitologizzazione in senso  antieconomicistico operatane dall’autore dei Quaderni, Gramsci aveva pur dovuto pagare ancora pesanti tributi), incardinando il rivoluzionamento della società in uno schema operativo non più di tipo classista (che fu il pesante tributo che Gramsci pur dovette pagare alla mitologia marxista) ma di matrice integralmente olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale, che è l’enorme ed imperituro lascito dell’autore dei Quaderni e della sua filosofia della praxis, portata dal Repubblicanesimo Geopolitico alla sua piena entelechia: «Nel pàntheon del Repubblicanesimo Geopolitico, un posto a parte deve essere poi riservato a Carl von Clausewitz. Ancor prima di Marx – e ancor più di Marx – Clausewitz  utilizzò la dialettica hegeliana per elaborare un canone dall’incredibile valenza cognitiva in cui  i fenomeni sociali sono unificati dalla dimensione conflittuale (nello specifico, Clausewitz vide come il fenomeno della guerra si legava con la politica e con la cultura – celebre, anche, se spesso mal compreso nella sua rivoluzionaria portata dialettica, il suo motto tratto dal Vom Kriege «la guerra non è che la prosecuzione della politica con altri mezzi»), comprendendo che sempre e comunque questa dimensione conflittuale si esprime attraverso sintesi dialettiche (si veda a questo proposito la “fantastica Trinità” clausewitziana – Clausewitz’ wunderliche Dreifaltigkeit –,  che comporta, in ultima analisi, l’assoluta imprevedibilità di qualsiasi guerra e, per esteso, di qualsiasi azione sociale, consentendoci, così, di porre Clausewitz  non solo nell’ empireo  del pensiero militare ma anche di considerarlo come il più grande sociologo di tutti i tempi: Clausewitz non è importante perché ha infallibili ricette su come combattere vittoriosamente una battaglia campale – ricette che lui stesso afferma di non avere perché impossibili da formulare in astratto –, è fondamentale perché per primo, attraverso l’immagine di questa Trinità, costruì la grammatica dell’azione  sociale – quindi  non solo militare –  intesa come strategia). Per Clausewitz l’esito della guerra era determinato da questa “fantastica Trinità” che era composta dai seguenti fattori: il furore irrazionale dei combattenti, la pura casualità che impera sui campi di battaglia e il calcolo razionale del governo e/o dei pianificatori militari. Fin qui si potrebbe dire che ci si trova di fronte ad una descrizione, nemmeno tanto profonda e fors’anche banale, di ciò che accade in ogni conflitto armato, con semmai l’aggravante, riportando il tutto ai conflitti dei nostri giorni, che le guerre hanno oggi assunto forme in cui, rispetto a quanto affermato da Clausewitz, cambiano i protagonisti e cambiano pure i loro comportamenti. Analizzando empiricamente le guerre del XXI secolo: il calcolo razionale dei decisori militari – civili o militari o civili-militari come più realisticamente si devono considerare – non è più, come era ai tempi di Clausewitz o come era stato idealizzato dall’autore del Vom Kriege, un calcolo razionale per arrivare ad un esito politico del conflitto («la guerra non è che la prosecuzione della politica con altri mezzi») ma si riduce  o a un calcolo puramente tecnico per prevalere sul campo di battaglia o addirittura – si hanno buone ragioni per sospettarlo – a non altro che il tentativo consapevolmente perseguito di non concludere mai – de facto – il conflitto armato, rovesciando così  la predetta nota massima clausewitziana nel «la politica non è che la prosecuzione della guerra con altri mezzi». Esemplare, a questo proposito, sul piano lessicale, l’idiota locuzione  bushiana ‘guerra infinita’ – come se dopo ogni guerra, fatta eccezione per i casi di totale annientamento e/o sterminio del nemico, non fosse sempre seguito un periodo di pace, seppur conflittuale e propedeutico a nuova guerra, verso il vecchio nemico – contro il “terrorismo”, termine quest’ultimo del cui conio non si può dare la colpa a Bush figlio ma, comunque, appartenente allo sciocchezzaio della politica nonché alla sua demonologia  che non fa altro che nascondere il fatto che il demonio che si dice di voler annientare è uno strumento creato dagli stessi che lo hanno demonizzato per prevalere nello scontro geopolitico (ogni riferimento alla strategia del caos statunitense e agli Stati Uniti iniziali finanziatori dell’ISIS, per poi combatterli di malavoglia, è puramente non casuale) ed ora,  anche se ormai scoperti gli altarini, ancora comunque uno strumento utile per compattare un’alleanza che fa acqua da tutte le parti (ogni riferimento alla Nato e al suo  partner egemone è ancora puramente non casuale). E altro esempio che sembrerebbe rendere inattuale Clausewitz, potrebbe consistere nel fatto che fra i decisori politici che stanno al vertice della violenza organizzata oggi non sono solo gli Stati ma anche sempre i soliti “terroristi”; i quali, vedi sempre caso ISIS, arrivano non solo a controllare direttamente ampli territori ma, smentendo apparentemente Clausewitz, impiegano una razionalità che sembra sfuggire del tutto ad una corretta razionalità rispetto allo scopo,  ma in realtà non è così,  sia perché il terrore ha ottenuto dei risultati, lo dimostrano i territori in mano ai “terroristi” ma, soprattutto, perché il vero scopo che sta in capo a tutta la faccenda non è tanto quello di istituire fantomatici califfati – questo lo crede la carne da cannone che si fa saltare in aria per raggiungere questo obiettivo e lo crede la gran massa della credulona e manipolata pubblica opinione occidentale – ma destrutturare completamente un’area geopolitica a favore di una potenza che non potendo più intraprendere, per ragioni economiche, “guerre infinite”, preferisce, attraverso infiniti stragi ed eccidi, destrutturare ed annientare le espressioni politico-statali presenti in quell’area. Ma in tutto questo ragionamento riguardante la “fantastica Trinità”, l’errore fondamentale è considerare la “fantastica Trinità” non sotto il punto di vista dei fondamentali momenti dialettici che determinano il corso della guerra ma sotto il punto di vista delle figure storiche che, secondo Clausewitz, davano vita a questi momenti. Certamente Clausewitz parlando della “fantastica Trinità”, volle indicarne anche le sue incarnazioni storiche – incarnazioni storiche che riflettevano il mondo sociale a cavallo fra Ancien régime e successivi rivoluzionari sconvolgimenti delle guerre napoleoniche – ma oltre ad affermare che questa “fantastica Trinità” rendeva la guerra una sorta di camaleonte il cui esito è continuamente mutevole come la colorazione di quel rettile, per descrivere l’azione della Trinità ricorre ad un esempio tratto dalla fisica che la distacca definitivamente dalla piatta rappresentazione storica dei personaggi originariamente deputati ad incarnarla, affermando che la sua azione può essere rappresentata come  l’oscillazione di un pendolo il cui moto sia diretto da tre magneti posti ad uguale distanza: al contrario del pendolo tradizionale la cui oscillazione, partendo da un dato punto, è del tutto prevedibile, l’oscillazione del pendolo sottoposto a tre punti di forza magnetica, sebbene anch’esso parta apparentemente sempre dallo stesso punto e sebbene questo moto sia descritto da un’equazione che renderebbe esattamente determinabile l’oscillazione, non è mai la stessa: «War is more than a true chameleon that slightly adapts its characteristics to the given case. As a total phenomenon  its dominant tendencies always make war a [remarkable (1976) or paradoxical (1984)] trinity – composed of primordial violence, hatred and enmity, which are to be regarded as a blind natural force; of the play of chance and probability  within which  the creative spirit is free to roam and of its element of subordination, as an instrument of policy, which makes it subject to reason alone.[…] These three tendencies are like three different codes of law, deep-rooted in their subject and yet variable in their relationship to one another. A theory that ignores any one of them or seeks to fix an arbitrary relationship between them would conflict with reality to such an extent that for this reason alone it would be totally useless. Our task therefore is to develop a theory that maintains a balance between these three tendencies, like an object suspended between three magnets [evidenziazione nostra]. What lines might best be followed to achieve this difficult task will be explored in the book on the theory of war [Book Two]. At any rate, the preliminary concept of war which we have formulated casts a first ray of light on the basic structure of theory, and enables us to make an initial differentiation and identification of its major components.»: Carl Philipp Gottlieb von Clausewitz, On War, edited and translated by Michael Howard an Peter Paret, introductory essays by Peter Paret, Michael Howard and Bernard Brodie; with a commentary by Bernard Brodie; index by Rosalie West, Princeton, N.J., Princeton University Press, 1984, p. 89 (p. 101 in Knopf’s “Everyman’s Library” edition), da noi citato attraverso  http://www.clausewitz.com/mobile/HPtrinity.htm; Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190711052313/https://clausewitz.com/mobile/HPtrinity.htm. Clausewitz è quindi il primo pensatore che si sia consapevolmente avventurato nel mondo descritto dalle equazioni non lineari, nel mondo, per intenderci della Teoria del caos, dei frattali, della Teoria delle catastrofi, dei Complex Adaptive Systems, nel mondo dell’ “effetto battito ali di farfalla”. Clausewitz nella sua Trinità bellica era profondamente debitore della Trinità dialettica hegeliana e il più grande errore che si potrebbe fare sarebbe pensare che della dialettica egli avesse colto solo l’immagine esteriore e storicamente datata (tesi, antitesi, sintesi) espressa dal grande filosofo di Stoccarda. In realtà, della dialettica egli aveva colto il nucleo olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale e questa Weltanschauung del paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale aveva applicata alla guerra vista come l’imprescindibile momento dialettico, ontogenetico, demiurgico e, in ultima analisi,  creatore ex nihilo ed ex suo  di ogni società (da questa attenzione verso la dialettica della genesi e generazione del sociale,  derivano anche  le dramatis personae di questa genesi e generazione appartenenti alla società del suo tempo, questo sì l’aspetto strettamente datato e contingente della Trinità, incaricate di interpretare i tre momenti della “meravigliosa Trinità”), rendendosi conto che questa visione olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale rendeva impossibile una rappresentazione della guerra (e della società) di tipo deterministico e meccanicistico. Clausewitz è stato quindi il più grande teorico dell’azione sociale, al quale il Repubblicanesimo Geopolitico riconosce di esser per primo riuscito, attraverso l’euristicamente potentissima immagine trinitaria, di tradurre l’hegeliana “lotta per il riconoscimento” – il cui agognato esito finale mantiene più di un’assonanza con il Dominio Repubblicano Diffusivo del Repubblicanesimo Geopolitico – in un formidabile strumento teorico per comprendere le dinamiche sociali (e quindi belliche). Un ultimo accenno sull’apporto che la fuoriuscita dal modello galileiano di scienza meccanicistica può dare allo sviluppo delle scienze sociali. Nonostante le oscillazioni del pendolo attratto da tre forze magnetiche non siano mai le stesse anche se (apparentemente) rilasciamo il pendolo partendo sempre dalla stessa posizione (in verità la posizione non può mai essere esattamente sempre le stessa ed è proprio questa infinitesimale differenza che fa sì che ogni volta le oscillazioni varino e non in maniera infinitesimale, come nel classico pendolo, ma in maniera macroscopicamente diversa e assolutamente non prevedibile, insomma il già menzionato “effetto battito ali di farfalla”), l’equazione che descrive la bizzarria ed imprevedibilità di queste oscillazioni è una equazione che porta ad un esito deterministico. Viene detta equazione non lineare la quale, appunto, come l’equazione lineare conduce immancabilmente ad un esito preciso e deterministico, solo che questa equazione non lineare è terribilmente sensibile, al contrario dell’equazione lineare,  alle pur infinitesimali  variabili immesse nell’equazione. Possiamo quindi dire che la “fantastica Trinità” clausewitziana se dal punto di vista dell’inquadramento analitico-empirico dei fenomeni sociali ci introduce nel regno di un’assoluta imprevedibilità di questi fenomeni che devono essere descritti da un’equazione non lineare dove alla fine impera il fenomeno del battito ali di farfalla, dal punto di vista del modello di riferimento teorico questo modello è sempre la meccanicistica e deterministica scienza fisica galileiana (solo che, novità di Clausewitz, questa fisica galileiana non era più in grado di condurre, in pratica, ad alcuna previsione, quindi se non in teoria, nella prassi si è già al di fuori dal determinismo galileiano perché con i fenomeni descritti dalle equazioni non lineari non si ha più, de facto,  alcuna certezza in merito all’evoluzione dei fenomeni osservati). Oggigiorno, inizio del secolo XXI, il paradigma della scienza meccanicistica galileiana, nonostante le scienze sociali e storiche ne soffrano ancora quasi totalitaristicamente  il nefasto influsso e cerchino o di ricavare un’illusoria autonomia da questo o, ancor peggio, tentino, in un supremo e vano sforzo neopositivistico, di adeguarvisi,  è caduto definitivamente in crisi. Non intendiamo qui tanto riferirci alla relatività ristretta einsteiniana che, nonostante le sue applicazioni pratiche e gli sconvolgimenti per il senso comune che introduce riguardo la visione del mondo fisico, non è altro che un’estensione del modello galileiano, in quanto sì, a differenza del  modello galileiano introduce un sistema di riferimento universale, e cioè la velocità della luce nel vuoto che rimane sempre uguale indipendentemente dal sistema di riferimento ma che, assolutamente in linea col protocollo galileiano, presuppone una totale separazione ed irrilevanza dell’atto osservativo rispetto al fenomeno osservato nel corso dell’esperimento ma alla meccanica quantistica,  il cui caposaldo è, secondo la più accredita interpretazione data a questa fisica, cioè quella della scuola  di Copenhagen di Niels Bohr, appunto l’impossibilità di isolare la perturbazione indotta dall’atto osservativo sul fenomeno osservato. Senza voler qui discutere se sia la semplice misurazione a perturbare l’esperimento o se, invece, questa perturbazione sia indotta da un atto osservativo cosciente (i fisici John von Neumann  e Eugene Paul Wigner pensavano che fosse l’atto osservativo cosciente a perturbare l’esito dell’esperimento) e senza nemmeno voler definitivamente affermare  se l’atto osservativo cosciente o no che sia ci porti completamente al di fuori dal modello meccanicistico e deterministico galileiano (la fisica classica – con le sue equazioni lineari o non lineari che siano – ci rappresenta un universo retto da ferree leggi meccaniche in cui noi non siamo altro che ingranaggi di un orologio. Invece, le succitate interpretazioni della fisica quantistica ci orientano fortissimamente verso una rappresentazione diametralmente opposta permettendoci di porci di nuovo al centro di un universo non più perfetto e ferreo meccanismo e non più rappresentabile con l’immagine dell’orologio o, aggiornando l’immagine, col computer ma un computer di tipo classico, perché con i computer quantistici prossimi venturi, il problema è la lettura dell’output da parte di un soggetto cosciente…), non è assolutamente rimuovibile il semplice dato di fatto che nella realtà (fisica, ma in extenso, anche umana, storica, culturale, sociale ed economica) reinterpretata alla luce della fisica quantistica la causalità e il determinismo vengono rimpiazzati da un totale indeterminismo ontologico  che va  ben oltre  l’ heisenberghiano principio di indeterminazione, che per quanto stabilisca l’impossibilità di una atto osservativo neutro e considerando l’evoluzione del sistema osservato prevedibile solo in termini probabilistici (nella fattispecie i parametri presi in considerazione dal principio di indeterminazione di Heisenberg sono  la posizione e la velocità dell’elettrone che, alla luce di questo principio, sono alterati, e quindi determinabili solo probabilisticamente, dall’emissione di energia esterna al sistema atomo, portato inevitabile dell’atto osservativo compiuto sull’elettrone)  non  attribuisce alcuna importanza al fatto se quest’atto osservativo sia o no cosciente. Comunque o attenendoci solo ad una stretta interpretazione heisenberghiana del principio di indeterminazione  oppure sposando  l’interpretazione di Wigner e von Neumann sul ruolo della coscienza nel fenomeno della decoerenza quantistica  (in questa interpretazione decoerenza quantistica che, oltre che essere descrivibile solo in sede statistica, diviene soggetta anche ad un elemento esterno assolutamente non computabile – la coscienza, appunto –, coscienza che secondo Wigner e von Neuman ed anche alla luce del teorema di incompletezza di Gödel, non può essere ridotta  ad alcun algoritmo  non potendo così più essere giudicata, come in passato dalla fisica classica, come una sorta di epifenomeno ma, in un certo senso, come la singolarità demiurgica e creatrice dell’Universo, cfr. a questo proposito il potente simbolo della grande U di Wheeler o grande occhio di Wheeler –   Wheeler’s big UWheeler’s U, Wheeler’s eye, Wheeler’s big eye

quello che senza alcun dubbio possiamo in questa sede affermare è che la fisica quantistica ha aperto un irrimediabile vulnus alla scienza galileiana (e kantiana e positivistica e neopositivistica) che aveva presupposto una separazione ontologica, prima che epistemologica, fra soggetto e oggetto. Insomma, con la fisica quantistica che non riconosce più una separazione ontologica fra soggetto ed oggetto si è passati da una fisica galileiana meccanicistica a una nuova e rivoluzionaria fisica della praxis. Gli attardati neopositivisti di destra e di sinistra (e, de facto, nemici giurati, tutti, di ogni rivoluzionamento della società perché, contraddittoriamente, affermano sì – e fanno atto di fede su – una libera volontà modificatrice del “dato”, ma libera volontà esistente solo metafisicamente e non nella realtà perché questa stessa realtà è per loro solo totalmente meccanica e non dialettica, naturale portato questa disperata e disperata Weltanschauung del loro volere omologare le scienze sociali alla meccanica galileiana, e con conseguente  relegare le azioni sociali a gruppi ristretti di esperti conoscitori degli ineluttabili meccanismi sociali e storici, insomma coloro chi più a sinistra o più a destra, rappresentano l’ideologia democratica dell’attuale liberal-liberismo) siano avvertiti perché ora esiste – o meglio sta prendendo una sempre più definita autocoscienza –  anche una  fisica della praxis (fisica quantistica) e accanto una fisica sociale, culturale, storica ed economica della praxis (ultimo e più avanzato stadio della filosofia della praxis che nel Novecento trovò la sua più alta espressione nei Quaderni del carcere di Gramsci), entrambe nei loro rispettivi ma dialetticamente intercomunicanti ambiti totalmente inutilizzabili  per i loro giochetti di infinocchiamento delle masse (agenti omega-strategici) ad adiuvandum gli agenti alfa-strategici (per l’inquadramento teorico di queste due locuzioni  nell’ambito del paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico e che rappresentano la definitiva Aufhebung del vecchio conflittualismo bipolare marxiano, classe operaia vs classe capitalista, verso un panconflittualismo olistico, dialettico, espressivo, strategico, conflittuale ed attivistico, cfr. la nostra Teoria della Distruzione del Valore (Teoria fondativa del Repubblicanesimo Geopolitico e per il superamento/conservazione del Marxismo), reperibile in Rete). Il Repubblicanesimo Geopolitico ne ha invece già preso debita nota e nell’ambito della sua visione dialettica dell’inseparabilità fra natura e cultura o natura e storia non può che sottolineare le profondissime analogie (per non dire identità) fra la Weltanschauung della fisica della praxis, naturale e finale Gestalt espressiva della fisica quantistica e la Weltanschauung della compiuta filosofia della praxis  del Repubblicanesimo Geopolitico stesso, ora  anche ridefinita, alla luce dell’antideterminismo e dell’implicito psichismo (Scuola di Copenhagen di Niels Bohr) della fisica quantistica e dell’ugualmente antideterministica,  dialettica ed attivistica novecentesca filosofia della praxis – nonché frutto pressoché  maturo, grazie all’elaborazione ormai integralmente dialettica allora datane nei Quaderni del carcere da Antonio Gramsci, dell’ originario idealismo tedesco di Fichte, Hegel e Schelling –, fisica sociale, culturale, storica ed economica della praxis.». »]; [Nota 24: «L’idea della storia naturale, conferenza tenuta da Adorno nel  1932, può essere considerata e uno dei più efficaci attacchi nel Novecento, assieme alle Tesi di filosofia della storia di Walter Benjamin, all’impostazione similpositivistica dello storicismo tedesco che aveva abbandonato tutti gli spunti dialettici della grande stagione dell’idealismo e contestualmente – e conseguentemente – come la presa d’atto, anche se espressa in maniera tutt’altro che cristallina, che la divisione fra mondo della natura retto da deterministiche leggi e mondo storico dell’uomo, che in ragione dell’impossibilità ad essere inquadrato in tali leggi sarebbe separato dal mondo della natura da un’alterità addirittura ontologica,  dal punto di vista teorico non aveva alcun fondamento: «Se si vuole che la domanda sul rapporto tra natura e storia abbia una risposta concreta, bisogna riuscire a comprendere l’essere storico stesso come un essere naturale, ossia a comprenderlo nelle sue determinazioni naturali, proprio laddove esso è maggior­mente storico; oppure riuscire a comprendere la natura come un essere storico proprio laddove essa si mostra come natura apparente.»: Die Idee der Naturgeschichte, trad. it. di M. Farina, L’idea della storia naturale, in T. W. Adorno, L’attualità della filosofia. Tesi all’origine del pensiero critico, Mimesis, Milano 2009, p. 69. Il tema dell’impraticabilità teorica della separazione fra mondo della natura e mondo storico-sociale dell’uomo verrà infine completamente sviluppato da Adorno in Dialettica negativa, dove si può anche apprezzare un suo deciso approssimarsi ad un modello dell’azione filosofico-politica con significative analogie al paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico, unito però ad  una non soddisfacente focalizzazione della problematica del rapporto fra natura e storia in Marx, dove il filosofo e rivoluzionario di Treviri viene da Adorno praticamente – ed erroneamente – del tutto assolto delle degenerazioni della dialettica verificatesi tramite il Diamat staliniano: «Il concetto di storia universale, dalla cui validità la filosofia hegeliana è ispirata quanto quella kantiana da quella delle scienze naturali, divenne tanto più problematico, quanto più il mondo unificato si approssimava ad un processo globale. Da un lato la scienza storica avanzante con metodo positivistico ha disgregato la concezione di una totalità e di una continuità senza interruzioni. Rispetto ad essa la costruzione filosofica aveva il dubbio vantaggio di una minore conoscenza dei dettagli, che voleva spacciare fin troppo facilmente per una sovrana distanza; e veramente anche meno timore di dire qualcosa di essenziale, che si profili soltanto alla distanza. Dall’altro una filosofia sviluppata doveva cogliere l’accordo tra storia universale e ideologia1 e la vita sconvolta come discontinua [nota 1 di p. 287 di Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno, Dialettica negativa, Torino, Einuadi, 1966: «Cfr. Benjamin, Scriften cit., vol. I, pp. 494 sgg. [pp. 81 sgg.].»]. Hegel stesso aveva concepito la storia universale come unitaria solo grazie alle sue contraddizioni. Con la sua riformulazione materialistica l’accento maggiore fu posto sulla comprensione della discontinuità di ciò che non era tenuto insieme da alcuna unità consolatoria dello spirito e del concetto. Tuttavia bisogna pensare insieme storia universale e discontinuità. Cancellare quella come residuo di superstizione metafisica, consoliderebbe la mera fattualità come l’unica cosa da conoscere e quindi da accettare, allo stesso modo della  sovranità precedente, che ordinava i dati nell’avanzata totale dello spirito uno, confermandoli con le sue manifestazioni. La storia universale si deve costruire e negare. Sarebbe cinico affermare dopo le catastrofi e nell’attesa delle future un piano mondiale verso il miglioramento che si manifesti nella storia e la unifichi. Però non si deve negare perciò l’unità, che salda insieme i momenti e fasi discontinui, caoticamente disgregati dalla storia, quella del dominio della natura, progredente nel dominio sugli uomini ed infine sulla natura interiore. Non c’è una storia universale che conduca dal selvaggio all’umanità, ma certo una che porta dalla fionda alla megabomba. Essa termina nella minaccia totale dell’umanità organizzata contro gli uomini organizzati, la quintessenza della discontinuità. Così Hegel viene terribilmente verificato e messo sulla testa. Se egli trasfigurava la totalità della sofferenza storica in positività dell’assoluto che si realizza, l’uno e il tutto che si sviluppa per prender fiato fino ad oggi è teleologicamente la sofferenza assoluta. La storia è l’unità di continuità e discontinuità. La società si mantiene in vita non malgrado il suo antagonismo, ma tramite esso; l’interesse al profitto, e quindi il rapporto di classe sono oggettivamente il motore del processo produttivo, da cui dipende la vita di tutti e il cui primato ha il suo punto di fuga nella morte di tutti. Ciò implica anche l’elemento conciliante nell’inconciliabile: poiché esso soltanto permette agli uomini di vivere; senza di esso non ci sarebbe nemmeno la possibilità di una vita trasformata. Ciò che quella possibilità creò storicamente, può anche distruggere. Lo spirito del mondo, degno oggetto di definizione, dovrebbe essere definito come catastrofe permanente.  Sotto il principio d’identità che assoggetta tutto, ciò che non si dissolve  nell’identità  e si sottrae alla razionalità pianificante nell’ambito dei mezzi diventa angoscioso, rappresaglia per quel male che il non identico subisce da parte dell’identità. La storia potrebbe difficilmente essere interpretata altrimenti, senza trasformarla magicamente in idea [evidenziazione nostra].»: Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno, Dialettica negativa, cit., pp. 286-88. «L’oggettività della vita storica è quella di una storia naturale. Marx lo ha riconosciuto contro Hegel, e precisamente in stretta connessione con l’universale realizzantesi sopra le teste dei soggetti: «Anche quando una società è riuscita a intravvedere la legge di natura del proprio movimento – e fine ultimo al quale mira quest’opera è di svelare la legge economica del movimento della società moderna – non può  né saltare né eliminare per decreto le fasi naturali dello svolgimento… Non dipingo affatto in luce rosea le figure del capitalista e del proprietario fondiario. Ma qui si tratta delle persone soltanto in quanto sono la personificazione delle categorie economiche, incarnazione di determinati rapporti e di determinati interessi di classe. Il mio punto di vista, che concepisce lo sviluppo della formazione economica della società come processo di storia naturale, può meno che mai rendere il singolo responsabile di rapporti dei quali egli rimane socialmente creatura, per quanto soggettivamente possa elevarsi al di sopra di essi1 [nota 1 di p. 319 di Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno, Dialettica negativa, cit.: «Marx, Das Kapital cit., Vol. I, prefazione alla 1° ed., pp. 7 sg. [vol. I, I, p. 18].»]. Non s’intende certo il concetto antropologico di natura di Feuerbach, contro il quale Marx ha rivolto il materialismo storico, nel senso di una ripresa di Hegel contro gli hegeliani di sinistra2 [nota 2 di p. 319 di Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno, Dialettica negativa, cit.: «Cfr. Schmidt, Der Begriff der Natur in der Lehre von Marx, cit., Vol. II, p. 15 [cap. I, sez. A].»]. La cosiddetta legge naturale, che pure è solo una legge della società capitalistica, viene perciò chiamata mistificazione da Marx: «La legge dell’accumulazione capitalistica mistificata in legge di natura esprime dunque in realtà il fatto che la sua natura esclude ogni diminuzione del grado di sfruttamento del lavoro o ogni aumento del prezzo del lavoro che siano tali da esporre a un serio pericolo la costante riproduzione del rapporto capitalistico e la sua riproduzione su scala sempre più allargata. Non può essere diversamente in un modo di produzione entro il quale l’operaio esiste per i bisogni di valorizzazione di valori esistenti, invece che, viceversa, la ricchezza materiale per i bisogni di sviluppo dell’operaio1.» [nota 1 di p. 320  di Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno, Dialettica negativa, cit.: «Marx, Das Kapital cit., Vol. I, pp. 652 sg. [Vol. I, 3, p. 69]».]. Tale legge è naturale a causa del carattere della sua inevitabilità sotto i rapporti di produzione dominante. L’ideologia non si sovrappone all’essere sociale come uno strato che si possa staccare, ma gli inerisce. Essa si fonda sull’astrazione, che è essenziale per il processo di scambio. Ciò implica nel processo della vita reale fino ad oggi un’apparenza socialmente necessaria. Il suo nocciolo è il valore della cosa in sé, «natura». La quasi naturalità della società capitalistica è reale e nello stesso tempo apparenza. Che l’assunto di legge naturale non deve essere preso alla lettera, e tanto meno ontologizzato nel senso di un qualche progetto del cosiddetto uomo, è confermato dal motivo più potente della teoria marxiana in generale, quello dell’eliminabilità di tali leggi. Dove inizia il regno della libertà, non varrebbero più. La distinzione kantiana fra un regno della libertà e uno della necessità viene trasposto al succedersi delle fasi, mobilitando come mediazione la filosofia della storia hegeliana. Soltanto uno stravolgimento dei motivi marxisti come il Diamat, che prolunga il regno della necessità assicurando che sia quello della libertà, poteva cadere nell’errore  di falsificare il concetto polemico marxiano di  normatività naturale da una costruzione della storia naturale in una dottrina scientistica di invarianti. Con ciò il discorso marxiano sulla storia naturale non perde nulla del suo contenuto di verità, appunto quello critico. Hegel si aiutò ancora ricorrendo ad un soggetto personificato trascendentale, che perde però già la natura di soggetto; Marx denuncia non solo la trasfigurazione hegeliana, ma la fattispecie che ne è oggetto. La storia umana, il progressivo dominio sulla natura, prosegue quella inconsapevole della natura, mangiare ed essere mangiato. In senso ironico Marx era un socialdarwinista: ciò che i socialdarwinisti esaltano e secondo cui godono di agire, per lui è la negatività, in cui si risveglia la possibilità della sua negazione [evidenziazione nostra].»: Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno, Dialettica negativa, cit., pp. 319-320. E a questo proposito  (e, riteniamo, senza bisogno di ulteriori commenti se non sottolineare che il paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico permette di affrontare con un’inedita, rivoluzionaria – e soprattutto dialetticamente unitaria – prospettiva situazioni storiche e/o filosofiche ritenute erroneamente non connesse fra di loro e, comunque, prima di oggi, ricacciate negli inferi dalla trasognata ideologia  delle “magnifiche sorti e progressive” del mondo liberal-liberista del secondo dopoguerra: dalla storia  «che porta dalla fionda alla megabomba», ma anche alle elaborazioni culturali dalle più popolari alle più alte, fino a giungere all’espressività artistica e scientifica!, fino al fascista Dante Cesare Vacchi che crea i commandos portoghesi per aiutare il morente Portogallo salazarista nella guerra contro i movimenti di liberazione in Africa) accostiamo alla citazione adorniana una da una nostra riflessione, citando integralmente da pp. 3-23 il nostro Dialectivs Nvncivs  (agli URL di Internet Archive:

https://archive.org/details/DialecticvsNvncivs.IlPuntoDiVistaDelRepubblicanesimoGeopolitico_866/mode/2up e                                                                                     https://ia801603.us.archive.org/7/items/DialecticvsNvncivs.IlPuntoDiVistaDelRepubblicanesimoGeopolitico_866/DialecticvsNvncivs.IlPuntoDiVistaDelRepubblicanesimoGeopoliticoAttraversoIQuaderniDelCarcereEStoriaECoscienzaDiClasse.pdf, e di WebCite:

http://www.webcitation.org/76Q9qTn9X e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia801603.us.archive.org%2F7%2Fitems%2FDialecticvsNvncivs.IlPuntoDiVistaDelRepubblicanesimoGeopolitico_866%2FDialecticvsNvncivs.IlPuntoDiVistaDelRepubblicanesimoGeopoliticoAttraversoIQuaderniDelCarcereEStoriaECoscienzaDiClasse.pdf&date=2019-02-24 [Ulteriore congelamento per la presente versione REDVX tramite Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190618195114/https://ia801603.us.archive.org/7/items/DialecticvsNvncivs.IlPuntoDiVistaDelRepubblicanesimoGeopolitico_866/DialecticvsNvncivs.IlPuntoDiVistaDelRepubblicanesimoGeopoliticoAttraversoIQuaderniDelCarcereEStoriaECoscienzaDiClasse.pdf: aggiunta al testo della nota compiuta nella presente versione Redux]): «Dal punto di vista del Repubblicanesimo Geopolitico,1 oltre alla “falsificazione” di Marx, innumeri volte rappresentata da La Grassa in tutta la sua opera e ora per ultimo di nuovo molto opportunamente ripetuta nella Intervista (teorica) a Gianfranco La Grassa (di F. Ravelli), cioè la nascita mai avvenuta della nuova classe al potere del lavoratore collettivo cooperativo associato, sulla quale ci soffermeremo fra poco, siamo di fronte a due ulteriori “crampi” del pensiero marxiano che, uniti alla “falsificazione” di cui sopra ci consentono davvero, alla luce dell’impostazione conflittuale-strategica lagrassiana, di compiere un passo decisivo per lo sviluppo delle scienze sociali e storiche che, non solo rivoluzionino gli attuali paradigmi teorici, ma anche possano dare l’inizio ad una reale prassi sociale anch’essa rivoluzionaria rispetto agli stantii paradigmi politici democraticistici. [Nota 1 di p. 3 di Massimo Morigi, Dialecticvs Nvncivs. Il punto di vista del Repubblicanesimo Geopolitico attraverso i Quaderni del Carcere e Storia e Coscienza di Classe per il rovesciamento della gerarchia della spiegazione meccanicistico-causale e dialettico-conflittuale, per il rinnovamento degli studi marxiani e marxisti e per l’Aufhebung della gramsciana e lukacsiana Filosofia della Praxis: «L’occasione per l’elaborazione di questo punto di vista, Dialecticvs Nvncivs, oltre che dai precedenti lavori sul Repubblicanesimo Geopolitico, nasce originariamente come commento di Massimo Morigi in data 16 luglio 2016 all’intervista a Gianfranco La Grassa Intervista (teorica) a Gianfranco La Grassa (di F. Ravelli). Il commento all’intervista è agli URL http://www.conflittiestrategie.it/commento-di-massimo-morigi-allintervista-di-gianfranco-la-grassa-intervista-teorica-di-g-la-grassa-di-f-ravelli-pubblicata-su-conflitti-e-strategie; https://www.webcitation.org/6j4Ecswj9 ; http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fwww.conflittiestrategie.it%2Fcommento-di-massimo-morigi-allintervista-di-gianfranco-la-grassa-intervista-teorica-di-g-la-grassa-di-f-ravelli-pubblicata-su-conflitti-e-strategie&date=2016-07-17 [ora anche sulla Wayback Machine all’URL http://web.archive.org/web/20200329071538/http://www.conflittiestrategie.it/commento-di-massimo-morigi-allintervista-di-gianfranco-la-grassa-intervista-teorica-di-g-la-grassa-di-f-ravelli-pubblicata-su-conflitti-e-strategie: aggiunta alla nota per la presente comunicazione sulla dialetticità delle nuove frontiere della biologia e la sintesi evoluzionistica estesa] ed è presente pure come commento sulla pagina di presentazione dell’intervista stessa caricata su Internet Archive all’URL https://archive.org/details/IntervistateoricaAGianfrancoLaGrassaECommentoDiMassimoMorigi  (l’intervista è poi scaricabile direttamente sempre    su    Internet   Archive      all’URL

https://ia601204.us.archive.org/32/items/IntervistateoricaAGianfrancoLaGrassaECommentoDiMassimoMorigi/IntervistateoricaAG.LaGrassadiF.Ravelli.html). L’Intervista (teorica) a Gianfranco La Grassa (di F. Ravelli) è stata inizialmente pubblicata in data 15 luglio 2016 sul sito di “Conflitti e Strategie” e su questo sito è all’URL http://www.conflittiestrategie.it/intervista-teorica-a-g-la-grassa-di-f-ravelli e, vista la sua importanza si è pure provveduto di caricarla, oltre presso i già citati https://archive.org/details/IntervistateoricaAGianfrancoLaGrassaECommentoDiMassimoMorigi e https://ia801204.us.archive.org/32/items/IntervistateoricaAGianfrancoLaGrassaECommentoDiMassimoMorigi/IntervistateoricaAG.LaGrassadiF.Ravelli.html, anche ricorrendo alla ridondanza di WebCite all’URL http://www.webcitation.org/6jFLY1dNh  [ora anche sulla Wayback Machine all’URL https://web.archive.org/web/20200329072642/http://www.conflittiestrategie.it/intervista-teorica-a-g-la-grassa-di-f-ravelli: aggiunta alla nota per la presente comunicazione sulla dialetticità delle nuove frontiere della biologia e la sintesi evoluzionistica estesa]. Si segnala anche che il Dialecticvs Nvncivs è stato preceduto, oltre che da tutta la precedente elaborazione presente nel Web sul Repubblicanesimo Geopolitico, specificatamente da tre lavori: la Teoria della Distruzione del Valore. (Teoria Fondativa del Repubblicanesimo Geopolitico e per il Superamento/conservazione del Marxismo), Repubblicanesimo Geopolitico. Intervista al professor Massimo Morigi e Repubblicanesimo Geopolitico Anticipating Future Threats. Saggio sulla Moralità del Repubblicanesimo Geopolitico più Breve Nota all’Intervista del CSEPI a La Grassa (di Massimo Morigi). La Teoria della Distruzione del Valore, oltre che essere sparsa in vari luoghi del Web, è recuperabile agli URL https://archive.org/details/MarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore/mode/1up; https://ia800501.us.archive.org/20/items/MarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore/MarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore.pdf;http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia800501.us.archive.org%2F20%2Fitems%2FMarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore%2FMarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore.pdf&date=2015-12-04 e http://www.webcitation.org/6dWOlPr8n. L’intervista sul Repubblicanesimo Geopolitico, curata da Giuseppe Germinario, oltre ad essere visionabile su “Conflitti e Strategie” e su YouTube, rispettivamente agli URL http://www.conflittiestrategie.it/repubblicanesimo-geopolitico-intervista-al-professor-massimo-morigi e https://www.youtube.com/watch?v=VeOUHYC8zq8,  è  stata anche caricata su Internet Archive agli URL https://archive.org/details/RepubblicanesimoGeopoliticoIntervistaAlProfessorMassimoMorigi e https://ia600508.us.archive.org/8/items/RepubblicanesimoGeopoliticoIntervistaAlProfessorMassimoMorigi/RepubblicanesimoGeopoliticoIntervistaAlProfessorMassimoMorigi.mp4. Infine Repubblicanesimo Geopolitico Anticipating Future Threats. Saggio sulla Moralità del Repubblicanesimo Geopolitico più Breve Nota all’Intervista del CSEPI a La  Grassa (di Massimo Morigi), prima parte sotto l’aspetto di una morale pubblica dialettica e di una conseguente filosofia della prassi che trovi la sua raggiunta entelechia in una pienamente manifestata epifania strategica di un trittico sul Repubblicanesimo Geopolitico che comprende oltre il presente lavoro anche il di prossima pubblicazione Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico (cfr. in proposito la nota introduttiva di Repubblicanesimo Geopolitico Anticipating Future Threats), è anch’esso tramite motori di ricerca reperibile in vari luoghi del Web o può essere direttamente visionabile e scaricabile ai seguenti URL

https://archive.org/details/RepubblicanesimoGeopoliticoAnticipatingFutureThreatsDialogoSulla_297/mode/2up; https://ia801909.us.archive.org/17/items/RepubblicanesimoGeopoliticoAnticipatingFutureThreatsDialogoSulla_297/RepubblicanesimoGeopoliticoAnticipatingFutureThreatsDialogoSullaMoralitaDelRepubblicanesimoGeopolitico.pdf; https://www.webcitation.org/6lXceRo2L;

http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Farchive.org%2Fdetails%2FRepubblicanesimoGeopoliticoAnticipatingFutureThreatsDialogoSulla_297&date=2016-10-26; https://www.researchgate.net/publication/309427489_Repubblicanesimo_Geopolitico_Anticipating_Future_Threats_Dialogo_sulla_Moralita_del_Repubblicanesimo_Geopolitico_piu_Breve_Nota_all%27Intervista_del_CSEPI_a_La_Grassa_di_Massimo_Morigipdf: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.11532.72320. Ultima notazione di bibliografia internettiana: prima dell’immissione nel Web – iniziata il 25 dicembre 2016 – tramite le piattaforme di conservazione e condivisione digitale (in particolare Internet Archive), il Dialecticvs Nvncivs è stato pubblicato sul sito di geopolitica e di teoria politica marxista “Italia e il Mondo”. Gli URL presso “Italia e il Mondo” dove è possibile prenderne visione e scaricarlo sono http://italiaeilmondo.com/2016/12/13/dialecticus-nuncius-di-massimo-morigi/ e http://italiaeilmondo.com/category/agora/, rispettivamente WebCite http://www.webcitation.org/6mn0wfXNh                               o http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2F2016%2F12%2F13%2Fdialecticus-nuncius-di-massimo-morigi%2F&date=2016-12-15

 e http://www.webcitation.org/6mn1dOsRD                                                                              o

http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2Fcategory%2Fagora%2F&date=2016-12-15 [Wayback Machine all’URL https://web.archive.org/save/http://italiaeilmondo.com/2016/12/13/dialecticus-nuncius-di-massimo-morigi/: aggiunta alla nota per la presente comunicazione sulla dialetticità delle nuove frontiere della biologia e la sintesi evoluzionistica estesa]. (Ovviamente questa ultima notazione è assente nel file del Dialecticvs visionabile presso “Italia e il Mondo”). RAVENNA . DIES . NATALIS . SOLIS . INVICTI . ANNO . DOMINI . MMXVI . POST . CHRISTVM . NATVM»]. Partiamo, molto semplicemente, dal passo fondamentale del Capitale  dove Marx individua il carattere del tutto ideologico dell’allora (e tuttora) imperante economia politica: «Al possessore di denaro, che trova il mercato del lavoro come particolare reparto del mercato delle merci, non interessa affatto il problema del perché quel libero lavoratore gli compaia dinanzi nella sfera della circolazione. E a questo punto non interessa neanche a noi. Noi, dal punto di vista teorico, ci atteniamo al dato di fatto, come fa il possessore di denaro dal punto di vista pratico. Però una cosa è evidente. La natura non produce da un lato possessori di denaro o di merci e dall’altro semplici possessori della propria forza lavorativa. Tale rapporto non risulta dalla storia naturale né da quella sociale ed esso non è comune a tutti i periodi della storia. È evidente come esso sia il risultato d’uno svolgimento storico precedente, il prodotto di molte rivoluzioni economiche, della caduta di una intera serie di più vecchie formazioni della produzione sociale.»2 [Nota 2 di p. 5 di Massimo Morigi,  Dialecticvs Nvncivs, cit.: «Karl Marx, Il Capitale, trad. it., Roma, Newton Compton, 1970, I, pp. 199-200.»].  Marx ci dice quindi, al contrario di quanto sostenevano gli economisti classici (e di quanto sostengono ancor oggi gli attuali economisti), che è la storia e non la natura a produrre la società dominata dal capitalismo e che, di conseguenza, le presunte leggi economiche non sono per niente naturali ma totalmente dovute all’umana evoluzione storica. Questo totale cambio di paradigma segna ad un tempo la grandezza ed anche l’enorme ed invalicabile limite di Marx (e di tutte le varie scuole di pensiero e di azione che da lui prenderanno origine). Detto in estrema sintesi: vero è che la società capitalistica e le presunte leggi dell’economia non hanno affatto l’ineluttabilità della natura ma sono di pura origine storico-sociale. Falso è, come invece traspare chiaramente dal testo appena citato, che sussista una suddivisione reale fra natura e storia. Come ho già affermato in altri luoghi, questa errata epistemologia è l’errore più grande di tutta la tradizione filosofica occidentale, alla quale, con risultati del tutto insoddisfacenti, cercarono di porre rimedio Hegel e Schelling e che, quindi, non si può fare particolare biasimo a Marx per esservi ricaduto. Ma se non si può certo biasimare in particolare Marx per questo errore, sul piano del giudizio storico sono del tutto da deprecare i problemi derivatine. La conseguenza, veramente nefasta, è stata una visione terribilmente ristretta del metodo dialettico dove da una parte, cioè nel cosiddetto Diamat – sviluppo teorico finale delle cosiddette tre pseudoleggi dialettiche di Engels illustrate nella sua Dialettica della Natura e nell’Anti-Dühring (conversione della quantità in qualità, compenetrazione degli opposti e negazione della negazione, tre leggi che sono la scimmiottatura della logica aristotelica) –, la dialettica è diventata una forma corrotta di pensiero positivistico e che, sulla linea dell’ineluttabilità di queste leggi pseudodialettiche engelsiane, ha smesso, appunto, di essere dialettica per trasformarsi in instrumentum regni dei regimi totalitari del socialismo reale; dall’altra parte, invece, cercando di preservare i limiti di libertà e di creazione prassistica dell’azione che dovrebbe consentire la dialettica stessa, si è cercato di staccare la dialettica dalla comprensione dei fenomeni naturali, gravissima perdita gnoseologica il cui esempio più famoso è quello di György Lukács, dove in Storia e Coscienza di Classe afferma che «Questa limitazione del metodo alla realtà storico-sociale è molto importante. I fraintendimenti che hanno origine dall’esposizione engelsiana della dialettica poggiano essenzialmente sul fatto che Engels – seguendo il falso esempio di Hegel – estende il metodo dialettico anche alla conoscenza della natura. Mentre nella conoscenza della natura non sono presenti le determinazioni decisive della dialettica: l’interazione tra soggetto ed oggetto, l’unità di teoria e praxis, la modificazione storica del sostrato delle categorie come base della loro modificazione nel pensiero, ecc. Purtroppo è qui impossibile discutere di questi problemi in modo più minuzioso.»3. [Nota 3 di pp. 6-9 di Massimo MorigiDialecticvs Nvncivs, cit.: «György Lukács, Storia e Coscienza di Classe, Milano, Sugar Editore, p. 6. In Codismo e Dialettica, concepito per rispondere alle accuse di chi aveva giudicato Storia e Coscienza di Classe di non essere opera marxista ma bensì idealista, Lukács comincia a rispondere a questi problemi davvero in modo più minuzioso e, a proposito del problema dell’applicabilità nei vari campi del sapere e dell’attività umana del metodo dialettico, fornisce una regola veramente aurea che oggi è anche fatta propria – ma poco merito, un po’ di storia, di tragedie, di filosofia, di scienze biologiche, informatiche, fisiche, di epigenetica, di teoria del caos e di meccanica quantistica sono da allora passate sotto i ponti, discipline per una trattazione delle quali, sotto l’aspetto del loro decisivo apporto per una rifondazione della dialettica, il nunzio rimanda ancora a Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico, cit., di imminente pubblicazione – dalla dialettica del Repubblicanesimo Geopolitico. Questa regola si esprime in questi termini: non è che la spiegazione dialettica debba sostituire in toto la spiegazione meccanicistico-causale ma deve essere in testa, rispetto a quella meccanistico-causale, nella gerarchia della preferenza fra le due (e oltre sotto l’aspetto dell’explanandum per il quale deve occupare questo primo posto, dal punto di vista dell’explanans, cioè della dialettica dell’origine del modello teorico stesso, occupa questo primato gerarchico perché 1) per quanto sia meccanico, un modello esplicativo esso come modello risale come genesi alla struttura dialettica della totalità, se no si è in presenza, per la sua isolata e presunta autosufficienza, ad un principio teologico, valido unicamente in ragione di una cieca fede nello stesso e quindi 2) esso è concretamente ed operativamente costituito da elementi del mondo anch’essi rapportati empiricamente e dialetticamente con la totalità, se no si ricade in fattispecie religiose già evidenziate in 1). Che poi non tutte le spiegazioni impiegate dalle scienze, allo stato attuale dello sviluppo delle conoscenze e del conseguente concreto sviluppo della dialettica della filosofia della praxis, non rispondano formalmente ad una legalità dialettica, poco importa. Quello che importa realmente è essere consapevoli della necessità di questo rovesciamento nella gerarchia della spiegazione e della dialetticità del reale, quella dialetticità che se assunta come forma mentis ed agendi è la sola condizione necessaria e sufficiente per generare mutamenti autenticamente rivoluzionari e quindi veritativi: «Nel materialismo dialettico il problema strutturale viene risolto storicamente (cioè mostrando la genesi concreta, reale e storica della struttura data), e il problema storico viene risolto teoricamente (cioè mostrando la legge che ha prodotto il contenuto concreto dato) [il Repubblicanesimo Geopolitico dice: cioè mostrando che è il principio dell’azione/conflitto/dialettico/epressivo/strategico – e non una galileiana meccanica e predestinante legalità esemplata sul modello di presunte leggi di natura – ad avere prodotto il contenuto concreto dato, ndr]. Ecco perché Marx, a proposito del susseguirsi delle categorie economiche, scrive: «La loro successione è determinata dalla relazione in cui esse si trovano l’una con l’altra nella moderna società borghese, e questo è esattamente l’inverso di quello che sembra essere il loro ordine naturale o di ciò che corrisponde alla successione dello sviluppo storico». [ndr: Karl Marx, Per la Critica dell’Economia Politica, introduzione di Maurice Dobb, traduzione di Emma Cantimori Mezzomonti, Roma, Editori Riuniti, 1974, p. 196] Da ciò comunque, cioè dal fatto che il processo oggettivamente reale è esso stesso dialettico e che l’origine reale e l’intreccio della conoscenza che gli corrisponde adeguatamente siano essi stessi dialettici, non segue affatto che ogni conoscenza debba apparire nella forma di conoscenza del metodo dialettico [corsivo di Lukács: nel Dialecticvs Nvncivs le evidenziazioni del testo delle citazioni, dove non di mia espressa autoattribuzione, sono di Lukács]. L’affermazione del giovane Marx: «La ragione è sempre esistita ma non sempre in forma razionale» [ndr: lettera di Karl Marx ad Arnold Ruge scritta nel settembre 1843 da Kreuznach, in Arnold Ruge, Karl Marx, Annali franco-tedeschi, a cura di Gian Mario Bravo e traduzione di Anna Pegoraro Chiarloni e Raniero Panzieri, Milano Edizioni del Gallo, 1965, p.81] vale anche per la dialettica. Dipende dalla struttura economica della società e dalla posizione di classe che il conoscente assume in essa, se fino e a che punto un rapporto oggettivamente dialettico assuma forma dialettica nel pensiero, se e fino a che punto gli uomini possano diventare coscienti del carattere dialettico del rapporto dato. In determinate circostanze può accadere che esso non appaia affatto dal punto di vista del pensiero conoscitivo; oppure può apparire sotto forma di contraddizione irrisolvibile, come antinomia; può essere compreso adeguatamente sotto certi aspetti, senza che possa essere determinato correttamente il suo giusto posto nello sviluppo complessivo etc. Da quanto abbiamo detto finora è chiaro che tali conoscenze possano comunque essere, almeno in parte,  oggettivamente giuste. Ma solo quando lo sviluppo storico della società è progredito fino al punto che i problemi reali che stanno alla base di queste contraddizioni etc. sono storicamente risolti, oppure che la loro soluzione non è lontana, solo allora può essere trovata la conoscenza teoricamente giusta e dialettica. In altre parole: la soluzione, il superamento di una contraddizione dialettica viene prodotta dalla realtà nel processo storico reale. Il pensiero può, a certe condizioni, anticipare mentalmente questi processi, ma solo quando il loro superamento esiste oggettivamente nel processo storico effettivo come una reale tendenza di sviluppo (anche se magari come tendenza ancora immatura dal punto di vista della prassi). E se questo rapporto con il processo storico reale non è divenuto pienamente cosciente, se quel problema dialettico non viene ricondotto al suo fondamento concreto e materiale, l’anticipazione mentale deve necessariamente rimanere incastrata nell’astrazione e nell’idealismo (Hegel).»: György Lukács, Codismo e Dialettica (titolo originale del manoscritto: Chvostismus und Dialektik), ed. it. Idem, Coscienza di Classe e Storia: Codismo e Dialettica, postfazione di Slavoj Žižek, Roma, Alegre, 2007, pp. 86-88. Purtroppo, la succitata regola d’oro non doveva risultare, evidentemente, di facile applicazione, perché costante è in Codismo la tensione fra la piena applicazione del predetto ordine gerarchico fra i due tipi di spiegazione e un piegarsi agli idola fori della gnoseologia del tempo che, nonostante quanto avrebbe voluto una conseguente ed integrale applicazione della appena esposta filosofia della prassi, finiva con l’accettare, de facto, una divisione di ambiti – usando un’area semantica compatibile con la Weltanschauung conflittuale/strategica della dialettica del Repubblicanesimo Geopolitico, noi ancor meglio diremmo una divisione delle sfere d’influenza – fra spiegazione meccanicistica e spiegazione dialettica, con complementariamente inevitabile separazione ontologica fra società e natura che da questa impostazione natural-meccanicistica consegue: «Fino a che, tuttavia, non siamo in grado di mostrare in senso storico-genetico l’origine delle nostre conoscenze a partire dalla loro base materiale concreta – cioè non solo il fatto “che” esse siano, ma anche “cosa” e “come” – come fece Marx per le nostre conoscenze storico-sociali, la nostra visuale sarà manchevole di un importante e oggettivo momento della dialettica: la storia. Ribadisco che non mi passa affatto per la testa di negare che le scienze della natura comprendano elementi della visione storica, che in essi ci sono gli inizi (Kant-Laplace, Darwin etc.) di quella “scienza unitaria della storia” richiesta da Marx. Anche la conoscenza sociale premarxista conteneva elementi storici (Steuart, Hegel, gli storici francesi etc.) ma una conoscenza  realmente e storicamente dialettica la si trova solo in Marx ed è sorta come conoscenza dialettica del presente in quanto momento del processo complessivo. Nessuno vorrà però sostenere che questi elementi storici si trovino al centro delle problematiche delle moderne scienze della natura o che proprio le scienze naturali più sviluppate e che fanno da modello metodologico per le altre si occupino coscientemente di queste problematiche. Viste tali questioni, sarebbe necessario, da un lato, chiarire per quali epoche o periodi valgano determinate conoscenze, poiché esse colgono col pensiero i loro rapporti specifici, storici, oggettivi e reali; dall’altro comprendere dialetticamente la genesi necessaria delle conoscenze a partire dallo stesso processo storico oggettivo e reale. (Per quanto concerne le conoscenze economiche si esprime chiaramente Engels). In che misura le conoscenze della natura possono essere trasformate in conoscenze storiche, ovvero, se si diano fatti materiali in natura che non mutano mai la loro struttura, oppure soltanto in periodi di tempo così lunghi che essi non possono essere percepiti come mutamenti dalla conoscenza umana, non è questione che possa essere trattata qui, poiché anche laddove ci sembra che sviluppi storici sono avvenuti, il loro carattere storico può ora essere affermato solo in misura molto limitata. Ciò significa che noi siamo spinti fino a conoscere che la storia dell’umanità deve essere preceduta da uno sviluppo storico oggettivo che copre un infinito lasso temporale, ma le fasi di passaggio tra questa storia e la nostra ci sono tuttavia note solo in piccola parte o, addirittura, per nulla. E ciò non avviene perché materiali a disposizione oggi siano ancora insufficienti o a causa del temporaneo sottosviluppo dei nostri metodi di ricerca (molte scienze della natura surclassano le scienze della storia per quanto concerne la precisione [sottolineatura nostra ad evidenziare quanto anche in Lukács agisse prepotentemente il pregiudizio di una maggiore “scientificità” delle cosiddette scienze della natura rispetto alle scienze sociali e storiche: per un definitivo e minuziosamente argomentato rigetto di questo fondamentale e fondante errore di tutta la tradizione filosofica della modernità occidentale, errore che non è altro che il negativo fotografico dell’altro fondante e fondamentale errore di questa tradizione, cioè l’illusoria e fantasmatica separazione ontologica ed empirica fra natura e cultura, Dialecticvs Nvncivs rinvia per l’ennesima volta a Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico, cit., di prossima pubblicazione]); ciò avviene perché la capacità di scoprire i fondamenti materiali della conoscenza e di derivare dialetticamente quest’ultima dalla sua base materiale, non è stata ancora prodotta dallo sviluppo oggettivo reale. Gli scienziati migliori si trovano perciò dogmaticamente prigionieri, come ad es., Ricardo rispetto alla società capitalistica (i peggiori sono divorati dallo scetticismo e possono essere qui considerati solo come sintomo di una crisi). Ciò non impedisce loro affatto – come mostra l’esempio di Ricardo – di raggiungere conoscenze oggettivamente valide, lo stesso Ricardo ne ebbe in alcuni campi. Ciò che è loro impossibile è di chiarire le contraddizioni che sorgono dal materiale concreto e mostrarle come contraddizioni dialettiche, di mostrare i momenti singoli come momenti di un processo storico unitario e, come è stato indicato prima, di ordinarli al tempo stesso teoricamente e storicamente in un contesto complessivo. Una tale storicizzazione delle scienze della natura, una crescente penetrazione nella loro origine (ad es., la consapevolezza del loro carattere geocentrico) le renderebbe tanto poco “relativiste” quanto lo sono diventate le scienze sociali come risultato della penetrazione marxista nella genesi reale della [sic!] loro conoscenze. Tutto l’opposto.»: Ivi, pp. 96-97. È sempre difficile discernere in un autore (come nella vita di tutti i giorni) quanto una scelta sia dettata da convinzione e quanto, invece, dalla preoccupazione – molto concreta e realistica nel caso di Lukács – delle conseguenze personali e politiche del comportamento o del messaggio che si intende rendere pubblico. Le parole conclusive di Codismo appena citate, nel loro incerto e tortuoso procedere teorico, ci fanno propendere per la seconda ipotesi ma non nel senso di una egoistica tutela personale ma nel significato di un tentativo di tutela, anche se solo  difensivistico, della dialettica dalla deriva positivistica che poi avrebbe definitivamente preso la forma del Diamat staliniano: «Per Engels, dunque, l’aver parzialmente omesso le mediazioni che gli hanno reso possibile la sua conoscenza dialettica e che appartengono oggettivamente a questa conoscenza, costituisce semplicemente un episodio. E se si trattasse solo di Engels, si potrebbe tranquillamente lasciare cadere la questione, oppure essa potrebbe essere una questione inessenziale da trattare in modo storico-filologico. Poiché però queste lacune vengono ampliate entusiasticamente ed erette a Sistema del Marxismo allo scopo di liquidare la dialettica, allora bisogna sottolineare con forza questi aspetti. La tendenza di Deborin e Rudas è evidente: essi vogliono – usando le parole di Marx ed Engels – fare del materialismo storico una “scienza” nel senso borghese, poiché essi non possono rinunciare a ciò che tiene in vita la società borghese e la sua concezione della storia, né al carattere puramente spontaneo dell’accadere storico, perché essi […: periodo non completo perché la pubblicazione di Codismo si è basata su un manoscritto mutilo di alcune pagine, ndr ]. »: Ivi, p. 118. La realtà teorica e politica era invece molto più cruda e (in tutti i sensi) molto più pericolosa di quella che in queste parole conclusive di Codismo Lukács si sforzava di voler rappresentare. L’abbandono e/o il depotenziamento della dialettica con la conseguente deriva positivistica in Engels non era un episodio ma la sua vera nota di fondo (vedi Anti-Dühring e Dialettica della Natura, opere nelle quale vengono esplicitate, in una vera e propria inconsapevole parodia della logica aristotelica, le tre farlocche engelsiane leggi dialettiche: la legge della conversione della quantità in qualità, la legge della compenetrazione degli opposti, la legge della negazione della negazione) e Deborin e Rudas non intendevano affatto perpetuare culturalmente e socialmente la società borghese ma criticando Storia e Coscienza di Classe (anche se la critica partiva dal corretto presupposto dell’insostenibile e niente affatto dialettica contraddittorietà dell’impostazione lukacsiana di una divisione fra società e natura – separazione, fra l’altro, come abbiamo visto, molto “opportunistica” e alla quale nemmeno Lukács, ad attenta  analisi, mostra di credere – dove per la natura non sarebbero valse le impostazioni dialettiche), agivano oggettivamente e con convinzione nel senso di creare sì una dialettica unificata fra questi due ambiti ma una dialettica falsa e positivizzata alla Engels. Il senso profondo quindi della reazione di Lukács, vero e proprio Defensor Dialecticae, era di creare una sorta di ridotta gnoseologica dove almeno lì sarebbe valsa la vera dialettica. Evidenti ragioni storico-politiche del secolo della violenza e degli sterminii organizzati su base scientifica e dei totalitarismi prima ancora che ragioni teoriche, resero questa difesa impossibile. Compito di chiunque voglia lasciarsi benjaminiamente lo strazio novecentesco alle spalle non è tanto proclamare vuoti slogan politici (oggi dopo la caduta dei regimi socialisti, totalmente di marca democratico-liberal-liberista) ma raccogliere quella bandiera dialettica che all’insegna di una vera filosofia della prassi possa costituire un reale progresso (per una volta sia consentito usare questo termine) rispetto agli immani lutti che non solo non ci siamo lasciati alle spalle ma che continuano non contrastati se non dalle vuote retoriche democraticistiche, una “distrazione/distruzione di massa” democraticistica vero frutto autentico e legittimo del secolo che ci ha lasciati poco più di un decennio fa e che non contrastato continua nei suoi nefasti – ma perciò pure rivoluzionari – effetti anche nel presente. (Per comprendere come un autore come Benjamin apparentemente così poco politico e apparentemente così distante e da György Lukács e da ogni possibile altra declinazione della filosofia della prassi – fra poco, alla nota 8 ci occuperemo di quell’altro gigante della filosofia della prassi che va sotto il nome di Antono Gramsci – ci possa venire in soccorso per superare e quindi recuperare la filosofia della prassi stessa e con ciò a prenderci dal Novecento un dialettico e non postmoderno commiato da fine di tutte le metanarazioni e da fine liberal-liberista alla Fukuyama della storia, cfr. le Tesi di Filosofia della Storia, in particolare la tesi numero 1, con le figure simboliche del fantoccio in veste da turco, del nano gobbo nascosto sotto la scacchiera asso nel gioco degli scacchi e della teologia piccola e brutta ma indispensabile per far vincere sempre «il fantoccio chiamato “materialismo storico”» e la tesi numero 9 con l’Angelus Novus di Klee, l’angelo della storia per Benjamin, al quale una tempesta che soffia dal paradiso, trascinandolo via contro la sua volontà, gli fa sorvolare le rovine del progresso, volto fisso alle passate e presenti sciagure, spalle rivolte al futuro e, pertanto, drammaticamente senza apparente possibilità di rendere pensabile né un intervento immediato e nemmeno di guardare – ed agire – oltre l’ “orizzonte degli eventi” ma, però, traslucendo da questa allegoria un’evidente fede soteriologica, noi diremmo un volontà di riscrittura ab imis delle “categorie del politico” – e della conoscenza – che è propria del Repubblicanesimo Geopolitico; una riscrittura ab imis che dovrà avvalersi non solo dei poeticamente dialettici simboli benjaminiani ma anche di quell’iperdecisionismo benjaminiano, che è una delle più potenti e veritative “categorie del politico” e del “filosofico” prodotte dal pensiero occidentale – assai più integrale del timido decisionismo schmittiano e che costituisce uno dei più importanti pilastri per il superamento/conservazione della filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitico, e rimandiamo ancora alle prossime Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico per una più approfondita  trattazione di questo fondamentale aspetto iperdecisionista e prassistico del pensiero benjaminiano –, e di cui abbiamo già scritto in Massimo Morigi, Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico: lo Stato di Eccezione in cui Viviamo è la Regola, in “Il Senso della Repubblica nel XXI Secolo. Quaderni di Storia e Filosofia”, anno VIII, n. 2, febbraio 2015. Questo numero della rivista, oltre ad essere visionabile all’ URL presso il quale è stato caricato dall’editore della rivista stessa, https://issuu.com/heos.it/docs/sr_febbraio_15, è stato caricato anche dallo scrivente su Internet Archive agli URL  https://archive.org/details/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico e https://ia800504.us.archive.org/33/items/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.pdf e quindi su WebCite agli URL http://www.webcitation.org/6mudCd4pb e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia800504.us.archive.org%2F33%2Fitems%2FWalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico%2FWalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.pdf&date=2016-12-20; inoltre l’articolo, sempre dallo scrivente, è stato anche caricato direttamente sempre su Internet Archive agli URL https://archive.org/details/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopoliticoMassimo [tramutato ora da Internet Archive in  https://archive.org/details/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopoliticoMassimo/mode/2up: aggiunta alla nota per la presente comunicazione sulla dialetticità delle nuove frontiere della biologia e la sintesi evoluzionistica estesa] e https://ia601501.us.archive.org/33/items/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopoliticoMassimo/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopoliticoDiMassimoMorigi.2.pdf [tramutato ora da Internet Archive in https://ia601901.us.archive.org/9/items/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopoliticoMassimo/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopoliticoDiMassimoMorigi.2.pdf: aggiunta alla nota per la presente comunicazione sulla dialetticità delle nuove frontiere della biologia e la sintesi evoluzionistica estesa] e quindi su WebCite agli URL http://www.webcitation.org/6mugMchmd e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia601501.us.archive.org%2F33%2Fitems%2FWalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopoliticoMassimo%2FWalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopoliticoDiMassimoMorigi.2.pdf&date=2016-12-20).»]. Altrove, sempre in Storia e Coscienza di Classe, Lukács sembra arrivare quasi ad un passo dallo scioglimento del nodo gordiano fra storia e natura che lo ha bloccato nel passo appena citato. Ad un passo senza mai arrivarci e non ci vuole molta immaginazione per vedere dove poggiasse questa impossibilità di “discutere di questi problemi in modo più minuzioso”: certamente non solo di natura teorica ma, soprattutto, di natura molto, molto pratica …4 [Nota 4 di p. 9 di Massimo Morigi,  Dialecticvs Nvncivs, cit.: «Se non arrivò mai a compiere questo passo, Lukács, attraverso il magistero marxiano ed in asprissimo contrasto col revisionismo, comprese assai bene la falsa “naturalità”, la farlocca “inevitabilità” ed il presunto “determinismo” delle presunte “leggi naturali” dell’economia. Storia e Coscienza di Classe è totalmente percorsa da questa consapevolezza prassistica e citando forse il più efficace di uno dei suoi tanti passaggi in proposito, il presente Dialecticvs Nvncivs ribadisce con ancora maggiore energia e convinzione, se possibile, la ridicolaggine della credenza nell’esistenza di leggi di natura economiche che non derivino dalle decisioni degli uomini (o, per meglio dire, da azioni/conflitti strategici che vengono compiuti più o meno consapevolmente da agenti singoli o collettivi: per un primo approccio del Repubblicanesimo Geopolitico sulla problematica del conflitto strategico, cfr. Teoria della Distruzione del Valore agli URL https://archive.org/details/MarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore [tramutato ora da Internet Archive in https://archive.org/details/MarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore/mode/1up

  : aggiunta alla nota per la presente comunicazione sulla dialetticità delle nuove frontiere della biologia e la sintesi evoluzionistica estesa]; https://ia800501.us.archive.org/20/items/MarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore/MarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore.pdf; https://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia800501.us.archive.org%2F20%2Fitems%2FMarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore%2FMarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore.pdf&date=2015-12-04;https://www.webcitation.org/6dWOlPr8n). Ovviamente, tutta la filosofia della praxis del discorso marxiano e lukacsiano deve essere riorientato smontando la controdialettica (e veramente oggettivamente controrivoluzionaria) divisione fra natura e cultura: «Solo in questa coscienza [di classe, ndr] infatti viene in luce la profonda irrazionalità che sta in agguato dietro i sistemi razionalistici parziali della società borghese e che si manifesta altrimenti in modo catastrofico, in eruzioni improvvise, e proprio per questo senza modificare alla superficie la forma e la connessione degli oggetti. Si può senz’altro riconoscere questa situazione negli avvenimenti più semplici della vita quotidiana. Il problema del tempo-lavoro che abbiamo considerato provvisoriamente, dal punto di vista dell’operaio, come momento in cui nasce la sua coscienza in quanto coscienza della merce (quindi come coscienza del nucleo strutturale della società borghese), mostra nell’istante in cui essa sorge ed oltrepassa la mera immediatezza della situazione data, concentrato in un punto, il problema fondamentale della lotta di classe: il problema della violenza, come il punto in cui, in seguito al fallimento delle “leggi eterne” dell’economia politica, in seguito al loro dialettizzarsi, la decisione sul destino dello sviluppo viene necessariamente rimessa all’attività cosciente degli uomini. Marx sviluppa questa idea nel modo seguente. “È evidente: prescindendo dai limiti del tutto elastici, dalla stessa natura dello scambio delle merci non risulta nessun limite della giornata lavorativa, quindi nessun limite al plus-lavoro. Quando cerca di prolungare al massimo la giornata lavorativa fino al punto di giungere, se è possibile, a raddoppiarla, il capitalista non fa altro che affermare il proprio diritto di compratore. Dall’altra parte, la natura specifica della merce venduta implica un limite del suo consumo da parte del compratore, e l’operaio afferma il proprio diritto di venditore, quando vuole limitare la giornata lavorativa ad una grandezza normale determinata. Qui ha dunque luogo un’antinomia: diritto contro diritto, entrambi consacrati dalla legge dello scambio delle merci. Fra diritti eguali decide la violenza. Così nella storia della produzione capitalistica la regolazione della giornata lavorativa si presenta come lotta per i limiti della giornata lavorativa – lotta tra il capitalista collettivo, cioè la classe dei capitalisti, e l’operaio collettivo, cioè la classe operaia. [Karl Marx, Il Capitale, cit., p. 284]”»: György Lukács, Storia e Coscienza di Classe, cit., pp. 234-235.»]. Torniamo ora a Marx, quando afferma nella prefazione alla prima edizione del Capitale con una evidente contraddizione (per niente dialettica) rispetto al passo sempre del Capitale appena citato [appena citato nel testo principale, non in nota, ndr]: «Una parola ad evitare possibili malintesi. Non ritraggo per niente le figure del capitalista e del proprietario fondiario in luce rosea. Ma qui si tratta delle persone solo in quanto sono la personificazione di categorie economiche, che rappresentano determinati rapporti e determinati interessi di classe. Il mio punto di vista che considera lo sviluppo della formazione economica della società come processo di storia naturale, non può assolutamente fare il singolo responsabile di rapporti da cui egli socialmente proviene, pure se soggettivamente possa innalzarsi al di sopra di essi.5 [Nota 5 di p. 10 di Massimo Morigi, Dialecticvs Nvncivs cit.: «Karl Marx, Il Capitale, cit., pp. 6-7.»]. Qui la società è quindi per Marx assimilabile ad una sorta di processo naturale, gli uomini piuttosto che agire in esso sono agiti da forze che li sovrastano e la loro natura, insomma, è quella del Gattungswesen, un ente naturale generico determinato dalle leggi e dalle forze che agiscono nella società stessa.6 [Nota 6 di p. 10 di Massimo Morigi,  Dialecticvs Nvncivs, cit.: «Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. Ad un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi s’erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura.»: Karl Marx, Per la Critica dell’Economia Politica cit., p.5: per i due maggiori interpreti del marxiano Gattungswesen come un ente generico che proprio in ragione di questa sua genericità non è meccanicamente determinato dalla società ma in questa consapevolmente, culturalmente e pubblicamente vi agisce in analogia all’aristotelico Zoon Politikon e del marxismo come una teoria della libertà in cui questa libertà è data dal rapporto dialettico dell’uomo con la storia e la società, confronta, in particolare, Costanzo Preve e Giorgio Agamben e segnatamente: Costanzo Preve, L’Eguale Libertà. Saggio sulla Natura Umana, Vangelista, Milano, 1994; Id., I Secoli Difficili. Introduzione al Pensiero Filosofico dell’Ottocento e del Novecento, Petite Plaisance, Pistoia, 1999; Id., Marx Inattuale. Eredità e Prospettiva, Bollati Boringhieri, Torino, 2004; Giorgio Agaben, Mezzi senza Fine. Note sulla Politica, Bollati Boringhieri, Torino, 1996; Id., La Comunità che Viene, Bollati Boringhieri, Torino, 2001.»]. In questo passaggio si sviluppa sì una linea di pensiero che unisce società e natura ma è una linea di pensiero similpositivistica, anticipatrice della Dialettica della Natura e dell’ Anti-Dühring di Engels prima e poi del Diamat di cui abbiamo già detto. Veniamo ora ai nostri giorni. Il conflittualismo strategico di Gianfranco La Grassa nasce dopo la definitiva consunzione, filosofica prima che politica, di tutta la tradizione marxista che, se a livello storico-politico, è crollata per la tragicomica inefficienza economica dei vari sistemi socialisti effettivamente storicamente realizzatisi unita alle lusinghe (totalmente) false del paese dei balocchi della forma di stato “democratico-capitalistica”, sul piano teorico e filosofico praticamente sin dal suo inizio aveva fatto bancarotta in ragione del suo economicismo, prendendo poi successivamente le forme ideologiche di una pseudodialettica di stato, il Diamat, che altro non era che una forma di positivismo degradato, di pratiche e modelli economici meno inefficienti di quelli del cosiddetto “libero mercato” capitalistico e, last but not the least, di una visione filosofica dell’uomo come Gattungswesen, un ente naturale generico completamente sottoposto alle determinazioni sociali, con la non irrilevante conseguenza che alla mitizzata classe operaia (mito che era una versione degradata del marxiano lavoratore collettivo cooperativo associato) veniva riservato un trattamento da Gattungswesen, appunto, mentre alla nomenklatura veniva, in pratica, violentemente concesso di “elevarsi al di sopra” di essa; realizzando cioè nella prassi, a solo uso e consumo della burocratica classe dominante, un compiuto modello conflittuale-strategico, in cui il dominato era la tanto mitizzata (e presa per il fondelli) classe operaia-gattungswesen. Il conflittualismo strategico di Gianfranco La Grassa, portando esplicitamente il conflitto al centro dell’interpretazione della società, mantiene e approfondisce la fondamentale critica marxiana sulla falsa naturalità dell’economia politica, chiude quindi definitivamente con tutta questa tradizione marxista economicistico-positivistica da una parte (Diamat, altrimenti detto marxismo orientale) o dialettico-dimidiata dall’altra (il cosiddetto marxismo occidentale: uno dei massimi esempi di questa seconda – immensamente più feconda però per il futuro, nonostante le segnalate contraddizioni, della deriva diamattina – quella avanzata da György Lukács in Storia e Coscienza di Classe) e però, per il completo sviluppo rivoluzionario del suo paradigma, è per il Repubblicanesimo Geopolitico assolutamente necessario un dialettico riorientamento gestaltico sia della prassi del conflitto strategico che del suo stesso concetto.7 [Nota 7 di pp. 11-13 di Massimo Morigi, Dialecticvs Nvncivs, cit.: «Una interpretazione dialettica dimidiata quella di Lukács e, allo stesso tempo, in contraddizione, con una precisa visione di quello in cui deve consistere il metodo dialettico. In vari luoghi successivi al passaggio citato alla nota 3, Storia e Coscienza di Classe mostra ad un tempo la natura totale e “anticosale” della dialettica – che sembra già una prefigurazione della consapevolezza dell’intima natura dialettica del conflitto/scontro strategico che modella di continuo e trasforma la realtà stessa – unita, però, contraddittoriamente, ad una interpretazione del tutto “cosale” dello scontro sociale che inevitabilmente da questa dialettica avrebbe dovuto scaturire (contro una lettura mitologica ed ipostaticizzata delle due classi antagoniste capitalistica ed operaia, il conflittualismo strategico lagrassiano costituisce il primo indispensabile passo per questo riorientamento. Per il Dialecticvs Nvncivs – e come si vedrà poi più per esteso nelle Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico, di prossima pubblicazione – sarà necessario poi riorientare a sua volta anche il conflittualismo strategico di La Grassa sulla falsariga dell’abolizione della divisione fra natura e cultura): «Ma anche in questo caso si deve sottolineare che la violenza, che appare come figura concreta dei limiti di irrazionalità del razionalismo capitalistico, del punto di intermittenza delle sue leggi, è per la borghesia qualcosa di completamente diverso che per il proletariato. Per la borghesia, la violenza è la continuazione immediata della sua vita quotidiana: essa non rappresenta dunque un problema nuovo: d’altro lato, e proprio per questo, essa non è capace di risolvere nemmeno una delle contraddizioni sociali che si autogenerano. Il suo intervento e la sua efficacia, la sua possibilità e la sua portata dipendono del resto dal grado in cui è stata superata l’immediatezza dell’esistenza. Certo, la possibilità di questo oltrepassamento, quindi la estensione e la profondità della coscienza stessa, è un prodotto della storia. Ma questo livello storicamente possibile non consiste qui nella continuazione graduale e rettilinea di ciò che si trova già nell’immediatezza (e delle sue “leggi”), ma nella consapevolezza, raggiunta attraverso molteplici mediazioni, sull’intero della società, nella chiara intenzione diretta alla realizzazione delle tendenze dialettiche dello sviluppo. E la serie delle mediazioni non può concludersi nella contemplazione immediata ma deve dirigersi alla novità qualitativa che scaturisce dalla contraddizione dialettica: essa deve essere un movimento di mediazione tra il presente e il futuro. Tutto ciò presuppone ancora una volta che il rigido essere cosale degli oggetti dell’accadere sociale si scopra come mera parvenza, che la dialettica – la quale rappresenta un’autocontraddizione, un’assurdità logica, finché si tratta del passaggio di una “cosa” ad un’altra, oppure di un concetto che ha la struttura di cosa ad un altro – trovi la propria conferma in tutti gli oggetti e che le cose si mostrino perciò come momenti che si risolvono nel processo. Siamo così pervenuti al limite della dialettica antica, al punto che separa questa dialettica da quella del materialismo storico. (Hegel rappresenta il momento di transizione metodologica, in lui si trovano cioè gli elementi di entrambe le concezioni in una funzione non interamente chiarita in rapporto al metodo). Infatti, la dialettica eleatica del movimento indica appunto le contraddizioni immanenti nel movimento in generale, ma essa lascia intatta la cosa che si muove. Sia che la freccia in volo si muova o si trovi in quiete – all’interno del vortice dialettico – essa resta nella sua oggettualità, come freccia, come cosa. Stando ad Eraclito, è impossibile bagnarsi due volte nello stesso fiume: ma poiché lo stesso eterno mutamento non diviene, ma è, non produce nulla di qualitativamente nuovo, esso è un divenire soltanto rispetto all’essere rigido delle cose singole.[…] In Marx, invece, il processo dialettico trasforma le forme di oggettualità degli oggetti in un processo, in un flusso. Nella riproduzione semplice del capitale appare in tutta la sua chiarezza questa sovversione delle forme di oggettualità che caratterizza in modo essenziale il processo.[…] Non appena si abbandona quella realtà immediata, che si presenta come già definita, nasce così l’interrogativo: “Un lavoratore in una fabbrica di cotone produce soltanto cotone”? No, produce capitale. Produce i valori che serviranno di nuovo a comandare il suo lavoro, a creare, per suo mezzo, nuovi valori” [Karl Marx, Lavoro Salariato e Capitale, Roma, Editori Riuniti, 1967, p. 51]»: György Lukács, Storia e Coscienza di Classe, cit., pp. 235-238.  «Hegel stesso distingue tra dialettica meramente negativa e dialettica positiva, dove per dialettica positiva si deve intendere l’emergere di un determinato contenuto, il venire alla luce di una totalità concreta. Ed in sede di esecuzione effettiva, anch’egli percorre quasi sempre nello stesso modo la via che conduce dalle determinazioni della riflessione sino alla dialettica positiva, benché ad esempio, quest’ultima venga direttamente esclusa dal suo concetto di natura come “essere altro”, come essere “esterna a sé stessa” dell’idea (e indubbiamente qui si potrà trovare uno dei motivi metodologici delle costruzioni spesso forzate della sua filosofia della natura). D’altra parte, dal punto di vista storico, Hegel stesso vede chiaramente che la dialettica della natura – dove, almeno al grado finora raggiunto, il soggetto non può essere inserito nel processo dialettico – non è in grado di oltrepassare il piano di una dialettica del movimento che si presenta ad uno spettatore che non vi partecipa. Egli sottolinea, ad esempio, che le antinomie di Zenone si sono elevate sino all’altezza conoscitiva delle antinomie kantiane e che quindi non è possibile qui procedere oltre. Con ciò risulta la necessità della separazione metodologica della dialettica del movimento puramente oggettivo della natura dalla dialettica sociale, nella quale anche il soggetto è inserito nell’interazione dialettica, la teoria e la praxis debbono entrare in un reciproco rapporto dialettico ecc. (Va da sé che lo sviluppo della conoscenza della natura come forma sociale è sottoposto alla dialettica del secondo tipo). Inoltre, sarebbe tuttavia assolutamente necessario per la concreta costruzione del metodo dialettico illustrare concretamente i diversi tipi di dialettica. In tal caso, le distinzioni hegeliane di dialettica positiva e negativa così come quelle relative ai livelli dell’intuizione, della rappresentazione e del concetto (senza che ci si debba necessariamente attenere a questa terminologia) caratterizzerebbero soltanto alcuni tipi di differenze. Per gli altri, nelle opere economiche di Marx si trova un ricco materiale per un’analisi strutturale chiaramente elaborata. In ogni caso, una tipologia di queste forme dialettiche, sia pure presentata con pochi cenni, andrebbe ampiamente oltre i limiti di questo lavoro.»: Ivi, pp. 272-273. Prima Lukács afferma la necessità della separazione fra la dialettica della natura e la dialettica sociale improntata alla filosofia della praxis e poi, sentendo tutta la debolezza di questo ragionamento, rimanda la precisazione del suo pensiero ad un ulteriore lavoro. Conscio quindi della fragilità di tutto il suo ragionamento – e conscio che se si vuole dare una chance al proletariato è assolutamente indispensabile fuoruscire integralmente dal vecchio materialismo meccanicista – immediatamente dopo avere affermato che l’affrontare la questione della separazione fra dialettica della natura e quella sociale sarebbe andare “oltre i limiti di questo lavoro”, riprende il ragionamento sminuendo l’importanza della predetta distinzione dialettica e insistendo sull’importanza del processo di reificazione che, secondo Lukács, avrebbe un intimo legame diretto con la dialettica della natura: «Ma ancora più importante di queste distinzioni metodologiche è il fatto che anche quegli oggetti che si trovano manifestamente al centro del processo dialettico, possono rendere esplicita la loro forma reificata solo in un lungo e difficile processo. In un processo, nel quale la presa del potere del proletariato e la stessa organizzazione socialista dello Stato e dell’economia rappresentano soltanto tappe, certo molto importanti, ma non il punto di arrivo. Sembra anzi che il periodo in cui il capitalismo entra in una crisi decisiva abbia la tendenza ad accrescere ancor più la reificazione, a spingerla ai suoi estremi. All’incirca nel senso in cui Lassalle scriveva a Marx: “Il vecchio Hegel soleva dire: immediatamente prima del sorgere di qualche cosa di qualitativamente nuovo, il vecchio stato qualitativo si raccoglie nella sua essenza originaria puramente generale, nella sua totalità semplice, superando ancora una volta e riprendendo in sé tutte le sue marcate differenze e le sue peculiarità che esso aveva posto quando era ancora vitale”. D’altro lato, ha ragione anche Bucharin quando osserva che nell’epoca della dissoluzione del capitalismo le categorie feticistiche falliscono, ed è necessario risalire alla “forma naturale” che si trova alla loro base. Questi due modi di vedere sono contraddittori solo in apparenza. O più esattamente: il segno che contraddistingue la società borghese al suo tramonto è proprio questa contraddizione: da un lato, il crescente svuotamento delle forme della reificazione – si potrebbe dire, il lacerarsi della loro crosta per via del loro vuoto interno –, la loro crescente incapacità  di comprendere i fenomeni, sia pure nella loro singolarità e secondo modi calcolistici-riflessivi; dall’altro la loro crescita quantitativa, il loro vuoto diffondersi estensivamente sull’intera superficie dei fenomeni. E con il crescente acuirsi di questo contrasto, aumenta per il proletariato sia la possibilità di sostituire i propri contenuti positivi a veli svuotati e lacerati, sia il pericolo – almeno temporaneo – di soggiacere ideologicamente a queste vuote ed esautorate forme della cultura borghese. In rapporto alla coscienza del proletariato, non vi è automatismo di sviluppo. Per il proletariato è quanto mai vero che la trasformazione e la liberazione può essere solo opera della sua azione, che “l’educatore stesso deve essere educato”: cosa che il vecchio materialismo meccanicistico-intuitivo non riuscì a comprendere. Lo sviluppo economico oggettivo ha potuto soltanto creare la posizione che il proletariato occupa nel processo di produzione e dalla quale viene determinato il suo punto di vista; esso può solo far sì che la trasformazione della società diventi per il proletariato possibile e necessaria. Ma questa trasformazione può essere operata soltanto dalla libera azione del proletariato stesso.»: Ivi, pp. 273-274. Lukács era completamente nel giusto nel dire che le forme feticistiche e reificate abbiano un intimo legame con la dialettica della natura (volendo, però, così suggerire un legame errato della filosofia della praxis con la filosofia della natura, attraverso cioè il negativo, o meglio, la negazione della filosofia della praxis stessa, la reificazione e le forme di feticismo appunto; reificazione che, invece, non è che una delle manifestazioni della dialettica del confronto/scontro strategico, che a sua volta non è che la traduzione in atto concreto della filosofia della prassi, consapevoli o no che di questa Weltanschauung/Forma mentis/Forma mundi siano gli attori – alfa-strategici o omega-strategici, per i quali cfr. Teoria della Distruzione del Valore, cit. – del  confronto/scontro strategico stesso), era però completamente in errore, ma questo è l’errore che attraversa praticamente tutte le varie scuole marxiste, pensando che le forme feticistiche e la reificazione possano e debbano essere superate nella rivoluzione prossima ventura in cui il proletariato avrebbe dovuto essere la classe universale che avrebbe dissolto queste forme alienanti. Alla base di questo errore sta, lo ripetiamo, l’artificiale suddivisione marxiana (ma non di origine marxiana, non ci stancheremo mai di ripetere) fra natura e cultura, uno scenario artificiale nel quale il capitalismo frutto di una “cattiva” cultura umana avrebbe imposto agli uomini delle scelte del tutto innaturali, scelte innaturali alle quali sarebbe stato compito del proletariato, la classe universale ed erede della filosofia classica tedesca, porre rimedio. In realtà, questa suddivisione fra natura e cultura è del tutto innaturale; in realtà l’alienazione/reificazione/feticismo non è, di per sé, un fatto negativo, ma rappresenta il fondamentale momento di trasformazione dialettico-strategica del soggetto per venire incontro e incorporare l’oggetto che inizialmente gli si pone di fronte: insomma, l’alienazione/reificazione/forme di feticismo non è che lo sviluppo concreto del processo dell’Aufhebung; infine, in questo processo dialettico-strategico di superamento/conservazione del soggetto nell’oggetto e viceversa, credere che il proletariato, nelle condizioni storiche di allora, fosse l’unica classe in grado di interpretarlo e di dargli compiuta espressione è stato il più grande errore del marxismo essendo il processo dialettico-strategico un processo – giusto l’attualismo di Giovanni Gentile – cognitivo/attivo/creativo, un

processo che può essere sì guidato da una classe – storicamente non è mai stato guidato, ma semmai solo innescato, dalle classi subalterne ma per questo non si può certo affermare che, in un futuro totalmente imprevedibile dal punto di vista di una conseguente antideterministica filosofia della prassi, le classi subalterne, proprio per la natura dialettica e pantocratrice di questo processo, non possano farlo proprio e recitarvi una parte da protagoniste: la dittatura del proletariato altro non è che l’ingenua espressione utopico-mitologica di una potenzialità reale della dialettica del confronto/scontro strategico – ma  che attraversa tutte le classi e categorie della società. E volendo far sì che questo processo alienanante/reificante di trasformazione dialettica attraversi in senso rivoluzionario tutti gli strati della società, rende il Repubblicanesimo Geopolitico l’erede diretto – anche se sotto l’insegna dell’ Aufhebung, del suo, cioè, superamento/conservazione nel quadro di un totale rinnovamento che abolisca la suddivisione fra natura e cultura – di quella linea di realismo dialettico-cognitivo che corre lungo Machiavelli, Vico, Hegel e che culmina in Marx, l’erede diretto, quindi, anche di quella tradizione marxista – ci riferiamo in specie al quel marxismo occidentale che al contrario del diamattino marxismo orientale, oppose strenua resistenza alla deriva positivistica del marxismo – che sempre fu ai ferri corti con l’interpretazione meccanicistica e fatalistica del marxismo stesso, quest’ultima conseguenza inevitabile – ed anche voluta per le ovvie ragioni di più facile dominio delle masse Gattungswesen composte da miriadi di esseri naturali generici – della versione positivistica e eterodiretta dall’alto della lezione del pensatore di Treviri. A suivre, anche in Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico, di prossima pubblicazione, ulteriore giustificazione di questa impegnativa affermazione del Dialecticvs Nvncivs …»]  Questo riorientamento passa A) attraverso un deciso abbandono della mainstream impostazione della cultura occidentale che vede una suddivisione fra storia e natura (o cultura e natura: sotto questo punto di vista, l’annullamento cioè dell’antidialettico discrimine fra natura e cultura, è possibile ricuperare e superare, rovesciandolo, il significato del concetto di alienazione, facendolo, cioè, poggiare saldamente sui piedi di un sodo realismo politico e di un’altrettanto concreta epistemologia politico-filosofica prassistica anziché su una testa positivista e/o genericamente gattungsweseniana; l’uomo, comunque si intenda il marxiano Gattungswesen – in senso deterministico-positivista o come un segno delle sue potenzialità e libertà – non è un ente generico, ma è, polarmente al contrario, un ente naturale strategico, anzi il massimo ente strategico prodotto dalla natura, o per dare conseguente e migliore definizione a quanto fin qui affermato, il massimo ente strategico prodotto dalla natura/cultura – per un approfondimento su questo inestricabile rapporto natura/cultura e sull’uomo ente naturale strategico, il presente nunzio anticipa  Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico per una Fenomenologia della Dialettica della Natura e della Cultura attraverso il Conflitto Espressivo-Cognitivo-Evoluzionistico-Strategico. Nuovo Nomos della Terra, Nuovo Principe, Rivoluzione e Dialettica della Filosofia della Praxis Espressiva, Conflittuale e Strategica del Repubblicanesimo Geopolitico (Aufhebung della Rivoluzione e dell’Azione Strategica nello Sviluppo Storico-Dialettico della Cultura e della Natura), di prossima pubblicazione –, una nuova semantica dell’alienazione così interpretata ed indagata, contrariamente all’accezione negativa marxiana, attraverso il riorientamento compiuto su di questa dal concetto e dalla prassi dell’azione-conflitto strategico e, perciò, come la felice concreta manifestazione della dialettica di tale conflitto; felice anche da un punto di vista soggettivo solo se, è ovvio, questo processo alienante è vissuto consapevolmente e strategicamente da un agente alfa-strategico e non risulta, invece, dall’imposizione di un dominio esterno di un agente alfa-strategico su un agente omega-strategico – sulle dinamiche dei rapporti fra agenti alfa-strategici e agenti omega-strategici, i portatori storici, quest’ultimi, del negativo marxiano significato originario di ‘alienazione’ e, quindi, il permanente lato “infelice” dell’alienazione, cfr. la Teoria della Distruzione del Valore. Teoria Fondativa del Repubblicanesimo Geopolitico e per il Superamento/conservazione del Marxismo, riferimenti bibliografici in nota 1) [ma per la presente versione REDVX dei  Rapporti fra il Portogallo dell’Estado Novo e l’Italia fascista e del secondo dopoguerra in relazione al problema coloniale cit., testo consultabile, oltre che in molte altre piattaforme di preservazione digitale,  su Internet Archive agli URL https://archive.org/details/TeoriaDellaDistruzioneDelValore_792 e

https://ia800306.us.archive.org/24/items/TeoriaDellaDistruzioneDelValore_792/TeoriaDellaDistruzioneDelValore.pdf, con  ulteriore congelamento tramite Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190619160659/https://ia800306.us.archive.org/24/items/TeoriaDellaDistruzioneDelValore_792/TeoriaDellaDistruzioneDelValore.pdf: aggiunta al testo della nota compiuta nella presente versione Redux] e passa quindi B) attraverso un ripudio delle categorie positivistiche, in primis quella di legge di natura deterministica e immodificabile ed immutabile. Insomma, e qui dissento da La Grassa, il punto non è se il pensiero possa o meno riprodurre la realtà, il punto è che il pensiero, se veramente pensiero e quindi pensiero integralmente strategico e quindi strategia realmente in azione, produce – o, meglio, crea – la realtà. E ora mi taccio, in parte perché la giustificazione di questa mia ultima fondante e fondativa affermazione dovrebbe essere trovata nelle parole che l’hanno qui preceduta (e che, oltre a quanto si è già precedentemente scritto o ora espresso nel presente Dialecticvs Nvncivs – che introduce le prossime Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico che svolgono, attraverso il taglio del nodo gordiano natura/cultura o storia/natura, la dialettica del Repubblicanesimo Geopolitico stesso –, seguono il filo rosso di una filosofia della praxis che, partendo dalle marxiane Glosse a Feuerbach, approda prima in Giovanni Gentile – cfr. del filosofo dell’attualismo La Filosofia di Marx del 1899 – e poi nella filosofia della praxis compiutamente espressa da Antonio Gramsci nei Quaderni del Carcere)8 e  in parte perché, oltre La Grassa, altri grandi (vedi la teoria del rispecchiamento di Lenin in Materialismo e Empiriocriticismo)9 hanno sempre espresso una differente opinione, un contraddittorio che necessita acribia e anche una puntuta analisi delle relative fonti e non certo il presente discorso da intendersi solo come inquadramento generale – anche se con tutta la dignità ed autorevolezza che, in via di consolidata storica consuetudine, ogni nunzio merita che gli si accordi – del necessario e, ormai, non più rinviabile dibattito. Massimo Morigi, luglio-25 dicembre 2016. [Nota  finale di qualche tempo dopo (febbraio-marzo 2019) e in circostanze non solo puramente teoriche (una riflessione  filosofico-politica ma anche l’applicazione della stessa sul case study  del fascista Dante Cesare Vacchi che creando i commandos portoghesi si mostra nella prassi come una perfetta realizzazione della Gestalt del paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale): lungo la linea tracciata dallo Zoon Politikon di Aristotele, dal  Principe di Niccolò Machiavelli, dalla dialettica hegeliana, dal Vom Kriege di Carl von Clausewitz, dalla potentissima azione teorico-prassistica nel disvelamento-costruzione dell’identità italiana svolta nel Risorgimento da Giuseppe Mazzini, dalle Tesi su Feuerbach di Karl Marx, dalle  Tesi di Filosofia della storia di Walter Benjamin,   dalla Filosofia di Marx di Giovanni Gentile, da Storia e coscienza di classe di György Lukács, da Marxismo e filosofia di Karl Korsch per finire con i Quaderni del Carcere di Antonio Gramsci,  l’invito, al dibattito con Gianfranco La Grassa è tuttora valido. ]. [Nota 8 di pp. 15-18 di Massimo Morigi, Dialecticvs Nvncivs, cit.: «Dai Quaderni del Carcere emerge lo scarto decisivo gramsciano per una filosofia della praxis che non solo aveva superato in maniera definitiva ogni residuo positivistico (consapevolmente ma, purtroppo, come abbiamo visto, in maniera non del tutto conseguente ciò era avvenuto anche nel Lukács di Storia e Coscienza di Classe, di Codismo e Dialettica, per terminare – e in una prospettiva che, complici la sua travagliata vita personale sempre all’insegna, negli anni che seguirono alle critiche a Storia e Coscienza di Classe e fino alla sua morte, di una straussiana ermeneutica della reticenza e le non brillantissime prove che aveva dato il socialismo reale, aveva ridimensionato le originarie speranze millenaristiche e rivoluzionarie del comunismo novecentesco – nel Lukács di Ontologia dell’Essere Sociale – «É anche giusto, anche se del tutto evidente, ricordare che in Storia e Coscienza di Classe si riflette teoricamente il carattere messianico ed ottimistico del comunismo degli anni Venti, mentre nella Ontologia dell’Essere Sociale è presente l’inevitabile metabolizzazione della delusione staliniana e della sensazione di blocco e di crisi del processo rivoluzionario. Sarebbe sciocco se una grande opera filosofica non rispecchiasse anche le attese, le illusioni e le consapevolezze diffuse del tempo.»: Costanzo Preve, Il Testamento Filosofico di Lukács. II Parte, agli URL http://www.kelebekler.com/occ/lukacs02.htm,

WebCite: https://www.webcitation.org/6mHHmUGbL e https://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fwww.kelebekler.com%2Focc%2Flukacs02.htm&date=2016-11-25; Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200331065544/http://www.kelebekler.com/occ/lukacs02.htm [Ulteriore congelamento per la presente versione REDVX tramite Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200331065544/http://www.kelebekler.com/occ/lukacs02.htm: aggiunta al testo della nota compiuta nella presente versione Redux] –, una Ontologia dell’Essere Sociale anch’essa preda di questa illusoria separazione fra cultura e natura o storia e natura –, ma anche che, sull’onda dell’attualismo gentiliano, additava il positivismo come uno dei principali nemici da battere – ma non ricadendo negli errori del filosofo di Castelveltrano di derivazione ficthiana dell’atto puro, dove in Gentile l’atto puro soggettivistico era il creatore di tutta la realtà, la cosiddetta autoctisi, mentre in Gramsci, correttamente, non poteva sussistere l’autoctisi, non poteva esservi un “atto puro” soggettivo che crea la realtà ma un soggetto che agendo sull’oggetto trasforma e crea sé stesso e nel corso di questa attività morfogenetica interna/esterna si unisce inscindibilmente e dialetticamente con l’oggetto: «Idealismo-positivismo [“Obbiettività” della conoscenza.] Per i cattolici: “… Tutta la teoria idealista riposa sulla negazione dell’obbiettività di ogni nostra conoscenza e sul monismo idealista dello “Spirito” (equivalente, in quanto monismo, al quello positivista della “Materia”) per cui il  fondamento stesso della religione, Dio, non esiste obbiettivamente fuori di noi, ma è una creazione dell’intelletto. Pertanto l’idealismo, non meno del materialismo, è radicalmente contrario alla religione” (padre Mario Barbera, nella “Civiltà Cattolica” del I°-VI-1929). Per la quistione della “obbiettività” della conoscenza secondo il materialismo storico, il punto di partenza deve essere l’affermazione di Marx (nell’introduzione alla Critica dell’economia politica, brano famoso sul materialismo storico) che “gli uomini diventano consapevoli (di questo conflitto) nel terreno ideologico” delle forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche. Ma questa consapevolezza è solo limitata al conflitto tra le forze materiali di produzione e i rapporti di produzione – come materialmente dice il testo marxiano – o si riferisce a ogni consapevolezza, cioè a ogni conoscenza? Questo è il problema: che può essere risolto con tutto l’insieme della dottrina filosofica del valore delle superstrutture ideologiche. Né il monismo materialista né quello idealista, né “Materia” né “Spirito” evidentemente, ma “materialismo storico”, cioè attività dell’uomo (storia) [sottolineatura nostra] in concreto, cioè applicata a una certa “materia” organizzata (forze materiali di produzione), alla “natura” trasformata dall’uomo. Filosofia dell’atto (praxis), ma non dell’ “atto puro”, ma proprio dell’atto “impuro”, cioè reale nel senso profano della parola. [sottolineatura nostra]»: Antonio Gramsci, Quaderni del Carcere, ed. critica a cura di Valentino Gerratana, vol. I, Torino, 1975, pp. 454-455. Gramsci, in altre parole, era fortissimamente refrattario ad ammettere la separazione fra cultura e natura, e questo profondissimo rifiuto di uno dei più inveterati paradigmi della civiltà occidentale veniva inquadrato in una Weltanschauung dove filosofia della prassi si traduceva direttamente in una prassi, appunto, – al contrario delle visioni elitaristiche alla Mosca, alla Pareto o alla Michels – dove il vertice non doveva regnare dispoticamente ma fra l’alto (il nuovo Principe, cioè il partito comunista, e con questa immagine machiavelliana, unendo la filosofia della praxis con l’insegnamento del realismo politico del Segretario fiorentino Antonio Gramsci si pone anche come il più grande erede, nella teoria e, appunto, nella prassi, del magistero di Niccolò Machiavelli) e il basso della società (la classe operaia e contadina) si doveva dialetticamente istituire un’azione politica e sociale di continuo mutuo arricchimento cognitivo ed accrescimento di potenza politica, che avrebbe costituito, ancor prima e premessa ineludibile della pur necessaria lotta di classe condotta su base ed in prospettiva economicista, la vera ragion d’essere ed energia generatrice del costituito e sempre evolutivamente costituendo partito comunista/Nuovo principe, una dinamica della conoscenza e del potere che è praticamente sovrapponibile con la visione dialettico-conflittualistica-strategica del Repubblicanesimo Geopolitico: «“Marx e Machiavelli”. Questo argomento può dar luogo a un duplice lavoro: uno studio sui rapporti reali tra i due in quanto teorici della politica militante, dell’azione, e un libro che traesse dalle dottrine marxiste un sistema ordinato di politica attuale del tipo Principe. L’argomento sarebbe il partito politico, nei suoi rapporti con le classi e con lo Stato: non il partito come categoria sociologica, ma il partito che vuole fondare lo Stato. In realtà, se bene si osserva, la funzione tradizionale dell’istituto della corona è, negli stati dittatoriali, assolta dai partiti: sono essi che pur rappresentando una classe e una sola classe, tuttavia mantengono un equilibrio con le altre classi, non avversarie ma alleate e procurano che lo sviluppo della classe rappresentata avvenga col consenso e con l’aiuto delle classi alleate. Ma il protagonista di questo “nuovo principe” non dovrebbe essere il partito in astratto, una classe in astratto, uno Stato in astratto, ma un determinato partito storico, che opera in un ambiente storico preciso, con una determinata tradizione, in una combinazione di forze sociali caratteristica e bene individuata. Si tratterebbe insomma, non di compilare un repertorio organico di massime politiche, ma di scrivere un libro “drammatico” in un certo senso, un dramma storico in atto, in cui le massime politiche fossero presentate come necessità individualizzata e non come principi di scienza. [sottolineatura nostra per evidenziare l’antipositivitismo e l’impostazione dialettica del conflittualismo strategico di Antonio Gramsci]»: Ivi, vol. I, p. 432; «Il moderno Principe deve e non può non essere il banditore e l’organizzatore di una riforma intellettuale e morale, ciò che poi significa creare il terreno per un ulteriore sviluppo della volontà collettiva nazionale popolare verso il compimento di una forma superiore e totale di civiltà moderna. Questi due punti fondamentali – formazione di una volontà collettiva nazionale-popolare di cui il moderno Principe è nello stesso tempo l’organizzatore e l’espressione attiva e operante, e riforma intellettuale e morale – dovrebbero costituire la struttura del lavoro. I punti concreti del programma devono essere incorporati nella prima parte, cioè dovrebbero “drammaticamente”, risultare dal discorso, non essere una fredda e pedantesca esposizione di raziocini [sottolineatura nostra sempre per le ragioni appena esposte]. Può esserci riforma cultuale e cioè elevamento degli strati depressi della società, senza una precedente riforma economica e un mutamento nella posizione sociale e nel mondo economico? Perciò una riforma intellettuale e morale non può non essere legata a un programma di riforma economica, anzi il programma di riforma economica è appunto il modo concreto con cui si presenta ogni riforma intellettuale e morale. Il moderno Principe, sviluppandosi, sconvolge tutto il sistema di rapporti intellettuali e morali in quanto il suo svilupparsi significa appunto che ogni atto viene concepito come utile o dannoso, come virtuoso o scellerato, solo in quanto ha come punto di riferimento il moderno Principe stesso e serve a incrementare il suo potere o a contrastarlo. Il Principe prende il posto, nelle coscienze, della divinità o dell’imperativo categorico, diventa la base di una laicismo moderno o di una completa laicizzazione di tutta la vita e di tutti i rapporti di costume.»: Ivi, vol. III, pp. 1560-1561; «“La tesi XI”: “I filosofi hanno soltanto variamente interpretato il mondo; si tratta ora di cangiarlo”, non può essere interpretata come un gesto di ripudio di ogni sorta di filosofia, ma solo di fastidio per i filosofi e il loro psittacismo e l’energica affermazione di una unità tra teoria e pratica.[…] Questa interpretazione delle Glosse al Feuerbach come rivendicazione di unità tra teoria e pratica, e quindi come identificazione della filosofia con ciò che il Croce chiama ora religione (concezione del mondo con una norma di condotta conforme) – ciò che poi non è che l’affermazione della storicità della filosofia fatta nei termini di un’immanenza assoluta, di una “terrestrità assoluta” – si può ancora giustificare con la famosa proposizione che “il movimento operaio tedesco è l’erede della filosofia classica tedesca”, la quale non significa già, come scrive il Croce: “erede che non continuerebbe già l’opera del predecessore, ma ne imprenderebbe un’altra, di natura diversa e contraria” ma significherebbe proprio che l’ “erede” continua il predecessore, ma lo continua “praticamente” poiché ha dedotto una volontà attiva, trasformatrice del mondo, dalla mera contemplazione e in questa attività pratica è contenuta anche la “conoscenza” che solo anzi nell’attività pratica è “reale conoscenza” e non “scolasticismo”. Se ne deduce anche che il carattere della filosofia della praxis è specialmente quello di essere una concezione di massa, una cultura di massa e di massa che opera unitariamente, cioè che ha norme di condotta non solo universali in idea, ma “generalizzate” nella realtà sociale. E l’attività del filosofo “individuale” non  può essere pertanto concepita che in funzione di tale unità sociale, cioè anch’essa come politica, come funzione di direzione politica.»: Ivi, vol. II, pp.1270-1271; «La posizione della filosofia della praxis è antitetica a questa cattolica: la filosofia della praxis non tende a mantenere i “semplici” nella loro filosofia primitiva del senso comune, ma invece a condurli a una concezione superiore della vita. Se afferma l’esigenza del contatto tra intellettuali e semplici non è per limitare l’attività scientifica e per mantenere una unità al basso livello delle masse, ma appunto per costruire un blocco intellettuale-morale che renda politicamente possibile un progresso intellettuale di massa e non solo di scarsi gruppi intellettuali. L’uomo attivo di massa opera praticamente, ma non ha una chiara coscienza teorica di questo suo operare che pure è un conoscere il mondo in quanto lo trasforma. La sua coscienza teorica anzi può essere storicamente in contrasto col suo operare. Si può quasi dire che egli ha due coscienze teoriche (o una coscienza contraddittoria), una implicita nel suo operare e che realmente lo unisce a tutti i suoi collaboratori nella trasformazione pratica della realtà e una superficialmente esplicita o verbale che ha ereditato dal passato e ha accolto senza critica. Tuttavia questa  concezione “verbale” non è senza conseguenze: essa riannoda a un gruppo sociale determinato, influisce nella condotta morale, nell’indirizzo della volontà, in modo più o meno energico, che può giungere fino a un punto in cui la contraddittorietà della coscienza non permette nessuna azione, nessuna decisione, nessuna scelta e produce uno stato di passività morale e politica. La comprensione critica di se stessi avviene quindi attraverso una lotta di “egemonie” politiche, di direzioni contrastanti, prima nel campo dell’etica, poi della politica, per giungere ad una elaborazione superiore della propria concezione del reale [evidenziazione nostra]. La coscienza di essere parte di una determinata forza egemonica (cioè la coscienza politica) è la prima fase per un’ulteriore e progressiva autocoscienza in cui teoria e pratica finalmente si unificano. Anche l’unità di teoria e pratica non è quindi un dato di fatto meccanico, ma un divenire storico, che ha la sua fase elementare e primitiva nel senso di “distinzione”, di “distacco”, di indipendenza appena istintivo, e progredisce fino al possesso reale e completo di una concezione del mondo coerente e unitaria. Ecco perché è da mettere in rilievo come lo sviluppo politico del concetto di egemonia rappresenta un grande progresso filosofico oltre che politico-pratico, perché necessariamente coinvolge e suppone una unità intellettuale e una etica conforme a una concezione del reale che ha superato il senso comune ed è diventata, sia pur entro limiti ancora ristretti, critica [evidenziazione nostra]. Tuttavia, nei più recenti sviluppi della filosofia della prassi, l’approfondimento del concetto di unità della teoria e della pratica non è ancora che ad una fase iniziale: rimangono ancora dei residui di meccanicismo, poiché si parla di teoria come “complemento”, “accessorio” della pratica, di teoria come ancella della pratica. [evidenziazione nostra]. Pare giusto che anche questa quistione debba essere impostata storicamente, e cioè come un aspetto della quistione politica degli intellettuali. Autocoscienza critica significa storicamente e politicamente creazione di una élite di intellettuali: una massa umana non si “distingue” e non diventa indipendente “per sé” senza organizzarsi (in senso lato) e non c’è organizzazione senza intellettuali, cioè senza organizzatori e dirigenti, cioè senza che l’aspetto teorico del nesso teoria-pratica si distingua concretamente in uno strato di persone “specializzate” nell’elaborazione concettuale e filosofica. Ma questo processo di creazione degli intellettuali è lungo, difficile, pieno di contraddizioni, di avanzate e ritirate, di sbandamenti e di riaggrupamenti, in cui la “fedeltà” della massa (e la fedeltà e la disciplina sono inizialmente la forma che assume l’adesione della massa e la sua collaborazione allo sviluppo dell’intero fenomeno culturale) è messa talvolta a dura prova. Il processo di sviluppo è legato a una dialettica intellettuali-massa; lo strato degli intellettuali si sviluppa quantitativamente e qualitativamente, ma ogni sbalzo verso una nuova “ampiezza” e complessità dello strato degli intellettuali è legato a un movimento analogo della massa di semplici, che si innalza verso livelli superiori di cultura e allarga simultaneamente la sua cerchia di influenza, con punte individuali o anche di gruppi più o meno importanti verso lo strato degli intellettuali specializzati. Nel processo però si ripetono continuamente dei momenti in cui tra massa e intellettuali (o certi di essi, o un gruppo di essi) si forma un distacco, una perdita di contatto, quindi l’impressione di “accessorio”, di complementare, di subordinato. L’insistere sull’elemento “pratico” del nesso teoria-pratica, dopo aver scisso, separato e non solo distinto i due elementi (operazione appunto meramente meccanica e convenzionale) significa che si attraversa una fase storica relativamente primitiva, una fase ancora economico-corporativa, in cui si trasforma quantitativamente il quadro generale della “struttura” e la qualità-superstruttura adeguata è in via di sorgere, ma non è ancora organicamente formata.[…] Una di queste fasi si può studiare nella discussione attraverso la quale si sono verificati i più recenti sviluppi della filosofia della praxis, discussione riassunta in un articolo di D. S. Mirsckij, collaboratore della “Cultura”. Si può vedere come sia avvenuto il passaggio da una concezione meccanicistica e puramente esteriore a una concezione attivistica, che si avvicina di più, come si è osservato, a una giusta comprensione dell’unità di teoria e pratica [evidenziazione nostra], sebbene non ne abbia ancora attinto tutto il significato sintetico. Si può osservare come l’elemento deterministico, fatalistico, meccanicistico sia stato un “aroma” ideologico immediato della filosofia della prassi, una forma di religione e di eccitante (ma al modo degli stupefacenti), resa necessaria e giustificata storicamente dal carattere “subalterno” di determinati strati sociali. Quando non si ha l’iniziativa nella lotta e la lotta stessa finisce quindi con l’identificarsi con una serie di sconfitte, il determinismo meccanico diventa una forza formidabile di resistenza morale, di coesione, di perseveranza paziente e ostinata [evidenziazione nostra]. “Io sono sconfitto momentaneamente, ma la forza delle cose lavora per me a lungo andare ecc.”. La volontà reale si traveste in atto di fede, in una certa razionalità della storia, in una forma empirica e primitiva di finalismo appassionato che appare come un sostituto della predestinazione, della provvidenza, ecc., delle religioni confessionali. Occorre insistere sul fatto che anche in tal caso esiste realmente una forte attività volitiva, un intervento diretto sulla “forza delle cose” ma appunto in una forma implicita, velata, che si vergogna di se stessa e pertanto la coscienza è contraddittoria, manca di una critica, ecc. Ma quando il “subalterno” diventa dirigente e responsabile dell’attività economica di massa, il meccanicismo appare a un certo punto un pericolo imminente, avviene una revisione di tutto il modo di pensare perché è avvenuto un mutamento nel modo sociale di essere [evidenziazione nostra]. I limiti e il dominio della “forza delle cose” vengono ristretti perché? perché, in fondo, se il subalterno era ieri una cosa, oggi non è più una cosa ma una persona storica, un protagonista, se ieri era irresponsabile perché “resistente” a una volontà estranea, oggi si sente responsabile perché non più resistente ma agente e necessariamente attivo e intraprendente. Ma anche ieri era egli stato mera “resistenza”, mera “cosa”, mera “irresponsabilità”? Certamente no, ed è anzi da porre in rilievo come il fatalismo non sia che un rivestimento da deboli di una volontà attiva e reale. Ecco perché occorre sempre dimostrare la futilità del determinismo meccanico, che, spiegabile come filosofia ingenua della massa e in quanto solo tale elemento intrinseco di forza, quando viene assunto a filosofia riflessa e coerente da parte degli intellettuali, diventa causa di passività, di imbecille autosufficienza, e ciò senza aspettare che il subalterno sia diventato dirigente responsabile [evidenziazione nostra]. Una parte della massa anche subalterna è sempre dirigente e responsabile e la filosofia della parte precede sempre la filosofia del tutto non solo come anticipazione teorica, ma come necessità attuale. Che la concezione meccanicistica sia stata una religione di subalterni appare da un’analisi dello sviluppo della religione cristiana, che in un certo periodo storico e in condizioni storiche determinate è stata e continua ad essere una “necessità”, una forma necessaria della volontà delle masse popolari, una forma determinata della razionalità del mondo e della vita e dette i quadri generali per l’attività pratica reale.»: Ivi, vol. II, pp. 1384-1389; «Non solo la filosofia della praxis è connessa all’immanentismo, ma anche alla concezione soggettiva della realtà, in quanto appunto la capovolge, spiegandola come fatto storico, come “soggettività storica di un gruppo sociale”, come fatto reale, che si presenta come fenomeno di “speculazione” filosofica ed è semplicemente un atto pratico, la forma di un contenuto concreto sociale e il modo di condurre l’insieme della società a foggiarsi una unità morale. L’affermazione che si tratti di “apparenza”, non ha nessun significato trascendente e metafisico, ma è la semplice affermazione della sua “storicità”, del suo essere “morte-vita”, del suo rendersi caduca perché una nuova coscienza sociale e morale si sta sviluppando, più comprensiva, superiore, che si pone come sola “vita”, come sola realtà in confronto del passato morto e duro a morire nello stesso tempo. La filosofia della praxis è la concezione storicistica della realtà, che si è liberata di ogni rediduo di trascendenza e di teologia anche nella loro ultima incarnazione speculativa; lo storicismo idealistico crociano rimane ancora nella fase teologico-speculativa. [evidenziazione nostra]»: Ivi, vol. II, pp. 1225-1226. A parte la mitizzazione della classe operaia e contadina che costituisce la parte oggi caduca dei Quaderni ma nei quali la gramsciana filosofia della praxis segna un decisivo distacco da una visione cosale delle classi e dove decisivo è per queste classi, proprio come nel Repubblicanesimo Geopolitico, il processo cognitivo legato all’aquisizione, mantenimento e creazione di nuovo potere, la forma della filosofia della praxis espressa nei Quaderni del Carcere rappresenta uno dei capisaldi per il Repubblicanesimo Geopolitico. Per l’approfondimento della decisiva importanza  della filosofia della praxis per il conflittualismo dialettico-strategico del Repubblicanesimo Geopolitico (e su come sia possibile far definitivamente evolvere questa filosofia della praxis in una dialettica in cui l’azione/scontro strategico – compiendo, sia individualmente che socialmente, la sua piena entelechia attraverso una consapevole ed attiva epifania strategica – sia il principio unificante dell’agire conoscitivo/teorico/pratico dell’uomo e perciò dissolvente della illusoria diarchia cultura/natura e quindi, in ultima istanza, generante quella vera e profonda rivoluzione politica e culturale inseguita con risultati del tutto deludenti – ma non per questo inutili, anzi! – durante tutto il Novecento), si rinvia ancora a Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico.»; [Nota 9 di pp. 15-18 di Massimo Morigi, Dialecticvs Nvncivs, cit.: «Riguardo la teoria leniniana del rispecchiamento, radicale è il rifiuto espresso in Storia e Coscienza di Classe: «La coscienza del proletariato può chiamare in vita, nella sua riconversione pratica, soltanto ciò che viene spinto ad una decisione dalla dialettica storica, ma non può disporsi “praticamente” al di sopra del corso della storia ed imporre ad essa puri e semplici desideri e conoscenze. Infatti, essa stessa non è altro che la contraddizione divenuta cosciente dello sviluppo sociale. D’altro lato, una necessità dialettica non è affatto identica ad una necessità meccanico-causale. Nel passo citato in precedenza Marx dice: “la classe operaia non deve far altro che mettere in libertà gli elementi della società nuova, che si sono sviluppati nel seno della società borghese nella fase del suo crollo”. Alla semplice contraddizione – che è un prodotto automatico secondo legge, dello sviluppo capitalistico – deve dunque aggiungersi qualcosa di nuovo: la coscienza del proletariato che si trasforma in azione. Tuttavia, poiché la semplice contraddizione si eleva così ad una contraddizione dialettica, poiché la presa di coscienza si trasforma in punto di passaggio per la praxis, appare ancora una volta e con maggior concretezza, il carattere essenziale, che abbiamo già più volte ricordato, della dialettica proletaria: la coscienza non è qui coscienza di un oggetto che si contrappone, ma autocoscienza dell’oggetto stesso – e per questo l’atto della presa di coscienza rovescia le forme di oggettività del proprio oggetto.»: György Lukács, Storia e Coscienza di Classe, cit., p. 234; un rifiuto in cui il proletariato è la classe universale che attraverso la sua dialettica realizza con la sua praxis l’unione fra soggetto ed oggetto e dove a sottolineare l’improponibilità di una pensiero che rifletta meccanicamente la realtà, Lukács arriva a cogliere l’inizio dell’ errore della teoria del riflesso nel mito della cosa in sé kantiana e nel mito platonico delle idee, entrambe posizioni che sono queste sì il riflesso di una concezione mitica e cosale della realtà: «Soltanto se comprendiamo tutto ciò siano in grado di penetrare sino all’ultimo residuo della struttura coscienziale reificata e della sua forma concettuale, del problema della cosa in sé. Anche Friedrich Engels si è una volta espresso a questo proposito in modo facilmente equivocabile. Descrivendo il contrasto che divedeva Marx e lui stesso dalla scuola hegeliana, egli dice: “Noi intendevamo i concetti  della nostra testa ancora una volta materialisticamente come riflessi (Abbild) delle cose reali in luogo di considerare le cose reali come riflessi di questo o quel grado del concetto assoluto”. [Friedrich Engels, Ludovico Feuerbach e il Punto di Approdo della Filosofia Classica Tedesca, Mosca, Edizioni in lingue estere, 1947, p. 41] Tuttavia, si deve porre qui l’interrogativo che del resto si pone lo stesso Engels ed al quale egli dà anzi, nella pagine [sic!] seguente, una risposta del tutto conforme a ciò che noi pensiamo: “Il mondo non è da comprendere come un complesso di cose già definite, ma come un complesso di processi”. Ma se non vi sono due cose – che cosa viene “riflesso” dal pensiero? Qui non è possibile, neppure per cenni, tracciare la storia della teoria della riflessione immaginativa, benché essa sola possa mostrare tutta la portata di questo problema. Infatti, in questa teoria si oggettiva teoricamente la dualità insuperata – per la coscienza reificata – tra pensiero ed essere, coscienza e realtà. E da questo punto di vista è lo stesso che le cose vengano intese come riflessi dei concetti o i concetti come i riflessi delle cose, dal momento che in entrambi i casi questa dualità riceve un’insuperabile fissazione logica. Il grandioso e coerente tentativo di Kant di superare logicamente questa dualità, la teoria della funzione sintetica della coscienza in generale nella creazione della sfera teoretica, non poteva portare alcuna soluzione filosofica alla questione, perché la dualità, allontanata dalla logica, veniva resa eterna come problema filosoficamente insolubile nella forma della dualità tra fenomeno e cosa in sé. Che questa soluzione kantiana possa difficilmente essere riconosciuta come soluzione in senso filosofico, è dimostrato dal destino della sua teoria. Le radici di questo equivoco si trovano tuttavia nella teoria stessa: certo, non direttamente nella logica, ma nel rapporto tra la logica e la metafisica, tra il pensiero e l’essere. Ora, bisogna comprendere che ogni comportamento contemplativo, quindi ogni pensiero “puro” che si assume come compito la conoscenza di un oggetto che gli sta di fronte, solleva al tempo stesso il problema della soggettività e dell’oggettività. L’oggetto del pensiero (come contrapposto) si trasforma in qualcosa di estraneo al soggetto ed ha origine così il problema se il pensiero concordi con l’oggetto. Quanto più il carattere conoscitivo del pensiero viene elaborato nella sua “purezza”, quanto più il pensiero diventa “critico”, tanto più grande ed incolmabile appare l’abisso tra la forma “soggettiva” del pensiero e l’oggettività dell’oggetto (essente). Ora, è possibile, come accade in Kant, intendere l’oggetto del pensiero come “generato” dalle forme del pensiero. Ma con ciò il problema dell’essere non viene risolto, ed in quanto Kant allontana questo problema dalla teoria della conoscenza, sorge per lui la questione filosofica: anche i suoi oggetti pensati debbono concordare con una “realtà” qualsiasi. Ma questa realtà viene tuttavia posta – come cosa in sé – al di fuori di ciò che è “criticamente” conoscibile. Nei confronti di questa realtà (che anche per Kant, come dimostra la sua etica, è la realtà vera e propria, la realtà metafisica) il suo atteggiamento resta lo scetticismo, l’agnosticismo: anche se l’oggettività gnoseologica, la teoria della verità immanente al pensiero ha trovato una soluzione ben poco scettica. Non è dunque affatto un caso che abbiano trovato un aggancio in Kant indirizzi agnostici di genere diverso (basti pensare a Maimon od a Schopenhauer). E lo è ancora meno il fatto che proprio Kant cominciò a reintrodurre nella filosofia quel principio che si trova in netto contrasto con il suo principio sintetico della “generazione”: la teoria delle idee di Platone. Infatti, questo è l’estremo tentativo di salvare l’oggettività del pensiero, la sua concordanza con il suo oggetto, senza essere costretti a ricercare il criterio della concordanza nell’essere empirico materiale degli oggetti. Ora è chiaro che in ogni conseguente riformulazione della teoria delle idee un principio che, da un lato, connette il pensiero con gli oggetti del mondo delle idee, dall’altro questo mondo con gli oggetti della conoscenza empirica (rimemorazione, intuizione intellettuale, ecc.). Con ciò tuttavia la teoria del pensiero viene spinta oltre il pensiero stesso: essa si trasforma in teoria dell’anima, in metafisica, in filosofia della storia. Anziché essere risolto, il problema assume una duplice o triplice forma. Infatti, la comprensione dell’impossibilità di principio di una concordanza, di un rapporto di “riflessione immaginativa” tra forme oggettuali che sono per principio eterogenee, è il motivo che guida ogni interpretazione di questo genere di teoria delle idee. Essa intraprende il tentativo di dimostrare questa stessa ultima essenzialità come nucleo negli oggetti del pensiero o nel pensiero stesso. Così Hegel caratterizza da questo punto di vista molto giustamente il motivo filosofico fondamentale della teoria della rimemorazione: in essa il rapporto fondamentale dell’uomo verrebbe presentato miticamente, “la verità si troverebbe in lui e si tratterebbe perciò soltanto di portarla alla coscienza” [Nota a piè di pagina di Lukács: «Werke, XI, p.160»]. Ma in questo modo è possibile dimostrare nel pensiero e nell’essere questa identità – dopo che, per via del modo in cui si presentano necessariamente all’atteggiamento intuitivo e contemplativo, il pensiero e l’essere sono stati già intesi nella loro reciproca eterogeneità di principio? Qui deve appunto intervenire la metafisica, per unificare ancora una volta in qualche modo, attraverso mediazioni apertamente e implicitamente  mitologiche, il pensiero e l’essere, la cui separazione, oltre a formare il punto di vista di avvio del pensiero “puro”, deve anche essere – volenti o nolenti – costantemente mantenuta. E questa situazione non muta minimamente, se la mitologia viene capovolta e il pensiero viene spiegato a partire dall’essere empiricamente materiale. Rickert definì una volta il materialismo un platonismo di segno rovesciato. A ragione. Infatti, finché il pensiero e l’essere mantengono la loro vecchia e rigida contrapposizione, finché essi restano immodificati nella struttura loro propria, ed in quella dei loro reciproci rapporti, la concezione secondo la quale il pensiero è un prodotto del cervello e concorda perciò con gli oggetti dell’empiria, non è meno mitologica di quella della rimemorazione del mondo delle idee. Ed anche questa mitologia non è in grado di spiegare a partire da questo principio i problemi specifici che qui emergono. Essa è costretta ad abbandonarli irrisolti a mezza via oppure a risolverli con i “vecchi” mezzi: la mitologia entra in scena soltanto come principio di soluzione del complesso non analizzato nel suo insieme. [nota a piè di pagina di Lukács: «Questo rifiuto del significato metafisico del materialismo borghese non muta nulla nella sua valutazione storica: esso fu la forma ideologica della rivoluzione francese e resta come tale praticamente attuale, finché resta attuale la rivoluzione borghese (anche come momento della rivoluzione proletaria). Cfr. in proposito i miei saggi su Moleschott, Feuerbach e l’ateismo in “Rote Fahne”, Berlino; e soprattutto l’ampio saggio di Lenin, Unter der Fahne des Marxismus, in “Die kommunitische Internationale”, 1922, n. 21.»] Ma, come sarà ormai chiaro da quanto precede, è impossibile anche togliere di mezzo questa differenza ricorrendo ad un progresso all’infinito. Allora ha origine una soluzione apparente oppure si ripresenta in una forma modificata la questione della riflessione immaginativa. [nota a piè di pagina di Lukács: «Molto coerentemente Lask introduce nella logica stessa una regione pre-immaginativa e post-immaginativa (Die Lehre vom Urteil). Benché egli escluda criticamente il platonismo puro, la dualità riflessiva tra idea e realtà, essa rivive in lui sul terreno della logica.»] Proprio nel punto in cui al pensiero storico si rivela la concordanza tra pensiero e essere, il fatto che entrambi hanno nell’immediatezza (e solo in essa) una rigida struttura di cosa, il pensiero dialettico viene costretto ad assumere questa insolubile impostazione del problema. Dalla rigida contrapposizione di pensiero ed essere (empirico) segue, da un lato, che essi non possono trovarsi l’uno con l’altro in un rapporto di riflessione immaginativa, ma dall’altro che solo in essa si deve ricercare il criterio del pensiero corretto. Finché l’uomo si comporta in modo intuitivo-contemplativo, egli può riferirsi al suo proprio pensiero ed agli oggetti dell’empiria che lo circondano solo in modo immediato. Egli li assume nel loro carattere di definitiva compiutezza, che è stato prodotto dalla realtà storica. Poiché vuole soltanto conoscere il mondo e non modificarlo egli è costretto ad assumere come inevitabile sia la fissità empirico-materiale dell’essere che la fissità logica dei concetti: e le sue impostazioni mitologiche dei problemi non sono orientate nel senso di accertare da quale terreno concreto abbia avuto origine la fissità di queste due datità fondamentali, quali siano i momenti reali che in esse si celano e che operano nel senso del superamento di queste fissità, ma tendono unicamente ad accertare in che modo l’essenza immutata di queste datità possa essere ricomposta nella sua immutabilità e spiegata in quanto tale. La soluzione che Marx indica nelle sue tesi su Feuerbach è la conversione della filosofia nella praticità. Tuttavia, come abbiamo visto, l’aspetto complementare ed il presupposto strutturale oggettivo di questa praticità è la concezione della realtà come un “complesso di processi”, la concezione secondo cui le tendenze evolutive della storia rappresentano una realtà superiore, la vera realtà rispetto alle fatticità rigide e cosali dell’empiria, pur emergendo dall’empiria stessa, e quindi senza essere al di là di essa. Ora, per la teoria del riflesso ciò significa che il pensiero, la coscienza deve orientarsi appunto alla realtà, che il criterio della verità consiste nell’incontro con la realtà. Tuttavia, questa realtà non è per nulla identica all’essere empirico fattuale. Questa realtà non è, essa diviene. Ed il divenire va inteso in due sensi. Da un lato, in quanto divenire, in questa tendenza, in questo processo si scopre la vera essenza dell’oggetto. E precisamente nel senso – si pensi agli esempi citati, che possono essere moltiplicati a piacere – che questa trasformazione delle cose in un processo porta concretamente a soluzione tutti i problemi concreti posti dal pensiero dai paradossi della cosa essente. Riconoscere che è impossibile bagnarsi due volte nello stesso fiume è soltanto un’incisiva espressione per indicare l’incolmabile contrasto tra concetto e realtà, ma non aggiunge nulla di concreto alla conoscenza del fiume. Invece, riconoscere che il capitale come processo può essere soltanto capitale accumulato o meglio capitale che si accumula, rappresenta una concreta e positiva soluzione di un complesso di problemi concreti e positivi, di contenuto e di metodo, che concernono il capitale. Quindi soltanto se viene superata la dualità tra filosofia e conoscenza particolare, tra metodologia e conoscenza dei fatti, si può aprire la via verso il superamento nel pensiero della dualità tra pensiero ed essere. Ogni tentativo orientato – come nel caso di Hegel, nonostante i molti sforzi nella direzione opposta – verso il superamento dialettico di questa dualità nel pensiero liberato da ogni rapporto concreto con l’essere, nella logica, è condannato al fallimento. Infatti, ogni logica pura è platonica: è pensiero separato dall’essere e fissato in questa separazione. Solo nella misura in cui il pensiero appare come realtà, come momento del processo complessivo, esso può andare dialetticamente al di là della propria fissità, assumere il carattere del divenire. [nota a piè di pagina di Lukács: «Le indagini puramente logiche e puramente metodologiche non fanno dunque altre che  contrassegnare il punto nel quale storicamente ci troviamo: la nostra provvisoria incapacità di afferrare e presentare i problemi categoriali nel loro complesso come problemi della realtà che si trasforma storicamente.»] D’altro lato, il divenire è al tempo stesso mediazione tra passato e futuro: tra il passato concreto, cioè storico ed il futuro altrettanto concreto, cioè altrettanto storico. Il concreto qui ed ora nel quale il divenire si risolve nel processo, non è più un istante passeggero ed inafferrabile, sfuggente immediatezza [nota a piè di pagina di Lukács: «Cfr. in proposito, la Fenomenologia di Hegel (in particolare Werke, II, pp. 73 sgg) dove questo problema viene trattato con maggiore profondità, ed anche la teoria di Ernst Bloch dell’ “oscurità del momento vissuto” e del “sapere non ancora cosciente”.»], ma il momento della mediazione più profonda ed articolata, il momento della decisione, della nascita del nuovo. Finché l’uomo rivolge intuitivamente e complessivamente il proprio interesse verso il passato o verso il futuro, entrambi si fissano in una estraneità d’essere – e tra soggetto ed oggetto si estende l’incolmabile “dannoso spazio” del presente. Soltanto se l’uomo è in grado di afferrare il presente, in quanto riconosce in esso quelle tendenze dal cui contrasto dialettico egli è capace di creare il futuro, il presente, il presente come divenire diventa il suo presente. “Infatti, la verità – dice Hegel – consiste nel non atteggiarsi nell’oggetto come verso qualcosa di estraneo”. [nota a piè di pagina di Lukács: «Werke, XII, p. 207.»] Ma se la verità del divenire è rappresentata dal futuro non ancora sorto, che deve essere reso prossimo, dal nuovo che emerge dalle tendenze che si realizzano (con il nostro ausilio cosciente), allora la questione della riflessività immaginativa del pensiero appare completamente priva di senso. Il criterio della correttezza del pensiero è appunto la realtà. Ma questa non è, diviene – non senza l’intervento del pensiero. Qui si realizza dunque il programma della filosofia classica: il principio della genesi e [sic!: è] di fatto il superamento del dogmatismo (in particolare nella sua massima figura storica, nella teoria platonica del riflesso). Ma la funzione di questa genesi può essere svolta soltanto dal divenire concreto (storico). Ed in questo divenire, la coscienza (la coscienza di classe divenuta pratica nel proletariato) è un elemento costitutivo necessario ed indispensabile. Il pensiero e l’essere non sono quindi identici nel senso che essi si “corrispondono” reciprocamente, si “riflettono” l’uno nell’altro, procedono “parallelamente” o “arrivano a coincidere” (tutte queste espressioni sono soltanto forme dissimulate di un rigido dualismo): la loro identità consiste piuttosto nel loro essere momenti di uno stesso processo dialettico storico-reale. Ciò che la coscienza del proletariato “riflette” è quindi il positivo e il nuovo che scaturisce dalla contraddizione dialettica dello sviluppo capitalistico. Non dunque qualcosa che il proletariato trova o “crea” dal nulla, ma una conseguenza necessaria del processo di sviluppo nella sua totalità: qualcosa che, non appena arriva alla coscienza del proletariato e viene da esso reso pratico, si trasforma da astratta possibilità in realtà concreta. Questa trasformazione non è tuttavia meramente formale, dal momento che il realizzarsi di una possibilità, l’attualizzarsi di una tendenza significa appunto trasformazione oggettuale della società, modificazione delle funzioni dei suoi momenti e quindi modificazione sia strutturale che contenutistica di tutti gli oggetti particolari. Ma non si deve dimenticare: soltanto la coscienza di classe divenuta pratica del proletariato possiede questa funzione trasformatrice. In ultima analisi, ogni comportamento contemplativo puramente conoscitivo si trova in un rapporto duplice rispetto al suo oggetto: e la semplice introduzione della struttura qui riconosciuta in un altro comportamento qualsiasi che non sia l’agire del proletariato – dal momento che solo la classe nel suo riferirsi allo sviluppo complessivo può essere pratica – riconduce necessariamente ad una nuova mitologia del concetto, ad una ricaduta nel punto di vista della filosofia classica superato da Marx. Infatti, ogni comportamento puramente conoscitivo resta affetto dalla macchia dell’immediatezza: cioè, in ultima analisi, trova di fronte a sé una serie di oggetti finiti, non risolubili in processi. La sua essenza dialettica può consistere soltanto nella tendenza alla praticità, nell’orientamento verso le azioni del proletariato. Nel fatto che esso si rende criticamente cosciente di questa sua tendenza all’immediatezza, insita in ogni comportamento non-pratico e tende di continuo a chiarire criticamente le mediazioni, i rapporti con la totalità come processo, con l’azione del proletariato in quanto classe. Il sorgere ed il realizzarsi del carattere pratico nel pensiero del proletariato è tuttavia anch’esso un processo dialettico. In questo pensiero, l’autocritica non è soltanto autocritica del suo oggetto, la società borghese, ma è anche il riesame critico tendente ad accertare in che misura la propria natura pratica sia realmente arrivata a manifestarsi, quale grado di vera praticità sia oggettivamente possibile e quanto sia stato praticamente realizzato di ciò che era oggettivamente possibile. È chiaro infatti che la comprensione del carattere processuale dei fenomeni sociali ed il disvelamento della parvenza della loro rigida cosalità, per quanto possano essere corretti, non possono tuttavia sopprimere praticamente la realtà di questa parvenza nella società capitalistica. I momenti in cui questa comprensione può realmente convertirsi nella praxis sono determinati appunto dal processo sociale di sviluppo. Perciò il pensiero proletario è anzitutto soltanto una teoria della praxis, per trasformarsi poi a poco a poco (e indubbiamente spesso a salti) in una teoria pratica che trasforma la realtà. Solo le singole tappe di questo processo – che non è possibile qui neppure schizzare – potrebbero mostrare in piena chiarezza la via dello sviluppo della coscienza proletaria di classe (del costituirsi del proletariato in classe). Soltanto qui si illuminerebbero le intime interazioni dialettiche tra la situazione oggettiva, storico-sociale, e la coscienza di classe del proletariato; solo qui si concretizzerebbe realmente l’affermazione che il proletariato è il soggetto-oggetto identico del processo di sviluppo sociale.»: György Lukács, Storia e Coscienza di Classe, cit., pp. 263-271. Per quanto la critica lukacsiana alla teoria del rispecchiamento arrivi con estrema precisione a minarne le fondamenta filosofiche e, come abbiamo visto, pagando un inevitabile pesantissimo pedaggio al mito del proletariato come classe universale, in Storia e Coscienza di Classe non si troverà un passo dove verrà attaccato Materialismo ed Empiriocriticismo. Nella edizione impiegata nel Dialecticvs Nvncivs di Storia e Coscienza di Classe, alla prefazione, alle pp. XXXV-VI, Lukács fornisce il seguente ritratto di Lenin come interprete della filosofia della praxis che, oltre ad avere una indubbia aderenza col personaggio storico reale, rappresenta anche una sorta di Imitatio Lenini, dalla quale ogni vero rivoluzionario per Lukács avrebbe dovuto trarre ispirazione seguendo una corretta – e concreta – filosofia della praxis (ma avrebbe dovuto trarre, pure questo traspare dalle parole di Lukács, se non dalla vita di Lenin, dalla storia del movimento comunista anche motivi di meditata e sorvegliata prudenza: questa prefazione fu apposta da Lukács all’edizione di Storia e Coscienza di Classe del 1967 e dal 1923 fino all’anno dell’edizione del 1967 utilizzata nel presente lavoro Lukács non aveva autorizzato nessun’altra edizione ufficiale: fra l’edizione del 1923 e quella del 1967 tutta l’operato di Lukács fu teso – se escludiamo l’episodio di Codismo e Dialettica, opera, fra l’altro, rimasta per oltre settant’anni solo manoscritta, che se fu verosimilmente conosciuta, direttamente o indirettamente, nei circoli ristretti degli addetti ai lavori della rivoluzione, non poté mai dispiegare quella carica dirompente che avrebbe avuto se, in occasione delle critiche paleodiamattine di Rudas e Deborin a Storia e Coscienza di Classe, fosse stato data allora alle stampe – a smorzare sul piano personale e su quello politico le gravissime potenzialità di frattura che all’interno di un movimento comunista dominato dall’incipiente sovietico Diamat recava con sé Storia e Coscienza di Classe): «Già nella prefazione che scrissi recentemente per la riedizione separata di questo breve studio ho tentato di mettere in luce con una certa precisione ciò che io ritengo ancora vitale ed attuale nel suo atteggiamento di fondo. Ciò che importa a questo proposito è anzitutto intendere Lenin nella sua vera peculiarità spirituale, senza considerarlo come un prosecutore rettilineo sul piano della teoria di Marx e di Engels e neppure come un geniale e pragmatico “politico realistico”. Nel modo più conciso si potrebbe formulare questo ritratto di Lenin come segue: la sua forza teorica poggia sul fatto che egli considera qualsiasi categoria – per quanto possa essere astrattamente filosofica – dal punto di vista della sua efficacia all’interno della praxis umana e al tempo stesso porta l’analisi concreta della situazione concreta data di volta in volta, su cui si basa costantemente ogni sua azione, in una connessione organica e dialettica con i principi del marxismo. Così egli non è nel senso stretto del termine, né un teorico né un pratico, ma un profondo pensatore della praxis, un uomo il cui penetrante sguardo è sempre rivolto al punto in cui la teoria trapassa nella praxis e la praxis nella teoria. Il fatto che la cornice storico-spirituale di questo mio vecchio studio all’interno del cui ambito si muove questa dialettica, porti ancora in sé i tratti tipici del marxismo degli anni venti, altera indubbiamente alcuni elementi della fisionomia intellettuale di Lenin, dal momento che soprattutto nei suoi ultimi anni di vita egli sviluppò molto più di quanto faccia il suo biografo la critica del presente, ma riproduce anche i suoi lineamenti fondamentali in modo sostanzialmente corretto, poiché l’opera teorico-pratica di Lenin è anche oggettivamente inscindibile dai momenti preparatori del 1917 ed associata alle loro conseguenze necessarie. Oggi io credo che il tentativo di cogliere la peculiarità specifica di questa grande personalità riceva una sfumatura non del tutto identica, ma non per questo completamente estranea, attraverso l’illuminazione compiuta a partire dalla mentalità degli anni venti.»: György Lukács, Storia e Coscienza di Classe, cit., pp. XXXV-VI. Gramsci, a differenza di Lukács, non ebbe la felice sorte di vivere abbastanza a lungo per vedere il fallimento dei regimi che iniziarono dalla Rivoluzione d’ottobre; ebbe però la fortuna di consegnarci un pensiero che giganteggia, forse anche per le sue eccezionali sventure personali, su tutti quanti coloro, fra questi indubbiamente Lukács, diedero fondamentali contributi per la fondazione di una filosofia della praxis che sapesse rompere definitivamente con tutti i positivismi e meccanicismi (e, conseguentemente, con tutti i postmodernismi liberal-liberisti) che hanno sempre tarpato le ali a coloro che vollero cogliere il vivo dell’insegnamento di Marx (e, ovviamente, della dialettica di Hegel: fra i giganti di quel marxismo occidentale che felicemente seppero far evolvere l’idealismo in una feconda filosofia della prassi nominiamo qui solo di sfuggita Karl Korsch e il suo Marxismo e Filosofia: autore ed opera che troveranno una ben più completa disamina in Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico). Il conflittualismo dialettico-strategico del Repubblicanesimo Geopolitico, forse immodestamente ma, si spera, anche con la consapevolezza di Bernardo di Chartres, a questo aspira.»]]; [Nota 25: «Ulteriore congelamento per la presente versione REDVX tramite Wayback Machine:

https://web.archive.org/web/20190618163839/https://athens.indymedia.org/media/upload/2016/09/02/LEWONTIN_-_THE_DIALECTICAL_BIOLOGIST.pdf.»]; [Nota 26: «URL successivamente trasformato da Internet Archive in  https://ia800900.us.archive.org/3/items/TheDialecticalBiologist/Lewontin_-Levins_the_dialectical_biologist.pdf  e nostro salvataggio aggiuntivo di quest’ultimo URL  per la versione REDVX dei  Rapporti fra il Portogallo dell’Estado Novo e l’Italia fascista e del secondo dopoguerra in relazione al problema coloniale, cit. tramite Wayback Machine     all’ URL https://web.archive.org/web/20190618164825/https://ia800900.us.archive.org/3/items/TheDialecticalBiologist/Lewontin_-Levins_the_dialectical_biologist.pdf.]; [Nota 27: «In Rete anche presso                                                                                           l’ URL http://www.fulviofrisone.com/attachments/article/451/the%20logic%20of%20quantum%20mechanics%201936.pdf; “congelamento” WebCite agli URL  http://www.webcitation.org/76DzVbjNK  e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fwww.fulviofrisone.com%2Fattachments%2Farticle%2F451%2Fthe%2520logic%2520of%2520quantum%2520mechanics%25201936.pdf&date=2019-02-16 [Ulteriore congelamento per la presente versione REDVX tramite Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190618193921/http://www.fulviofrisone.com/attachments/article/451/the%20logic%20of%20quantum%20mechanics%201936.pdf: aggiunta al testo della nota compiuta nella presente versione REDVX]; Internet Archive: https://archive.org/details/TheLogicOfQuantumMechanics1936 e   https://ia801506.us.archive.org/0/items/TheLogicOfQuantumMechanics1936/the%20logic%20of%20quantum%20mechanics%201936.pdf [URL successivamente trasformati da Internet Archive in

https://archive.org/details/TheLogicOfQuantumMechanics1936/mode/2up                            e                                         

https://ia800905.us.archive.org/21/items/TheLogicOfQuantumMechanics1936/the%20logic%20of%20quantum%20mechanics%201936.pdf e nostro salvataggio aggiuntivo di quest’ultimo URL  per la versione REDVX  dei  Rapporti fra il Portogallo dell’Estado Novo e l’Italia fascista e del secondo dopoguerra in relazione al problema coloniale, cit. tramite Wayback Machine all’ URL    https://web.archive.org/web/20190618194424/https://ia800905.us.archive.org/21/items/TheLogicOfQuantumMechanics1936/the%20logic%20of%20quantum%20mechanics%201936.pdf: aggiunta al testo della nota compiuta nella presente versione REDVX] e infine “congelamento” della pagina Internet Archive agli URL WebCite http://www.webcitation.org/76E0F0hI7 e   http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia801506.us.archive.org%2F0%2Fitems%2FTheLogicOfQuantumMechanics1936%2Fthe%2520logic%2520of%2520quantum%2520mechanics%25201936.pdf&date=2019-02-16.»]»: I rapporti fra il Portogallo dell’Estado Novo e l’Italia fascista e del secondo dopoguerra in relazione al problema coloniale africano REDVX: versione con integrazioni sulla filosofia della praxis e sul marxismo occidentale. Atto di riparazione strategica n°1: Primo inventario e “congelamento” tramite WebCite ed Internet Archive delle fonti Internet   riferentisi a Dante Cesare Vacchi, il creatore dei commandos portoghesi in occasione della guerra coloniale portoghese. Fonti primarie e secondarie presenti in Internet per una storia dei commandos portoghesi nella guerra coloniale del Portogallo in Africa, dei rapporti fra il Portogallo dell’Estado Novo ed Italia fascista e del secondo dopoguerra riguardo al problema coloniale africano e per un’applicazione su uno specifico case study, il fascista ed ex repubblichino  Dante Cesare Vacchi che crea i commandos portoghesi, della teoria politologica e filosofico-politica  del Repubblicanesimo   Geopolitico. Il saggio  di cui per chiarezza abbiamo  ora replicato il titolo apparso ad inizio nota e da cui proviene la lunga citazione con una struttura a matrioska russa contenente altre subcitazioni da altri nostri lavori –  i quali, a loro volta, citano brani dei  principali autori basilari per la filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitico – e mostrante anche in questa pluristratificazione tutta la ricchezza euristico-dialettica per il paradigma prassistico olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico dello studio dei Complex Adaptive Systems (precursore di questa mentalità “non lineare” von Clausewitz col suo Vom Kriege) e  della meccanica quantistica e come la dialettica di queste due scienze impatti direttamente, come l’epigenetica  e la  Sintesi evoluzionistica estesa, sulla riconsiderazione della falsa suddivisione fra natura e cultura, è un lavoro che deve essere ancora pubblicato ma  è anche una sorta di riscrittura de I rapporti fra il Portogallo dell’Estado Novo e l’Italia fascista e del secondo dopoguerra in relazione al problema coloniale africano. Atto di riparazione strategica n°1: Primo inventario e “congelamento” tramite WebCite ed Internet Archive delle fonti Internet   riferentisi a Dante Cesare Vacchi, il creatore dei commandos portoghesi in occasione della guerra coloniale portoghese. Fonti primarie e secondarie presenti in Internet per una storia dei commandos portoghesi nella guerra coloniale del Portogallo in Africa, dei rapporti fra il Portogallo dell’Estado Novo ed Italia fascista e del secondo dopoguerra riguardo al problema coloniale africano e per un’applicazione su uno specifico case study, il fascista ed ex repubblichino  Dante Cesare Vacchi che crea i commandos portoghesi, della teoria politologica e filosofico-politica  del Repubblicanesimo   Geopolitico, pubblicato in data 9 marzo 2019 sul blog di geopolitica “L’Italia e il Mondo” all’URL http://italiaeilmondo.com/2019/03/09/dante-cesare-telesforo-vacchi-il-portogallo-dellestado-novo-e-litalia-repubblicanesimo-geopolitico_di-massimo-morigi/ (WebCite: http://www.webcitation.org/76kjtWEou e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2F2019%2F03%2F09%2Fdante-cesare-telesforo-vacchi-il-portogallo-dellestado-novo-e-litalia-repubblicanesimo-geopolitico_di-massimo-morigi%2F&date=2019-03-09; Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190816143950/http://italiaeilmondo.com/2019/03/09/dante-cesare-telesforo-vacchi-il-portogallo-dellestado-novo-e-litalia-repubblicanesimo-geopolitico_di-massimo-morigi/). Come si evince dai quasi sovrapponibili titoli dei due lavori, in entrambi si discute dal punto di vista del paradigma dialettico prassistico del Repubblicanesimo Geopolitico su un personaggio italiano molto poco conosciuto, Dante Cesare Vacchi, che fondò i commandos portoghesi in occasione delle guerre coloniali scoppiate durante la fase terminale dell’Estado Novo di Salazar e entrambi i lavori sono, innanzitutto, una ricerca bibliografica internettiana su questo personaggio accompagnata da un “congelamento” di queste fonti Internet su apposite piattaforme informatiche di conservazione della memoria digitale, ma mentre nel lavoro pubblicato sull’ “Italia e il Mondo” il “congelamento” delle fonti avviene tramite WebCite nel secondo lavoro ancora da pubblicare tale congelamento è stato effettuato anche tramite la Wayback Machine di Internet Archive.  Ma se si trattasse solamente di questo, se cioè la differenza fra i due lavori fosse solamente l’aggiunta dei congelamenti bibliografici tramite la Wayback Machine di Internet Archive, la riscrittura del saggio non sarebbe giustificata mentre, secondo noi, è pienamente giustificata dal fatto che il pubblicando lavoro contiene anche riflessioni filosofico-politiche che nella sua prima stesura non erano presenti per il semplice fatto che il lavoro su Dante Cesare Vacchi era originariamente nato nell’ambito di una ricerca accademica di africanistica interessata alle guerre coloniali portoghesi e alla ricerca di nuove ed inedite fonti sull’argomento piuttosto che a sviluppare un discorso teorico filosofico-politico, come invece è stato fatto nel secondo lavoro ancora da pubblicare e di cui in questa nota abbiamo citato uno stralcio. Tuttavia per quanto il secondo lavoro in attesa di pubblicazione non lesini, come s’è potuto leggere, di considerazioni in merito all’importanza per la filosofia politica del Repubblicanesimo Geopolitico della meccanica quantistica e dello studio dei Complex Adaptive Systems e della teoria del Caos, si tratta sempre di uno studio biografico-bibilografico su un moderno capitano di ventura italiano e quindi non è stato lì possibile sviluppare fino in fondo (o, almeno, con la completezza che noi avremmo desiderato) il discorso sull’importanza di queste scienze per il nostro paradigma. (Un esempio di non completo sviluppo del nostro paradigma lo abbiamo nella subcitazione dal Dialecticvs Nvncivs – per essere più precisi alla nota 3 di pp. 6-9 del Dialecticvs Nvncivs, che è una subcitazione dalla nota 24 dal pubblicando lavoro su Dante Cesare Vacchi –, dove affermiamo a proposito del rapporto fra spiegazione dialettica e spiegazione meccanicistico-causale che «non è che la spiegazione dialettica debba sostituire in toto la spiegazione meccanicistico-causale ma deve essere in testa, rispetto a quella meccanicistico-causale, nella gerarchia della preferenza fra le due». Come  è definitivamente e cristallinamente sottolineato  dal presente lavoro e come parimenti è chiara consapevolezza  nella versione Redvx di prossima pubblicazione del  lavoro su Dante Cesare Vacchi già pubblicato nella sua versione semplificata sull’ “Italia e il Mondo”), oggi, alla luce di una ancor più chiarificata consapevolezza storicistica, abbiamo ancor meglio compreso che la meccanicità dei fenomeni, nella maggior parte afferenti alla fisica, sono meccanici solo ad un occhio non allenato ad una prospettiva storica di lunghissimo periodo, abbiamo cioè compreso che queste manifestazioni fisiche si sono consolidate in una attuale apparente legalità meccanica attraverso un lunghissimo processo storico di storia naturale; e un lunghissimo processo storico che ha modellato questi fenomeni, fino a giungere all’attuale apparente meccanicità e ineluttabilità della legalità che manifesta  gli stessi, generantesi ex nihilo e ex suo solo attraverso il movimento dialettico del paradigma olistico-espressivo-strategico-conflittuale, lo stesso movimento dialettico, cioè, della storia, cultura e società umane, le quali fra l’altro – sia detto per inciso – una volta che la loro evoluzione sviluppatasi attraverso il paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale ha raggiunto un apparente equilibrio e stabilità, razionalizzano questo apparente stato di equilibrio conferendo alle consuetudini generatesi attraverso questo paradigma lo status di leggi, la cui natura sarebbe appunto quella di essere ab aeterno, proprio come le leggi fisiche. Oggi, in un’epoca comunque non più dominata dalla sacralità del potere, le leggi sono, de facto e de iure, continuamente modificabili attraverso un processo politico più o meno pubblico ma se esse hanno perso la loro aura di sacrale ineluttabilità ed eternità  continuano 1) ad essere espressione di una visione ed ideologia della società ispirata a principi non dialettici, “eternicistici” e dove lo scontro e il conflitto è visto, in ultima istanza, come una perturbazione, e poco importa se, ma solo apparentemente, l’ideologia democratico-liberale, renda un omaggio alla conflittualità sociale perché da questa (ipocriticamente) indicata come fattore di sviluppo e 2) continuano altresì, proprio per l’ipostatizzazione meccanicistica che racchiude nella semantica collettiva il termine stesso di ‘legge’, ad ispirare una visione della natura e della fisica totalmente meccanicistica e retta, appunto, dalle c.d. leggi fisiche e/o della natura. Solo da questi veloci spunti, traspare quanto sia politica la fisica e fisica la politica, quanto ambedue se dialetticamente considerate abbattano la soluzione di continuità fra cultura e natura e quanto il paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico voglia far crescere accanto ad una “fisica della praxis” una “fisica sociale, culturale, storica ed economica della praxis” da Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico, citato alla subnota 23 della presente nota.). Ripetendo quindi per l’ennesima volta l’adagio amicus plato sed magis amica veritas affrontiamo in primo luogo il problema del computer quantistico. Avevamo già accennato al computer quantistico nella nostra Teoria della Distruzione del Valore, ma qui ci eravamo limitati ad affermare la sua numinosa capacità di calcolo che, sul piano politico sociale e culturale, non potrà che portare, quando sarà realizzato, ad epocali e terribili sconvolgimenti (in estrema sintesi: il computer quantistico in pochi secondi è in grado di compiere calcoli che  gli odierni più potenti computer impiegano  millenni ad eseguire e non occorre spendere ulteriori parole sulle spaventose – o felici, secondo il punto di vista – conseguenze culturali, politiche, sociali e storiche che discendono da questa numinosa e/o stregonesca – apparentemente evocatrice dei primigeni spiriti del Cosmo – capacità di calcolo). Ma il computer quantistico cela dentro di sé anche un quid filosofico estremamente interessante per la filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitico – filosofia della prassi per la quale non è possibile porre, in ultima analisi,  una distinzione ontologico-epistemologica fra soggetto ed oggetto, e questo per il semplice ed incontestabile fatto che  l’uno è creatura dialettica dell’altro e che l’uno senza l’altro non sarebbe né concepibile epistemologicamente e nemmeno ontologicamente –, perché uno dei problemi che ha fin qui ostacolato la costruzione di computer quantistici effettivamente operativi è il problema della decoerenza quantistica, decoerenza quantistica che, all’atto pratico e comprensibile nei suoi effetti anche ai profani, fa sì l’atto di leggere i dati prodotti dalla computazione quantica, alteri i dati stessi in uscita. Saremmo quindi certamente in presenza del paradigma prassistico che vede il soggetto (il lettore dei dati) inestricabilmente connesso con l’oggetto (l’output in uscita dal computer quantistico) ma non solo, siamo anche in presenza di una sorta di ribaltamento del classico schema storicistico dove il tempo può scorrere solo unidirezionalmente  dal presente verso il futuro e mai in senso contrario, perché nel caso della decoerenza quantistica che avviene nella computazione quantistica (ed anche, come vedremo, non solo nella computazione, ma anche in altre situazioni di questa bizzarra ma estremamente reale fisica) questa decoerenza avviene per una un’osservazione che è posticipata  rispetto all’elaborazione dell’output stesso. Se ricordate, cfr. supra nota n° 15, Galasso in Nient’altro che storia afferma che il flusso temporale va sempre in senso unidirezionale dal presente al futuro. Ora, alla luce delle conoscenze sulla meccanica quantistica (che, come abbiamo detto, sembrano trovare conferma anche dalle  difficoltà di costruire un computer quantistico efficacemente operativo), è nostra opinione che il paradigma storicistico olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale possa essere compatibile anche con uno schema temporale che viaggia dal futuro verso il passato. Ma prima di dilungarci in ulteriori considerazioni e sul computer quantistico ma, soprattutto, sulla significatività dialettica di uno schema temporale invertito, vediamo di approfondire, o perlomeno di fornire elementi di bibliografia internettiana di approfondimento, in merito al problema dell’importanza dell’osservazione-osservatore  sul verificarsi di questa decoerenza (osservazione o osservatore?: i fisici che si occupano di meccanica quantistica non si sono messi ancora d’accordo se sia l’atto osservativo o l’intenzione di osservare a causare la  decoerenza quantistica). L’esperimento cardine che dimostra che l’osservazione-osservatore determina la decoerenza quantistica è l’esperimento della doppia fenditura (in inglese, double slit experience), esperimento variazione dell’esperimento di Young sulla natura ondulatoria della luce e dove a differenza di Young invece di un fascio di luce che attraversa una doppia fenditura e che in ragione di questo attraversamento proietta su uno schermo posto dietro le due fenditure uno schema ondulatorio (come accade quando un’ onda nell’acqua attraversa due fenditure creando così dopo l’attraversamento  sub-onde che interferiscono a vicenda), viene realizzato facendo passare attraverso la doppia fenditura un solo fotone per volta (o anche altra particella) per poterlo osservare, col risultato sorprendente che se la particella, fotone o elettrone che sia, viene osservata si verifica una decoerenza quantistica e la proiezione sullo schermo dell’impatto non è ondulatoria e data dall’interferenza delle sub-onde ma solo la proiezione delle due fenditure, mentre se non effettuiamo l’osservazione otteniamo di nuovo proiettato sullo schermo lo schema ondulatorio. Per un primo approccio sull’esperimento della doppia fenditura cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Esperimento_della_doppia_fenditura#Descrizione (Wayback Machine : https://web.archive.org/web/20191221090746/https://it.wikipedia.org/wiki/Esperimento_della_doppia_fenditura) o anche l’originale più completo  in inglese di questa pagina: https://en.wikipedia.org/wiki/Double-slit_experiment (Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191221091308/https://en.wikipedia.org/wiki/Double-slit_experiment) ma in ottemperanza al principio ciceroniano del ‘docere, delectare, movere’, proponiamo sull’argomento anche il divertente Dr. Quantum Double Slit Experiment (originariamente su YouTube all’URL https://www.youtube.com/watch?v=NvzSLByrw4Q e da noi scaricato e poi da noi ricaricato agli URL di Internet Archive https://archive.org/details/drquantumdoubleslitexperiment1https://ia601501.us.archive.org/13/items/drquantumdoubleslitexperiment1/Dr%20Quantum%20%20%20Double%20Slit%20Experiment%20%281%29.mp4), un cartone animato dove il Dr. Quantum, un anziano e bizzarro professore con costume e poteri  da supereroe, ci illustra l’esperimento della doppia fenditura e lo stranissimo fenomeno della decoerenza quantistica qualora avvenga l’osservazione della particella. Ma Dr. Quantum Double Slit Experiment non è un audiovisivo autonomo essendo un breve stralcio del lungometraggio del 2004 What the Bleep Do We Know!? Down the Rabbit Hole che, con l’attrice sordomuta Marlee Matlin nel ruolo di protagonista, può essere considerato una sorta di manifesto dell’incontro dell’ideologia-religione New Age con la volgarizzazione della meccanica quantistica (per un primo approccio sul misticismo quantico, vedi l’articolo su Wikipedia Quantum Mysticism, all’URL https://en.wikipedia.org/wiki/Quantum_mysticism, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191222073151/https://en.wikipedia.org/wiki/Quantum_mysticism), e, proprio perché l’approccio misticheggiante  di What the Bleep Do We Know!? Down the Rabbit Hole è, apparentemente, quanto di più lontano dalla nostra Weltanschauung storicistica olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale ma, al tempo stesso, il misticismo quantico del film contesta intransigentemente tutte quelle categorie che repellono anche al Repubblicanesimo Geopolitico, in primo luogo l’esistenza della materia e dello spirito e la loro separazione e, in secondo luogo, errore direttamente correlato al primo, la suddivisione  ontologico-espitemologica fra natura e cultura, noi in omaggio all’esortazione didattico-retorica ciceroniana dove, dal nostro punto di vista, ‘movere’ non deve essere inteso solo come ‘commuovere’ ma anche come suscitare un movimento dialettico che metta in discussione vecchie e consolidate abitudini e convinzioni, abbiamo deciso di includere questo film fra gli espedienti euristici che possono affiancare la nostra filosofia prassistica e quindi, indicandolo come una delle fonti attraverso le quali, comunque, si può avere un primo approccio verso la meccanica quantistica ed anche una messa in discussione degli idòla fori e degli idòla theatri  contro i quali anche il Repubblicanesimo Geopolitico non fa alcuno sconto, forniamo l’URL di YouTube attraverso il quale si può prendere visione di questo film, https://www.youtube.com/watch?v=R6G3-Zc9mtM, e poi anche gli URL prodotti da Internet Archive dopo che, scaricato questo film da YouTube, abbiamo provveduto al suo upload  presso la più importante piattaforma di preservazione digitale oggi esistente: https://archive.org/details/whatthebleepdoweknowfullmovieextended e https://ia601500.us.archive.org/9/items/whatthebleepdoweknowfullmovieextended/What%20The%20Bleep%20Do%20We%20Know%20FULL%20MOVIE%20EXTENDED.mp4. In ogni modo, New Age o quantum mysticism che sia, né il Dr. QuantumWhat the Bleep Do We Know!? affrontano direttamente il problema della retrocausalità in relazione alla decoerenza quantica legata all’esperimento della doppia fenditura. Per un primo approccio  su questa questione, risulta di grande utilità Anthony Peake, The John Wheeler “Delayed Choice” Experiment, 19 aprile 2015, pubblicato sul sito che porta nell’indirizzo il nome dell’autore https://www.anthonypeake.com/, e scaricabile nello specifico all’URL https://www.anthonypeake.com/627/ (nostro congelamento Wayback Machine all’URL http://web.archive.org/web/20191221075403/https://www.anthonypeake.com/627/). Nell’articolo viene descritto l’esperimento mentale (col termine esperimento mentale si indica un esperimento che non si intende realizzare concretamente ma i cui passaggi solo immaginati vengono però svolti alla luce di reali principi della fisica) del fisico John Wheeler, il quale, per provare la possibilità che l’osservazione-osservatore agisse come retrocausa nella decoerenza quantistica, pensò  un esperimento in cui la funzione della doppia fenditura fosse svolta da una galassia posta a milioni di anni luce dall’osservatore terrestre e in cui immaginò che a seconda che l’osservatore attraverso un telescopio terrestre osservasse direttamente o  non osservasse il fascio di luce diviso in due onde dalla galassia, sullo schermo posto sulla Terra apparisse o uno schema ad onde che si sovrappongono oppure semplicemente due fasci di luce distinti, con ciò provando che un’osservazione effettuata milioni di anni dopo che la luce è passata attraverso la doppia fenditura cosmica ha causato la decoerenza quantistica («Wheeler suggested that we could consider the two light sources as being identical to the two streams of light coming out of the two slits in the “Double Slit Experiment”, it is just that their source is billions of years ago rather than the tiny fraction of a second it takes the light to leave the slit and arrive at the light-sensitive film or photon detector. Wheeler then suggested that we have a choice of either placing the light sensitive film in the path of the light, in which case we will see a classic banded interference pattern emerge or we point our telescope to the left or right side of the galaxy and, hey presto, we will see photons arriving which will create the blob pattern. In effect this example of the “delayed choice” experiment changes the past not from a few nano-seconds ago but from billions of years ago.» : Anthony Peake, The John Wheeler “Delayed Choice” Experiment). Una trattazione più tecnica del Wheeler’s delayed-choice gedanken  experiment  (formiamo questa dicitura internazionale dell’esperimento mentale di Wheeler per facilitare, per chi ne fosse interessato, un autonomo approfondimento sull’esperimento, visto che ormai in italiano su Internet in campo scientifico si trova sempre meno e sempre più fonti tradotte) e delle difficoltà operative che a tutt’oggi hanno reso impossibile realizzare l’esperimento di Wheeler può essere consultata su Wikipedia all’URL https://en.wikipedia.org/wiki/Wheeler%27s_delayed-choice_experiment (Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20191220132231/https://en.wikipedia.org/wiki/Wheeler%27s_delayed-choice_experiment), mentre una versione “più realizzabile” (ed effettivaente realizzata) del  gedanken experiment     di Wheeler la possiamo apprendere da A. G. Manning, R. I. Khakimov, R. G. Dall and A. G. Truscott, Wheeler’s delayed-choice gedanken experiment with a single atom, “Nature Physics”, data di pubblicazione online: 25 maggio  2015;  https://doi.org/10.1038/NPHYS3343, da noi scaricato da https://it.scribd.com/document/383529835/Wheeler-s-Delayed-choice-Gedanken-Experiment-With-Single-Atom  e poi ricaricato su Internet Archive generando così gli URL https://archive.org/details/383529835wheelersdelayedchoicegedankenexperimentwithsingleatom/mode/2up                                                       e https://ia902809.us.archive.org/18/items/383529835wheelersdelayedchoicegedankenexperimentwithsingleatom/383529835-Wheeler-s-Delayed-choice-Gedanken-Experiment-With-Single-Atom.pdf. Analoga versione tecnicamente più abbordabile (ed anche questa realizzata) dell’esperimento mentale di Wheeler può essere esaminata in Experiment confirms quantum theory weirdness, data di pubblicazione online: 27 maggio 2015, sul sito istituzionale dell’Australian National University all’URL https://www.anu.edu.au/news/all-news/experiment-confirms-quantum-theory-weirdness e URL e documento da noi congelati con la Wayback Machine generando l’URL http://web.archive.org/web/20191221073319/https://www.anu.edu.au/news/all-news/experiment-confirms-quantum-theory-weirdness. Tuttavia, l’esperimento mentale di Wheeler, e soprattutto nelle sue due realizzazioni qui sopra indicate che non implicano come quadro di riferimento la presenza  di distanze cosmiche ed eoni ma, bensì, molto più ridotti laboratori e tempi di frazioni di secondi per determinare se sia possibile o meno una retrocausalità quantistica (e gli esperimenti appena citati dimostrerebbero che questa è proprio possibile), non fanno altro che parte, almeno dal punto di vista di profani della fisica quali noi siamo, della più vasta famiglia dei cosiddetti esperimenti  di cancellazione quantistica a scelta ritardata, la cui prima versione è illustrata in Yoon-Ho Kim, Rong Yu, Sergei P. Kulik, Yanhua Shih, and Marlan O. Scully, A Delayed Choice Quantum Eraser, “Physical Review Letters”, 2000, 3 gennaio; Vol. 84(1), pp. 1-5, PMID: 11015820, https://doi.org/10.1103/PhysRevLett.84.1, articolo da noi scaricato all’URL https://www.researchgate.net/publication/12307552_Delayed_Choice_Quantum_Eraser e poi da noi ricaricato su Internet Archive generando gli URL https://archive.org/details/adelayedchoicequantumeraseryoonhokimr.yus.p.kulikrepubblicanesimogeopoliticomassimomorigi/mode/2up                                                                                  e https://ia803100.us.archive.org/7/items/adelayedchoicequantumeraseryoonhokimr.yus.p.kulikrepubblicanesimogeopoliticomassimomorigi/A%20Delayed%20Choice%20Quantum%20Eraser%2C%20Yoon-Ho%20Kim%2C%20R.%20Yu%2C%20S.P.%20Kulik%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Massimo%20Morigi.pdf. Ma  se si vuole una illustrazione meno ostica per i profani di questo esperimento rispetto a quella datane da coloro che per primi lo hanno realizzato, invece che a Scully e soci può rivolgersi alla solita Wikipedia all’URL  https://it.wikipedia.org/wiki/Esperimento_di_cancellazione_quantistica_a_scelta_ritardata (Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200110073252/https://it.wikipedia.org/wiki/Esperimento_di_cancellazione_quantistica_a_scelta_ritardata; oppure al suo originale in inglese all’URL https://en.wikipedia.org/wiki/Delayed-choice_quantum_eraser, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20191209234602/https://en.wikipedia.org/wiki/Delayed-choice_quantum_eraser), nel quale articolo viene spiegato che a differenza che nel classico esperimento della doppia fenditura dove le particelle che attraversano le fenditure vengono osservate ininterrottamente prima e dopo questo attraversamento (oppure non osservate né prima né dopo), queste particelle sono osservate solo successivamente il loro attraversamento  e ciò che determina o meno lo schema di interferenza è se questa osservazione successiva sia stata o no effettuata: «Nell’esperimento di base della doppia fenditura, un fascio di luce (di solito un laser) è diretto perpendicolarmente verso una parete forata da due aperture a fessura parallela. Se uno schermo di rilevamento è messo sull’altro lato della parete a doppia fenditura, si osserverà un modello di luce e ombra a frange, un modello che viene chiamato «modello di interferenza». Altri enti su scala atomica come gli elettroni si trovano a mostrare lo stesso comportamento quando vengono sparati verso una doppia fenditura. Diminuendo la luminosità della sorgente in maniera sufficiente, singole particelle che formano la figura di interferenza sono rilevabili. L’emergere di una figura di interferenza suggerisce che ogni particella che passa attraverso le fessure interferisce con se stessa e che quindi, in un certo senso, le particelle stanno attraversando entrambe le fessure nello stesso tempo. Questa è un’idea che contraddice la nostra esperienza quotidiana degli oggetti discreti. Un esperimento mentale ben noto, che ha svolto un ruolo fondamentale nella storia della meccanica quantistica, ha dimostrato che, se i rivelatori di particelle sono posizionati nelle fessure si mostra attraverso quale fenditura un fotone passa, ma in questo caso la figura di interferenza scompare. Questo esperimento illustra il principio di complementarità sul fatto che i fotoni possono comportarsi sia come particelle o come onde, ma non entrambi allo stesso tempo. Tuttavia, realizzazioni tecnicamente possibili di questo esperimento non sono state proposte fino al 1970. Le informazioni sul percorso e la visibilità delle frange di interferenza sono quantitativi complementari. [sic!: nostra traduzione dall’originale in inglese: «L’informazione sul percorso delle particelle  e la visibilità dello schema di interferenza mutualmente si escludono»: senza ulteriori commenti in merito alla già segnalata scarsa qualità delle traduzioni in italiano delle fonti scientifiche in inglese presenti sul Web]. Nell’esperimento della doppia fenditura, seguendo [sic!] con la conoscenza convenzionale, si è ritenuto che osservando le particelle esse vengono disturbate di una misura sufficiente a distruggere la figura di interferenza a causa del principio di indeterminazione di Heisenberg. Tuttavia nel 1982 Scully e Drühl hanno trovato una scappatoia a questa interpretazione. Hanno proposto un “cancellatore quantistico” ideale per ottenere le informazioni del percorso senza disperdere le particelle o comunque con l’introduzione di fattori di fase non controllati da loro. Piuttosto che tentare di osservare quale fotone entrasse in ogni fessura (in questo modo disturbandoli), hanno proposto di “marcarli” con l’informazione che, in linea di principio, permetterebbe ai fotoni di essere distinti dopo il passaggio attraverso le fessure. La previsione teorica è che la figura di interferenza scompare quando i fotoni sono marcati, ma riappare se le informazioni sul percorso vengono ulteriormente manipolate per cancellare le marcature dopo che i fotoni segnalati sono passati attraverso le doppie feritoie. Dal 1982 ulteriori esperimenti, ideali e reali, hanno dimostrato la validità della cosiddetta “cancellazione quantica”.[…] Questo risultato è simile a quello dell’esperimento a doppia fenditura quando l’interferenza [sic!: «il modello di interferenza»] è osservata fino a che non è nota da quale fenditura il fotone è passato, mentre non si osservano interferenze [sic!: «modelli di interferenza»] quando il percorso è noto. Ciò che rende questo esperimento sorprendente è che a differenza dell’esperimento della doppia fenditura classico, la scelta se mantenere o cancellare le informazioni del percorso non compiuto fino a 8 nsec dopo la posizione del fotone, avviene dopo che è già stata effettuata una misura su D0. La rilevazione dei fotoni su D0 non produce direttamente tutte le informazioni sul percorso. Il rilevamento dei fotoni pigri in D3 o D4, che forniscono informazioni sul percorso, significa che nessun modello di interferenza  può essere osservato nel sottoinsieme di fotoni individuati su D0. Allo stesso modo, la rilevazione dei fotoni pigri in D1 o D2, che non forniscono informazioni sul percorso, significa che i modelli di interferenza possono essere osservati nel sottogruppo di fotoni su D0. In altre parole, anche se un fotone pigro non è osservato se non molto tempo dopo che il suo segnale entangled arriva su D0 a causa del percorso ottico più breve, l’interferenza su D0 è determinata dal fatto che il fotone entangled pigro è rilevato in un rivelatore che conserva le informazioni del percorso (D3 o D4), o in un rivelatore che cancella le informazioni sul percorso (D1 o D2). Alcuni hanno interpretato questo risultato in merito alla scelta ritardata sul fatto che se si osservi o meno il percorso del fotone pigro si determina un cambiamento del risultato di un evento passato. La posizione del consenso contemporaneo è che la retrocausalità non è necessaria a spiegare il fenomeno della scelta ritardata. Si noti in particolare che una figura di interferenza può essere estratta solo per l’osservazione dopo che sono stati rilevati i fotoni pigri (cioè in D1 o D2). Il modello complessivo di tutti i fotoni di segnale su D0, di cui gli entangled pigri sono andati su più rivelatori, non mostrerà mai un’interferenza su ciò che accade ai fotoni pigri. Si può avere un’idea di come funziona il processo guardando i grafici di R01, R02, R03 e R04, e osservando che i picchi di R01 in linea con le depressioni di R02 (cioè in presenza di uno sfasamento π tra le due frange di interferenza). R03 mostra un singolo massimo e R04, che è sperimentalmente identico a R03 mostrerà risultati equivalenti. I fotoni entangled, come filtrati con l’aiuto del contatore di coincidenze, sono simulati nelle figure che inviano un’impressione visiva delle prove disponibili dall’esperimento. In D0, la somma di tutti i conteggi correlati non mostreranno interferenze. Se tutti i fotoni che arrivano su D0 dovevano essere tracciati su un grafico, si vedrebbe solo una fascia centrale luminosa.» Infine per chi volesse attingere ad una fonte di assoluta autorevolezza in merito alla retrocausalità invitiamo a consultare la voce Retrocausality in Quantum Mechanics della Stanford Encyclopedia of Philosophy, presso l’URL https://plato.stanford.edu/entries/qm-retrocausality/, pubblicato sul sito dell’Enciclopedia il 3 giugno 2019 (Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20191220131958/https://plato.stanford.edu/entries/qm-retrocausality/), che oltre, per quanto possibile, rifuggire da una trattazione troppo tecnica che renderebbe l’argomento inaccessibile a noi profani, fa pure un excursus storico sul dibattito scientifico sulla retrocausalità, non disdegnando neppure di sfiorarne l’ambito filosofico. Usiamo volontariamente il termine ‘sfiorare’, perché l’impostazione filosofica della voce è di stampo positivista-neopositivista, vi si cita abbondantemente Russell, e di idealismo, storicismo, marxismo, liberalismo, di filosofia della prassi e di dialettica  – per non parlare dell’idea di retrocausalità storica che è la struttura portante delle Tesi di filosofia della storia di Walter Benjamin – nemmeno una parola. Risolvendo noi questa “piccola” pecca affermando che per questo ci siano noi, con ciò volendo dire un po’ più per esteso che il paradigma storicistico olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico si pone il compito, dal punto di vista ontologico-epistemologico, di ribaltare la vecchia ipostatica suddivisione fra natura e cultura non unendo artificialmente i due termini in uno sciocco e meccanico binomio natura-cultura ma rivoluzionando tutta la semantica che i due termini trasmettono, con ciò volendo significare che sia la natura che la cultura non sono altro che l’espressione storicamente definita del paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale, dove però ‘storicità’ significa solo che il paradigma per svolgersi necessita della dimensione temporale (e non solo per svolgersi, per la verità, ma anche assumendo questa storicità come un elemento costitutivo del suo telos dialettico) ma non che questa dimensione temporale  corra  unicamente dal passato verso il futuro, del tutto consapevoli, cioè, che  se si protestasse come articolo di fede questa unidirezionalità del tempo,  ricadremmo vittime di un rigido schematismo causa-effetto che è parente stretto della Weltanschauung che divede natura e cultura, cosa che dal nostro punto di vista non è accettabile perché nelle vicende della cultura e della storia vediamo che comportamenti e decisioni vengono assunti non solo per mantenere inalterato il presente o modificare il futuro ma anche come atti cristallizzatori, restauratori e riparatori verso il passato – culto delle tradizioni, vendette, commemorazioni funebri, fino a giungere all’attività storiografica vera e propria – e perché, conseguentemente, il passato continui ad essere di ispirazione per il presente e per il futuro (ritorniamo a Benjamin e alle sue Tesi di filosofia  della storia nelle quali il Messia viene innanzitutto a salvare chi è stato la vittima del potere nel passato e così dando una speranza di salvezza anche in questo presente), e il Repubblicanesimo Geopolitico proprio perché prassisticamente intende rivoluzionare il dualistico concetto di cultura-natura né intende ricadere in vecchi errori positivistico-neopositivistici (solo per riferirsi a chi, nel Novecento, ha sia ribadito la suddivione cultura-natura e ha sempre ribadito un rigido schematismo causa→effetto, perché lo schematismo della suddivisione cultura-natura, ed anche lo schematismo causa→effetto è, in un certo senso, la maledizione di tutto il pensiero occidentale che non ha saputo sviluppare, ulteriormente dialettizzandolo, lo spunto aristotelico dello ζῷον πολιτικόν e dello ζῷον  λόγον  ἔχων) ma dialettizzare integralmente ed olisticamente tutta la realtà espressiva attribuendo a questa realtà anche le modalità retrocausali della c.d.  cultura (che sì, dal punto di vista di un osservatore legato ed influenzato dalla fisica classica e/o dal positivismo-neopositivismo si è sviluppata storicamente con paradigmi temporali unidirezionali ma che, questa cultura, in ultima analisi, ha sempre aspirato ad agire anche retrospettivamente), non può certo rimanere abbarbicato ad una visione storico-temporale di modello unidirezionale (fatta salva, ovviamente, la solita osservazione, amicus plato sed magis amica veritas, perché come il Repubblicanesimo Geopolitico non è la traduzione filosofico-politica delle nuove frontiere della biologia evoluzionistica non lo è nemmeno della meccanica quantistica, rappresenta, se vogliamo, la loro realistica dialettizzazione nella realtà umana olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale ma una dialettizzazione che precede e non viene al seguito di queste scienze). Al termine di queste considerazioni sulla meccanica quantistica, appare di tutta evidenza che la costruzione di un computer quantistico solleva problematiche che vanno ben al di là delle difficoltà tecniche della sua realizzazione, coinvolgendo una riscrittura della categorie spazio-temporali che pur non  sbarazzandoci della dimensione storica ce ne propongono una nuova dove il senso comune (il senso comune, solo per rimanere nella nostra modernità delle “democrazie” rappresentative, borghese, positivistico e liberaldemocratico ma comprendiamo nella lista anche il senso comune espresso dal defunto Diamat, con tutti i suoi annessi e connessi politico-ideologici) è totalmente soppiantato da una visione della realtà storica totalmente dialettica e dove il percorso del tempo non è più unidirezionale ed è, per di più influenzato in questa bidirezionalità, dalla decisione o meno di compiere un atto osservativo e/o di dialettizzazione prassistica della realtà legante bidirezionalmente in vicendevolmente influenzati definizione e mutamento il soggetto e l’oggetto (per la verità, un primo scardinamento del tempo si era avuta con la teoria della relatività ristretta di Einstein ma mentre in questa le coordinate spazio-temporali erano determinate dal sistema di riferimento dell’osservatore, nella meccanica quantistica è la decisione di osservare e quando osservare che determina l’esito dell’esperimento), ed è quindi qualcosa più di un sospetto che la costruzione di questo computer non sia solo ostacolata dall’effettiva difficoltà di risolvere il problema della decoerenza quantistica cagionata dall’osservazione dei dati in uscita del computer ma anche dalle indubbie ricadute non solo politico-economiche e sociali (già evidenziate in Teoria della distruzione del valore, dove si parla delle numinose capacità  computazionali di questo computer) ma anche valoriali ed ideologico-religiose che  genererebbe  un dispositivo meccanico che avrebbe a che fare con una nuova visione del tempo che può anche andare a ritroso – meccanico sì ma veramente un terribile ircocervo perché per i più molto più affine, a questo punto, ad un atto di magia nera che ad una “solida” visione positivistica della scienza ed anche antitetico  alla  Weltanschauung cosmologica delle attuali religioni positive monoteiste, entrambe convergenti nel dare forma al “naturale” senso comune del flusso unidirezionale del tempo sul quale si modella la consuetudinaria vita sociale ed etica di ogni giorno. E, viste anche queste problematiche non solo tecniche, è forse allora troppo azzardato ipotizzare che, in realtà, gli studi su questo fantastico computer, siano  più avanzati di quanto finora non si è ammesso? Covavamo questo sospetto da molto tempo e, molto recentemente, abbiamo ricevuto anche un piccolo indizio che le cose potrebbero stare in questi termini. Ricapitoliamo velocemente questa vicenda. Nell’agosto del 2019 viene pubblicato sul sito ufficiale  della NASA un articolo, a firma di Eleanor G. Rieffel, intitolato Quantum Supremacy Using a Programmable Superconducting Processor e nel riassunto di presentazione dell’articolo così si afferma: «The tantalizing promise of quantum computers is that certain computational tasks might be executed exponentially faster on a quantum processor than on a classical processor. A fundamental challenge is to build a high-fidelity processor capable of running quantum algorithms in an exponentially large computational space. Here, we report using a processor with programmable superconducting qubits to create quantum states on 53 qubits, occupying a state space 253~1016. Measurements from repeated experiments sample the corresponding probability distribution, which we verify using classical simulations. While our processor takes about 200 seconds to sample one instance of the quantum circuit 1 million times, a state-of-the-art supercomputer would require approximately 10,000 years to perform the equivalent task. This dramatic speedup relative to all known classical algorithms provides an experimental realization of quantum supremacy on a computational task and heralds the advent of a much-anticipated computing paradigm.». Tutto giusto e perfetto (e dischiudente fantastici e lisergici paradisi dominati dalla supercapacità di calcolo di questo supercomputer: 200 secondi per compiere calcoli che il più potente degli attuali computer impiegherebbe 10.000 anni), se vogliamo, ma c’è un piccolo ma e questo piccolo ma consiste nel fatto che l’articolo fu tolto immediatamente dal sito della NASA. Sorge allora un legittimo sospetto: in realtà la Nasa non ha mai pubblicato sul suo sito questo articolo, e questo articolo è in realtà un falso diffuso sul Web su siti originariamente dediti – o poco attenti – alla diffusione di fake news (noi lo abbiamo recuperato da Scribd, non un sito che diffonde false notizie ma una piattaforma commerciale di preservazione digitale ma non sappiamo dei passaggi precedenti all’approdo in Scribd ma delle nostre peripezie per entrare in possesso di questo documento diremo fra breve). Ma contro l’ipotesi ‘fake’ militano tre considerazioni fondamentali.  La prima è che la NASA non ha mai smentito di aver messo in Rete sul suo sito l’articolo, e vista l’importanza dell’argomento, che non può essere rubricato come  la notizia dell’avvistamento da parte dell’Agenzia di un UFO e che quindi non meriterebbe da parte di questa alcun commento vista l’evidente stupidaggine ed irrilevanza della stessa, questo silenzio equivale ad una mezza prova sull’originaria presenza dell’articolo sul sito della Nasa stessa.  La seconda ragione che milita contro l’ipotesi ‘fake’ e che prende lo spunto dalla prima ragione, delinea una scenario un po’ diverso, dove piuttosto che incentrarsi sull’eventuale silenzio della NASA in merito alla messa in rete dell’articolo, preferisce considerare il problema dell’eventuale silenzio NASA in merito alla rimozione dell’articolo dal suo sito, rimozione che, nel caso fosse effettivamente avvenuta, o  causata come nel primo caso, per le conseguenze politico-sociali-tecnologiche dell’articolo, oppure perché, molto più banalmente, l’articolo sarebbe stato giudicato scadente e non sufficientemente all’altezza per gli standard scientifici dell’Agenzia. Noi che abbiamo letto l’articolo in questione, in ragione della nostra più volta ribadita profanità professionale non sappiamo proprio pronunciarci in merito alla qualità scientifica dell’articolo (che comunque sottoponiamo fra poco alla lettura integrale da parte  dei nostri gentili lettori non solo per la nostra acribia sulle fonti e bibliografica ma anche nella speranza che qualcuno più preparato di noi ci possa aiutare nel giudizio) ma la nostra, chiamiamola così, perizia professionale storico-dialettica ci suggerisce che l’articolo non sia stato rimosso perché giudicato scadente. In ogni modo, articolo interessante e valido o articolo scientificamente poco fondato, e quindi silenzio della NASA nell’ambito dei due sopraddetti scenari, equivale in entrambi i casi ad articolo originariamente pubblicato sul sito dell’agenzia. Ma la terza più forte ragione in merito al fatto che l’articolo sia stato pubblicato sul sito della NASA, ed anche avvalorante l’ipotesi che l’articolo sia tutt’altro che scadente, sta nel nome stesso dell’autrice, alla quale sul sito della NASA è dedicata una intera pagina di presentazione dove vi si afferma che essa è «Senior Research Scientist. Lead, Quantum Artificial Intelligence Laboratory (QuAIL) NASA AMES RESEARCH CENTER. Eleanor.rieffel@nasa.gov», che «Eleanor G. Rieffel joined the NASA Advanced Supercomputing (NAS) Division at NASA Ames Research Center in September 2012 to contribute to NASA’s expanding quantum computing effort.», che i suoi interessi di ricerca  «in quantum computing dates back to 1997, when she read early papers and saw the mix of the practical and fundamental, of physics, mathematics, and computer science. Through her research she hopes to catch glimmers as to the elusive source of the power of quantum computation. Her current research interests include adiabatic and measurement-based approaches to quantum computing, and the insights these different approaches give to into both fundamental questions in quantum computation and into algorithmic design. She has long been interested in heuristic quantum algorithms such as quantum annealing, and looks forward to experimenting with them on emerging quantum computing hardware. She is working with various teams at NASA to explore quantum approaches to attacking the many hard computational problems required for NASA’s ambitious missions.» e Il tutto corredato, alla fine della pagina dedicate alla ricercatrice, da una vasta e sontuosa bibliografia della Rieffel nel campo della ricerca sul computer quantico (pagina biografica della NASA dedicata alla Rieffel scaricata  all’URL https://ti.arc.nasa.gov/profile/erieffel/; Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191226080454/https://ti.arc.nasa.gov/profile/erieffel/; inoltre vedere anche pagina di Wikipedia dedicata alla Rieffel: https://en.wikipedia.org/wiki/Eleanor_Rieffel, congelamento Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191226080933/https://en.wikipedia.org/wiki/Eleanor_Rieffel). Ora è del tutto inverosimile che una ricercatrice di tale livello non pronunciasse una parola in merito alla questione, cioè non pronunci una parola se l’articolo sia o no a lei attribuibile e/o se tale articolo sia stato o meno rimosso dal sito della NASA, se la vicenda dell’articolo fosse riconducibile a uno o dalla combinazione dei due sopraddetti ipotetici (ma poco verosimili) scenari. L’articolo e la sua pubblicazione sul sito della NASA (ed anche la sua alta qualità) sono quindi, dal nostro punto di vista storico-dialettico, più dimostrati del teorema di Pitagora stesso ed ora veniamo a rendere brevemente conto di come ne siamo venuti in possesso, anche nella presunzione che questo resoconto sulla nostra ricerca sulle fonti della vicenda costituisca parte della vicenda stessa (ricordiamo che per la filosofia della prassi soggetto ed oggetto sono inestricabilmente legati in rapporto mutualmente autogenerativo, che per molti fisici nella meccanica quantistica vale il principio che l’osservazione cosciente influisce direttamente sul fenomeno osservato e che, per ultimo, la ricerca storiografica, a meno che non lo si voglia degradare positivisticamente a mera e meccanica registrazione, vuole essere anch’essa parte viva di quella storia che si sforza di analizzare). Come già detto, la piattaforma presso la quale, dopo molte ed in parte infruttuose ricerche siamo entrati in possesso di Eleanor G. Rieffel,  Quantum Supremacy Using a Programmable Superconducting Processor è Scribd, URL: https://it.scribd.com/document/427430775/Quantum-Supremacy-Using-a-Programmable-Superconducting-Processor, e dopo il download da questo sito lo abbiamo ricaricato su Internet Archive, generando così gli URL  https://archive.org/details/427430775quantumsupremacyusingaprogrammablesuperconductingprocessor/mode/2up                                                                                                              e https://ia601007.us.archive.org/12/items/427430775quantumsupremacyusingaprogrammablesuperconductingprocessor/427430775-Quantum-Supremacy-Using-a-Programmable-Superconducting-Processor.pdf.  Ma questa è solo la parte finale della nostra acribia di bibliografi internettiani in merito a questo documento (documento che, fra l’altro, proprio alla pagina iniziale contiene un link col seguente URL:   https://ntrs.nasa.gov/search.jsp?R=20190030475%202019-09-14T15:29:28+00:00Z, dove cliccandolo compare una pagina Web dal sito della Nasa che recita: «The URL that you have entered in your browser is incorrect. Please re-enter the URL and try again or start a new NTRS search by clicking here.» e «The link that you clicked on points to a page on this server that no longer exists or has been moved». Cliccando su ‘here’ – venendo così rinviati all’URL https://ntrs.nasa.gov/search.jsp; Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20191226085315/https://ntrs.nasa.gov/search.jsp   –   compare un’altra pagina dal sito della NASA ma dell’articolo nessuna traccia ma, comunque, vista la mezza ammissione della NASA che l’articolo potrebbe essere anche stato rimosso, abbiamo tramite Wayback Machine congelato anche l’ URL https://ntrs.nasa.gov/search.jsp?R=20190030475%202019-09-14T15:29:28+00:00Z dal quale si risale alla pagina della NASA dove c’è la mezza ammissione della rimozione dell’articolo: http://web.archive.org/web/20191226085302/https://ntrs.nasa.gov/search.jsp?R=20190030475%202019-09-14T15:29:28+00:00Z), perché in data 7 ottobre 2019 avevamo caricato di nostra iniziativa su Internet Archive  –  generando così gli URL https://archive.org/details/quantumsupremacyusingaprogrammablesuperconductingprocessormassimomorigieleanorg./mode/2up               e https://ia903109.us.archive.org/22/items/quantumsupremacyusingaprogrammablesuperconductingprocessormassimomorigieleanorg./QUANTUM%20SUPREMACY%20USING%20A%20PROGRAMMABLE%20SUPERCONDUCTING%20PROCESSOR%2C%20MASSIMO%20MORIGI%2C%20ELEANOR%20G.%20RIEFFEL%2C%20%20REPUBBLICANESIMO%20GEOPOLITICO.pdf  –  Massimo Morigi, Commento ed Indicazioni di Bibliografia Internettiana di Massimo Morigi su “Quantum Supremacy Using a Programmable Superconducting Processor”. Materiali di Studio per il Repubblicanesimo Geopolitico, che oltre a contenere un copiaincolla dell’articolo della Rieffer, ma non desunto dal PDF originale dell’articolo pubblicato su Scribd, riportava gli URL dei siti che ospitavano, ma anche in questi non scaricato dal  PDF di Scribd, l’articolo della Rieffer (e quindi riportava anche l’URL dal quale noi avevamo poi svolto il copiaincolla presente in calce di quel nostro breve saggio), assieme alle nostre considerazioni, del tutto analoghe a quelle qui svolte in nota, sul perché in Rete non compariva la versione originale dell’articolo della Rieffer perché probabilmente ritirato dal sito della NASA. Successivamente  al nostro caricamento su Internet Archive di questo  saggio – poche ore dopo, per la verità – siamo  riusciti, come s’è visto, a rintracciare presso Scribd il PDF originale dell’articolo della Rieffer e presso la pagina introduttiva che Internet Archive mette a disposizione per gli upoloader dei documenti, noi, al breve commento di accompagnamento caricato poche ore prima,  aggiungevamo il seguente P.S. , dal quale abbiamo anche desunto l’URL di Scribd e i successivi relativi caricamenti e congelamenti esposti all’inizio del breve sunto di bibliografia internettiana relativo all’articolo della Rieffer (si potrà notare, confrontando col sopra riportato https://archive.org/details/427430775quantumsupremacyusingaprogrammablesuperconductingprocessor/mode/2up, che il caricamento del PDF rinvenuto su Scribd su Internet Archive ha generato successivamente un URL diverso da quello riportato in questo post scriptum. Ciò è dovuto al fatto che Internet Archive  sempre modifica  successivamente gli URL generati all’inizio: ad ogni modo anche attraverso questi URL provvisori è sempre possibile risalire al documento): «P.S. alla breve premessa esplicativa dell’elaborato di cui sopra e al testo contenuto nel file del documento. Pur permanendo tutti i dubbi e i sospetti in merito alle difficoltà (o, meglio, all’impossibilità) da noi inizialmente riscontrata di caricare su Internet Archive un file PDF dell’articolo  Quantum Supremacy Using a Programmable Superconducting Processor, problemi di cui si parla nel presente elaborato qui caricato su Internet Archive (è ovvio che un file ritirato dalla NASA possa avere “comportamenti” non proprio analoghi a file PDF dalla storia più “tranquilla”),  e problemi ai quali si è  data soluzione attraverso un copiaincolla in Word del testo in questione poi tramutato in PDF e qui caricato (all’URL  https://archive.org/details/quantumsupremacyusingaprogrammablesuperconductingprocessormassimomorigieleanorg._201910 è stato caricato direttamente il documento in formato Word), dopo molti sforzi siamo riusciti a scaricare un PDF del documento che è stato possibile caricare su Internet Archive.  L’URL dal quale è avvenuto il download è https://it.scribd.com/document/427430775/Quantum-Supremacy-Using-a-Programmable-Superconducting-Processor. Gli URL Internet Archive  del nostro caricamento del documento PDF Quantum Supremacy Using a Programmable Superconducting Processor                 sono  https://archive.org/details/427430775quantumsupremacyusingaprogrammablesuperconductingprocessor  e https://ia601007.us.archive.org/12/items/427430775quantumsupremacyusingaprogrammablesuperconductingprocessor/427430775-Quantum-Supremacy-Using-a-Programmable-Superconducting-Processor.pdf. Infine abbiamo anche provveduto ad un congelamento del documento caricato su Internet Archive tramite Wayback Machine all’URL https://web.archive.org/web/20191007201103/https://ia601404.us.archive.org/21/items/427430775quantumsupremacyusingaprogrammablesuperconductingprocessor/427430775-Quantum-Supremacy-Using-a-Programmable-Superconducting-Processor.pdf . Massimo Morigi – 7 ottobre 2019.». E attraverso questo resoconto sull’opacità dei percorsi del documento Quantum Supremacy Using a Programmable Superconducting Processor  (tanto per aggiungere a riguardo un’altra criticità: il PDF che abbiamo trovato su Scribd, risulta essere lì stato caricato da un certo Alexandre Couto in data 25 settembre 2019: le nostre ricerche internettiane su questo signore non ci hanno permesso di ricavare dati biografici significativi afferenti a  questo nominativo – abbiamo trovato qualche persona con questo nome ma nessuna di queste è legata in maniera significativa con la  fisica – e così non possiamo fare nemmeno ipotesi di come Alexandre Couto sia venuto in possesso del documento in questione e, al limite, vista l’opacità di questa immissione in Rete, si potrebbe anche dubitare che il PDF che noi abbiamo scaricato da Scribd  e poi caricato su Internet Archive, proprio perché da noi ritenuto il PDF del documento originale, sia veramente il documento originale e non, piuttosto, un  PDF di un falso originale confezionato sulla base dei documenti non PDF presenti in rete, ma tutti recanti lo stesso testo e lo stesso titolo Quantum Supremacy Using a Programmable Superconducting Processor: ma l’ipotesi più probabile è che si tratti del PDF del documento originale o scaricato dal sito della Nasa per iniziativa di Couto prima che la NASA lo ritirasse o, addirittura, immesso sempre da Couto su Scribd, ma non di sua autonoma iniziativa ma su sollecitazione e/o con l’assenso della Rieffel stessa, forse in previsione da parte di quest’ultima di una fugace e non sicura permanenza del documento sul sito della NASA) ed anche delle nostre difficoltà nel tentare di districare questa stessa opacità, non riteniamo ci sia alcunché da aggiungere riguardo a quanto si è già detto non solo sulla portata filosofico-politica che la meccanica quantistica riveste per la filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitico ma anche tutte  quelle scienze – in questo scritto ci si è concentrati specialmente sull’epigenetica e sulla sintesi evoluzionistica estesa,  ma si è qui  anche parlato, pur se molto più di scorcio, dei fenomeni descrivibili tramite equazioni non lineari,  mentre non si parlato delle geometrie non euclidee le quali con le precedenti branche del sapere qui trattate condividono verso la propria materia, a ben vedere, un approccio altamente storicistico ed avverso al trascendentalismo kantiano – che, più o meno consapevoli ne siano i diretti cultori,  implicano l’abbandono di qualsiasi legalità meccanico-meccanicistica agente nell’ambito di una congerie di fenomeni il cui unico punto di contatto sarebbe la loro mera esistenza e manifestazione alla sensibilità umana a favore di una visione olistica della realtà, in cui i fenomeni che vi si manifestano non solo sono intrecciati dialetticamente e attraverso questo intreccio dialettico pongono la condizione per l’esistenza della realtà stessa, ma sono interconnessi e vicendevolmente autogenerati entro una dialettica di natura storico-temporale, il che inevitabilmente comporta che l’azione del soggetto sull’oggetto è, in ultima analisi, l’azione responsabile della creazione-analisi di questa totalità e, al tempo stesso, della creazione-analisi del soggetto stesso, che in questa sua azione di creazione-conoscenza non può, né in linea di teoria né in punto d’azione, essere distinto dall’oggetto, ma distinzione solo possibile – ed anche operativamente utile sia dal punto di vista ontologico che da quello epistemologico – solo che questi due momenti, ovviamente, vengano considerati in prospettiva  dialettico-evolutiva storico-temporale – che può essere anche di eoni per i c.d. fenomeni fisici e molto più breve per i c.d. fenomeni umani e storico-sociali – e non meccanicamente congelandoli in un falso eterno e cadavericamente irrigidito presente, salma temporale che è il cimitero ed inferno di tutti i positivismi e di tutti i meccanicismi (non solo quelli materialistici ma anche di quelli spiritualistici, per finire con quelli più bassi di tutti derivanti dagli  idòla fori dell’ideologia liberal-liberista e diritto- umanista, disgustosa e malriuscita sintesi, col suo ridicolo ed antidialettico individualismo metodologico, del peggior materialismo e del peggior spiritualismo…). Seguono     ora      nella

successiva sezione bibliografica internetiana di cui si è detto all’inizio gli URL,  i congelamenti degli stessi e dei relativi documenti ed anche i ricaricamenti della maggior parte di quest’ultimi riguardanti prevalentemente l’epigenetica, la sintesi evoluzionistica estesa e la teoria endosimbiotica.

 

Massimo Morigi – 1° gennaio 2021. P. S. Queste considerazioni e la rassegna bibliografica di documenti qui in calce sono dedicati in concordia discors a Gianfranco La Grassa.

 

 

            Rassegna bibliografica internettiana

 

        Presso l’URL http://www.cybermuse.com/blog/2012/2/13/endosymbiosis-homage-to-lynn-margulis.html, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200112085207/http://www.cybermuse.com/blog/2012/2/13/endosymbiosis-homage-to-lynn-margulis.html, si ha visione del dipinto di Shoshanah Dubiner dedicato a Lynn Margulis e alla sua teoria endosimbiotica,  “endosymbiosis”: homage to Lynn Margulis. Abbiamo scaricato la pagina HTML e la abbiamo caricata su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/shoshanahdubinerendosymbiosishomagetolynnmargulisepigeneticepigeneticsrepubblica                                                                                                                 e https://ia801502.us.archive.org/24/items/shoshanahdubinerendosymbiosishomagetolynnmargulisepigeneticepigeneticsrepubblica/Shoshanah%20Dubiner%20%20endosymbiosis%20%20%20homage%20to%20Lynn%20Margulis%20epigenetic%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.html. Non essendo riusciti con questo caricamento a restituire l’immagine del dipinto, siamo quindi ricorsi ad un copiaincolla del documento dall’URL del download, che è poi stato successivamente caricato su Internet Archive col titolo Materiale iconografico per una teoria del Repubblicanesimo Geopolitico, della sua filosofia della prassi e del paradigma dialettico-espressivo-strategico-conflittuale,  generando gli URL https://archive.org/details/materialeiconograficoperunateoriadelrepubblicanesimogeopoliticodellasuafilosofia/mode/2up                                                                                                         e                                                                                                                     https://ia802803.us.archive.org/5/items/materialeiconograficoperunateoriadelrepubblicanesimogeopoliticodellasuafilosofia/Materiale%20iconografico%20per%20una%20teoria%20del%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20%20della%20sua%20filosofia%20della%20prassi%20e%20del%20paradigma%20dialettico%20espressivo%20strategico%20conflittuale%20Massimo%20Morigi%20Shoshanah%20Dubiner.pdf. La valenza simbolica di “endosymbiosis”: homage to Lynn Margulis, presenta, a nostro giudizio, nonostante le abissali differenze stilistiche e di epoca,  notevoli parallelismi simbolici col dipinto di Giulio Romano i Due amanti. Abbiamo così creato un altro copiaincolla, Materiale iconografico II per una teoria del Repubblicanesimo Geopolitico, della sua filosofia della prassi e del paradigma dialettico-espressivo-strategico-conflittuale, che a differenza del primo copiaincolla contiene, assieme al dipinto della Dubiner, anche i Due amanti di Romano, e lo abbiamo anch’esso caricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/materialeiconograficoiiperunateoriadelrepubblicanesimogeopoliticoedelparadigmadi/mode/2up                                                                                                       e  https://ia802803.us.archive.org/26/items/materialeiconograficoiiperunateoriadelrepubblicanesimogeopoliticoedelparadigmadi/Materiale%20iconografico%20II%20per%20una%20teoria%20del%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20%20e%20del%20paradigma%20dialettico%20espressivo%20strategico%20conflittuale%20Massimo%20Morigi%20Shoshana%20Dubiner%20Giulio%20Romano%20Due%20amanti.pdf. Entrambi i caricamenti dei due copiaincolla sono avvenuti in data 20 gennaio 2020, e danno inizio a questa rassegna bibliografica internettiana sull’epigenetica che si svolge dai documenti più recenti fino a quelli temporalmente più distanti nel tempo.

 

 

 

       Documento senza data. Presso l’URL https://works.bepress.com/lynn_margulis/,  l’University of Massachusetts Amherst ha creato una pagina HTML attraverso la quale si possono scaricare numerosi articoli e lavori in formato PDF in cui Lynn Margulis è autrice unica o in collaborazione, oltre a contributi video relativi sempre alla Margulis. Il congelamento della pagina tramite Webcite ha generato l’URL http://web.archive.org/web/20161206124535/https://works.bepress.com/lynn_margulis/. Non avendo modo di conoscere la data di immissione in Rete dell’URL, la presente nota è stata inserita, come tutti gli URL e documenti di cui non si conosce la data, all’inizio del presente elenco bibliografico che  inizia dai documenti più recenti (e quelli senza data assimilati ai più recenti) fino ai più lontani temporalmente. I diversi documenti  in formato PDF recuperati tramite la suddetta pagina HTML e che però recano una indicazione temporale definita, saranno ovviamente ordinati come tutti gli altri documenti non recuperati tramite la già detta pagina HTML, cioè ad iniziare dai più recenti fino ai più remoti temporalmente.

 

       Documento senza data. Athel Cornish-Bowden, María Luz Cárdenas, Life before LUCA (senza data di redazione, senza data di immissione in Rete, senza rivista di pubblicazione perchè immesso direttamente in Rete e nota in prima pagina che recita: «This paper is dedicated to the memory of Lynn Sagan (Margulis), and especially of her paper “On the origin of mitosing cells”.». Comunicazione scaricata dall’URL http://bip.cnrs-mrs.fr/bip10/LUCA.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20190704220220/http://bip.cnrs-mrs.fr/bip10/LUCA.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/athelcornishbowdenmarialuzcardenaslifebeforelucaepigeneticaepigeneticslynnsaganm/mode/2up  e                                                                                                                                    https://ia802806.us.archive.org/35/items/athelcornishbowdenmarialuzcardenaslifebeforelucaepigeneticaepigeneticslynnsaganm/Athel%20Cornish%20Bowden%20%20%20Mar%C3%ADa%20Luz%20C%C3%A1rdenas%20%20Life%20before%20LUCA%20epigenetica%20epigenetics%20Lynn%20Sagan%20Margulis%20%20Repubblicanesimo%20Geopoliltico%20Massimo%20Morigi%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa%20neomarxismo.pdf.

 

 

       Documento senza data. The Endosymbiotic Hypotesis: buon sito divulgativo presso WordPress  dedicato alla teoria endosimbiotica di Lynn Margulis (non abbiamo notizie significative sugli autori del sito), con tutte le sue pagine da noi congelate tramite Wayback Machine: https://endosymbiotichypothesis.wordpress.com/, http://web.archive.org/web/20200112075535/https://endosymbiotichypothesis.wordpress.com/; https://endosymbiotichypothesis.wordpress.com/evidence-for-the-endosymbiotic-hypothesis/,

http://web.archive.org/web/20200112080647/https://endosymbiotichypothesis.wordpress.com/evidence-for-the-endosymbiotic-hypothesis/;  https://endosymbiotichypothesis.wordpress.com/history-the-formation-of-the-endosymbiotic-hypothesis/, http://web.archive.org/web/20200112075513/https://endosymbiotichypothesis.wordpress.com/history-the-formation-of-the%20-endosymbiotic-hypothesis/;

https://endosymbiotichypothesis.wordpress.com/primary-versus-secondary-endosymbiosis/, http://web.archive.org/web/20200112080701/https://endosymbiotichypothesis.wordpress.com/primary-versus-secondary-endosymbiosis/; https://endosymbiotichypothesis.wordpress.com/sources/, http://web.archive.org/web/20200112080701/https://endosymbiotichypothesis.wordpress.com/sources/.

 

       Cthulhu (From Wikipedia, the free encyclopedia: page  last edited on 21 May 2020). All’URL https://en.wikipedia.org/wiki/Cthulhu, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200521200939/https://en.wikipedia.org/wiki/Cthulhu.

 

       Presso gli  l’URL  https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/brv.12453, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200421162741/https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/brv.12453 e https://onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1111/brv.12453, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200421163127/https://onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1111/brv.12453, abbiamo scaricato Etienne Danchin, Arnaud Pocheville, Olivier Rey,  Benoit Pujol,  Simon Blanchet, Epigenetically facilitated mutational assimilation: epigenetics as a hub within the inclusive evolutionary synthesis, “Biological Reviews”, Vol. 94(1), 2019, pp. 259-282, https://doi.org/10.1111/brv.12453. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/epigenetically-facilitated-mutational-assimilation-epigenetics-as-a-hub-etienne-/mode/2up                                                                                                       e https://ia801409.us.archive.org/2/items/epigenetically-facilitated-mutational-assimilation-epigenetics-as-a-hub-etienne-/Epigenetically%20facilitated%20mutational%20assimilation%20epigenetics%20as%20a%20hub%20%20%20Etienne%20Danchin%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf.

 

 

       Viola Carofalo, Cyborg arrugginiti e animali potenti. Donna Haraway alla ricerca di un mito per l’antropocene, “Scienza & Filosofia”, N° 21, 2019, pp. 32-49. Articolo scaricato presso l’URL della versione online della rivista http://www.scienzaefilosofia.com/2019/06/29/cyborg-arrugginiti-e-animali-potenti-donna-haraway-alla-ricerca-di-un-mito-per-lantropocene/, Wayback Machine http://web.archive.org/web/20200112105433/http://www.scienzaefilosofia.com/2019/06/29/cyborg-arrugginiti-e-animali-potenti-donna-haraway-alla-ricerca-di-un-mito-per-lantropocene/, e accedendo attraverso un link all’interno della pagina stessa all’articolo in formato PDF, raggiunto tramite un URL sempre appartenente al sito della rivista: http://www.scienzaefilosofia.com/wp-content/uploads/2019/07/21-04-CAROFALO.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200211085221/http://www.scienzaefilosofia.com/wp-content/uploads/2019/07/21-04-CAROFALO.pdf. Scaricato l’articolo in formato PDF e ricaricatolo su Internet Archive, si sono generati gli URL

https://archive.org/details/violacarofalocyborgarrugginitieanimalipotentiepigeneticaepigeneticsteoriaendosim/mode/2up                                                                                                            e                                                                                                                                 

https://ia902809.us.archive.org/11/items/violacarofalocyborgarrugginitieanimalipotentiepigeneticaepigeneticsteoriaendosim/Viola%20Carofalo%20Cyborg%20arrugginiti%20e%20animali%20potenti%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20%20Donna%20Haraway%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

 

 

       Etienne Danchin, Arnaud Pocheville, Olivier Rey,  Benoit Pujol,  Simon Blanchet,  Epigenetically facilitated mutational assimilation: epigenetics as a hub within the inclusive evolutionary synthesis, “Biological Reviews”, Vol. 94(1), February 2019, pp. 259-282, https://doi.org/10.1111/brv.12453. Articolo scaricato da https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1111/brv.12453, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200131073057/https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1111/brv.12453. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/etiennedanchinepigeneticallyfacilitatedmutationalassimilationepigeneticsepigenet/mode/2up e                                                                                                                                                https://ia802801.us.archive.org/33/items/etiennedanchinepigeneticallyfacilitatedmutationalassimilationepigeneticsepigenet/Etienne%20Danchin%20%20Epigenetically%20facilitated%20mutational%20assimilation%20epigenetics%20epigenetica%20teoria%20endosimbiotica%20%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

       Ambra Lulli, Manifesto Cyborg. Ieri e oggi (recensione), “Philosophy Kitchen. Rivista di Filosofia Contemporanea”, Dicembre 2018. Articolo pubblicato all’URL della rivista di filosofia online di cui sopra http://philosophykitchen.com/2018/12/manifesto-cyborg-ieri-e-oggi/, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200112110227/http://philosophykitchen.com/2018/12/manifesto-cyborg-ieri-e-oggi/.  Ricaricata la pagina HTML su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/ambralullimanifestocyborgepigeneticaepigeneticsttranshumanismteoriaendosimbiotic                                                                                                                       e                                                                                                                                                          https://ia802801.us.archive.org/25/items/ambralullimanifestocyborgepigeneticaepigeneticsttranshumanismteoriaendosimbiotic/Ambra%20Lulli%20%20Manifesto%20Cyborg%20%20epigenetica%20epigenetics%20t%20transhumanism%20%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblianesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo%20Cyborg%20Manifesto%20Donna%20Haraway.html. Avendo dato questo caricamento risultati del tutto deludenti, siamo così ricorsi ad un copiaincolla della pagina su foglio Word, tramutato in PDF e caricato quindi sempre su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/ambralullimanifestocyborgepigeneticaepigeneticstranshumanismtransumanismorepubbl/mode/2up                                                                                               e                                                                                                                                 https://ia802809.us.archive.org/0/items/ambralullimanifestocyborgepigeneticaepigeneticstranshumanismtransumanismorepubbl/Ambra%20Lulli%20%20Manifesto%20Cyborg%20%20epigenetica%20epigenetics%20%20transhumanism%20%20transumanismo%20Repubblianesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo%20Cyborg%20Manifesto%20Donna%20Haraway%20Manifesto%20Harawat.pdf.

 

       Kathleen E. Feyh, A Survey of Materialism in Thought and Communication, in Oxford Research Encyclopedia of Communication, December 2018, https://doi.org/10.1093/acrefore/9780190228613.013.554. Documento scaricato da https://www.academia.edu/38046481/A_Survey_of_Materialism_in_Thought_and_Communication?email_work_card=view-paper, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200914060526/https://www.academia.edu/38046481/A_Survey_of_Materialism_in_Thought_and_Communication?email_work_card=view-paper, ma congelamento fallito. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/a-survey-of-materialism-in-thought-and-kathleen-e-feyh-massimo-morigi/mode/2up e https://ia801501.us.archive.org/29/items/a-survey-of-materialism-in-thought-and-kathleen-e-feyh-massimo-morigi/A%20Survey%20of%20Materialism%20in%20Thought%20and%2C%20Kathleen%20E%20Feyh%20%2C%20%20Massimo%20Morigi.pdf.

 

       Alexis De Tiège, Stefaan Blancke, Johan Braeckman, The modern versus extended evolutionary synthesis  –  Sketch of an intragenomic gene’s eye view for the evolutionary-genetic underpinning of epigenetic and developmental evolution, “Life Science Press”, Vol. 2(1),  December 2018, pp. 70-78, https://doi.org/10.1007/s40656-017-0174-x. Articolo scaricato da
https://www.researchgate.net/publication/330281681_The_modern_versus_extended_evolutionary_synthesis_-_Sketch_of_an_intra-genomic_gene’s_eye_view_for_the_evolutionary-genetic_underpinning_of_epigenetic_and_developmental_evolution, Wayback Machine: https://www.researchgate.net/publication/330281681_The_modern_versus_extended_evolutionary_synthesis_-_Sketch_of_an_intra-genomic_gene’s_eye_view_for_the_evolutionary-genetic_underpinning_of_epigenetic_and_developmental_evolution. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/alexisdetiegestefaanblanckejohanbraeckmanthemodernversusextendedevolutionarysynt/mode/2up  e                                                                                                                                 https://ia802803.us.archive.org/29/items/alexisdetiegestefaanblanckejohanbraeckmanthemodernversusextendedevolutionarysynt/Alexis%20De%20Ti%C3%A8ge%20Stefaan%20Blancke%20Johan%20Braeckman%2C%20The%20modern%20versus%20extended%20evolutionary%20synthesis%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

        Alejandro Fábregas‑Tejeda, Francisco Vergara‑Silva, The emerging structure of the Extended Evolutionary Synthesis: where does Evo‑Devo fit in?, “Theory in Biosciences”, Vol. 137(2), August 2018, pp. 169-184, https://doi.org/10.1007/s12064-018-0269-2. Articolo scaricato da https://philpapers.org/archive/FBRTES.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20190426135412/https://philpapers.org/archive/FBRTES.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/alejandrofabregastejedafranciscovergarasilvatheemergingstructureoftheextendedevo/mode/2up    e                                                                                                                                       https://ia802801.us.archive.org/4/items/alejandrofabregastejedafranciscovergarasilvatheemergingstructureoftheextendedevo/Alejandro%20F%C3%A1bregas%20Tejeda%20Francisco%20Vergara%20Silva%20The%20emerging%20structure%20of%20the%20Extended%20Evolutionary%20Synthesis%20%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

       Eva Jablonka, The Evolutionary Implications of Epigenetic Inheritance, “Interface Focus”, N° 7, 18 August 2017, https://doi.org/10.1098/rsfs.2016.0135. Articolo all’URL http://extendedevolutionarysynthesis.com/wp/wp-content/uploads/2017/09/Jablonka-E_Interface-Focus_2017.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190514184450/http://extendedevolutionarysynthesis.com/wp/wp-content/uploads/2017/09/Jablonka-E_Interface-Focus_2017.pdf. Download dell’articolo e caricamento presso Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/jablonkaeinterfacefocus2017/mode/2up       e                                                   https://ia803105.us.archive.org/3/items/jablonkaeinterfacefocus2017/Jablonka-E_Interface-Focus_2017.pdf. Documento anche all’URL https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5566804/pdf/rsfs20160135.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506061958/https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5566804/pdf/rsfs20160135.pdf. Caricamento del file dall’ultimo URL su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkateoriaendosimbioticaepigeneticasintesievoluzionisticaestesarepubblica/mode/2up  e                                                                                                                                            https://ia802804.us.archive.org/9/items/evajablonkateoriaendosimbioticaepigeneticasintesievoluzionisticaestesarepubblica/Eva%20Jablonka%20teoria%20endosimbiotica%20epigenetica%20%20%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa%20Repubblicanesmo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf. Inoltre, tramite il succitato DOI: https://doi.org/10.1098/rsfs.2016.0135, abbiamo raggiunto l’URL https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rsfs.2016.0135. Congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200510062932/https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rsfs.2016.0135.

 

       Pierrick Bourrat, Qiaoying  Lu, Eva Jablonka, Why the missing heritability might not be in the DNA, “BioEssays”, Vol.  39, June 2017. Articolo scaricato da http://pierrickbourrat.com/wp-content/uploads/Bourrat_et_al-2017-BioEssays.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20190523004302/http://pierrickbourrat.com/wp-content/uploads/Bourrat_et_al-2017-BioEssays.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/pierrickbourratqiaoyingluevajablonkawhythemissingheritabilitymightnotbeinthednae/mode/2up   e                                                                                                                                    https://ia802809.us.archive.org/12/items/pierrickbourratqiaoyingluevajablonkawhythemissingheritabilitymightnotbeinthednae/Pierrick%20Bourrat%20%20Qiaoying%20%20Lu%20%20Eva%20Jablonka%20%20Why%20the%20missing%20heritability%20might%20not%20be%20in%20the%20DNA%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

       Fredric M. Menger, Molecular Lamarckism: On the Evolution of Human Intelligence, “World Futures. The Journal of new Paradigm Research”, Vol. 73(2), 26 May 2017, pp. 89-103, https://doi.org/10.1080/02604027.2017.1319669. Articolo scaricato da https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/02604027.2017.1319669?needAccess=true, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200131081336/https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/02604027.2017.1319669?needAccess=true&. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/fredricmmengermolecularlamarckismontheevolutionofhumanintelligenceepigeneticaepi/mode/2up  e                                                                                                                                    https://ia802808.us.archive.org/1/items/fredricmmengermolecularlamarckismontheevolutionofhumanintelligenceepigeneticaepi/Fredric%20M%20Menger%20%20Molecular%20Lamarckism%20On%20the%20Evolution%20of%20Human%20Intelligence%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

 

 

       Sophie Lewis, Cthulhu plays no role for me, “Wiewpoint Magazine”, 8 May 2017. Articolo pubblicato all’URL della rivista di filosofia online di cui sopra https://www.viewpointmag.com/2017/05/08/cthulhu-plays-no-role-for-me/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200112105102/https://www.viewpointmag.com/2017/05/08/cthulhu-plays-no-role-for-me/. Attraverso un link all’interno della pagina HTML raggiunta tramite il succitato URL, si rinvia ad un’altra pagina HTML dell’articolo: https://www.printfriendly.com/p/g/gNid9P, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200211080510/https://www.printfriendly.com/p/g/gNid9P, la quale, a sua volta ci rinvia ad un formato PDF dell’articolo. Lo abbiamo scaricato e poi ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/sophielewiscthulhuplaysnoroleformestayingwiththetroubleepigeneticaepigeneticsteo/mode/2up                                                                                                         e                                                                                                                                        

https://ia902800.us.archive.org/35/items/sophielewiscthulhuplaysnoroleformestayingwiththetroubleepigeneticaepigeneticsteo/Sophie%20Lewis%20%20Cthulhu%20plays%20no%20role%20for%20me%20Staying%20with%20the%20Trouble%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20%20Donna%20Haraway%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

 

       Alyssa Battistoni, Monstruous, Duplicated, Potent. On Donna Haraway, “Half-Life”, N° 24, Spring 2017. L’articolo è visionabile e scaricabile all’URL https://nplusonemag.com/issue-28/reviews/monstrous-duplicated-potent./, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200112103446/https://nplusonemag.com/issue-28/reviews/monstrous-duplicated-potent./. Ricaricata la pagina HTML su Internet Archive, si sono generati gli URL

https://archive.org/details/alyssabattistonimonstruousduplicatedpotentondonnaharawayepigeneticaepigeneticstr                                                                                                                       e                                                                                                                                                         

https://ia802802.us.archive.org/9/items/alyssabattistonimonstruousduplicatedpotentondonnaharawayepigeneticaepigeneticstr/Alyssa%20Battistoni%20%20Monstruous%20%20Duplicated%20Potent%20%20On%20Donna%20Haraway%20epigenetica%20epigenetics%20transumanismo%20%20femiminismo%20feminism%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.html. Pur avendo dato il caricamento della pagina HTML su Internet Archive buoni risultati, siamo anche ricorsi ad un copiaincolla della pagina su foglio Word, tramutato in PDF e caricato quindi sempre su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/alyssabattistonimonstruousduplicatedpotentondonnaharawayepigeneticaepigeneticstr_202002/mode/2up                                                                                         e                                                                                                                          

https://ia802804.us.archive.org/21/items/alyssabattistonimonstruousduplicatedpotentondonnaharawayepigeneticaepigeneticstr_202002/Alyssa%20Battistoni%20%20Monstruous%20%20Duplicated%20Potent%20%20On%20Donna%20Haraway%20epigenetica%20epigenetics%20transumanismo%20%20femiminismo%20feminism%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20%20neomarxismo.pdf.

 

 

 

 

 

 

       Zohar Ziv Bronfman, Simona Ginsburg, Eva Jablonka, The Transition to Minimal Consciousness through the Evolution of Associative Learning, “Frontiers in Psychology”, Vol. 7 (Article 1954), 22 December 2016, https://doi.org/10.3389/fpsyg.2016.01954. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/312279430_The_Transition_to_Minimal_Consciousness_through_the_Evolution_of_Associative_Learning/links/587a4a3308ae9a860fe8913e/The-Transition-to-Minimal-Consciousness-through-the-Evolution-of-Associative-Learning.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200123095848/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/312279430_The_Transition_to_Minimal_Consciousness_through_the_Evolution_of_Associative_Learning/links/587a4a3308ae9a860fe8913e/The-Transition-to-Minimal-Consciousness-through-the-Evolution-of-Associative-Learning.pdf (cliccando sul DOI si viene rinviati sul sito di “Frontiers in Psychology” e alla pagina che riporta anch’essa alla versione completa dell’articolo. L’URL così raggiunto è https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpsyg.2016.01954/full, congelamento tramite Wayback Machine di URL e documento: http://web.archive.org/web/20200506063340/https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpsyg.2016.01954/full). Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/zoharzivbronfmansimonaginsburgevajablonkathetransitiontominimalconsciousnessthro/mode/2up  e                                                                                                                  https://ia802804.us.archive.org/14/items/zoharzivbronfmansimonaginsburgevajablonkathetransitiontominimalconsciousnessthro/Zohar%20Ziv%20Bronfman%20%20%20Simona%20Ginsburg%20%20Eva%20Jablonka%20%20The%20Transition%20to%20Minimal%20Consciousness%20through%20the%20Evolution%20of%20Associative%20Learning%20epignetica%20epigenetics%20%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf.

 

       Matt Thompson, Staying with the Trouble: Making Kin in the Chthulucene (review), “Savage Minds. Notes and Queries in Antropology”, 18 November 2016. Articolo pubblicato all’URL della rivista di filosofia online di cui sopra

https://savageminds.org/2016/11/18/staying-with-the-trouble-making-kin-in-the-chthulucene-review/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200112104253/https://savageminds.org/2016/11/18/staying-with-the-trouble-making-kin-in-the-chthulucene-review/ . Ricaricata la pagina HTML su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/mattthompsonstayingwiththetroublemakingkininthechthuluceneepigeneticaepigenetics                                                                                                                             e                                                                                                                                                        https://ia802801.us.archive.org/7/items/mattthompsonstayingwiththetroublemakingkininthechthuluceneepigeneticaepigenetics/Matt%20Thompson%20Staying%20with%20the%20Trouble%20Making%20Kin%20in%20the%20Chthulucene%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20%20Donna%20Haraway%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.html. Avendo dato il caricamento della pagina HTML su Internet Archive risultati non soddisfacenti, siamo anche ricorsi ad un copiaincolla della pagina su foglio Word, tramutato in PDF e caricato quindi sempre su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/mattthompsonstayingwiththetroublemakingkininthechthuluceneepigeneticaepigenetics_202002/mode/2up                                                                                              e                                                                                                                         https://ia802800.us.archive.org/11/items/mattthompsonstayingwiththetroublemakingkininthechthuluceneepigeneticaepigenetics_202002/Matt%20Thompson%20Staying%20with%20the%20Trouble%20Making%20Kin%20in%20the%20Chthulucene%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20%20Donna%20Haraway%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

       McKenzie Wark, Chthulucene, Capitalocene, Anthropocene, “Theory & Practice”, 8 September 2016. All’URL http://publicseminar.org/2016/09/chthulu/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200521195532/http://publicseminar.org/2016/09/chthulu/.

 

Donna Jeanne Haraway, Tentacular Thinking: Anthropocene, Capitalocene, Chthulucene, “Journal #75”, September 2016. All’URL https://www.e-flux.com/journal/75/67125/tentacular-thinking-anthropocene-capitalocene-chthulucene/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200521194505/https://www.e-flux.com/journal/75/67125/tentacular-thinking-anthropocene-capitalocene-chthulucene/. In calce alla pagina si legge la seguente scritta:  «This text is an edited extract from chapter 2, “Tentacular Thinking: Anthropocene, Capitalocene, Chthulucene,” in Donna J. Haraway, Staying with the Trouble: Making Kin in the Chthulucene, Duke University Press, 2016. Copyright, 2016, Duke University Press. All rights reserved. Republished by permission of the copyright holder. www.dukeupress.edu».

 

       Ilaria Negri, Eva Jablonka, Editorial: Epigenetics as a Deep Intimate Dialogue between Host and Symbionts, “Frontiers in Genetics”, Vol. 7, 9 February 2016,  https://doi.org/10.3389/fgene.2016.00007. Articolo scaricabile all’URL https://www.researchgate.net/profile/Ilaria_Negri/publication/293636521_Editorial_Epigenetics_as_a_Deep_Intimate_Dialogue_between_Host_and_Symbionts/links/56cdc7f108ae059e375331a8/Editorial-Epigenetics-as-a-Deep-Intimate-Dialogue-between-Host-and-Symbionts.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191016063506/https://www.researchgate.net/publication/293636521_Editorial_Epigenetics_as_a_Deep_Intimate_Dialogue_between_Host_and_Symbionts. Dopo download, ricaricamento presso Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/epigeneticsasadeepintimatedialoguebetweenhostandsymbiontsilarianegrievajablonka/mode/2up   e                                                                                                                                        https://ia801000.us.archive.org/30/items/epigeneticsasadeepintimatedialoguebetweenhostandsymbiontsilarianegrievajablonka/Epigenetics%20as%20a%20Deep%20Intimate%20Dialogue%20between%20Host%20and%20Symbionts%20-%20Ilaria%20Negri%20-%20Eva%20Jablonka.pdf. Articolo anche presso https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fgene.2016.00007/full, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20180602094022/https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fgene.2016.00007/full. Altro URL dal quale si può scaricare l’articolo: https://pdfs.semanticscholar.org/8502/97f816c544be9b0782af9eca1a2878a2d6ef.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200124091759/https://pdfs.semanticscholar.org/8502/97f816c544be9b0782af9eca1a2878a2d6ef.pdf/. Cliccando sul succitato DOI:  https://doi.org/10.3389/fgene.2016.00007, si viene rinviati all’original URL https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fgene.2016.00007/full. Congelamento dell’ URL e del testo del documento tramite  Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506080237/https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fgene.2016.00007/full.

 

       Donna Jeanne Haraway, Staying with the Trouble. Making Kin in the Chthulucene, Durham (N.C.), Duke University Press, 2016. URL  presso il quale è possibile prenderne visione      e scaricarlo: https://edisciplinas.usp.br/pluginfile.php/4374763/mod_resource/content/0/Haraway-Staying%20with%20the%20Trouble_%20Making%20Kin%20in%20the%20Chthulucene.pdf;  Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190930132847/https://edisciplinas.usp.br/pluginfile.php/4374763/mod_resource/content/0/Haraway-Staying%20with%20the%20Trouble_%20Making%20Kin%20in%20the%20Chthulucene.pdf  e, infine, gli URL del  nostro caricamento su Internet Archive del documento in questione: https://archive.org/details/donnaj.harawaystayingwiththetroublemakingkininthechthulucene/mode/2up                                                                                                                                            e

https://ia803104.us.archive.org/4/items/donnaj.harawaystayingwiththetroublemakingkininthechthulucene/Donna%20J.%20Haraway-Staying%20with%20the%20Trouble_%20Making%20Kin%20in%20the%20Chthulucene.pdf. Questo ultimo caricamento su Internet Archive è stato in seguito annullato dalla piattaforma per ipotetica violazione delle clausole d’uso della stessa relativa ai diritti proprietari del file. Questa ipotetica violazione è stata segnalata, come si può leggere da https://archive.org/details/donnaj.harawaystayingwiththetroublemakingkininthechthulucene/mode/2up,  con la seguente scritta: «This item is no longer available. Items may be taken down for various reasons, including by decision of the uploader or due to a violation of our Terms of Use.». Rimane comunque accessibile il congelamento documentario tramite la Wayback Machine sempre di Internet Archive.

 

       Kevin N. Laland, Tobias Uller, Marcus W. Feldman, Kim Sterelny, Gerd B. Müller, Armin Moczek, Eva Jablonka, John Odling-Smee, The extended evolutionary synthesis: its structure, assumptions and predictions,  “Proceedings of the  Royal Society B”, Received: 3 May 2015, N° 282,  Accepted: 9 July 2015, published: 22 August 2015,  https:// doi.org/10.1098/rspb.2015.1019. Articolo scaricato da https://royalsocietypublishing.org/doi/pdf/10.1098/rspb.2015.1019, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20191027043246/https://royalsocietypublishing.org/doi/pdf/10.1098/rspb.2015.1019. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/kevinnlalandtobiasullermarcuswfeldmantheextendedevolutionarysynthesisepigenetics/mode/2up    e                                                                                                                                     https://ia802806.us.archive.org/21/items/kevinnlalandtobiasullermarcuswfeldmantheextendedevolutionarysynthesisepigenetics/Kevin%20N%20%20Laland%20%20%20Tobias%20Uller%20%20Marcus%20W%20%20Feldman%20%20%20%20The%20extended%20evolutionary%20synthesis%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

       Giuseppe Fusco,  For a new dialogue between theoretical and empirical studies in evo-devo, “Frontiers in  Ecology and  Evolutions”, 21 August 2015,  https://doi.org/10.3389/fevo.2015.00097Articolo raggiunto tramite https://www.researchgate.net/publication/283184352_For_a_new_dialogue_between_theoretical_and_empirical_studies_in_evo-devo  ma che nel suo formato PDF raggiungibile tramite l’URL di cui sopra  è sprovvisto di  URL, per cui non può essere impiegata Wayback Machine. Dopo download, ricaricamento dell’articolo presso Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/giuseppefuscoforanewdialoguebetweentheoreticalandempiricalstudiesinevodevoepigen/mode/2up  e                                                                                                                                       https://ia802808.us.archive.org/18/items/giuseppefuscoforanewdialoguebetweentheoreticalandempiricalstudiesinevodevoepigen/Giuseppe%20Fusco%20For%20a%20new%20dialogue%20between%20theoretical%20and%20empirical%20studies%20in%20evo-devo%20%20epigenetics%20%20%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf. Una pagina HTML dell’articolo è raggiungibile anche presso l’URL https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fevo.2015.00097/full, congelamento della stesso con Wayback Machine generando l’URL http://web.archive.org/web/20200131210439/https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fevo.2015.00097/full. Tramite il succitato DOI: https://doi.org/10.3389/fevo.2015.00097, raggiungimento dell’ URL https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fevo.2015.00097/full e del relativo documento: congelamento tramite  Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506064350/https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fevo.2015.00097/full.

 

       Presso https://environmentalhumanities.org/arch/vol6/6.7.pdf, Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20200112105720/https://environmentalhumanities.org/arch/vol6/6.7.pdf, abbiamo scaricato Donna Haraway, Anthropocene, Capitalocene, Plantationocene, Chthulucene: Making Kin (commentary), “Environmental Humanities”, Vol. 6, 2015, pp. 159-165. Ricaricato su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/donnaharawayanthropocenecapitaloceneplantationocenechthulucenemakingkincommentar/mode/2up                                                                                            e                                                                                                                           

https://ia802802.us.archive.org/28/items/donnaharawayanthropocenecapitaloceneplantationocenechthulucenemakingkincommentar/Donna%20Haraway%20%20Anthropocene%20%20Capitalocene%20%20Plantationocene%20Chthulucene%20%20Making%20Kin%20commentary%20%20%20tranhumanism%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20%20neomarxismo%20filosofia%20della%20prassi%20%20epigenetics.pdf. Si tratta di un capitolo di Donna Jeanne Haraway, Staying with the Trouble. Making Kin in the Chthulucene, Durham (N.C.), Duke University Press, 2016, documento da noi già congelato nella presente rassegna bibliografica internettiana.

 

 

       Max Gladstone, The Ghostbusters are an Antidote to Lovecraft’s Dismal Worldview, “TOR.COM. Science fiction. Fantasy. The universe. And related subjects”, 11 September  2014. All’URL  https://www.tor.com/2014/09/11/ghostbusting-lovecraft/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200521202403/https://www.tor.com/2014/09/11/ghostbusting-lovecraft/. Documento apparso originariamente all’URL https://www.maxgladstone.com/2014/09/ghostbusting-lovecraft/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200529064218/https://www.maxgladstone.com/2014/09/ghostbusting-lovecraft/, screenshot: https://web.archive.org/web/20200529064228/http://web.archive.org/screenshot/https://www.maxgladstone.com/2014/09/ghostbusting-lovecraft/.

 

 

 

 

       Zohar Z. Bronfman, Simona Ginsburg,  Eva Jablonka, Shaping the learning curve: epigenetic dynamics in neural plasticity, “Frontiers  in Integrative  Neuroscience”, Vol. 8, 7 July 2014, https://doi.org/10.3389/fnint.2014.00055. Articolo scaricato all’URL http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.783.3618&rep=rep1&type=pdf, Wayback Machine : http://web.archive.org/web/20200506070147/http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.783.3618&rep=rep1&type=pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/zoharzbronfmansimonaginsburgevajablonkashapingthelearningcurveepigeneticaepigene/mode/2up   e                                                                                                                                 https://ia802806.us.archive.org/11/items/zoharzbronfmansimonaginsburgevajablonkashapingthelearningcurveepigeneticaepigene/Zohar%20Z%20%20Bronfman%20%20Simona%20Ginsburg%20%20%20Eva%20Jablonka%20%20Shaping%20the%20learning%20curve%20epigenetica%20epigenetica%20epigenetics%20%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo.pdf. Tramite il succitato DOI: https://doi.org/10.3389/fnint.2014.00055,  raggiungimento dell’ URL https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fnint.2014.00055/full e del relativo documento: congelamento tramite  Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506070152/https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fnint.2014.00055/full.

 

       Denis Noble, Eva Jablonka,  Michael J. Joyner, Gerd B. Müller, Stig W. Omholt, Evolution evolves: Physiology returns to centre stage, “The Journal of Physiology, Vol. 592(11), June 2014, https://doi.org/10.1113/jphysiol.2014.273151. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Gerd_Mueller/publication/262773527_Evolution_evolves_Physiology_returns_to_centre_stage/links/5a83d6b9a6fdcc6f3eb2ac4c/Evolution-evolves-Physiology-returns-to-centre-stage.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200119091844/https://www.researchgate.net/profile/Gerd_Mueller/publication/262773527_Evolution_evolves_Physiology_returns_to_centre_stage/links/5a83d6b9a6fdcc6f3eb2ac4c/Evolution-evolves-Physiology-returns-to-centre-stage.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/denisnobleevajablonkaevolutionevolvesphysiologyreturnstocentrestageepigenticaepi/mode/2up  e                                                                                                                                          https://ia802807.us.archive.org/15/items/denisnobleevajablonkaevolutionevolvesphysiologyreturnstocentrestageepigenticaepi/Denis%20Noble%20%20Eva%20Jablonka%20%20Evolution%20evolves%20Physiology%20returns%20to%20centre%20stage%20epigentica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20neo-marxismo%20neo%20marxismo%20neo%20marxis.pdf. Tramite il succitato DOI: https://doi.org/10.1113/jphysiol.2014.273151, abbiamo raggiunto l’URL https://physoc.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1113/jphysiol.2014.273151: congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506081317/https://physoc.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1113/jphysiol.2014.273151.

 

 

 

 

       Claes Andersson, Anton Törnberg, Petter Törnberg, An Evolutionary Developmental Approach to Cultural Evolution, “Current Anthropology”, Vol. 55(2),  April 2014, https://www.jstor.org/stable/10.1086/675692. Scaricato da https://www.academia.edu/37557046/An_Evolutionary_Developmental_Approach_to_Cultural_Evolution, Wayback Machine:  impossibilità della Wayback Machine di operare su questo URL. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/claesanderssonantontornbergpettertornberganevolutionarydevelopmentalapproachtocu/mode/2up  e                                                                                                                                 https://ia802800.us.archive.org/27/items/claesanderssonantontornbergpettertornberganevolutionarydevelopmentalapproachtocu/Claes%20Andersson%20%20Anton%20T%C3%B6rnberg%20%20Petter%20T%C3%B6rnberg%20%20An%20Evolutionary%20Developmental%20Approach%20toCultural%20Evolution%20epigenetics%20epigenetica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

       Moshe Szyf, Lamarck revisited: epigenetic inheritance of ancestral odor fear conditioning,  “Nature Neuroscience, Vol. 17(2-4), January 2014, https://doi.org/10.1038/nn.3603: articolo che parla del fenomeno dei topi che riescono a tramettere attraverso le generazioni, ma non per via culturale,  l’avversione verso stimoli che preannunciano situazioni di dolore fisico. Articolo scaricato da Academia.edu, URL https://www.academia.edu/6484497/Lamarck_revisited_epigenetic_inheritance_of_ancestral_odor_fear_conditioning, e poi da noi ricaricato su Internet Archive generando gli URL  https://archive.org/details/lamarckrevisitedepigeneticinheritance/mode/2up                              e                                     https://ia801008.us.archive.org/24/items/lamarckrevisitedepigeneticinheritance/Lamarck_revisited_epigenetic_inheritance.pdf.

 

       Arnaud Pocheville, Inheritance is where physiology meets evolution, “The Journal of Physiology”, Vol. 592(11), 1 January 2014, pp. 2307-2317. All’URL https://www.academia.edu/7447796/Inheritance_is_where_physiology_meets_evolution?email_work_card=view-paper, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200914064843/https://www.academia.edu/7447796/Inheritance_is_where_physiology_meets_evolution?email_work_card=view-paper, congelamento  fallito. Caricamento del documento su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/danchin-inheritance-is-where-physiology-meets-evolution-filosofia-della-prassi-e/mode/2up e https://ia801501.us.archive.org/32/items/danchin-inheritance-is-where-physiology-meets-evolution-filosofia-della-prassi-e/Danchin%2C%20Inheritance%20is%20where%20physiology%20meets%20evolution%2C%20Filosofia%20della%20prassi%2C%20Epigenetica%2C%20Neomarxismo%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Massimo%20Morigi.pdf.

 

       Brian G. Dias, Kerry J. Ressler, Parental olfactory experience influences behavior and neural structure in subsequent generations, “Nature Neuroscience”, Vol. 17(1), December 2013, https://doi.org/10.1038/nn.3594: articolo che tratta sempre lo stesso argomento di Moshe Szyf, Lamarck revisited: epigenetic inheritance of ancestral odor fear conditioning della trasmissione nei topi per via epigenetica di informazioni in cui è esclusa, per l’iniziale separazione della prole dai genitori, la via culturale. Articolo inizialmente consultato su ResearchGate all’URL https://www.researchgate.net/publication/259109859_Parental_olfactory_experience_influences_behavior_and_neural_structure_in_subsequent_generations, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200522083905/https://www.researchgate.net/publication/259109859_Parental_olfactory_experience_influences_behavior_and_neural_structure_in_subsequent_generations,   ma che, per difficoltà di download, abbiamo preferito scaricare da altro sito, all’URL  https://www.aaronkrasner.com/wp-content/uploads/2014/02/Olfactory-Historical-Grief.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200522084136/https://www.aaronkrasner.com/wp-content/uploads/2014/02/Olfactory-Historical-Grief.pdf,  per poi effettuare il successivo upload su Internet  Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/olfactoryhistoricalgrief/mode/2up                                                                     e  https://ia801007.us.archive.org/16/items/olfactoryhistoricalgrief/Olfactory-Historical-Grief.pdf.

 

       Ali B. Rodgers, Christopher P. Morgan, Stefanie L. Bronson, Sonia Revello, Tracy L. Bale, Paternal Stress Exposure Alters Sperm MicroRNA Content and Reprograms Offspring HPA Stress Axis Regulation, “The Journal of Neuroscience”, Vol. 33(21), 22 May 2013, pp. 9003–9012. Articolo all’URL https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3712504/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191015150730/https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3712504/https://doi.org/10.1523/JNEUROSCI.0914-13.2013. Attraverso la pagina incontrata attraverso l’URL di cui sopra, è possibile anche accedere ad un formato PDF, venendo così rinviati all’URL https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3712504/pdf/zns9003.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200114160202/https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3712504/pdf/zns9003.pdf. L’articolo è anche scaricabile presso l’URL https://pdfs.semanticscholar.org/7d3e/042e5c196dc9b050a2f7a7619fa6fc6b24f1.pdf?_ga=2.171240928.1380457842.1571065521-369721173.1568987673, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191015151704/https://pdfs.semanticscholar.org/7d3e/042e5c196dc9b050a2f7a7619fa6fc6b24f1.pdf?_ga=2.171240928.1380457842.1571065521-369721173.1568987673. Download del documento dall’ultimo   URL qui indicato e caricamento del documento presso Internet Archive, generando così gli URL https://archive.org/details/paternalstressexposurealtersspermmicrornacontent/mode/2up     e                https://ia903106.us.archive.org/14/items/paternalstressexposurealtersspermmicrornacontent/Paternal%20Stress%20Exposure%20Alters%20Sperm%20MicroRNA%20Content.pdf.

 

       Ueli Grossniklaus, William G. Kelly, Anne C. Ferguson-Smith, Marcus Pembrey, Susan Lindquist, Transgenerational epigenetic inheritance: How important is it?, “Nature Reviews Genetics”, February 2013, Vol. 14(3), pp. 228–235, https://doi.org/10.1038/nrg3435. Articolo all’URL https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4066847/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191015150117/https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4066847/. Al primo URL indicato è possible anche accedere ad un formato PDF, venendo così rinviati all’URL https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4066847/pdf/nihms-599422.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200114151909/https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4066847/pdf/nihms-599422.pdf. Presso  https://www.researchgate.net/publication/235649085_Transgenerational_epigenetic_inheritance_How_important_is_it di ResearchGate è pure possibile scaricare il documento, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200522141847/https://www.researchgate.net/publication/235649085_Transgenerational_epigenetic_inheritance_How_important_is_it. Scaricato presso questo URL il documento, abbiamo provveduto al suo upload presso Internet Archive, generando così gli URL https://archive.org/details/transgenerationalepigeneticinheritancehowimportantisitquestionmark/mode/2up  e                                                                                                                                                                https://ia803101.us.archive.org/19/items/transgenerationalepigeneticinheritancehowimportantisitquestionmark/Transgenerational%20epigenetic%20inheritance%20How%20important%20is%20it%20question%20mark.pdf.

 

       Alex Mesoudi, Simon Blanchet,  Anne Charmantier,  Étienne Danchin,  Laurel Fogarty,  Eva Jablonka,  Kevin N. Laland,  Thomas J. H. Morgan,  Gerd B. Müller, F. John Odling-Smee,  Benoît Pujol, Is Non-genetic Inheritance Just a Proximate Mechanism? A Corroboration of the Extended Evolutionary Synthesis (Received: 10 December 2012 / Accepted: 29 January 2013), “Biological Theory”, 13 February 2013, http://dx.doi.org/10.1007/s13752-013-0091-5. Scaricato da https://www.academia.edu/3600079/Is_Non-genetic_Inheritance_Just_a_Proximate_Mechanism_A_Corroboration_of_the_Extended_Evolutionary_Synthesis, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200119100706/https://www.academia.edu/3600079/Is_Non-genetic_Inheritance_Just_a_Proximate_Mechanism_A_Corroboration_of_the_Extended_Evolutionary_Synthesis: ma impossibilità della Wayback Machine di operare su questo URL  non riproducendo testo dell’articolo. Documento caricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/alexmesoudievajablonkaisnongeneticinheritancejustaproximatemechanismmassimomorig/mode/2up   e                                                                                                              https://ia802801.us.archive.org/35/items/alexmesoudievajablonkaisnongeneticinheritancejustaproximatemechanismmassimomorig/Alex%20Mesoudi%20Eva%20Jablonka%20Is%20Non%20genetic%20Inheritance%20Just%20a%20Proximate%20Mechanism%20%20Massimo%20Morigi%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo.pdf. Inoltre articolo scaricabile anche presso https://synergy.st-andrews.ac.uk/lalandlab/files/2015/08/Publication193.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200119102551/https://synergy.st-andrews.ac.uk/lalandlab/files/2015/08/Publication193.pdf. Infine, tramite il succitato DOI http://dx.doi.org/10.1007/s13752-013-0091-5, raggiunto l’URL https://link.springer.com/article/10.1007/s13752-013-0091-5. Congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506083400/https://link.springer.com/article/10.1007/s13752-013-0091-5.

 

       Ricardo Guerrero, Lynn Margulis, Mercedes Berlanga, Symbiogenesis: the holobiont as a unit of evolution, “International Microbiology”, Vol. 16, 2013, pp. 133-143,   http://dx.doi.org/10.2436/20.1501.01.188  ISSN 1139-6709. Documento scaricato da  http://revistes.iec.cat/index.php/IM/article/viewFile/74108/73862, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20141020053450/http://revistes.iec.cat/index.php/IM/article/viewFile/74108/73862. Caricamento su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/symbiogenesistheholobiontasaunitofevolutionmargulisetal/mode/2up         e https://ia801004.us.archive.org/5/items/symbiogenesistheholobiontasaunitofevolutionmargulisetal/Symbiogenesis%20%20the%20holobiont%20as%20a%20unit%20of%20evolution%20-%20Margulis%20et%20al.pdf. Documento scaricabile anche da https://pdfs.semanticscholar.org/ca2d/a45168757a73cbd8256c9fba0dbb938abe8c.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200219160652/https://pdfs.semanticscholar.org/ca2d/a45168757a73cbd8256c9fba0dbb938abe8c.pdf.

 

       “Boxer dell’Agro di Spazzavento” (allevamento di Deutscher boxer e sito Internet), Un po’ di storia: Lustig von Dom, 30 ottobre 2012 (nella pagina HTML che pubblica il documento di cui sopra si legge la seguente manchette: «Pubblico l’articolo “La storia di Lustig” scritto dal dr.Tomaso Bosi sul n° 18/1977 della rivista BOXER del B.C.I. L’autore ci racconta il suo primo incontro con Frau Stockmann e soprattutto ci rende partecipi della storia di Lustig von Dom narrata con tono dolce e commosso dalla più grande allevatrice di Boxer di tutti i tempi. »). Articolo scaricato da http://www.boxerdispazzavento.it/content.php?type=blog&articolo=179; Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200121095818/http://www.boxerdispazzavento.it/content.php?type=blog&articolo=179. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/boxerdellagrodispazzaventounpodistorialustigvondomtomasobosi e https://ia902800.us.archive.org/32/items/boxerdellagrodispazzaventounpodistorialustigvondomtomasobosi/Boxer%20dell%20Agro%20di%20Spazzavento%20%20Un%20po%20di%20storia%20Lustig%20von%20Dom%20Tomaso%20Bosi.html. Non avendo dato il caricamento della pagina HTML su Internet Archive soddisfacenti risultati, siamo ricorsi ad un copiaincolla della pagina su foglio Word, tramuto in PDF e caricato quindi sempre su Internet Archive, generando gli URL

https://archive.org/details/boxerdellagrodispazzaventounpodistorialustigvondomtomasobosilastoriadilustig/mode/2up                                                                                                               e                                                                                                                                        

https://ia902807.us.archive.org/21/items/boxerdellagrodispazzaventounpodistorialustigvondomtomasobosilastoriadilustig/Boxer%20dell%20Agro%20di%20Spazzavento%20%20Un%20po%20di%20storia%20Lustig%20von%20Dom%20Tomaso%20Bosi%20%20La%20storia%20di%20Lustig.pdf.  Si lascia alla sagacia dell’attento lettore comprendere la ragione di questo “bizzarro” inserimento bibliografico (e ve ne sono anche alcuni altri, la cui interpretazione è sempre lasciata all’indubbio acume di chi ha avuto la pazienza di seguirci fin qui) E, inoltre, sempre sull’argomento: http://www.boxerdispazzavento.it/content.php?type=blog&articolo=109, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200217164524/http://www.boxerdispazzavento.it/content.php?type=blog&articolo=109http://boxerdelsudsalento.it/2016/05/21/trentanni-di-dialoghi-dott-bosi/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200217155003/http://boxerdelsudsalento.it/2016/05/21/trentanni-di-dialoghi-dott-bosi/ e http://www.wpbc.co.za/history.html, Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20201223074101/http://www.wpbc.co.za/history.html.

 

       Eva Jablonka, Epigenetic Variations in Heredity and Evolution, “Clinical Pharmacology & Therapeutics”, Vol. 92(6), October 2012, https://doi.org/10.1038/clpt.2012.158. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/232277604_Epigenetic_Variations_in_Heredity_and_Evolution/links/0deec515af772d9c51000000.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200122085832/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/232277604_Epigenetic_Variations_in_Heredity_and_Evolution/links/0deec515af772d9c51000000.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkaepigeneticvariationsinheredityandevolutionepigeneticaepigeneticsrepub/mode/2up  e                                                                                                                                          https://ia802800.us.archive.org/8/items/evajablonkaepigeneticvariationsinheredityandevolutionepigeneticaepigeneticsrepub/Eva%20Jablonka%20%20Epigenetic%20Variations%20in%20Heredity%20and%20Evolution%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Geopolitical%20Republicanism%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

       Eva Jablonka, Simona Ginsburg, Daniel Dor, The co-evolution of language and emotions, “Philosophical Transactions of The Royal Society B Biological Sciences”, Vol. 367(1599),  August 2012, pp. 2152-2159, https://doi.org/10.1098/rstb.2012.0117. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Daniel_Dor/publication/228067280_The_co-evolution_of_language_and_emotions/links/00463530cce9dc7259000000.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200119104827/https://www.researchgate.net/profile/Daniel_Dor/publication/228067280_The_co-evolution_of_language_and_emotions/links/00463530cce9dc7259000000.pdf. Caricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkasimonaginsburgdanieldorepigeneticarepubblicanesimogeopoliticomassimom/mode/2up e                                                                                                                                  https://ia802807.us.archive.org/21/items/evajablonkasimonaginsburgdanieldorepigeneticarepubblicanesimogeopoliticomassimom/Eva%20Jablonka%20%20Simona%20Ginsburg%20%20Daniel%20Dor%20epigenetica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20neo-marxismo%20neo%20marxismo%20The%20co-evolution%20of%20language%20and%20emotions.pdf. Tramite il succitato DOI: https://doi.org/10.1098/rstb.2012.0117, abbiamo raggiunto l’URL https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rstb.2012.0117. Congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200506123805/https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rstb.2012.0117.

 

       Eva Jablonka, Ehud Lamm, Commentary: The epigenotype  – a dynamic network view of development, “International Journal of Epidemiology”, Vol. 41(1), February 2012, pp. 16-20,  https://doi.org/10.1093/ije/dyr185  Articolo scaricato da https://pdfs.semanticscholar.org/ede9/ff82d6ba421f370682a17f36602bc1eb584f.pdf?_ga=2.257659016.20994297.1580505520-1163832075.1579693989, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200417063140/https://pdfs.semanticscholar.org/ede9/ff82d6ba421f370682a17f36602bc1eb584f.pdf?_ga=2.257659016.20994297.1580505520-1163832075.1579693989. Ricaricato su internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/ehudlammevajablonkacommentarytheepigenotypeadynamicnetworkviewofdevelopmentepige_202001/mode/2up   e                                                                                                            https://ia802803.us.archive.org/2/items/ehudlammevajablonkacommentarytheepigenotypeadynamicnetworkviewofdevelopmentepige_202001/Ehud%20Lamm%20%20Eva%20Jablonka%20%20Commentary%20The%20epigenotype%20%20%20%20a%20dynamic%20network%20view%20of%20development%20%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo%20Massimo%20Morigi%20marxismo.pdf. Un originale del documento (da https://pdfs.semanticscholar.org/ede9/ff82d6ba421f370682a17f36602bc1eb584f.pdf?_ga=2.257659016.20994297.1580505520-1163832075.1579693989 è stata scaricata una copia dattiloscritta del documento) è scaricabile presso https://watermark.silverchair.com/dyr185.pdf?token=AQECAHi208BE49Ooan9kkhW_Ercy7Dm3ZL_9Cf3qfKAc485ysgAAAlMwggJPBgkqhkiG9w0BBwagggJAMIICPAIBADCCAjUGCSqGSIb3DQEHATAeBglghkgBZQMEAS4wEQQMSqjkstz45T9DMmytAgEQgIICBlfgDr88SmyWel2z7Z380_d_J_NMHYLOKpRIv838h9aTbFRkARRRGuWnfmrq4cply35zZ-9haNZ8XoDUEfSofjXcZutWnUE-u7hmpy7W1NNIbLChy3GqwPY6LXkk0Xfo4EbLv3gIZw010uQ6vCPSLOj6DIljcKdMINrz9UuQKSqUgbE_arUibFGI5tpdfZRsTsfed4Lmn83OOFEbNjF8DcrWnn2SW2o2PDD7iKRbXcpgLJoDYRURhADDjtzTPpb7y5sD0PvzA2HuiJBDudFI7XIGQ67JZLmeSk9PmP1kwmcWth0TBh_pCrmfu4rqXaFlSukwaj0LEsmT-qraCfrjuHzNqx502YwQi-1LoYbRtGpg75dA_DWuDGVYq-tVgTaAg9Bf_MUerR6t46D6BGhrKbfD3eU4KYoG0Vof7J69WvQgqOUchQViltwix3FU7r5lsA4ZHTwNOpnIPpxyh0JeXstMz5yjHDX7ZTf_Yx4LSKZ5pvPlW05wnHfCByq1CAxY70vDTNFivALojvGNTc9oVvcoJ8I4hyfurD99lP83jq7AEhzdjSYZ2Tz2VIfXwkvWy2_XiCtIyIW23dOdOdyNMRaplTFLZyueGQVz1nlo6qN0C6p023aCoi1rHBtt1J7lym4_qBAQ_GC9tqQ3am-jWZSQuwzYxUD5__oM_itIdLuJZQ-1ThLy, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200131211720/https://watermark.silverchair.com/dyr185.pdf?token=AQECAHi208BE49Ooan9kkhW_Ercy7Dm3ZL_9Cf3qfKAc485ysgAAAlMwggJPBgkqhkiG9w0BBwagggJAMIICPAIBADCCAjUGCSqGSIb3DQEHATAeBglghkgBZQMEAS4wEQQMSqjkstz45T9DMmytAgEQgIICBlfgDr88SmyWel2z7Z380_d_J_NMHYLOKpRIv838h9aTbFRkARRRGuWnfmrq4cply35zZ-9haNZ8XoDUEfSofjXcZutWnUE-u7hmpy7W1NNIbLChy3GqwPY6LXkk0Xfo4EbLv3gIZw010uQ6vCPSLOj6DIljcKdMINrz9UuQKSqUgbE_arUibFGI5tpdfZRsTsfed4Lmn83OOFEbNjF8DcrWnn2SW2o2PDD7iKRbXcpgLJoDYRURhADDjtzTPpb7y5sD0PvzA2HuiJBDudFI7XIGQ67JZLmeSk9PmP1kwmcWth0TBh_pCrmfu4rqXaFlSukwaj0LEsmT-qraCfrjuHzNqx502YwQi-1LoYbRtGpg75dA_DWuDGVYq-tVgTaAg9Bf_MUerR6t46D6BGhrKbfD3eU4KYoG0Vof7J69WvQgqOUchQViltwix3FU7r5lsA4ZHTwNOpnIPpxyh0JeXstMz5yjHDX7ZTf_Yx4LSKZ5pvPlW05wnHfCByq1CAxY70vDTNFivALojvGNTc9oVvcoJ8I4hyfurD99lP83jq7AEhzdjSYZ2Tz2VIfXwkvWy2_XiCtIyIW23dOdOdyNMRaplTFLZyueGQVz1nlo6qN0C6p023aCoi1rHBtt1J7lym4_qBAQ_GC9tqQ3am-jWZSQuwzYxUD5__oM_itIdLuJZQ-1ThLy. Ricaricato il file ottenuto dallo scaricamento presso quest’ultimo URL  presso Internet Archive  si sono generati gli URL https://archive.org/details/evajablonkacommentarytheepigenotypeadynamicnetworkviewofdevelopmentepigeneticaep/mode/2up e                                                                                                                          https://ia802808.us.archive.org/31/items/evajablonkacommentarytheepigenotypeadynamicnetworkviewofdevelopmentepigeneticaep/Eva%20Jablonka%20Commentary%20%20The%20epigenotype%20a%20dynamic%20network%20view%20of%20development%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20paradigma%20dialettico%20espressivo%20strategico%20conflittuale.pdf. Inoltre, tramite il succitato DOI: https://doi.org/10.1093/ije/dyr185, abbiamo raggiunto l’URL https://academic.oup.com/ije/article/41/1/16/648042. Congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506124505/https://academic.oup.com/ije/article/41/1/16/648042.

 

 

 

 

       Eva Jablonka, Epigenetic inheritance and plasticity: The responsive germline, “Progress in Biophysics and Molecular Biology”,  2012, pp. 1-9, http://dx.doi.org/10.1016/j.pbiomolbio.2012.08.014. Articolo raggiunto presso l’URL di Academia.edu https://www.academia.edu/33012543/Epigenetic_inheritance_and_plasticity_The_responsive_germline. Ricaricato  su Internet Archive, generando gli URL    https://archive.org/details/evajablonkaepigeneticinheritanceandplasticitytheresponsivegermlineepigeneticaepi/mode/2up    e                                                                                                                                         https://ia802807.us.archive.org/22/items/evajablonkaepigeneticinheritanceandplasticitytheresponsivegermlineepigeneticaepi/Eva%20Jablonka%20%20Epigenetic%20inheritance%20and%20plasticity%20The%20responsive%20germline%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

Snait B. Gissis,  Eva Jablonka (eds.), Transformations of Lamarckism. From Subtle Fluids to Molecular Biology,  Cambridge (Massachusetts),  London (England), The Mitt Press, 2011. Documento (libro) scaricato da https://teoriaevolutiva.files.wordpress.com/2014/02/gissis-s-b-y-jablonka-e-eds-transformations-of-lamarckism.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191016132225/https://teoriaevolutiva.files.wordpress.com/2014/02/gissis-s-b-y-jablonka-e-eds-transformations-of-lamarckism.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/gissis-s-b-y-jablonka-e-eds-transformations-of-lamarckism/mode/2up e https://ia903100.us.archive.org/16/items/gissis-s-b-y-jablonka-e-eds-transformations-of-lamarckism/gissis-s-b-y-jablonka-e-eds-transformations-of-lamarckism.pdf.

 

  1. Shea, I Pen, T. Uller, Three epigenetic information channels and their different roles in evolution, “Journal of Evolutionary Biology”, Vol. 24(6), June 2011, pp. 1178–1187, https://doi.org/10.1111/j.1420-9101.2011.02235.x. Scaricato da https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3116147/pdf/jeb0024-1178.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200131083728/https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3116147/pdf/jeb0024-1178.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/nsheaipentullerthreeepigeneticinformationchannelsandtheirdifferentrolesinevoluti/mode/2up   e                                                                                                                                          https://ia802805.us.archive.org/6/items/nsheaipentullerthreeepigeneticinformationchannelsandtheirdifferentrolesinevoluti/N%20Shea%20%20I%20Pen%20%20T%20%20Uller%20%20Three%20epigenetic%20information%20channels%20and%20their%20different%20roles%20in%20evolution%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf. Inoltre, tramite il succitato DOI: https://doi.org/10.1111/j.1420-9101.2011.02235.x, abbiamo raggiunto l’URL https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/j.1420-9101.2011.02235.x. Congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine: https://web.archive.org/save/https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/j.1420-9101.2011.02235.x.

 

 

 

       Presso l’ URL  https://works.bepress.com/lynn_margulis/10, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506125840/https://works.bepress.com/lynn_margulis/10/: impossibilità della Wayback Machine di congelare  direttamente  il documento tramite l’ URL https://works.bepress.com/lynn_margulis/, cfr. infra seconda nota della presente bibliografia internettiana, abbiamo scaricato Lynn Margulis, Symbiogenesis. A New Principle of Evolution Rediscovery of Boris Mikhaylovich Kozo-Polyansky (1890–1957),  “Paleontological Journal”,  Vol. 44(12), December 2010, pp. 1525-1539  (la  prima pagina del  documento PDF dell’originale dell’articolo da noi scaricato reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the Selected Works of Lynn Margulis (1938 – 2011)’), https://doi.org/10.1134/S0031030110120087. Ricaricato quindi l’articolo su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/lynnmargulissymbiogenesisanewprincipleofevolutionrediscoveryofborismikhaylovichk_202002/mode/2up e                                                                                                                       https://ia802803.us.archive.org/25/items/lynnmargulissymbiogenesisanewprincipleofevolutionrediscoveryofborismikhaylovichk/Lynn%20Margulis%20Symbiogenesis%20%20A%20New%20Principle%20of%20Evolution%20%20Rediscovery%20of%20Boris%20Mikhaylovich%20Kozo-Polyansky%20%201890%201957%20epigenetica%20%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi.pdf.

                                                                                                     

       Simona Ginsburg, Eva Jablonka,   The evolution of associative learning: A factor in the Cambrian explosion, “Journal of Theoretical Biology”, Vol. 266(1), 15 June 2010, pp. 11-20, https://doi.org/10.1016/j.jtbi.2010.06.017. Articolo scaricato all’URL https://www.academia.edu/33012531/The_evolution_of_associative_learning_A_factor_in_the_Cambrian_explosion, Wayback Machine: impossibilità della Wayback Machine di operare su questo URL. Ricaricato  su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/simonaginsburgevajablonkatheevolutionofassociativelearningafactorinthecambrianex/mode/2up    e                                                                                                                                       https://ia802800.us.archive.org/5/items/simonaginsburgevajablonkatheevolutionofassociativelearningafactorinthecambrianex/Simona%20Ginsburg%20%20%20%20Eva%20Jablonka%20%20%20%20The%20evolution%20of%20associative%20learning%20%20A%20factor%20in%20the%20Cambrian%20explosion%20epigenetica%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

      Omri Tal, Eva Kisdi, Eva Jablonka, Epigenetic Contribution to Covariance Between Relatives, “Genetics”, Vol. 184(4), April 2010,  pp. 1037-1050, https://doi.org/10.1534/genetics.109.112466. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/41139255_Epigenetic_Contribution_to_Covariance_Between_Relatives/links/0c96052e254b76d382000000/Epigenetic-Contribution-to-Covariance-Between-Relatives.pdf, Wayback Machine:  https://web.archive.org/web/20200119073846/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/41139255_Epigenetic_Contribution_to_Covariance_Between_Relatives/links/0c96052e254b76d382000000/Epigenetic-Contribution-to-Covariance-Between-Relatives.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/omritalevakisdievajablonkaepigeneticcontributiontocovariancebetweenrelativesepig/mode/2up       e                                                                                                                                    https://ia902800.us.archive.org/7/items/omritalevakisdievajablonkaepigeneticcontributiontocovariancebetweenrelativesepig/Omri%20Tal%20Eva%20Kisdi%20Eva%20Jablonka%20Epigenetic%20Contribution%20to%20Covariance%20Between%20Relatives%20epigenetica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo%20Massimo%20Morigi.pdf. Anche presso https://www.genetics.org/content/genetics/184/4/1037.full.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200418070155/https://www.genetics.org/content/genetics/184/4/1037.full.pdf. Inoltre, tramite il succitato DOI: https://doi.org/10.1534/genetics.109.112466, abbiamo raggiunto l’ URL https://www.genetics.org/content/184/4/1037. Congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine:    http://web.archive.org/web/20200506130947/https://www.genetics.org/content/184/4/1037.         

 

      Presso l’URL https://www.researchgate.net/publication/41760759_Spirochete_Attachment_Ultrastructure_Implications_for_the_Origin_and_Evolution_of_Cilia, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200419063538/https://www.researchgate.net/publication/41760759_Spirochete_Attachment_Ultrastructure_Implications_for_the_Origin_and_Evolution_of_Cilia,  abbiamo scaricato   Andrew M. Wier, Luciano Sacchi, M.F. Dolan, Claudio Bandi, James Macallister, Spirochete Attachment Ultrastructure: Implications for the Origin and Evolution of Cilia, “Biological Bulletin”, Vol. 218(1), February 2010, pp. 25-35. Ricaricato l’articolo su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/andrewm.wierlynnmargulisspirocheteattachmentultrastructuresintesievoluzionistica/mode/2up                                                                                                              e https://ia902808.us.archive.org/24/items/andrewm.wierlynnmargulisspirocheteattachmentultrastructuresintesievoluzionistica/Andrew%20M.%20Wier%20Lynn%20Margulis%20%20%20%20%20Spirochete%20Attachment%20Ultrastructure%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa%20epigenetica%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf. Inoltre, un altro nostro caricamento presso Internet Archive dello stesso file ha generato gli URL https://archive.org/details/andrewm.wierlynnmargulisspirocheteattachmentultrastructuresintesievoluzionistica_202002/mode/2up  e                                                                                                                  https://ia802806.us.archive.org/21/items/andrewm.wierlynnmargulisspirocheteattachmentultrastructuresintesievoluzionistica_202002/Andrew%20M.%20Wier%20Lynn%20Margulis%20%20%20%20%20Spirochete%20Attachment%20Ultrastructure%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa%20epigenetica%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

       Eva Jablonka,  Maria L.  Johansson,  Mikaela Rohdin, Achievement as a Matter of Choice? , conference paper, January 2010, Conference:  “The Seventh Swedish Mathematics Education Research Seminar, January 2010. Documento scaricato all’URL https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka3/publication/259602709_Achievement_as_a_Matter_of_Choice/links/0deec52cdd146b452a000000/Achievement-as-a-Matter-of-Choice.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200124092400/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka3/publication/259602709_Achievement_as_a_Matter_of_Choice/links/0deec52cdd146b452a000000/Achievement-as-a-Matter-of-Choice.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkamarialjohanssonmikaelarohdinachievementasamatterofchoiceepigeneticaep/mode/2up  e                                                                                                                                 https://ia802802.us.archive.org/0/items/evajablonkamarialjohanssonmikaelarohdinachievementasamatterofchoiceepigeneticaep/Eva%20Jablonka%20%20%20Maria%20L%20%20%20Johansson%20%20%20Mikaela%20Rohdin%20%20Achievement%20as%20a%20Matter%20of%20Choice%20epigenetica%20epigenetics%20lamarckismo%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo.pdf.

 

       Daniel Dor, Eva Jablonka, Plasticity and canalization in the evolution of linguistic communication: An evolutionary developmental approach, Cambridge University Press, January 2010, pp. 135-147,  https://doi.org/10.1017/CBO9780511817755.010. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/265527075_Plasticity_and_canalization_in_the_evolution_of_linguistic_communication_An_evolutionary_developmental_approach/links/54d574e60cf2464758079fc6/Plasticity-and-canalization-in-the-evolution-of-linguistic-communication-An-evolutionary-developmental-approach.pdf, Wayback Machine https://web.archive.org/web/20200122152402/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/265527075_Plasticity_and_canalization_in_the_evolution_of_linguistic_communication_An_evolutionary_developmental_approach/links/54d574e60cf2464758079fc6/Plasticity-and-canalization-in-the-evolution-of-linguistic-communication-An-evolutionary-developmental-approach.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/danieldorevajablonkaplasticityandcanalizationintheevolutionoflinguisticcommunica/mode/2up  e                                                                                                                     https://ia902802.us.archive.org/27/items/danieldorevajablonkaplasticityandcanalizationintheevolutionoflinguisticcommunica/Daniel%20Dor%20%20Eva%20Jablonka%20%20Plasticity%20and%20canalization%20in%20the%20evolution%20of%20linguistic%20communication%20%20An%20evolutionary%20developmental%20approach%20epigenetica%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi.pdf.

 

      Simona Ginsburg, Eva Jablonka, Experiencing: A Jamesian ApproachProbabilmente caricato direttamente in Rete senza previa pubblicazione su rivista e dall’URL c’è forse indicazione o sulla data di composizione dell’articolo o della sua immissione in Rete: https://www.openu.ac.il/personal_sites/download/simona-ginsburg/Experiencing-A-Jamesian-Approach2010.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20161219060508/http://www.openu.ac.il/personal_sites/download/simona-ginsburg/Experiencing-A-Jamesian-Approach2010.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/simonaginsburgevajablonkaexperiencingajamesianapproachepigeneticaepigeneticsrepu/mode/2up   e                                                                                                                                  https://ia802800.us.archive.org/26/items/simonaginsburgevajablonkaexperiencingajamesianapproachepigeneticaepigeneticsrepu/Simona%20Ginsburg%20%20%20Eva%20Jablonka%20Experiencing%20%20A%20Jamesian%20Approach%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

      Simona Ginsburg, Eva Jablonka, Epigenetic learning in non-neural organisms, “Journal of Bioscience”, Vol. 34(4), October 2009, pp. 633–646. Articolo scaricato da https://www.openu.ac.il/personal_sites/download/simona-ginsburg/Epigenetic%20learning-2009.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200121091025/https://www.openu.ac.il/personal_sites/download/simona-ginsburg/Epigenetic%20learning-2009.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/simonaginsburgevajablonkaepigeneticlearninginnonneuralorganismsepigeneticaepigen/mode/2up   e                                                                                                                                     https://ia802802.us.archive.org/12/items/simonaginsburgevajablonkaepigeneticlearninginnonneuralorganismsepigeneticaepigen/Simona%20Ginsburg%20%20Eva%20Jablonka%20%20Epigenetic%20learning%20in%20non-neural%20organisms%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20neo%20marxismo%20neomarxism%20filosofia%20della%20prassi.pdf.

 

      Eva Jablonka, Some Problems with Genetic Horoscopes: The Charms and Perils of Genetic Astrology (nessuna indicazione di pubblicazione su rivista; nessuna indicazione di immissione in Rete ma in calce alla prima pagina del documento si legge la scritta ‘Based on a lecture delivered at the conference “Bioscience and Society: Biodiversity”, held on October 1-2, 2009, in Ljubljana, Slovenia.’). Documento scaricato da https://pdfs.semanticscholar.org/6040/44a9c79b3ed44149fd406245f580b29ce3a7.pdf, Wayback Machne: http://web.archive.org/web/20190225134718/http://pdfs.semanticscholar.org/6040/44a9c79b3ed44149fd406245f580b29ce3a7.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkasomeproblemswithgenetichoroscopesthecharmsandperilsofgeneticastrology/mode/2up   e                                                                                                                                  https://ia802808.us.archive.org/23/items/evajablonkasomeproblemswithgenetichoroscopesthecharmsandperilsofgeneticastrology/Eva%20Jablonka%20%20Some%20Problems%20with%20Genetic%20Horoscopes%20%20The%20Charms%20and%20Perils%20of%20Genetic%20Astrology%20epigeenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

      Eva Jablonka, Gal Raz, Transgenerational Epigenetic Inheritance: Prevalence, Mechanisms, and Implications for the Study of Heredity and Evolution, “The Quarterly Review of Biology”, Vol. 84(2), June 2009, pp. 131-176. Articolo scaricato da https://pdfs.semanticscholar.org/b94c/de654ce7c8401df574f717c9a15668835cca.pdf?_ga=2.196535020.1380457842.1571065521-369721173.1568987673, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20191016161054/https://pdfs.semanticscholar.org/b94c/de654ce7c8401df574f717c9a15668835cca.pdf?_ga=2.196535020.1380457842.1571065521-369721173.1568987673. Caricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/transgenerationalepigeneticinheritanceprevalencemechanismsandimplicationsforthes/mode/2up  e  https://ia801008.us.archive.org/12/items/transgenerationalepigeneticinheritanceprevalencemechanismsandimplicationsforthes/Transgenerational%20Epigenetic%20Inheritance%20Prevalence%2C%20Mechanisms%2C%20and%20Implications%20for%20the%20Study%20of%20Heredity%20and%20evolution%20Jablonka%20Raz.pdf. Ugualmente scaricato all’URL http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.617.6333&rep=rep1&type=pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190119174514/http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.617.6333&rep=rep1&type=pdf. Download e caricamento su Internet  Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkagalraztransgenerationalepigeneticinheritanceprevalencemechanismsandim/mode/2up  e                                                                                                                                     https://ia902809.us.archive.org/23/items/evajablonkagalraztransgenerationalepigeneticinheritanceprevalencemechanismsandim/Eva%20Jablonka%20%20%20Gal%20Raz%20Transgenerational%20Epigenetic%20Inheritance%20%20Prevalence%2C%20Mechanisms%2C%20and%20Implications%20for%20the%20Study%20of%20Heredity%20and%20Evolution%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf.

 

      Ehud Lamm, Eva Jablonka, The Nurture of Nature: Hereditary Plasticity in Evolution, “Philosophical Psychology”, Vol. 21(3), June 2008, pp. 305-319, https://doi.org/10.1080/09515080802170093. Articolo scaricato da http://www.labex-whoami.org/images/documents/Lamm_Jablonka_Nurture_of_Nature.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200420073802/http://www.labex-whoami.org/images/documents/Lamm_Jablonka_Nurture_of_Nature.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/ehudlammevajablonkathenurtureofnaturehereditaryplasticityinevolutionepigeneticae/mode/2up                                                                                                          e https://ia802804.us.archive.org/4/items/ehudlammevajablonkathenurtureofnaturehereditaryplasticityinevolutionepigeneticae/Ehud%20Lamm%20%20Eva%20Jablonka%20%20The%20Nurture%20of%20Nature%20Hereditary%20Plasticity%20in%20Evolution%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf. Inoltre, apparentemente questo articolo è scaricabile anche presso l’URL di ResearchGate https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/247516095_The_Nurture_of_Nature_Hereditary_Plasticity_in_Evolution/links/541d35ae0cf241a65a15d050.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200123072202/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/247516095_The_Nurture_of_Nature_Hereditary_Plasticity_in_Evolution/links/541d35ae0cf241a65a15d050.pdf, ma dopo la prima pagina di introduzione all’articolo non segue il testo dell’articolo in questione ma quello di Eva Jablonka,  Ehud Lamm, Commentary: The epigenotype – a dynamic network view of development,  “International Journal of Epidemiology”, Vol. 41(1), February 2012, pp. 16-20, https://doi.org/10.1093/ije/dyr185.  Ad ogni buon conto, anche se, vedi  nota supra, avevamo già trattato questo articolo,  abbiamo provveduto a scaricarlo anche tramite questo nuovo URL, con successivo ricaricamento presso Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/ehudlammevajablonkacommentarytheepigenotypeadynamicnetworkviewofdevelopmentepige/mode/2up                                                                                              e https://ia802809.us.archive.org/19/items/ehudlammevajablonkacommentarytheepigenotypeadynamicnetworkviewofdevelopmentepige/Ehud%20Lamm%20%20Eva%20Jablonka%20%20Commentary%20The%20epigenotype%20%20%20%20a%20dynamic%20network%20view%20of%20development%20%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo%20Massimo%20Morigi%20marxismo.pdf. Inoltre tramite il DOI: https://doi.org/10.1093/ije/dyr185, abbiamo raggiunto l’URL: https://academic.oup.com/ije/article/41/1/16/648042. Congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506132644/https://academic.oup.com/ije/article/41/1/16/648042.

 

 

 

 

      Eva Jablonka, Marion  J.  Lamb, The Epigenome in Evolution: Beyond the Modern Synthesis, “Вестник ВОГиС”, Том 12, N° 1/2, 2008. Articolo scaricato da http://www.bionet.nsc.ru/vogis/pict_pdf/2008/t12_1_2/vogis_12_1_2_21.pdf, Wayback Machine:  https://web.archive.org/web/20200121080107/http://www.bionet.nsc.ru/vogis/pict_pdf/2008/t12_1_2/vogis_12_1_2_21.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkamarionj.lambtheepigenomeinevolutionbeyondthemodernsynthesisepigenetic/mode/2up        e                                                                                                                            https://ia802802.us.archive.org/18/items/evajablonkamarionj.lambtheepigenomeinevolutionbeyondthemodernsynthesisepigenetic/Eva%20Jablonka%20%20%20Marion%20%20J.%20%20Lamb%20The%20Epigenome%20in%20Evolution%20%20Beyond%20the%20Modern%20Synthesis%20epigenetica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20neo%20marxismo%20neomarxism%20filosofia%20della%20prassi.pdf. Suggerito dalla necessità di variare il titolo di caricamento e di variare i tag, vista l’importanza del documento,  altro nostro caricamento sempre su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/theepigenomeinevolutionbeyondthemodernjablonkaandlamb/mode/2up  e https://ia803104.us.archive.org/9/items/theepigenomeinevolutionbeyondthemodernjablonkaandlamb/THE%20EPIGENOME%20IN%20EVOLUTION%20%20BEYOND%20THE%20MODERN%2C%20JABLONKA%20AND%20LAMB.pdf.

 

      Eva Jablonka,  Marion J. Lamb, Soft inheritance: Challenging the Modern Synthesis, “Genetics and Molecular Biology”, Vol. 31(2), 2008, pp. 389-395. Articolo scaricato da http://www.scielo.br/pdf/gmb/v31n2/a01v31n2.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20180725025839/http://www.scielo.br/pdf/gmb/v31n2/a01v31n2.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkamarionjlambsoftinheritancechallengingthemodernsynthesisepigeneticaepi/mode/2up      e                                                                                                                                 https://ia802802.us.archive.org/5/items/evajablonkamarionjlambsoftinheritancechallengingthemodernsynthesisepigeneticaepi/Eva%20Jablonka%20%20Marion%20J%20%20Lamb%20Soft%20inheritance%20%20Challenging%20the%20Modern%20Synthesis%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

      Eva Jablonka, Marion J. Lamb, Soft inheritance: Challenging the Modern Synthesis, “Genetics and Molecular Biology”, Vol. 31(2),  January 2008, https://doi.org/10.1590/S1415-47572008000300001, License CC BY-NC 4.0. Scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/228631064_Soft_inheritance_Challenging_the_Modern_Synthesis/links/02e7e515a9165ca3df000000.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200118144332/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/228631064_Soft_inheritance_Challenging_the_Modern_Synthesis/links/02e7e515a9165ca3df000000.pdf. Documento successivamente ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkamarionj.lambsoftinheritancechallengingthemodernsynthesismassimomorigi/mode/2up   e                                                                                                                                https://ia802802.us.archive.org/10/items/evajablonkamarionj.lambsoftinheritancechallengingthemodernsynthesismassimomorigi/Eva%20Jablonka%20%20Marion%20J.%20Lamb%20Soft%20inheritance%20Challenging%20the%20Modern%20Synthesis%20Massimo%20Morigi%20epigenetica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo.pdf. Inoltre tramite il DOI: https://doi.org/10.1590/S1415-47572008000300001, abbiamo raggiunto l’URL: https://www.scielo.br/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S1415-47572008000300001&lng=en&tlng=en. Congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine: http://web.archive.org/save/https://www.scielo.br/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S1415-47572008000300001&lng=en&tlng=en.

 

      Lynn Margulis, Discurs de Lynn Margulis (discorso letto alla cerimonia di Conferimento a Lynn Margulis della laura honoris causa svoltasi nell’aula del Rettorato dell’Università Automona di Barcellona il 6 giugno 2007, presentazione di Isabel Esteve Martínez), Bellaterra (Barcellona),  Servei de Publicacions de la Universitat Autònoma de Barcelona, s.d. . Versione elettronica del documento scaricata presso https://it.scribd.com/document/134276306/Discurso-l-Margulis, Wayback Machine: impossibilità della Wayback Machine di operare su questo URL.  Ricaricato il documento su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisdiscursdelynnmargulisdoctorahonoriscausauniversitatautonomadebarcelo/mode/2up  e                                                                                                                                  https://ia802805.us.archive.org/16/items/lynnmargulisdiscursdelynnmargulisdoctorahonoriscausauniversitatautonomadebarcelo/Lynn%20Margulis%20%20Discurs%20de%20Lynn%20Margulis%20Doctora%20Honoris%20Causa%20Universitat%20Aut%C3%B2noma%20de%20Barcelona%20%20endosymbiotic%20theory%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20%20%20%20%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa.pdf.

 

      Eva Jablonka, Marion J. Lamb, The expanded evolutionary synthesis – a response to Godfrey-Smith, Haig, and West-Eberhard, “Biology and Philosophy”, Vol.  22(3), pp. 453-472, May 2007,  https://doi.org/10.1007/s10539-007-9064-z. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/226664943_The_expanded_evolutionary_synthesis-a_response_to_Godfrey-Smith_Haig_and_West-Eberhard/links/55280b170cf29b22c9ba43c1/The-expanded-evolutionary-synthesis-a-response-to-Godfrey-Smith-Haig-and-West-Eberhard.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200121083218/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/226664943_The_expanded_evolutionary_synthesis-a_response_to_Godfrey-Smith_Haig_and_West-Eberhard/links/55280b170cf29b22c9ba43c1/The-expanded-evolutionary-synthesis-a-response-to-Godfrey-Smith-Haig-and-West-Eberhard.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/evajablonkamarionjlambtheexpandedevolutionarysynthesisaresponsetogodfreysmithhai/mode/2up e                                                                                                                                   https://ia802802.us.archive.org/31/items/evajablonkamarionjlambtheexpandedevolutionarysynthesisaresponsetogodfreysmithhai/Eva%20Jablonka%20%20Marion%20J%20%20Lamb%20%20The%20expanded%20evolutionary%20synthesis%20%20a%20response%20to%20Godfrey%20Smith%20%20Haig%20%20and%20West%20Eberhard%20epigenetica%20epigenetics%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo.pdf. Suggerito dalla necessità di variare il titolo di caricamento e di variare i tag, vista l’importanza del documento,  altro nostro caricamento sempre su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/theexpandedevolutionarysynthesis–aresponsetogodfreysmithhaigandwesteberhardevajablonkamarionlamb/mode/2up                  e               https://ia803106.us.archive.org/15/items/theexpandedevolutionarysynthesis–aresponsetogodfreysmithhaigandwesteberhardevajablonkamarionlamb/The%20expanded%20evolutionary%20synthesis%E2%80%94a%20response%20to%20Godfrey-Smith%2C%20Haig%2C%20and%20West-Eberhard%2C%20Eva%20Jablonka%2C%20Marion%20Lamb.pdf.

 

      Eva Jablonka, Marion J. Lamb, Précis of Evolution in Four Dimensions, “Behavioral and Brain Sciences”,  2007,  Vol. 30(4), pp. 353-392, https://doi.org/10.1017/S0140525X07002221. Sunto di Eva Jablonka, Marion J. Lamb,  Evolution in Four Dimensions: Genetic, Epigenetic, Behavioral, and Symbolic Variation in the History of Life, Bradford Books/The MIT Press. 2005. Articolo scaricato presso l’URL https://pdfs.semanticscholar.org/03df/28ec6a85110710521033ef253698ad06e0e1.pdf?_ga=2.137897584.1380457842.1571065521-369721173.1568987673, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191016060608/https://pdfs.semanticscholar.org/03df/28ec6a85110710521033ef253698ad06e0e1.pdf?_ga=2.137897584.1380457842.1571065521-369721173.1568987673. Download dell’articolo e caricamento presso Internet  Archive, generando gli URL https://archive.org/details/precisofevolutioninfourdimensionsevajablonkamarionj.lamb         e            https://ia601504.us.archive.org/26/items/precisofevolutioninfourdimensionsevajablonkamarionj.lamb/Precis%20of%20Evolution%20in%20Four%20Dimensions%20-%20Eva%20Jablonka%20-%20Marion%20J.%20Lamb.pdf.

 

      Lynn Margulis, Emily Case, The Germs of Life, “Orion Magazine”, 1 November 2006. Articolo originariamente scaricato (attraverso un link da https://works.bepress.com/lynn_margulis/27/, cfr. supra seconda nota bibliografica) da  https://orionmagazine.org/article/the-germs-of-life/, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200421070453/https://orionmagazine.org/article/the-germs-of-life/ oppure http://web.archive.org/web/20200204162915/https://orionmagazine.org/article/the-germs-of-life/. Successivamente scaricato anche da  https://dayonecomptwo.files.wordpress.com/2011/02/margulis-case-germs-of-life.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200204163033/https://dayonecomptwo.files.wordpress.com/2011/02/margulis-case-germs-of-life.pdf. Dal primo URL abbiamo scaricato un file HTML che, ricaricato su Internet Archive ha generato gli URL https://archive.org/details/orionmagazinethegermsoflife            e https://ia802805.us.archive.org/0/items/orionmagazinethegermsoflife/Orion%20Magazine%20_%20The%20Germs%20of%20Life.html; mentre dal secondo abbiamo scaricato un file PDF che, ricaricato sempre su Internet Archive, ha generato gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisemilycasethegermsoflifeepigeneticaepigeneticsteoriaendosimbioticasin/mode/2up   e                                                                                                                                        https://ia802807.us.archive.org/32/items/lynnmargulisemilycasethegermsoflifeepigeneticaepigeneticsteoriaendosimbioticasin/Lynn%20Margulis%20%20Emily%20Case%20%20The%20Germs%20of%20Life%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

      Lynn Margulis, Michael Chapman, Ricardo Guerrero, John Hall, The last eukaryotic common ancestor (LECA): Acquisition of cytoskeletal motility from aerotolerant spirochetes in the Proterozoic Eon, “PNAS” (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America), Vol. 103(35), 29 August 2006, pp.  13080-13085, https://doi.org/10.1073/pnas.0604985103. Articolo scaricato da https://www.pnas.org/content/pnas/103/35/13080.full.pdf,  Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20190501211429/https://www.pnas.org/content/pnas/103/35/13080.full.pdf (siamo giunti a questo URL che ci ha permesso di scaricare il PDF dell’articolo  attraverso la pagina HTML del PNAS dalla quale si può pure scaricare l’articolo. URL della pagina del PNAS: https://www.pnas.org/content/103/35/13080, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20181112162854/http://www.pnas.org/content/103/35/13080). Ricaricamento del PDF dell’articolo su Internet Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/lynnmargulismichaelchapmanricardoguerrerojohnhallthelasteukaryoticcommonancestor/mode/2up  e                                                                                                                              https://ia802807.us.archive.org/6/items/lynnmargulismichaelchapmanricardoguerrerojohnhallthelasteukaryoticcommonancestor/Lynn%20Margulis%20%20Michael%20Chapman%20%20Ricardo%20Guerrero%20%20%20John%20Hall%20%20The%20last%20eukaryotic%20common%20ancestor%20LECA%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

      Eva Jablonka, Epigenetics and Evolution: An Overview, “Memorie di Scienze Fisiche e Naturali” (Rendiconti Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL), Vol. 30(124), P. II, 2006,  pp. 327-337. Articolo scaricato dall’URL http://media.accademiaxl.it/memorie/S5-VXXX-P1-2-2006/Jablonka327-337.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200130072937/http://media.accademiaxl.it/memorie/S5-VXXX-P1-2-2006/Jablonka327-337.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkaepigeneticsandevolutionanoverviewepigeneticaepigeneticsrepubblicanesi/mode/2up   e                                                                                                                                      https://ia902805.us.archive.org/28/items/evajablonkaepigeneticsandevolutionanoverviewepigeneticaepigeneticsrepubblicanesi/Eva%20Jablonka%20%20Epigenetics%20and%20Evolution%20%20An%20Overview%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

       Eva Jablonka, Marion J. Lamb, The evolution of information in the major transitions, “Journal of Theoretical Biology”, Vol. 239(2), March 2006, pp. 236-246, https://doi.org/10.1016/j.jtbi.2005.08.038. Articolo scaricato all’URL http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.470.1735&rep=rep1&type=pdf,  Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200421084246/http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.470.1735&rep=rep1&type=pdf. Successivamente caricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/theevolutionofinformationinthemajortransitionsevajablonkaamarionj.lambepigenetic/mode/2up   e                                                                                                                                      https://ia802802.us.archive.org/18/items/theevolutionofinformationinthemajortransitionsevajablonkaamarionj.lambepigenetic/The%20evolution%20of%20information%20in%20the%20major%20transitions%2C%20%20Eva%20Jablonkaa%2C%20%20Marion%20J.%20Lamb%2C%20Epigenetica%2C%20Massimo%20%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20marxismo%2C%20neomarxismo.pdf.

 

       Eva Jablonka, Genes as Followers in Evolution – A Post-synthesis Synthesis?, “Biology and Philosophy”, Vol. 21(1), January 2006, pp.143-154, https://doi.org/10.1007/s10539-004-0319-7. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/226572469_Genes_as_Followers_in_Evolution_-_A_Post-synthesis_Synthesis/links/552806e90cf29b22c9ba0641.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20170918032727/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/226572469_Genes_as_Followers_in_Evolution_-_A_Post-synthesis_Synthesis/links/552806e90cf29b22c9ba0641/Genes-as-Followers-in-Evolution-A-Post-synthesis-Synthesis.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkagenesasfollowersinevolutionapostsynthesissynthesisepigeneticaepigenet/mode/2up  e                                                                                                                                           https://ia802806.us.archive.org/5/items/evajablonkagenesasfollowersinevolutionapostsynthesissynthesisepigeneticaepigenet/Eva%20Jablonka%20%20Genes%20as%20Followers%20in%20Evolution%20%20A%20Post%20synthesis%20Synthesis%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20neo%20marxismo%20filosofia%20della%20prassi.pdf.

 

  1. Peter Gogarten, Jeffrey Peter Townsend, Horizontal gene transfer, genome innovation and evolution, “Nature Reviews Microbiology”, Vol. 3(9), October 2005, pp. 679-687, https://doi.org/10.1038/nrmicro1204. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/publication/7623363_Gogarten_JP_Townsend_JP_Horizontal_gene_transfer_genome_innovation_and_evolution_Nat_Rev_Microbiol_3_679-687, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506193345/https://www.researchgate.net/publication/7623363_Gogarten_JP_Townsend_JP_Horizontal_gene_transfer_genome_innovation_and_evolution_Nat_Rev_Microbiol_3_679-687. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/gogartenjptownsendjp..horizontalgenetransfergenomeinnovationandevolution/mode/2up                                                                                                                 e https://ia801001.us.archive.org/13/items/gogartenjptownsendjp..horizontalgenetransfergenomeinnovationandevolution/Gogarten%20JP%2C%20Townsend%20JP..%20Horizontal%20gene%20transfer%2C%20genome%20innovation%20and%20evolution.pdf.

 

      Presso l’URL https://works.bepress.com/lynn_margulis/6, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200202083522/https://works.bepress.com/lynn_margulis/6/,  abbiamo scaricato Lynn Margulis, Hans Ris,  Genophore, Chromosomes and the Bacterial Origin of Chloroplasts,  International Microbiology”, Vol. 8(2), 2005, pp. 145-148 (la  prima pagina del  documento PDF dell’originale dell’articolo reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the SelectedWorks of Lynn Margulis (1938 – 2011)’). Ricaricato quindi l’articolo su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/lynnmargulishansrisgenophorechromosomesandthebacterialoriginofchloroplastsepigen/mode/2up  e                                                                                                                                     https://ia802803.us.archive.org/34/items/lynnmargulishansrisgenophorechromosomesandthebacterialoriginofchloroplastsepigen/Lynn%20Margulis%20Hans%20Ris%20%20Genophore%20Chromosomes%20and%20the%20Bacterial%20Origin%20of%20Chloroplasts%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20%20Geopolitico%20teoria%20endosimbiotica%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

      Oladele Ogunseitan, Microbial Diversity. Form and Function in Prokaryotes, Blackwell  Publishing, 2005. Libro scaricato presso  https://www.academia.edu/27327840/Microbial_Diversity?email_work_card=view-paper, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200914070034/https://www.academia.edu/27327840/Microbial_Diversity?email_work_card=view-paper, congelamento fallito. Caricamento del documento su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/oladele-ogunseitan-microbial-diversity-lynn-margulis-repubblicanesimo-geopolitic/mode/2up e https://ia801502.us.archive.org/34/items/oladele-ogunseitan-microbial-diversity-lynn-margulis-repubblicanesimo-geopolitic/Oladele%20Ogunseitan%2C%20MICROBIAL%20DIVERSITY%2C%20Lynn%20Margulis%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Filosofia%20della%20prassi%2C%20Dialettica%2C%20Neomarxismo%2C%20Neomarxism%2C%20%20Massimo%20Morigi.pdf.

 

      Eva Jablonka, Marion J. Lamb, Evolution in four Dimensions.  Genetic, Epigenetic, Behavioral, and Symbolic Variation in the History of Life, The MIT Press, Cambridge, Massachusetts, USA, 2005, documento (libro) fondamentale per la volgarizzazione delle tematiche dell’epigenetica e di notevole importanza anche per la dialettica prassistica del Repubblicanesimo Geopolitico.  All’URL  https://epdf.pub/evolution-in-four-dimensions-genetic-epigenetic-behavioral-and-symbolic-variatio77b373b02c8e9bf92311cdc8ccb292ef95359.html, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200918075423/https://epdf.pub/evolution-in-four-dimensions-genetic-epigenetic-behavioral-and-symbolic-variatio77b373b02c8e9bf92311cdc8ccb292ef95359.html. Download e ricaricamento su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/eva-jablonka-marion-lamb-evolution-in-four-dimensions-massimo-morigi-epigenetic-/mode/2up    e                                  https://ia801506.us.archive.org/32/items/eva-jablonka-marion-lamb-evolution-in-four-dimensions-massimo-morigi-epigenetic-/EVA%20JABLONKA%2C%20%20MARION%20LAMB%2C%20%20%20EVOLUTION%20IN%20FOUR%20DIMENSIONS%2C%20MASSIMO%20MORIGI%2C%20EPIGENETIC%2C%20GEOPOLITICAL%20REPUBLICANISM%2C%20FILOSOFIA%20DELLA%20PRASSI%2C%20EPIFANIA%20STRATEGICA.pdf.

 

      Eva Jablonka, The evolution of the peculiarities of mammalian sex chromosomes: an epigenetic view, “Biology Essays”,  Vol. 26(12),  18 November 2004, pp. 1327-1332. Documento scaricato da http://aerg.canberra.edu.au/library/sex_general/2004_Jablonka_evolution_of_sex_chromosomes.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200423063603/http://aerg.canberra.edu.au/library/sex_general/2004_Jablonka_evolution_of_sex_chromosomes.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkatheevolutionofthepeculiaritiesofmammaliansexchromosomesanepigeneticvi/mode/2up    e                                                                                                                                     https://ia902806.us.archive.org/24/items/evajablonkatheevolutionofthepeculiaritiesofmammaliansexchromosomesanepigeneticvi/Eva%20Jablonka%20%20The%20evolution%20of%20the%20peculiarities%20of%20mammalian%20sex%20chromosomes%20an%20epigenetic%20view%2C%20epigenetica%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

      Lynn Margulis,  Serial endosymbiotic theory (SET) and composite individuality. Transition from bacterial to eukaryotic genomes, “Microbiology Today”, Vol. 31, November 2004, pp. 172-174. Documento scaricato da https://www.socgenmicrobiol.org.uk/pubs/micro_today/pdf/110406.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20190714151922/http://www.socgenmicrobiol.org.uk/pubs/micro_today/pdf/110406.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisserialendosymbiotictheorysetandcompositeindividualityepigeneticaepig/mode/2up      e                                                                                                                                     https://ia802801.us.archive.org/4/items/lynnmargulisserialendosymbiotictheorysetandcompositeindividualityepigeneticaepig/Lynn%20Margulis%2C%20Serial%20endosymbiotic%20theory%20%28SET%29%20and%20composite%20individuality%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

      Eva Jablonka, Epigenetic Epidemiology, “International Journal of Epidemiology”, Vol. 33(5), November 2004, pp. 929-935, https://doi.org/10.1093/ije/dyh231. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/8540659_Epigenetic_Epidemiology/links/552806250cf29b22c9ba0279/Epigenetic-Epidemiology.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200119080323/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/8540659_Epigenetic_Epidemiology/links/552806250cf29b22c9ba0279/Epigenetic-Epidemiology.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkaepigeneticepidemiologyepigeneticaepigeneticsrepubblicanesimogeopoliti/mode/2up  e                                                                                                                                         https://ia802804.us.archive.org/4/items/evajablonkaepigeneticepidemiologyepigeneticaepigeneticsrepubblicanesimogeopoliti/Eva%20Jablonka%20%20Epigenetic%20Epidemiology%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo%20neo%20marxismo%20neo-marxismo%20neomarxism%20Massimo%20Morigi.pdf. Inoltre, presso il succitato DOI: https://doi.org/10.1093/ije/dyh231, abbiamo raggiunto l’URL: https://academic.oup.com/ije/article/33/5/929/623973. Congelamento dell’URL e del documento con Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506194122/https://academic.oup.com/ije/article/33/5/929/623973.

 

      Abbiamo compreso in questa rassegna bibliografica What the Bleep Do We Know!? Down the Rabbit Hole, lungometraggio del 2004 di 109 minuti, attrice protagonista Marlee Matlin, film che tratta della connessione fra meccanica quantistica e coscienza. Sebbene si tratti di opera misticheggiante con pesante deriva New Age, può essere considerata una buona introduzione narrativa alle problematiche filosofiche della fisica quantistica. Su YouTube originariamente all’URL https://www.youtube.com/watch?v=R6G3-Zc9mtM (ora questo URL rimosso da YouTube e sul riquadro di creazione dell’immagine compare la seguente scritta “Video non disponibile. Questo video non è più disponibile a causa di un reclamo per violazione del copyright da parte di Gaia International.”) ma da noi scaricato e poi ricaricato su Internet Archive generando gli URL https://archive.org/details/whatthebleepdoweknowfullmovieextended e https://ia803107.us.archive.org/11/items/whatthebleepdoweknowfullmovieextended/What%20The%20Bleep%20Do%20We%20Know%20FULL%20MOVIE%20EXTENDED.mp4 (si tratta di una versione più estesa rispetto al film rilasciato nel 2004 della durata di 2 ore, 55 minuti e 25 secondi). Inoltre all’URL di YouTube  https://www.youtube.com/watch?v=NvzSLByrw4Q  si può prendere visione del divertente cartone animato  Dr. Quantum Double Slit Experiment, che è uno stralcio del succiato lungometraggio. Pur non essendo allo stato questo stralcio ancora rimosso da YouTube ( scriviamo queste parole nel mese di settembre del 2020)  anche questo documento, sempre  in omaggio al nostro molto praticato principio di cautela archivistica, è stato da noi scaricato e poi ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/drquantumdoubleslitexperiment1https://ia802809.us.archive.org/33/items/drquantumdoubleslitexperiment1/Dr%20Quantum%20%20%20Double%20Slit%20Experiment%20%281%29.mp4.Ovviamente, pensiamo non sia necessario dilungarsi in spiegazioni, visto il contenuto della presente comunicazione, sul perché questa sezione bibliografica internettiana sull’epigenetica e la sintesi evoluzionistica estesa ospiti questi due documenti sulla meccanica quantistica.  Inoltre, per i medesimi qui ulteriormente non esplicitati motivi ma, si spera, altrettanto chiari, alcuni URL sull’occhio di Wheeler o U di Wheeler (in inglese: Wheeler’s eye o Wheeler’s big U o Wheeler’s U) e su questo  scienziato, John Archibald Wheeler,  come nostro  fondamentale Virgilio della fisica della prassi: https://jamreilly.tumblr.com/post/827197410/the-wheeler-eye-universe-u-observing-itself,  Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200914163547/https:/jamreilly.tumblr.com/post/827197410/the-wheeler-eye-universe-u-observing-itself; https://www.organism.earth/library/document/participatory-universe,       Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200914171536/https://www.organism.earth/library/document/participatory-universe; http://christian-transhumanism.blogspot.com/2014/03/a-universe-from-nothing-but-not-by.html, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200914165909/http://christian-transhumanism.blogspot.com/2014/03/a-universe-from-nothing-but-not-by.html; https://plus.maths.org/content/it-bit, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200914164702/https://plus.maths.org/content/it-bit; https://uncommondescent.com/intelligent-design/if-the-universe-is-a-computer-who-is-the-computer-maker/, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200914164932/https://uncommondescent.com/intelligent-design/if-the-universe-is-a-computer-who-is-the-computer-maker/; http://rationalcatholic.blogspot.com/2016/01/it-from-bit-what-about-god.html, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200914165208/http://rationalcatholic.blogspot.com/2016/01/it-from-bit-what-about-god.html; https://jawarchive.files.wordpress.com/2012/02/beyond-the-black-hole.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20190807073928/https://jawarchive.files.wordpress.com/2012/02/beyond-the-black-hole.pdf; https://www.researchgate.net/publication/51892845_The_art_of_science_Interview_with_Professor_John_Archibald_Wheeler, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200915064430/https://www.researchgate.net/publication/51892845_The_art_of_science_Interview_with_Professor_John_Archibald_Wheeler;    https://archive.org/details/JohnArchibaldWheeler/mode/2up e https://ia803108.us.archive.org/30/items/JohnArchibaldWheeler/johnwheeler-fbi1.pdf;   https://archive.org/details/arxiv-1105.4532 e https://ia803004.us.archive.org/14/items/arxiv-1105.4532/1105.4532.pdf; https://archive.org/details/betweenquantumco0000unse, libro ottenibile solo in prestito presso Internet Archive; https://archive.org/details/fundamentalprobl00whee, documento ottenibile solo in prestito presso Internet Archive; https://archive.org/details/geonsblackholesq00whee, documento ottenibile solo in prestito presso Internet Archive; https://en.wikipedia.org/wiki/John_Archibald_Wheeler#Participatory_Anthropic_Principle, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200915065107/https://en.wikipedia.org/wiki/John_Archibald_Wheeler (comunque, per aiutare: si tratta sempre di una Weltanschauung che richiama un universo partecipativo molto affine alla tesi dialettica esposta nel presente elaborato e alla filosofia della prassi – e fisica della prassi –  del Repubblicanesimo Geopolitico).

 

      Eva Jablonka, From Replicators to Heritably Varying Phenotypic Traits: The Extended Phenotype Revisited, “Biology and Philosophy”, Vol. 19(3), January  2004, pp. 353-375, https://doi.org/10.1023/B:BIPH.0000036112.02199.7b. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/226573171_From_Replicators_to_Heritably_Varying_Phenotypic_Traits_The_Extended_Phenotype_Revisited/links/02e7e515a9165f34df000000/From-Replicators-to-Heritably-Varying-Phenotypic-Traits-The-Extended-Phenotype-Revisited.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200122092755/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/226573171_From_Replicators_to_Heritably_Varying_Phenotypic_Traits_The_Extended_Phenotype_Revisited/links/02e7e515a9165f34df000000/From-Replicators-to-Heritably-Varying-Phenotypic-Traits-The-Extended-Phenotype-Revisited.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkafromreplicatorstoheritablyvaryingphenotypictraitstheextendedphenotype/mode/2up  e                                                                                                                                      https://ia802802.us.archive.org/23/items/evajablonkafromreplicatorstoheritablyvaryingphenotypictraitstheextendedphenotype/Eva%20Jablonka%20%20From%20Replicators%20to%20Heritably%20Varying%20Phenotypic%20Traits%20%20The%20Extended%20Phenotype%20Revisited%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

      Presso l’URL  https://works.bepress.com/lynn_margulis/8, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200202100806/https://works.bepress.com/lynn_margulis/8/, abbiamo scaricato Lynn Margulis,  Review of Irwin M. Brodo, Sylvia Duran Sharnoff, Stephen Sharnoff: Lichens of North America,  “International Microbiology”, N° 6, 19 June 2003, pp. 149-150, https://doi.org/10.1007/s10123-003-0124-1 (la  prima pagina del  documento PDF dell’originale dell’articolo reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the SelectedWorks of Lynn Margulis (1938 – 2011)’).  Ricaricato quindi l’articolo su Internet Archive si sono generato gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisreviewofirwinmbrodoepigeneticaepigeneticsteoriaendosimbioticasintesi/mode/2up      e                                                                                                                                      https://ia802800.us.archive.org/5/items/lynnmargulisreviewofirwinmbrodoepigeneticaepigeneticsteoriaendosimbioticasintesi/Lynn%20Margulis%20%20Review%20of%20Irwin%20M%20Brodo%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

      Eva Jablonka, Information: Its Interpretation, Its Inheritance, and Its Sharing, “Philosophy of Science”, Vol. 69(4), December 2002, pp. 578-605, https://doi.org/10.1086/344621.  Articolo           scaricato        all’URL https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/240548043_Information_Its_Interpretation_Its_Inheritance_and_Its_Sharing/links/556e98e508aec2268308c80b/Information-Its-Interpretation-Its-Inheritance-and-Its-Sharing.pdf, Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20200118073249/https://www.researchgate.net/publication/240548043_Information_Its_Interpretation_Its_Inheritance_and_Its_Sharing.  Ricaricato              su    Internet     Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkainformationitsinterpretationitsinheritanceanditssharingmassimomorigir/mode/2up                                                                                                             e                                                                                                                                            https://ia802800.us.archive.org/17/items/evajablonkainformationitsinterpretationitsinheritanceanditssharingmassimomorigir/Eva%20Jablonka%2C%20Information%20Its%20Interpretation%2C%20Its%20Inheritance%2C%20and%20Its%20Sharing%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopoliltico%2C%20neomarxismo%2C%20neomarxism.pdf.

 

      Eva Jablonka, Marion J. Lamb, The Changing Concept of Epigenetics, “Annals of New York Academy of Sciences”, Vol. 981(1), December 2002, pp. 82-96. Articolo scaricato all’URL http://mechanism.ucsd.edu/teaching/philbio/readings/jablonka.changingconceptofepigenetics.2002.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20140829110101/http://mechanism.ucsd.edu/teaching/philbio/readings/jablonka.changingconceptofepigenetics.2002.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkamariong.lambthechangingconceptofepigenetics.2002/mode/2up          e https://ia801007.us.archive.org/9/items/evajablonkamariong.lambthechangingconceptofepigenetics.2002/eva%20jablonka%2C%20marion%20g.%20lamb%2C%20the%20changingconceptofepigenetics.2002.pdf.

 

      Petra Hajkova, Sylvia Erhardt, Natasha Lane, Thomas Haaf, Osman El-Maarri, Wolf Reik, Jörn Walter, M. Azim Surani,  Epigenetic Reprogramming in Mouse Primordial Germ Cells, “Mechanisms of Development”, Vol. 117(1-2), October 2002, pp. 15-23. Scaricato da https://core.ac.uk/download/pdf/144966356.pdf, Wayback Machine:   http://web.archive.org/web/20191015144851/https://core.ac.uk/download/pdf/144966356.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/epigeneticreprogramminginmouseprimordialgermcells/mode/2up e https://ia601009.us.archive.org/22/items/epigeneticreprogramminginmouseprimordialgermcells/Epigenetic%20reprogramming%20in%20mouse%20primordial%20germ%20cells.pdf.

 

 

 

  1. I. Franklin, Reading Walter Benjamin and Donna Haraway in the age of digital reproduction, “Information, Communication & Society”, Vol. 5(4), 2002, pp. 591-624, http://dx.doi.org/10.1080/13691180208538808. Documento scaricato presso https://it.scribd.com/document/74524264/Franklin-Reading-Walter-Benjamin-and-Donna-Haraway, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200212135826/https://www.scribd.com/document/74524264/Franklin-Reading-Walter-Benjamin-and-Donna-Haraway  ma congelamento solo dell’ URL ma non del testo del documento.  Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL

https://archive.org/details/mifranklinreadingwalterbenjaminanddonnaharawayintheageofdigitalreproductiontrans/mode/2up e                                                                                                                                   

https://ia802801.us.archive.org/21/items/mifranklinreadingwalterbenjaminanddonnaharawayintheageofdigitalreproductiontrans/M%20%20I%20%20Franklin%20%20Reading%20Walter%20Benjamin%20and%20Donna%20Haraway%20in%20the%20age%20of%20digital%20reproduction%20transhumanism%20%20femminismo%20feminism%20%20f%C3%A9minisme%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20%20%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

 

       Presso l’URL https://works.bepress.com/lynn_margulis/7, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200201072844/https://works.bepress.com/lynn_margulis/7/, abbiamo scarico Lynn Margulis, Review of Frank Ryan: Tuberculosis: the Greatest Story Never Told, “International Microbiology”,  N° 5, 19 July 2002, pp. 151-152, https://doi.org/10.1007/s10123-002-0080-1  (la  prima pagina del  documento PDF dell’originale dell’articolo reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the SelectedWorks of Lynn Margulis (1938 – 2011)’). Ricaricato quindi l’articolo su Internet Archive, si sono generati gli URL  https://archive.org/details/lynnmargulisreviewoffrankryantuberculosisthegreateststorynevertoldepigeneticaepi/mode/2up  e                                                                                                                        https://ia802806.us.archive.org/15/items/lynnmargulisreviewoffrankryantuberculosisthegreateststorynevertoldepigeneticaepi/Lynn%20Margulis%20Review%20of%20Frank%20Ryan%20Tuberculosis%20the%20Greatest%20Story%20Never%20Told%20epigenetica%20epigenetics%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo%20teoria%20endosimbiotica.pdf.

 

 

  1. J. T. Mitchell, The Work of Art in the Age of Biocybernetic Reproduction, “Artlink”, Vol. 22(1), March 2002. Articolo scaricato all’URL dell’edizione online della rivista https://www.artlink.com.au/articles/2522/the-work-of-art-in-the-age-of-biocybernetic-reprod/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200212144651/https://www.artlink.com.au/articles/2522/the-work-of-art-in-the-age-of-biocybernetic-reprod/.  Ricaricata la pagina su Internet Archive, generando gli URL

https://archive.org/details/wjtmitchelltheworkofartintheageofbiocyberneticreproductionwalterbenjamintransuma                                                                                                                    e                                                                                                                                                      

https://ia902808.us.archive.org/23/items/wjtmitchelltheworkofartintheageofbiocyberneticreproductionwalterbenjamintransuma/W%20%20J%20%20T%20%20Mitchell%20%20The%20Work%20of%20Art%20in%20the%20Age%20of%20Biocybernetic%20Reproduction%20Walter%20Benjamin%20transumanismo%20transhumanism%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.html. Non avendo dato il caricamento della pagina HTML su Internet Archive soddisfacenti risultati, siamo ricorsi ad un copiaincolla della pagina su foglio Word, tramutato in PDF e caricato quindi sempre su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/wjtmitchelltheworkofartintheageofbiocyberneticreproductionwalterbenjamintransuma_202002/mode/2up                                                                                      e                                                                                                                         

https://ia802802.us.archive.org/1/items/wjtmitchelltheworkofartintheageofbiocyberneticreproductionwalterbenjamintransuma_202002/W%20%20J%20%20T%20%20Mitchell%20%20The%20Work%20of%20Art%20in%20the%20Age%20of%20Biocybernetic%20Reproduction%20Walter%20Benjamin%20transumanismo%20transhumanism%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20%20neomarxismo.pdf.

 

 

        Andrew Wier, Michael Dolan, David Grimaldi, Ricardo Guerrero, Jorge Wagensberg, Lynn Margulis, Spirochete and protist symbionts of a termite (Mastotermes electrodominicus) in Miocene amber, “PNAS” (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America), Vol. 99(3), 5 February 2002, pp. 1410-1413,  https://doi.org/10.1073/pnas.022643899, articolo scaricato da https://www.pnas.org/content/pnas/99/3/1410.full.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200204151730/https://www.pnas.org/content/pnas/99/3/1410.full.pdf  (siamo giunti a questo URL che ci ha permesso di scaricare il PDF dell’articolo  attraverso la pagina HTML del PNAS dalla quale si può pure scaricare l’articolo. URL della pagina del PNAS: https://www.pnas.org/content/99/3/1410.full, Wayback Machine http://web.archive.org/web/20200204152110/https://www.pnas.org/content/99/3/1410.full). Ricaricamento del PDF dell’articolo su Internet Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/andrewwierlynnmargulisspirocheteandprotistsymbiontsofatermitemastotermeselectrod/mode/2up e                                                                                                                                    https://ia802805.us.archive.org/3/items/andrewwierlynnmargulisspirocheteandprotistsymbiontsofatermitemastotermeselectrod/Andrew%20Wier%20Lynn%20Margulis%20Spirochete%20and%20protist%20symbionts%20of%20a%20termite%20Mastotermes%20electrodominicus%20teoria%20endosimibiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf. Inoltre presso il succitato DOI: https://doi.org/10.1073/pnas.022643899, abbiamo raggiunto l’URL: https://www.pnas.org/content/99/3/1410. Congelamento dell’URL e del documento con Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506195556/https://www.pnas.org/content/99/3/1410.

 

      Michael F. Dolan, Hannah Melnitsky, Lynn Margulis, Robin Kolnicki, Motility Proteins and the Origin of the Nucleus, “The Anatomical Record”, Vol. 268, 2002, pp. 290-301. Articolo scaricato presso https://www.academia.edu/6358765/Motility_proteins_and_the_origin_of_the_nucleus?auto=download, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200919063659/https://www.academia.edu/6358765/Motility_proteins_and_the_origin_of_the_nucleus?auto=download, congelamento fallito. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/michael-f-dolan-lynn-margulis-motility-proteins-and-the-origin-of-the-nucleus-ne/mode/2up  e                                                                                                                                                                                                         https://ia801408.us.archive.org/25/items/michael-f-dolan-lynn-margulis-motility-proteins-and-the-origin-of-the-nucleus-ne/MICHAEL%20F%20DOLAN%2C%20LYNN%20MARGULIS%2C%20Motility%20Proteins%20and%20the%20Origin%20of%20the%20Nucleus%2C%20Neomarxismo%2C%20Neomarxismo%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Epigenetica%2C%20Filosofia%20della%20Prassi%2C%20Massimo%20Morigi.pdf.

 

        Wolf Reik, et al., Epigenetic Reprogramming in Mammalian Development, “Science”, Vol. 293(5532),  10 August 2001,    pp. 1089-1093, https://doi.org/10.1126/science.1063443. Articolo scaricato da https://s3.amazonaws.com/academia.edu.documents/46031411/Epigenetic_Repeogramming_in_Mammian_Deve20160528-5091-1ty26np.pdf?response-content-disposition=inline%3B%20filename%3DEpigenetic_Reprogramming_in_Mammalian_De.pdf&X-Amz-Algorithm=AWS4-HMAC-SHA256&X-Amz-Credential=AKIAIWOWYYGZ2Y53UL3A%2F20191015%2Fus-east-1%2Fs3%2Faws4_request&X-Amz-Date=20191015T061828Z&X-Amz-Expires=3600&X-Amz-SignedHeaders=host&X-Amz-Signature=ea6e9ca557d724f9855316b8cdff4145dd8250086615eec8be5670b79de1600c, per il quale non è stato possibile il congelamento su Wayback Machine e così ci siamo limitati al download e al successivo caricamento su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/epigeneticreprogramminginmammaliande/mode/2up   e                                 https://ia803106.us.archive.org/6/items/epigeneticreprogramminginmammaliande/Epigenetic_Reprogramming_in_Mammalian_De.pdf. Ad un successivo controllo, non solo l’URL presso il quale abbiamo effettuato il download è risultato impermeabile alla Wayback Machine ma non si riesce nemmeno più a scaricarvi direttamente l’articolo. Successivamente siamo riusciti a prendere visione dell’articolo anche presso ResearchGate e di questo URL relativo alla suddetta piattaforma, https://www.researchgate.net/profile/Wendy_Dean/publication/11845458_Epigenetic_Reprogramming_in_Mammalian_Development/links/09e4150e3210318497000000/Epigenetic-Reprogramming-in-Mammalian-Development.pdf, e del relativo documento abbiamo provveduto al congelamento con la Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191015143340/https://www.researchgate.net/profile/Wendy_Dean/publication/11845458_Epigenetic_Reprogramming_in_Mammalian_Development/links/09e4150e3210318497000000/Epigenetic-Reprogramming-in-Mammalian-Development.pdf.

 

      Presso l’URL  http://www.naturalhistorymag.com/htmlsite/master.html?http://www.naturalhistorymag.com/htmlsite/0601/0601_feature.html, Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20200423082805/http://web.archive.org/screenshot/http://www.naturalhistorymag.com/htmlsite/master.html?http://www.naturalhistorymag.com/htmlsite/0601/0601_feature.html, congelamento fallito, abbiamo scaricato Lynn Margulis, Dorion Sagan,  The beast with five genomes,  “Natural History Magazine”, June 2001, pp. 38-41. Scaricata la pagina HTML e dopo creazione documento formato PDF in seguito a copiaincolla su foglio Word della pagina HTML, caricamento del PDF  su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisdorionsaganthebeastwithfivegenomes/mode/2up   e                  https://ia902800.us.archive.org/34/items/lynnmargulisdorionsaganthebeastwithfivegenomes/Lynn%20Margulis%2C%20Dorion%20Sagan%2C%20%20The%20beast%20with%20five%20genomes.pdf.

 

 

 

       Daniel Dor, Eva Jablonka, How language changed the genes: toward an explicit account of the evolution of language, in Jürgen Trabant (ed.), New Essays on the Origin of Language, De Gruyter Mouton, 2001,  pp. 147-173,  https://doi.org/10.1515/9783110849080. All’URL https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/27450463_How_language_changed_the_genes_toward_an_explicit_account_of_the_evolution_of_language/links/02e7e515a9166a4a78000000.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200116154657/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/27450463_How_language_changed_the_genes_toward_an_explicit_account_of_the_evolution_of_language/links/02e7e515a9166a4a78000000.pdf. Download e caricamento su Internet Archive generando gli URL https://archive.org/details/danieldorevajablonkahowlanguagechangedthegenestowardanexplicitaccountoftheevolut/mode/2up       e                                                                                                                              https://ia802805.us.archive.org/0/items/danieldorevajablonkahowlanguagechangedthegenestowardanexplicitaccountoftheevolut/Daniel%20Dor%20%20Eva%20Jablonka%20%20How%20language%20changed%20the%20genes%20%20toward%20an%20explicit%20account%20of%20the%20evolution%20of%20language%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo.pdf.

 

      Daniel Dor, Eva Jablonka, From Cultural Selection to Genetic Selection: A Framework for the Evolution of Language, “Selection” Vol. 1(1), January 2001 (in prima pagina, la scritta ‘Received: 29 March 2000, Accepted in revised form: 11 July 2000’), pp. 33-55. Articolo scaricato da https://langev.com/pdf/dor01selection.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20191016122919/https://langev.com/pdf/dor01selection.pdf e https://web.archive.org/web/20200122074556/https://langev.com/pdf/dor01selection.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/fromculturalselectiontogeneticselectiond.dorande.jablonka/mode/2up       e https://ia803103.us.archive.org/22/items/fromculturalselectiontogeneticselectiond.dorande.jablonka/From%20Cultural%20Selection%20to%20Genetic%20Selection%2C%20D.%20Dor%20and%20E.%20Jablonka.pdf.

 

      Presso l’URL https://works.bepress.com/lynn_margulis/4, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200202073423/https://works.bepress.com/lynn_margulis/4/,   abbiamo scricato   Andrew Wier,  Jon Ashen Lynn Margulis,   Canaleparolina Darwiniensis, Gen. Nov., Sp. Nov., and Other Pillotinaceae Spirochetes from Insects, “International Microbiology”, Vol. 3(4),  5 September 2000, pp. 212-223 (la  prima pagina del  documento PDF dell’originale dell’articolo reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the SelectedWorks of Lynn Margulis (1938 – 2011)’. Ricaricato l’articolo su Internet Archive si sono quindi generati gli URL https://archive.org/details/andrewwierjonashenlynnmarguliscanaleparolinadarwiniensisepigeneticaepigeneticste/mode/2up       e                                                                                                                                 https://ia802804.us.archive.org/17/items/andrewwierjonashenlynnmarguliscanaleparolinadarwiniensisepigeneticaepigeneticste/Andrew%20Wier%20%20%20Jon%20Ashen%20Lynn%20Margulis%20%20%20Canaleparolina%20Darwiniensis%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimmhiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

 

      Dani Cavallaro, Cyberpunk and Cyberculture: Science Fiction and the Work of William Gibson, The Athlone Press, 2000. Documento scaricato presso https://is.muni.cz/www/yojo/25476916/Cyberpunk_and_Cyberculture__Science_Fiction_and_the_Work.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200212085419/https://is.muni.cz/www/yojo/25476916/Cyberpunk_and_Cyberculture__Science_Fiction_and_the_Work.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL

https://archive.org/details/danicavallarocyberpunkandcyberculturesciencefictionandtheworkofwilliamgibsondonn/mode/2up                                                                                                   e                                                                                                                  

https://ia802807.us.archive.org/1/items/danicavallarocyberpunkandcyberculturesciencefictionandtheworkofwilliamgibsondonn/Dani%20Cavallaro%20%20Cyberpunk%20and%20Cyberculture%20%20Science%20Fiction%20and%20the%20Work%20of%20William%20Gibson%20Donna%20Haraway%20Walter%20Benjamin%20scienze%20fiction%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20%20neomarxismo.pdf.

 

 

      Michael Lachmann, Guy Sella, Eva Jablonka, On the advantages of information sharing, “Proceedings of the Royal Society B Biological Sciences”,  Vol. 267(1450),  July 2000, pp. 1287-1293,   https://doi.org/10.1098/rspb.2000.1140. Articolo scaricato da http://tuvalu.santafe.edu/~lachmann/papers/information.pdf, Wayback Machine:  https://web.archive.org/web/20200121073639/http://tuvalu.santafe.edu/~lachmann/papers/information.pdf. Ricaricato su Internet  Archive, generando gli URL https://archive.org/details/michaellachmannguysellaevajablonkaontheadvantagesofinformationsharingepigenetica/mode/2up e                                                                                                                                       https://ia802807.us.archive.org/12/items/michaellachmannguysellaevajablonkaontheadvantagesofinformationsharingepigenetica/Michael%20Lachmann%20%20Guy%20Sella%20%20Eva%20Jablonka%20On%20the%20advantages%20of%20information%20sharing%20epigenetica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neo%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

      Lynn Margulis, Michael F. Dolan,  Ricardo Guerrero, The chimeric eukaryote: Origin of the nucleus from the karyomastigont in amitochondriate protists, “PNAS” (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America), Vol. 97(13), 20 June 2000, pp. 6954-6959,   https://doi.org/10.1073/pnas.97.13.6954. Articolo scaricato da https://www.pnas.org/content/pnas/97/13/6954.full.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200125091741/https://www.pnas.org/content/pnas/97/13/6954.full.pdf (siamo giunti a questo URL che ci ha permesso di scaricare il PDF dell’articolo  attraverso la pagina HTML del PNAS  dalla quale si può pure scaricare l’articolo. URL della pagina del PNAS: https://www.pnas.org/content/97/13/6954, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200125091349/https://www.pnas.org/content/97/13/6954). Ricaricamento del PDF dell’articolo su Internet Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/lynnmargulismichaelfdolanricardoguerrerothechimericeukaryoteepigenticateoriaendo/mode/2up e                                                                                                                                      https://ia802804.us.archive.org/27/items/lynnmargulismichaelfdolanricardoguerrerothechimericeukaryoteepigenticateoriaendo/Lynn%20Margulis%20%20Michael%20F%20%20Dolan%20%20Ricardo%20Guerrero%20%20The%20chimeric%20eukaryote%20%20epigentica%20teoria%20endosmibiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf. Inoltre, tramite il succitato DOI: https://doi.org/10.1073/pnas.97.13.6954, abbiamo raggiunto l’URL https://www.pnas.org/content/97/13/6954. Congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506201740/https://www.pnas.org/content/97/13/6954.

 

      Presso l’URL https://works.bepress.com/lynn_margulis/5, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200202075811/https://works.bepress.com/lynn_margulis/5/, abbiamo scaricato Andrew Wier,  Lynn Margulis, The Wonderful Lives of Joseph Leidy (1823–1891),  International Microbiology, Vol. 3(1), April 2000, pp. 55-58 (la  prima pagina del  documento PDF dell’originale dell’articolo reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the SelectedWorks of Lynn Margulis (1938 – 2011)’). Ricaricato l’articolo su Internet Archive si sono quindi generati gli URL https://archive.org/details/andrewwierlynnmargulisthewonderfullivesofjosephleidyepigeneticaepigeneticsteoria/mode/2up   e                                                                                                                                        https://ia802800.us.archive.org/3/items/andrewwierlynnmargulisthewonderfullivesofjosephleidyepigeneticaepigeneticsteoria/Andrew%20Wier%20%20Lynn%20Margulis%20%20The%20wonderful%20lives%20of%20Joseph%20Leidy%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

      Eytan Avital, Eva Jablonka, Animal Traditions. Behavioural Inheritance in Evolution, Cambridge, Cambridge University press, 2000, documento all’URL  https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/267964525_Animal_Traditions_Behavioural_Inheritance_in_Evolution/links/54d574e60cf2970e4e64ef4d/Animal-Traditions-Behavioural-Inheritance-in-Evolution.pdf, ma si tratta solo di un  un piccolo stralcio del libro Animal Tradition,  Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200704063808/https:/www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/267964525_Animal_Traditions_Behavioural_Inheritance_in_Evolution/links/54d574e60cf2970e4e64ef4d/Animal-Traditions-Behavioural-Inheritance-in-Evolution.pdf. Download di questo stralcio e caricandolo su Internet Archive si sono generati gli URL https://archive.org/details/animaltraditionsbehaviouralinheritanceinevolutionevajablonkamassimomorigirepubbl/mode/2up   e                                                                                                                                    https://ia802800.us.archive.org/0/items/animaltraditionsbehaviouralinheritanceinevolutionevajablonkamassimomorigirepubbl/Animal_Traditions_Behavioural_Inheritance_in_Evolution%20%20Eva%20Jablonka%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Epigenetica.pdf.

 

      Daniel Dor, Eva Jablonka,  From Cultural Selection to Genetic Selection: A Framework for the Evolution of Language, “Selection” Vol. 1(1-3), 2000, pp. 33-55, DOI: https://doi.org/10.1556/select.1.2000.1-3.5  (p. 1 del documento reca la scritta ‘Available online at http://www.akkrt.hu, ma cliccando sull’URL si viene rinviati all’URL https://akademiai.hu/ e ad una pagina di commercio online: abbiamo deciso di congelare anche questo URL  e questa pagina tramite Wayback Machine  –  congelamento Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200122073858/https://akademiai.hu/  – a dimostrazione dell’indispensabilità del presente lavoro da noi intrapreso di preservazione digitale delle fonti Internet  importanti per il presente lavoro teorico del Repubblicanesimo Geopolitico sull’epigenetica).  Articolo scaricato da https://langev.com/pdf/dor01selection.pdf; Wayback Machine http://web.archive.org/web/20200122074556/https://langev.com/pdf/dor01selection.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/danieldorevajablonkafromculturalselectiontogeneticselectionaframeworkfortheevolu/mode/2up      e                                                                                                                                    https://ia802800.us.archive.org/4/items/danieldorevajablonkafromculturalselectiontogeneticselectionaframeworkfortheevolu/Daniel%20Dor%20%20Eva%20Jablonka%2C%20From%20Cultural%20Selection%20to%20Genetic%20Selection%20%20A%20Framework%20for%20the%20Evolution%20of%20Language%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf. Inoltre tramite il succitato  DOI: https://doi.org/10.1556/select.1.2000.1-3.5, abbiamo raggiunto l’URL https://akjournals.com/view/journals/076/1/1-3/article-p33.xml, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201210150232/https://akjournals.com/view/journals/076/1/1-3/article-p33.xml (ma a questo URL non libero accesso al documento e di libero accesso solo dati bibliografici dello stesso).

 

      Aviv Regev, Marion J. Lamb,  Eva Jablonka, The Role of DNA Methylation in Invertebrates: Developmental Regulation or Genome Defense?,  “Molecular Biology and Evolution”, Vol.15(7), 1 July 1998, pp. 880-891, https://doi.org/10.1093/oxfordjournals.molbev.a025992,  da noi scaricato dall’URL  https://pdfs.semanticscholar.org/898a/b374bf249c676638d1ee60af006e6db68df9.pdf (ma il documento a sua volta reca la dicitura ‘Downloaded from https://academic.oup.com/mbe/article/15/7/880/1074882 by guest on 24 October 2018’), Wayback Machine dall’URL del nostro download: https://web.archive.org/web/20190228010725/http://pdfs.semanticscholar.org/898a/b374bf249c676638d1ee60af006e6db68df9.pdf; Wayback Machine dell’URL https://academic.oup.com/mbe/article/15/7/880/1074882 indicato dalla  dicitura:   https://web.archive.org/web/20200118092220/https://academic.oup.com/mbe/article/15/7/880/1074882 , ma pagina che non contiene testo documento. Caricamento del documento scaricato dall’URL di partenza https://pdfs.semanticscholar.org/898a/b374bf249c676638d1ee60af006e6db68df9.pdf su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/avivregevmarionj.lambevajablonkatheroleofdnamethylationininvertebratesdevelopmen/mode/2up    e                                                                                                                https://ia802807.us.archive.org/15/items/avivregevmarionj.lambevajablonkatheroleofdnamethylationininvertebratesdevelopmen/Aviv%20Regev%20Marion%20J.%20Lamb%20%20Eva%20Jablonka%20The%20Role%20of%20DNA%20Methylation%20in%20Invertebrates%20Developmental%20Regulation%20or%20Genome%20Defense%20Massimo%20Morigi%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20%20Neomarxismo.pdf.

 

      Michael J. Chapman,  Lynn Margulis, Morphogenesis by symbiogenesis,  “International Microbiology”, Vol. 1, 30 June 1998 (in prima pagina, con la precisazione ‘Received 20 May 1998 Accepted 30 June 1998), pp. 319-326. Articolo scaricato all’URL https://core.ac.uk/download/pdf/159083922.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506202017/https://core.ac.uk/download/pdf/159083922.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/michaeljchapmanlynnmargulismorphogenesisbysymbiogenesisepigeneticaepigeneticsteo/mode/2up e                                                                                                                                     https://ia902802.us.archive.org/5/items/michaeljchapmanlynnmargulismorphogenesisbysymbiogenesisepigeneticaepigeneticsteo/Michael%20J%20%20Chapman%20%20%20Lynn%20Margulis%20%20Morphogenesis%20by%20symbiogenesis%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf. Stesso articolo scaricato anche presso l’URL https://works.bepress.com/lynn_margulis/2, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200201083532/https://works.bepress.com/lynn_margulis/2/    (la  prima pagina del  documento PDF scaricato presso questo URL reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the SelectedWorks of Lynn Margulis (1938 – 2011)’). Ricaricato l’articolo su Internet Archive si sono quindi generati gli URL https://archive.org/details/michaeljchapmanlynnmargulismorphogenesisbysymbiogenesisepigeneticateoriaendosimb/mode/2up  e                                                                                                                                  https://ia902800.us.archive.org/34/items/michaeljchapmanlynnmargulismorphogenesisbysymbiogenesisepigeneticateoriaendosimb/Michael%20J%20Chapman%20Lynn%20Margulis%20%20%20Morphogenesis%20by%20Symbiogenesis%20epigenetica%20teoria%20endosimbiotica%20Reppubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomaxismo.pdf.

 

      Eva Jablonka,  Marion J. Lamb,  Eytan Avital, ‘Lamarckian’ mechanisms in Darwinian evolution,  “Trends in Ecology & Evolution”, Vol. 13(5), pp. 206-10, May 1998, https://doi.org/10.1016/S0169-5347(98)01344-5. Articolo scaricato da https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/49758641_%27Lamarckian%27_mechanisms_in_Darwinian_evolution/links/5cd5e3e092851c4eab93538f/Lamarckian-mechanisms-in-Darwinian-evolution.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200118101140/https://www.researchgate.net/profile/Eva_Jablonka2/publication/49758641_%27Lamarckian%27_mechanisms_in_Darwinian_evolution/links/5cd5e3e092851c4eab93538f/Lamarckian-mechanisms-in-Darwinian-evolution.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkamarionj.lambeytanavitallamarckianmechanismsindarwinianevolutionmassim/mode/2up  e                                                                                                                                 https://ia902809.us.archive.org/22/items/evajablonkamarionj.lambeytanavitallamarckianmechanismsindarwinianevolutionmassim/Eva%20Jablonka%20%20%20Marion%20J.%20Lamb%20%20%20Eytan%20Avital%20%20Lamarckian%E2%80%99%20mechanisms%20in%20Darwinian%20evolution%20Massimo%20Morigi.%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo.pdf.

 

      Lynn Margulis,  Jeremy Z. Jorgensen, Sona Dolan, Rita Kolchinsky, Frederick A. Rainey,  Shyh-Ching Lo, The Arthromitus stage of Bacillus cereus: Intestinal symbionts of animals, “PNAS” (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America), 3 February 1998, Vol. 95(3), pp. 1236-1241, https://doi.org/10.1073/pnas.95.3.1236. Articolo raggiunto attraverso  https://www.pnas.org/content/95/3/1236.full, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200205083259/https://www.pnas.org/content/95/3/1236.full. Ricaricato su Internet Archive (il precedente URL con link all’interno del sito, ci ha rinviati all’ URL https://www.pnas.org/content/pnas/95/3/1236.full.pdf, Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20200205083324/https://www.pnas.org/content/pnas/95/3/1236.full.pdf , dal quale abbiamo effettuato il download del documento PDF caricato poi su Internet Archive), si sono generati gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisjeremyzjorgensensonadolanritakolchinskyfrederickaraineyshyhchingloth/mode/2up e                                                                                                                                     https://ia802808.us.archive.org/35/items/lynnmargulisjeremyzjorgensensonadolanritakolchinskyfrederickaraineyshyhchingloth/Lynn%20Margulis%20%20Jeremy%20Z%20%20Jorgensen%20%20Sona%20Dolan%2C%20Rita%20Kolchinsky%20Frederick%20A%20%20Rainey%20%20%20Shyh-Ching%20Lo%20%20The%20Arthromitus%20stage%20of%20Bacillus%20cereus%20%20Intestinal%20%20%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf. Inoltre, presso il succitato DOI: https://doi.org/10.1073/pnas.95.3.1236, abbiamo raggiunto l’URL https://www.pnas.org/content/95/3/1236. Congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506202732/https://www.pnas.org/content/95/3/1236.

 

      Eytana Avital, Eva Jablonka, Michael Lachmann, Adopting adoption, “Animal Behaviour”, Vol. 55(6), 1998, pp. 1451-1459.  (La prima pagina reca la scritta ‘Received 11 June 1997; initial acceptance 23 July 1997; final acceptance 29 September 1997; MS. number: 5564’). Articolo scaricato da http://tuvalu.santafe.edu/~lachmann/papers/adoption.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200122144903/http://tuvalu.santafe.edu/~lachmann/papers/adoption.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL

https://archive.org/details/eytanaavitalevajablonkamichaellachmannadoptingadoptionrapportoculturanaturamemem/mode/2up                                                                                              e                                                                                                                           

https://ia802808.us.archive.org/1/items/eytanaavitalevajablonkamichaellachmannadoptingadoptionrapportoculturanaturamemem/Eytana%20Avital%20%20Eva%20Jablonka%20%20Michael%20Lachmann%20Adopting%20adoption%2C%20rapporto%20%20cultura-natura%2C%20meme%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20neomarxismo.pdf.

 

 

      Presso l’URL https://works.bepress.com/lynn_margulis/3/, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200202090207/https://works.bepress.com/lynn_margulis/3/, abbiamo scaricato Lynn Margulis, Antoni Navarrete, Mónica Solé,  Cosmopolitan Distribution of the Large Composite Microbial Mat Spirochete, Spirosymplokos Deltaeiberi,  International Microbiology”,  Vol. 1(1), 15 January 1998, pp. 27-34 (la  prima pagina dell’articolo in formato PDF reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the SelectedWorks of Lynn Margulis (1938 – 2011)’). Ricaricato quindi l’articolo su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisantoninavarretecosmopolitandistributionofthelargecompositemicrobialm/mode/2up   e                                                                                                                  https://ia802807.us.archive.org/33/items/lynnmargulisantoninavarretecosmopolitandistributionofthelargecompositemicrobialm/Lynn%20Margulis%20Antoni%20Navarrete%20Cosmopolitan%20Distribution%20of%20the%20Large%20Composite%20Microbial%20Mat%20Spirochete%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa%20neomarxismo.pdf.

 

      Irmgard Roemer, Wolf Reik, Wendy Dean, Joachim Klose, Epigenetic inheritance in the mouse, “Current Biology” Vol. 7(4), 1997, pp. 277-280,  https://doi.org/10.1016/S0960-9822(06)00124-2Articolo raggiunto tramite l’URL https://www.cell.com/fulltext/S0960-9822(06)00124-2, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200130091343/https://www.cell.com/fulltext/S0960-9822(06)00124-2.  Attraverso la pagina HTML di cui al succitato URL, si può cliccando su download PDF scaricare anche la pagina PDF dell’articolo. L’URL così raggiunto che ci permette di scaricare la pagina PDF è https://www.cell.com/action/showPdf?pii=S0960-9822%2806%2900124-2: Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200130091536/https://www.cell.com/action/showPdf?pii=S0960-9822%2806%2900124-2. Ricaricata  la pagina PDF dell’articolo su Internet Archive, si sono quindi quindi gli URL  https://archive.org/details/irmgardroemerepigeneticinheritanceinthemouseepigeneticarepubblicanesimogeopoliti/mode/2up      e                                                                                                                                  https://ia802801.us.archive.org/24/items/irmgardroemerepigeneticinheritanceinthemouseepigeneticarepubblicanesimogeopoliti/Irmgard%20Roemer%20Epigenetic%20inheritance%20in%20the%20mouse%20epigenetica%20Repubblicanesimo%20geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo%20filosofia%20della%20prassi.pdf. Inoltre, presso il succitato DOI: https://doi.org/10.1016/S0960-9822(06)00124-2, abbiamo raggiunto l’URL: https://www.cell.com/current-biology/fulltext/S0960-9822(06)00124-2?_returnURL=https%3A%2F%2Flinkinghub.elsevier.com%2Fretrieve%2Fpii%2FS0960982206001242%3Fshowall%3Dtrue. Congelamento dell’URL e del documento tramite Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200506203306/https://www.cell.com/current-biology/fulltext/S0960-9822(06)00124-2?_returnURL=https%3A%2F%2Flinkinghub.elsevier.com%2Fretrieve%2Fpii%2FS0960982206001242%3Fshowall%3Dtrue.

 

       Lynn Margulis, Archaeal-eubacterial mergers in the origin of Eukarya: Phylogenetic classification of life, “PNAS” (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America),  Vol. 93(6), February 1996, pp. 1071-1076, https://doi.org/10.1073/pnas.93.3.1071. Articolo scaricato da http://academic.uprm.edu/~lrios/4368/Margulis96.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200125083036/http://academic.uprm.edu/~lrios/4368/Margulis96.pdf.  Caricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisarchaealeubacterialmergersintheoriginofeukaryaphylogeneticclassifica/mode/2up e                                                                                                                                             https://ia802808.us.archive.org/22/items/lynnmargulisarchaealeubacterialmergersintheoriginofeukaryaphylogeneticclassifica/Lynn%20Margulis%20%20Archaeal%20eubacterial%20mergers%20in%20the%20origin%20of%20Eukarya%20%20Phylogenetic%20classification%20of%20life%20epigenetica%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf. Documento scaricato anche da https://www.pnas.org/content/pnas/93/3/1071.full.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200205094100/https://www.pnas.org/content/pnas/93/3/1071.full.pdf. Nuovo caricamento su  Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisarchaealeubacterialmergersintheoriginofeukaryaphylogeneticclassifica_202002/mode/2up     e                                                                                                                           https://ia802800.us.archive.org/18/items/lynnmargulisarchaealeubacterialmergersintheoriginofeukaryaphylogeneticclassifica_202002/Lynn%20Margulis%20Archaeal%20eubacterial%20mergers%20in%20the%20origin%20of%20Eukarya%20phylogenetic%20classification%20of%20life%20%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

      Eva Jablonka, Beáta Oborny, István Molnár, Éva Kisdi, Josef Hofbauer, Tamás Czárán, The adaptive advantage of phenotypic memory in changing environments, “Philosophical Transactions of the Royal Society B”, 29 November 1995, https://doi.org/10.1098/rstb.1995.0147,  articolo scaricato da https://royalsocietypublishing.org/doi/pdf/10.1098/rstb.1995.0147, Wayback Machine https://web.archive.org/web/20191026201255/https://royalsocietypublishing.org/doi/pdf/10.1098/rstb.1995.0147. Download dell’articolo e upload presso internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/evajablonkabeataobornyistvanmolnarevakisdijosefhofbauertamasczarantheadaptiveadv/mode/2up  e                                                                                                                 https://ia802806.us.archive.org/33/items/evajablonkabeataobornyistvanmolnarevakisdijosefhofbauertamasczarantheadaptiveadv/Eva%20Jablonka%20%20Be%C3%A1ta%20Oborny%20%20Istv%C3%A1n%20Moln%C3%A1r%20%20%C3%89va%20Kisdi%20%20Josef%20Hofbauer%20%20Tam%C3%A1s%20Cz%C3%A1r%C3%A1n%20%20The%20adaptive%20advantage%20of%20phenotypic%20memory%20in%20changing%20environments%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20neomarxismo.pdf.

 

      Eva Jablonka,  Eörs Szathmdry, The evolution of information storage and heredity, “Tree”, Vol. 10(5), May 1995. Scaricato da http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.556.9589&rep=rep1&type=pdf, Wayback Machine: impossibilità della Wayback Machine di operare su questo URL.  Caricato su Internet Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/evajablonkaeorsszathmdrytheevolutionofinformationstorageandhereditymassimomorigi/mode/2up   e                                                                                                                                   https://ia902803.us.archive.org/4/items/evajablonkaeorsszathmdrytheevolutionofinformationstorageandhereditymassimomorigi/Eva%20Jablonka%20%20E%C3%B6rs%20Szathmdry%20The%20evolution%20of%20information%20storage%20and%20heredity%20Massimo%20Morigi%20epigenetica%20epigenetics%20neomarxismo%20%20%20%20neo-marxismo%20neo%20marxismo%20neomarxism%20Repubblicanesimo%20Geopoliltico.pdf.

 

      Lynn Margulis, Dorion Sagan, Microcosmos. Cuatro mil millones de años de evolución desde nuestros ancestros microbianos (titolo originale: Microcosmos. Four Billion Years of Evolution from Our Microbial Ancestors), Barcelona, Tusquetes Editores, Mayo  1995. Libro scaricato all’URL https://www.academia.edu/8385628/Microcosmos_Margulis-_Sagan, Wayback Machine: impossibilità della Wayback Machine di operare su questo URL. Nostro caricamento su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisdorionsaganmicrocosmosbiologyrepubblicanesimogeopoliticoteoriaendosi/mode/2up   e                                                                                                                                   https://ia802803.us.archive.org/15/items/lynnmargulisdorionsaganmicrocosmosbiologyrepubblicanesimogeopoliticoteoriaendosi/Lynn%20Margulis%20Dorion%20Sagan%20Microcosmos%20Biology%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Teoria%20endosimbiotica%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

 

 

      David Bermudes, Gregory Hinkle, Lynn Margulis, Do Prokaryotes Contain Microtubules?, “Microbiological Reviews”, Vol. 58(3), September 1994, pp. 387-400. Articolo scaricato all’URL https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC372974/pdf/microrev00022-0105.pdf, Wayback Machine: congelamento fallito notificato con la scritta ‘Forbidden Your client does not have permission to get this resource from this server. Please see our Copyright Notice.’. Successivo tentativo: http://web.archive.org/web/20200505072803/https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC372974/pdf/microrev00022-0105.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/davidbermudesgregoryhinklelynnmargulisteoriaendosimbioticasintesievoluzionistaes/mode/2up    e                                                                                                                    https://ia802807.us.archive.org/33/items/davidbermudesgregoryhinklelynnmargulisteoriaendosimbioticasintesievoluzionistaes/David%20Bermudes%20%20Gregory%20Hinkle%20%20Lynn%20Margulis%20teoria%20endosimbiotica%20%20sintesi%20evoluzionista%20estesa%20repubblicanesimo%20geopolitico%20%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

      Steven Mentor, Manifesto technologies: Marx, Marinetti, Haraway, probabilmente giugno 1994. L’articolo senza alcuna notazione bibliografica,  tranne la seguente manchette che appare, sotto l’indicazione del nome dell’autore e del titolo dell’articolo, all’inizio del documento HTML attraverso il quale ne abbiamo preso visione in Rete: «Department of English University of Washington Seattle, WA 98195 cybunny@u.washington.edu June 1994 to appear in: Technohistory (Krieger Publishing)», è visionabile e scaricabile all’URL http://www.dvara.net/hk/technomanifest.asp, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20160623232259/http://www.dvara.net/hk/technomanifest.asp.  Ricaricata la pagina html su Internte Archive si sono generati gli URL

https://archive.org/details/stevenmentormanifestotechnologiesmarxmarinettiharawayepigeneticaepigeneticsteori                                                                                                                    e

https://ia801504.us.archive.org/1/items/stevenmentormanifestotechnologiesmarxmarinettiharawayepigeneticaepigeneticsteori/Steven%20Mentor%20%20Manifesto%20technologies%20%20Marx%20%20Marinetti%20%20Haraway%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20%20transumanismo%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20%20neomarxismo.html. Non avendo dato il caricamento della pagina HTML su Internet Archive soddisfacenti risultati, siamo ricorsi ad un copiaincolla della pagina su foglio Word, tramutato in PDF e caricato quindi sempre su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/stevenmentormanifestotechnologiesmarxmarinettiharawayepigeneticaepigeneticsteori_202002/mode/2up                                                                                         e                                                                                                      

https://ia802807.us.archive.org/23/items/stevenmentormanifestotechnologiesmarxmarinettiharawayepigeneticaepigeneticsteori_202002/Steven%20Mentor%20%20Manifesto%20technologies%20%20Marx%20%20Marinetti%20%20Haraway%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20%20transumanismo%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

 

Lynn Margulis, Oona West, Gaia and the Colonization of Mars, “GSA Today”, Vol. 3(11), November 1993, pp. 278-291. Articolo scaricato da https://www.geosociety.org//gsatoday/archive/3/11/pdf/i1052-5173-3-11-sci.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200205150511/https://www.geosociety.org//gsatoday/archive/3/11/pdf/i1052-5173-3-11-sci.pdf. Ricaricato su Internet  Archive, generando gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisoonawestgaiaandthecolonizationofmarsepigeneticaepigeneticsrepubblica/mode/2up   e                                                                                                                                     https://ia802803.us.archive.org/25/items/lynnmargulisoonawestgaiaandthecolonizationofmarsepigeneticaepigeneticsrepubblica/Lynn%20Margulis%20%20Oona%20West%20%20Gaia%20and%20the%20Colonization%20of%20Mars%20%20%20epigenetica%20%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

      Presso l’ URL  https://works.bepress.com/lynn_margulis/75/, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200205153232/https://works.bepress.com/lynn_margulis/75/, abbiamo scaricato  Lynn Margulis,  J. B. Ashen,  M. Solé,  R. Guerrero,  Composite, Large Spirochetes from Microbial Mats: Spirochete Structure Review, “PNAS” (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America) Vol. 90, August 1993, pp. 6966-6970,  (la  prima pagina del  documento PDF  dell’articolo reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the Selected Works of Lynn Margulis (1938 – 2011)’). Ricaricato quindi l’articolo su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisjbashenmsolerguerrerocompositelargespirochetesfrommicrobialmatsspiro/mode/2up                                                                                                 e https://ia802804.us.archive.org/21/items/lynnmargulisjbashenmsolerguerrerocompositelargespirochetesfrommicrobialmatsspiro/Lynn%20Margulis%20%20J%20%20B%20%20Ashen%20%20M%20%20Sol%C3%A9%20%20%20R%20%20Guerrero%20%20%20Composite%20Large%20Spirochetes%20from%20Microbial%20Mats%20Spirochete%20Structure%20%20%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20%20neomarxismo.pdf.

 

      Eva Jablonka, Michael Lachmann, Marion J. Lamb, Evidence, Mechanisms and Models for the Inheritance of Acquired Characters, “Journal of Theoretical Biology”, Vol. 158(1), September 1992, pp. 245-268. Articolo scaricato da http://tuvalu.santafe.edu/~lachmann/Jablonka1992_inheritance_of_acquired_characters.pdf , Wayback Machine:  https://web.archive.org/web/20200118083337/http://tuvalu.santafe.edu/~lachmann/Jablonka1992_inheritance_of_acquired_characters.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/evajablonkamichaellachmannmarionj.lambevidencemechanismsandmodelsfortheinheritan/mode/2up   e                                                                                                                             https://ia802800.us.archive.org/1/items/evajablonkamichaellachmannmarionj.lambevidencemechanismsandmodelsfortheinheritan/Eva%20Jablonka%2C%20Michael%20Lachmann%2C%20Marion%20J.%20Lamb%2C%20Evidence%2C%20Mechanisms%20and%20Models%20for%20the%20Inheritance%20of%20Acquired%20Characters%2C%20Epigenetica%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20neomarxismo%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf.

 

      Alexander Wendt, Anarchy is what States Make of it: The Social Construction of Power Politics, “International Organization”, Vol. 46(2), Spring, 1992, pp. 391-425. Articolo consultabile all’ URL https://people.ucsc.edu/~rlipsch/migrated/Pol272/Wendt.Anarch.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190618162554/https://people.ucsc.edu/~rlipsch/migrated/Pol272/Wendt.Anarch.pdf. Caricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf/mode/2up e https://ia600105.us.archive.org/23/items/AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf/AlexanderWendt.AnarchyIsWhatStatesMakeOfIt.TheSocialConstructionOfPowerPolitics.pdf.

 

      Lynn Margulis, Biodiversity: molecular biological domains, symbiosis and kingdom origins, “Biosystems”, Vol. 27(1), 1992, pp. 39-51, https://doi.org/10.1016/0303-2647(92)90045-Z, articolo scaricato da http://www.ask-force.org/web/Evolution/Margulis-Biodiversity-Molecular-1992.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200205163248/http://www.ask-force.org/web/Evolution/Margulis-Biodiversity-Molecular-1992.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisbiodiversitymolecularbiologicaldomainssymbiosisandkingdomoriginsepig/mode/2up    e                                                                                                                                 https://ia802809.us.archive.org/10/items/lynnmargulisbiodiversitymolecularbiologicaldomainssymbiosisandkingdomoriginsepig/Lynn%20Margulis%20%20Biodiversity%20%20molecular%20biological%20domains%20%20symbiosis%20and%20kingdom%20origins%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

      Presso l’URL  https://works.bepress.com/lynn_margulis/83/, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200206073338/https://works.bepress.com/lynn_margulis/83/, abbiamo scaricato Lynn Margulis, Words as Battle Cries: Symbiogenesis and the New Field of Endocytobiology, “BioScience”, Vol. 40(9), Ecosystem Science for the Future, October 1990, pp. 673-677 (la  prima pagina del  documento PDF  dell’articolo reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the Selected Works of Lynn Margulis (1938 – 2011)’). Ricaricato quindi l’articolo su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/lynnmarguliswordsasbattlecriessymbiogenesisandthenewfieldofendocytobiologyteoria/mode/2up  e                                                                                                                                       https://ia802800.us.archive.org/8/items/lynnmarguliswordsasbattlecriessymbiogenesisandthenewfieldofendocytobiologyteoria/Lynn%20Margulis%20%20Words%20as%20Battle%20Cries%20%20Symbiogenesis%20and%20the%20New%20Field%20of%20Endocytobiology%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo%20filosofia%20della%20prassi.pdf.

 

      Lynn Margulis, Mark McMenamin, Kinetosome-Centriolar DNA: Significance for Endosymbiosis Theory, “Treballs de la Societat Catalana de Biologia”, Vol. 41, 1990, pp. 5-16. Articolo scaricato da https://publicacions.iec.cat/Front/repository/pdf/00000097%5C00000065.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200205170812/https://publicacions.iec.cat/Front/repository/pdf/00000097%5C00000065.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/lynnmargulismarkmcmenaminkinetosomecentriolardnasignificanceforendosymbiosistheo/mode/2up e                                                                                                                                https://ia902800.us.archive.org/13/items/lynnmargulismarkmcmenaminkinetosomecentriolardnasignificanceforendosymbiosistheo/Lynn%20Margulis%20%20Mark%20Mcmenamin%20%20%20Kinetosome%20Centriolar%20DNA%20%20Significance%20for%20Endosymbiosis%20Theory%20%20teoria%20endosimbiotica%20%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20marxismo%20neomarxismo.pdf. Articolo scaricabile anche presso https://zs.thulb.uni-jena.de/servlets/MCRFileNodeServlet/jportal_derivate_00100672/ECR_05_1988_133-162_Margulis.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200206075653/https://zs.thulb.uni-jena.de/servlets/MCRFileNodeServlet/jportal_derivate_00100672/ECR_05_1988_133-162_Margulis.pdf.

 

       Presso l’ URL https://works.bepress.com/lynn_margulis/91/,  Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200206084409/https://works.bepress.com/lynn_margulis/91/, abbiamo scaricato  David Bermudes, David Chase, Lynn Margulis, Morphology as a Basis for Taxonomy of Large Spirochetes Symbiotic in Wood-Eating Cockroaches and Termites: Pillotina nov., norn. rev.; Pillotina calotermitidis sp. nov. norn. rev.; gen. Diplocalyx gen. nov. nom. rev. ; Diplocalyx calotermitidis sp. nov. , nom. rev.; Hollandina gen. nov., nom. rev.; Hollandina pterotermitidis sp. nov. , norn. rev. ; and Clevelandina reticulitermitidis gen. nov. sp. nov., “International Journal of Systematic Bacteriology” , Vol. 38(3), 1 July 1988, pp. 291-302, https://doi.org/10.1099/00207713-38-3-291 (la  prima pagina del  documento PDF dell’articolo reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the Selected Works of Lynn Margulis (1938 – 2011)’). Ricaricato quindi l’articolo su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/davidbermudesdavidchaselynnmargulismorphologyasabasisfortaxonomyoflargespirochet/mode/2up    e                                                                                                             https://ia802803.us.archive.org/1/items/davidbermudesdavidchaselynnmargulismorphologyasabasisfortaxonomyoflargespirochet/David%20Bermudes%20%20David%20Chase%20Lynn%20Margulis%20Morphology%20as%20a%20Basis%20for%20Taxonomy%20of%20Large%20Spirochetes%20Symbiotic%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf. Inoltre il succitato numero DOI, https://doi.org/10.1099/00207713-38-3-291  ci rinvia all’URL https://www.microbiologyresearch.org/content/journal/ijsem/10.1099/00207713-38-3-291, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200208070845/https://www.microbiologyresearch.org/content/journal/ijsem/10.1099/00207713-38-3-291, presso il quale, tramite link all’interno dello stesso sito, si raggiunge l’URL https://www.microbiologyresearch.org/docserver/fulltext/ijsem/38/3/ijs-38-3-291.pdf?expires=1581146481&id=id&accname=guest&checksum=7E4C868E5DFDC7A6ECE89E82E2AE1AA9, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200208071227/https://www.microbiologyresearch.org/docserver/fulltext/ijsem/38/3/ijs-38-3-291.pdf?expires=1581146481&id=id&accname=guest&checksum=7E4C868E5DFDC7A6ECE89E82E2AE1AA9, attraverso il quale abbiamo scaricato un’altra  pagina PDF dell’articolo. Ricaricato anche questo documento su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/davidbermudesdavidchaselynnmargulismorphologyasabasisfortaxonomyendosymbioticthe/mode/2up e                                                                                                                              https://ia802806.us.archive.org/32/items/davidbermudesdavidchaselynnmargulismorphologyasabasisfortaxonomyendosymbioticthe/David%20Bermudes%20%20David%20Chase%20Lynn%20Margulis%20Morphology%20as%20a%20Basis%20for%20Taxonomy%20%20endosymbiotic%20theory%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

       Attraverso l’URL  https://works.bepress.com/lynn_margulis/88/, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200206075639/https://works.bepress.com/lynn_margulis/88/, tramite un link   che rinvia alll’URL esterno al sito https://zs.thulb.uni-jena.de/servlets/MCRFileNodeServlet/jportal_derivate_00100672/ECR_05_1988_133-162_Margulis.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200206075653/https://zs.thulb.uni-jena.de/servlets/MCRFileNodeServlet/jportal_derivate_00100672/ECR_05_1988_133-162_Margulis.pdf, abbiamo scaricato Lynn Margulis, Serial Endosymbiotic Theory (SET) – Undulipodia, Mitosis and Their Microtubule Systems Preceded Mitochondria, “Endocytobiosis and Cell Research”, Vol. 5(2), 1988, pp. 133-162. Ricaricato su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisserialendosymbiotictheorysetundulipodiamitosisandtheirmicrotubulesys/mode/2up  e                                                                                                                     https://ia802805.us.archive.org/4/items/lynnmargulisserialendosymbiotictheorysetundulipodiamitosisandtheirmicrotubulesys/Lynn%20Margulis%20%20Serial%20Endosymbiotic%20Theory%20%20SET%20%20%20Undulipodia%2C%20Mitosis%20and%20Their%20Microtubule%20Systems%20Preceded%20Mitochondria%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20%20neomarxismo.pdf.

 

  1. R. Fleischaker, Lynn Margulis, Autopoiesis and the origin of bacteria, “Advances in  Space Research”,  Vol. 6(11), 1986, pp. 53-55. Articolo scaricato da https://vdocuments.mx/autopoiesis-and-the-origin-of-bacteria.html, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200208133910/https://vdocuments.mx/autopoiesis-and-the-origin-of-bacteria.html. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/grfleischakerlynnmargulisautopoiesisandtheoriginofbacteriaepigeneticateoriaendos/mode/2up                                                                                                              e                                                                                                                                                                                                                                                                                                        https://ia802808.us.archive.org/31/items/grfleischakerlynnmargulisautopoiesisandtheoriginofbacteriaepigeneticateoriaendos/G%20%20R%20%20Fleischaker%20%20Lynn%20Margulis%20%20Autopoiesis%20and%20the%20origin%20of%20%20bacteria%20epigenetica%20teoria%20endosmimbiotica%20Massimo%20Morigi%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

      Presso l’ URL  https://works.bepress.com/lynn_margulis/98, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200208082718/https://works.bepress.com/lynn_margulis/98/, abbiamo scaricato Ricardo Guerrero, Carlos Pedrós-Alió, Isabel Esteve, Jordi Mas, David Chase, Lynn Margulis, Predatory prokaryotes: Predation and primary consumption evolved in bacteria, “PNAS” (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America),  Vol. 83, April 1986,  pp. 2138-2142,  https://doi.org/10.1073/pnas.83.7.2138. Ricaricato quindi l’articolo su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/ricardoguerrerolynnmargulispredatoryprokaryotesteoriaendosimbioticaepigeneticasi/mode/2up  e                                                                                                                      https://ia802809.us.archive.org/24/items/ricardoguerrerolynnmargulispredatoryprokaryotesteoriaendosimbioticaepigeneticasi/Ricardo%20Guerrero%20Lynn%20Margulis%20Predatory%20prokaryotes%20teoria%20endosimbiotica%20epigenetica%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf. Inoltre, il succitato numero DOI   https://doi.org/10.1073/pnas.83.7.2138  ci rinvia all’URL del “PNAS” https://www.pnas.org/content/83/7/2138, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200208090016/https://www.pnas.org/content/83/7/2138, presso il quale, tramite link all’interno dello stesso sito, si raggiunge l’URL  https://www.pnas.org/content/pnas/83/7/2138.full.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200208090033/https://www.pnas.org/content/pnas/83/7/2138.full.pdf, attraverso il quale abbiamo scaricato la pagina PDF  dell’articolo. Ricaricato anche questo documento su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/ricardoguerrerolynnmargulispredatoryprokaryotesteoriaendosimbioticarepubblicanes/mode/2up  e                                                                                                                                https://ia802809.us.archive.org/3/items/ricardoguerrerolynnmargulispredatoryprokaryotesteoriaendosimbioticarepubblicanes/Ricardo%20Guerrero%2C%20%20Lynn%20Margulis%2C%20Predatory%20prokaryotes%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo%20filosofia%20della%20prassi.pdf.

 

      Presso l’ URL https://works.bepress.com/lynn_margulis/97/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200208075533/https://works.bepress.com/lynn_margulis/97/, abbiamo scaricato Lynn Margulis,  David Chase,  Ricardo Guerrero, Microbial Communities, “BioScience”, Vol. 36(3), March 1986, pp. 160-170, https://doi.org/10.2307/1310303 (la  prima pagina del  documento PDF dell’originale dell’articolo reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the Selected Works of Lynn Margulis (1938 – 2011)’). Ricaricato quindi l’articolo su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisdavidchasericardoguerreromicrobialcommunitiesteoriaendosimbioticaepi/mode/2up e                                                                                                                                                           https://ia802808.us.archive.org/6/items/lynnmargulisdavidchasericardoguerreromicrobialcommunitiesteoriaendosimbioticaepi/Lynn%20Margulis%20%20David%20Chase%20%20%20Ricardo%20Guerrero%20%20Microbial%20Communities%20teoria%20endosimbiotica%20epigenetica%20sintesi%20evoluzionistica%20estesa%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

      Richard Levins, Richard Lewontin, The Dialectical Biologist, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1985 (Delhi, Aakar Books for South Asia, 2009), documento da noi scaricato presso https://athens.indymedia.org/media/upload/2016/09/02/LEWONTIN_-_THE_DIALECTICAL_BIOLOGIST.pdf. Nostro congelamento WebCite (quando ancora questa piattaforma accettava congelamenti diretti di URL e relativi documenti):  http://www.webcitation.org/75i27bpR1 e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fathens.indymedia.org%2Fmedia%2Fupload%2F2016%2F09%2F02%2FLEWONTIN_-_THE_DIALECTICAL_BIOLOGIST.pdf&date=2019-01-26. Successivo congelamento anche sulla Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20190618163839/https://athens.indymedia.org/media/upload/2016/09/02/LEWONTIN_-_THE_DIALECTICAL_BIOLOGIST.pdf. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/TheDialecticalBiologist/mode/2up                                                   e https://ia800900.us.archive.org/3/items/TheDialecticalBiologist/Lewontin_-Levins_the_dialectical_biologist.pdf. Vista l’importanza del documento, ulteriore congelamento WebCite del documento da noi caricato su Internet Archive:    http://www.webcitation.org/75i3BdM3Q e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia801507.us.archive.org%2F26%2Fitems%2FTheDialecticalBiologist%2FLewontin_-Levins_the_dialectical_biologist.pdf&date=2019-01-26 ed ora, alla luce del  funzionamento non soddisfacente di WebCite, congelamento tramite Wayback Machine di Internet Archive del documento già caricato direttamente su Internet Archive, generando l’URL 

http://web.archive.org/web/20190618164825/https://ia800900.us.archive.org/3/items/TheDialecticalBiologist/Lewontin_-Levins_the_dialectical_biologist.pdf.

 

 

      Lynn Margulis, David Bermudes, Symbiosis as a Mechanism of Evolution: Status of Cell Symbiosis Theory, “Symbiosis”, Vol. 1(2), 1985 (Received September 4, 1985; Accepted September 18, 1985) , pp 101-124.  Articolo scaricato da https://dalspace.library.dal.ca/bitstream/handle/10222/76849/VOLUME%201-NUMBER%202-1985-PAGE%20101.pdf?sequence=1, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200208141523/https://dalspace.library.dal.ca/bitstream/handle/10222/76849/VOLUME%201-NUMBER%202-1985-PAGE%20101.pdf?sequence=1. Ricaricato su Internet Archive, si sono quindi generati gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisdavidibermudessymbiosisasamechanismofevolutiontheoryteoriaendosimbio/mode/2up                                                                                                       e                                                                                                                                  https://ia802807.us.archive.org/2/items/lynnmargulisdavidibermudessymbiosisasamechanismofevolutiontheoryteoriaendosimbio/Lynn%20Margulis%20Davidi%20Bermudes%20%20Symbiosis%20as%20a%20Mechanism%20of%20Evolution%20%20Theory%20teoria%20endosimbiotica%20sintesi%20evoluzionisitca%20estesa%20epigenetica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo.pdf.

 

  1. C. Lewontin, Steven Rose, and Leon Kamin, Not in Our Genes, New York, Pantheon, 1984, anticipatore del  Dialectical Biologist,  all’ URL  https://it.scribd.com/document/383665958/Not-in-Our-Genes-Richard-Lewontin-Steven-Rose-Leon-Kamin, Wayback machine: http://web.archive.org/web/20200508072833/https://www.scribd.com/document/383665958/Not-in-Our-Genes-Richard-Lewontin-Steven-Rose-Leon-Kamin ma congelamento non soddifacente. Ricaricato su Internet Archive, generando agli URL https://archive.org/details/r.c.lewontinstevenroseleonkaminnotinourgenesmassimomorigirepubblicanesimogeopolitico/mode/2up                                                                                             e                                                                                                                                                                                                                                                                                                               

https://ia903102.us.archive.org/21/items/r.c.lewontinstevenroseleonkaminnotinourgenesmassimomorigirepubblicanesimogeopolitico/R.%20C.%20Lewontin%2C%20Steven%20%20Rose%2C%20Leon%20Kamin%2C%20Not%20in%20Our%20Genes%20%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf.

 

 

      Lynn Margulis, Symbiosis in cell evolution: life and its environment on the early Earth, San Francisco, W.H. Freeman, 1981. Negli anni successivi alla pubblicazione di questo libro, la teoria endosimbiotica della Margulis, inizialmente osteggiata, riceverà progressivamente sempre più riconoscimenti. Il libro è stato digitalizzato da Internet Archive nel 2010 ma, per ragioni di proprietà letteraria, il libro non può essere scaricato ma solo preso in prestito e letto direttamente sulla piattaforma Internet Archive. L’URL di Internet Archive presso il quale può essere effettuato il prestito è https://archive.org/details/symbiosisincelle00marg.

 

 

 

      Lynn Margulis, Elso S. Barghoorn, Debra Ashendorf, Sumana Banerjee, David Chase, Susan  Francis,  Stephen Giovannoni, John Stolz,  The microbial community in the layered sediments at Laguna Figueroa, Baja California, Mexico: Does it have Precambrian analogues?,  “Precambrian Research”, vol. 11(2),  April 1980, pp. 93-123, https://doi.org/10.1016/0301-9268(80)90042-XArticolo scaricato da https://www.academia.edu/25514369/The_microbial_community_in_the_layered_sediments_at_Laguna_Figueroa_Baja_California_Mexico_Does_it_have_Precambrian_analogues, Wayback Machine: impossibilità della Wayback Machine di operare su questo URL. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisthemicrobialcommunityepigeneticaepigeneticsteoriaendosimbioticarepub/mode/2up     e                                                                                                                                   https://ia802805.us.archive.org/8/items/lynnmargulisthemicrobialcommunityepigeneticaepigeneticsteoriaendosimbioticarepub/Lynn%20Margulis%20%20%20The%20microbial%20community%20%20%20%20%20%20%20%20epigenetica%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo%20marxism.pdf.

 

     Peter Mazur, Elso S. Barghoorn, Harlyn O. Halvorson, Thomas H. Jukes, Isaac R. Kaplan, Lynn Margulis,  Biological Implications of the Viking Mission to Mars, Space Science Reviews”,  Vol. 22(1), June 1978, pp. 3-34, DOI: https://doi.org/10.1007/BF00215812. Articolo scaricabile da http://articles.adsabs.harvard.edu//full/1978SSRv…22….3M/0000003.000.html, Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20200209091802/http://articles.adsabs.harvard.edu//full/1978SSRv…22….3M/0000003.000.html o da http://articles.adsabs.harvard.edu/cgi-bin/nph-iarticle_query?db_key=AST&bibcode=1978SSRv…22….3M&letter=0&classic=YES&defaultprint=YES&whole_paper=YES&page=3&epage=3&send=Send+PDF&filetype=.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200508081116/http://articles.adsabs.harvard.edu/cgi-bin/nph-iarticle_query?db_key=AST&bibcode=1978SSRv…22….3M&letter=0&classic=YES&defaultprint=YES&whole_paper=YES&page=3&epage=3&send=Send+PDF&filetype=.pdf.

 

      Richard Dawkins, The Selfish Gene (third edition, 30th anniversary edition), New York, Oxford University Press, 2006 (first edition: New York, Oxford University Press, 1976). Testo scaricato all’URL  https://pdfs.semanticscholar.org/206e/a4e48d95acd10fb9c2bdc291811cd341c04a.pdf?_ga=2.110581445.1974409258.1572036165-369721173.1568987673; Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20191025204931/https://pdfs.semanticscholar.org/206e/a4e48d95acd10fb9c2bdc291811cd341c04a.pdf?_ga=2.110581445.1974409258.1572036165-369721173.1568987673Caricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/richarddawkinstheselfishgene30thanniversaryeditionwithanewintroductionbytheauthor/mode/2up  e                                                                                                                                    https://ia803102.us.archive.org/4/items/richarddawkinstheselfishgene30thanniversaryeditionwithanewintroductionbytheauthor/RICHARD%20DAWKINS%20THE%20SELFISH%20GENE%20%2030TH%20ANNIVERSARY%20EDITION%20WITH%20A%20NEW%20INTRODUCTION%20BY%20THE%20AUTHOR.pdf. Presso Internet Archive  è pure presente un’altra edizione del Selfish Gene, URL https://archive.org/details/selfishgene00dawkrich, ma essendo il documento vincolato ad un regime di prestito online,  si è  preferito evitare a noi e ai nostri lettori questa procedura e rendere  scaricabile il documento  senza restrizioni.

 

      James E. Lovelock, Lynn Margulis, Atmospheric homeostasis by and for the biosphere: the gaia hypothesis,   “Tellus”, Vol. 26(2), February 1974 (Manuscript received May 8; revised version August 20, 1973), https://doi.org/10.1111/j.2153-3490.1974.tb01946.x. Articolo scaricato da https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/j.2153-3490.1974.tb01946.x, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200203161108/https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1111/j.2153-3490.1974.tb01946.x. Ricaricato su Internet Archive,  si sono generati gli URL https://archive.org/details/jameselovelocklynnmargulisatmospherichomeostasisbyandforthebiospherethegaiahypot/mode/2up e                                                                                                                   https://ia802808.us.archive.org/28/items/jameselovelocklynnmargulisatmospherichomeostasisbyandforthebiospherethegaiahypot/James%20E%20Lovelock%20Lynn%20Margulis%20%20Atmospheric%20homeostasis%20by%20and%20for%20the%20biosphere%20the%20gaia%20hypothesis%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

       Presso l’URL https://works.bepress.com/lynn_margulis/1, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200201075926/https://works.bepress.com/lynn_margulis/01/, abbiamo scaricato K. B. Younger,  S. Banerjee,  J. K. Kelleher,  M. Winston,  Lynn Margulis,  Evidence that the Synchronized Production of New Basal Bodies is not Associated with Dna Synthesis in Stentor Coeruleus, “Journal of Cell Science”,  Vol. 11(2), September 1972, pp. 621-637 (la  prima pagina del  documento PDF dell’originale dell’articolo reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the SelectedWorks of Lynn Margulis (1938 – 2011)’). Ricaricato l’articolo  su Internet Archive si sono quindi generati gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisevidencethatthesynchronizedproductionofnewbasalbodiesisnotassociated/mode/2up e                                                                                                                                       https://ia802807.us.archive.org/30/items/lynnmargulisevidencethatthesynchronizedproductionofnewbasalbodiesisnotassociated/Lynn%20Margulis%20%20Evidence%20that%20the%20Synchronized%20Production%20of%20New%20Basal%20Bodies%20is%20not%20Associated%20with%20Dna%20Synthesis%20in%20Stentor%20%20teoria%20endosimbiotica%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo.pdf.

 

     Lynn Margulis, The Origin of Plant and Animal Cells, “American Scientist”, Vol. 59(2), March-April 1971, pp. 230-235. Uno dei primi articoli della Margulis volti alla formulazione della teoria endosimbiotica, all’URL  https://pdfs.semanticscholar.org/b8ff/7dd9429a9001e1ce8f9dfd54ce4acf4beece.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190304060318/https://pdfs.semanticscholar.org/b8ff/7dd9429a9001e1ce8f9dfd54ce4acf4beece.pdf. Download e caricamento su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/theoriginofplantandanimalcellslynnmargulis/mode/2up                             e https://ia801000.us.archive.org/0/items/theoriginofplantandanimalcellslynnmargulis/The%20Origin%20of%20Plant%20and%20Animal%20Cells%20-%20Lynn%20Margulis.pdf.

 

 

      Lynn Margulis, Whittaker’s Five Kingdoms of Organisms: Minor Revisions Suggested by Considerations of the Origin of Mitosis, “Evolution”,  March 1971, pp. 242-245,  https://doi.org/10.1111/j.1558-5646.1971.tb01876.x. Articolo scaricato presso https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1111/j.1558-5646.1971.tb01876.x, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200205071429/https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1111/j.1558-5646.1971.tb01876.x. Ricaricato l’articolo su Internet Archive, si sono quindi generati gli URL https://archive.org/details/lynnmarguliswhittakersfivekingdomsoforganismsepigeneticaepigeneticsrepubblicanes/mode/2up  e                                                                                                                                   https://ia802802.us.archive.org/4/items/lynnmarguliswhittakersfivekingdomsoforganismsepigeneticaepigeneticsrepubblicanes/Lynn%20Margulis%20Whittaker%20s%20Five%20Kingdoms%20of%20Organisms%20epigenetica%20epigenetics%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20marxismo%20neomarxismo.pdf.

 

       Presso l’ URL  https://works.bepress.com/lynn_margulis/9, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200202104147/https://works.bepress.com/lynn_margulis/9/, abbiamo scaricato Lynn Margulis,  New Phylogenies of the Lower Organisms: Possible Relation to Organic Deposits in Precambrian Sediment,  “The Journal of Geology”,  Vol. 77(5), July 1969, pp. 606-617 (la  prima pagina del  documento PDF dell’originale dell’articolo reca la scritta ‘University of Massachusetts Amherst From the Selected Works of Lynn Margulis (1938 – 2011)’). Ricaricato quindi l’articolo su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/lynnmargulisnewphylogeniesofthelowerorganismspossiblerelationepigeneticsteoriaen/mode/2up         e                                                                                                                              https://ia802804.us.archive.org/3/items/lynnmargulisnewphylogeniesofthelowerorganismspossiblerelationepigeneticsteoriaen/Lynn%20Margulis%20%20New%20Phylogenies%20of%20the%20Lower%20Organisms%20Possible%20Relation%20%20epigenetics%20teoria%20endosimbiotica%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%20Massimo%20Morigi%20neomarxismo%20marxismo.pdf.

 

      Lynn Sagan, On the origin of mitosing cells, “Journal of Theoretical Biology”, Vol. 14(3),  March 1967, pp. 225-274, https://doi.org/10.1016/0022-5193(67)90079-3, PMID 11541392. Successivamente al divorzio dal famoso astronomo  Carl Sagan, pioniere della ricerca della vita extraterrestre, l’ideatrice della teoria endosimbiotica assumerà il nome di Lynn Margulis, dal cognome del suo secondo marito, il chimico Thomas Margulis. L’articolo  On the origin of mitosing cells è, in pratica, il debutto pubblico della teoria endosimbiotica che rese famosa Lynn Margulis e  inizialmente   «fu rifiutato più di dieci volte prima di essere pubblicato nel Journal of Theoretical Biology nel 1967.» (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Lynn_Margulis, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200115092534/https://it.wikipedia.org/wiki/Lynn_Margulis). Articolo scaricato all’URL http://web.gps.caltech.edu/classes/ge246/endosymbiotictheory_marguli.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190604224443/http://web.gps.caltech.edu/classes/ge246/endosymbiotictheory_marguli.pdf. Download dell’articolo e caricamento su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/ontheoriginofmitosingcellslynnsaganorlynnmargulis/mode/2up  e                 https://ia801005.us.archive.org/0/items/ontheoriginofmitosingcellslynnsaganorlynnmargulis/On%20the%20Origin%20of%20Mitosing%20Cells%20Lynn%20Sagan%20or%20Lynn%20Margulis.pdf.

 

      Per la fondamentale opera dialettico-strategica Tesi di filosofia della storia (1940) di Walter Benjamin abbiamo compilato per la presente bibliografia internettiana, similmente alle Tesi su Feurbach (vedi infra) un’antologia nelle principali lingue europee di quest’opera di Walter Benjamin, intitolata   Tesi di filosofia della storia, Thesen Über den Begriff der Geschichte e nelle principali lingue europee più Frammento teologico-politico. Dalla introduzione di quest’antologia: «I primi due file PDF riuniti in questa antologia relativi alle Thesen Über den Begriff der Geschichte di Walter Benjamin sono stati scaricati nell’ordine da  https://www.ildialogo.org/pace/Documenti_1313243593.htm, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20120621135633/https://www.ildialogo.org/pace/Documenti_1313243593.htm (Tesi in italiano) e da https://www.uzh.ch/cmsssl/suz/dam/jcr:00000000-36d7-41d4-ffffffffa7cb2e14/benjamin.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200920083943/https://www.uzh.ch/cmsssl/suz/dam/jcr:00000000-36d7-41d4-ffff-ffffa7cb2e14/benjamin.pdf (Tesi in tedesco). L’originale file del documento in italiano è la conversione in HTM di Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia (1940), in Id., Angelus Novus. Saggi e frammenti, a cura e trad. it. di Renato Solmi (con un saggio introduttivo di Fabrizio Desideri), Torino, Einaudi, 1995 pp. 75–86, mentre l’originale file del documento in tedesco è la conversione in PDF di Walter Benjamin, Thesen Über den Begriff der Geschichte, in Id., Gesammelte Schriften, Vol, I.I, Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1991, pp. 691-704, volume che, fra l’altro, può essere letto e scaricato anche presso Internet Archive agli URL https://archive.org/details/GesammelteSchriftenBd.1/mode                                 e https://ia800302.us.archive.org/1/items/GesammelteSchriftenBd.1/BenjaminGs1.pdf. I restanti quattro file nelle principali lingue europee sono stati scaricati da https://www.marxists.org/reference/archive/benjamin/1940/history.htm, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201105231851/https://www.marxists.org/reference/archive/benjamin/1940/history.htm (Thesen in inglese); https://13lunes.wordpress.com/2013/11/24/theses-sur-la-philosophie-de-lhistoire/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201109171728/https://13lunes.wordpress.com/2013/11/24/theses-sur-la-philosophie-de-lhistoire/ (Thesen in francese); http://www.anticapitalistas.org/IMG/pdf/Benjamin-TesisDeFilosofiaDeLaHistoria.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201109174513/http://www.anticapitalistas.org/IMG/pdf/Benjamin-TesisDeFilosofiaDeLaHistoria.pdf  (Thesen in spagnolo); https://edisciplinas.usp.br/pluginfile.php/3957253/mod_resource/content/1/Teses%20sobre%20o%20conceito%20de%20hist%C3%B3ria%20%281%29.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201101145741/https://edisciplinas.usp.br/pluginfile.php/3957253/mod_resource/content/1/Teses%20sobre%20o%20conceito%20de%20hist%C3%B3ria%20%281%29.pdf (Thesen portoghese).  Questa antologia nelle principali lingue europee delle Thesen Über den Begriff der Geschichte di Walter Benjamin è stata da noi redatta nell’ambito della compilazione della sezione bibliografica internettiana della nostra opera, conformata alla filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitco, sulla dialetticità strategica dell’epigenetica e della sintesi evoluzionistica estesa e intitolata Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis, su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico. Propedeutica alla compilazione della sezione bibliografica internettiana di tale opera (come, del resto lo è pure la presente antologia delle Thesen Über den Begriff der Geschichte) di imminente pubblicazione, è già stata pubblicata su Internet Archive una nostra antologia, sempre nelle principali lingue europee, intitolata Thesen über Feuerbach. Nelle traduzioni di Giovanni Gentile e Antonio Gramsci (più la traduzione di Palmiro Togliatti, il testo in tedesco e le versioni in inglese, francese, portoghese e spagnolo dal Marxists Internet Archive (tale lavoro è già stato caricato su Internet Archive undici volte per ragioni di visibilità internettiana e qui noi forniamo l’URL solo del primo caricamento: https://archive.org/details/karl-marx-thesen-uber-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up   e                                                https://ia801509.us.archive.org/32/items/karl-marx-thesen-uber-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Thesen%20%C3%BCber%20Feuerbach%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf) e siccome la giustificazione della ratio della compilazione di quella antologia è la stessa che ha presieduto alla presente, non troviamo nulla di meglio che citare dalla nota introduttiva della già pubblicata antologia: «Indubbiamente, e molto di più di Das Kapital, le Thesen über Feuerbach di Karl Marx rappresentano l’Urlgestalt del pensiero dialettico-strategico dell’epoca contemporanea, senza le quali non sarebbero nemmeno concepibili non solo il marxiano Capitale ma anche Storia e coscienza di classe di György Lukács, Marxismo e filosofia di Karl Korsch, i Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, per finire con due Weltanschauung filosofiche apparentemente molto lontane da Marx ma che senza la moderna filosofia della prassi che è germinata dalle Tesi molto difficilmente si sarebbero sviluppate nelle forme prassistiche con cui le conosciamo: ci riferiamo all’attualismo di Giovanni Gentile e al pensiero di Walter Benjamin, in specie nelle modalità di ‘stato di eccezione permanente’ e di ‘iperdecisionismo’ così come ci sono state affidate attraverso le Tesi di filosofia della storia (sull’ ‘iperdecisionismo” e lo ‘stato di eccezione permanente’ benjaminiani cfr. Massimo Morigi, La Democrazia che Sognò le Fate. Stato di Eccezione, Teoria dell’Alieno e del Terrorista e Repubblicanesimo Geopolitico, Id., Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico: Lo Stato di Eccezione in cui Viviamo è la Regola e, infine, Id., Teoria della distruzione del valore, tutti lavori facilmente reperibili su Internet Archive). Nell’ambito della compilazione della sezione bibliografica internettiana del nostra opera olistico-dialetticaespressiva-strategica-conflittuale che pubblicheremo fra poco col titolo di Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis, su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico non potevano quindi mancare le Thesen über Feuerbach ma nel caso di quest’opera per le sopraddette considerazioni, si è deciso di procedere in maniera particolare rispetto agli altri documenti facenti parte della sezione bibliografica internettiana, si è deciso cioè, oltre ad eseguire il nostro caricamento del documento facente parte della sezione bibliografica internettiana su Internet Archive se il lavoro in questione non fosse stato accompagnato su questa piattaforma da un debito corredo di tag (operazione di nostro caricamento autonomo con relativa aggiunta di appropriati tag che per la sezione bibliografica internettiana viene eseguita per Il Principe di Niccolò Machiavelli, per il Vom Kriege di Carl Von Clasuewitz, per le Réflexions sur la violence di Georges Sorel, per le Tesi di Filosofia della storia di Benjamin, per Storia e coscienza di classe di Lukács, per Marxismo e filosofia di Korsch e per i Quaderni del Carcere di Gramsci), di creare a nostra cura un’opera autonoma composta dalle versioni, oltre che anche dall’originale testo in tedesco, nelle principali lingue europee in cui sono state tradotte le Thesen über Feuerbach (in italiano, inglese, francese, portoghese e spagnolo), giustificato questo sforzo perché di fronte alle Tesi ci si dovrebbe veramente comportare come dovrebbe fare l’esegesi biblica di fronte al testo sacro, e cioè non fermarsi a commentare e ipostaticamente teologizzare al cospetto della versione nella propria lingua o nella lingua ufficiale che l’autorità ha scelto per tramandare il messaggio, operazione che, inevitabilmente, comporta dei “tradimenti” dolosi e/o colposi (Lorenzo Valla e le sue Adnotationes in Novum Testamentum docent), ma cercare di risalire al maggior numero di “tradimenti” possibili perché sono proprio questi, assieme ai “tradimenti” ermeneutici che si originano proprio dal testo nella lingua di nascita del messaggio, che forniscono l’autentico senso dialettico-strategico di quest’opera base del marxismo occidentale.». Un finale breve commento sul Frammento teologico-politico di Walter Benjamin che in questa antologia si manifesta con presenza diradata e non ordinata rispetto alle Tesi di filosofia della storia. A noi piace considerarlo come una specie di masso erratico, singolare manifestazione della storia della Terra che desta gli interrogativi e le più strane meraviglie dei più ma che per il geologo altro non è che l’epifania di una vicenda spazio-temporale del nostro pianeta che va ben al di là delle statiche ed irrigidite interpretazioni che la mente di ogni uomo per inerzia è propenso di attribuire alla storia naturale del luogo del Cosmo dove viviamo. Insomma come il geologo, nella sua odissea negli infiniti spazi dell’umanità e quindi indietro nel tempo con riattualizzante, salvifico – e strategico – «balzo di tigre» e perciò contemporaneamente rivolta al presente e al futuro anche il filosofo della prassi – Walter Benjamin avrebbe detto il materialista storico – deve passare a contropelo la storia. E il masso erratico del Frammento teologico-politico, scritto da Walter Benjamin – secondo Gershom Scholem – fra il 1920-21, può essere considerato non solo come una sorta di proto Epifania strategica per l’autore delle Tesi di filosofia della storia ma anche per coloro che, ultimi eredi della filosofia della prassi, considerano e fanno dialetticamente loro gli infiniti e sempre cangianti spazi dell’uomo e della natura.»  Resta solo da dire, last but not the least,  che Tesi di filosofia della storia, Thesen Über den Begriff der Geschichte e nelle principali lingue europee più Frammento teologico-politico è stato da noi caricato presso Internet Archive ed è quindi visionabile e scaricabile presso gli URL  https://archive.org/details/walter-benjamin-tesi-di-filosofia-della-storia-thesen-uber-den-begriff-der-gesch/mode/2up                                                                   e https://ia801508.us.archive.org/23/items/walter-benjamin-tesi-di-filosofia-della-storia-thesen-uber-den-begriff-der-gesch/Walter%20Benjamin%2C%20Tesi%20di%20filosofia%20della%20storia%2C%20Thesen%20%C3%9Cber%20den%20Begriff%20der%20Geschichte%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Neo-marxismo%2C%20%20Filosofia%20della%20prassi.pdf.

 

       Garrett Birkhoff, John von Neumann, The Logic of Quantum Mechanics, “The Annals of Mathematics”, 2nd Ser., Vol. 37(4), October 1936, pp. 823-843, all’URL http://www.fulviofrisone.com/attachments/article/451/the%20logic%20of%20quantum%20mechanics%201936.pdf, WebCite: http://www.webcitation.org/76DzVbjNK  e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fwww.fulviofrisone.com%2Fattachments%2Farticle%2F451%2Fthe%2520logic%2520of%2520quantum%2520mechanics%25201936.pdf&date=2019-02-16, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190618193921/http://www.fulviofrisone.com/attachments/article/451/the%20logic%20of%20quantum%20mechanics%201936.pdf. Nostro download e ricaricamento su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/TheLogicOfQuantumMechanics1936/mode/2up e https://ia800905.us.archive.org/21/items/TheLogicOfQuantumMechanics1936/the%20logic%20of%20quantum%20mechanics%201936.pdf.

 

 

 

       Su Internet Archive è già presente Antonio Gramsci, Quaderni del Carcere, ed. critica dell’Istituto Gramsci, a cura di Valentino Gerratana, 4 voll., Torino,  Einuadi, 1977. Gli URL di questo caricamento su Internet Archive sono https://archive.org/details/AntonioGramsciQuaderniDelCarcereEdizCriticaVol1Einaudi1977/mode/2up  e                                                                                                                                                                        https://ia800106.us.archive.org/16/items/AntonioGramsciQuaderniDelCarcereEdizCriticaVol1Einaudi1977/Antonio-Gramsci-Quaderni-Del-Carcere-Ediz-Critica-Vol-1-Einaudi-1977.pdf, per il primo volume; https://archive.org/details/AntonioGramsciQuaderniDelCarcereVol2VIXIPdf/mode/2up  e                https://ia803106.us.archive.org/3/items/AntonioGramsciQuaderniDelCarcereVol2VIXIPdf/Antonio-Gramsci-Quaderni-del-carcere-vol-2-VI-XI-pdf.pdf, per il secondo; https://archive.org/details/AntonioGramsciQuaderniDelCarcereVol3XIIXXIX/mode/2up    e               https://ia800109.us.archive.org/20/items/AntonioGramsciQuaderniDelCarcereVol3XIIXXIX/Antonio-Gramsci-Quaderni-Del-Carcere-Vol-3-XII-XXIX.pdf, per il terzo e https://archive.org/details/AntonioGramsciQuaderniDelCarcereVol4ApparatoCriticoPdf  e                  https://ia800109.us.archive.org/1/items/AntonioGramsciQuaderniDelCarcereVol4ApparatoCriticoPdf/Antonio-Gramsci-Quaderni-del-carcere-vol-4-apparato-critico-pdf.pdf, per il quarto.  Tuttavia l’assoluta povertà ed insufficienza della introduzione di questo fondamentale documento nella finestra di presentazione del primo URL di ognuno di questi quattro caricamenti, unito all’ altrettanto tragica situazione dei tag immessi in ciascuno dei quattro caricamenti, ci ha indotti ad un nostra autonoma azione di preservazione digitale sempre su Internet Archive per fare in modo che questo fondamentale documento anche su Internet possa essere consultato e scaricato (e facilmente trovato!) dal maggior numero possibile di ricercatori e studiosi, cosa che sembrerebbe invece negata, colposamente o colpevolmente non si sa, dai già summenzionati quattro caricamenti. Si sono così generati gli URL https://archive.org/details/antonio-gramsci.-quaderni-del-carcere-vol.-1-massimo-morigi-marxismo-marxism-neo/mode/2up e https://ia801509.us.archive.org/6/items/antonio-gramsci.-quaderni-del-carcere-vol.-1-massimo-morigi-marxismo-marxism-neo/Antonio%20Gramsci.%2C%20Quaderni%20del%20carcere%2C%20Vol.%201%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Marxismo%2C%20Marxism%2C%20Neomarxismo%2C%20Neomarxism%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Filosofia%20della%20Prassi%2C%20Marxismo%20Occidentale.pdf,  per il primo volume; https://archive.org/details/antonio-gramsci.-quaderni-del-carcere-vol.-2-massimo-morigi-marxismo-marxism-neo/mode/2up                            e                                                                           https://ia801404.us.archive.org/4/items/antonio-gramsci.-quaderni-del-carcere-vol.-2-massimo-morigi-marxismo-marxism-neo/Antonio%20Gramsci.%2C%20Quaderni%20del%20carcere%2C%20Vol.%202%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Marxismo%2C%20Marxism%2C%20Neomarxismo%2C%20Neomarxism%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Filosofia%20della%20Prassi%2C%20Marxismo%20Occidentale.pdf, per il secondo; https://archive.org/details/antonio-gramsci.-quaderni-del-carcere-vol.-3-massimo-morigi-marxismo-marxism-neo/mode/2up  e                                                                                                                    https://ia801500.us.archive.org/20/items/antonio-gramsci.-quaderni-del-carcere-vol.-3-massimo-morigi-marxismo-marxism-neo/Antonio%20Gramsci.%2C%20Quaderni%20del%20carcere%2C%20Vol.%203%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Marxismo%2C%20Marxism%2C%20Neomarxismo%2C%20Neomarxism%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Filosofia%20della%20Prassi%2C%20Marxismo%20Occidentale.pdf, per il terzo e, infine, https://archive.org/details/antonio-gramsci.-quaderni-del-carcere-vol.-4-massimo-morigi-marxismo-marxism-neo/mode/2up                e                                                                                                             https://ia801507.us.archive.org/21/items/antonio-gramsci.-quaderni-del-carcere-vol.-4-massimo-morigi-marxismo-marxism-neo/Antonio%20Gramsci.%2C%20Quaderni%20del%20carcere%2C%20Vol.%204%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Marxismo%2C%20Marxism%2C%20Neomarxismo%2C%20Neomarxism%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Filosofia%20della%20Prassi%2C%20Marxismo%20Occidentale.pdf, per il quarto. Non resta che sottolineare che i Quaderni del carcere di Antonio Gramsci sono – lungo la linea tracciata dallo Zoon Politikon come emerge nella Politica di Aristotele, dalla dialettica hegeliana, dalla potentissima azione teorico-prassistica nel disvelamento-costruzione dell’identità italiana svolta nel Risorgimento da Giuseppe Mazzini, dal  Principe di Niccolò Machiavelli, dal Vom Kriege di Carl von Clausewitz, dalle Tesi su Feuerbach di Karl Marx, dalle  Tesi di Filosofia della storia di Walter Benjamin,   dalla Filosofia di Marx di Giovanni Gentile, da Storia e coscienza di classe di György Lukács, da Marxismo e filosofia di Karl Korsch – il maggiore e più definito caposaldo del paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale  della filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitico e che, pertanto, in quanto massima opera strategica della cultura occidentale, sono anche un fondamentale momento per la teoresi strategica  del  Repubblicanesimo Geopolitico, che nel presente lavoro affronta la strategicità dialettica dell’ epigenetica, della sintesi evoluzionistica estesa, dell’ epigenetica e della teoria endosimbiotica di Lynn Margulis, non a caso intitolato Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis,  su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della  prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico.

 

      Anche per questa fondamentale opera strategica, Marxismo e filosofia di Karl Korsch (1° edizione: Karl Korsch, Marxismus und Philosophie, Leipzig, C. L. Hirschfeld, 1923), parimenti come per i Quaderni del carcere di Gramsci (vedi supra), il caricamento su Internet Archive non è stato accompagnato da un adeguato corredo di tag. Nell’ambito della presente   opera sulla  strategicità dialettica dell’ epigenetica, della sintesi evoluzionistica estesa, dell’ epigenetica e della teoria endosimbiotica di Lynn Margulis, intitolata Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis,  su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della  prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico,   abbiamo    quindi     provveduto, scaricando il file tramite gli URL  di Internet Archive https://archive.org/details/MarxismAndPhilosophyKarlKorsch/mode/2up                               e https://ia802800.us.archive.org/19/items/MarxismAndPhilosophyKarlKorsch/Marxism%20and%20Philosophy%20-%20Karl%20Korsch.pdf, ad un nostro autonomo caricamento su Internet Archive, provvedendo così il documento nella pagina di questa piattaforma di preservazione digitale raggiungibile col primo succitato URL  degli strumenti di visibilità sul Web che si merita. In seguito al nostro caricamento si sono quindi generati gli URL https://archive.org/details/karl-korsch-marxism-and-philosophy-marxismus-und-philosophie-marxismo-e-filosofi/mode/2up                                       e  https://ia801405.us.archive.org/35/items/karl-korsch-marxism-and-philosophy-marxismus-und-philosophie-marxismo-e-filosofi/Karl%20Korsch%2C%20Marxism%20and%20Philosophy%2C%20Marxismus%20und%20Philosophie%2C%20Marxismo%20e%20filosofia%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20marxismo%20occidentale.pdf. Il documento da noi caricato su Internet Archive è in inglese ma, more solito, la penosa presenza di traduzioni in italiano di opere politico-filosofiche (e non solo di quelle), non consente  di fare meglio. Comunque, sempre in omaggio al nostro principio bibliografico internettiano di ridondanza (ed anche per dare ai lettori italiani versioni di Marxismo e filosofia in una lingua, oltre alla lingua veicolare inglese, non troppo difficilmente abbordabile), abbiamo scovato anche una versione in portoghese, URL: http://beneweb.com.br/resources/Karl%20Korsch%20-%20Marxismo%20e%20Filosofia.pdf, nostro congelamento tramite la Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201017065145/http://beneweb.com.br/resources/Karl%20Korsch%20-%20Marxismo%20e%20Filosofia.pdf, e poi anche scaricato il documento in portoghese e poi ricaricandolo sempre su Internet Archive (sempre, ovviamente, provvedendolo degli opportuni tag), generando così gli URL  https://archive.org/details/karl-korsch-marxismo-e-filosofia-massimo-morigi-maxismo-marxism-marxismus-repubb/mode/2up e                                                                                                                     https://ia801502.us.archive.org/29/items/karl-korsch-marxismo-e-filosofia-massimo-morigi-maxismo-marxism-marxismus-repubb/Karl%20Korsch%2C%20Marxismo%20e%20filosofia%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20maxismo%2C%20marxism%2C%20marxismus%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20marxismo%20occidentale%2C%20western%20marxism.pdf. Inoltre,  non si poteva mancare di segnalare il “Marxists Internet Archive” (URL della pagina di presentazione: https://www.marxists.org/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201016172812/https://www.marxists.org/), il benemerito sito marxista di opere riconducibili a questo filone di pensiero strategico. Il “Marxists Internet Archive” fra le altre numerose lingue, ha anche una sezione in lingua italiana (URL della pagina di presentazione: https://www.marxists.org/italiano/index.htm, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201019062054/https://www.marxists.org/italiano/index.htm), ma questa sezione in italiano è estremamente povera di testi marxisti nella versione della lingua   «là dove ’l sì suona» e comunque manca della versione italiana di Marxismus und Philosophie. Invece, la sezione in lingua inglese del “Marxists Internet Archive” (ovviamente la sezione, fra le numerose altre, più ricca di opere marxiste tradotte e non) contiene la traduzione nella lingua di Shakespeare di Marxismus und Philosophie. Nonostante, come s’è visto, noi si abbia già provveduto al caricamento di una versione in inglese di Marxismus und Philosophie, abbiamo pensato, più per ragione di confronto dei due testi che per il principio di ridondanza internettiana, di segnalare, di congelare e poi infine di caricare anche questo documento. Quindi, Marxism and Philosophy del “Marxists Internet Archive” è raggiungibile e scaricabile all’URL https://www.marxists.org/archive/korsch/1923/marxism-philosophy.htm, il nostro congelamento tramite la Wayback Machine ha prodotto l’URL https://web.archive.org/web/20201017065506/https://www.marxists.org/archive/korsch/1923/marxism-philosophy.htm, lo scaricamento della pagina htm e poi il ricarimento della stessa su Internet Archive ha generato l’URL https://ia601407.us.archive.org/1/items/marxism-and-philosophy-by-karl-korsch-1923/Marxism%20and%20Philosophy%20by%20Karl%20Korsch%20%281923%29.html  ma questo caricamento non ha dato esiti soddisfacenti, mentre il download della pagina htm poi copiaincollata su foglio Word quindi tramutato in PDF e poi caricata la stessa pagina PDF su Internet Archive è stato di nostra piena soddisfazione e ha generato gli URL https://archive.org/details/karl-korsch-marxism-and-philosophy-uploaded-by-massimo-morigi-to-internet-archiv/mode/2up e https://ia601507.us.archive.org/9/items/karl-korsch-marxism-and-philosophy-uploaded-by-massimo-morigi-to-internet-archiv/Karl%20Korsch%2C%20Marxism%20and%20Philosophy%2C%20uploaded%20by%20Massimo%20Morigi%20%20to%20%20Internet%20%20Archive%20%20on%20%2017%20%20October%20%202020%2C%20Western%20Marxism%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf (ovviamente  a questo nostro caricamento su Internet Archive non poteva  mancare il degno seguito di tag).  Segnaliamo anche che prima di questi nostri interventi su Internet Archive era sì  possibile trovare una versione in inglese di Marxismus und Philosophie  ma, ahimè, oltre alla sua tragica situazione in fatto di tag (per rendere l’idea, ecco tutti i tag: Marx, Karl, 1818-1883, Dialectical materialism), si tratta di un documento che può essere preso solo in prestito, non scaricato e letto solo sulla schermo del computer. L’URL di Internet Archive attraverso il quale è possibile avere contezza di questo assai infelice caricamento è https://archive.org/details/marxismphilosoph0000kors, che sembra esser stato eseguito apposta con modalità di assai difficile rinvenimento in Rete e se rinvenuto di ancora più difficile ed ostica consultazione. Per ultimo, per chi ha dimestichezza con la lingua di Goethe, non poteva mancare Marxismus und Philosophie nella lingua originale. Per questa bisogna ci è venuto in soccorso il sito russo di “Kommunistische Literatur”, (URL della pagina di presentazione: http://www.kommunismus.narod.ru/index.html, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201019144421/http://www.kommunismus.narod.ru/index.html), che, attraverso  “Bücher und Texte”, nome della la sua pagina di presentazione delle opere scaricabili da questo sito, in realtà non tantissime (URL della pagina: http://www.kommunismus.narod.ru/books.html, Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20201019144444/http://www.kommunismus.narod.ru/books.html), ci permette comunque di scaricare un documento PDF contenente il testo di Marxismus und Philosophie in tedesco. L’URL per leggere e scaricare da “Kommunistische Literatur” Marxismus und Philosophie è http://www.kommunismus.narod.ru/knigi/pdf/Karl_Korsch_-_Marxismus_und_Philosophie.pdf, Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20201019151412/http://www.kommunismus.narod.ru/knigi/pdf/Karl_Korsch_-_Marxismus_und_Philosophie.pdf . Il nostro caricamento del file su Internet Archive ha generato gli URL https://archive.org/details/karl-korsch-marxismus-und-philosophie-massimo-morigi-marxismus-geopolitische-rep/mode/2up e https://ia801403.us.archive.org/19/items/karl-korsch-marxismus-und-philosophie-massimo-morigi-marxismus-geopolitische-rep/Karl%20%20Korsch%2C%20Marxismus%20und%20Philosophie%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Marxismus%2C%20Geopolitische%20Republikanismus%2C%20neo-marxismo%2C%20Western%20Marxism.pdf. More solito, il caricamento è stato accompagnato da adeguato corredo di tag.

 

      Parimenti ai Quaderni del Carcere di Gramsci e a Marxismo e filosofia di Kark Korsch, Georg Lukács, Geschichte und Klassenbewusstsein. Studien über marxistische Dialektik, Berlin, Malik-Verlag, 1923 è uno dei maggiori capisaldi della filosofia politica dialettico-strategica non solo della storia del Novecento ma di quella di tutta l’umanità e non poteva quindi assolutamente mancare nella nostra sezione bibliografica internettiana del presente studio del Repubblicanesimo Geopolitico sulla strategicità olistico-dialettica dell’ epigenetica, della sintesi evoluzionistica estesa, dell’ epigenetica e della teoria endosimbiotica di Lynn Margulis, che presentiamo col titolo di Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis,  su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della  prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico. Come già più volte ripetuto, la situazione sul Web di testi stranieri filosofico-politici in lingua italiana (ma anche in lingua originale e, ça va sans dire, di opere di autori italiani) è tragica, cioè vi sono pochi siti italiani dedicati alla diffusione di queste opere e quando vi sono le opere  ospitate sono ridottissime di numero. Basti un esempio a dimostrazione di questa triste verità. Il sito di documentazione marxista on line “Marxists Internet Archive” ha, come appena già detto supra, una sezione di opere in italiano ma come per Marxismo e filosofia di Karl Korsch anche per Storia e coscienza di classe in italiano dobbiamo registrare una clamorosa assenza. Per fortuna, come, s’è visto, ci è accaduto spesso, ci viene a questo punto in soccorso il “solito” Internet Archive, presso il quale agli URL https://archive.org/details/gyorgy-lukacs-storia-e-coscienza-di-classe/mode/2up e  https://ia802902.us.archive.org/26/items/gyorgy-lukacs-storia-e-coscienza-di-classe/gyorgy-lukacs-storia-e-coscienza-di-classe.pdf è possibile prendere visione e scaricare  György Lukács,  Storia e coscienza di classe (traduzione di Giovanni Piana, saggio introduttivo di Mario Spinella), Milano, Mondadori, 1973. More solito, tragica la situazione dei tag che accompagnano questo seppur meritevole caricamento e quindi, sempre more solito, è seguita la nostra azione di download di questo file e di reimmissione, dotandolo di nostra iniziativa del debito corredo di tag,  dello stesso sempre su Internet Archive, generando così gli URL https://archive.org/details/gyorgy-lukacs-storia-e-coscienza-di-classe-massimo-morigi-marxismo-neomarxismo-m/mode/2up      e                                                                             https://ia801506.us.archive.org/16/items/gyorgy-lukacs-storia-e-coscienza-di-classe-massimo-morigi-marxismo-neomarxismo-m/Gy%C3%B6rgy%20Luk%C3%A1cs%2C%20Storia%20e%20coscienza%20di%20classe%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20marxismo%2C%20neomarxismo%2C%20marxismo%20occidentale%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf. Per  chi volesse invece affrontare il testo nella lingua originale, se per quanto riguarda la versione in Italiano il “Marxists Internet Archive” potrebbe, forse, accampare qualche scusante per il suo essere non pervenuto (pervenuto, invece, per la versione in inglese: all’URL  https://www.marxists.org/archive/lukacs/works/history/index.htm e  nostro congelamento Wayback Machine http://web.archive.org/web/20201021160250/https://www.marxists.org/archive/lukacs/works/history/index.htm, URL che ci fa accedere solo all’indice di History and Class Consciousness: Studies in Marxist Dialectics  ma la Wayback Machine fa sì che il congelamento proceda in automatico verso tutte le pagine del documento presentato all’indice), nessuna scusante, se ci è lecito esprimerci con questo tono accusatorio che subito vogliamo mitigare pensando a difficoltà organizzative e/o economiche e non a altre oscure intenzioni da parte del pur sempre meritevole sito, per quanto riguarda   l’assenza nella sezione tedesca del sito di Georg Lukács, Geschichte und Klassenbewusstsein. Studien über marxistische Dialektik, Berlin, Malik-Verlag, 1923, assenza, ovviamente, non solo della prima edizione del 1923 ma di ogni qualsiasi altra edizione in lingua tedesca. Ancora una volta, a rimediare, almeno in parte, alla situazione, c’è sempre Internet Archive, perché agli URL https://archive.org/details/GeorgLukacs-GeschichteUndKlassenbewusstsein/mode/2up                                                                           e https://ia800603.us.archive.org/16/items/GeorgLukacs-GeschichteUndKlassenbewusstsein/GeorgLukacs-GeschichteUndKlassenbewusstsein.pdf troviamo un’edizione di  Geschichte und Klassenbewusstsein. E diciamo che Internet Archive rimedia solo in parte, non solo per la solita tragica situazione in fatto di tag ma anche perché non si riesce assolutamente a risalire ai dati bibliografici dell’edizione caricata. Ad ogni buon conto, anche per questo caricamento su Internet Archive abbiamo deciso di fornire una nuova vita e così, per fornirlo di nuovi adeguati tag, abbiamo prima scaricato il file e poi lo abbiamo ricaricato generando gli URL https://archive.org/details/georg-lukacs-geschichte-und-klassenbewusstsein-massimo-morigi-comunismo-kommunis                                                 e                                                 https://ia601509.us.archive.org/33/items/georg-lukacs-geschichte-und-klassenbewusstsein-massimo-morigi-comunismo-kommunis/Georg%20Luk%C3%A1cs%2C%20Geschichte%20und%20Klassenbewusstsein%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20comunismo%2C%20Kommunismus%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20%20Filosofia%20della%20prassi.pdf. Durante le ricerche, frustrate, per risalire ai dati bibliografici del documento ci siamo, comunque, imbattuti nello stesso file privo di questi dati: l’URL dove è possibile leggerlo e scaricarlo autonomamente da Internet Archive (sia dal caricamento di cui non siamo responsabili sia dal nostro) è https://coghnorti.files.wordpress.com/2010/08/lukacs-geschichte-klassenbewusstseinocr.pdf, nostro congelamento Wayback Machine:                                          http://web.archive.org/web/20200928175411/https://coghnorti.files.wordpress.com/2010/08/lukacs-geschichte-klassenbewusstseinocr.pdf, ma, alla fine, la nostra tenacia ha dato comunque buoni frutti perché nel corso della ricerca (frustrata) dei dati bibliografici assenti nel documento ci siamo imbattuti  sempre sullo stesso sito  in un Geschichte und Klassenbewusstsein con tutti i suoi bravi dati bibliografici. Si tratta di Georg Lukács, Geschichte und Klassenbewußtsein. Studien über marxistische Dialektik, in Id., Georg Lukács Werke. Frühschriften II, pp. 161-471, Darmstadt, Druck und Verlag, 1977, all’URL https://coghnorti.files.wordpress.com/2010/08/geschichte-klassenbewusstsein.pdf, nostro congelamento  Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201021161910/https://coghnorti.files.wordpress.com/2010/08/geschichte-klassenbewusstsein.pdf e, infine, nostro caricamento del file su Internet Archive (sempre fornendolo dei debiti tag), generando gli URL https://archive.org/details/georg-lukacs-geschichte-und-klassenbewusstsein-massimo-morigi-comunismo-repubbli  e                                 https://ia601509.us.archive.org/11/items/georg-lukacs-geschichte-und-klassenbewusstsein-massimo-morigi-comunismo-repubbli/Georg%20Luk%C3%A1cs%2C%20Geschichte%20und%20Klassenbewu%C3%9Ftsein%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20comunismo%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20%20Filosofia%20della%20prassi.pdf.  Informiamo, infine, che il già citato  sito russo “Kommunistische Literatur” nella sezione “Bücher und Texte” (all’URL http://www.kommunismus.narod.ru/books.html, Wayback Machine: https://archive.org/details/geschichteundkla1968luka/mode/2up), non menziona nemmeno un’opera di György Lukács (antipatia  di postdiamattini verso uno dei principali esponenti del marxismo occidentale?), e che Internet Archive, con solita tragica situazione dei tag, ha anche un file di questo fondamentale documento in prestito. Giusto  per completezza segnaliamo quindi anche questo ultimo URL: https://archive.org/details/geschichteundkla1968luka/mode/2up.

 

      Giovanni Gentile, La Filosofia di Marx. Studi critici, Pisa, Spoerri, 1899, in Id.,  Opere complete di Giovanni Gentile, vol. XXVIII,  Firenze, Sansoni, 1955, agli URL di Internet Archive https://archive.org/details/GentileFilosofiaMarx/mode/2up  e https://ia800102.us.archive.org/19/items/GentileFilosofiaMarx/GentileFilosofiaMarx.pdf. Ma stesso documento anche su Academia.edu all’URL https://www.academia.edu/34448759/Gentile_La_filosofia_di_Marx?email_work_card=view-paper, Wayback Machine: congelamento fallito. Vista l’importanza del documento, nostro download da quest’ultima piattaforma di preservazione digitale e ricaricamento su Internet Archive, fornendo questo nostro upload di tags maggiormente significativi e strategici rispetto al primo caricamento non di nostra mano su Internet Archive. Ricaricamento che ha generato gli URL https://archive.org/details/giovanni-gentile-la-filosofia-di-marx-filosofia-della-prassi-dialettica-repubbli/mode/2uphttps://ia801504.us.archive.org/3/items/giovanni-gentile-la-filosofia-di-marx-filosofia-della-prassi-dialettica-repubbli/Giovanni%20Gentile%2C%20La%20filosofia%20di%20Marx%2C%20Filosofia%20della%20prassi%2C%20Dialettica%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Neomarxismo%2C%20%20Massimo%20Morigi.pdf.

 

 

      

          La Filosofia di Marx. Studi critici era composta da due saggi di Giovanni Gentile,  Critica di Marx a Feuerbach e La filosofia della prassi. Nella Filosofia della prassi Gentile traduceva per la prima volta in Italia le Thesen über Feuerbach di Karl Marx. Vista l’importanza prassistica non solo delle Thesen ma, per la storia e della cultura italiana ed internazionale del Novecento, anche della traduzione di Giovanni Gentile, nell’ambito della compilazione della sezione bibliografica internettiana del presente lavoro olistico-dialettico-espressivo-strategico-confliuttale sull’epigenetica e la sintesi evoluzionistica estesa intitolato Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis,  su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della  prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico abbiamo deciso di redigere una antologia che comprendesse, oltre il testo delle Thesen in tedesco e nelle principali lingue europee, inglese, francese, spagnolo, portoghese, anche la traduzione fattane da Giovanni Gentile e, a testimonianza dell’importanza di questa traduzione, anche quelle di Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti. Citando direttamente dalla presentazione di questa antologia, intitolata Thesen über Feuerbach. Nelle traduzioni di Giovanni Gentile e Antonio Gramsci (più la traduzione di Palmiro Togliatti, il testo in tedesco e le versioni in inglese, francese, portoghese e spagnolo          dal          Marxists            Internet          Archive), vengono spiegate ulteriormente le ragioni che hanno presieduto alla sua compilazione: «Indubbiamente, e molto di più di Das Kapital, le Thesen über Feuerbach di Karl Marx rappresentano l’Urlgestalt del pensiero dialettico-strategico dell’epoca contemporanea, senza le quali non sarebbero nemmeno concepibili non solo il marxiano Capitale ma anche Storia e coscienza di classe di György Lukács, Marxismo e filosofia di Karl Korsch, i Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, per finire con due Weltanschauung filosofiche apparentemente molto lontane da Marx ma che senza la moderna filosofia della prassi che è germinata dalle Tesi  molto difficilmente si sarebbero sviluppate nelle forme prassistiche con cui le conosciamo: ci riferieamo [sic!] all’attualismo di Giovanni Gentile e al pensiero di Walter Benjamin, in spiece [sic!] nelle modalità di ‘stato di eccezione permanente’ e di ‘iperdecisionismo’ così come ci sono state affidate attraverso le Tesi di filosofia della storia (sull’ ‘iperdecisionismo” e lo ‘stato di eccezione permanente” benjaminiani cfr. Massimo Morigi, La Democrazia che Sognò le Fate. Stato di Eccezione, Teoria dell’Alieno e del Terrorista e Repubblicanesimo Geopolitico, Id., Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico: Lo Stato di Eccezione in cui Viviamo è la Regola e, infine, Id., Teoria della distruzione del valore, tutti lavori facilmente reperibili su Internet Archive). Nell’ambito della compilazione della sezione  bibliografica internettiana del nostra opera olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale che pubblicheremo fra poco col titolo di Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis,  su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della  prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico non potevano quindi mancare le Thesen über Feuerbach ma nel caso di quest’opera per le sopraddette considerazioni, si è deciso di procedere in maniera particolare rispetto agli altri documenti facenti parte della sezione bibliografica internettiana, si è deciso cioè, oltre ad eseguire il nostro caricamento del documento facente parte della sezione bibliografica internettiana su Internet Archive se il lavoro in questione non fosse stato accompagnato su questa piattaforma da un debito corredo di tag (operazione di nostro caricamento autonomo con relativa aggiunta di appropriati tag che per la sezione bibliografica internettiana viene  eseguita per Il Principe di Niccolò Machiavelli, per il Vom Kriege di Carl Von Clasuewitz, per le Réflexions sur la violence di Georges Sorel, per  le Tesi di Filosofia della storia di Benjamin, per Storia e coscienza di classe di Lukács, per Marxismo e filosofia di Korsch e per i Quaderni del Carcere di Gramsci), di creare a nostra cura un’opera autonoma composta dalle versioni, oltre che  anche dall’originale testo in tedesco, nelle principali lingue europee in cui sono state tradotte  le Thesen über Feuerbach (in italiano, inglese, francese, portoghese e  spagnolo), giustificato questo sforzo perché di fronte alle Tesi ci si dovrebbe veramente  comportare come dovrebbe fare l’esegesi biblica  di fronte al testo sacro, e cioè non fermarsi a commentare e ipostaticamente teoligizzare [sic!] al cospetto della  versione nella propria lingua o nella lingua ufficiale che l’autorità ha scelto per tramandare il messaggio, operazione che, inevitabilmente, comporta dei “tradimenti” dolosi e/o colposi (Lorenzo Valla e le sue Adnotationes in Novum Testamentum docent), ma cercare di risalire al maggior numero di “tradimenti” possibili perché sono proprio questi, assieme ai “tradimenti” ermeneutici che si originano proprio dal testo nella lingua di nascita del messaggio, che forniscono l’autentico senso dialettico-strategico di quest’opera base del marxismo occidentale. E concludendo,  sforzo a nostro giudizio del tutto giustificato e necessario, per i due principali “tradimenti” in lingua italiana che aprono questa antologia: quello di Giovanni Gentile e quello successivo, ma dal primo profondamente influenzato, di Antonio Gramsci. Non è forse inutile aggiungere che il presente “tradimento” antologico delle Thesen prorio a questi due iniziali e fondamentali “tradimenti” per il marxismo occidentale intende prassisticamente riallacciarsi. Terminiamo con una precisione: per i testi copiaincollati direttamente dal “Marxists Internet Archive” non vengono fornite le indicazioni bibliografiche di provenienza degli stessi, fidando che il sempre benemerito, seppur a volte claudicante, sito marxista si sia attenuto ad una filologicamente corretta filosofia della prassi per i testi da lui presentati e da noi riproposti e dei quali noi  assumiamo,  oltre al testo,  anche tali e quali le indicazioni bibliografiche dal sito fornite (quando queste sono fornite, cosa che non sempre accade). In ogni modo, anche questi eventuali errori sono stati così da noi congelati für ewig, potendo così contribuire pure loro, seppur con ruolo minore rispetto ai “tradimenti” in sede di traduzione, all’ermeneutica e dialettica costruzione della significativa e concreta filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitico, Repubblicanesimo Geopolitico e sua filosofia della prassi  che sono, ci sia consentita l’affermazione, gli ultimi  e più scaltriti eredi del realismo dialettico  mirabilmente espresso dagli autori citati in questa nota introduttiva alla presente antologia delle versioni nelle principali lingue europee delle Thesen über Feuerbach di Karl Marx. Un’ultima osservazione. Siccome per quanto riguarda Internet Archive la situazione delle Thesen è, come già da noi  detto nella succitata sezione bibliografica internettiana del nostro lavoro di prossima pubblicazione in riferimento a molte opere marxiste presenti su questa piattaforma,  per quanto riguarda i tag e la conseguente possibilità di loro visionabilità sul Web, alquanto disastrosa, questo lavoro verrà caricato su detta importantissima piattaforma di preservazione digitale ben nove volte: quattro  volte in riferimento alle versioni in italiano: una volta con nome del file composto dal nome dell’autore dell’opera,  dal titolo  dell’opera in italiano e dal nome  del curatore della presente antologia e tre volte sostituendo il nome del curatore con il nome del traduttore italiano di turno, altre quattro volte nelle varie versioni nelle lingue presenti in questa antologia nominando il file con la traduzione nella lingua in questione del titolo originale ‘Thesen über Feuerbach’ e, infine, aggiungendo, ovviamente, anche un file nominato col titolo originale dell’opera. Riteniamo che anche questi trucchetti editorial-informatici facciano parte della hegeliana astuzia della ragione, più modestamente da noi nominata Epifania strategica.». Come pure sempre citando dalla nostra antologia la presentazione della traduzione di Gentile, vengono ribadite le ragioni dell’importanza della versione del filosofo di Castelvetrano: «Nel saggio La filosofia della prassi, uno dei due saggi costituenti il volume Giovanni Gentile,  La Filosofia di Marx. Studi critici, Pisa, Spoerri, 1899 (l’altro saggio che costituiva il volume era intitolato Critica di Marx a Feuerbach), il filosofo di Castelvetrano esegue la prima traduzione completa in italiano delle Thesen über Feuerbach di Karl Marx, prima versione nella nostra lingua di quest’opera marxiana che costituirà lo spunto per le altre due traduzioni in italiano delle Tesi, quella di Antonio Gramsci e quella di Palmiro Togliatti e che sono inserite nella presente antologia. Noi non siamo riusciti a scovare sul Web una copia digitale della prima edizione di questo saggio ma, comunque, si è riusciti di venire in contatto e a ricaricare di nostra iniziativa su Internet Archive Giovanni Gentile, Opere complete di Giovanni Gentile, vol. XXVIII, Firenze, Sansoni, 1955, volume che riproduce per intero La filosofia di Marx e a pp. 68-71 la traduzione di Gentile delle Tesi e che noi abbiamo appunto copiaincollato qui in calce. Gli URL del nostro caricamento autonomo di questo volume delle Opere complete di Giovanni Gentile sono https://archive.org/details/giovanni-gentile-la-filosofia-di-marx-filosofia-della-prassi-dialettica-repubbli/mode/2uphttps://ia801504.us.archive.org/3/items/giovanni-gentile-la-filosofia-di-marx-filosofia-della-prassi-dialettica-repubbli/Giovanni%20Gentile%2C%20La%20filosofia%20di%20Marx%2C%20Filosofia%20della%20prassi%2C%20Dialettica%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Neomarxismo%2C%20%20Massimo%20Morigi.pdf, ricaricamento che è stato eseguito nell’ambito della compilazione della sezione bibliografica internettiana del già citato saggio Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis,  su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della  prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico e, come già detto,  di imminente pubblicazione.». Nelle due succitate note introduttive, oltre a rimandare direttamente al nostro caricamento del volume XXVIII delle Opere complete di Giovanni Gentile, che contiene le Thesen tradotte dal filosofo di Castelvetrano, si parla anche di nostri nove caricamenti autonomi dell’antologia (in realtà per un errore sono stati dieci) e qui di seguito li elenchiamo:  https://archive.org/details/karl-marx-thesen-uber-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up  e                                                                                                                                                                                                                                          https://ia801509.us.archive.org/32/items/karl-marx-thesen-uber-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Thesen%20%C3%BCber%20Feuerbach%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf; https://archive.org/details/karl-marx-tesi-su-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up   e                                                                                                                                https://ia801400.us.archive.org/30/items/karl-marx-tesi-su-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Tesi%20%20su%20Feuerbach%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf; https://archive.org/details/karl-marx-thesen-uber-feuerbach-giovanni-gentile-a-cura-di-massimo-morigi-repubb/mode/2up                 e                                                                              https://ia801505.us.archive.org/35/items/karl-marx-thesen-uber-feuerbach-giovanni-gentile-a-cura-di-massimo-morigi-repubb/Karl%20Marx%2C%20Thesen%20%C3%BCber%20Feuerbach%2C%20Giovanni%20Gentile%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf; https://archive.org/details/karl-marx-tesi-su-feuerbach-giovanni-gentile-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up   e                                                                                                    https://ia801504.us.archive.org/0/items/karl-marx-tesi-su-feuerbach-giovanni-gentile-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Tesi%20%20su%20Feuerbach%2C%20Giovanni%20Gentile%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf; https://archive.org/details/karl-marx-tesi-su-feuerbach-antonio-gramsci-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up   e                                                                                               https://ia801406.us.archive.org/35/items/karl-marx-tesi-su-feuerbach-antonio-gramsci-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Tesi%20%20su%20Feuerbach%2C%20Antonio%20Gramsci%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf; https://archive.org/details/karl-marx-tesi-su-feuerbach-palmiro-togliatti-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up     e                                                                                             https://ia801408.us.archive.org/13/items/karl-marx-tesi-su-feuerbach-palmiro-togliatti-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Tesi%20%20su%20Feuerbach%2C%20Palmiro%20Togliatti%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf; https://archive.org/details/karl-marx-theses-sur-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up e                                                                                                    https://ia801509.us.archive.org/35/items/karl-marx-theses-sur-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Th%C3%A8ses%20sur%20Feuerbach%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf; https://archive.org/details/karl-marx-tesis-sobre-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up  e                                                                                                     https://ia801508.us.archive.org/23/items/karl-marx-tesis-sobre-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Tesis%20sobre%20Feuerbach%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf; https://archive.org/details/karl-marx-teses-sobre-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up e https://ia801400.us.archive.org/35/items/karl-marx-teses-sobre-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Teses%20sobre%20Feuerbach%2C%20%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf; https://archive.org/details/karl-marx-theses-on-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/page/n1/mode/2up     e                                                                             https://ia801505.us.archive.org/20/items/karl-marx-theses-on-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Theses%20On%20Feuerbach%2C%20%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf. Inoltre, detta antologia, era stata preceduta da due nostri caricamenti non antologici delle Thesen su Internet Archive: uno riguarda una pagina PDF proveniente dal “Marxists Internet Archive” (https://www.marxists.org/, Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20201105084336/https://www.marxists.org/) relativa ad una versione in inglese delle Thesen, e l’URL di questa pagina PDF in inglese è https://www.marxists.org/archive/marx/works/1845/theses/theses.pdf (Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201018063001/https:/www.marxists.org/archive/marx/works/1845/theses/theses.pdf)  e il nostro ricaricamento della pagina su Internet Archive ha generato gli URL https://archive.org/details/karl-marx-theses-on-feuerbach-friedrich-engels-massimo-morigi-repubblicanesimo-g/mode/2up e https://ia801500.us.archive.org/32/items/karl-marx-theses-on-feuerbach-friedrich-engels-massimo-morigi-repubblicanesimo-g/Karl%20Marx%2C%20Theses%20On%20Feuerbach%2C%20Friedrich%20Engels%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Filosofia%20della%20prassi%2C%20neomarxismo%2C%20neo-marxism.pdf, e l’altro è sempre relativo ad una pagina PDF ma proveniente dalla sezione testi del sito filosofico http://www.ousia.it/  (Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20200716232228/http://www.ousia.it/) all’URL http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/MarxTesiFeuerbach.pdf (Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201025074917/http:/www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/MarxTesiFeuerbach.pdf  ma stessa pagina PDF anche all’URL https://www.pensierofilosofico.it/ebooks_file/tesifeuerbach13589382290.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201025080254/https:/www.pensierofilosofico.it/ebooks_file/tesifeuerbach13589382290.pdf), pagina contenente la traduzione di Palmiro Togliatti delle Thesen. Ad ogni buon conto, scaricata la pagina PDF e ricaricata su Internet Archive, si sono generati gli URL https://archive.org/details/karl-marx-tesi-su-feuerbach-marxismo-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up e                                                                                            https://ia801501.us.archive.org/1/items/karl-marx-tesi-su-feuerbach-marxismo-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Tesi%20su%20Feuerbach%2C%20Marxismo%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20filosofia%20della%20prassi.pdf. Per ultimo segnaliamo che questi due nostri caricamenti sono stati debitamente menzionati nel qui presentato lavoro antologico sulle versioni nelle principali lingue europee delle Thesen über Feuerbach di Karl Marx, mentre i dieci caricamenti su Internet Archive del lavoro antologico sulle Thesen essendo citati – assieme peraltro ai due caricamenti non antologici –  in questa sezione dedicata Thesen über Feuerbach di Karl Marx della già citata bibliografia internettiana e costituendo questa sezione della bibliografia internettiana del presente saggio Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis,  su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della  prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico il testo da noi scelto per la presentazione dei file nella pagina  al primo URL del caricamento su Internet Archive, vengono così espressamente citati in ogni singolo caricamento dei dodici compiuti.

 

       L’edizione elettronica   di Georges Sorel, Réflexions sur la violence, Paris, Pages libres, 1908,  cioè  l’edizione elettronica del testo della prima edizione delle Riflessioni sulla violenza è visionabile e scaricabile all’ URL  https://cras31.info/IMG/pdf/sorel_reflexions_violence.pdf, nostro congelamento Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200803152218/https://cras31.info/IMG/pdf/sorel_reflexions_violence.pdf, e nostro download e poi ricaricamento su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/georges-sorel-reflexions-sur-la-violence-a-cura-di-jean-marie-tremblay-massimo-m/mode/2up e https://ia801509.us.archive.org/20/items/georges-sorel-reflexions-sur-la-violence-a-cura-di-jean-marie-tremblay-massimo-m/Georges%20Sorel%2C%20R%C3%A9flexions%20sur%20la%20violence%2C%20a%20cura%20di%20Jean-Marie%20Tremblay%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20filosofia%20della%20prassi.pdf. Su Internet Archive non abbiamo riscontrato alcuna pagina PDF relativa alla prima edizione delle Reflexions ma la seguente agli URL https://archive.org/details/rflexionssurla00soreuoft/mode/2up   e                                                                             https://ia800905.us.archive.org/3/items/rflexionssurla00soreuoft/rflexionssurla00soreuoft.pdf                                                                             è relativa alla seconda edizione e, come da prassi, con situazione pietosa in merito ai tag. Dopo averla quindi scaricata, la abbiamo ricaricata dotandola del solito adeguato corredo di tag (operazione, fra l’altro, compiuta anche per la pagina PDF dell’edizione elettronica delle Riflessioni). Il nostro ricaricamento della seconda edizione delle Reflexions ha quindi generato gli URL https://archive.org/details/georges-sorel-reflexsions-sur-la-violence-deuxieme-edition-pierre-custodio-massi/mode/2up e https://ia801408.us.archive.org/11/items/georges-sorel-reflexsions-sur-la-violence-deuxieme-edition-pierre-custodio-massi/Georges%20Sorel%2C%20R%C3%A9flexsions%20sur%20la%20violence%2C%20D%C3%A8uxieme%20%C3%89dition%2C%20Pierre%20Custodio%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Filosofia%20della%20prassi.pdf. Per ultimo segnaliamo che su Internet Archive vi sono anche altre pagine PDF relative alle Reflexions ma noi abbiamo preferito scaricare e poi ricaricare quelle appena citate perché sembravano dare migliori garanzie in merito ai diritti proprietari, violando i quali si corre il rischio della cancellazione da parte della piattaforma dei caricamenti. Ad ogni buon conto, il nostro congelamento Wayback Machine del primo file ci dovrebbe mettere del tutto in sicurezza da questo punto di vista.

 

      Carl von Clausewitz, Della guerra (titolo dell’opera originale Vom Kriege, 1° edizione in lingua italiana Stato Maggiore del R. Esercito Ufficio Storico, Roma 1942. Apparato introduttivo Arnoldo Mondadori  Editore 1970. 1° edizione gli Oscar gennaio 1970 su autorizzazione dello Stato Maggiore dell’Esercito  – Ufficio Storico, traduzione di Giorgio Bollati ed Emilio Canevari (con una antologia critica  e una bibliografica a cura di Edmondo Aroldi), Milano, Mondandori, 1970 è visionabile e scaricabile (con lunghi tempi di download) presso l’URL della “Libreria Militare” (URL della pagina di presentazione del sito: https://www.libreriamilitareares.it/, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201121203337/https://www.libreriamilitareares.it/) https://www.libreriamilitareares.it/BIBLIOTECA/BIBLIOTECA%20MILITARE%20DIGITALE/I.%20TRATTATI%20MILITARI/TRATTATI%20ARTE%20DELLA%20GUERRA/CLAUSEWITZ/1942%20Carl-Von-Clausewitz-Della-Guerra.pdf.  Dopo molte peripezie, legate probabilmente alla lentezza del download (e queste dovute al fatto che nel  PDF in questione  i caratteri sono immagini col risultato che il file è di ben 221 MB), siamo riusciti a congelare URL e file con la Wayback Machine, generando l’URL  https://web.archive.org/web/20201121202438/https://www.libreriamilitareares.it/BIBLIOTECA/BIBLIOTECA%20MILITARE%20DIGITALE/I.%20TRATTATI%20MILITARI/TRATTATI%20ARTE%20DELLA%20GUERRA/CLAUSEWITZ/1942%20Carl-Von-Clausewitz-Della-Guerra.pdf e  poi anche a scaricare e poi a ricaricare il file su Internet Archive, generando gli URL                                                                                                                                         https://archive.org/details/carl-von-clausewitz-della-guerra-vom-kriege-bollati-canevari-aroldi-repubblicane/mode/2up  e                                                                                                                     https://ia801409.us.archive.org/34/items/carl-von-clausewitz-della-guerra-vom-kriege-bollati-canevari-aroldi-repubblicane/Carl%20von%20Clausewitz%2C%20Della%20guerra%2C%20Vom%20Kriege%2C%20Bollati%2C%20Canevari%2C%20Aroldi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Neo-marxismo%2C%20Neo-marxism%2C%20Morigi.pdf.Vista la natura di questo file, si avvisono i lettori che la lettura e lo scaricamento del file, siano questi attraverso la  “Libreria Militare” o attraverso gli URL generati dalla nostra opera di preservazione digitale richiedono molta pazienza ma, nonostante questi problemi di natura tecnica, non possiamo non ringraziare questo sito per aver messo a disposizione in Rete un’opera fondamentale per chiunque si voglia avvicinare al paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico. Tuttavia, nonostante questi ringraziamenti, non possiamo non sottrarci di muovere una benevola critica al pur eccezionalmente benemerito caricamento di Della guerra della “Libreria Militare”. Non ne conosciamo la data di effettuazione, e sospettiamo che sia temporalmente molto prossima alla scrittura delle presenti note (fine novembre 2020) perché quando fu iniziata la stesura del presente saggio, settembre-ottobre 2019, di Della guerra non v’era alcuna traccia in Rete e dovendolo citare, cfr. supra nota n. 16, eravamo ricorsi, per dare la possibilità di una citazione internettiana, ad un testo in inglese, che poteva essere letto e scaricato all’URL http://www.clausewitz.com/mobile/HPtrinity.htm, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20190711052313/https://clausewitz.com/mobile/HPtrinity.htm. Il testo che può essere letto e scaricato da questo URL, e che per inciso riguarda la concezione clausewitziana della guerra informata al concetto di non linearità e non prevedibilità della stessa, viene fornito, come si può ben vedere, dalla “The Clausewitz Homepage”, che similmente  alla nostrana “Libreria Militare”, è un sito benemerito per quanto riguarda l’immissione in rete di testi indispensabili per chi voglia avvicinarsi all’approccio dialettico-strategico del Repubblicanesimo Geopolitico, solo che, come del resto suggerisce il nome stesso, “The Clausewitz Homepage” è esclusivamente dedicata al  grande prussiano e agli studi che su di lui vengono compiuti.  Della “Clausewitz Homepage” è in particolare apprezzabile l’avere creato una pagina dove possono essere letti e scaricati il testo in tedesco («The COMPLETE German version originally published by Dümmlers Verlag, Berlin, 1832. Posted to the web by Clausewitz Homepage», recita la scritta sulla copertina) ed il testo in inglese del Vom Kriege («The COMPLETE translation by Colonel J.J. Graham published by N. Trübner, London, 1873 Posted to the web by Clausewitz Homepage», recita la scritta sulla copertina del testo in inglese). L’URL attraverso il quale è possibile effettuare questo studio comparato dei due testi (e quindi lo studio dei “tradimenti” in inglese) è  http://www.clausewitz.com/CompareFrameSource1.htm, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201121080814/http://www.clausewitz.com/CompareFrameSource1.htm (inoltre all’URL http://www.clausewitz.com/readings/VomKriege1832/TOC.htm, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201121080742/http://www.clausewitz.com/readings/VomKriege1832/TOC.htm  si può avere accesso al solo testo in tedesco – l’edizione da cui viene tratto il testo è sconosciuta al sito stesso, recitando una scritta sulla pagina: «This website presents a complete German edition of Carl von Clausewitz’s classic work on the theory of war, Vom Kriege. We do not know exactly which edition it was scanned from. It appears, however, to be either the very first edition or a very recent edition based on modern scholars’ reconstruction of Clausewitz’s original text.* This “book-by-book” version is divided into nine files: the front matter and the eight Books. We have also posted a “single-file version” for use by researchers interested in systematic searches and textual analysis. However, that single file is rather unwieldy, so we recommend this version for normal reading. For background on Clausewitz, visit our FAQs page. The Clausewitz Gesellschaft has also posted a full version of Vom Kriege.* This conclusion is based on various features of the text, but particularly on the famous paragraph in Chapter 6B of Book 8, which concerns the relationship of the top military commander to the political cabinet. See p.608, fn.1, of the Howard/Paret translation for a discussion.» –, mentre all’URL http://www.clausewitz.com/readings/OnWar1873/TOC.htm, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201121080819/http://www.clausewitz.com/readings/OnWar1873/TOC.htm solo a quello in inglese) e nonostante una scritta apposta alla pagina di presentazione del testo in inglese all’ URL https://www.clausewitzstudies.org/readings/OnWar1873/ThisTranslation.htm, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201124155103/https://www.clausewitzstudies.org/readings/OnWar1873/ThisTranslation.htm,     avverta  «NOTE: This version of Clausewitz’s On War is the long-obsolete J.J. Graham translation published in London in 1873. The 1976/84 Howard/Paret version  is the  standard translation today» (con link che rinvia all’URL https://www.amazon.com/exec/obidos/ISBN=0691018545/ref=ase_theclausewitzhomA/, Wayback Machine:  https://web.archive.org/web/20201123162051/https://www.amazon.com/exec/obidos/ISBN=0691018545/ref=ase_theclausewitzhomA/, alla qual pagina si propone la vendita online tramite Amazon della suddetta importante versione che, sia detto per inciso, è quella da noi utilizzata sempre tramite la “Clausewitz Homepage” nella citazione da noi fatta riguardo la concezione clausewitziana della non linearità della guerra), in Italia, per la sua arretratezza tecnologico-cultural-informatica (o sarebbbe meglio dire per sua arrtratezza tout court) non è nemmeno lontanamente concepibile una simile operazione, né per quanto riguarda Clausewitz né per quanto riguarda qualsiasi altro grande protagonista della cultura umana. Comunque, e nonostante le problematiche legate al vil denaro abbiano impedito alla “Clausewitz Homepage” di mettere in Rete la versione in inglese più aggiornata del Vom Kriege, è possibile trovare altrove sul Web questa preziosa pubblicazione, perché Carl von Clausewitz, On War (Edited and translated by Michael Howard and Peter Paret. Introductory essays by Peter Paret, Michael Howard, and Bernard Brodie; with a Commentary by Bernard Brodie. Index by Rosalie West), Princeton (NJ), Princeton University Press, 1976/1984 è leggibile e scaricabile presso il sito filosofico “Antilogicalism” (URL della pagina di presentazione del sito: https://antilogicalism.com/, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201121085553/https://antilogicalism.com/) all’URL  https://antilogicalism.com/wp-content/uploads/2019/04/on-war.pdf. Va da sè che a questa nostra  trouvaille è  seguito il nostro congelamento Wayback Machine e il nostro download e poi caricamento su Internet Archive e si sono così generati gli URL http://web.archive.org/web/20201121085008/https://antilogicalism.com/wp-content/uploads/2019/04/on-war.pdf (generato tramite la Wayback Machine) e                                       https://archive.org/details/on-war-vom-kriege-carl-von-clausewitz-howard-paret-brodie-west-morigi-repubblica/mode/2up e                                                                                                                                   https://ia801400.us.archive.org/20/items/on-war-vom-kriege-carl-von-clausewitz-howard-paret-brodie-west-morigi-repubblica/On%20War%2C%20Vom%20Kriege%2C%20Carl%20von%20Clausewitz%2C%20Howard%2C%20Paret%2C%20Brodie%2C%20West%2C%20%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Neo-marxismo%2C%20Neo-marxism%2C%20Marxism%2C%20Marxismo%2C%20Neo-Republicanism%2C%20%20Antilogicalism.pdf (generati tramite Internet Archive). Terminiamo fornendo una piccola rassegna di lavori sul Vom Kriege. Abbiamo già detto che la “Clausewitz Homepage” fornisce determinanti contributi a tal riguardo. Fra i quali, a nostro giudizio spicca Christopher Bassford, Clausewitz and Complexity, all’URL https://www.clausewitz.com/mobile/cwzcomplx.htm, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201121204653/https://www.clausewitz.com/mobile/cwzcomplx.htm (tramite la Wayback Machine di Internet Archive, e questo vale anche per le altre pagine Internet congelate con questo dispositivo per la  presente rassegna bibliografica internettiana, sono stati congelati anche gli URL e le pagine rinviati tramite i link presenti nella pagina, e questo pagine riguardano sempre articoli presenti sulla  “Clausewitz Homepage” con tema la non lineareatà e/o la teoria del Caos di cui Clausewitz può essere considerato un antisegnano ma, comunque, indichiamo per esteso gli URL di alcuni dei più significativi a questo riguardo afferenti al sito:   https://www.clausewitz.com/mobile/cwzcomplx.htm, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201121204653/https://www.clausewitz.com/mobile/cwzcomplx.htm; https://faraday.physics.utoronto.ca/GeneralInterest/Harrison/Chaos/Chaos.html, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201121204716/https://faraday.physics.utoronto.ca/GeneralInterest/Harrison/Chaos/Chaos.html; https://www.clausewitz.com/item/Beyerchen-ClausewitzNonlinearityAndTheUnpredictabilityOfWar.htm, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201121204715/http://www.clausewitz.com/item/Beyerchen-ClausewitzNonlinearityAndTheUnpredictabilityOfWar.htm; https://www.clausewitzstudies.org/readings/Beyerchen/BeyerschenNonlinearity2.pdf, Wayback Machine:  https://web.archive.org/web/20201123172836/https://www.clausewitzstudies.org/readings/Beyerchen/BeyerschenNonlinearity2.pdf; https://www.clausewitz.com/Complex/FractalLinks.htm, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201121204725/https://www.clausewitz.com/Complex/FractalLinks.htm; https://www.clausewitzstudies.org/Complex/CzerwinskiAlberts-ComplexityAndChaos-AWorkingBibliography.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200919160309/https://www.clausewitzstudies.org/Complex/CzerwinskiAlberts-ComplexityAndChaos-AWorkingBibliography.pdf), ma una buona messe di articoli riguardo Clausewitz come precursore di una concezione della realtà basata sulla   non linearità delle vicende umane, sociali e storiche e/o la Teoria del Caos può essere mietuta tramite la “solita” Internet Archive e qui di seguito forniamo gli URL  di alcuni contributi al riguardo su questa piattaforma, risparmiandoci per brevità, come già fatto per gli articoli presenti nella “Clausewitz Homepage”, la citazione bibliografica di questi ma limitandoci a sottolineare che si tratta di articoli nati all’interno delle Forze Armate degli Stati uniti. Qui di seguito quindi alcuni di questi URL:  https://archive.org/details/DTIC_ADA442218/mode/2up  e                                                                                                   https://ia801006.us.archive.org/19/items/DTIC_ADA442218/DTIC_ADA442218.pdf; https://archive.org/details/DTIC_ADA283047/mode/2up                                                            e                                                        https://ia800105.us.archive.org/2/items/DTIC_ADA283047/DTIC_ADA283047.pdf;  https://archive.org/details/chaosclausewitzn1094531397                                                             e                                                                https://ia803008.us.archive.org/24/items/chaosclausewitzn1094531397/chaosclausewitzn1094531397.pdf; https://archive.org/details/DTIC_ADA306112/mode/2up                                        e                                                   https://ia800105.us.archive.org/9/items/DTIC_ADA306112/DTIC_ADA306112.pdf;  https://archive.org/details/DTIC_ADA442708                                                                             e                                                                                 https://ia803104.us.archive.org/28/items/DTIC_ADA442708/DTIC_ADA442708.pdf;  https://archive.org/details/DTIC_AD1038683/mode/2up      e                                                                                                                                https://ia802903.us.archive.org/23/items/DTIC_AD1038683/DTIC_AD1038683.pdf;  https://archive.org/details/DTIC_ADA274366/mode/2up                                                          e                                                               https://ia803106.us.archive.org/2/items/DTIC_ADA274366/DTIC_ADA274366.pdf;  https://archive.org/details/DTIC_ADA274442                                                                            e                                                                                 https://ia803105.us.archive.org/7/items/DTIC_ADA274442/DTIC_ADA274442.pdf;  https://archive.org/details/DTIC_ADA460550/mode/2up                                                             e                                                          https://ia803108.us.archive.org/4/items/DTIC_ADA460550/DTIC_ADA460550.pdf. Sempre su Internet Archive, agli URL https://archive.org/details/ogai-30046fb3-4280-4d9a-ba03-4136d73a7d87/mode/1up e https://ia801404.us.archive.org/31/items/ogai-30046fb3-4280-4d9a-ba03-4136d73a7d87/ogai-30046fb3-4280-4d9a-ba03-4136d73a7d87.pdf  (upload a cura dell’Università di Tokyo) è possibile leggere e scaricare   la prima edizione del Vom Kriege, Carl von Clausewitz, Vom Kriege. Hinterlassenes Werk des Generals Carl von Clausewitz, Bd. 1–3, Ferdinand Dümmler, Berlin 1832–1834 (hrsg. von Marie von Clausewitz), mentre per tornare, infine alla “Clausewitz Homepage” all’URL   http://www.clausewitz.com/readings/VomKriege1832/TOC.htm#TOC, Wayback Machine http://web.archive.org/web/20201123175012/http://www.clausewitz.com/readings/VomKriege1832/TOC.htm, è possibile avere accesso alla versione HTML  di Carl von Clausewitz, Vom Kriege, Dümmler, Bonn, Werner Hahlweg, 1991, e con un link all’interno della pagina che rinviando all’URL https://www.clausewitz-gesellschaft.de/wp-content/uploads/2014/12/VomKriege-a4.pdf (siamo giunti a questo URL anche tramite link alla pagina al già  citato URL http://www.clausewitz.com/readings/VomKriege1832/TOC.htm), Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201121080755/https://www.clausewitz-gesellschaft.de/wp-content/uploads/2014/12/VomKriege-a4.pdf), dà accesso ad una pagina PDF che contiene il testo della sopraddetta edizione del Vom Kriege ospitata dal sito  e che va ad aggiungersi a quella già da noi menzionata. Inoltre, non solo la “Clausewitz Homepage” ed Internet Archive  ci danno la possibilità di leggere e scaricare il Vom Kriege: all’URL della “Bibliotheca Augustana” http://www.hs-augsburg.de/~harsch/germanica/Chronologie/19Jh/Clausewitz/cla_kri0.html, Wayback Machine:  https://web.archive.org/web/20201124162100/http://www.hs-augsburg.de/~harsch/germanica/Chronologie/19Jh/Clausewitz/cla_kri0.html, è possibile avere accesso e scaricare un’altra edizione del Vom Kriege,  Carl von Clausewitz, Vom Kriege. Hinterlassenes Werk, Berlin, Ullstein-Verlag, Berlin 1980.

 

      Miyamoto Musashi, Il libro dei cinque anelli (titolo originale: 五輪書: Go rin no sho), 1642, in giapponese all’URL https://it.scribd.com/document/387633086/%E4%BA%94%E8%BC%AA%E6%9B%B8-%E5%AE%AE%E6%9C%AC%E6%AD%A6%E8%97%8F%E7%B4%94%E6%96%87%E5%AD%97%E7%89%88-docx, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200917151122/https://www.scribd.com/document/387633086/%E4%BA%94%E8%BC%AA%E6%9B%B8-%E5%AE%AE%E6%9C%AC%E6%AD%A6%E8%97%8F%E7%B4%94%E6%96%87%E5%AD%97%E7%89%88-docx, ma congelamento fallito. Ricaricato su Internet Archive, generando gli URL https://archive.org/details/miyamoto-musashi-massimo-morigi-il-libro-dei-cinque-anelli-the-book-of-five-ring/mode/2up                                                                    e https://ia801502.us.archive.org/30/items/miyamoto-musashi-massimo-morigi-il-libro-dei-cinque-anelli-the-book-of-five-ring/%E4%BA%94%E8%BC%AA%E6%9B%B8-%E5%AE%AE%E6%9C%AC%E6%AD%A6%E8%97%8F%E7%B4%94%E6%96%87%E5%AD%97%E7%89%88%20Miyamoto%20Musashi%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Il%20libro%20dei%20cinque%20anelli%2C%20The%20Book%20of%20Five%20Rings%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Neomarxismo%2C%20Epifania%20Strategica.pdf. In italiano agli URL https://archive.org/details/illibrodeicinqueanelli/mode/2up e https://ia801007.us.archive.org/35/items/illibrodeicinqueanelli/Il%20Libro%20dei%20Cinque%20Anelli.pdf. In inglese all’URL https://archive.org/details/bookoffiverings00miya/page/n3/mode/2up, ma Internet Archive  concede solo in prestito questa edizione, oppure agli URL https://archive.org/details/pdfy-eJsc0BWsJFPlmB7O/mode/2up   e   https://ia802603.us.archive.org/15/items/pdfy-eJsc0BWsJFPlmB7O/The%20Book%20of%20Five%20Rings%20by%20Musashi%20Miyamoto.pdf, e questa edizione è invece scaricabile.  Su Miyamoto Musashi: https://en.wikipedia.org/wiki/Miyamoto_Musashi, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200917142819/https://en.wikipedia.org/wiki/Miyamoto_Musashi. Sul Libro dei cinque anelli: https://en.wikipedia.org/wiki/The_Book_of_Five_Rings, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200917143617/https://en.wikipedia.org/wiki/The_Book_of_Five_Rings. Il libro dei cinque anelli di Miyamoto Musashi:  testo  fondamentale per la filosofia della prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico.

 

      

 

 

        Non ci sarebbe bisogno  di spendere alcuna parola per illustrare Il Principe di Niccolò Machiavelli,  l’opera che ha aperto al pensiero  moderno e contemporaneo la strada al modello esplicativo olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale e così gettando il ponte gnoseologico-epistemologico della filosofia della prassi attraversato  nell’Ottocento prima dal Vom Kriege di Von Clausewitz, poi dalle  Thesen über Feuerbach di Karl Marx e infine, dalle  Reflexions sur la violence di Georges Sorel  e poi, nel Novecento, dall’attualismo di  Giovanni Gentile, da Geschichte und Klassenbewusstsein di  Georg Lukács, da Marxismus und Philosophie di  Karl Korsch,  dai Quaderni del carcere di  Antonio Gramsci, dalle  Thesen über  den Begriff der Geschichte di Walter Benjamin e ora varcato definitivamente dal Repubblicanesimo Geopolitico che unisce, attraverso il sopraddetto paradigma, spiegazione e dialettica del mondo della natura (fisica o biologica che sia) col mondo storico e culturale  dell’uomo (e, ovviamente, col mondo storico e culturale della natura). Sul Web abbiamo inizialmente riscontrato Il Principe sempre al sopradetto sito filosofico http://www.ousia.it/, all’URL http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/MachiavelliPrincipe.pdf   e quindi abbiamo prima congelato l’URL e documento con la Wayback Machine, generando l’URL https://web.archive.org/web/20201026073917/http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/MachiavelliPrincipe.pdf e poi, scaricato il documento, lo abbiamo caricato su Internet Archive, sempre dotandolo, ça va sans dire, degli opportuni tag, generando gli URL https://archive.org/details/machiavelli-il-principe-repubblicanesimo-geopolitico-geopolitical-republicanism-massimo-morigi/mode/2up                                                                               e https://ia801400.us.archive.org/29/items/machiavelli-il-principe-repubblicanesimo-geopolitico-geopolitical-republicanism-massimo-morigi/Machiavelli%2C%20Il%20Principe%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Geopolitical%20Republicanism%2C%20Massimo%20Morigi.pdf. Tuttavia questa iniziale trouvaille risultava del tutto insoddisfacente in ragione del fatto che il documento  è del tutto privo di dati bibliografici e non si capisce se si tratta di un originale eBook oppure della copia PDF di una pubblicazione cartacea ma, come al solito, ci è venuto in soccorso Internet Archive consentendoci  così la sempre benemerita piattaforma di avere contezza di Niccolò Machiavelli,   Il Principe, in Id., Machiavelli tutte le opere (a cura di Mario Martelli), Firenze, Sansoni, 1971,  pp. 255-298, presso gli URL  https://archive.org/details/NiccoloMachiavelliTutteLeOpere/mode/2up  e                                  https://ia801006.us.archive.org/10/items/NiccoloMachiavelliTutteLeOpere/Niccolo-Machiavelli-Tutte-le-opere.pdf. Vista l’importanza di questo file che ci dà accesso, come s’è visto, all’opera omnia del grande Segretario fiorentino e visto, anche questo documento filosofico-politico  pubblicato su Internet Archive non fa eccezione, della miserabile situazione dei tag del documento in  questo sito depositato, abbiamo scaricato il file e poi lo abbiamo ricaricato, sempre fornendolo di degno accompagnamento di tag, generando così gli URL https://archive.org/details/machiavelli-tutte-le-opere-il-principe-mario-martelli-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up                                                                        e   https://ia801506.us.archive.org/8/items/machiavelli-tutte-le-opere-il-principe-mario-martelli-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Machiavelli%2C%20Tutte%20le%20opere%2C%20Il%20Principe%2C%20Mario%20Martelli%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf. Per ultimo segnaliamo che sempre su Internet Archive è presente un’edizione ottocentesca del Principe agli URL https://archive.org/details/ilprincipedinic00machgoog/mode/2up       e https://ia802306.us.archive.org/13/items/ilprincipedinic00machgoog/ilprincipedinic00machgoog.pdf, con tag praticamente  assenti ma, in questo caso, ci limitiamo alla sua segnalazione senza download e ricaricamento in ragione della del tutto sufficiente azione al riguardo da noi esercitata attraverso il succitato  documento PDF di  Niccolò Machiavelli, Machiavelli tutte le opere (a cura di Mario Martelli), Firenze, Sansoni, 1971.

 

      Gli editti di Asoka (o Ashoka o Aśoka), 250 a.C. ca. . In inglese all’URL https://archive.org/details/TheEdictsOfAsokaNikamMcKeon/mode/2up                                 e                                                    https://ia802805.us.archive.org/0/items/TheEdictsOfAsokaNikamMcKeon/The%20Edicts%20of%20Asoka__Nikam%20McKeon.pdf  (citazione bibliogafica del documento: The Edicts of Ashoka (Edited and Translated by  N. A. Nikam and Richard McKeon), The University of Chicago Press, 1966). Il testo in inglese,  anche all’URL https://www.cs.colostate.edu/~malaiya/ashoka.html, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200922073215/https://www.cs.colostate.edu/~malaiya/ashoka.html. Purtroppo, more solito, in Rete non è  liberamente scaricabile  la traduzione nella lingua del «bel paese là dove ’l sì suona» di questo fondamentale documento, la prima e più importante pietra miliare nell’elaborazione (e concreta applicazione) del concetto di tolleranza religiosa.

 

      The Mahabharata of Krishna-Dwaipayana Vyasa (Translated into English Prose from the Original Sanskrit Text by Kisari Mohan Ganguli), s. l., s.e., s.d.  (ma editore: Pratap Chandra Roy; data traduzione: svolta fra  il 1883 e il 1896; data pubblicazione: sempre avvenuta fra il 1883 e il 1896 in un centinaio di  fascicoli man mano che il testo veniva tradotto («The translation was completed and serially published in thirteen years from AD 1883 to 1896 in one hundred fascicule»: fonte: https://www.abebooks.com/servlet/BookDetailsPL?bi=30606443975, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200926065026/https://www.abebooks.com/servlet/BookDetailsPL?bi=30606443975); data di composizione: il Mahābhārata è un testo sviluppatosi dal IV secolo a. C. al IV secolo d.C.). Il testo dell’edizione citata in epigrafe – data non conosciuta e costituito dalla sopraddetta riunione dei fascicoli, anche di questa riunione data non conosciuta – e di cui si rinvia agli URL qui di seguito è la prima traduzione in lingua inglese del Mahabharata. Documento all’ URL https://holybooks-lichtenbergpress.netdna-ssl.com/wp-content/uploads/MahabharataOfVyasa-EnglishTranslationByKMGanguli.pdf. Congelamento dell’URL e del documento tramite la Wayback Machine di Internet Archive: https://web.archive.org/web/20200925210947/https://holybooks-lichtenbergpress.netdna-ssl.com/wp-content/uploads/MahabharataOfVyasa-EnglishTranslationByKMGanguli.pdf, oppure nostro download e poi upload su Internet Archive, generando gli  URL  https://archive.org/details/mahabharataofvyasakisarimohanganguliocr_202003_323_l/page/n1389/mode/2up e https://ia802908.us.archive.org/11/items/mahabharataofvyasakisarimohanganguliocr_202003_323_l/Mahabharata%20of%20Vyasa%20Kisari%20Mohan%20Ganguli%20%28OCR%29.pdf, ma nostro caricamento in seguito da Internet Archive annullato con la seguente giustificazione: «Item not available. The item is not available due to issues with the item’s content».

 

 

      Dalla presentazione di Sun Tzu, L’arte della guerra. Testo cinese e versioni in italiano ed inglese, a cura di Massimo Morigi, agli URL https://archive.org/details/sun-tzu-larte-della-guerra-…-a-cura-di-massimo-morigi-uploaded-4-12-2020-pp.-309/mode/2up                          e

https://ia801501.us.archive.org/12/items/sun-tzu-larte-della-guerra-…-a-cura-di-massimo-morigi-uploaded-4-12-2020-pp.-309/Sun%20Tzu%2C%20L%27arte%20della%20guerra%20…%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20uploaded%204%2012%202020%2C%20pp.%20309.pdf: «Nell’ambito della redazione della bibliografia internettiana del nostro saggio di imminente pubblicazione Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis,  su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della  prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico abbiamo deciso di caricare su Internet Archive la presente antologia di versioni, oltre al testo in cinese, in italiano e in inglese dell’Arte della guerra di Sun Tzu. Sempre nell’ambito del sopraddetto saggio, abbiamo svolto analogo lavoro antologico anche per quanto riguarda le Tesi su Feuerbach (titolo di questa antologia: Thesen über Feuerbach. Nelle traduzioni di Giovanni Gentile e Antonio Gramsci (più la traduzione di Palmiro Togliatti, il testo in tedesco e le versioni in inglese, francese, portoghese e spagnolo dal Marxists Internet Archive, agli URL di Internet Archive https://archive.org/details/karl-marx-thesen-uber-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/mode/2up                                                                        e                                                                     

https://ia801704.us.archive.org/33/items/karl-marx-thesen-uber-feuerbach-a-cura-di-massimo-morigi-repubblicanesimo-geopolitico/Karl%20Marx%2C%20Thesen%20%C3%BCber%20Feuerbach%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico.pdf –  più altri caricamenti sempre su medesima piattaforma) e le Tesi di filosofia della storia di Walter Benjamin (titolo di questa antologia: Tesi di filosofia della storia, Thesen Über den Begriff der Geschichte e nelle principali lingue europee più Frammento teologico-politico, agli URL di Internet Archive https://archive.org/details/walter-benjamin-tesi-di-filosofia-della-storia-thesen-uber-den-begriff-der-gesch/mode/2up                                                                            e

https://ia801508.us.archive.org/23/items/walter-benjamin-tesi-di-filosofia-della-storia-thesen-uber-den-begriff-der-gesch/Walter%20Benjamin%2C%20Tesi%20di%20filosofia%20della%20storia%2C%20Thesen%20%C3%9Cber%20den%20Begriff%20der%20Geschichte%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Neo-marxismo%2C%20%20Filosofia%20della%20prassi.pdf). La ragione per cui in questo caso si è redatta una antologia escludente alcune lingue comprese nelle precedenti due è che L’arte della guerra di Sun Tzu, per quanto documento di fondamentale importanza per il paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico non ha, almeno finora, svolto in alcun modo un ruolo analogo alle Thesen über Feuerbach di Marx e alle Thesen Über den Begriff der Geschichte di Benjamin nel delineare nella cultura occidentale uno sviluppo della filosofia della prassi, della quale il Repubblicanesimo Geopolitico può essere considerato il frutto giunto a maturazione nel XXI secolo (veramente, per quanto riguarda Walter Benjamin, nessuno prima del Repubblicanesimo Geopolitico aveva osato una sua collocazione nell’ambito di una pienamente sviluppata visione prassistica anche se lo si era collocato nell’ambito del  marxismo occidentale (anch’esso peraltro da riconsiderare nell’ambito della suddetta visione prassisica), ma, a parte il fatto, che questo suo collocamento ora è stato pienamente compiuto dal Repubblicanesimo Geopolitico, cfr. Massimo Morigi, La Democrazia che Sognò le Fate. Stato di Eccezione, Teoria dell’Alieno e del Terrorista e Repubblicanesimo Geopolitico e Id., Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico: Lo Stato di Eccezione in cui Viviamo è la Regola, la citazione di Benjamin presso l’intellighenzia occidentale è diventata addirittura una moda, e anche se profondamente frainteso non si può certo  dire che il suo influsso  non sia stato profondo presso l’intellighenzia occidentale di sinistra, cosa che, invece, non si può certo dire di Sun Tzu e della sua Arte della guerra che, seppur non sconosciuto, è da sempre rimasto appannaggio di quei ceti intellettuali,  prevalentemente di destra, in cerca, oltre che di profonde ispirazioni di natura castrense anche di una antica visione tradizionale che rifiutasse la pratiche culturali e politiche dell’odierna ideologia liberal-democratica). Giustifichiamo quindi il perché dell’italiano e dell’inglese che la fanno da padroni in questa antologia. In primo luogo dell’italiano.  A questo punto attacchiamo con la solita lamentela. Mentre sul Web si possono trovare nelle lingue straniere non solo le opere dei più importanti autori della cultura italiana ma, quasi sempre,  anche le fonti primarie dalle quali sono stati esemplati e/o scannerizzati i documenti  lì presenti, la situazione italiana, come già detto, è tragica e, nel caso specifico, è sì possibile venire in contatto e scaricare L’arte della Guerra, ma non c’è nessun modo di comprendere quale edizione sia stata impiegata per arrivare al documento digitale immesso sul Web.  Abbiamo trovato nella Rete due differenti versioni in italiano dell’Arte della guerra, nessuna delle due dava alcuna indicazione della fonte primaria (cioè del libro) dalla quale erano state tratte e alla fine, non essendo nostro compito fornire una storia delle (scarse) fortune editoriali e culturali in Italia dell’Arte della guerra  ma dare allo studioso un primo strumento per valutare, come nei casi delle Tesi su Feurbach e delle Tesi di filosofia della storia, quanto diverse versioni possono comportare tradimenti in sede di traduzione (o di traduzione di traduzione, come invece sospettiamo per quanto riguarda L’arte della guerra in italiano) abbiamo compreso nella seguente antologia tutte due le versioni.  E, inoltre, un  fatto di un certo interesse anche se di difficile giudizio e anche se non riguarda il testo ma il contesto  riguardo ad una versione in italiano dell’ Arte della guerra è il seguente: uno dei due siti che ospita una versione in italiano dell’ Arte della guerra è un sito cattolico, URL https://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2014/04/ARTE-DELLA-GUERRA-Sun-Tzu.pdf, nostro congelamento Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201130072433/https:/www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2014/04/ARTE-DELLA-GUERRA-Sun-Tzu.pdf, mentre, molto meno interessante per il nostro punto di vista, l’altro sito  è un sito commerciale di vendita libri online, come si può ben vedere cliccando sull’URL di presentazione del sito, https://www.sunzi.it/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201202070235/https://www.sunzi.it/, dove alla pagina compare la scritta «Questo sito e questo dominio sono in vendita. Contattami» (presso questo sito L’arte della guerra, che noi abbiamo copiaincollato nella presente antologia, è raggiungibile e scaricabile all’URL  https://www.sunzi.it/Sun%20Tzu%20(Sunzi),%20L’arte%20della%20guerra.pdf, Wayback Machine:  http://web.archive.org/web/20201021104905/http:/sunzi.it/Sun%20Tzu%20%28Sunzi%29,%20L%27arte%20della%20guerra.pdf). Veniamo ora ai siti che ospitano le versioni in inglese o, sarebbe meglio dire la versione, perché tutti i siti che ospitano The art of War non hanno effettuato  altro che la trascrizione di Sun Tzû, On the Art of War. The oldest military Treatise in the World, Translated from the Chinese with introduction and critical notes by Lionel Giles, M. A. Assistant in the Department of Oriental Printed Books & MSS. in the British Museum, London, Luzac & Co, 1910 (e, aggiungiamo, il nostro sospetto che chi in Italia ha pubblicato L’arte della guerra abbia usato questo documento alla stregua del gran Vincenzo Monti da Alfonsine di Ravenna, il quale fu da Ugo Foscolo nel suo Epigramma IX. Contro Vincenzo Monti effigiato nella seguente maniera: «Questi è Monti poeta e cavaliero, Gran traduttor dei traduttor d’Omero.»), documento la cui scannerizzazione è, come, al solito, riscontrabile presso Internet Archive agli URL https://archive.org/details/artofwaroldestmi00suntuoft/mode/2up                                             e                                                  https://ia802304.us.archive.org/25/items/artofwaroldestmi00suntuoft/artofwaroldestmi00suntuoft.pdf. Ma veniamo alle trascrizioni in inglese e non alle scannerizzazioni di questo documento,  trascrizioni che hanno fornito i documenti nella lingua di Shakespeare copiaincollati in questa antologia e che ci riservano qualche sorpresa, sorprese che in qualche modo si ricollegano alla bizzarria tutta italiana in merito alla presenza in Rete di opere originali di grandi autori italiani ed internazionali. Abbiamo già parlato, vedi supra scheda bibliografica sul Vom Kriege di Carl von Clausewitz, della italianissima “Libreria militare” perché il sito ospita Carl von Clausewitz, Della guerra (titolo dell’opera: Vom Kriege, 1° edizione in lingua italiana Stato Maggiore del R. Esercito Ufficio Storico, Roma 1942. Apparato introduttivo Arnoldo Mondadori  Editore 1970. 1° edizione gli Oscar gennaio 1970 su autorizzazione dello Stato Maggiore dell’Esercito  – Ufficio Storico, traduzione di Giorgio Bollati ed Emilio Canevari (con una antologia critica  e una bibliografica a cura di Edmondo Aroldi), Milano, Mondadori, 1970). Ebbene la “Libreria militare” ospita anche L’arte della guerra di Sun Tzu ma non ospita una trascrizione o una scannerizzazione di una qualche edizione in italiana come hanno fatto i due succitati siti di cui si è appena detto ma   ospita una trascrizione dell’edizione curata da Lionel Giles, e quindi si tratta di un documento in inglese, cosa veramente singolare per un sito italiano, ma aggiungendo bizzarria a bizzarria, in testa al frontespizio del documento leggiamo «Greean Farmers Eco-geo Resources» e alla base del frontespizio compare l’ URL della CIA, www.cia.gov, e   tramite questo URL e il logo della National Security Agency sempre alla base del frontespizio si viene informati che il documento è di provenienza di queste due agenzie governative degli Stati uniti. Vista la bizzarra scritta in testa al frontespizio non ce ne sarebbe stato alcun bisogno ma, comunque, abbiamo verificato presso i siti di queste due agenzie governative se in questi fosse ospitata On the art of war di Sun Tzu, e, come c’era da aspettarsi, nessun riscontro né dello specifico documento messo in Rete dalla “Libreria militare” né di nessun altra edizione elettronica o scannerizzazione dell’Arte della Guerra curata e tradotta dal cinese dal benemerito Lionel Giles. Questo documento contiene quindi un depistaggio, un depistaggio, però, nemmeno tanto nascosto (o fors’anche esibito) se noi leggiamo la scritta finale che sta sempre  alla base del frontespizio e che recita come segue: «JAGCorps resources for critical thinkers, and those ignorant of the consequences of religious, corporate and national Slave & Cannon Fodder Breeding ($&CFB)». Ora, partendo da questa scritta ed inserendola nel motore di ricerca Google, si viene rinviati all’URL https://issuu.com/js-ror/docs/2083_nsa-covert-op, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201130063237if_/https://issuu.com/js-ror/docs/2083_nsa-covert-op,  attraverso il quale si può avere contezza di un documento dal titolo Eco-Geo Farmers: Covert Operations of the US National Security Agency by John St. Clair Akwei (documento, purtroppo non scaricabile e nemmeno congelabile tramite la Wayback Machine), dove cliccando sul titolo si viene rinviati all’URL http://www.mindcontrolforums.com/pro-freedom.co.uk/cov_us.html, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201202083101/http://web.archive.org/screenshot/http://www.mindcontrolforums.com/pro-freedom.co.uk/cov_us.html, attraverso il quale possiamo avere contezza di  una pagina, dal sapore fra il complottistico e la rivelazione, magari deformate ad arte, di informazioni riservate, dove si pubblicizzano pubblicazioni che parlano di lavaggio del cervello e/o legati al mondo dell’intelligence. E non bastando questo, mettendo sul motore di ricerca Google il nome dell’autore del documento intravisto tramite il sito Issuu, un fantomatico signor  John St. Clair Akwei, compaiono tutta una miriade di siti in lingua inglese tutti riconducibili a quella corrente della destra repubblicana statunitense contraria alla globalizzazione e lottante con tutte le sue forze contro il trionfo  del c.d. ‘deep state’. Ma per non ricadere anche noi in una mentalità complottista – o meglio, perché l’argomento sia sul versante di questa bizzarria italiana di un sito italiano che pubblica un’opera originariamente in lingua cinese tradotta in inglese quando sono pur disponibili traduzioni italiane, forse perché proprio non si fida delle traduzioni italiane o forse perché ideologicamente vicino agli autori di destra di area anglosassone verosimilmente redattori del documento in questione ospitato dalla “Libreria militare”, ed anche sul versante anglosassone, sia sui  siti più o meno complottisti o più o meno di destra estrema meriterebbe ben altra trattazione di una sezione di scheda bibliografica – passiamo ora agli altri due  siti da noi rilevati che ospitano On the Art of War e i cui rispettivi testi abbiamo copiaincollato nella presente antologia. Il primo è il  “Project Gutemberg”, che all’URL https://www.gutenberg.org/files/17405/17405-h/17405-h.htm, Wayback Machine: https://www.gutenberg.org/files/17405/17405-h/17405-h.htm, ospita l’e.Book  direttamene estratto dalla On The art of War del 1910 curata e tradotta da Lionel Giles. Il secondo è il sito “chinapage.com” che parimenti al progetto Gutemberg ospitò a suo tempo un’edizione elettronica della On The Art of War di Giles. Abbiamo usato non a caso il passato perché questo upload presso il sito lo abbiamo riscontrato tramite il congelamento Wayback Machine, da noi non effettuato, https://web.archive.org/web/20040813070137/http:/www.chinapage.com/sunzi-e.html, mentre http://www.chinapage.com/sunzi-e.html, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201201072057/http:/www.chinapage.com/sunzi-e.html, sembra ospitare oggi una pagina commerciale tarata tramite cookie sulle preferenze delle navigazioni in Rete di colui che ha utilizzato l’URL. L’avere copiaincollato anche questo testo sempre esemplato dal lavoro di Lionel Giles non è però pleonastico: ogni singolo capitolo in inglese rinvia al corrispettivo testo in cinese e, alla fine del documento in inglese, tramite un ipertesto si rinvia all’intero documento in cinese, che noi abbiamo diligentemente copiaincollato. L’URL del testo in cinese è lo stesso di quello in inglese. Ma vi sono altri due siti che ospitano L’arte della guerra in inglese che per non allungare troppo la presente antologia non abbiamo copiaincollato ma ci siamo limitati ad un congelamento dei URL tramite la Wayback Machine. Del primo dei due summenzionati  siti che ospitano L’arte della guerra   non siamo riusciti a risalire al nome ma abbiamo capito che è anch’esso un sito commerciale, come si può vedere dalla sua pagina  di presentazione all’URL https://fliphtml5.com/,  Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201203153623/https://fliphtml5.com/, mentre il documento relativo alla versione in inglese dell’ Arte della guerra di Lionel Giles lo dobbiamo però citare come segue: Sun Tzu, The Art of War (Restored Translation), Translated by Lionel Giles M.A., Pax Librorum Publishing House, 2009. Il documento è all’URL  http://online.fliphtml5.com/qscmv/twuu/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201203152613/http://online.fliphtml5.com/qscmv/twuu/#p=1 e ai lettori l’onere di stabilire quanto il tradimento della Restored Translation si discosti dai tradimenti dei  documenti ospitati nei due precedenti siti e se, molto bravi, quanto si discosti dal testo in cinese. Del secondo ci limitiamo a dire che anch’esso ospita un’edizione del lavoro di Giles e che il documento ivi ospitato viene incontro alle eventuali difficoltà di questi molto bravi perché ad ogni piccolo gruppo di paragrafi in inglese vengono accostati i corrispettivi paragrafi in cinese. Il documento è all’URL https://sgp1.digitaloceanspaces.com/proletarian-library/books/203ea0ae84b21fab951c5a55c5e0749d.pdf, Wayback Machine:  https://web.archive.org/web/20201108033326/https://sgp1.digitaloceanspaces.com/proletarian-library/books/203ea0ae84b21fab951c5a55c5e0749d.pdf. All’ultima pagina i Due amanti di Giulio Romano. Per chi ha compreso il paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico o, perlomeno, le intenzioni del presente lavoro, questa decisione apparentemente bizzarra su un’antologia che riguarda L’arte della guerra di Sun Tzu non necessita di alcuna spiegazione.».

 

 

      Certamente il paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale non è iniziato da qui essendo il generatore stesso della totalità dialettica ma per lo scrivente, almeno dal punto di vista scientifico,  è proprio iniziato da qui, dalle sue  prime riflessioni  – favorite dalla disponibilità  dai suoi amici portoghesi dell’Università di Coimbra – nella seconda metà del primo decennio del nuovo secolo sul repubblicanesimo e sull’estetizzazione  della politica. Per chi fosse interessato a questi personali cominciamenti si rinvia agli URL https://archive.org/details/propedevticvs-pro-repvblicanismo-geopolitico-redvx-massimo-morigi-filosofia-della-prassi/mode/2up                                                                                             e https://ia801507.us.archive.org/33/items/propedevticvs-pro-repvblicanismo-geopolitico-redvx-massimo-morigi-filosofia-della-prassi/PROPEDEVTICVS%20PRO%20REPVBLICANISMO%20GEOPOLITICO%20REDVX%2C%20MASSIMO%20MORIGI%2C%20FILOSOFIA%20DELLA%20PRASSI.pdf https://archive.org/details/repubblicanesimo-geopolitico.-pombalina-ed-altre-precursioni-lusitane-massimo-morigi-neo-marxismo/mode/2up                                                                       e https://ia801503.us.archive.org/11/items/repubblicanesimo-geopolitico.-pombalina-ed-altre-precursioni-lusitane-massimo-morigi-neo-marxismo/Repubblicanesimo%20Geopolitico.%20Pombalina%20ed%20altre%20Precursioni%20Lusitane%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Neo-marxismo.pdf e, infine,  https://archive.org/details/RepvblicanismvsGeopoliticvsFontesOriginesEtViaMassimoMorigiGeopolitics_436, file quest’ultimo di lunghi tempi di download perché con contenuti anche multimediali ma, comunque, di sicuro successo tecnico (per non parlare del sicuro coinvolgimento estetico-emotivo…). Ma ricollegando gli inizi del paradigma con le sue ultime e più mature estrinsecazioni corre anche l’obbligo di menzionare le analisi sul Coronavirus (e sulle terroristiche e pseudoscientifiche superstiziose grullaggini propalate a questo proposito da tutti i grandi mezzi d’informazione ad usum del potere politico ed adversus una pur minima Weltanschauung dialettico-strategica della società e della natura che questo potere politico metta in crisi) che nell’anno appena trascorso lo scrivente ha pubblicato sul blog di geopolitica “L’Italia e il mondo”,  la più imporante delle quali è Massimo Morigi, Intervista di Giuseppe Germinario a Max Bonelli sul coronavirus ovvero Cthulhu morbus come teleologia del (e) fallimento della moderna secolarizzazione. Epifania Strategica e genesi e significato dell’ironico simbolo della morte della trascendenza dei moderni, che, vista la sua importanza, è stata anche autonomamente caricata su Internet Archive ed è quindi visionabile, oltre che sull’URL de “L’Italia e il mondo” http://italiaeilmondo.com/?s=morigi, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201224205652/http://italiaeilmondo.com/?s=morigi, agli URL di Internet Archive  https://archive.org/details/epifania-strategica-e-genesi-e-significato-dellironico-simbolo-della-morte-della/mode/2up                                                                          e                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        

https://ia801503.us.archive.org/34/items/epifania-strategica-e-genesi-e-significato-dellironico-simbolo-della-morte-della/Epifania%20Strategica%20e%20genesi%20e%20significato%20dell%27ironico%20simbolo%20della%20morte%20della%20trascendenza%20dei%20moderni%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Neo-marxismo%2C%20Neo-marxism.pdf oppure https://archive.org/details/cthulhu-morbus-come-teleologia-del-e-fallimento-della-moderna-secolarizzazione-e/mode/2up                          e                                                                                                                                                              https://ia801509.us.archive.org/12/items/cthulhu-morbus-come-teleologia-del-e-fallimento-della-moderna-secolarizzazione-e/Cthulhu%20morbus%20come%20teleologia%20del%20%28e%29%20fallimento%20della%20moderna%20secolarizzazione%20e%20Epifania%20Strategica%2C%20Massimo%20Morigi%2C%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Neo-marxismo%2C%20Neo-marxisms.pdf. E quindi qui di seguito, oltre al già menzionato URL dell’ “Italia e il mondo” relativo all’ Intervista di Giuseppe Germinario a Max Bonelli sul coronavirus, citiamo anche tutti gli altri URL de “L’Italia e il mondo” che contengono non solo  tutte le riflessioni dello scrivente sulla psicosi di massa suscitata dalla pur reale epidemia del Covid-19 ma anche tutte le riflessioni (compresi  alcuni appunti critici da parte dei lettori) apparse in questi anni su questo importantissimo blog sul paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflituale del Repubblicanesimo Geopolitico. Essi sono http://italiaeilmondo.com/?s=morigi, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20201224205652/http://italiaeilmondo.com/?s=morigi (URL già menzionato in relazione all’articolo sull’intervista di Giuseppe Germinario a Max Bonelli ma attraverso il quale si possono trovare gli altri interventi di Massimo Morigi sul Coronavirus); http://italiaeilmondo.com/page/2/?s=morigi, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201224205907/http://italiaeilmondo.com/page/2/?s=morigi;  http://italiaeilmondo.com/page/3/?s=morigi, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201224210002/http://italiaeilmondo.com/page/3/?s=morigi;  http://italiaeilmondo.com/page/4/?s=morigi, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201225072639/http://italiaeilmondo.com/page/4/?s=morigi; http://italiaeilmondo.com/page/5/?s=morigi, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201225072912/http://italiaeilmondo.com/page/5/?s=morigi; http://italiaeilmondo.com/page/6/?s=morigi, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201225074545/http://italiaeilmondo.com/page/6/?s=morigi; http://italiaeilmondo.com/page/6/?s=MORIGI,                     Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200720173506/http://italiaeilmondo.com/page/6/?s=MORIGI; http://italiaeilmondo.com/page/7/?s=morigi, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201225074618/http://italiaeilmondo.com/page/7/?s=morigi; http://italiaeilmondo.com/page/8/?s=morigi, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20201224210002/http://italiaeilmondo.com/page/8/?s=morigi.  Sempre al primo URL dell’ “Italia e il mondo” di questa rassegna presso il quale è raggiungibile la mia riflessione sull’intervista di Giuseppe Germinario a Max Bonelli è presente anche Cthulhu Morbus e Massimo Morigi,  Retracted by the News-Letter della Johns Hopkins University but available  here   (più un augurio di buone feste da Cthulhu Morbus e l’antica saggezza di Don Juan versus la moderna stoltezza di Sganarelle), caricato anch’esso autonamente presso Internet Archive generando così gli URL https://archive.org/details/retracted-by-the-news-letter-della-johns-hopkins-university-but-available-here.-/mode/2up                                                                        e                                                                                                                                                                                                                 https://ia801704.us.archive.org/11/items/retracted-by-the-news-letter-della-johns-hopkins-university-but-available-here.-/Retracted%20by%20the%20News%20Letter%20della%20Johns%20Hopkins%20University%20but%20available%20%20here.%20Cthulhu%20Morbus%2C%20Cthulhu%2C%20a%20cura%20di%20Massimo%20Morigi%2C%20%20Repubblicanesimo%20Geopolitico%2C%20Neomarxismo.pdf. Chi, anche sulla scorta del presente lavoro in cui Retracted by the News-Letter può essere considerato una sorta di sua ultima filiazione incentrato sulla riflessione sugli apocalittici ma   fittizi  scenari  indotti da una “scienza medica” ridotta a  totalitario credo superstizioso per il dominio tecno-politico delle masse e ha per ciò compreso la presente teleologia del terrore politicamente creata in occasione (ma non a causa) dell’epidemia del Covid-19, penso potrà cogliere i profondi e vitali legami dialettici fra Cthulhu, Cthulhu Morbus, Don Juan, Sganarelle, Molière, Mozart, Howard Phillips Lovecraft, Frau Stockmann e i Deutscher boxer Lustig von Dom e Ax, figure  reali e di fantasia che, insieme ai giganti della filosofia della prassi, mi  sono state fonte di profonda ispirazione durante i mesi di composizione di questo saggio sulla dialettica della biologia e del resto della totalità che la comprende e che si autogenera, manifesta e esprime tramite la medesima, unica ed universale dialettica.

 

                                                      FINE

[Con questa quinta tranche di  Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis,  su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della  prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale    del    Repubblicanesimo    Geopolitico se ne conclude la pubblicazione da parte del blog “L’Italia e il Mondo”.]

 

 

 

LE MANI SPORCHE E LA LEGA, di Teodoro Klitsche de la Grange

LE MANI SPORCHE E LA LEGA

Le recenti vicende della crisi politica hanno provocato il solito rosario di spiegazioni basate su ideali, coerenza, ecc. ecc., aventi tutte in comune: a) la funzione propagandistica, di favorire gli amici (globalsinistri) e denigrare i nemici (sovrandestri) b) ciò che più interessa, usando argomenti di contorno, secondari, ed eliminando (perché scomodi e spesso estranei al loro modo di pensare) quelli principali.

Utilizzando la “cassetta degli attrezzi” del realismo politico l’interpretazione delle mosse degli attori in gioco è diversa.

Il primo caso è la “conversione” europeista di Salvini onde – secondo i media mainstream lo stesso sarebbe: un voltagabbana traditore e/o sconfitto da Draghi e dalle panzerdivisionen europee.

In realtà la prima regolarità della politica è la ricerca del potere (e del dominio), e la conversione della Lega deve valutarsi alla luce di quella regolarità assai più della quantità (e qualità) degli improperi anti-europei lanciati da Salvini e rilanciati dagli euroglobalisti (per lo più dai loro araldi); anche perché i nemici sono sì quelli con cui si conduce la guerra, ma anche coloro con cui si fa la pace.

All’uopo è bene ricordare il dramma di Sartre “les Mains sales”, in cui il protagonista, estremista dissidente uccide il segretario del partito comunista Hoederer perché ha realizzato un accordo con il regime collaborazionista filotedesco, contro il quale comunisti e i loro alleati conducevano una guerra civile. La scena del negoziato tra i leaders è un insieme di topos realistici a favore del capovolgimento di fronte, la spartizione del potere e i fattori di potenza.

Senza alcun problema Hoederer propone un accordo – accettato dal nemico, il capo dei filonazisti, ma rifiutato dal leader degli alleati borghesi – nel quale il partito comunista ha un ruolo preponderante nel nuovo organo di governo (3 membri su 6); la ragione di ciò è l’avanzata delle armate sovietiche, e la necessità dei conservatori d’ingraziarseli, nonché quella di tutti di far cessare le lotte interne e la guerra (esterna). Come dice il Principe, capo dei filonazisti “è necessaria una visione realistica della situazione”; Karsky, il capo degli antinazisti non comunisti, che ricorre (anche) ad argomenti moralistici, rimane isolato e perdente.

Di accordi come quello rappresentato nel dramma da Sartre, nella storia ne sono stati realizzati infiniti, anche in una guerra fortemente “ideologizzata” come la seconda guerra mondiale.

Ma perché in un contesto istituzionale come quello italiano, la partecipazione al governo, anche con forze opposte, ha tale importanza, tenuto conto che la Lega rischia di pagare un prezzo in termini elettorali alla coerenza della Meloni? Qua occorre ricorrere a due pensatori del ‘900. Il primo, Carl Schmitt sostiene che in una Repubblica parlamentare (com’è l’Italia) “Chi detiene la maggioranza fa anche le leggi ed inoltre è in grado di far rispettare le leggi che esso stesso ha fatto. Ma la cosa più importante è che il monopolio di far valere le leggi in vigore gli conferisce il possesso legale degli strumenti di potere statali e di conseguenza anche un potere politico assai più ampio della semplice «validità» delle norme”. Il giurista di Plettemberg chiama ciò “un plusvalore politico addizionale che si aggiunge al potere meramente normativistico-legale: un premio super legale al possesso legale del potere legale ed alla conquista della maggioranza”.

Entrando nel governo la Lega (e Forza Italia) ottengono due vantaggi: fruire di detto “plusvalore” e sottrarne (una parte) agli avversari.

E qua occorre ricordare Gramsci, per cui “lo Stato era solo una trincea avanzata, dietro cui stava una robusta catene di fortezze e casematte”: ma in uno Stato amministrativo, “sociale”, distributivo e soprattutto ben più esteso di quello liberale di un secolo fa, una parte di quelle casematte, che il pensatore sardo vedeva nella società civile, sono ora collocate (e dirette) nel e dal settore pubblico. Occupare – almeno in parte – la direzione di (gran parte) di quelle casematte è un passo – più che notevole – verso il potere.

D’altra parte anche se Draghi è, per storia e curriculum personale tutt’altro che un sovran-popul-identitario, ma un euroglobalista, lo stesso realismo consiglia: a) di tener conto che la maggioranza del popolo italiano è dall’altra parte b) che seguire una politica che non ne tenga conto è indebolire il governo sia in termini di consenso che di potenza. I cattivi risultati ottenuti dai governi italiani degli ultimi dieci anni con l’Europa (e non solo) sono stati determinati – in buona parte – dal fatto che i poteri “forti” (statali e non) sapevano di avere a che fare con governanti deboli, carenti di consenso e anche perciò poco affidabili. Utilizzabili nell’immediato, ma controproducenti per gli sponsor nel futuro.

Il governo Monti, con l’enorme e rapido aumento dell’opposizione anti-sistema, l’ha provato.

Pensare che Draghi (e i leaders europei) voglia ripetere quel colossale errore, è far torto alla prudenza e alle indubbie capacità dell’ex capo della BCE. Certo, il futuro è incerto e, come sempre, saranno i risultati a dire se la manovra è riuscita o meno. Ma è sicuramente un errore giudicare vinta o persa la partita prima che l’arbitro ne fischi l’inizio, sulla base, magari, del colore delle magliette dei giocatori. Così si fa tifo da stadio, non analisi politica.

Teodoro Klitsche de la Grange

Geopolitica secondo il Centro di Gravità, a cura di Piergiorgio Rosso

“L’1 e 2 febbraio 2020 quasi 100 “intellettuali, pensatori e artigiani” italiani, di discipline diverse, provenienti da percorsi professionali, culturali e storie politiche anche molto differenti, si sono incontrati a Roma per la prima volta, innanzitutto per conoscersi, uniti nel constatare la necessità di trovare punti di convergenza e analisi comuni per fronteggiare insieme la vera e propria transizione globale di sistema che è già in pieno avanzamento e si attua in tempi sempre più rapidi.”
E’ nato così su ispirazione di Giulietto Chiesa il Centro di Gravità (centrodigravità.org) che al momento non è che un gruppo stabile di soggetti molto diversi che promuovono analisi all’interno di gruppi di lavoro dedicati.
Il sottogruppo di lavoro Guerra e Geopolitica – cui ho partecipato – dopo un anno di confronti ha prodotto un primo documento “per un’ipotesi di posizionamento internazionale” dell’Italia che Italia e il Mondo – che ringrazio – ha deciso di ospitare.
Nell’orientarne la lettura vorrei sottolineare i passaggi che sottolineano il ruolo delle nazioni – non “individui” né “comunità” – come soggetti protagonisti dei conflitti internazionali, ma soprattutto la coppia identità/strategia nazionali: senza identità nazionale non si può pensare di essere considerati interlocutori a livello internazionale. Da qui parte il programma di lavoro che il gruppo si è dato a partire dalla sfida di contribuire a chiudere/suturare tre faglie che ancora dividono gli italiani, tre “guerre civili” irrisolte. I lavori del gruppo continuano. Buona lettura, Piergiorgio Rosso

Posizione geopolitica 22 dicembre 2020

PREMESSA

Il presente documento intende proporre in estrema sintesi una ipotesi di posizione geopolitica nazionale, basandosi su di una analisi che individua gli elementi che hanno portato alla presente fase conflittuale globale e particolare per la nostra nazione, introducendo il concetto basilare di interesse nazionale. La descrizione e le tesi sulle diverse élites dominanti ed il loro conflitto sono indicate, ma non sviluppate in termini di schieramento da scegliere, in quanto si vuole privilegiare l’autonomia di Patria piuttosto che le posizioni politiche. La bibliografia in calce è composta in modo distinto sia da testi ufficiali di organi istituzionali che da fonti pubblicistiche. INTRODUZIONE

La perdita di autonomia politica della nazione italiana viene datata da alcuni osservatori a partire dalla crisi politico-giudiziaria degli anni 1992-1993 detta “Mani Pulite”, periodo nel quale un’intera classe politica è stata annientata per via giudiziaria, è stata ratificata in Parlamento l’adesione al Trattato di Maastricht – in piena emergenza politica – l’intero, strategico, patrimonio dell’industria pubblica dell’IRI – risalente al 1933 – è stato smembrato e privatizzato, è stato cancellato il diritto dello Stato italiano a battere moneta. In realtà, non sfugge agli osservatori più attenti, che l’autonomia politica italiana era già stata pressoché annullata nell’immediato secondo dopoguerra, in quanto nazione sconfitta e costretta a firmare un Trattato di Pace (1947) che – lungi dal considerare la cosiddetta cobelligeranza del periodo 43’/45’ – rappresentava una vera e propria resa senza condizioni. Quel contesto si innestava inoltre su una precedente realtà politica e sociale ereditata dal secolo XIX nel quale era, sì stata “fatta l’Italia” – seppure con l’aiuto interessato di alcune potenze straniere – ma non gli italiani. La frattura Nord-Sud non era stata completamente sanata dalla classe dirigente liberale sia della Destra che della Sinistra storica: “… c’è fra il nord e il sud della 1 penisola una grande sproporzione nel campo delle attività umane, nella intensità della vita collettiva, nella misura e nel genere della produzione, e, quindi, per gli intimi legami che corrono tra il benessere e l’anima di un popolo, anche una profonda diversità fra le consuetudini, le tradizioni, il mondo intellettuale e morale…» (Giustino Fortunato/1911). Nel corso della discussione, interna al CdG, alla ricerca di un possibile nuovo posizionamento geopolitico dell’Italia, ci siamo presto resi conto che non aveva molto senso discutere di politica internazionale, senza prima definire se e come l’Italia poteva prima pensarsi e quindi presentarsi nel consesso internazionale, come una nazione. Come premessa a qualsiasi discussione geopolitica abbiamo pertanto identificato tre questioni irrisolte che a nostro parere ancora dividono profondamente e pesano sugli italiani. Le abbiamo chiamate tre guerre civili per segnalare la serietà di tre specifiche questioni storiche e l’assoluta priorità politica che esse oggi assumono.

UNA NUOVA IDENTITÀ NAZIONALE La premessa politica è che: “La tesi secondo la quale il principio nazionale risulterebbe superato è propria dei popoli vinti che accettano la sconfitta. L’emergere delle grandi realtà a livello continentale ha bensì posto in termini nuovi il rapporto di forze internazionali, ma non esclude, anzi presuppone, le nazioni come soggetti politici operanti.” Le “tre guerre civili” vengono sinteticamente descritte volendo offrire un’indicazione alla ricerca storica che auspicabilmente il CdG potrebbe promuovere ed alimentare. Esse sono: • Il “brigantaggio” o “lotta al banditismo” ingaggiata dal neonato Regno d’Italia nelle regioni meridionali e durata più di dieci anni; • La guerra civile 1943-45 e oltre; • La lotta armata degli anni ’70 del secolo scorso. L’obiettivo del documento è duplice. La rilettura e ricostruzione storica degli eventi legati alle “tre guerre civili” italiane ha un evidente scopo culturale. Ma assume in sé un significato politico in quanto premessa necessaria per: “… la rivendicazione, da parte della società italiana, del diritto di riconoscersi come comunità nazionale, con una propria identità civile, politica e storica e, su tale presupposto, a svolgere – nel quadro geopolitico – una missione di civiltà: una comunità di destino, avanguardia mondiale del diritto dei popoli”. Storicamente il Paese Italia ha avuto in età moderna un processo unificante che si è imposto sulle sue specificità ed identità storiche e geografiche, con un iniziale processo 2 militare sostenuto e diretto da opposti interessi stranieri (austriaci, inglesi e francesi). Questa presenza straniera ha prodotto un continuo condizionamento sulla classe dirigente politica italiana, che da una parte ha favorito gli interessi di trasferimento di ricchezza nazionale all’estero, dall’altra ha prodotto all’interno del Paese una frattura fra la progressiva integrazione europea dei gruppi economici settentrionali e la disgregazione delle strutture economiche meridionali. Tale iniziale processo ha creato e sviluppato un profondo disconoscimento popolare dello stato unitario tra le masse sociali. Ciononostante, le risorse umane e materiali del Paese hanno portato ad uno sviluppo economico elevato dell’Italia, con una capacità manifatturiera esportativa e una crescita del mercato interno, terzo d’Europa, e hanno prodotto un accumulo di risparmio domestico maggiore degli altri Paesi europei. Tale processo ha avuto ulteriori eventi negativi sulla coesione identitaria: la guerra civile successiva alla seconda guerra mondiale, che portò ad un inserimento nella sfera USA del Paese, ed il periodo di conflitto sociale armato degli anni ’70 del secolo scorso, culminato con il terrorismo, precedente alla caduta dell’Unione Sovietica, che fu caratterizzato nuovamente dal rientro delle ingerenze americane, inglesi e francesi. Queste ingerenze non hanno più la modalità esclusiva, del periodo post unitario del XIX secolo, ma sono inserite nel processo di unificazione europea che passa, dall’iniziale natura puramente commerciale, ad una natura strategico politica con i Trattati di Maastricht e Lisbona. Questo passaggio si sostanzia per la nazione italiana con la sostituzione della classe politica democristiana e socialista con quella ex-comunista e della sinistra democristiana (significativamente salvate dai processi di “Mani Pulite”), si rinforza con la privatizzazione di gran parte delle grandi aziende strategiche nazionali (svendita degli assetti pubblici, IRI) e culmina, alla fine del XX secolo, con la perdita della sovranità monetaria; tutti eventi che introducono e consolidano in Italia il quarto grande soggetto estero, la Germania, che prende un ruolo, da primo sub-dominante – rimanendo gli USA gli assoluti egemoni in Italia – rispetto ai sub-dominanti storici Francia e Regno Unito. Al presente abbiamo una realtà sociale che risulta frazionata e sempre più lontana da un’identità comune. Anche in questo presente, nonostante tutto, il Paese riesce a mantenere una capacità economica manifatturiera e finanziaria che lo pone secondo in Europa e in molti settori al primo posto. Non egualmente si mantiene la capacità di identità sociale, causa la destrutturazione della scuola 3 pubblica e della sanità, accelerate con l’autorità autonoma assunta dalle Regioni, parallela alla perdita di sovranità monetaria. Fattore questo che ha portato il governo statale a giustificare tutte le manovre restrittive, come obbligatoria ottemperanza alle direttive politiche e finanziarie europee. Quindi, i cittadini sono schiacciati tra un governo nazionale, che dichiara strumentalmente di non avere autonomia dall’”Europa”, e da governi regionali, che, obbligati dai vincoli di riduzione della spesa pubblica sistematicamente accettati dal governo nazionale ai tavoli europei, garantiscono le speculazioni del sistema criminale territoriale e i grandi capitali, privatizzando i servizi essenziali, acqua, luce, gas, trasporti, sanità e scuola. Le fasce sociali dominate e tradizionalmente patriottiche (lavoratori, studenti e piccola borghesia) sono disarticolate in una pletora di marginalità, individualizzate e alienate dai vecchi e nuovi strumenti di comunicazione Tale scenario è divenuto globale, portato dal sistema capitalistico occidentale in tutto il mondo, con il concorso/competizione di molti paesi. Assunto questo scenario vediamo che in esso, e in modo specifico proprio in occidente, è in corso il conflitto competitivo per la supremazia, tra diverse fazioni della formazione capitalistica tradizionale per l’introduzione sistematica delle tecnologie ed il nuovo sistema digitale, in cui la produzione di merci avviene avvalendosi anche di “materia prima immateriale”, come i dati e l’informazione. Prendendo atto che si è raggiunto un livello molto basso di coscienza sociale identitaria, si può ipotizzare che, per avviare una ricostruzione di tale identità sociale, vada adottato un paradigma diverso da quello che ha condotto allo stato presente. Pensiamo che sia possibile riproporre il paradigma di uno stato federale, che tenga conto delle diversità socio-culturali, sostituendolo allo stato centralizzato unitario – peraltro rimesso in discussione in modo disfunzionale con la riforma del Titolo V della Costituzione – che ha schiacciato tali diversità. Si riprenderebbe, così, un antico corso della millenaria storia italiana, che fin dall’Impero di Roma, iniziò un vasto ordinamento federale amministrativo, poi ripreso dalle Città Stato e dalle nostre sapienti Repubbliche Marinare. Il concetto di stato federale possibile, si basa sulle diversità culturali ed economiche ancora presenti in Italia. Il fine di tale impostazione è quello di superare la sperequazione prodotta dallo stato centrale, storicamente definita come questione meridionale. Per conseguire il risultato combinato di differenziazione locale ed identità nazionale, si introduce il principio di diretta 4 responsabilità della politica locale sull’amministrazione del territorio, lasciando allo stato centrale la competenza sulla politica internazionale e della difesa, sul bilancio generale, sulla politica industriale, infrastrutturale ed energetica e sui servizi universali del cittadino, sanità, scuola, acqua, ambiente e trasporti erogati esclusivamente da enti pubblici. Diversamente i settori specifici locali, piccola impresa, urbanizzazione e beni culturali (esclusa la loro tutela) sono di diretta amministrazione locale. Tale processo socialmente differenziativo viene compensato dal processo integrativo, che viene realizzato dall’erogazione statale dei servizi basilari, soprattutto nei territori più penalizzati. La tesi per cui in un mondo in cui i mercati non hanno confini, lo Stato non avrebbe più alcun ruolo né importanza, è in realtà una tesi portata avanti dai promotori della globalizzazione liberista. Per i paesi che accettano questa visione dell’economia mondiale, la capacità statale di rendere la politica indipendente dal principale partner commerciale di un paese, viene progressivamente erosa man mano che i paesi stessi si trovano intrappolati in una rete continua di interdipendenza. I mercati più grandi non arrivano senza un costo. Del resto le crisi del 2008 e quella del 2020 si sono incaricate di rendere difficile sostenere ancora tale tesi. Lo Stato (sovrano) continua ad essere la forza capace di plasmare e guidare lo sviluppo economico nazionale, compresa la stessa globalizzazione. La maggiore capacità di superare la distanza geografica, resa possibile dalle innovazioni nelle tecnologie di trasporto e comunicazione, è di scarsa utilità se esistono barriere politiche a tali movimenti. Le politiche di liberalizzazione, deregolamentazione e privatizzazione sono state necessarie per superare le barriere non tecniche al libero flusso di lavoro, capitale e merci. Pertanto, la forza abilitante della globalizzazione è lo Stato. In effetti, gli Stati più grandi e potenti – come gli USA – hanno usato la globalizzazione come mezzo per aumentare i loro poteri e interessi. Ci muoviamo da queste premesse – e dalla prioritaria soluzione delle “tre guerre civili” – per articolare alcuni principi che dovrebbero ispirare una strategia italiana volta a tutelare i propri interessi nazionali nel consesso internazionale.

CONTESTO INTERNAZIONALE

La conclusione della seconda guerra mondiale e della guerra fredda, vedono la crisi dell’equilibrio bipolare che conteneva nell’egemonia dei Paesi Egemoni (USA ed URSS) i conflitti geopolitici dei diversi Paesi satelliti. 5 Fase mondiale conflitto permanente multinazionale. Quindi si entra in una fase in cui le élites dominanti sovranazionali vanno in conflitto tra loro tramite una nuova dinamica, composta da conflitti regionali e locali tra stati e dentro gli stessi stati, andando a recuperare contrapposizioni etniche e religiose. Il metodo conflittuale comporta un’estrema turbolenza in quanto libera gli interessi geopolitici delle diverse nazionalità, sia minori sia emergenti. La globalizzazione, in una nuova fase, contrasta il ruolo delle nazioni dominate nell’economia, anche sviluppando nuove tecnologie produttive e di controllo sociale. Nel settore produttivo si supera il rapporto con le merci materiali e i mezzi di produzione per l’impiego di mezzi immateriali: i dati e l’intelligenza artificiale. Di pari passo il controllo sociale sugli individui non necessita di organi intermedi, sindacati, partiti, ma si opera direttamente sul singolo individuo collegandolo in modo permanente con tecnologie attive, che ne acquisiscono (depredano) le informazioni personali linguistiche e biometriche, con cui predeterminano il comportamento nel lavoro, nei consumi e nella vita emotiva. Nuovi e vecchi fattori di forza. Il fattore di forza per svolgere il conflitto permanente avviato dalle élites dominanti resta la capacità militare. Restano soggetti attivi i Paesi che ospitano élites dominanti industriali militari a capacità continentale. Per capacità industriale militare deve intendersi un concetto complesso, che include oltre ai sistemi d’arma, i sistemi di veicolazione, archivio, elaborazione dell’informazione. In questo contesto il concetto di informazione va oltre quello tradizionale di notizie e propaganda, si estende come accennato ai dati globali sulle singole persone. USA. In questa fase di conflitto permanente multinazionale, la dinamica di posizionamento degli stati europei si è andata modificando dall’equilibrio istituzionalizzato con la NATO. L’elemento pattizio che ha permesso e permette di mantenere l’egemonia storica postguerra agli USA nell’occidente, di fatto, perdura, con gli accordi bilaterali che avallano la presenza militare americana nei diversi paesi europei. Di tale situazione l’Italia ne è stata ed è la maggiore vittima. In modo specifico in quanto ne limita ed abortisce il ruolo mediterraneo e con il medio e lontano oriente, cui è deputata per geopolitica e storia. Il fatto più recente è stata la cancellazione violenta dei rapporti 6 con la Libia. Gli USA appaiono, a qualsiasi osservatore attento, profondamente divisi al loro interno, sia fra i diversi schieramenti di cittadini sia, soprattutto, fra le varie élite dominanti. Le divisioni in essere, non mettono in discussione la necessità per gli Usa di mantenere la supremazia mondiale, ma sono dialetticamente concorrenti per quanto attiene alla migliore strategia da applicare, per mantenere la supremazia geopolitica degli USA sul mondo. Il mutamento strategico segnala che gli Stati Uniti hanno dovuto prendere atto di un loro predominio non incontrastato, così come avevano pensato, dopo il crollo dell’Urss, per un periodo di tempo tutto sommato breve (1990-2003). E’ in tal senso che si può parlare, oggi, di declino relativo del paese ancora predominante e – parallelamente alla maggiore assertività di Russia e Cina – dell’avvio di una fase multipolare del sistema-mondo. In ogni caso, gli Stati Uniti dovranno rigiocarsi la centralità globale, in un periodo che dovrebbe essere piuttosto lungo, di alcuni decenni almeno, e il cui esito non è scontato in partenza; non è affatto escluso che riacquistino la preminenza, ma nemmeno è indiscutibile un simile risultato. Si tratterà di una fase storica turbolenta – con svariati mutamenti di prospettive e di previsioni – di cui le crisi economiche sono soltanto il segnale premonitore. In questo processo la loro dialettica interna diviene strumentale ad adottare una posizione isolazionista (sovranista) o globalista (deep state) a seconda della congiuntura più favorevole a loro. Tale dialettica è dimostrata dal cambiamento di valori e tipologia sociale di consensi che hanno avuto i due partiti principali, repubblicano e democratico . Data questa premessa, sembra che le due fazioni USA, attualmente in lotta fra loro, si differenzino, rispetto alla priorità da dare al contenimento di Russia o Cina. Il gruppo isolazionista (sovranista – repubblicano) sembra avere l’intenzione di bloccare l’espansione cinese – non solo di tipo commerciale/logistico ma, soprattutto, di tipo militare/strategico – soprattutto nella “zona-mare”, per orientarla verso la parte continentale, quindi verso la zona centro-asiatica, dove potrebbe scontrarsi con la Russia. Mentre il gruppo globalista (democratico- Deep State) considera la Russia quale avversario principale, il primo da “contenere” e mettere in isolamento e in difficoltà. E’ indubbio, che le dirigenze attuali cinese e russa – ancorché insidiate al loro interno da fazioni che si oppongono a loro e vorrebbero giocare alla “globalizzazione” magari in nome dei “diritti civili” – comprendono molto bene il significato delle mosse statunitensi e hanno consapevolezza dell’interesse, di non breve momento, a collaborare per sventarle e non cadere nella “trappola”. 7 La fazione USA che dà priorità al contenimento della Russia, procurerebbe come ovvia conseguenza una maggior spinta sull’acceleratore, soprattutto, nell’area UE. E l’Italia – data la sua posizione geografica, e ancor più con la sua debolezza “strutturale” di “nazione incompiuta”, attraversata da spinte centrifughe, da ostilità interregionali, ecc. – assumerebbe, in quel contesto, un’importanza significativa e, quindi, maggiori pressioni e interferenze. Russia Il collasso dell’URSS, avvenuto alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, aveva portato, come conseguenza, la rapida spoliazione della nazione ex-sovietica, da parte di un’élite antinazionale interna (gli oligarchi) “aiutata” e guidata da “esperti” e consiglieri occidentali. Questo processo si interrompe con la crescita e la presa di potere, di un élite nazionale, che esprime la sua guida in Putin. La Russia putiniana, uscita vincente dallo scontro con la parte più “filo-occidentale” degli oligarchi – che pur mantenendo un certo potere economico non hanno accesso ad alcun potere politico – sembra godere di una relativa stabilità ma deve fare i conti con le continue insidie nel suo “estero vicino” (Georgia, Ucraina, Bielorussia, ecc.), una seria crisi economica – e la contestuale difficoltà a svincolare la sua economia dall’eccessiva dipendenza dalla vendita di fonti energetiche fossili – e con le storiche difficoltà nel tenere unito un Paese geograficamente immenso (immigrazione cinese nell’est siberiano). La Russia sta dimostrando di aver acquisito la consapevolezza che il suo sistema produttivo deve migliorare la complementarietà con il complesso della ricerca civile e militare (due mondi che in epoca sovietica viaggiavano totalmente disconnessi da quello economico-produttivo). Per il momento rimane un nano economico ma è ridiventata una nazione potente militarmente, in grado, in questo modo, di svolgere un ruolo globale e non solo regionale. Cina La Cina è un paese fortemente dipendente dall’esterno e tale resterà per molti anni a venire. Con una popolazione di oltre un miliardo e mezzo di persone, la tigre asiatica dovrà guardare fuori dai suoi confini per accaparrarsi risorse sufficienti. Per quanto, infatti le politiche interne siano ambiziose e volte al ricorso di fonti energetiche interne, sfruttabili a livello nazionale, il sistema industriale cinese necessiterà, ancora per molti anni, di fonti energetiche di origine fossile importate da altre nazioni. Anche l’impegno su grande scala nell’utilizzo delle fonti energetiche 8 cosiddette “rinnovabili” e l’elettrificazione della mobilità necessitano per la Cina l’acquisizione e il controllo di metalli speciali di cui è ricco il continente africano. Il che spiega perché la Cina continuerà ad essere presente in Africa e in altre parti del mondo e a promuovere investimenti massicci in progetti cosiddetti “green” e non solo. La stessa cosa vale per le risorse alimentari: la dieta dei cinesi – progressivamente inurbatisi negli ultimi decenni – è drasticamente cambiata dagli anni del Grande Balzo In Avanti. La Cina non ha abbastanza risorse all’interno dei suoi immensi confini per sfamare la propria popolazione. A questo si accompagna la fragilità della sua sicurezza ai confini marittimi collocati sulle linee di una manciata di isole ed arcipelaghi del Mar Cinese Orientale – il cosiddetto “Filo di Perle” a poche centinaia di chilometri dalle sue coste – che non controlla né economicamente né tanto meno militarmente. Questa condizione di dipendenza dall’estero e di debolezza strategica ai suoi confini marittimi – per molti uno svantaggio nella corsa alla leadership mondiale – favorisce gli americani, i quali auspicano e lavorano affinché si prolunghi il più a lungo possibile. Sulla questione del conflitto USA-Cina e della nuova prospettiva in cui va inquadrato, è molto importante un saggio scritto da Giulietto Chiesa nell’ottobre scorso: Quale destino per l’Impero. UE In un recente saggio storico, Joshua Paul della Georgetown University, ha scandagliato gli archivi istituzionali del suo paese, portando alla luce come l’intelligence americana abbia avuto una parte sostanziale nel creare e finanziare il mito europeistico per ragioni strategiche. I cosiddetti padri fondatori dell’Ue erano a libro paga dei servizi segreti americani. L’occupazione americana dei paesi dell’UE non cessa ai nostri giorni, anche se trova in questa fase “due” Stati Uniti in contrasto fra loro. Ognuna delle due fazioni ha i suoi punti di riferimento in Europa. Quella dei sovranisti, venuta alla luce di recente soprattutto con Trump, si sta creando i suoi sodali tra coloro che si dichiarano sovranisti. Quella dei globalisti (Clinton, Bush, Obama) trova da sempre i suoi sodali nelle socialdemocrazie e nei tradizionali partiti ex-democristiani. Entrambe lavorano per creare una frattura tra le “vecchie” nazioni europee e le “nuove” – quelle che appartenevano al Patto di Varsavia nell’epoca del bipolarismo USA-URSS – in chiave anti-russa. La situazione della UE ha visto la realizzazione di una capacità economica continentale tramite l’aggregazione dei Paesi aderenti, ma non con una dialettica di equilibrio dei partecipanti, bensì con una prevaricazione degli interessi del blocco Franco Tedesco a danno dei paesi mediterranei, 9 ed un continuo boicottaggio USA operato prima dalla Gran Bretagna ora dalla Polonia. In questa dinamica il ruolo dei governi italiani è stato sempre subalterno ad entrambi, verso gli USA, primariamente, per la dipendenza militare industriale, verso la Francia e Germania per i ai vantaggi politici e finanziari portati ai gruppi storici stranieri egemoni nell’economia italiana. Questa schizofrenia non ha portato mai l’Italia ad inserirsi nelle iniziative di partecipazione strategica negli assetti industriali, civili e militari europei. Un discorso a parte merita di essere fatto sui rapporti che si sono consolidati, in questi ultimi trent’anni, fra Italia e Francia, riassumibili in estrema sintesi in pochissime parole: il PD è diventato il partito dei francesi in Italia. Qualsiasi evoluzione dei rapporti geopolitici con i nostri vicini francesi – articolabili in estrema sintesi nel triangolare con la Germania all’interno della Commissione Europea e nel definire le reciproche sfere d’influenza nel Nord Africa e nel Mediterraneo – deve necessariamente prima passare dalla liquidazione dei riferimenti italiani asserviti alla Francia, interni ai centri di potere politici, militari, economici e finanziari. INTERESSE NAZIONALE ITALIANO

Partiamo dalla doverosa premessa che l’Italia, uscita dal Trattato di Pace del 1947, non è un paese libero. Secondo un giudizio storico autorevole – ma ancora non condiviso da chi denomina gli “alleati” come nostri “liberatori” – le conseguenti osservazioni di cui tenere necessariamente conto sul piano geopolitico, sono: • Il Trattato di Pace mostra prima di tutto l’impotenza dell’Italia nel secondo dopoguerra; • Gli USA pensavano ad un Europa bastione contro l’URSS e in questa chiave usavano la democrazia ed il benessere; • Per la GB l’Italia doveva essere punita e le interessava la supremazia nel Mediterraneo, quindi indebolire la flotta e la presenza italiana in nord-africa (vedi anche le ricerche di Fasanella); • L’URSS mirava alle riparazioni per la sua ricostruzione, dava per scontato l’allineamento occidentale dell’Italia e mantenne un atteggiamento morbido, tranne sulla questione del confine orientale; • La Francia puntava ad una Germania neutralizzata e spezzettata. Intervenne limitatamente per promuovere i suoi interessi in Tunisia e sul confine occidentale. 10 Ad oggi le basi militari USA in Italia sono ufficialmente 8: • Friuli Venezia-Giulia Base aerea di Aviano USAF • Veneto Vicenza Caserma Ederle US Army • Veneto Vicenza Camp Del Din Base militare US Army • Toscana Pisa-Livorno Camp Darby Base militare US Army • Lazio Gaeta Naval Support Activity Base navale US Navy • Campania Napoli Naval Support Activity Naples US Navy (VI flotta) • Sicilia Niscemi Base radio US Navy • Sicilia Sigonella Base aerea US Navy A questi dati di fatto – che devono essere riconosciuti realisticamente come fondativi del carattere della nazione – si deve aggiungere quanto emerso dopo la firma dei Trattati di Maastricht e di Lisbona. Dichiara Guido Carli nelle sue memorie: “… L’economia di mercato, mutuata dall’esterno, è sempre stata una conquista precaria, fragile, esposta a continui rigurgiti di mentalità autarchica. Il vincolo esterno ha garantito il mantenimento dell’Italia nella comunità dei Paesi liberi. La nostra scelta del «vincolo esterno» è una costante che dura fino ad anni recentissimi e caratterizza anche la presenza della delegazione italiana a Maastricht. Essa nasce sul ceppo di un pessimismo basato sulla convinzione che gli istinti animali della società italiana, lasciati al loro naturale sviluppo, avrebbero portato altrove questo Paese…” Tale visione di immaturità del popolo italiano, che sfiora il razzismo antropologico, si perfeziona duplicando il vincolo esterno aggiungendo anche quello europeo o meglio franco tedesco, come venne spiegato da Paolo Peluffo – che raccolse le memorie di Carli – il quale, a proposito di Maastricht, ha scritto: “ …. L’Italia si trovò nel giro di pochi mesi nella condizione di essere privata di alcuni dei suoi obiettivi strategici, per esempio nei Balcani, nel Mediterraneo, in Medio Oriente. La scelta del trattato di Maastricht …. apparve l’unica soluzione possibile, ma rappresentò anche lo scivolamento da un vincolo esterno a guida americana (quello che inizia nel 1945) ad un vicolo esterno a guida europea e dunque nel tempo franco-tedesca.” L’analisi schematica del contesto internazionale, svolta più sopra, ci consegna un sistema in accelerazione dinamica, verso un assetto sempre più multipolare. In questo contesto alcune nazioni trovano spazi che, nel contesto bipolare/unipolare del secolo passato, non avevano. Per le nazioni, che non competono a livello globale, risulta pertanto giustificata una posizione 11 internazionale flessibile, dove non si ponga come vincolo un singolo esito, cosa d’altronde impossibile determinare, in questa fase storica. A fronte di queste considerazioni, della collocazione strategica al centro del Mediterraneo, della residua ricchezza del proprio patrimonio industriale, produttivo e culturale e della tradizione di rapporti con le aree circostanti, in particolare nell’area adriatica e mediterranea, siamo convinti che l’Italia abbia ancora un ruolo autonomo significativo, orientato alla risoluzione positiva dei conflitti e alla creazione di un contesto che possa allargare rapporti oggi preclusi e garantire lo sviluppo economico e sociale del Paese. Si tratta, dunque, di sostituire il vincolo esterno con un vincolo interno dell’interesse nazionale, che si può definire con alcune considerazioni basilari e necessarie per delineare una nuova strategia per l’Italia, della quale la futura classe dirigente dovrà dotarsi. La prima cosa è fare pace con noi stessi: da qui la necessità di risolvere le “tre guerre civili” che abbiamo descritto più sopra. Serve ridare senso e forza allo Stato unitario, per evitare che con le istituzioni nazionali evapori la nazione. Il che comporta dare priorità alla costruzione di nuovi gruppi dirigenti politici fondati a partire dalla crisi e dalla destrutturazione degli attuali schieramenti politici, che siano in grado di dare prospettive e plasmare l’identità della nazione riorientando gli interessi e stabilendo nuove regole di governo, nonché capaci di individuare, in particolare tra i ceti professionali e direttivi, i referenti in grado di coagulare le forze necessarie a garantire il successo della svolta. Occorre ricostruire la reale identità storica italiana, per ottenere uno spirito civile e sociale che produca un orgoglio patriottico da trasmettere alle future generazioni, recuperando tutti i nostri antichi valori frutto del patrimonio di cultura e di Civiltà che ha portato un contributo assoluto per la centralità dell’uomo e delle arti. L’Italia ha anche una dimensione manifatturiera, materiale ed oggigiorno anche immateriale, da leader mondiale in molteplici settori, che dobbiamo alimentare e promuovere, prima di tutto, contrastando la sua svendita a proprietà estere che ne determinano lo sfruttamento irrispettoso dei lavoratori e dell’ambiente sino alla chiusura dell’impiantistica e conseguente disoccupazione, e, poi contrapponendoci ad un risorgente sentimento interno anti-industriale, falso-ambientalista. L’Italia non possiede nel suo territorio sufficienti fonti energetiche e altre materie prime essenziali per le produzioni strategiche; per acquisirle da altre nazioni, pagando quindi in valuta estera, deve considerare oltre ai vincoli geopolitici anche l’equilibrio della bilancia commerciale. Lo scambio 12 energia/materie prime contro manufatti, servizi ed agroalimentare è la formula che ha garantito meglio la relativa autonomia della Prima Repubblica, insieme al conto economico nazionale. L’esempio strategico di Enrico Mattei, a est (Russia) ed a sud (Nord Africa), rimane una scelta valida anche per il futuro, se non altro perché ancorata ad evidenti ragioni geografiche. Lo scambio commerciale intra-UE ed in particolare con Germania e Francia deve essere basato sulla reciprocità, per salvaguardare il patrimonio dei settori economici e lo sviluppo tecnologico nazionale. Il partenariato nei settori a dimensione continentale deve essere realizzato sempre con soggetti equivalenti a dimensione subcontinentale. Un’attenzione particolare va prestata al settore digitale o dei dati (traffico, gestione, elaborazione, archivio) pubblici, privati e classificati in cui è imprescindibile garantire la totale autonomia infrastrutturale tramite assetti esclusivamente nazionali. Il finanziamento delle attività di ricerca scientifica di base ed applicata deve assumere in questo contesto un significato insieme strategico e complementare al sistema industriale-manifatturiero, orientandosi verso nuove fonti energetiche non-intermittenti, in sostituzione progressiva di quelle fossili, e verso le tecnologie di recupero dei materiali da reimmettere nei cicli produttivi. Superamento delle condizioni materiali del trattato di pace/resa della seconda guerra mondiale, non più con le conseguenze della NATO, che potrà pure essere “cerebralmente morta” (Macron), ma questo non significa che gli USA abbandonino le loro basi in Italia. Per accompagnare gli USA a questo esito, per noi strategico, è necessario rinegoziare le intese bilaterali escludendo qualsiasi presenza di forze militari straniere sul nostro territorio, con l’obiettivo di conquistare agibilità politica autonoma nei confronti dei Paesi europei e mediterranei e commerciale con il resto del mondo. 13

BIBLIOGRAFIA

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Epigenetica e fantasmagorie transumaniste_4a parte, di Massimo Morigi

Massimo Morigi

Epigenetica, Teoria endosimbiotica, Sintesi evoluzionista moderna, Sintesi evoluzionistica estesa e fantasmagorie transumaniste. Breve commento introduttivo, glosse al Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin, su Lynn Margulis,  su Donna Haraway e materiali di studio strategici per la teoria della filosofia della  prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale    del    Repubblicanesimo    Geopolitico

                                                    (IV parte di 5)

 

Al Dialectical Biologist, che è in errore numerose volte ma che è  nel giusto sui punti essenziali

A Lustig von Dom e alla sua madre in dialettica Frau Stockmann, Friederun von Miran-Stockmann

Questo documento, che ora viene presentato in anteprima sul blog di geopolitica “L’Italia e il Mondo”, inteso a raccogliere e a dare un primo approccio alle valenze teoriche che per il Repubblicanesimo Geopolitico possono rivestire le ultime acquisizioni della biologia molecolare e dell’epigenetica e costituito dal presente commento su questo argomento più una  rassegna di URL attraverso i quali i lettori possono prendere visione di importanti documenti afferenti a queste branche della biologia, che erano già presenti sul Web ma che noi, vista la loro importanza sia scientifica  che per la teoria del Repubblicanesimo Geopolitico, abbiamo provveduto a caricare su Internet Archive (e nella rassegna bibliografica finale verranno debitamente indicati gli URL da cui originariamente sono stati scaricati i documenti  – URL e documenti relativi che, quando tecnicamente possibile,  sono stati da noi anche “congelati” tramite  la Wayback Machine – accanto agli URL creati ex novo attraverso i nostri caricamenti su Internet Archive), sviluppa la sua critica a queste nuove acquisizioni delle scienze biologiche nell’ambito dello studio e dell’elaborazione   del  paradigma olistisco-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico – teoria-paradigma dell’azione olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico   ultima sintesi e sistemazione della filosofia della prassi i cui maggiori esponenti sono stati nel Novecento Antonio Gramsci, Giovanni Gentile e Karl Korsch – e azione olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale che, in primo luogo, dalla profonda   dialetticità del Dialectical Biologist di Richard Levins e Richard Lewontin (per quanto ancora  il Dialectical Biologist non sia riuscito del tutto a liberarsi dello pseudodialettico  engelsismo1 della Dialettica della natura e dell’ Anti-Dühring),  dall’epigenetica (principale esponente Eva Jablonka), dalla teoria endosimbiotica di Lynn Margulis e quindi da un aggiornato lamarckismo riceve potenti stimoli dialettici ed euristici. (Oltre che ottenere una riabilitazione, se non in sede di histoire événementielle, cioè in sede di una impossibile riabilitazione dello stalinismo, ma sì dal punto di vista di una nuova teoresi olistico-dialettica-gnoseologica-epistemologica-politica – cioè dal punto di vista di una rinnovata filosofia della prassi di cui si è appena detto – cui il Repubblicanesimo Geopolitico cerca di dar vita, del tanto ideologicamente diffamato Trofim Denisovič Lysenko, la cui genetica non può essere sbrigativamente liquidata come una infelice pseudoscienza frutto della pseudodialettica dell’autoritario e veteroengelsiano Diamat staliniano, quanto fu piuttosto una forma di lamarckismo ancora all’oscuro dei meccanismi    che    indirizzano   l’evoluzione  degli  organismi2, meccanismi  che cominciano solo ora ad essere compresi dall’epigenetica e, più in generale, da tutti quegli approcci di ricerca biologica e genetica che intendono costruire una Extended  Evolutionary Synthesis  –  Sintesi evoluzionistica estesa, per la  quale anche il dato culturale acquisito,  costruito ed introiettato  dall’organismo stesso in una sorta di autopoiesi genotipico-fentotipica per poi riverberarsi, questa autopoiesi culturale-genetipica-fenotipica, al livello dello stesso ambiente che ne rimane influenzato perché, evolutosi in seguito a questa modificazione dell’organismo, modifica a sua volta dialetticamente l’organismo stesso, è una decisiva componente dell’evoluzione3 – non contrapposta alla Modern Evolutionary Synthesis (Sintesi evoluzionistica moderna, detta anche neodarwinismo – responsabile di aver esasperato in senso meccanicistico le felici intuizioni darwiniane, e costituendo quindi la Sintesi Evoluzionistica Estesa non tanto una fuoruscita dal canone evoluzionista darwiniano ma bensì, attraverso la consapevole introduzione nel campo  teorico esplicativo dell’evoluzione di una Gestalt storicistico-dialettica, non una contrapposizione all’idea darwiniana di evoluzione, modello darwiniano di evoluzione  nel quale erano tenuti in precario equilibro valenze meccanicistiche e valenze storicistiche, ma semmai una sua pur profonda e radicale integrazione alla luce di un rinnovato lamarckismo che solo ora con le nuove tecniche di investigazione scientifica comincia a sviluppare tutte le sue potenzialità) ma al più o meno rozzo meccanicismo che precedentemente aveva afflitto la Modern Evolutionary Syntesis che ha portato alle più estreme ed infauste conseguenze i nodi irrisolti  presenti nel modello  darwiniano4. Si noti bene:  Darwin  era  ben  consapevole dei notevoli problemi che il suo schema di evoluzione delle specie animali e vegetali che vedeva questi organismi come soggetti passivi rispetto all’ambiente si portava con sé e, piuttosto che per il meccanicismo del suo schema evolutivo, l’immortale importanza del suo lascito scientifico consiste nel fatto che egli, a differenza di Lamarck, collegò la variabilità degli organismi all’interno di una specie con la comparsa di nuove specie che non sarebbero mai comparse se questa variabilità individuale non si fosse manifestata, mentre Lamarck, pur avendo correttamente individuato un meccanismo evolutivo dove l’organismo non giocava solo un ruolo passivo – classico l’esempio della giraffa che si allunga il collo per mangiare le foglie degli alberi e riesce poi a trasmettere direttamente alla prole questa sua caratteristica somatica – confinò questo meccanismo evolutivo all’interno di ogni singola specie, cosicché, per farla semplice, le giraffe potevano sì allungare il loro collo a seconda delle necessità ambientali ma dalle giraffe potevano evolversi solo delle giraffe e mai, mettiamo, una nuova specie di erbivori distinta dalle giraffe. Era un’idea di evoluzione un po’ modello arca di Noè, dove le specie del Creato sono sempre state le stesse ab initio temporum – nell’arca gli animali entrano a coppie  e, a parte la facile ironia che viene dalla domanda su come faranno i milioni di specie di viventi, anche se presenti solo a livello di una coppia composta da un maschio e una femmina, a stare dentro un così ridotto vascello, c’è una visione del mondo che sta dietro a questo singolare mito biblico, e cioè l’eterna fissità delle specie viventi che, dai tempi antidiluviani, quindi sin dall’inizio del mondo, sono sempre le stesse.  L’immortale lascito di Darwin non è, quindi, quello di avere recisamente rifiutato e sovvertito in direzione meccanicista il modello lamarckiano di un processo di attiva autopoiesi genotipico-fentotipica dell’organismo e di trasmissione di queste nuove caratteristiche così attivamente acquisite anche alle successive generazioni ma il fatto di aver compreso che la variabilità degli individui all’interno di una popolazione può generare nuove specie. Per rimanere all’esempio della giraffa. Secondo lo schema darwiniano, se particolari condizioni ambientali non costringono più le giraffe ad allungare il collo – o per attenerci ad una formulazione di ancor più stretta osservanza darwiniana, se particolari condizioni ambientali non favoriscono la selezione di giraffe dal collo sempre più lungo –, questo mutamento ambientale può selezionare   –  perché un collo troppo lungo che non risponda più a necessità alimentari è uno svantaggio in quanto una eccessiva massa dell’animale consuma troppe calorie – non solo giraffe dal collo più corto ma una nuova specie animale che non riesce più a riprodursi con le giraffe a collo lungo. Una eccezionale intuizione che, per la prima volta, riusciva a spiegare la presenza delle varie specie presenti sulla Terra partendo da una stessa famiglia di organismi. Insomma prima di Darwin sarebbe stato assolutamente impossibile concepire  LUCA (Last Universal Common Ancestor), e in mancanza di questo ‘ultimo antenato comune universale’ – o almeno in mancanza nella teoria evoluzionistica di un originario antenato iniziatore della vita, sia stato questo antenato un singolo organismo o un gruppo di (proto)organismi e/o molecole organiche (oppure vari e distinti gruppi di molecole organiche e/o (proto)organismi)  che siano divenuti una comunità di organismi  (o più comunità di organismi come nel secondo caso dei gruppi distinti) tramite il trasferimento di geni orizzontale ed evolutesi e differenziatesi in seguito in molteplici e diversificate altre comunità di organismi, cioè nelle varie specie biologiche presenti sul nostro pianeta – gli attuali  paradigmi evoluzionistici sulla varietà e differenziazione delle  specie dei viventi presenti sulla Terra, Sintesi evoluzionista moderna e Sintesi evoluzionistica estesa indifferentemente,  sarebbero gravemente mùtili  della loro  forza  euristica ed analogica nell’opposizione a qualsiasi Weltanshauung imperniata su una divinità personalistica e creazionistica ex nihilo ed ex suo5 – opposizione che è consustanziale alla filosofia della prassi olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico –, una ingenua rappresentazione della religiosità popolare sull’origine del mondo  che iconicamente  trova oggigiorno la sua più limpida manifestazione nelle immagini devozionali di proselitismo religioso dei Testimoni di Geova rappresentanti il Paradiso Terrestre, dove leoni, giraffe e gazzelle ed altre specie selvagge vivono felici e rispettandosi a vicenda – povero leone costretto ad una dieta vegetariana, da costituirsi immediatamente un’associazione animalista contro i maltrattamenti alimentari che il leone subisce in questo paradiso terrestre, e alle fiamme il dipinto Paradiso di Jan Brueghel il Giovane, forse la più diretta fonte iconografica di queste immagini devozionali!6 –, e, a parte la bizzarria del leone vegetariano, recanti queste immagini un’altra informazione al devoto, e cioè che queste specie ora pacificate nel Paradiso sono state create tali e quali  ab initio temporum. Insomma, siamo sempre dalle parti dell’arca di Noè e delle mitologie veteroneotestamentarie e derivati7. Darwin  ha iniziato  a  liberarci  da  questa   mitica arca8. La Sintesi evoluzionistica estesa riesce, a sua volta, a liberarsi – e a liberarci –  nel campo della biologia e degli studi sull’evoluzione degli organismi dell’ideologia meccanicistica di stampo cartesiano-galileano – che nell’ Ottocento e  nel Novevento trovò la sua più tetra e ridicola interpretazione nel positivismo e nel neopositivismo – in cui finora era stata costretta questa liberazione e in cui era rimasto impastoiato, pur fra profondi dubbi, anche Darwin. E ovviamente il Repubblicanesimo Geopolitico non può che cogliere con profonda soddisfazione questo ulteriore avanzamento dialettico delle scienze biologiche e genetiche.).  Un’ultima notazione. Pur prendendo spunti ed analogie dalle nuove frontiere aperte dall’epigenetica, dalla sintesi evoluzionistica estesa  e dalla teoria endosimbiotica, ideata quest’ultima  da Lynn Margulis, il Repubblicanesimo Geopolitico si pone decisamente agli antipodi da tutte le ridicole e cupe impostazioni transumaniste, siano queste anche in forma più o meno attenuata come, per esempio, in Donna Haraway. Questo perché – sempre rimanendo al transumanismo harawayno, che attualmente  ne è la forma più attenuata, ed anzi la Haraway espressamente nega di condividerne i fini, anche se, in pratica, deve a buon diritto essere inserita in questa disumanizzante impostazione antropologica – pur riconoscendo volentieri e come segno indubbiamente positivo le potenzialità dialettiche e/o contro la vecchia suddivisione natura/cultura che promanano da tutto il lavoro della Haraway (dal Cyborg Manifesto per finire col Staying with the Trouble. Making kin in the Chthulucene9),  si   deve   sottolineare  il fatto che 1) questa dialettica è espressa per lo più attraverso immagini simboliche (il cyborg del Cyborg Manifesto, l’endosimbionte del Stayng with the Trouble – quest’ultimo, comunque effettivamente esistente nella realtà mentre il primo, almeno per ora, è solo il frutto di una fantasmagoria fantascientifica), che per quanto immagini inconsce ed oniriche della dialettica si fermano sempre ad un passo da una piena consapevolezza della stessa e che 2) il progetto transumanista che traspare da tutto il lavoro della Haraway (per quanto il transumanismo venga formalmente respinto dalla Haraway) altro non si risolve alla fine, anche se abbandonando l’iniziale fantasmagoria fantascientifica del Cyborg perché evidentemente percepita dalla Haraway troppo disumanizzante, che in una fuoruscita dall’umano  non più in via bioingegneristica  come nel Cyborg Manifesto ma in via ingegneristico-genetica (cfr. in Staying with the Trouble il racconto fantascientifico The Camille Stories: Children of Compost10), ma fuoruscita storica dalle attuali contraddizioni storiche dell’umano –  e non dall’umano stesso inteso come dispositivo olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale come invece propone il transumanismo che lo vorrebbe sostituire con un più perfezionato prodotto da laboratorio ma dal quale, ahinoi, scompare la dimensione storico-dialettica della sua evoluzione – che solo può compiere una soddisfacente Aufhebung attraverso una rinnovata e potenziata filosofia della prassi, insomma quella filosofia della prassi, erede dell’idealismo storicista italiano e tedesco e delle migliori espressioni del marxismo occidentale direttamente influenzate da questo idealismo,  che nel XXI secolo solo il Repubblicanesimo Geopolitico ha assunto su di sé il compito del suo sviluppo e potenziamento teorico-pratico. E, infatti, l’incapacità della Haraway a formulare coerentemente un suo autonomo ed originale pensiero dialettico e addirittura il tentativo di fare dell’endosimbionte il simbolo di un nuovo rapporto dell’uomo con la natura  e con la società – suggerendo quindi che l’endosimbionte è, in un certo senso, il  culmine della scala biologica e l’obiettivo cui deve tendere una rinnovata ingegneria sociale poggiata su un’ideologia ecologista e realizzata attraverso le sempre più penetranti tecnologie genetiche utilizzate per modificare il genoma umano: cfr. oltre al summenzionato apologo fantascientifico ancora, passim, Staying with the Trouble. Making kin in the Chthulucene e, in particolare, alle pp. 61-62, 64 la trattazione sul simbionte   Mixotricha paradoxa11– sfocia  alla  fine,  sempre   in  Staying   with  the Trouble, certamente risultato non voluto dalla Haraway, nel progetto di una sorta di uomo nuovo, conseguito non attraverso una selezione e/o eliminazione di pool genetici e culturali umani come nel nazismo12 ma attraverso l’assorbimento nel stesso patrimonio genetico dell’homo sapiens, ad opera dell’ingegneria genetica,  del patrimonio genetico di altre specie animali e vegetali (questo processo di trasferimento di DNA e RNA non finalizzato a finalità riproduttiva all’interno di una specie ma fra membri appartenenti a specie diverse e quindi svincolato da qualsiasi teleologia riproduttiva – che, alla luce delle attuali acquisizioni nell’ambito del paradigma della sintesi evoluzionistica estesa, tutto si può dire di questo fenomeno tranne che si tratti di un ‘epifenomeno’ di trascurabile importanza, mentre è assai più verosimile pensare che si tratti di un passaggio decisivo dell’evoluzione degli organismi e dal punto di vista della dialettica del Repubblicanesimo Geopolitica ne è evidente la grande valenza euristica in quanto si pone agli antipodi di qualsiasi visione “fissista”  del mondo biologico e,  con profonda analogia,  della realtà tutta,  fisica, biologica, culturale e storica, proiettandoci quindi in uno schema olistico della realtà informato alla creazione autopoietica della stessa attraverso il  paradigma   dell’azione dialettico-espressiva-strategica-conflittuale – non è una fantasmagoria fantascientifica ma avviene in natura, e avviene anche per quanto riguarda l’uomo nel cui materiale genetico sono state rinvenute tracce più o meno consistenti di materiale genetico di altre specie animali, un trasporto probabilmente avvenuto attraverso virus vettori). Questo ‘trasferimento genico orizzontale’ svincolato dalla riproduzione  (acronimo TGO,  o ‘trasferimento di geni laterale’, acronimo TGL, in inglese ‘Horizontal gene transfer’, acronimo HGT) che avviene, ovviamente, anche dall’uomo verso gli animali, mentre potrebbe costituire una potentissima metafora dell’intima dialetticità non solo del mondo biologico ma, nell’ambito di una visione olistica della realtà tutta, non solo del mondo della φύσις globalmene intesa ma anche della realtà culturale e storica dell’uomo, viene  quindi suggerito dalla Haraway in Staying with the Trouble  – con grande sfacciataggine ed ingenuità materialistica, ma mai come nel caso della Haraway questo materialismo non è altro che il volto deturpato e degradato di un non ben superato spiritualismo, e infatti la Haraway non ha mai fatto mistero della suo background cattolico e della centralità nello sviluppo del suo   Bildungsroman del mistero della transustanziazione13– come  una  sorta  di processo da intensificare ulteriormente attraverso una sempre più scaltrita ingegneria genetica, venendo così a delineare, sempre involontariamente per carità, una sorta di eugenetica non di marca nazista ma di tipo ecologista, ignorando, come del resto avviene sempre nel nazismo e nelle altre forme di totalitarismo, che se mai si può parlare di uomo nuovo, questo uomo nuovo – se vogliamo mantenere per comodità espositiva questa espressione, sideralmente lontana dalla Weltanschauung olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale (e storicista) del Repubblicanesimo Geopolitico – non può che avere la sua reale epifania attraverso il potenziamento del Logos (Logos che non è una peculiarità dell’uomo ma che nell’uomo, a differenza degli altri animali ed anche vegetali, è la principale forza di indirizzo e di sviluppo della sua evoluzione), potenziamento del Logos che trova la sua massima espressione – attraverso il manifesto e pubblico compimento nella società, di una cultura informata al modello dell’azione olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale – nell’ Epifania strategica del Repubblicanesimo Geopolitico;  ed Epifania strategica che, per concludere,  può trarre, come effettivamente già trae attraverso la filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitico, potenti spunti euristici e dialettici dall’epigenetica e, più in generale, dall’ Extended evolutionary synthesis che finalmente si è lasciata definitivamente alle spalle il mito di un’evoluzione biologica guidata meccanicamente da forze esterne all’organismo e verso le quali l’organismo non possa dialetticamente interagire (quindi si può dire che l’ Extended Evolutionary Synthesis è una sorta di filosofia della prassi  per quanto riguarda gli studi biologici e di storia naturale); ma Epifania strategica che è l’esatto contrario della fuga in utopie comunistiche, comunitaristiche o eugenetiche di destra o sinistra che esse siano ma è,  una sorta di obiettivo limite;  o, se vogliamo una sorta di mito, ma un mito che affonda le sue radici nella reale natura dell’uomo14, natura dell’uomo, che similmente al resto del mondo animato ed inanimato ma con maggior evidenza di questi due ambiti  – che, allo stesso titolo  dell’uomo, appartengono alla stessa totalità dialettico-espressiva-strategica-conflittuale, e qui torniamo all’artificiosità della separazione fra mondo naturale biologico o fisico che esso sia e il mondo culturale, sociale e storico fino a poco tempo fa ritenuto di esclusiva costruzione umana, artificiosità nella separazione di questi due mondi che, alla luce di un vigoroso anche se non impeccabile sforzo dialettico perché impacciato da  un sentimento di reverentia ac metus verso la figura di Friedrich Engels, nessuno meglio del Dialectical Biologist è riuscito ad esprimere, cfr. del Dialectical Biologist pp. 277-288, sulle quali ritorneremo anche in future altre discussioni15 –,  è il Logos concreto ed immanente dell’azione olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale; un Logos (o Epifania strategica) che anche dalle scienze biologiche di cui si è appena detto (nonché,  –  vedi Teoria della Distruzione del Valore   e Dialecticvs Nvncivs – dalla meccanica quantistica e dall’elaborazione  di modelli matematici non lineari, cioè dallo studio della  Teoria del caos  e dei Complex Adaptive Systems – antesignano di questo approccio non lineare nello studio della guerra e della società Carl von Clausewitz col suo Vom Kriege –,  approcci anche questi, analogamente a quelli introdotti dalla nuove scienze biologiche e genetiche appena illustrate, di grande valore dialettico  per lo  studio della società e dell’uomo perché ci liberano dai vecchi meccanicismi e determinismi cartesiani e galileiani che hanno afflitto gli ultimi cinque secoli di studi  “umanistici” e che fra Ottocento e Novecento hanno visto il loro triste trionfo nel positivismo, nel neopositivismo per finire col Diamat staliniano), trae potentissimi spunti dialettici ed operativi16  

Note 

 [Nota 1 omessa perchè già riportata nella prima parte del presente saggio]

[Nota 2 omessa perchè già riportata nella prima parte del presente saggio] 

3  [Nota 3 omessa perchè già riportata nella prima parte del presente saggio]

4   [Nota 4 omessa perchè già riportata nella prima parte del presente saggio] 

5 [Nota 5 omessa perchè già riportata nella seconda parte del presente saggio] 

6 [Nota 6 omessa perchè già riportata nella seconda parte del presente saggio] 

[Nota 7 omessa perchè già riportata nella seconda parte del presente saggio] 

[Nota 8 omessa perchè già riportata nella seconda parte del presente saggio] 

[Nota 9 omessa perchè già riportata nella seconda parte del presente saggio]

10  [Nota 10 omessa perchè già riportata nella terza parte del presente saggio] 

11  [Nota 11 omessa perchè già riportata nella terza parte del presente saggio]

 

12 Usiamo queste due locuzioni per introdurre meglio il concetto di ‘genocidio’ essendo tecnicamente inesatto – e, ancor peggio, storicamente una vera e propria scemenza – parlare di razze umane ed anche di gruppi umani, le etnie, determinati genotipico-fenotipicamente e culturalmente una volta per sempre. Questo non solo per non assumere le categorie politico-biologiche degli sterminatori nazisti (trappola in cui sono caduti e cadono sempre tutti coloro che in nome del “politicamente corretto” impiegano, alla fine, le stesse categorie di coloro che vorrebbero combattere e così farneticano misticamente delle meraviglie di società multietniche e multiculturali prossime venture e che partendo da un errore concettuale anche se di semantica invertita rispetto al nazismo, le razze umane appunto, si entusiasmano per un disastro socio-culturale da evitare ad ogni costo e tentato e programmato  al solo scopo di rimpolpare una sinistra politica in crisi politico-identataria-culturale e di consensi elettorali) ma soprattutto, in conformità costruttivo-costruttivista al paradigma prassistico del Repubblicanesimo Geopolitico, che pur politicamente basandosi su un fortissimo senso identitario ma rappresentato attraverso  la sua interpretazione cultural-dialettica del concetto di Lebensraum espressivo sia della vita della polis come di quella del singolo individuo, è paradigma storico-storicista olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale in totale antitesi rispetto a qualsiasi visione fissista e ab aeterno. E se ciò vale per le scienze fisiche, per quelle naturali e/o biologiche (cioè per queste scienze e per le realtà che sono oggetto del loro studio) e per le c.d. scienze umane della società e della cultura, vale, a maggior ragione, per le c.d. razze umane e/o etnie, che sia per quanto riguarda la loro realtà empirica di riferimento che per le “scienze” che hanno il compito di studiarle sono concetti che denotano realtà che – pur, lo ripetiamo, assai malamente per la loro deformazione metafisica fissista – stanno proprio a cavallo fra le c.d. scienze della natura e le c.d. scienze umane. Parafrasando Clausewitz dal Libro primo del Vom Kriege, tutto in dialettica è molto semplice ma la cosa più semplice è di difficile applicazione e quanto il concetto  di ‘Lebensraum’ sia per il Repubblicanesimo Geopolitco semplice ma, al tempo stesso, fonte di complessi, per non dire difficili percorsi, citiamo da Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico, di sempre rinviata pubblicazione, dove si vede che il concetto di ‘spazio vitale’ è a centro degli intricati percorsi bibliografici ma anche, al tempo stesso, pur nella loro dialetticità,  concettualmente lineari passaggi teorici  che hanno visto  la nascita del Repubblicanesimo Geopolitico che partendo dalla contestazione del concetto di libertà inteso dall’attuale neorepubblicanesimo come assenza di dominio ne elaborano  uno alternativo  come  ‘Republican Diffusive Domination’, ‘Aumentato dominio comune repubblicano’ o  RDD, basato non sulla contrapposizione fra potere e libertà come nell’attuale neorepubblicanesimo ma sulla complementarietà fra questi due momenti della vita psichico-individuale e sociale dell’uomo, inestricabilmente e dialetticamente uniti a tal punto da poter affermare che potere e libertà non solo altro che la concreta realizzazione del paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale in due diverse ma complementari e dialetticamente connesse fasi, quella dell’affioramento del momento espressivo la libertà e quello della sua realizzazione strategico-conflittuale il potere, dove un potere dinamicamente distribuito in tutti gli strati della società in un processo di continuo accrescimento dello stesso, l’ ‘Aumentato dominio comune repubblicano’ appunto, altro non significa che la realizzazione concreta –  sul piano sociale come su quello individuale – della libertà, altrimenti detta Epifania strategica: «La videoregistrazione di questo intervento, originariamente Il Repubblicanesimo Geopolitico, presentato in questa modalità indiretta per l’impossibilità dell’autore ad essere presente fisicamente al convegno “Il mondo verso  un futuro multipolare – Milano-Bergamo 26-27-28 Novembre 2015”,  è visionabile e scaricabile all’URL https://archive.org/details/IlMondoVersoUnFuturoMultipolare-RepubblicanesimoGeopolitico

(direttamente sempre su Internet Archive all’ URL https://ia601304.us.archive.org/5/items/IlMondoVersoUnFuturoMultipolare-RepubblicanesimoGeopolitico/IlMondoVersoUnFuturoMultipolare-Milano26-27-28Novembre2015-InteventoDiMassimoMorigiSulRepubblicanesimoGeopolitico.ogv; URL su ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/313602857_IlMondoVersoUnFuturoMultipolare-Milano26-27-28Novembre2015-InteventoDiMassimoMorigiSulRepubblicanesimoGeopolitico: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.36176.92165). Inoltre, sul Repubblicanesimo Geopolitico è possibile prendere visione di un altro contributo videoregistrato: per conto del blog “Conflitti e Strategie”, in data 5 maggio 2015, sono stato intervistato su questo argomento da Giuseppe Germinario. Gli URL presso i quali è visionabile questo documento sono     http://www.conflittiestrategie.it/repubblicanesimo-geopolitico-intervista-al-professor-massimo-morigi, https://www.youtube.com/watch?t=519&v=VeOUHYC8zq8    e                                                                                   https://archive.org/details/RepubblicanesimoGeopoliticoIntervistaAlProfessorMassimoMorigi; oppure andando direttamente agli URL di Internet Archive https://ia800508.us.archive.org/8/items/RepubblicanesimoGeopoliticoIntervistaAlProfessorMassimoMorigi/RepubblicanesimoGeopoliticoIntervistaAlProfessorMassimoMorigi.mp4 o https://archive.org/details/UnContributoAgliAmiciAllaRiflessioneDaMassimoMorigiAPropositoDi (gli URL di ResearchGate presso i quali è pure possibile scaricare l’intervista: https://www.researchgate.net/publication/313581660_Intervista_a_Massimo_Morigi_di_Giuseppe_Germinario_di_Conflitti_e_Strategie_sul_Repubblicanesimo_Geopolitico: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.13632.53760 o https://www.researchgate.net/publication/313598484_Intervista_a_Massimo_Morigi_sul_Repubblicanesimo_Geopolitico_di_Giuseppe_Germinario_per_il_blog_di_Geopolitica_e_di_conflittualismo_strategico_Conflitti_e_Strategie: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.22440.57606). Tralasciando i momenti aurorali e generativi di questa teoria politica, che per ogni autore potrebbero risalire al momento della sua nascita e al suo carattere e, volendo concedere un minimo di maggior spazio alle convenzioni filologiche, i primi passi verso la costruzione del Repubblicanesimo Geopolitico risalgono agli studi del sottoscritto sull’estetizzazione della politica nei regimi totalitari e i primi documenti sul Repubblicanesimo Geopolitico, incentrati sul concetto della ‘Republican Diffusive Domination”, apparvero a fine 2013 sul blog di geopolitica “Il Corriere della Collera”. Queste fonti primarie sono quindi consultabili agli URL  https://corrieredellacollera.com/2013/11/23/alla-ricerca-dellidentita-italiana-di-massimo-morigi/https://corrieredellacollera.com/2013/11/28/alla-ricerca-della-identita-italiana-dialogo-tra-morigi-e-stefanini/ (in alternativa, vista la volatilità delle fonti internet, si è provveduto a depositarle anche presso le piattaforme WebCite e Wayback Machine di Internet Archive, il cui compito è appunto dotare i documenti sul Web di un URL di riserva qualora la piattaforma originale dovesse cessare, agli URL http://www.webcitation.org/6aNTUJQ82, http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fcorrieredellacollera.com%2F2013%2F11%2F23%2Falla-ricerca-dellidentita-italiana-di-massimo-morigi%2F&date=2015-07-29, http://www.webcitation.org/6aNSrbd66    e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fcorrieredellacollera.com%2F2013%2F11%2F28%2Falla-ricerca-della-identita-italiana-dialogo-tra-morigi-e-stefanini%2F&date=2015-07-29  per quanto riguarda WebCite e http://web.archive.org/web/20200315074249/https://corrieredellacollera.com/2013/11/23/alla-ricerca-dellidentita-italiana-di-massimo-morigi/http://web.archive.org/web/20200315074554/https://corrieredellacollera.com/2013/11/28/alla-ricerca-della-identita-italiana-dialogo-tra-morigi-e-stefanini/ per quanto riguarda Wayback Machine). Sempre riguardo al “Corriere della Collera”, in seguito vi sono stati altri contributi del sottoscritto sempre ispirati al Repubblicanesimo Geopolitico. Questi sono stati poi successivamente raccolti in unico file e – sebbene il contenuto di questo file abbia più l’aspetto di una bozza   che di un lavoro definitivo – esso è ora liberamente consultabile e scaricabile agli  URL di Internet Archive  https://archive.org/details/RepubblicanesimoGeopoliticoProvaMassimoMorigi.pdf/mode/2up e https://ia800903.us.archive.org/1/items/RepubblicanesimoGeopoliticoProvaMassimoMorigi.pdf/RepubblicanesimoGeopoliticoProvaMassimoMorigi.pdf (WebCite: http://www.webcitation.org/6dWqmW5BV e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia801405.us.archive.org%2F2%2Fitems%2FRepubblicanesimoGeopoliticoProvaMassimoMorigi.pdf%2FRepubblicanesimoGeopoliticoProvaMassimoMorigi.pdf&date=2015-12-04;  ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/313526603_REPUBBLICANESIMO_GEO-POLITICO_IL_CORRIERE_DELLA_COLLERA_Per_la_Repubblica_di_domani_IL_CORRIERE_DELLA_COLLERA_ALLA_RICERCA_DELL%27IDENTITA_ITALIANA: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.14903.93601). Nel 2017 questi contributi sul Repubblicanesimo Geopolitico apparsi sul “Corriere della Collera” e poi pubblicati autonomamente sul Web sono stati poi ripubblicati dal blog di geopolitica marxista “L’Italia e il Mondo” e si rinvia al blog in questione, URL http://italiaeilmondo.com/, per la consultazione di queste ripubblicazioni. A loro volta anche questi contributi “ripubblicati” sono stati immessi direttamente nel Web e a differenza della “ripubblicazione” originaria, questa volta il testo è stato ripulito dagli altri interventi apparsi a commento sul blog, dimodoché   Repubblicanesimo Geopolitico copiaincolla dal “Corriere della Collera” e dall’ “Italia e il Mondo”, questo il titolo del documento in questione, ha perso il carattere di bozza della prima immissione di questi articoli nel Web. Gli URL attraverso i quali risalire a Repubblicanesimo Geopolitico copiaincolla dal “Corriere della Collera” e dall’ Italia e il Mondo”: Internet Archive: https://archive.org/details/RepubblicanesimoGeopoliticoCopiaincollaDalCorriereDellaColleraE/mode/2up, https://ia801609.us.archive.org/19/items/RepubblicanesimoGeopoliticoCopiaincollaDalCorriereDellaColleraE/RepubblicanesimoGeopoliticoCopiaincollaDalCorriereDellaColleraEDallitaliaEIlMondo.pdf; WebCite: http://www.webcitation.org/6pApJZZD4, http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia601500.us.archive.org%2F25%2Fitems%2FRepubblicanesimoGeopoliticoCopiaincollaDalCorriereDellaColleraE%2FRepubblicanesimoGeopoliticoCopiaincollaDalCorriereDellaColleraEDallitaliaEIlMondo.pdf&date=2017-03-23; ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/315516889_REPUBBLICANESIMO_GEOPOLITICO_COPIAINCOLLA_DAL_CORRIERE_DELLA_COLLERA_E_DALL%27ITALIA_E_IL_MONDO: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.26753.66407. Per chi volesse poi avventurarsi nei momenti aurorali e generativi del Repubblicanesimo Geopolitico profondamente influenzati dai miei studi sull’estetizzazione della politica nei regimi totalitari del Novecento, rinvio a Repvblicanismvs Geopoliticvs Fontes Origines et Via, che è visionabile e scaricabile all’URL https://archive.org/details/RepvblicanismvsGeopoliticvsFontesOriginesEtViaReloaded. Di questo URL non si fornisce il corrispettivo “congelamento” su  WebCite visto che questa piattaforma non consente  il caricamento di file audiovisivi (in questo documento sono visionabili anche dei  video musicali scaricati da YouTube), ma file audiovisivi il cui upload è consentito su  ResarchGate, per cui  Repvblicanismvs Geopoliticvs Fontes Origines et Via è consultabile  anche all’ URL https://www.researchgate.net/publication/313560201_Repvblicanismvs_Geopoliticvs_Fontes_Origines_et_Via_-_Karl_Marx: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.15152.97286). Nella formazione del mio pensiero politico e specialmente nella genesi del Repubblicanesimo Geopolitico questi studi sull’estetizzazione della politica rivestono una importanza fondamentale perché l’estetizzazione della politica nei regimi totalitari, per quanto sia stata certamente l’arma di   “distrazione di massa” per eccellenza impiegata da questi regimi è, al tempo stesso, il “segnalatore d’incendio” che le cosiddette democrazie rappresentative non sono assolutamente in grado di rispondere a quelle fondamentali necessità per una “vita buona” che il pensiero politico classico ha indicato  come l’ autentico obiettivo del vivere associato. Mentre nella retorica delle democrazie rappresentative questa “vita buona” sarebbe assicurata, oltre  che dalla prospettiva di un sempre maggiore benessere materiale che questi regimi hanno finora apparentemente garantito (apparentemente garantito perché questa crescente prosperità sotto i regimi democratici è avvenuta nei paesi industrializzati mentre per il “non Occidente” se non è avvenuto l’esatto contrario poco ci manca ma ancor più apparentemente garantito perché ora anche questi paesi del perimetro occidentale registrano un regresso in termini di redistribuzione delle risorse per quanto riguarda le classi non dirigenti), anche dall’innalzamento del livello  culturale ottenuto dalle masse attraverso la  partecipazione democratica (in realtà, questa partecipazione democratica è una “gentile” concessione delle classi dirigenti per tenere tranquille le classi sottoposte e tutto si può dire del rapporto cultura e democrazia tranne il fatto che le moderne democrazie industriali siano un ambiente favorevole all’elaborazione e diffusione culturale, si può affermare anzi il contrario), nella realtà tutto si può dire delle attuali forme politiche più o meno democratiche tranne il fatto che promuovano una “vita buona”. I regimi totalitari avevano compreso il bisogno di questa “vita buona” negata dalle forme politiche democratiche ma la loro risposta fu fornire una “negazione bella e buona” della vita associata e privata che soggiacendo  agli input espressamente totalitari dell’ideologia di partito estetizzava la politica,  nel senso che rendeva esteticamente accettabili  e quindi truffaldinamente eticamente positivi e con tutte le energie palesemente perseguibili  tutti quei rapporti di forza che cristallizzando il dominio di classe erano, di fatto, proprio la negazione della “vita buona” (nelle democrazie questi input totalitari sono egualmente presenti ma sono celati dalle retoriche politiche, prima fra tutte quelle dei diritti umani, che consentono sul piano interno di ritenere formalmente uguali individui appartenenti a classi con enormi disparità di reddito e di potere politico e all’esterno di esportare queste “democrazie”). La risposta invece del Repubblicanesimo Geopolitico al bisogno di “vita buona” è, lungo la direttrice del miglior pensiero politico realista che si dipana lungo la linea Aristotele-Machiavelli-Hegel-Marx, mandare letteralmente al macero ogni retorica politica sia di stampo democratico-criptototalitario che di forma estetizzante sfacciatamente totalitaria,  sottolineando che mentre la libertà nelle c.d. democrazie rappresentative o il mito della nazione o del popolo eletto sono delle retoriche ingannatrici e comunque intrinsecamente totalitarie, l’operare concretamente per il miglioramento della propria condizione implica l’abbandono dell’ottica totalitaria attraverso un’azione che, nella teoria come nella prassi,  si pronuncia  espressamente per una visione antitotalitaria e, perciò,  totale e dialettica  della realtà, visione totale e dialettica  della realtà che, al contrario di ogni visione totalitaria, implica sia la decisiva importanza del soggetto agente (azione del soggetto agente e non di  vaghe, fumose e mitologiche entità metastoriche come la razza o i diritti umani) sia la modificabilità dello stesso agente in ragione della sua azione modificatrice sulla realtà (il totalitarismo dei regimi totalitari persegue, invece, uno stadio finale di perfezione omega, la razza o la patria oltre il quale non è possibile il mutamento; per i regimi totalitari democratici lo stadio finale omega viene sostituito dal mito di una generica umanità perfettibile all’infinito, il mito cioè del progresso, mito del progresso che è però, in realtà, nient’altro che  regresso perché fa appello ad una generica umanità e non ad una concreta umanità che trova il suo progresso, se proprio vogliamo impiegare questo termine mitologico, in una concretissima azione modificatrice della realtà e quindi di creazione non generica proiettata in un tempo infinito e perciò inverificata ed inverificabile ma individuata, hic et nunc, anche di sé stessa). Con il Repubblicanesimo Geopolitico ha raggiunto quindi piena maturità – al di ogni miraggio “democratico”, totalitario comunque declinato e pure di ogni mitologia della classe operaia come classe intermodale e rigettando questo ultimo  universalismo marxista anche  attraverso, ma non solo, il farmaco “antiuniversalista” di una teoria e di una prassi che trae abbondante ispirazione dalla migliore tradizione della geopolitica, di quella geopolitica, cioè, non offuscata da miti “fissisti” di stampo positivistico  o neo-positivisitico – tutta quella filosofia della prassi che ha sempre compreso che la libertà non è né una retorica né una mitologia ma la piena comprensione e realizzazione dell’inestricabile legame dialettico fra soggetto e oggetto, legame dialettico che continuamente modifica sia il primo che il secondo e che consente, se correttamente inteso, sia un’efficace azione liberatoria perché basata su una concreta e non metafisica cognizione della realtà  e quindi delle concrete possibilità di miglioramento individuale e sociale sia l’evitare di  ricadere in Weltanschauung totalitarie che nella loro rigida e fissista visione sono la negazione della “vita buona” perché sono, di fatto, la negazione della vita. Vedremo nel corso del presente scritto, se questo radicale ed impegnativo riorientamento culturale e politico del Repubblicanesimo Geopolitico rispetto a tutta la tradizione liberale ma anche a quella marxista è stato mantenuto. La prima (garbata) polemica sul Repubblicanesimo Geopolitico risale al luglio del 2014 ed apparve sulle pagine del blog repubblicano “Democrazia Pura” ed era imperniata sull’osservazione da parte di “Democrazia Pura” che  «Sul criterio di lettura della storia e sulla prospettiva politica del [Repubblicanesimo Geopolitico] non mancano interpretazioni tendenzialmente finalistiche che non possono non suscitare forti perplessità per il loro carattere intrinsecamente assolutista». La risposta all’osservazione di “Democrazia Pura”, pur non accogliendo il mal interpretato carattere assolutista di questa dottrina politico-filosofica, fu che il Repubblicanesimo Geopolitico era integralmente e convintamente finalistico e compiendo questa affermazione, sempre in questa risposta al contempo il sottoscritto cominciò a mettere apertamente in discussione quelli che da “Democrazia Pura” (non solo da questa, ovviamente, ma  anche da parte della mentalità prevalente di coloro che oggi si proclamano repubblicani o neo-repubblicani) vengono considerati i capisaldi filosofico-politici del repubblicanesimo, vale a dire Kant e Popper. In questa risposta, è vero, non si menziona ancora alcun autore “dialettico” ma quello che si è affermato in seguito in merito al conflittualismo dialettico del Repubblicanesimo Geopolitico e per ultimo all’‘epifania strategica’ che, se vogliamo, costituisce la sua finalità (ed anche il suo mito: ma un mito che si basa non su vuote elucubrazioni totalitarie ma sulla natura stessa della realtà, che come cercheremo di mostrare, non è altro che la manifestazione espressiva del conflitto olistico-dialettico-espressivo-strategico), trova nella risposta alle garbate osservazioni di “Democrazia Pura” il punto di partenza e sviluppo. Si rimanda quindi in prima battuta all’URL di “Democrazia Pura” attraverso alla quale si accede alla pagina che ha pubblicato la polemica, http://www.democraziapura.altervista.org/?page_id=1119#comment-129, e poi ai successivi “congelamenti” di questa pagina per far sì che una volta cessata “Democrazia Pura” (si spera il più tardi possibile) di questa polemica rimanga adeguata documentazione: Internet Archive: https://archive.org/details/RepubblicanesimoGeopoliticoDemocraziaPuraRepubblicanesimoMarxMassimo/mode/2up e https://ia800905.us.archive.org/10/items/RepubblicanesimoGeopoliticoDemocraziaPuraRepubblicanesimoMarxMassimo/RepubblicanesimoGeopoliticoDemocraziaPuraRepubblicanesimoMarxMassimoMorigi.pdf; WebCite: http://www.webcitation.org/6oGSlmKEX e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fwww.democraziapura.altervista.org%2F%3Fpage_id%3D1119%23comment-129&date=2017-02-14; Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200316070941/http://www.democraziapura.altervista.org/suggerimenti; ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/313675931_Polemica_su_Democrazia_Pura_sul_Repubblicanesimo_Geopolitico_di_Massimo_Morigi: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.31504.20489. Sempre all’estate del 2014 risale la mia prima intervista sul Repubblicanesimo Geopolitico fattami da Sauro Mattarelli per conto della rivista politica repubblicana “Il Senso della Repubblica” (Sauro Mattarelli, a cura di, Dialogo con Massimo Morigi. Il Repubblicanesimo Geopolitico, in Il “Senso della Repubblica”, anno VII, n. 8, agosto 2014), nel corso della quale viene ribadito quello che già nelle prime esposizioni del 2013 del Repubblicanesimo Geopolitico apparse sul “Corriere della Collera” era il punto di partenza di tutti i ragionamenti su questa nuova dottrina filosofico-politica, vale a dire  il rifiuto da parte del Repubblicanesimo Geopolitico di una visione della libertà intesa come “non dominio”. Questo concetto di libertà come “non dominio” rivela tutta la natura ideologica ed utopica (sarebbe ancor meglio dire mitologico-utopica ma di una mitologia-utopia regressiva: anche il Repubblicanesimo Geopolitico ha la sua componente utopica, l’ Epifania strategica, ma si tratta di un mito, o meglio  di un obiettivo limite, basato – come già sottolineato – sull’autentica natura olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale della realtà e non su una libertà intesa come sottrazione di potere, mentre il potere, come viene spiegato bene nell’intervista, non è il male della società ma ciò che costituisce il suo momento generativo) dell’attuale scuola filosofico-politica neo-repubblicana (per intenderci nominando i suoi due principali esponenti: Quentin Skinner e Philip Pettit), che pur ha avuto grandi meriti nell’aver iniziato a mettere in discussione all’interno del perimetro ideologico liberal-democratico una libertà che, e su ciò siamo d’accordo con questi autori neo-repubblicani, il pensiero liberale intravede solo come ‘non interferenza’del potere sui cittadini piuttosto che, come vorrebbero i neo-repubblicani, di “non dominio” od autonomia dal potere degli stessi. Purtroppo, e nell’intervista viene ribadito a chiare lettere, se si vuole innescare un processo di autentica, progressiva e dialettica libertà umana non si tratta di meglio precisare il ‘non’, non si tratta di istituire –  seppur inconsapevolmente da parte di questa scuola neo-repubblicana – una sorta di  adorniana ‘dialettica negativa’ sottrattiva di potere ma si tratta di risalire e guardare negli occhi il momento generativo ed evolutivo di ogni società, il potere, appunto, e come questo potere, effettualmente e non in un ipotetico mondo delle fate dove costituirebbe solo un momento negativo che molto ha a che vedere col mito cristiano del diavolo, crei il lagrassiano conflitto strategico e quindi si costituisca come l’autentica genesi ed unico motore  delle classi sociali e del dialetticamente necessitato e socialmente poietico confronto-scontro fra le stesse. Gli URL dove è possibile accedere al formato PDF delle pagine del numero in questione del “Senso della Repubblica”. Per Internet Archive: https://archive.org/details/DialogoConMassimoMorigi.IlRepubblicanesimoGeopolitico.IlSensoDella/mode/2up e https://ia600501.us.archive.org/9/items/DialogoConMassimoMorigi.IlRepubblicanesimoGeopolitico.IlSensoDella/DialogoConMassimoMorigi.IlRepubblicanesimoGeopolitico.IlSensoDellaRepubblicaAnnoViiN.8Agosto2014.pdf; per WebCite: http://www.webcitation.org/6oEzHotbi                                                                                                               e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia600501.us.archive.org%2F9%2Fitems%2FDialogoConMassimoMorigi.IlRepubblicanesimoGeopolitico.IlSensoDella%2FDialogoConMassimoMorigi.IlRepubblicanesimoGeopolitico.IlSensoDellaRepubblicaAnnoViiN.8Agosto2014.pdf&date=2017-02-13; per ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/313648067_Tesi_di_Massimo_Morigi_sul_Repubblicanesimo_Geopolitico: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.34420.55689. La Democrazia che Sognò le Fate (Stato di Eccezione, Teoria dell’Alieno e del Terrorista e Repubblicanesimo Geopolitico) del gennaio 2015 potrebbe in apparenza essere considerato, come da titolo, un bizzarro divertissement trattando nelle sue poche paginette argomenti come la tesi n. 8 di Tesi di Filosofia della Storia di Walter Benjamin  e il suo conseguente ‘iperdecisionismo’ (iperdecisionismo che verrà affrontato poco dopo in maniera più approfondita  in Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico. Lo Stato di Eccezione come Regola), il costruttutivismo del teorico politico neorealista Alexander Wendt affrontando, seppur da un punto di vista schmittiano e con precisa individuazione della natura parareligiosa del fenomeno degli avvistamenti degli UFO, la domanda che si pone Wendt sui cambiamenti politici e culturali cui andrebbe incontro l’umanità nel momento in cui avesse contezza di una civiltà aliena (l’alieno, secondo La Democrazia che Sognò le Fate, come postmoderna incarnazione del nemico assoluto schmittiano e come novella incarnazione del diavolo) e le radici culturali del Repubblicanesimo Geopolitico, per le quali, sempre  nella Democrazia che Sognò le Fate, non si ha alcuna remora di  recuperare anche il ratzeliano tanto demonizzato concetto di Lebensraum (una sprezzatura del Repubblicanesimo Geopolitico verso le mitologie negative e positive del passato – o, meglio, verso la mitologizzazione negativa o positiva del passato che è, sempre e comunque,  il velo di Maya intessuto dal potere dominante per nascondere, appunto, il suo potere –, tanto che, per rimanere a questo caso specifico,  una alternativa definizione di Repubblicanesimo Geopolitico potrebbe essere ‘Lebensraum repubblicanesimo’ o ‘Repubblicanesimo dello spazio vitale’). Gli autori citati nella Democrazia che Sognò le Fate,  Ratzel,  Benjamin, Schmitt, potrebbero sembrare in apparenza autori che nulla hanno a che spartire fra loro. In realtà hanno molto e questo molto è, assieme ad una visione conflittuale della società, un rifiuto della narrazione politica e storica che si dipana attraverso l’affabulazione mitologica dei principi universali dei diritti dell’uomo e della loro conseguente sacralizzazione ideologica da parte liberale e democratica. Questa loro idiosincrasia è fatta interamente propria anche dal Repubblicanesimo Geopolitico e per quanto riguarda la loro dialetticità, alcuni di loro sono più dialettici, per altri, vedi Ratzel, totalmente informato ad una visione geo-spaziale del potere, apparentemente non si potrebbe pensare ad  una elaborazione teorica più lontana da un approccio dialettico ma quello che  per noi conta dal punto di vista della rinnovata filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitico è che tutti questi autori portarono efficacemente a consunzione il canone liberaldemocratico e che, quindi, anche quando la dialettica non viene espressamente riconosciuta, essi operano all’interno di una Weltanschuung che vede il fenomeno storico e sociale come una totalità, una totalità dove non è ammesso alcun sacro recinto, men che meno gli immortali diritti dell’uomo e la totalitaria sacralizzazione ideologica della democrazia rappresentativa. Discorso a parte, infine, si deve fare per Alexander Wendt. A rigore esso non può essere considerato un autore scettico della democrazia, anzi per il suo rifiuto di un realismo politico elementare e violento potrebbe essere considerato, sotto molti aspetti, come un modello del “politicamente corretto” ma il suo Anarchy is What States Make of It (per citazione bibliografica completa ed indicazione di reperibilità internettiana, vedi infra nota n°16), articolo il cui titolo e contenuto è divenuto il simbolo del suo pensiero  si ribella sì ad una teoria della relazioni internazionali ispirata ad un realismo meccanicista in cui le nazioni sono costrette alla conflittualità per via della intima struttura anarchica del sistema internazionale ma questa fuoruscita dal classico duro realismo delle relazioni internazionali non avviene in base ad una affabulazione ideologica sui sacri principi politici universalistici ma viene messa in atto attraverso una magistrale mossa: l’anarchia del sistema internazionale è, come tutte le creazioni sociali e storiche, frutto delle rappresentazioni degli attori sulla storia e sulla società e sono queste rappresentazioni, e non viceversa, che conferiscono una natura determinata alla storia e alla società stesse. Da qui la sfavillante conclusione che abbiamo anarchia (o, il suo contrario, armonia) nel sistema internazionale nella misura in cui i decisori (ed anche le masse) all’interno di questo sistema se lo rappresentano mettiamo alla Hobbes o alla Ghandi. Siamo qui veramente ad un passo da una pienamente dispiegata filosofia della prassi che vuole essere il nucleo costitutivo del Repubblicanesimo Geopolitico. Manca a Wendt, però, un tassello fondamentale per l’inveramento di una compiuta filosofia della prassi, e cioè che queste rappresentazioni mentali e/o culturali che muovono gli Stati e le loro subunità politiche (fino a giungere, come vedremo nel prosieguo di queste Glosse,  secondo l’integrale e compiuta filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitico, alle subunità  dialettico-espressive-strategiche-conflittuali della biologia, delle quali l’uomo è la più alta espressione nella sua pienamente sviluppata anche se quasi mai completamente consapevole – e anche non esclusiva rispetto alle altre  forme non solo biologiche ma anche culturali e fisiche meno evolute –  dialettica strategicità) hanno una genesi dialettico-espressiva-strategica-conflittuale. Questa consapevolezza dialettico-espressiva-strategica-conflittuale è la grande conquista della filosofia della prassi che troviamo in  György Lukács, Karl Korsch e Antonio Gramsci, e il Repubblicanesimo Geopolitico intende riprendere la loro bandiera prassistica depurandola, però, dalle mitologie politiche che albergavano in questi pensatori, vale a dire la classe operaia vista come la classe in grado di far scoppiare le contraddizioni all’interno del sistema capitalistico perché, a differenza di tutte le altre classi di oppressi apparse sullo scenario della storia, essa sarebbe, come pensavano Marx ed Engels nell’Ideologia Tedesca, una classe “intermodale”, in grado cioè di rappresentare tutte le potenzialità umane e non solo le istanze della propria classe. È qui di tutta evidenza che si è ricaduti nella mitologia, seppur riveduta e corretta a “sinistra”, degli universali diritti dell’uomo e la filosofia della prassi del Repubblicanesimo Geopolitico intende spazzare via, una volta per tutte, questa mitologia per sostituirla sì con un mito, quello dell’ Epifania strategica, ma un mito che si basa sul  riconoscimento realistico (e quindi al tempo stesso inestricabilmente dialettico e perciò mai  meccanicistico, fatalistico o psicologicamente disperato, ma dialetticamente creativo e quindi rivoluzionario) della  natura dialettico-espressiva-strategica-conflittuale della realtà. Si forniscono gli URL del nostro caricamento diretto di  questo divertissement sul Web. Per Internet Archive: https://archive.org/details/LaDemocraziaCheSognLeFatestatoDiEccezioneTeoriaDellalienoEDel/mode/2up e https://ia801603.us.archive.org/16/items/LaDemocraziaCheSognLeFatestatoDiEccezioneTeoriaDellalienoEDel/LaDemocraziaCheSognLeFatestatoDiEccezioneTeoriaDellalienoEDelTerroristaERepubblicanesimoGeopolitico.pdf.                                                                                                                                                   Per WebCite: http://www.webcitation.org/6oSfQfMIr e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia801501.us.archive.org%2F25%2Fitems%2FLaDemocraziaCheSognLeFatestatoDiEccezioneTeoriaDellalienoEDel%2FLaDemocraziaCheSognLeFatestatoDiEccezioneTeoriaDellalienoEDelTerroristaERepubblicanesimoGeopolitico.pdf&date=2017-02-22. Per ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/313860507_La_democrazia_che_sogno_le_fate_Redux: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.31736.85760. Oltre questa immissione in proprio nel Web, nel 2017 La Democrazia che Sognò le Fate è stata pubblicata anche dal blog di geopolitica marxista “L’Italia e il Mondo” . Qui di seguito i due URL del blog attraverso i quali si prende visione di questa pubblicazione ed i relativi “congelamenti” su WebCite e Wayback Machine: http://italiaeilmondo.com/2017/02/19/la-democrazia-che-sogno-le-fate-stato-di-eccezione-teoria-dellalieno-e-del-terrorista-e-repubblicanesimo-geopolitico-di-massimo-morigi/ (WebCite: http://www.webcitation.org/6oO5aLz4z e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2F2017%2F02%2F19%2Fla-democrazia-che-sogno-le-fate-stato-di-eccezione-teoria-dellalieno-e-del-terrorista-e-repubblicanesimo-geopolitico-di-massimo-morigi%2F&date=2017-02-19; Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200316084413/http://italiaeilmondo.com/2017/02/19/la-democrazia-che-sogno-le-fate-stato-di-eccezione-teoria-dellalieno-e-del-terrorista-e-repubblicanesimo-geopolitico-di-massimo-morigi/) e http://italiaeilmondo.com/category/zibaldone/ (WebCite: http://www.webcitation.org/6oO68C9Zj e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2Fcategory%2Fzibaldone%2F&date=2017-02-19; Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200316084705/https://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2Fcategory%2Fzibaldone%2F&date=2017-02-19). Nel febbraio del 2015 il “Senso della Repubblica” ha pubblicato un altro mio contributo sul Repubblicanesimo Geopolitico, Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico. Lo Stato di Eccezione come Regola (Massimo Morigi, Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico. Lo Stato di Eccezione come Regola, in “Il Senso della Repubblica”, anno VIII, n. 2, febbraio 2015), attraverso il quale si continua, approfondendola, nell’operazione iniziata con la Democrazia che Sognò le Fate di inserimento nel canone del Repubblicanesimo Geopolitico di tutte quelle “elaborazioni di senso” che dall’Ottocento fino ai giorni nostri abbiano da un lato costituito una sorta di antemurale a tutte le Weltanschauung positivistiche e meccanicistiche (compreso quindi tutte le versioni più o meno diamattine del marxismo orientale con le loro interpretazioni  deviate e positivizzate del materialismo dialettico) e dall’altro si siano duramente contrapposte ad ogni forma di irrazionalismo e spiritualismo (e il culmine della suddetta “operazione di senso” dovrebbero essere, appunto, le presenti Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico). Ora Walter Benjamin può a buon diritto essere iscritto nel novero di coloro che rifiutarono sempre una meccanicizzazione della vita quotidiana e politica e la sua “illuminazione profana”, prima ancora di essere giustamente inquadrata nell’ambito degli influssi surrealisti, non sarebbe stata possibile senza un profondo immanentismo unito ad una indiscutibile visione dialettica della stessa. Ma andando nello specifico dell’articolo in questione, in Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico. Lo Stato di Eccezione come Regola, si è voluto porre in rilievo che questa visone “antimeccanicistica” di Walter Benjamin si sostanziò in una sorta di “filosofia della prassi” che poneva la decisione al centro di tutto il suo universo umano e politico. Scrive infatti Benjamin nella VIII tesi di Tesi di filosofia della storia: «La tradizione degli oppressi ci insegna che lo ‘stato di eccezione’ in cui viviamo è la regola. Dobbiamo giungere a un concetto di storia che corrisponda a questo fatto. Avremo allora di fronte, come nostro compito, la creazione del vero stato di eccezione; e ciò migliorerà la nostra posizione nella lotta contro il fascismo. La sua fortuna consiste, non da ultimo, in ciò che i suoi avversari lo combattono in nome del progresso come di una legge storica. Lo stupore perché le cose che viviamo sono ‘ancora’ possibili nel ventesimo secolo è tutt’altro che filosofico. Non è all’inizio di nessuna conoscenza, se non di quella che l’idea di storia da cui proviene non sta più in piedi.». A differenza di Carl Schmitt per il quale la decisione suprema e superiore come ordine gerarchico alla legge stessa si manifesta (e si deve manifestare) solo nel momento dello stato di eccezione, per Walter Benjamin lo stato di eccezione non esiste o, meglio, dialetticamente parlando, lo ‘stato di eccezione’ è una ‘non eccezione’, cioè lo ‘stato di eccezione’ si manifesta come regola costante, pervasiva  e senza soluzione di continuità nel tempo e nello spazio e la consapevolezza di questo stato di eccezione/regola costituisce il nucleo primigenio e generativo di ogni autentico rivoluzionario   che, avendo compreso la funzione pantocratrice dello stato di eccezione/regola nella nascita e sviluppo dei rapporti sociali ed umani, deve  informare il proprio  operato teorico e pratico a questa ontologia iperdecisionista  e iperconflittualista della realtà (ben oltre il timido decisionismo di Schmitt per il quale, da vero conservatore cattolico – e fascista –, la decisione extra legem, seppure formalmente superiore alla legge stessa, in pratica non era altro che un episodio per opporsi alla rivoluzione e  finalizzato al ristabilimento dei vecchi ordini e gerarchie tradizionali della società). «Per essere ancora più chiari: per Carl Schmitt uno stato di eccezione che entra in scena solo nei momenti di massima crisi; per Walter Benjamin uno stato di eccezione continuamente ed incessantemente  operante e in cui il suo mascheramento in forme giuridiche è funzionale al mantenimento dei rapporti di dominio ma che, se pienamente riconosciuto e vissuto dalle classi dominate, diventa un Anti-Katéchon e quindi non il  frenatore [il Katéchon come aveva mitologicamente pensato Carl Schmitt, riprendendo questo termine dalla Seconda Lettera ai Tessalonicesi  nella quale  Paolo di Tarso evocava il frenatore dell’Anticristo e per traslato per il grande giuspubblicista fascista di Plettenberg Katéchon come ultima mitica risorsa per arrestare o frenare la rivoluzione, ndr]  ma un acceleratore della rivoluzione. Se giustamente, ma con intento nemmeno tanto nascostamente denigratorio, il pensiero di Carl Schmitt è stato definito ‘decisionismo’, Walter Benjamin apre al pensiero politico la dimensione dell’iperdecisionismo.»: Massimo Morigi, Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico: Lo Stato di Eccezione in cui Viviamo è la Regola, (Versione REDVX – Reloaded il 25 febbraio 2017), pp. 5-6, versione Redux di Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico. Lo Stato di Eccezione in cui viviamo è la Regola, caricata autonomamente e visionabile  agli URL https://archive.org/details/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDi_949/mode/2up e https://ia801900.us.archive.org/0/items/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDi_949/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDiEccezioneInCuiViviamoLaRegola-VersioneRedvx.pdf. Benjamin, quindi, come un vero campione di una filosofia della prassi integralmente immanentistica ed integralmente olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale che abbia rotto tutti i punti con tutte le filosofie meccanicistiche di destra e di sinistra (semplificando positivismo, neopositivismo e marxismo orientale, cioè Diamat) e per questo di fondamentale ed ineludibile importanza per il canone del Repubblicanesimo Geopolitico che intende informarsi ad una radicale, dialettica ed antimeccanicistica filosofia della prassi, che, come vedremo nelle note seguenti, porti al culmine della sua consapevolezza quanto già elaborato da Lukács, Korsch e Gramsci. Fondamentale (e fondante) quindi è, per il Repubblicanesimo Geopolitico, l’inserimento all’interno di questo canone anche di Walter Benjamin, visto così ora non più come una sorta di autore in cui il momento politico avrebbe costituito una sorta di forzatura della sua vera natura influenzata dal surrealismo (influsso reale ma che è stato travisato nel suo autentico senso) e da una visione mistico-poetica della realtà che lo avrebbe reso uno spirito essenzialmente impolitico (in realtà la sua fu una matura visione dialettico-espressiva-strategica-conflittuale e se Benjamin fu un impolitico lo fu alla stessa stregua di un Aristotele, di un Machiavelli, di un Hegel o di un Marx e su questo penso non sia necessario aggiungere altro). Gli URL attraverso i quali si accede al formato PDF delle pagine del suddetto numero del “Senso della Repubblica”. Per Internet Archive: https://archive.org/details/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDi/mode/2up e https://ia800501.us.archive.org/34/items/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDi/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDiEccezioneComeRegola.IlSensoDellaRepubblicaAnnoViiiN.2Febbraio2015.pdf. Per WebCite: http://www.webcitation.org/6oF2D6q32 e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia800501.us.archive.org%2F34%2Fitems%2FWalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDi%2FWalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDiEccezioneComeRegola.IlSensoDellaRepubblicaAnnoViiiN.2Febbraio2015.pdf&date=2017-02-13. Per ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/274641401_WALTER_BENJAMIN_IPERDECISIONISMO_E_REPUBBLICANESIMO_GEOPOLITICO_LO_STATO_DI_ECCEZIONE_COME_REGOLA_testo_preparatorio_di_Massimo_Morigi_sul_%27Repubblicanesimo_Geopolitico%27: https://doi.org/10.13140/RG.2.1.5099.7287. Non essendo il “Senso della Repubblica” un blog, cioè una piattaforma sul Web dove quello che viene caricato viene immesso direttamente e quindi corrisponde integralmente senza possibilità di discostamenti  alla volontà e agli errori del suo autore (al netto, ovviamente della sua eventuale non pubblicazione  o correzione sotto responsabilità del gestore del blog, interventi comunque non di natura tecnica ma dovuti ad una precisa volontà politica editoriale), ma un rivista che viene solo in seguito digitalizzata, sono possibili i classici errori tecnici redazionali  di natura editoriale nella pubblicazione dei documenti che le vengono sottoposti. Per questo motivo, e senza andare a segnalare eventuali piccoli discostamenti rispetto alla bozza originale sottoposta alla rivista stessa, si è provveduto da parte del suo autore all’autonoma immissione in rete del testo originale a suo tempo sottoposto alla rivista (ciò non è stato fatto per l’intervista sul Repubblicanesimo Geopolitico per la quale l’autore non è in possesso di bozze definitive perché la scrittura finale dell’intervista è stata interamente a cura del “Senso della Repubblica”; ciò, per lo stesso motivo, non è stato  fatto per la polemica sul  blog “Democrazia Pura” ma, nonostante la sua natura di blog dell’ “Italia e il Mondo”, si è provveduto pure, come vedremo in questa nota, di caricare autonomamente  sul Web il Dialecticvs Nvncivs, l’ultima saggio che precede e prepara le presenti Glosse che, nonostante  la sua pubblicazione  senza errori  e  revisioni  sull’ “Italia e il Mondo” – si ringrazia il blog per la fiducia ed anche per la condivisione teorica –, si è ritenuto, vista la sua importanza precorritrice rispetto alle Glosse, di fornirgli anche una ridondanza  autonoma rispetto alla pubblicazione su “L’Italia e il Mondo”). Tornando quindi agli URL della pubblicazione autonoma sul Web di Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico. Lo Stato di Eccezione come Regola, per Internet Archive l’articolo è consultabile presso i già citati URLhttps://archive.org/details/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDi_949/mode/2up e https://ia601900.us.archive.org/0/items/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDi_949/WalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDiEccezioneInCuiViviamoLaRegola-VersioneRedvx.pdf; presso il “congelamento” attraverso la piattaforma WebCite agli URL http://www.webcitation.org/6or3YW9yH  e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia801509.us.archive.org%2F17%2Fitems%2FWalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDi_949%2FWalterBenjaminIperdecisionismoERepubblicanesimoGeopolitico.LoStatoDiEccezioneInCuiViviamoLaRegola-VersioneRedvx.pdf&date=2017-03-10;  e infine presso ResearchGate all’ URL https://www.researchgate.net/publication/314065896_Walter_Benjamin_Iperdecisionismo_e_Repubblicanesimo_Geopolitico_Lo_Stato_di_eccezione_in_cui_Viviamo_e_la_Regola: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.27706.39363. Inoltre Walter Benjamin, Iperdecisionismo e Repubblicanesimo Geopolitico. Lo Stato di Eccezione come Regola è stato recentemente ripubblicato sempre dal blog di geopolitica marxista “L’Italia e il Mondo” agli URL http://italiaeilmondo.com/2017/02/22/walter-benjamin-iperdecisionismo-e-repubblicanesimo-geopolitico-lo-stato-di-eccezione-in-cui-viviamo-e-la-regola-di-massimo-morigi/ (WebCite: http://www.webcitation.org/6oUAR6xbI e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2F2017%2F02%2F22%2Fwalter-benjamin-iperdecisionismo-e-repubblicanesimo-geopolitico-lo-stato-di-eccezione-in-cui-viviamo-e-la-regola-di-massimo-morigi%2F+&date=2017-02-23; Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200316100853/http://italiaeilmondo.com/2017/02/22/walter-benjamin-iperdecisionismo-e-repubblicanesimo-geopolitico-lo-stato-di-eccezione-in-cui-viviamo-e-la-regola-di-massimo-morigi/) e http://italiaeilmondo.com/category/zibaldone/ (WebCite: http://www.webcitation.org/6oUAhrwer e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2Fcategory%2Fzibaldone%2F&date=2017-02-23; Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200316101436/https://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2Fcategory%2Fzibaldone%2F&date=2017-02-23). Una tappa fondamentale dell’elaborazione teorica sul Repubblicanesimo Geopolitico risale al 2015, la Teoria della Distruzione del Valore (Teoria Fondativa del Repubblicanesimo Geopolitico e per il  Superamento/conservazione del Marxismo), che è una riconsiderazione, dal punto di vista dell’integrale filosofia della prassi  del Repubblicanesimo Geopolitico, della teoria marxiana del plusvalore. È visionabile all’URL https://archive.org/details/MarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore/mode/1up e direttamente, sempre su Internet Archive,  all’URL https://ia800501.us.archive.org/20/items/MarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore/MarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore.pdf (su WebCite, “congelando” l’upload su Internet Archive, agli URL  http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia800501.us.archive.org%2F20%2Fitems%2FMarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore%2FMarxismoTeoriaDellaDistruzioneDelValore.pdf&date=2015-12-04                            e    http://www.webcitation.org/6dWOlPr8n – su ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/313529225_Teoria_della_Distruzione_del_Valore: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.10604.77443 –, anche con se Internet Archive, per il suo ruolo istituzionale di conservazione della memoria digitale, non dovrebbe essere necessario ricorrere alla ridondanza di WebCite); inoltre segnaliamo che la Teoria della Distruzione del Valore è stata anche pubblicata sul sito di geopolitica marxista “Italia e il Mondo” agli ’URL http://italiaeilmondo.com/2017/02/04/teoria-della-distruzione-del-valore-teoria-fondativa-del-repubblicanesimo-geopolitico-e-per-il-superamentoconservazione-del-marxismo-di-massimo-morigi/ e https://italiaeilmondo.com/category/agora/, che queste due pagine del blog “Italia e il Mondo” sono state anche rispettivamente caricate su WebCite agli URL http://www.webcitation.org/6oAWYYDIZ e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2F2017%2F02%2F04%2Fteoria-della-distruzione-del-valore-teoria-fondativa-del-repubblicanesimo-geopolitico-e-per-il-superamentoconservazione-del-marxismo-di-massimo-morigi%2F&date=2017-02-10 e  http://www.webcitation.org/6oBx5xZNt e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2Fcategory%2Fagora%2F&date=2017-02-11 (cui ha fatto seguito anche un “congelamento” su Wayback Machine all’URL http://web.archive.org/web/20200318073423/http://italiaeilmondo.com/2017/02/04/teoria-della-distruzione-del-valore-teoria-fondativa-del-repubblicanesimo-geopolitico-e-per-il-superamentoconservazione-del-marxismo-di-massimo-morigi/), che  la pubblicazione su “Italia e il Mondo” della Teoria della Distruzione del Valore è stata copiaincollata e poi così di nuovo caricata   su  Internet Archive generando gli URL https://archive.org/details/TeoriaSullaDistruzioneDelValorePubblicataSuItaliaEIlMondo/mode/2up                                                               e https://ia801602.us.archive.org/19/items/TeoriaSullaDistruzioneDelValorePubblicataSuItaliaEIlMondo/Teoria%20sulla%20Distruzione%20del%20Valore%20-%20Pubblicata%20su%20Italia%20e%20il%20Mondo.pdf e, per ultimo, che la Teoria della Distruzione del Valore era stata pubblicata anche nel 2015 sulla già citata rivista “Il Senso della Repubblica”. Quella pubblicata sul “Senso della Repubblica” è una versione della Teoria con un testo leggermente diverso da quello originariamente direttamente immesso nel Web (testo originale ora pubblicato anche dal blog “L’Italia e il Mondo”) ma, al di là delle differenze stilistiche fra la versione semplificata del “Senso della Repubblica” resa necessaria, a giudizio della rivista, per un più facile lettura e la versione originale, entrambe contengono un elemento che avrà una decisiva importanza per l’elaborazione teorica del Repubblicanesimo Geopolitico e che è già stato affrontato direttamente nel Dialecticvs Nvncivs e viene ancora di più approfondito nelle presenti Glosse: e, cioè, l’artificiosa e totalmente antidialettica divisione fra natura e cultura, o fra storia e natura, o fra scienze fisico-biologiche e scienze storico-sociali. Gli URL attraverso i quali si può prendere visione di questa versione semplificata della Teoria della Distruzione del Valore pubblicata sul “Senso della Repubblica”: Internet Archive: https://archive.org/details/TeoriaDellaDistruzioneDelValoreSRGiugno15/mode/2up, https://ia801600.us.archive.org/8/items/TeoriaDellaDistruzioneDelValoreSRGiugno15/Teoria%20della%20Distruzione%20del%20Valore%20-%20SR_Giugno_15.pdf; WebCite: http://www.webcitation.org/6oFMlBGla, http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia601506.us.archive.org%2F28%2Fitems%2FTeoriaDellaDistruzioneDelValoreSRGiugno15%2FTeoria%2520della%2520Distruzione%2520del%2520Valore%2520-%2520SR_Giugno_15.pdf&date=2017-02-13; ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/313656814_Teoria_della_Distruzione_del_Valore_-_SR_Giugno_15: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.25717.37608. Come per gli altri documenti pubblicati non solo direttamente dall’autore  ma anche a cura di altri  soggetti, si è provveduto   da parte nostra, senza verificare troppo attentamente eventuali errori nella pubblicazione da parte del “Senso della Repubblica” e al solo scopo di provvedere il cortese lettore di una indiscutibile fonte primaria per la discussione sul Repubblicanesimo Geopolitico,  ad immettere nel Web anche il testo  poi affidato alla redazione del “Senso della Repubblica”. Ancora qui di seguito gli URL attraverso i quali si può avere contezza del testo originale semplificato inviato al “Senso della Repubblica” senza i possibili (e quasi inevitabili) errori redazionali del “Senso della Repubblica”: Internet Archive:https://archive.org/details/TEORIADELLADISTRUZIONEDELVALOREREDUX/mode/2up , https://ia801600.us.archive.org/20/items/TEORIADELLADISTRUZIONEDELVALOREREDUX/TEORIA%20DELLA%20DISTRUZIONE%20DEL%20VALORE%20-%20REDUX.pdf; WebCite: http://www.webcitation.org/6oFLMkhYx, http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia601508.us.archive.org%2F30%2Fitems%2FTEORIADELLADISTRUZIONEDELVALOREREDUX%2FTEORIA%2520DELLA%2520DISTRUZIONE%2520DEL%2520VALORE%2520-%2520REDUX.pdf&date=2017-02-13; ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/313656735_TEORIA_DELLA_DISTRUZIONE_DEL_VALORE_-_REDUX: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.10617.88168. Infine, le presenti Glosse devono essere considerate come la parte conclusiva di un trittico sul Repubblicanesimo Geopolitico le cui prime due parti sono state composte e pubblicate nel secondo semestre del 2016 e sono Repubblicanesimo Geopolitico Anticipating Future Threats. Dialogo sulla moralità del Repubblicanesimo Geopolitico più breve nota all’intervista del CSEPI a La Grassa (di Massimo Morigi) (agli URL https://archive.org/details/MARXISMO_345/mode/2up            e https://ia601909.us.archive.org/4/items/MARXISMO_345/MARXISMO.pdf; WebCite:    http://www.webcitation.org/6o8vF7WLt  e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia601909.us.archive.org%2F4%2Fitems%2FMARXISMO_345%2FMARXISMO.pdf&date=2017-02-09; ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/309427489_Repubblicanesimo_Geopolitico_Anticipating_Future_Threats_Dialogo_sulla_Moralita_del_Repubblicanesimo_Geopolitico_piu_Breve_Nota_all%27Intervista_del_CSEPI_a_La_Grassa_di_Massimo_Morigipdf: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.11532.72320) e Dialecticvs Nvncivs. Il punto di vista del Repubblicanesimo Geopolitico attraverso i Quaderni del Carcere e Storia e Coscienza di Classe per il rovesciamento della gerarchia della spiegazione meccanicistico-causale e dialettico-conflittuale, per il rinnovamento degli studi marxiani e marxisti e per l’Aufhebung della gramsciana   e   lukacsiana   Filosofia   della  Praxis (agli URL https://archive.org/details/DialecticvsNvncivs_201701/mode/2up                                              e                            https://ia801904.us.archive.org/6/items/DialecticvsNvncivs_201701/Dialecticvs%20Nvncivs.pdf; WebCite:  http://www.webcitation.org/6o8wW4znJ e http://www.webcitation.org/query?url=https%3A%2F%2Fia801509.us.archive.org%2F26%2Fitems%2FDialecticvsNvncivs_201701%2FDialecticvs%2520Nvncivs.pdf&date=2017-02-09; ResearchGate: https://www.researchgate.net/publication/313278043_Dialecticvs_Nvncivs_Il_punto_di_vista_del_Repubblicanesimo_Geopolitico_attraverso_i_Quaderni_del_Carcere_e_Storia_e_Coscienza_di_Classe_per_il_rovesciamento_della_gerarchia_della_spiegazione_meccanici: https://doi.org/10.13140/RG.2.2.29749.47842. Similmente  alla Teoria della Distruzione del Valore, anche Dialecticvs Nvncivs è stato pubblicato sul blog  “L’Italia e il Mondo”, agli URL   http://italiaeilmondo.com/2016/12/13/dialecticus-nuncius-di-massimo-morigi/ e http://italiaeilmondo.com/category/agora/; WebCite: rispettivamente http://www.webcitation.org/6oBwn5kXP e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2F2016%2F12%2F13%2Fdialecticus-nuncius-di-massimo-morigi%2F&date=2017-02-11 e http://www.webcitation.org/6oBx5xZNt e http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fitaliaeilmondo.com%2Fcategory%2Fagora%2F&date=2017-02-11, cui ha fatto seguito anche un “congelamento” su Wayback Machine all’URL   http://web.archive.org/web/20200318082736/http://italiaeilmondo.com/2016/12/13/dialecticus-nuncius-di-massimo-morigi/). Se Repubblicanesimo Geopolitico Anticipating Future Threats poteva essere considerato una breve esposizione della moralità (dialettica) del Repubblicanesimo Geopolitico e  Dialecticvs Nvncivs, sempre attraverso un’impostazione dialettica imperniata sulla filosofia della praxis di György Lukác, Karl Korsch e Antonio Gramsci, è il tentativo, come da titolo, per rovesciare l’inveterata primazia della spiegazione meccanicistico-causale su quella teleologica del paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale mettendo questa seconda non solo come primo ed imprescindibile punto di partenza  nella spiegazione  dei cosiddetti fenomeni storico-sociali   ma anche in quella dei cosiddetti fenomeni naturali  e fisici, Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico è, in ultima analisi, il tentativo sia alla luce di una rinnovata morale dialettica sia proseguendo nell’ulteriore approfondimento del rovesciamento gerarchico fra i due tipi di spiegazione appena citati, di comprendere e riassumere nel canone del Repubblicanesimo Geopolitico stesso tutta quella tradizione filosofica, politica e filosofico-politica che nel corso dell’Ottocento e del Novecento, anche se spesso su versanti politici contrapposti, si è sempre caratterizzata per il rifiuto in campo politico del canone liberale e, in campo filosofico, per il rigetto del positivismo e del neopositivismo. Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico, insomma, vuole essere espressione di una  inedita moralità dialettica volta al rinnovamento della tradizione rivoluzionaria occidentale, una tradizione rivoluzionaria il cui rinnovato e rinvigorito nucleo dialettico si ponga il fondamentale ed ineludibile obiettivo dell’unificazione soprattutto  di quelle  esperienze filosofiche e politiche che nel recente passato si erano mortalmente combattute. Glosse al Repubblicanesimo Geopolitico costituisce, quindi, sia uno sforzo puramente teorico ma, al tempo stesso, anche un atto di concreta moralità dialettica per unire in senso rivoluzionario sia sul versante gnoseologico ed epistemologico che su quello dell’azione sociale indirizzi di pensiero e di concreta azione politica che sempre contestarono il canone liberale ma nei quali, oltre che  la storia politica otto-novecentesca, anche una non ancora pienamente sviluppata visione dialettica (o, anche, il totale rifiuto della stessa) non consentiva di vedersi e di riconoscersi con profondissime affinità. E questo vicendevole riconoscimento, cui con le presenti Glosse si ritiene di apportare un fondamentale contributo, altro non essendo che il primo ed imprescindibile passo per una rinascita della filosofia della prassi è, di conseguenza, l’atto fondante di quella rivoluzionaria moralità dialettica alla quale con questo lavoro si vuole sì dare, come nei due precedenti lavori, annuncio e sostanza scientifica ma anche fare in modo che questo annuncio si concretizzi in quella Epifania strategica che seguendo il filo rosso di Eraclito, Aristotele, Machiavelli, Vico, Hegel, Carl von Clausewitz, Marx, Mazzini, Gentile, Lenin, György Lukács, Karl Korsch, fino a giungere ad Antonio Gramsci, rivoluzioni ab imis sia la nostra visione ed interpretazione  del mondo che il nostro agire nella società.».

 

13 «I am conscious of the odd perspective provided by my historical position – a Ph.D. in biology for an Irish Catholic girl was made possible by Sputnik’s impact on U.S. national science-education policy. I have a body and mind as much constructed by the post-World War II arms race and Cold War as by the women’s movements. There are more grounds for hope by focusing on the contradictory effects of politics designed to produce loyal American technocrats, which as well produced large numbers of dissidents, rather than by focusing on the present defeats. The permanent partiality of feminist points of view has consequences for our expectations of forms of political organization and participation. We do not need a totality in order to work well. The feminist dream of a common language, like all dreams for a perfectly true language, of perfectly faithful naming of experience, is a totalizing and imperialist one. In that sense, dialectics too is a dream language, longing to resolve contradiction. Perhaps, ironically, we can learn from our fusions with animals and machines how not to be Man, the embodiment of Western logos. From the point of view of pleasure in these potent and taboo fusions, made inevitable by the social relations of science and technology, there might indeed be a feminist science.» (Donna Jeanne Haraway, A Manifesto for Cyborgs: Science, Technology, and Socialist Feminism in the 1980s, cit., in Id., The Haraway Reader, cit., London, Routledge, 2004, p. 31); «“Companion species” is a much bigger and more heterogeneous category than companion animal, and not just because one must start including such organic beings as rice, bees, tulips, and intestinal flora, all of whom make life for humans what it is – and vice versa. I want to rewrite the keyword entry for “companion species” to insist on four tones simultaneously resonating in the linguistic, historical voice box that makes uttering this term possible. First, as a dutiful daughter of Darwin, I insist on the tones of the history of evolutionary biology, with its key categories of populations, rates of gene flow, variation, selection, and biological species. All of the debates in the last 150 years about whether the category denotes a real biological entity or merely figures a convenient taxonomic box provide the over-and undertones. Species is about biological kind, and scientific expertise is necessary to that kind of reality. Post-cyborg, what counts as biological kind troubles any previous category of organism. The machinic is internal to the organic and vice versa in irreversible ways. Second, schooled by Thomas Aquinas and other Aristotelians, I remain alert to species as generic philosophical kind and category. Species is about defining difference, rooted in polyvocal fugues of doctrines of cause. Third, with an indelible mark on my soul from a Catholic formation, I hear in species the doctrine of the Real Presence under both species, bread and wine, the transubstantiated signs of the flesh. Species is about the corporeal join of the material and the semiotic in ways unacceptable to the secular Protestant sensibilities of the American academy and to most versions of the human sciences of semiotics. Fourth, converted by Marx and Freud, I hear in species filthy lucre, specie, gold, shit, filth, wealth. In Love’s Body, Norman O. Brown taught me about the join of Marx and Freud in shit and gold, in specie. I met this join again in modern U.S. dog culture, with its exuberant commodity culture, its vibrant practices of love and desire, its mongrel technologies of purebred subject and object making. Pooper scoopers for me is quite a joke. In sum, “companion species” is about a four-part composition, in which co-constitution, finitude, impurity, and complexity are what is.» (Id., Cyborgs to Companion Species: Reconfiguring Kinship in Technoscience, in Id., The Haraway Reader, cit., pp. 301-302). Mentre sul background cattolico di Donna Haraway pensiamo non ci sia altro da aggiungere, molto da aggiungere ci sarebbe sul fatto che la Haraway non operi mai un completo distacco da queste sue radici culturali ma cerchi di dialettizzarle intrecciandole con la cultura materialista-positivista e darwinista della comunità della maggior parte degli studiosi di genetica e biologia. Non vogliamo qui riprendere i discorsi appena fatti in merito allo stile fantasmagorico e profondamente feticistico della Haraway che denuncia una libido dialectica che non riesce mai (anche i ragione dei nefasti influssi heideggeriani e poststrutturalisti mostrati anche in queste nostre citazioni e che non sono solo una delle note dominanti di tutta la sua produzione ma sono anche il morbo antistrategico – il filosofo di  Meßkirch il pensatore più antistrategico ed antidialettico di tutta la tradizione filosofica occidentale! – che ha colpito il pensiero di “sinistra” a partire dagli anni ’80, dopo cioè che erano cadute, travolte dall’evidente fallimento storico ed  epistemologico del rozzo e monocorde conflittualismo classe operaia vs classe capitalista industriale che era stato il motore ideologico delle rivoluzioni anticapitalistiche del Novecento, tutte le illusioni millenariste e crolliste sul capitalismo del pensiero marxiano e marxista) a prendere piena consapevolezza di sé, preferiamo piuttosto concentrare la nostra riflessione su un passaggio del secondo brano da noi citato, dove l’Haraway in merito alla sua formazione cattolica e all’importanza che ha per lei il dogma della transustanziazione (che, per una sorta di pudore antiteologico essa non definisce dogma, come invece dovrebbe nominarlo attenendoci ad una corretta dottrina cattolica) essa chiaramente riconosce l’importanza di San Tommaso nella sua formazione. Riproponiamo il passaggio in questione: «Second, schooled by Thomas Aquinas and other Aristotelians, I remain alert to species as generic philosophical kind and category. Species is about defining difference, rooted in polyvocal fugues of doctrines of cause. Third, with an indelible mark on my soul from a Catholic formation, I hear in species the doctrine of the Real Presence under both species, bread and wine, the transubstantiated signs of the flesh.», nel quale, visto che si parla di San Tommaso d’Aquino e della transustanziazione, la prima cosa che notiamo è una assordante assenza, vale a dire non si menziona minimante il fatto che l’Aquinate è l’autore della preghiera Lauda Sion Salvatorem, il cui messaggio è riassumibile nelle parole «Dogma datur christianis, quod in carnem transit panis, et vinum in sanguinem» («Un dogma è dato ai cristiani: il pane si trasforma in carne e il vino in sangue») e il cui testo, oltre che per la sua evidente bellezza, per il suo ruolo di benjaminiano teologico nano gobbo nascosto dentro il tavolo della scacchiera filosofica della Haraway, citiamo per intero: «Lauda Sion Salvatórem/ Lauda ducem et pastórem/ In hymnis et cánticis.// Quantum potes, tantum aude:/ Quia major omni laude,/ Nec laudáre súfficis.// Laudis thema speciális,/ Panis vivus et vitális,/ Hódie propónitur.// Quem in sacræ mensa cœnæ,/ Turbæ fratrum duodénæ/ Datum non ambígitur.// Sit laus plena, sit sonóra,/ Sit jucúnda, sit decóra/ Mentis jubilátio.// Dies enim solémnis ágitur,/ In qua mensæ prima recólitur/ Hujus institútio.// In hac mensa novi Regis,/ Novum Pascha novæ legis,/ Phase vetus términat.// Vetustátem nóvitas,/ Umbram fugat véritas,/ Noctem lux elíminat.// Quod in cœna Christus gessit,/ Faciéndum hoc expréssit/ In sui memóriam.// Docti sacris institútis,/ Panem, vinum, in salútis/ Consecrámus hóstiam.// Dogma datur Christiánis,/ Quod in carnem transit panis,/ Et vinum in sánguinem.// Quod non capis, quod non vides,/ Animósa firmat fides,/ Præter rerum ordinem.// Sub divérsis speciébus,/ Signis tantum, et non rebus,/ Latent res exímiæ.// Caro cibus, sanguis potus:/ Manet tamen Christus totus,/ Sub utráque spécie.// A suménte non concísus,/ Non confráctus, non divísus:/ Integer accípitur.// Sumit unus, sumunt mille:/ Quantum isti, tantum ille:/ Nec sumptus consúmitur.// Sumunt boni, sumunt mali:/ Sorte tamen inæquáli,/ Vitæ vel intéritus.// Mors est malis, vita bonis:/ Vide paris sumptiónis/ Quam sit dispar èxitus.// Fracto demum Sacraménto,/ Ne vacílles, sed memento,/ Tantum esse sub fragménto,/ Quantum toto tégitur.// Nulla rei fit scissúra:/ Signi tantum fit fractúra:/ Qua nec status nec statúra/ Signáti minúitur.// Ecce panis Angelórum,/ Factus cibus viatórum:/ Vere panis fíliórum,/ Non mittendus cánibus.// In figúris præsignátur,/ Cum Isaac immolátur:/ Agnus paschæ deputátur/ Datur manna pátribus.// Bone pastor, panis vere,/ Jesu, nostri miserére:/ Tu nos pasce, nos tuére:/ Tu nos bona fac vidére/ In terra vivéntium.// Tu, qui cuncta scis et vales:/ Qui nos pascis hic mortales:/ Tuos ibi commensáles,/ Cohærédes et sodales,/ Fac sanctórum cívium./ Amen./ Allelúja.» (scaricato da https://it.cathopedia.org/wiki/Lauda_Sion_Salvatorem; Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20160730225817/http://it.cathopedia.org/wiki/Lauda_Sion_Salvatorem; inoltre sull’importanza per la Chiesa cattolica della preghiera Lauda Sion Salvatorem, citiamo da Maria Francesca Carnea, Il “Lauda Sion Salvatorem” di Tommaso d’Aquino, 5 giugno 2012, all’URL http://comunicativaviva.blogspot.com/2012/06/il-lauda-sion-salvatorem-di-tommaso.html, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200929060931/http://comunicativaviva.blogspot.com/2012/06/il-lauda-sion-salvatorem-di-tommaso.html: «Contemplata ai vertici della poesia religiosa di ogni tempo, il Lauda Sion Salvatorem è mirabile preghiera della tradizione cristiana cattolica. In essa viene enunciato il dogma della transustanziazione e spiegata la presenza completa e reale di Cristo in ogni specie. L’autore è Tommaso d’Aquino, che la compose nel 1264, su richiesta di Papa Urbano IV quando questi stabilì la festa del Corpus Domini per tutta la Chiesa, festa che fu istituita l’8 settembre 1264 con la Bolla Transiturus de hoc mundo, in seguito al miracolo eucaristico di Bolsena. Papa Urbano IV fece convocare un’assemblea che riuniva i più famosi maestri di Teologia di quel tempo. Tra questi San Tommaso d’Aquino e San Bonaventura, noti per la brillante intelligenza e purezza della dottrina. Urbano IV desiderava che fosse composto in onore del Santissimo Corpus Domini un Ufficio, da utilizzare unicamente nella Messa cantata in occasione di quella solennità e, per questo, sollecitò ad ognuna di quelle dotte personalità una composizione. Il primo a esporre fu l’Aquinate che declamò la Sequenza da lui composta. Fra Bonaventura, ascoltandolo, con un autentico gesto di umiltà, rese tributo alla devozione dell’Aquinate e, senza indugio, cancellò la propria composizione.»). Questa preghiera, ottimamente illustrata dal punto di vista storico-dottrinale dall’autorevolezza della voce della filosofa e teologa cattolica Maria Francesca Carnea, riassume tutto il cattolicesimo perché 1) esprime una fondante e fondativa Weltanschaung dove regna una inestricabile commistione fra spirito e materia (ma dove né l’una né l’altra riescono ad essere superate in una convincente prospettiva dialettica); perchè 2) nonostante questa debolezza dialettica, meravigliosamente rappresenta il  fortissimo anelare del cattolicesimo verso una dimensione olistica della realtà, dimensione olistica che trova la sua rappresentazione mitico-materica nell’ostia consacrata che non funge da simbolo del passaggio di Cristo su questa Terra ma ne è il vero e proprio corpo vivente che, attraverso il rituale della sua ingestione, conferisce ai semplici credenti  laici nel Salvatore e ai sacerdoti della comunità cristiana  la stessa qualità di immortalità del corpo del Dio-uomo; e perché 3) vi si rappresenta come meglio non si potrebbe le difficoltà dialettica del cattolicesimo che ogniqualvolta non riesce ad elaborare una più o meno convincente sintesi dialettica fra i suoi vari contrastanti momenti ricorre al dogma e al mito. Ma se l’Haraway cela il suo teologico nano gobbo, noi espressamente gli riconosciamo il suo grande valore per la dialettica proprio in ragione del fatto che è uno dei testi della tradizione religiosa occidentale dove più chiara risulta la tensione fra una pulsione dialettica che non riesce a tramutarsi in un corpo filosofico e un ricorso al mito proprio in ragione di questo fallimento. Insomma, il Lauda Sion Salvatorem, oltre ad essere una delle più belle preghiere mai scritte sulla sacra transustanziazione è anche l’esito di una filosofica transustanziazione che ci svela il suo fallimento ma che proprio in questo suo chiaro fallimento apre le strade, per chi le voglia percorrere, ad una migliore comprensione dialettica. E la Haraway nascondendo questo  nano gobbo ancora una volta ci dimostra che l’unico percorso che le è consentito intraprendere dalla sua personale teologia è quello di sostituire i vecchi miti religiosi con altri nuovi, che nel suo caso sono i cyborg e gli endosimbionti, fantasmagoriche e feticistiche transustanziazioni del suo particolare e personale fallimento dialettico.  

 

14 Sulla natura olistico-dialettica-espressiva-strategica-conflittuale dell’uomo, natura che è completamente sovrapponibile a quella di tutto il resto della totalità espressiva  ma la cui realtà dialettica prassisticamente si realizza nelle modalità politiche dello ζῷον πολιτικόν e  dello  ζῷον  λόγον  ἔχων  e su come queste due Gestalt  aristoteliche  possano dare origine ad un mito che, a differenza dei miti dell’antichità, non ci parla attraverso poetiche mefafore ed allegorie ma si poggia  sulla  realistica e “scientifica” Weltanschauung dell’uomo animale politico e dell’uomo animale dotato di linguaggio, invitiamo ad una attenta e rivelatrice rilettura delle   Réflexions sur la violence di Georges Sorel (all’URL https://cras31.info/IMG/pdf/sorel_reflexions_violence.pdf, Wayback Machine: http://web.archive.org/web/20200803152218/https://cras31.info/IMG/pdf/sorel_reflexions_violence.pdf, è consultabile e scaricabile l’edizione elettronica del testo di Georges Sorel, Réflexions sur la violence, Paris, Pages libres, 1908, del testo cioè della prima edizione delle Riflessioni sulla violenza.  Per ulteriori considerazioni bibliografico-internettiane sulle Riflessioni sulla violenza, vedi infra sezione bibliografica internettiana del presente lavoro).

 

 

15 Comunque, nessuno meglio del Dialectical Biologist ha saputo esprimere l’inanità della separazione  fra mondo culturale e mondo della natura basandosi sulla consapevolezza che la dimensione storico-dialettica è sempre prevalente sulla supposta meccanicità  delle c.d. leggi di natura e determinanti, quindi, in ragione di questa illusoria meccanicità, una sorta di separazione ontologico-epistemologica fra mondo naturale dove sarebbero vigenti queste leggi  e mondo umano storico-sociale-culturale dove queste non sarebbero valide (storicismo tedesco non hegeliano ma neokantiano, impostazione sostanzialmente corretta per quanto riguarda l’inapplicabilità di una legalità meccanica nello studio della cultura, storia e della società ma mancanza in questo storicismo di una consapevole visione dialettica, per cui ontologica separazione fra mondo naturale e mondo culturale e spiegazone di quest’ultimo tramite categorie psicologistiche e/o critpto-spiritualistiche che denotano una dialettica in nuce ma soffocata: Wilhelm Dilthey, separazione fra scienze della natura e scienze dello spirito, dove queste seconde riguarderebbero lo studio dell’Erlebnis, cioè dell’esperienza vissuta, dove ai nostri occhi è di tutta evidenza che l’Erlebnis è una sorta di inconscio grafema del paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico; Wilhelm Windelband distingue fra scienze nomotetiche, le scienze della natura,  e scienze idiografiche, cioè le scienze storiche e quelle che riguardano lo studio della cultura: un tentativo epistemologico per il Repubblicanesimo Geopolitico di grande interesse non perché ribadisce la distinzione fra scienze della cultura e quella della natura ma perché, dando una definizione della scienza storica come scienza idiografica, cioè una scienza che studia una vicenda storica nella sua unicità, delinea anche il caratteristico movimento del paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale, che è appunto movimento che di volta in volta deve trovare la sua unica espressività non riconducibile ad alcuna legge meccanica; molto interessante, e potenzialmente eversivo rispetto al pensiero di Dilthey e Windelband, il discorso di Heinrich Rickert, dove egli pur riprende l’impostazione di Windelband in merito alla distinzione delle scienze ma a differenza di Windelband sostiene che questa distinzione non dipende dall’oggetto studiato ma dal metodo adottato dallo studioso, per cui anche la natura può essere studiata con metodo idiografico e le scienze naturali, al contrario, con metodo nomotetico: in Rickert, dal nostro punto di vista, vediamo attuata in nuce una sorta di atteggiamento strategico riguardo alla conoscenza, un atteggiamento strategico molto affine al paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico, il quale, per esempio, per quanto riguarda le spiegazioni nomotetiche e meccanicistiche delle scienze fisiche non le rigetta in ragione di questa loro natura antidialettica ma, al momento, si limita a far notare che queste leggi sono l’umana estrapolazione hic et nunc di una vicenda dialettico-storica-fisica-naturale mal conosciuta dall’uomo e che quando verrà conosciuta – se mai ovviamente verrà conosciuta –  valuterà la veridicità della meccanicità di queste leggi alla stessa stregua di come noi moderni giudichiamo  la veridicità dei miti dell’antichità) o se valide, a differenza che nelle leggi di natura, di più complessa e complicata applicazione (positivismo e/o neopositivismo: nel giusto nel volere delineare un campo unificato fra mondo della natura e quello della cultura, in totale errore in quanto la sola legalità valida in questo mondo così unificato è quella meccanico-deterministica e non quella dialettica); primato del Dialectical Biologist che, però, gli riconosciamo solo  limitatamente al campo delle elaborazioni filosofiche direttamente ispirate dalla moderna biologia e/o dai più recenti sviluppi della genetica, cioè l’epigenetica, la teoria endosimbiotica e la sintesi evoluzionistica estesa, perché se allarghiamo il nostro esame al pensiero che direttamente scaturisce dall’elaborazione della tradizione filosofica, cioè il pensiero nato da filosofi professionali che non partono  per le loro elaborazioni da ragionamenti scaturenti dalla problematizzazione di nozioni tecnico-professionali originariamente estranee al dibattito filosofico, l’idealismo italiano aveva già saputo magistralmente e ancor più cristallinamente delineare il problema. Ecco cosa scrive in proposito Giuseppe Galasso (Napoli, 19 novembre 1929 – Pozzuoli, 12 febbraio 2018), che può essere considerato lo storico che meglio seppe far fruttare la lezione dell’idealismo italiano e, in particolare, di Benedetto Croce: «1.2 Il carattere della storicità. Per questo primo aspetto, dunque, il problema del rapporto con la filosofia non si pone per la storiografia in maniera difforme che per ogni altra scienza o disciplina. Per un secondo aspetto – secondo, ovviamente solo nell’ordine espositivo qui seguito – è, invece, da vedere se tale rapporto si ponga per la storiografia anche in maniera diversa, e cioè con una sua particolarità concettuale e metodologica, con una specificità sostanziale e, insomma, in modo da delineare tra storiografia e filosofia una special partnership, con un suo privilegium fori, i suoi contenuti e le sue procedure, irriducibili a ogni altra societas della filosofia con le varie branche del sapere. La risposta positiva a un tale quesito è dettata da una considerazione fondamentale: quella, cioè, relativa al carattere storico della realtà in tutte le sue determinazioni e qualificazioni. Se la filosofia è, innanzitutto, coscienza critica delle scienze e se le scienze sono lo studio della realtà, se la realtà è tutta storica e se c’è una scienza che specificamente si occupa di storia, la relazione alla quale accenniamo non solo non può sorprendere, ma appare come oggetto di una constatazione obbligata. Il carattere storico della realtà, di tutta la realtà è nozione fondamentale, ma di cui si è meno consapevoli di quanto non si dica e non appaia. Orgoglio umanistico e, all’apposto, senso religioso o filosofico o artistico della finitezza e della pochezza umane portano a ritenere che la storicità sia un privilegio o, a seconda dei punti di vista, un doloroso destino dell’uomo. Niente di ciò che sappiamo della realtà può, tuttavia, fare accettare una tale visione delle cose. Storico: cioè, non dato una volta per tutte, non immobile nella sua struttura e nelle sue condizioni, e quindi sottoposto a un mutamento perenne, a una modificazione continua, a un movimento inarrestabile; storico appare ed è tutto quello che l’uomo conosce del mondo, dell’universo in cui si ritrova. Cambiano e sono enormemente diversi tra loro i tempi del mutamento. I tempi biologici, i tempi geologici, i tempi galattici sono tempi di lunghezza incommensurabile rispetto ai tempi storici e a quelli dell’esperienza umana collettiva e individuale. Qualsiasi lunga o lunghissima durata di fenomeni storici si voglia postulare, quei tempi della «natura» sono incomparabili nella loro estensione. Le stesse più ampie misure storiche (il secolo, il millennio) sono, al confronto, semplicemente inani. La «natura» appare immobile e costante solo in grazia di queste enorme sfasatura temporale. Ma, se la ragione varca i limiti del tempo umano e non se ne fa tenere prigioniera, la storicità del mondo emerge come un dato fin troppo immediato ed evidente. Le nebulose, i sistemi solari, i soli, i pianeti quali l’esplorazione e lo studio astronomico ce li configurano sono assetti mutevoli, che hanno avuto un inizio e avranno, altrettanto certamente, una fine. La vita stessa in quanto fenomeno biologico, l’ordine delle specie vissute e viventi, oltre che l’assetto dei mari e delle terre e ogni altro elemento geografico, geologico ecc,  sono mutati nel tempo in maniera radicale, e sono innumerevoli gli aspetti della realtà terrestre che hanno cessato di essere dopo aver durato, in molti casi, per diecine di milioni di anni. Che si qualifichino queste grandiose e lunghissime vicende come evoluzione o in qualsiasi altro modo, il dato di fondo non cambia. La «natura» è tanto poco immobile e immutabile e duratura quanto, sulla propria e, al confronto, minima scala, lo è qualsiasi realtà umana. L’espressione «storia naturale» ha, da questo punto di vista, una pregnanza e una dimensione storica e filosofica che non deve sfuggire. È singolare che a mostrarsene avvertiti siano, in qualche caso, più i filosofi che i naturalisti: basti ricordare qualche pagina di Windelband o di Croce (filosofi, per giunta, di varia fisionomia idealistica). È solo da ricordare e da aggiungere che anche nella filosofia, ma soprattutto nella scienza moderna la nozione di «natura» ha progressivamente ceduto il campo ad una sua diversa, per non dire opposta, considerazione. Dalla natura come res, sostanza o materia più o meno inerte e passiva, si giunge alla materia come complesso di forze, di energie, nei cui equilibri e nelle relative modificazioni consistono propriamente quelli che noi chiamiamo corpi e cose e le loro vicende. Questa visione dinamica della natura non ha fatto che accentuarne – per quanto inconsapevolmente ciò possa essere accaduto –  il carattere storico, fino al punto che in termodinamica si è giunti all’ipotesi  della morte termica dell’universo e in meccanica statistica, ma anche fuori del campo strettamente fisico, si è parlato di entropia come una misura del disordine e dello stato indifferenziato di un sistema e, quindi, della probabilità che il sistema tenda agli strati macroscopici per esso più prevedibili. La nozione di entropia è, peraltro, ancor più raccordata con la riflessione qui avanzata. Il suo proprium scientificamente e filosoficamente più rilevante sta nell’aver fissato la irreversibilità non solo di un campo fondamentale di fenomeni qual è quello dei fenomeni entropici, bensì, e ancor più, del tempo, ossia della dimensione temporale, di tali fenomeni. La realtà si conferma così come un fiume che non può rifare all’inverso il suo percorso e che nel suo cammino consuma un tempo che va sempre nella direzione dell’anteriore al posteriore, sempre ex ante, mai ex post, un tempo cioè non rovesciabile. L’unità di destino spazio-temporale è, così, profondamente affermata e confermata. Direzione del moto e direzione del tempo non sono variabili indipendenti o elementi indifferenti del processo, che in quelle due congiunte direzioni sviluppa la sua irrecuperabilità, la impossibilità di restaurare le situazioni anteriori: impossibilità che non è, peraltro,  pura e semplice impotenza, bensì, insieme, spinta creativa a nuovi equilibri, a nuovi assetti, a nuovi movimenti. È, questa spinta, da un punto di vista non fisico, ma storico-filosofico, a consentire di parlare di entropia non come principio di morte, bensì come una condizione o un dato nello svolgimento del processo vitale. La menomazione proveniente dall’entropia è irrecuperabile, perché deriva da situazioni e rapporti chiusi, isolati; è, invece, compensabile in regime di sistemi aperti, connessi, in cui altre energie e altri slanci introducono nella direzione del moto e del tempo nuovi elementi, e cioè se la creatività non è solo consumo di una dotazione originaria, ma è anche funzione specifica di produzione in corso d’opera. Si capisce, perciò, la ritrosia degli scienziati ad ammettere un’estensione universale dell’entropia e la loro tendenza a limitarne senso e valore ai sistemi chiusi o parziali. Il che non significa la possibilità di invertire ciò che è irreversibile; vuol dire, invece, possibilità di proseguire o proiettare altrimenti, la vita, il moto, il tempo. Il carattere della storicità determina, dunque, tra filosofia e storiografia un nesso profondo e particolare. Esso determina, peraltro, un tale nesso anche tra la storia e qualsiasi altra scienza. Qualsiasi ramo dello scibile, in quanto attiene a un elemento della realtà, ha a che vedere, infatti, con problemi storici. Accade, nel caso di assetti fisici o biologici, geologici o di altro ordine, che la durata del regime sub specie del quale li conosciamo sia talmente estesa da togliere ogni rilievo pratico alla loro natura storica dal punto di vista dello studio che ne facciamo. L’aspetto istituzionale, strutturale appare allora nettamente prevalente e le relative scienze assumono, a tutto buon diritto, quel carattere «nomotetico», che è stato spesso opposto, come elemento fra loro discriminante, al carattere «idiografico» della conoscenza storica: le scienze fisiche, naturali ecc. guardano ai casi generali e ricorrenti e alle forme strutturali dei loro oggetti di studio e tendono a enunciare, al riguardo, leggi e principi rigorosi; le discipline storiche si interessano a casi singoli, irripetibili e tendono a descriverli nella loro individuante specificità. Checchè si voglia pensare di questa distinzione, sta di fatto che essa può valere solo se e in quanto si astrae dal carattere storico della «natura» quale sopra è stato illustrato. In realtà, poi, a questo carattere storico non si può, in ultima analisi, sfuggire. Perciò, qualsiasi sistemazione nomotetica (per dire tutto con una sola parola) in qualsiasi ramo dello scibile è convertibile in ordine idiografico: sull’orizzonte delle scienze dei corpi e delle cose, vicinissimo o lontanissimo, si staglia sempre il profilo  delle scienze della storia dei corpi e delle cose, e sono queste seconde il sovrano legittimo del campo che le prime, giustificatamente, per intanto possono occupare. Ciò è vero, contro ogni avversa apparenza, anche per le scienze matematiche. Le si consideri dedotte dalla considerazione astratta di aspetti o forme della realtà o le si consideri un’autonoma e soggettiva elaborazione dello spirito umano, esse non hanno fatto altro nella loro lunga storia che ampliare, modificandole anche in modo sostanziale, le nozioni elementari e primitive dell’aritmetica e della geometria: il numero e il calcolo, le linee e i volumi della fine del secolo XX non sono soltanto più complessi, sono anche in certo qual modo «altri» da quelli di trenta secoli prima.»: Giuseppe Galasso, Nient’altro che storia. Saggi di teoria e metodologia della storia, Bologna, Il Mulino, 2000, pp. 168-172. E ribadisce sempre in Nient’altro che storia: «Da questo punto di vista il rapporto tra storia e filosofia è destinato a riemergere sempre come un problema centrale di ogni metodologia storica, al di là di quelle che sono le occasionali congiunture di distacco fra le due attività e al di là delle periodiche, salutari e reciproche rivolte. Nella società contemporanea, in un periodo di profonda trasformazione, la storiografia ha fatto appello alle scienze sociali per riempire un vuoto, che costituisce esso stesso, come si è detto, un importante fatto storico. La risposta è stata oltremodo generosa e ha consentito un arricchimento delle procedure storiche proprio negli anni delle vacche magre, quando allo storico è venuto a mancare il suo tradizionale quadro di riferimento. Il dovere dello storico è quello di rivelarsi largamente ingrato verso le generose donatrici, conservandone i doni e utilizzandoli in un diverso e più sicuro e scaltrito rapporto con il proprio orizzonte umanistico53. [Nota 53 di p. 237 di Giuseppe Galasso, Nient’altro che storia, cit.: «L’espressione «orizzonte umanistico della storiografia» non dovrebbe essere fonte di equivoco, se si tiene fermo che gli oggetti della «scienza» storica non hanno limitazioni di campo e che la storicità non è definita da un tipo di contenuti, ma dall’impiego di categorie, come quelle di mutamento e successo, di cui si parla nel testo. Anche di recente è stato opportunamente sottolineato che, dal punto di vista storico,  «il nostro atteggiamento è esattamente lo stesso, così dinanzi agli avvenimenti umani come dinanzi agli avvenimenti naturali: ciò che solo ci interessa è la loro specificità» (Veyne, Come si scrive la storia, cit., p. 109). E il Croce, in pagine che si ha il torto di non tenere mai abbastanza presenti, negò energicamente che vi potesse essere «una “storia della natura”, la quale, pur essendo storia, ubbidirebbe stranamente a leggi diverse da quelle dell’unica storia» (Teoria e storia della storiografia, cit., p. 109); o che si potesse «restringere la storia al campo umano, che sarebbe conoscibile, e dichiarare tutto il resto metastoria e limite della conoscenza umana» (p. 122). L’affermazione della storicità dei processi naturali (che è il succo della tesi crociana circa la «risoluzione del concetto realistico di “natura” in quello idealistico di “costruzione” che lo spirito fa della realtà», p. 122) risponde, del resto, pienamente alla tendenza di fondo di tutta la scienza contemporanea. Si veda il semplice, ma lucidissimo cenno introduttivo di B. Russell, Storia della filosofia occidentale, trad. it. Milano, 1958, pp. 1207-1208,  alla cui risoluzione della «materia» in una «serie di avvenimenti» sembra in un certo qual modo, e magari inconsapevolmente, arieggiare la risoluzione dei «fatti» storici in «intrecci» da parte del Veyne, Come si scrive la storia, cit., p. 59.»]. Detto in altri termini, la disideologizzazione contratta dalla storiografia nel rapporto con le scienze sociali dev’essere trascesa, senza che nulla vada perduto delle acquisizioni nel frattempo conseguite, in una nuova capacità di storicizzazione, insieme più ampia e più profonda, che esalti ulteriormente la dimensione prospettica propria della storiografia. Solo così quest’ultima potrà evitare di rimanere chiusa nel dilemma che Adorno evidenziava per la stessa sociologia, quando notava che la «la sociologia, non filosofica si rassegna a una pura descrizione prescientifica di ciò che è il dato di fatto e che, privo di riferimenti col concetto dal quale viene mediato, rimane facciata, apparenza, insomma non vero» mentre, d’altra parte,  «la sociologia, per rendere giustizia a quell’idea di scienza cui si è subordinata fin dalle sue origini e che è indissolubilmente legata alla parola positivismo, deve di necessità emanciparsi dalla filosofia»54. [Nota 54 di p. 238 di Giuseppe Galasso, Nient’altro che storia, cit.: «Adorno, in La sociologia nel suo contenuto sociale, cit., p. 255.»]. Solo che questo dilemma, benché stringente, si è rivelato per la sociologia piuttosto fecondo che letale, mentre per la storia non è detto che possa accadere altrettanto, se è vero che storicizzare significa giudicare (sia pure senza emettere sentenze di condanna o di assoluzione) e che giudicare non si può senza la mediazione del concetto55. [Nota 55 di p. 238 di Giuseppe Galasso, Nient’altro che storia, cit.: «Ciò è sostanzialmente valido sia che si adotti il piano di una  «logica del ragionamento», sia che si adotti il piano  di una «logica dell’argomentazione», sia che ci si riferisca alla realtà, sia che ci si riferisca al significato; sia che ci si muova nell’ambito di una metodologia positivo-materialistica, sia che ci si muova nell’ambito dialettico-materialistico.»]. Forse questa affermazione apparirà più chiara, se si fa presente che il giudizio storico è fondato su categorie estremamente determinate come quelle del mutamento e del successo. La storicizzazione piena consiste appunto nellaindividuazione di un mutamento e nella qualificazione dell’orientamento di esso. È questo il problema fondamentale che sta alla base di ogni ricerca storica. Le società immobili e pietrificate esistono solo nelle ipotesi di alcuni antropologi. A dissolvere ogni fondatezza di simili ipotesi basterà ricordare che per lo storico non può avere importanza la lunghezza dei tempi entro i quali il mutamento si produce, minima o massima che essa sia. Le diversità del ritmo del tempo storico sono un presupposto ovvio della considerazione storiografica. Gli europei dell’Ottocento consideravano immobile attraverso i millenni la società cinese e la contrapponevano, come modello di immobilità storica appunto, al dinamismo della loro storia. Cattaneo protestava con energia contro questa veramente indebita ipostasi, e la liquidava in poche righe degne di quel grande storico che egli era56. [Nota 56 di p. 239 di Giuseppe Galasso, Nient’altro che storia, cit.: «Lo scritto di C. Cattaneo, La China antica e moderna, è ora nei suoi Scritti storici e geografici, a cura di G. Salvemini e E. Sestan, Firenze, 1967, pp. 130 ss.; e certamente si tratta del documento di una mente storica di eccezionale sensibilità e profondità. Per il suo valore pedagogico dovrebbe far testo. Che poi l’esame del caso cinese (come di quello indiano) serva al Cattaneo come esempio di una sorta di sociologia storica del fenomeno della decadenza (cfr. ibidem, p. 131) è un altro discorso. Per quanto è detto qui cfr. in particolare pp. 162-163.»]. Lo stesso si potrebbe fare, mutata la scala dei tempi, per qualsiasi civiltà57. [Nota 57 di p. 239 di Giuseppe Galasso, Nient’altro che storia, cit.: «Forse, almeno da un punto di vista sintomatico, nulla potrebbe meglio confermare ciò quanto le pagine dedicate da C. Lévi-Strauss (Antropologia Strutturale, trad. it. Milano, 1966, pp. 119 ss.) al concetto di arcaismo in etnologia. La conclusione, rigorosamente e positivamente ragionata, è che anche le società «che potrebbero sembrare le più autenticamente arcaiche sono contorte per discordanze in cui, inequivocabile, si scopre il segno dell’avvenimento» (corsivo dell’A., p. 137).»]. L’etnologia, o studio delle cosiddette società primitive, se non si esaurisce in una etnografia, per quanto complessa e articolatamente strutturata questa possa essere, è una disciplina storica né più né meno di quanto lo è l’archeologia58. [Nota 58 di p. 239 di Giuseppe Galasso, Nient’altro che storia, cit.: «Proprio per la dimostrazione di ciò è particolarmente significativa, nell’ambito della cultura italiana, la vicenda intellettuale di Ernesto De Martino, per cui si veda G. Galasso, Croce, Gramsci e altri storici, Milano, 1969.»].»: Ivi, pp. 235-239. Ora che abbiamo mostrato come Galasso (con Croce) sottolinea, sulla scorta di una impostazione storicistica di solido impianto hegeliano, «la  storicità dei processi naturali (che è il succo della tesi crociana circa la «risoluzione del concetto realistico di “natura” in quello idealistico di “costruzione” che lo spirito fa della realtà», p. 122) [e che] risponde, del resto, pienamente alla tendenza di fondo di tutta la scienza contemporanea.» (e noi, integrando il riferimento alla «storicità dei processi naturali» in cui Galasso implicitamente si riferisce alla teoria evoluzionistica ed esplicitamente alla termodinamica, aggiungiamo  anche la meccanica quantistica, nella quale non solo la presenza o meno dell’osservazione-osservatore nella storia dell’evento sperimentale incide – ed altera – il fenomeno stesso posto sotto osservazione ma che, rispetto alla termodinamica, presenta anche il vantaggio molto dialettico di non legare questa storicità ad un flusso unidirezionale del tempo, vedi l’esperimento della doppia fenditura, cfr., infra, nota seguente, ma al di là di questo appunto Galasso è veramente impareggiabile nel delineare il suo schema di storicità della conoscenza in cui le scienze nomotetiche indirizzate allo studio dei fenomeni fisico-naturali sono, appunto, nomotetiche solo perché questi fenomeni non vengono studiati nella loro genesi e genealogia originarie obbligatoriamente legate alla dimensione evolutivo-temporale; e analogamente noi  affermiamo che il paradigma esplicativo olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale per certe scienze, quelle fisico-naturali – e nemmeno in tutti i loro aspetti, perché, come abbiamo già detto, la meccanica quantistica è fisica intrinsecamente storico-storicistica – richiede una proiezione probativa estesa per eoni, in mancanza della quale strategicamente e provvisoriamente ci si accontenta di spiegazioni di natura nomotetica) vediamo come analogamente sul medesimo punto argomenta il Dialectical Biologist: «There are, of course, physical constants like the mass of the electron, the speed of light, and Planck’s constant, which we regard as fixed and insensitive to the systems of which they are a part. Yet their constancy is not a law derived from yet other, more primitive principles, but an assumption. We do not, in fact, know that “the” mass of “the” electron has been the same since the beginning of matter nor, even if it has been so constant, that its value is not an accident of the history of matter. Whether such values are indeed changing and, if they are, at what rate, is a contingent question, not to be answered from principle. The difference between the reductionist and the dialectician is that the former regards constancy as the normal condition, to be proven otherwise, while the latter expects change but accepts apparent constancy. Not only do parameters change in response to changes in the system of which they are a part, but the laws of transformation themselves change. In the alienated world view, entities may change as a consequence of developmental forces, but the forces themselves remain constant or change autonomously as a result of intrinsic developmental properties. In fact, however, the entities that are the objects of laws of transformation become subjects that change these laws. Systems destroy the conditions that brought them about in the first place and create the possibilities of new transformations that did not previously exist. The law that all life arises from life was enacted only about a billion years ago. Life originally arose from inanimate matter, but that origination made its continued occurrence impossible, because living organisms consume the complex organic molecules needed to recreate life de novo. Moreover, the reducing atmosphere that existed before the beginning of life has been converted, by living organisms themselves, to one that is rich in reactive oxygen. The change that is characteristic of systems arises from both internal and external relations. The internal heterogeneity of a system may produce a dynamic instability that results in internal development. At the same time the system as a whole is developing in relation to the external world, which influences and is influenced by that development. Thus internal and external forces affect each other and the object, which is the nexus of those forces. Classical biology, which is to say alienated biology, has always separated the internal and external forces operating in organisms, holding one constant while considering the other. Thus embryology has always emphasized the development of an organism as a consequence of internal forces, irrespective of the environment. At most the environment is regarded as a signal that sets the interior developmental forces going. Developmental biology is consumed with the problem of how the genes determine the organism. On the other hand, evolutionary biology, at least as practiced in Anglo-Saxon countries, is obsessed with the problem of the organism’s adaptation to the external world and assumes without question that any favorable alteration in the organism is available by mutation. There is abundant evidence, however, that the ontogeny of an individual is a function of both its genes and the environment in which it develops. Moreover, it is certainly the case that no tetrapc.1 [sic!, prob. tetrapod] has ever, no

matter what selective forces are involved, succeeded in acquiring wings without giving up a pair of limbs. The separation of the external and internal forces of development is a characteristic of alienated biology that must be overcome if the problems of either embryology or evolution are to be solved. The assertion that all objects are internally heterogeneous leads us in two directions. The first is the claim that there is no basement. This is not an a priori imposition on nature but a generalization from experience: all previously proposed undecomposable “basic units” have so far turned out to be decomposable, and the decomposition has opened up new domains for investigation and practice. Therefore the proposition that there is no basement has proven to be a better guide to understanding the world than its opposite. Furthermore, the assertion that there is no basement argues for the legitimacy of investigating each level of organization without having to search for fundamental units. A second consequence of the heterogeneity of all objects is that it directs us toward the explanation of change in terms of the opposing processes united within that object. Heterogeneity is not merely diversity: the parts or processes confront each other as opposites, conditional on the whole of which they are parts. For example, in the predator-prey system of lemmings and owls, the two species are opposite poles of the process, predation simultaneously determining the death rate of lemmings and the birth rate of owls. It is not that lemmings are the opposite of owls in some ontological sense, or that lemmings imply owls or couldn’t exist without owls. But within the context of this particular ecosystem, their interaction helps to drive the population dynamics, which shows a spectacular fluctuation of numbers. What characterizes the dialectical world, in all its aspects, as we have described it is that it is constantly in motion. Constants become variables, causes become effects, and systems develop, destroying the conditions that gave rise to them. Even elements that appear to be stable are in a dynamic equilibrium of forces that can suddenly become unbalanced, as when a dull gray lump of metal of a critical size becomes a fireball brighter than a thousand suns. Yet the motion is not unconstrained and uniform. Organisms develop and differentiate, then die and disintegrate. Species arise but inevitably become extinct. Even in the simple physical world we know of no uniform motion. Even the earth rotating on its axis has slowed down in geologic time. The development of systems through time, then, seems to be the consequence of opposing forces and opposing motions. This appearance of opposing forces has given rise to the most debated and difficult, yet the most central, concept in dialectical thought, the principle of contradiction. For some, contradiction is an epistemic principle only. It describes how we come to understand the world by a history of antithetical theories that, in contradiction to each other and in contradiction to observed phenomena, lead to a new view of nature. Kuhn’s (1962) theory of scientific revolution has some of this flavor of continual contradiction and resolution, giving way to new contradiction. For others, contradiction is not only epistemic but political as well, the contradiction between classes being the motive power of history. Thus contradiction becomes an ontological property at least of human social existence. For us, contradiction is not only epistemic and political, but ontological in the broadest sense. Contradictions between forces are everywhere in nature, not only in human social institutions. This tradition of dialectics goes back to Engels (1880) who wrote, in Dialectics of Nature, that “to me there could be no question of building the laws of dialectics of nature, but of discovering them in it and evolving them from it.” Engels’s understanding of the physical world was, of course, a nineteenth-century understanding, and much of what he wrote about it seems quaint. Moreover, dialecticians have repeatedly attempted to make the identification of contradictions in nature a central feature of science, as if all scientific problems are solved when the contradictions have been revealed. Yet neither Engels’ factual errors nor the rigidity of idealist dialectics changes the fact that opposing forces lie at the base of the evolving physical and biological world. Things change because of the actions of opposing forces on them, and things are the way they are because of the temporary balance of opposing forces. In the early days of biology an inertial view prevailed: nerve cells were at rest until stimulated by other nerve cells and ultimately by sensory excitation. Genes acted if the raw materials for their activity were present; otherwise they were quiescent. Gene frequencies in a population remained static in the absence of selection, mutation, random drift, or immigration. Nature was at equilibrium unless perturbed. Later it was recognized that nerve impulses act both to excite and to inhibit the firing of other nerves, so the state of a system depends on the network of opposing stimuli, and that network can generate spontaneous activity. Gene action is regulated by repressors, repressors of the repressors, and all sorts of active feedbacks in the cell. There are no genetic loci immune to mutation and random drift, and no populations are free of selection. The dialectical view insists that persistence and equilibrium are not the natural state of things but require explanation, which must be sought in the actions of the opposing forces. The conditions under which the opposing forces balance and the system as a whole is in stable equilibrium are quite special. They require the simultaneous satisfaction of as many mathematical relations as there are variables in the system, usually expressed as inequalities among the parameters of that system. If these parameters remain within the prescribed limits, then external events producing small shifts among the variables will be erased by the self-regulating processes of stable systems. Thus in humans the level of blood sugar is regulated by the rate at which sugar is released into the blood by the digestion of carbohydrates, the rate at which stored glycogen, fat, or protein is converted into sugar, and the rate at which sugar is removed and utilized. Normally, if the blood sugar level rises, then the rate of utilization is increased by release of more insulin from the pancreas. If the level of blood sugar falls, more sugar is released into the blood, or the person gets hungry and eats some source of sugar. The result is that the blood sugar level is kept not constant but within tolerable limits. So far we are dealing with the familiar patterns of homeostasis, the negative feedback that characterizes all self regulation. However, the pancreas might respond weakly to a high sugar level, which could result in diabetic coma. Or the blood sugar level may fall so low that the person is incapable of eating. The opposing forces are seen as contradictory in the sense that each taken separately would have opposite effects, and their joint action may be different from the result of either acting alone. So far, the object may seem to be the passive victim of these opposing forces. However, the principle that all things are internally heterogeneous directs our attention to the opposing processes at work within the object. These opposing processes can now be seen as part of the self-regulation and development of the object. The relations among the stabilizing and destabilizing processes become themselves the objects of interest, and the original object is seen as a system, a network of positive and negative feedbacks. The negative feedbacks are the more familiar ones. If blood pressure rises, sensors in the kidney detect the rise and set in motion the processes which reduce blood pressure. If more of a commodity is produced than can be sold, prices fall, and the surplus is sold cheaply while production is cut back; if there is a shortage, prices rise, and that stimulates production. Or if a baby cries, this tells the responsible adult that something is wrong, and he or she initiates action to remove the cause of discomfort and stop the crying. In each case a particular state of the system – high blood pressure, overproduction, crying – is self-negating in that within the context of the system an increase in something initiates processes that leads to its decrease. But systems also contain positive feedback: high blood pressure may damage the pressure-measuring structures, so that blood pressure is underestimated and the homeostatic mechanisms themselves increase the pressure; overproduction may lead to cutbacks in employment, which reduce purchasing power and therefore increase the relative surplus; the crying of the baby may evoke anger, and the abuse of the child can then result in more crying. Real systems include pathways for both positive and negative feedback. Negative feedbacks are a prerequisite for stability: the persistence of a system requires self-negating pathways. But negative feedback is no guarantee of stability and under some circumstances can throw the system into oscillation. If there is a preponderance of positive feedback or if the indirect negative feedbacks by way of intervening variables are strong enough, the system will be unstable. That is, its own condition is sufficient cause of its negation. Thus systems are either self-negating (state A leads to some state not-A) or depend for their persistence on self-negating processes. We see contradiction first of all as self-negation. From this perspective it is not too different from logical contradiction. In formal logic process is usually replaced by static set-structural relations, and the dynamic of “A leads to B” is replaced by “A implies B.” But all real reasoning takes place in time, and the classical logical paradoxes can be seen as A leads to not-A leads to A, and so on. For instance, consider Russell’s paradoxical barber who shaves any and all men who do not shave themselves. If we assume that the barber shaves himself, then he belongs to the set of those he does not shave. Therefore, he is eligible to be a shaver by himself, and so we go round and round, as each affirmation is in turn negated. (Logicians would exclude the feminist solution that the barber is a woman and does not shave herself.) Material and logical contradiction share the property of being self-negating processes.  The stability or persistence of a system depends on a particular balance of positive and negative feedbacks, on parameters governing the rates of processes falling within certain limits. But these parameters, although treated in mathematical models as constants, are real-world objects that are themselves subject to change. Eventually some of these parameters will cross the threshold beyond which the original system can no longer persist as it was. The equilibrium is broken. The system may go into wider and wider fluctuations and break down, or the parts themselves, which have meaning only within a particular whole, may lose their identity as parts and give rise to a qualitatively new system. Further, the changes in the parameters may be a consequence of the stable behavior of the system that they condition in the first place. As a result of the cycle of over-and underproduction, businesses fail, firms merge and expand, a permanent body of unemployed people is created, and political struggles culminate in the replacement of the capitalist system with its whole dynamic. If predator and prey are in demographic balance, this may hide the prey’s evolution toward better predator avoidance, thus eventually resulting in the extinction of the predator; or the predator’s efficiency at hunting may evolve beyond the threshold compatible with the survival of the prey, and both become extinct. The dialectical model suggests that no system is really completely static, although some aspects of a system may be in equilibrium. The quantitative changes that take place within the apparent stability cross thresholds beyond which the qualitative behavior ;s [sic!, prob. is] transformed. All systems are in the long run self-negating, while their short-term persistence depends on internal self-negating states. The dialectical viewpoint sees dynamical stability as a rather special situation that must be accounted for. Systems of any complexity – the central nervous system, the national and world capitalist economies, ecosystems, the physiological networks of organisms – are more likely to be dynamically unstable. Even systems designed explicitly to be stable, such as nuclear power plants, have shown a remarkable propensity to behave in unplanned ways. The important point here is that complex systems show spontaneous activity. Each of these systems responds to events from outside, but it is not necessary to look to external sources for the causes of movement. The capitalist business cycle does not depend on sunspots. Political “unrest” is not explained by outside agitators. Changing abundance of species is not evidence of human impact on the environment. And it is becoming increasingly apparent that the prevention of change in wildlife management, environmental protection, or society is, in the long run, an impossible goal. Self-negation is not simply an abstract possibility derived from arguments about the universality of change. We observe it regularly in nature and society. Monopoly arises not as a result of the thwarting of “free enterprise” but as a consequence of its success: hence the futility of antitrust legislation. The freeing of serfs from feudal ties to the land also meant the possibility of their eviction from the land; freedom of the press has increasingly meant the freedom of the owners of the press to control information. The self-negating processes of capitalism are often expressed as ironic commentaries, as the realization of ideal goals turns out to thwart their original intent. Sometimes this self-negation is the consequence of quantitative changes that cross a threshold. For instance, at one time the Polish government established a policy of subsidizing the price of bread at a fixed level in order to guarantee the basic food supply. As inflation developed, the gap between the subsidized price of bread and the prices of other goods widened until one morning Warsaw was without bread: farmers had discovered that it was cheaper to buy bread to feed their livestock than to grow feed: the very mechanisms designed to guarantee the urban bread supply were turned into their opposite. A second aspect of contradiction is the interpenetration of seemingly mutually exclusive categories. A necessary step in theoretical work is to make distinctions. But whenever we divide something into mutually exclusive and jointly all-encompassing categories, it turns out on further examination that these opposites interpenetrate. In Chapter 3 we examined the interpenetration of organism and environment. Here we note briefly several more examples. At first glance, “deterministic” and “random” processes seem to exemplify mutually exclusive categories. Many trees have been sacrificed to the cause of printing debates about whether the world, or species aggregates, or evolution, is deterministic or random. (The deterministic side implying order and regularity, the stochastic side implying absence of system or explanation). In the first place, however, completely deterministic processes can generate apparently random processes. In fact, the random numbers used for computer stimulation of random process are generated by deterministic processes (algebraic operations). Recently, mathematicians have become interested in so-called chaotic motion, which leads neither to equilibrium nor to regular period motion but rather to patterns that look random. In systems of high complexity the likelihood of stable equilibrium may be quite small unless the system was explicitly designed for stability. The more common outcome is chaotic motion (turbulence) or periodic motion with periods so long as never to repeat during even long intervals of observations, thus also appearing as random. Second, random processes may have deterministic results. This is the basis for predictions about the number of traffic accidents or for actuarial tables. A random process results in some frequency distribution of outcomes. The frequency distribution itself is determined by some parameters, and changes in these parameters have completely determined effects on the distribution. Thus the distribution as an object of study is deterministic even though it is the product of random events. Third, near thresholds separating domains of very different qualitative behaviors, a small displacement can have a big effect. If these small displacements arise from lower levels of organization, they will be unpredictable from the perspective of the higher level. And in general the intrusion of events from one level to another appears as randomness. Finally, the interaction of random and deterministic processes gives results in evolution that are different from the consequence of either type of process acting alone. In Sewall Wright’s model, selection alone would lead all local populations to the same gene frequencies, so no selection among populations would be possible. The random drift that arises from small numbers within each population would result in the nonadaptive fixation of genes. The joint effect, however, is to allow variation among local populations, which provides the variability for new cycles of selection in different directions. People have long known that random search can be an important part of adaptive processes, the trial and error procedure leading to desired results by unexpected paths. Similarly, the dichotomy between equilibrium and nonequilibrium systems is not absolute. When ecologists realized that nature changes, there was a rush to abandon equilibrium analysis as unrealistic. However, it is not at all obvious that a changing system is not also in equilibrium. The proportions of various ionic forms of phosphorus in a lake reach equilibrium in seconds, even though the total amount of phosphorus may change. Algae populations may equilibrate with the mineral level, which itself changes, changing the algae. Phenomena that are very much slower than those of interest can be treated provisionally as constant, while those that are very much faster can be treated as if already at equilibrium. In the long run it is important to see equilibrium as a form of motion rather than as its polar opposite. Our conclusion, borne out by the history of our science, is that such dichotomies are both necessary and misleading and that there is no nontrivial and complet [sic!, prob. complete] decomposition of phenomena into mutually exclusive categories. Contradiction also means the coexistence of opposing principles (rather than processes) which, taken together, have very different implications or consequences then they would have if taken separately. Commodities embody the contradiction between use value and exchange value (reflected indirectly in price). If objects were produced simply because they met human needs, we would expect the more useful things to be produced before less useful things, and we would expect objects and methods of production to be designed to minimize any harm or danger and maximize durability or reparability. The amounts produced would correspond to the levels of need; any decline in need would allow either more leisure or the production of other objects. If objects had no use value at all, of course, they couldn’t be sold; use value makes exchange value possible. But the prospect of exchange value leads to results that often contradict the human needs that called forth the commodities in the first place. Commodities will be produced, for example, only for those who can afford them, and priority will be given to the production of those commodities with the highest profit margins. Productive innovations which make commodities easier and cheaper to make may create unemployment or ill health for workers and consumers. Thus the process of supplying human needs by the creation of commodities whose exchange value is paramount actually creates new hardship. A single proposition may have opposing implications. Consider, for example, the statement that more than half the population of Puerto Rico receives food stamps. This serves as a basis both for the party in power to justify the continuation of American rule and for the opposition to criticize that rule. On the one hand, eighty-six years after the United States occupied Puerto Rico, the island’s economy is more dependent and less able to support its population than before. Some $5 billion are extracted annually by United States businesses in the form of profits and interest, preventing Puerto Rico from accumulating what it needs for autonomous development. On the other hand, food stamps are not available in Honduras and the Dominican Republic. For the recipient of food stamps, the direct experience is of American benevolence. It requires an intellectual detour to perceive also that the necessity for food stamps is a result of being absorbed into the American economy, that the United States is the cause of the problem that it partly ameliorates. Much of the political conflict around the status of Puerto Rico derives from the contradictory implications of the same fact. The principles of materialist dialectics that we attempt to apply to scientific activity have implications for research strategy and educational policy as well as methodological prescriptions: Historicity. Each problem has its history in two senses: the history of the object of study (the vegetation of North America, the colonial economy, the range of Drosophila pseudoobscura) and the history of scientific thinking about the problem, a history dictated not by nature but by the ways in which our societies act on and think about nature. Once we recognize that state of the art as a social product, we are freer to look critically at the agenda of our science, its conceptual framework, and accepted methodologies, and to make conscious research choices. The history of our science must include also its philosophical orientation, which is usually only implicit in the practice of scientists and wears the disguise of common sense or scientific method. It is sure to be pointed out that the dialectical approach is ro [sic!, prob. no] less contingent historically and socially than the viewpoints we criticize, and that the dialectic must itself be analyzed dialectically. This is no embarrassment; rather, it is a necessary awareness for self-criticism. The preoccupation with process and change comes in part from our commitment to change society. An alertness to the fallacies of gradualism derives from a challenge to liberalism. An insistence on seeing things as integrated wholes reflects a belief that much of the suffering, waste, and destruction in the world today comes from the operation of patriarchal capitalism as a world system penetrating all corners of our lives rather than from a list of separable and isolatable defects. And the emphasis on the social interpretation of science comes from a political commitment to struggle for an alternative way of relating to nature and knowledge that is congruent with an alternative way of organizing society. One practical consequence of this viewpoint is that the study of the history, sociology, and philosophy of science is a necessary part of science education. Universal interconnection. As against the alienated world view that objects are isolated until proven otherwise, for us the simplest assumption is that things are connected. The ignoring of interconnections, especially across disciplinary boundaries, has been the main source of error and even disaster in complex fields of applied biology such as public health, agriculture, environmental protection, and resource management and the cause of the stagnation of theory in these areas. Therefore we urge that an early stage of any investigation should be to trace out the indirect, speculative, and even far-fetched connections among phenomena of interest and to justify any ignored connections. Heterogeneity. The internal heterogeneity of all things and all populations of things is the complementary perspective to universal connections: different things combine into greater, heterogeneous wholes. This perspective leads us to focus on quantitative and qualitative variability as objects of interest and sources of explanation. Then certain problems become especially appealing, such as the organization of phenotypic variability in plants and animals, the differentiation of classes in society, the recognition that plants which bear the same species name can be quite different to the herbivores that eat them, or that the same species may have different ecological significance in different places. When faced with an ensemble of things of any sort, we are suspicious of any apparent homogeneity. Interpenetration of opposites. The more we see distinctions in nature, and the more we subdivide and set up disjunct classes, the greater the danger of reifying these differences. Therefore, complementary to any process of subdividing is the hypothesis that there is no nontrivial and complete subdivision, that opposites interpenetrate and that this interpenetration is often critical to the behavior of the system.  Integrative levels. As against the reductionist view, which sees wholes as reducible to collections of fundamental parts, we see the various levels of organization as partly autonomous and reciprocally interacting. We must reject the molecular euphoria that has led many universities to shift biology to the study of the smallest units, dismissing population, organismic, evolutionary, and ecological studies as forms of “stamp collecting” and allowing museum collections to be neglected. But once the legitimacy of these studies is recognized, we also urge the study of the vertical relations among levels, which operate in both directions. We do not know whether or not these elements of a research and educational program will in fact result in solutions to long-standing problems of biology. Dialectical philosophers have thus far only explained science. The problem, however, is to change it.»: Richard Levins, Richard Lewontin, The Dialectical Biologist, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1985 (Delhi, Aakar Books for South Asia, 2009), pp. 277-288 (per indicazioni di bibliografia internettiana indispensabili per consultare e scaricare il documento, si rimanda, supra, alla nota n°1 e, infra, alla nota successiva n° 16 e alla sezione finale di bibliografia internettiana di documenti reperibili sul Web sugli argomenti trattati nella presente comunicazione). Prima di arrivare a decretare la profonda assonanza di fondo fra il brano citato di Nient’altro che storia e quello del Dialectical Biologist, riteniamo però anche di una certa utilità rilevare i problemi dialettici di quest’ultimo e che sono: 1) Estrema difficoltà di individuare la natura del metodo dialettico, con conseguente riduzione della realtà esperita dall’uomo in una serie di momenti distinti e il cui unico tratto comune è l’essere continuamente  ed incessantemente in moto, anziché questa realtà essere autocreata  ex nihilo ed ex suo e messa in azione attraverso il paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale esprimente prassisticamente il rapporto generativo biderazionale fra soggetto ed oggetto («What characterizes the dialectical world, in all its aspects, as we have described it is that it is constantly in motion.»; «The dialectical viewpoint sees dynamical stability as a rather special situation that must be accounted for. Systems of any complexity – the central nervous system, the national and world capitalist economies, ecosystems, the physiological networks of organisms – are more likely to be dynamically unstable. Even systems designed explicitly to be stable, such as nuclear power plants, have shown a remarkable propensity to behave in unplanned ways.»; «Phenomena that are very much slower than those of interest can be treated provisionally as constant, while those that are very much faster can be treated as if already at equilibrium. In the long run it is important to see equilibrium as a form of motion rather than as its polar opposite. Our conclusion, borne out by the history of our science, is that such dichotomies are both necessary and misleading and that there is no nontrivial and complet [sic!, prob. complete] decomposition of phenomena into mutually exclusive categories.») ; 2) Estremo tentativo di recupero –  conseguente alla assolutamente non voluta ma de facto avvenuta nel testo del Dialectical Biologist  riduzione della realtà in momenti distaccati – di una dimensione olistica della realtà, ma tentativo che non approda a risultati soddisfacenti («Universal interconnection. As against the alienated world view that objects are isolated until proven otherwise, for us the simplest assumption is that things are connected. The ignoring of interconnections, especially across disciplinary boundaries, has been the main source of error and even disaster in complex fields of applied biology such as public health, agriculture, environmental protection, and resource management and the cause of the stagnation of theory in these areas. Therefore we urge that an early stage of any investigation should be to trace out the indirect, speculative, and even far-fetched connections among phenomena of interest and to justify any ignored connections. ») e non approda a risultati soddisfacenti perché se il Dialectical Biologist riesce a comprendere che le cose sono interconnesse non riesce a comprendere che le cose sono, cioè esistono, proprio in quanto interconnesse e, risultato di questa mancata consapevolezza sull’essenza della natura olistica della realtà –  essenza che è, lo ribadiamo, la sua continua ed incessante autocreazione ex nihilo ed ex suo  attraverso la sua dialetttica espressivo-strategica-conflittuale – abbassa la consapevolezza della interconnessione di tutte le cose a pura constatazione empirica, certamente frutto di buonsenso ma mortificante di qualsiasi altro progresso in senso dialettico, tantomeno un progresso in senso espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico; e 3) Conseguente a questa libido dialectica ma che non riesce mai a concretizzarsi in una innovativa e autonoma proposta dialettica, poco convincente – volutamente ci esprimiamo con termini non urticanti – riallacciarsi alla c.d. dialettica engelsiana con i suoi discutibili – ancora una volta decidiamo di esprimerci cortesemente visti, comunque, i grandi meriti del Dialectical Biologist – tre principi di logica dialettica (il principio della negazione della negazione, quello della conversione della quantità in qualità e quello della compenetrazione degli opposti): «Interpenetration of opposites. The more we see distinctions in nature, and the more we subdivide and set up disjunct classes, the greater the danger of reifying these differences. Therefore, complementary to any process of subdividing is the hypothesis that there is no nontrivial and complete subdivision, that opposites interpenetrate and that this interpenetration is often critical to the behavior of the system.», dove addirittura, come nel passaggio appena di nuovo evidenziato, la compenetrazione degli opposti viene visto come lo strumento conoscitivo per superare la fallace riduzione della realtà in momenti separati e distinti. Usando un termine marxiano questa scomposizione della realtà in momenti separati,  distinti e quindi ontologicamente ed epistemologicamente estranei viene definito dal Dialectical Biologist reificante, solo che, e qui apriamo velocemente a due considerazioni a latere, A) ovviamente la reificazione della realtà può essere affrontata solo all’interno del paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale, ma se facessimo solo questa considerazione potremmo essere accusati di accusare il Dialectical Biologist di non pensare come noi pensiamo e B) dal punto di vista olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico la reificazione non è affatto – o solo – uno stato negativo e disumanizzante ma, piuttosto, strettamente legato al momento strategico-conflittuale del succitato paradigma dialettico. E sulle differenze fra il conflittualismo marxiano-marxista ed il nostro di stampo machiavelliano-hegeliano abbiamo in molti altri luoghi ed anche qui più volte detto. Ma fatte tutte queste debite osservazioni critiche (attraverso le quali, qualche nostro benevolo ma attento lettore potrebbe accusarci non solo di aver voluto  imputare al Dialectical Biologist il reato di lesa maestà al paradigma olistico-dialettico-espressivo-strategico-conflittuale ma anche, in un nostro soprassalto di narcisismo, di non aver avuto nemmeno il più fioco barlume, invece di adottare la logica dialettica engelsiana, dell’unico principio logico-dialettico che agisce attraverso il suddetto paradigma e da noi individuato, e cioè il principio di non identità, già da noi rappresentato attraverso questa simbolizzazione: A A≠A A≠A ≠ A≠A A≠A ≠ A≠A≠ A≠A ≠ A≠A…↔∞↔∞), veniamo ora alla profonda assonanza del Dialectical Biologist con la visione galassiana dell’intrinseca storicità della realtà tutta e del bisogno quindi di adottare sempre un approccio storico per lo studio della stessa, anche di quella naturale-fisica, e riprendendo dalle prime parole della citazione in questa nota del Dialectical Biologist, concordiamo con Galasso e con Levins e Lewontin che «There are, of course, physical constants like the mass of the electron, the speed of light, and Planck’s constant, which we regard as fixed and insensitive to the systems of which they are a part. Yet their constancy is not a law derived from yet other, more primitive principles, but an assumption. We do not, in fact, know that “the” mass of “the” electron has been the same since the beginning of matter nor, even if it has been so constant, that its value is not an accident of the history of matter. Whether such values are indeed changing and, if they are, at what rate, is a contingent question, not to be answered from principle.» e anche se in The Dialectical Biologist il non aver messo a fuoco un convincente schema dialettico mette continuamente in crisi la dinamica del suo storicismo: «Historicity. Each problem has its history in two senses: the history of the object of study (the vegetation of North America, the colonial economy, the range of Drosophila pseudoobscura) and the history of scientific thinking about the problem, a history dictated not by nature but by the ways in which our societies act on and think about nature. Once we recognize that state of the art as a social product, we are freer to look critically at the agenda of our science, its conceptual framework, and accepted methodologies, and to make conscious research choices. The history of our science must include also its philosophical orientation, which is usually only implicit in the practice of scientists and wears the disguise of common sense or scientific method. It is sure to be pointed out that the dialectical approach is ro [sic!, prob. no] less contingent historically and socially than the viewpoints we criticize, and that the dialectic must itself be analyzed dialectically. This is no embarrassment; rather, it is a necessary awareness for self-criticism. The preoccupation with process and change comes in part from our commitment to change society. An alertness to the fallacies of gradualism derives from a challenge to liberalism. An insistence on seeing things as integrated wholes reflects a belief that much of the suffering, waste, and destruction in the world today comes from the operation of patriarchal capitalism as a world system penetrating all corners of our lives rather than from a list of separable and isolatable defects. And the emphasis on the social interpretation of science comes from a political commitment to struggle for an alternative way of relating to nature and knowledge that is congruent with an alternative way of organizing society. One practical consequence of this viewpoint is that the study of the history, sociology, and philosophy of science is a necessary part of science education.», il punto non è mai un nostro dissenso sulla storicità intrinseca della realtà ma su come questa storicità riesca concretamente ad esprimersi e quindi attraverso quale paradigma a rendersi creativamente autosufficiente ed autogenerante (ulteriore segno di questa difficoltà espressiva dialettica è il ricorso ad una sorta di visione modello ‘realtà come squilibrio incessante’ paradigma elaborato con questa formulazione da Gianfranco La Grassa – modello che il pensatore marxista di Conegliano ha cercato di coerentizzare in Gianfranco La Grassa, La realtà è “assenza”: (in squilibrio incessante), s.l., Conflitti&Strategie, 2015, anche questo saggio e pur fondamentale opera complessiva di La Grassa sintomo della medesima difficoltà espressiva della dialettica – poiché, coerentemente con una visione dinamica della realtà ma che stenta a trovare il suo ubi consistam, abbiamo già visto che il   Dialectical Biologist ha affermato che «The dialectical model suggests that no system is really completely static, although some aspects of a system may be in equilibrium. The quantitative changes that take place within the apparent stability cross thresholds beyond which the qualitative behavior ;s [sic!, prob. is] transformed. All systems are in the long run self-negating, while their short-term persistence depends on internal self-negating states. The dialectical viewpoint sees dynamical stability as a rather special situation that must be accounted for. Systems of any complexity – the central nervous system, the national and world capitalist economies, ecosystems, the physiological networks of organisms – are more likely to be dynamically unstable. Even systems designed explicitly to be stable, such as nuclear power plants, have shown a remarkable propensity to behave in unplanned ways. The important point here is that complex systems show spontaneous activity.», in questo caso impiegando i principi engelsiani della conversione della quantità in qualità e della negazione della negazione e sotto un’ottica, appunto, di un lagrassiano squilibrio incessante). Ma una volta fatta l’opzione fondamentale sulla storicità della realtà tutta, tutto il resto, in fondo, non è che un dettaglio, o, meglio, non è altro che un passaggio verso l’Epifania strategica. E il Dialectical Biologist ne costituisce un importante e dialetticamente cosciente passaggio (da mettere in antitesi con tutta la produzione della Haraway, anch’essa dialettica ma, per lo più, a sua insaputa, o, ancor meglio, con modalità espressiva mitico-fantasmagorica e totalmente incapace di esprimere, quindi, qualsiasi potenzialità autogenerativa ex nihilo ed ex suo), e che in questo caso nasce da studi biologici ma la cui genealogia trova i suoi punti fondanti negli aristotelici ζῷον πολιτικόν e ζῷον  λόγον  ἔχων, in Machiavelli, in Hegel, in Marx e nella filosofia della prassi di György Lukács, di Karl Korsch e del più grande pensatore del marxismo occidentale che risponde al nome di Antonio Gramsci (e sottolineando, fra l’altro che, specialmente in Antonio Gramsci,  la filosofia della prassi sarebbe impensabile senza gli sviluppi idealistici hegelo-fichtiani dello storicismo assoluto di Benedetto Croce e dell’ attualismo di Giovanni Gentile)  e, come oggigiorno momento di chiusura, nella dialettica prassistica espressivo-strategica-conflittuale del Repubblicanesimo Geopolitico.

 

 

[L’ ultima nota n° 16 con la succussiva   sezione bibliografica  che concludono questa comunicazione verrano pubblicate dall’ “Italia e il Mondo”  nella quinta e conclusiva  trance del presente saggio.]

 

 

 

 

 

 

Emiliano Brancaccio, Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione, recensione di Teodoro Klitsche de la Grange

Emiliano Brancaccio, Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione, Meltemi, Milano 2020, pp. 224, € 18,00

La globalizzazione dell’ultimo trentennio ha generato non soltanto la propria opposizione politica, ma anche, specie negli ultimi anni, una vasta letteratura critica, che insiste su uno o più caratteri negativi del processo (sociologici, religiosi, politici, economici); l’autore, economista e marxista, ne vede (prevalentemente ma non solo) la causa economica. E lo fa riandando alla legge di riproduzione e tendenza del capitale, la quale genera non sono un’ingiustizia crescente (il divario tra ricchi e poveri), ma una serie di contraddizioni che minano la sostenibilità del sistema.

La principale delle quali è “quella tra l’originaria struttura decentrata del mercato capitalistico e il progressivo accentramento dei poteri finanziari che operano in esso”; onde “la centralizzazione contribuisce ad accrescere le contraddizioni tra forze produttive e rapporti di produzione, a restringere le condizioni di riproducibilità del capitale e a moltiplicare gli inneschi della crisi. Dove poi questa tendenza possa condurci, magari verso una moderna e civile logica di piano o piuttosto verso la barbarie, è una questione che resta drammaticamente aperta”.

La centralizzazione da un lato causa polarizzazione sociale, come già scrivevano Marx ed Engels nel Manifesto del partito comunista: “Quelle che furono fino ad ora le piccole classi medie dei piccoli industriali, negozianti e rentiers, degli artigiani e dei contadini proprietarii, finiscono per discendere al livello del proletariato”. Secondo Brancaccio questa è un’opposizione all’interno del capitalismo, di guisa che “Una lotta di emancipazione dai vincoli internazionali, che venisse egemonizzata dalle sole rappresentanze di un piccolo capitalismo frammentato e in affanno, assumerebbe pressoché inesorabilmente caratteri reazionari, potenzialmente neofascisti”; peraltro il capitalismo odierno, al contrario di quello descritto da Marx ed Engels, è stato soverchiato dai suoi stessi sviluppi. Se quello accresceva lo sviluppo sociale e la sua ripartizione, quello odierno li ha persi “Il regime contemporaneo di centralizzazione, per certi versi, somiglia sempre più al vecchio feudalismo che allo scintillante capitalismo rivoluzionario delle origini”.

Il compromesso socialdemocratico (o fordista) del secolo breve era stato determinato dal freno delle guerre e del bolscevismo. Crollato il quale la legge di riproduzione e tendenza è tornata a spiegare i suoi effetti. Il tutto influisce anche sulla sovrastruttura politica, in senso negativo sui valori e istituti del liberalismo. “La tendenza alla crescita del capitale rispetto al reddito e alla centralizzazione del suo controllo in sempre meno mani non sembra compatibile con il mantenimento futuro della democrazia, della libertà, al limite della pace”; “Il moto profondo del sistema costituisce in sé una minaccia per la sopravvivenza delle istituzioni su cui si reggono le democrazie liberali contemporanee”.

Quale rimedio alla crisi l’autore propone la pianificazione collettiva “Tutta la creatività del collettivo, tutta la forza fisica e intellettuale della militanza devono riunirsi intorno a questo concetto straordinariamente fecondo”. Tuttavia, ammette Brancaccio “la logica profonda del rapporto tra piano e libertà è ancora tutta da esplorare”.

In sintesi il volume presenta analisi difficilmente contestabili, ma soluzioni assai discutibili. A partire dall’ultima: come conciliare libertà e pianificazione se la costante del (fu) socialismo reale è stata di limitare al massimo libertà e democrazia? in questo senso è facile prevedere che il relativo percorso sia una strada tutta in salita.

Quanto alle conseguenze politiche della legge di riproduzione, già un pensatore controrivoluzionario come de Bonald, in un saggio/recensione pubblicato l’anno in cui Marx nasceva (1818) valutava realisticamente le conseguenze del costituzionalismo liberale e del potere ascendente della borghesia.

Secondo il controrivoluzionario l’effetto del nuovo ordine, in particolare col voto censitario e ristretto è “la promozione di una classe essenzialmente dedita ad attività economiche, a patriziato politico”; e sotto un altro profilo, così si crea una classe con un enorme potere, perché non basata, come la vecchia noblesse sulla proprietà fondiaria, per sua natura limitata, ma sulla ricchezza mobiliare, altrettanto naturalmente senza limiti “una contraddizione di cui è toccato a noi dare l’esempio, veder gli stessi uomini che chiedono a gran voce lo spezzettamento illimitato della proprietà immobiliare, favorire con tutti i mezzi la concentrazione senza freni della proprietà mobiliare o dei capitali. L’appropriazione di terre ha per forza termine. Quella del capitale immobiliare non ce l’ha, e lo stesso affarista può far commercio di tutto il mondo” (i corsivi sono miei)”. Mentre “ grandi patrimoni immobiliari fanno inclinare lo Stato verso l’aristocrazia, le grandi ricchezze mobiliari lo portano alla democrazia; e gli arricchiti, divenuti padroni dello stato, comprano il potere a buon mercato da coloro cui vendono assai cari zucchero e caffè”. De Bonald aveva visto giusto: “far commercio di tutto il mondo” è ancora quanto con più sintesi ed efficacia descrive l’ethos del capitalismo attuale, finanziarizzato, informatizzato e uniformatore. Si noti che la critica del controrivoluzionario è rivolta più agli aspetti “istituzionali” cioè dell’organizzazione dello Stato che a quelli relativi ai diritti individuali di libertà.

Peraltro, individuava la classe (il soggetto) rivoluzionaria, “generata” dalle contraddizioni del capitalismo, ossia il proletariato. Solo che i proletari, nel senso di Marx (cioè operai dell’industria allora in espansione) se ne contano, nei paesi sviluppati, sempre meno.

A questo punto, e tenuto conto che come scriveva il filosofo di Treviri, e conferma l’autore, a essere proletarizzati, uniformizzati e, in definitiva sfruttai sono proprio quelle classi a vocazione “reazionaria”, non sarà che proprio tra queste e nella loro unione emergerà il soggetto rivoluzionario? Anche perché la sinistra “classica” pensa ad altro che a tutelare gli interessi dei lavoratori?

Il saggio, curato da Russo Spena – che ne ha scritto anche l’introduzione – è interessante; ma lo sarebbe stato ancora di più se l’autore avesse trattato l’incidenza sulla situazione odierna degli apparati amministrativi, della finanza pubblica e dell’imposizione fiscale. Tutt’altro che “neutre” (o di scarsa rilevanza) rispetto alle contraddizioni ed ai conflitti già in atto e che ci aspettano, anzi coadiuvanti la concentrazione di ricchezza e la “riduzione” dello Stato sociale.

In attesa e nella speranza di un altro saggio che ne tratti, consigliamo la lettura di questo.

Teodoro Klitsche de la Grange

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