VIP E CICISBEI, di Giuseppe Germinario

La settimana ormai all’epilogo è stata caratterizzata dal via vai. È iniziata con il viaggio di Matteo Salvini negli Stati Uniti; si è conclusa con l’arrivo di Obama a casa Clooney, sulle rive del Lario. Nel mezzo il soggiorno del Presidente del Consiglio Conte a Bruxelles, al Consiglio Europeo.

Una coincidenza di eventi, probabilmente casuale, comunque sorprendente dal punto di vista simbolico. Sembra offrire, sotto traccia, qualche barlume di verità su alcune dinamiche nello scacchiere geopolitico europeo e mediterraneo.

La gran parte degli addetti all’informazione però sembra sempre più attratta, se non accecata, dagli aspetti mondani di questi appuntamenti. Da produttori e portatori di informazione si stanno trasformando irreversibilmente in moderni cicisbei, maestri di colore, di costumi e di pettegolezzi.

Tra i tre, paradossalmente, chi ci ha rimesso in efficacia di immagine è stato Giuseppe Conte, notoriamente maestro in bon ton e passi felpati. In un Consiglio Europeo impegnato a concordare le nomine della Commissione Europea, della Presidenza del Consiglio Europeo e della BCE, si è trovato nella condizione di dover rintuzzare la procedura di infrazione annunciata proditoriamente dalla Commissione Europea uscente. Tra le due opzioni opposte di una reazione d’orgoglio a un atto strumentale e provocatorio e un atteggiamento pragmatico teso a contenere i danni accettando logica e spirito della lettera, ha prevalso la seconda e con esso qualche atteggiamento di troppo da questuante verso i pari grado più potenti, pur se ormai sempre meno autorevoli. Non lo ha certo aiutato una consuetudine pluridecennale di totale accondiscendenza e complicità di un ceto politico ed una classe dirigente nazionale; accondiscendenza che ha disabituato a trattative serie le varie élites europee. Peggio ancora, come insegna il mercimonio truffaldino operato dal “rottamatore” Renzi tra la resa sottobanco sull’approdo in Italia di immigrati (Operazione Triton) e la concessione di pochi decimi di deficit, le ha incoraggiate ad operazioni di vera e propria corruttela utile ad alimentare un sottobosco di attività assistenziali e parassitarie necessarie a garantire la sopravvivenza politica del sistema. Non lo ha sostenuto in autorevolezza, per altro, il suo comportamento deludente e rinunciatario seguito al promettente avvio e alla conclusione della Conferenza sulla Libia, tenutasi a Palermo l’autunno scorso. Un appuntamento organizzato con il beneplacito del Presidente Americano, accettato a denti stretti da Francia e Germania e conclusosi addirittura trionfalmente, con l’investitura di Conte a mediatore ad opera del Ministro degli Esteri russo, Lavrov. In quel momento Conte avrebbe dovuto comprendere l’insostenibilità della figura di al Serraji come Presidente capace di unire le varie tribù della Libia, in quanto privo di forza propria e mantenuto a galla da una delle tre principali fazioni in lotta. Avrebbe dovuto puntellare la sua sopravvivenza per impedire il pieno successo del Generale Haftar, espressione delle tribù di Cirenaica e nel contempo favorire l’emersione di una figura terza, capace di mediare e riunire il paese. Questa figura può emergere con migliori possibilità, dalla tribù più numerosa e centrale di quel paese e non è escluso che, ad osservare i fatti, possa essere uno dei superstiti dei figli del colonnello Gheddafi. Una operazione certamente ardua e complessa, che richiederebbe grandi capacità diplomatiche e sufficienti coperture militari. Ipotizzabile sotto la Presidenza di Trump, ma decisamente più traumatica se il rospo dovesse essere offerto ad eventuali epigoni di Obama, Sarkozy e Macron. Con l’offensiva in corso di Haftar, fortunatamente esauritasi, l’atto più significativo di Conte è stato la sua richiesta di aiuto americano, evitando così il disastro ma perdendo così ogni parvenza di autonomia verso i vari contendenti libici ed esterni e gran parte della credibilità verso il suo stesso principale estimatore, Trump. Alla luce di ciò, il memorandum con la Cina e la posizione sul Venezuela, di per sé poco rilevanti nell’agone geopolitico, hanno assunto un significato dirimente per l’amministrazione statunitense. Il cerchio si è chiuso quasi del tutto con il suo progressivo avvicinamento a Mattarella e la gestione partigiana, piuttosto che calmieratrice, del conflitto giallo-verde durante l’ultima campagna elettorale.

Di queste difficoltà sembra approfittare a piene mani Matteo Salvini. Il suo viaggio a Washington ha assunto l’aspetto di una vera e propria investitura a leader. L’incontro con Mike Pompeo, Segretario di Stato e Pence, Vicepresidente sono un riconoscimento che va certamente oltre lo status proprio di un Ministro dell’Interno. È un lustro che, se prematuro ed improprio, espone il personaggio ad un rischio da non sottovalutare. Quello di apparire come uno dei tanti pellegrini che hanno dovuto recarsi a Washington per ottenere una investitura che dovrebbe essere in realtà prerogativa esclusiva delle istituzioni e del popolo italiano; viandante dotato magari di una aura più fulgida e lucente, ma sempre di luce riflessa più che propria. L’intero sistema mediatico ha indugiato sulle dichiarazioni di Salvini, tanto su quelle di politica economica, quanto soprattutto quelle in politica estera, riguardanti il Venezuela e il memorandum con la Cina. Queste ultime sono di fatto una sconfessione delle posizioni ufficiali del Governo Conte ed un allineamento pedissequo e a buon mercato alle posizioni dell’Amministrazione Trump. Pedissequo, perché acriticamente allineate, a buon mercato perché esulano dalle competenze del suo ministero. Risulta quindi evidente l’apparente e impropria investitura di leader politico da parte di esponenti di un governo straniero. Il mancato incontro con il Presidente Trump non è solo la residua cautela sulle esigenze di etichetta e di correttezza istituzionale. Rivela soprattutto una persistente diffidenza di Trump verso una forza politica che non ha superato del tutto i retaggi delle proprie origini secessioniste; poco importa se sia una diffidenza di tipo culturale e/o di mero interesse politico, legato a possibili ritorni di fiamma filobavaresi, nemmeno filotedeschi nel prossimo futuro. Visto lo spessore e le funzioni di uno degli ospiti e del pellegrino è probabile che la parte più succosa e pertinente, prosaica dei colloqui riguardi l’implicazione, pur in filoni secondari, di tanta parte del ceto politico e dei funzionari di settori nevralgici dello Stato Italiano nella costruzione del Russiagate. Nei blog e in numerose testate americane circolano da tempo apertamente numerosi nomi di politici ed alti funzionari italiani. Segno di insofferenza e volontà di rivalsa verso gli artefici di una caccia alle streghe congelata malamente al prezzo però di paralisi politica e di numerose vittime. A questo riguardo le prossime elezioni presidenziali americane potrebbero essere il prodromo ad una definitiva resa dei conti nella quale Trump non avrebbe più l’esclusiva della figura di vittima designata.

Il soggiorno di Obama, famiglia e seguito similpresidenziale, presso la sontuosa residenza sul lago di Como, ospite del suo amico e attore George Clooney, sembra assecondare la bramosia dei cicisbei più accaniti; non ha in realtà, probabilmente, un esclusivo carattere mondano e godereccio. Accecati dal gossip e dalla vacuità, i nostri pennuti cicisbei si sono dilettati sulle frivolezze le più varie del soggiorno, compresi i fuochi d’artificio di borbonica memoria. In realtà Obama, abbandonata a malincuore la Casa Bianca e il suo orto, già altre volte ha pedinato e tampinato, sovrapponendosi con appuntamenti ed itinerari paralleli, il proprio odiato successore. Poiché uno dei bersagli grossi di un possibile ribaltamento della direzione delle inchieste sul Russiagate potrebbe essere, ancor più della Clinton, proprio lui, quanto meno come responsabile politico, il suo interesse per l’Italia si arricchirebbe di ulteriori aspetti, questa volta più politici. Alcuni giornali italiani sussurrano di un incontro con Matteo Renzi, ma solo per affinità elettiva. Alcuni giornali inglesi, invece, più smaliziati, ipotizzano una investitura di Clooney a prossimo candidato democratico Presidente. Non si conosce il grado di superstizione di Obama. Tenuto conto che l’ultima consumazione alla Casa Bianca tra i due, Renzi e Obama, da sanzione di investitura reciproca si è risolta repentinamente in una sorta di “ultima cena” con scarse possibilità di resurrezione, si presume che gli incontri politici, quantunque riservati, riguarderanno personaggi più titolati e meno predisposti a naufragi fragorosi.

Ipotizzando temerariamente cotante intenzioni, a Matteo Salvini si presenterebbe una occasione d’oro, per quanto rischiosa, per garantirsi un futuro da leader riconosciuto.

La concomitanza di interessi con l’attuale inquilino d’oltreatlantico potrebbe rendere più praticabile una azione di riforma istituzionale, a cominciare dal ruolo e dalle competenze della magistratura e una operazione di rinnovamento del personale, specie dirigenziale, degli apparati di sicurezza. Se e come riuscirà a portarla avanti, potrà fare di lui un personaggio politico di statura, capace di sostenere alla pari un confronto con alleati ed avversari o piuttosto, in caso di sopravvivenza, l’ennesimo emissario di una delle fazioni in lotta nei centri decisionali che contano; uno dei tanti che con valigia o borsello, vuoti o pieni che fossero al ritorno, hanno costellato le vicende italiche dal dopoguerra.

Il contesto è proibitivo, le qualità soggettive, se esistono, appaiono dissimulate sin troppo bene, lo scetticismo prevale, ma………………….chissà!?

“Europa: accademismo contro storia” (6/6), di Annie Lacroix-Riz

“Europa: accademismo contro storia” (6/6)

Siamo alla sesta ed ultima puntata del saggio di Annie Lacroix_Riz. La sentenza è drammaticamente impietosa sia nei confronti degli storici che dei protagonisti citati ed eletti a “padri dell’Europa”. Un saggio da conservare e rileggere periodicamente. Giusto per comprendere la natura del pulpito da cui partono le filippiche “antipopuliste”_Giuseppe Germinario

Annie Lacroix-Riz è professore emerito di storia contemporanea presso l’Università Paris 7.

Mappa:

– Introduzione

– “Eminenti storici europei” contro il monarchico documentato Philippe de Villiers

– Un fascicolo storico “di parte” di “eminenti storici europei”

  • Le origini fallaci dell’Unione europea
  • Adenauer e la sua gente, dalla vecchia alla “nuova Germania”
  • Dalla Francia “europea” e “resistente” contro Petain al trionfo dei Vichysto-americani?
  • Dimenticando le “prime comunità europee”
  • Jean Monnet “l’americano”: una calunnia?
  • Il tandem Monnet-Schuman e la cosiddetta “bomba” del 9 maggio 1950
  • Robert Schuman diffamato?
  • Walter Hallstein, semplice ” non resistente”?

– Conclusione

Walter Hallstein, semplice “non resistente”?

Per quanto riguarda Walter Hallstein, Philippe de Villiers esprime un sorprendente stupore, data la conoscenza che ha inevitabilmente accumulato sui leader della Germania Ovest durante la sua lunga carriera politica . Ma offre un dossier serio, abbastanza solido da suscitare particolare indignazione ai redattori del 27 marzo, mista a cieca rabbia miste il 17 aprile.

La storiografia inglese e tedesca compresa, dal dopoguerra, la sua frazione della Germania Est, ricca di storici attenti al passato nazista del Reich 1 ha da tempo stabilito che la “nuova Germania” era stata costituita, sotto la tutela dell’AMGOT, da quasi tutte le élite che avevano guidato il Reich sia prima che durante l’era nazista; e che il Vaticano e Washington sono stati collusi nel offrire un eccezionale percorso di riciclaggio a criminali di guerra 2 . La regola del mantenimento dello status quo, anticipata dall’episodio di “Quisling” Darlan ad Algeri, nel novembre-dicembre 1942, e dai negoziati bernesi di Allen Dulles e del suo entourage nazista o nazificato era assoluto in Germania come in tutta la sfera di influenza occidentale 3 . L’abitudine alla non traduzione delle opere, tuttavia, si è moltiplicata dagli anni ’50, il silenzio plumbeo che osserva su di loro la storiografia dominante 4 e la sepoltura delle rare opere francesi sulla questione spiegano di per sé come la popolazione francese sia stata ampiamente tenuta all’oscuro del fenomeno.

Si argomenta che Alfred Wahl ha prodotto, nel 2006, un’eccellente sintesi sulla completa continuità economica, amministrativa, politica e culturale tra la Germania di Hitler e la RFD. Questa opera, la seconda storia del nazismo in Germania Occidentale dal 1945 , fa chiarezza sui “ministri e segretari di Stato Adenauer”, nonostante evidenti prudenze e pudori dei quali Walter Hallstein ha anche beneficiato 5 , è stata oggetto, mi ha ricordato molto recentemente il suo autore, di un assordante silenzio mediatico che ne ha notevolmente ostacolato la diffusione. Dovrebbe comunque essere incluso in qualsiasi bibliografia di base sulla RFD.

Un antico hitleriano, come molti e più di tutti i suoi pari in carica

” Sì, all’epoca di Hitler ,” hanno ammesso nostri “storici europei eminenti,” Walter Hallstein ” aveva aderito alla Federazione nazionalsocialista dei giuristi, senza la quale non sarebbe stato possibile avere un lavoro ” di appartenenza, quindi, adesione quindi eretta a modesta “scheda di pane” (tessera del pane , secondo l’espressione italiana del partito fascista), in merito a una professione anti-repubblicano e nazificata avviata ben prima del 1933, noto per la profondità del suo impegno per il piano – ” e [ it] era un membro di un’altra associazione professionale, Lega dei professori nazionalsocialisti. Ridussero così notevolmente (a due) l’elenco dei raggruppamenti nazisti di cui Hallstein era membro, e censurarono la cronologia della loro fondazione (spesso precedente al 1933) e le adesioni del giurista.

L’elenco di Philippe de Villiers, per altro non esaustivo, proviene dal grande dizionario dello specialista tedesco del III e Reich, Ernst Klee. Disponibile dal 2003 , non tradotto (“chi era chi prima e dopo il 1945”), questo Who’s Who contiene “quasi 4.300 nomi” del pantheon hitleriano, la cui carriera è quasi sempre continuata, persino arricchita “dopo il 1945” 6 : Hallstein appare su una carta che ho menzionato su di lui nel 2016 7 Carcan , nota 4, p. 120. , fondata, secondo l’usanza, su lavori di ricerca supportati da fonti originali: qui Klee fa riferimento a due specialisti delle università dell’era nazista, Notker Hammerstein e Helmuth Heiber.

Hammerstein, nel suo libro sulla Goethe University di Francoforte, che nominò Walter Hallstein non solo “professore ordinario di diritto commerciale, diritto del lavoro e diritto economico nel 1941″, ma anche “doyen” 8 , presenta tre delle organizzazioni hitleriane a cui lui apparteneva:

1 ° ” NS-Luftschutzbund “, ovvero “Unione nazionale socialista di protezione antiaerea”, organizzazione non specificamente legata alla legge ma strettamente nazista e militare;

2 ° “NSV”, acronimo del ” National Socialistische Volkswohlfart “, ovvero “l’unione nazionalsocialista del benessere del popolo”, innegabilmente nazista e poco sofisticato come lo stesso vichysto-collaborazionista Soccorso nazionale 9 . Aveva, sotto lo stesso acronimo e titolo, fondato prima della salita al potere, ” nel 1932 “, e solo per promuovere i nazisti iper-protetti come precisa di seguito: fu ” riconosciuto per ordine di Hitler il 3 maggio 1933 come organizzazione interna del NSDAP “, incaricato di” un’assistenza strettamente riservata ai compagni del popolo di particolare spirito nazional-socialista “;

3 ° ciò che i nostri “eminenti storici europei” chiamano la “Federazione nazionalsocialista dei giuristi”, ovvero ” NS-Rechtswahrerbund “, nuovo nome, “del 1936, la Lega nazionalsocialista Giuristi tedeschi “: cioè il National Socialistischer deutscher Juristen(BNSDJ),” l’organizzazione professionale di NSDAP fondata nel 1928 da Hans Frank ” 10 . Frank, l’avvocato di lunga data nazista e Supreme III e Reich, era tra l’altro governatore generale della Polonia occupata, condannato a morte a Norimberga e giustiziato 10 ottobre 1946 11 . E ‘stato subito prima della guerra innegabile protettore di Hallstein 12 .

Il partito si oppose anche alla nomina di Hallstein alla cattedra di diritto comparato presso l’Università di Francoforte nel 1941 , argomentano i nostri ‘eminenti storici europei’. È curioso, dal momento che alle suddette specialità del professore hanno aggiunto ” il diritto comparato “, secondo il suo archivio pubblicato dalla fondazione molto ufficiale Konrad Adenauer, dedicato alla ” storia della CDU ” 13 . È stato quindi eletto professore e decano, come sopra specificato. I firmatari della “tribuna” hanno fatto affidamento sulla ” ricerca dello storico tedesco Thomas Freiberger “, che afferma, tra l’altro, che Hallstein ” non è mai stato un membro del Partito Nazionalsocialista“. de Villiers ha scoperto nell’Archivio federale tedesca, la tessera No. 310212 di Hallstein, deliberata nel luglio 1934, del “NS-Lehrerbund” uno dei due soli concessi da nostri storici, e ne fornisce copia 14 . Il NSLB non era meno discutibile delle “leghe” naziste precedente “; fondata nel 1929, questa associazione collegata al NSDAP” aveva la sede presso la “casa della formazione [nazionalsocialista] Bayreuth ” 15 .

 

Infatti, ” le [cosmetiche] ricerche dello storico tedesco Thomas Freiberger ” sono limitate sull’argomento ad una comunicazione compiacente del 2010 di meno di 40 pagine, significativamente intitolata ” La rivoluzione pacifica: la percezione del momento di Walter Hallstein “. Esaltando la sua missione di padre dell’Europa, proviene da un’opera ufficiale ed europeista, rigorosamente di seconda mano, che tratta solo del “dopo 1945”, pubblicato da Gruyter 16 come parte della serie ufficiale italotedesca a finanziamento europeo 17 . Freiberger, ” collaboratore scientifico della sezione storica attuale dell’istituto storico dell’Università di Bonn ” , lavora esclusivamente su ” la storia delle relazioni internazionali durante la Guerra Fredda, la storia della NATO negli anni ’50, la storia della politica estera americana e la storia delle idee dell’integrazione europea “. Nel 2010, ha anche contribuito (in 20 pagine) a un libro sulla politica estera americana dagli anni ’50 18e autore di un libro sulla “Crisi di Suez” del 1956, tratto dal suo Thesis 19 : Questo articolo e questo libro sono privi di qualsiasi collegamento con la carriera di Walter Hallstein prima e sotto Hitler. Il riferimento a Freiberger, in assenza di specialisti delle università dell’era nazista, è quindi una frode intellettuale.

Rimane un altra quarta “organizzazione professionale” direttamente connessa alle tre precedenti, “Unione Nazionale Socialista di assistenti tedeschi [Nationalsozialistischer Deutscher Dozentenbund] “, uno dei ” dipartimenti del partito ” con il quale Hallstein certificava come “ tutti i […] di aver lavorato senza problemi “: ha anche affermato il suo attaccamento speciale a questo NSDDB a sostegno della sua candidatura” per [l’Università di] Francoforte “secondo Helmuth Heiber, vero specialista, lui, de” l’Università sotto la svastica “, e seconda fonte di Ernst Klee, citato anche da Villiers 20. Hallstein fu fedele certamente al NSDDB da quando era un membro, così come delle altre tre organizzazioni naziste “come molti avvocati ,” eufemizza la Fondazione Adenauer che elenca queste quattro associazioni naziste nella sua quotazione minimalista sul grande uomo dal curriculum eccezionale prima del maggio del 1945, con il titolo ” Un avvocato con intelletto acuto ” 21 (è stato nominato medico e assistente in 1925 , cinque anni prima di essere eletto professore di diritto privato e sociale a Rostock nel 1930, a 29 anni, il più giovane in Germania 22 ).

 

Questa associazione di assistenti era un ramo della “NS-Lehrerbund”, fondata, lo ricordiamo nel 1929. Era una roccaforte hitleriana che, come confermato dall’esauribile bibliografia tedesca sugli intellettuali nazisti 23 , garantiva che solo i nazisti approvati potevano, e ufficialmente dal 1933, sostenere la loro tesi e quindi essere oggetto di un appuntamento universitario. La qualità nazista del NSDDB continuò ad essere promossa dal regime, come ricordava Klee: “fino al 1935, era aperta solo ai membri del partito ” e fu promossa il 24 luglio 1935 “divisione del NSDAP […]. Per aderire era necessario il sostegno di due esperti nazionalsocialisti. Il NSDDB sedeva con diritto di voto nel Senato Accademico e ha tenuto un diritto di veto sulle procedure di nomina e di abilitazione “delle università 24 .

Nazista e militarista: Hallstein NS-Führungsoffizier

L’entusiasmo nazista e militarista di Walter Hallstein emerse anche nelle comunicazioni più ufficiali, come quella che Rostock University dedicò al suo professore in carica dal 1930 al 1941: Decano aggiunto, Hallstein nel 1935 aveva ” integrato un servizio militare volontario nell’artiglieria “(perché, per preparare la pace europea?). Questo acceso militarismo gli aveva guadagnato la posizione di decano di Rostock già nel 1936, abbandonato, come abbiamo visto, per Francoforte, università più prestigiosa, nel 1941 25 . Prima di essere, secondo la Fondazione Adenauer, ” chiamato al servizio militare, [dove] ha servito nel 1942 come luogotenente nel nord della Francia ” 26 .

È questo “credente” appassionato (in contrapposizione agli scettici, “avversari o indifferenti”, secondo Heiber, che l’Università di Francoforte ha inserito nella lista ristretta (“quindici uomini”) precisamente soggetta, ” all’inizio del 1944 ” , al giudizio di NSDDB – giudice supremo in materia ” come NS-Führungsoffizier con grado di ufficiale ” 27 termine intraducibile in francese.

Il NS-Führungsoffizier (NSFO), recante il Weltanschauung nazista, era ” vocato a rafforzare l’impegno dei soldati a mantenere la rotta ” in una guerra generalizzata nel fronte occidentale, riprendendo a partire dal 1943 i metodi di sterminio fin dall’inizio applicati nei Balcani e sul fronte orientale. E’ stato ” incaricato della leadership specializzata e militare della formazione politica e ideologica nazista nello spirito del nazionalsocialismo “, vale a dire in gran parte orientata verso lo sterminio degli ebrei rossi e ” parassiti del mondo » 28. Si noti che Hallstein ha esercitato il suo talento NSFO in Francia, dove l’esercito americano lo fermò (Cherbourg); arresto che segnò il debutto della sua americanizzazione, in apparenza spettacolare, ma del tutto normale per le elite dei governi Adenauer e Ludwig Erhard (successore cancelliere Adenauer nel 1963 dopo essere stato dal 1949 il Ministro degli affari economici, un altro uomo di fiducia della comunità finanziaria, dal passato nazista simile ai suoi pari 29 . Non sappiamo quindi cosa fece Hallstein in Francia dal 1942 al 1944, ma certamente non insegnò solo la legge nazista.

Si può rimproverare a de Villiers l’ignominia della similitudine tra i criminali nazisti e i “commissari dell’Armata Rossa”, iniziale obiettivo prioritario comunista è noto, dell’impresa tedesca genocida in URSS, deciso prima dell’Operazione Barbarossa 30 . Non può essere accusato di aver tradotto male Klee e le sue fonti accademiche sul nazista Walter Hallstein.

conclusione

Due dei firmatari del primo Forum non di meno sono meno testardi, il 17 aprile nel difendere Hallstein minimizzando la portata della sua adesione a due delle quattro organizzazioni naziste cui aveva certamente appartenuto, imputando a de Villiers  una disonestà complottista sull’argomento (come Monnet e Schuman): ” Quella di Hallstein (sic) membro della Lega nazionalsocialista dei docenti e della Federazione nazionalsocialista degli avvocati (non una ” Federazione dei giuristi nazisti”, come Villiers continua a chiamare erroneamente) non prova nulla, tranne la sua ambizione di continuare la sua carriera accademica. 

L’argomento generale avanzato e la presa in giro del posto dell’aggettivo sono di per sé sconcertanti. In relazione all’inesauribile storiografia tedesca sul nazismo in generale, sulla profondità del nazismo nel mondo accademico in particolare – per non parlare di tutti i tipi di leader della Germania occidentale del dopoguerra, sono pietosi. Osare qualificare, in un secondo “consesso”, come un semplice ” non resistente”

un precoce nazista, espressione tipica del suo ambiente, che sostenne l’espansionismo tedesco fino alla fine di una guerra di sterminio chiamata NSFO nel 1944, sottolinea, da un lato, l’entità della distruzione della storia degli anni ’20 e ’50, in cui gli storici europei sono stati coinvolti direttamente, e la rilevanza dell’accusa contro il loro onore professionale.

Perché vanno ben oltre a ciò che l’ex funzionario di alto rango di Vichy e il defunto Gaullista Couve de Murville li accusava di non essere ” spericolati ” e di non osare ” pubblicare ” ciò che ho trovato “, per non rischiare di ” perdere “le prebende universitarie 31 .

. Confermano la loro responsabilità nel saccheggio della storia scientifica e nell’abdicazione della missione civica che connatura anche la professione dello storico. Cosa rimane qui del significato della sconfitta tedesca del maggio 1945? In breve, a parte la “minaccia sovietica”, non c’è nulla di serio nella storia e soprattutto nessun motivo per condannare “l’ ambizione di continuare la sua carriera accademica ” sotto Hitler? E in che modo il perseguimento di una carriera di polizia sarebbe più riprovevole?

Villiers, insieme alla storia americana delle Memorie di Monnet, descrive un altro aspetto di questo panico pre-elettorale che rimbalza fino al punto che gli accademici rivendicano l’impossibilità di una storia scientifica “ufficiale” dell’Unione Europea. Sì, la missione politica della storia ben intenzionata, incompatibile con l’indipendenza nei confronti del potente indispensabile per l’opera storica, porta i suoi rappresentanti a violare le regole metodologiche che fondano il loro lavoro. Ciò che precede riduce a un semplice volo tattico la litania contro il ” volantinaggio distorto ” e le ” irruzioni ” che minano l’onore dei ricercatori francesi ed europei impegnati negli studi sull’Unione europea “. Questa, siamo certi, ” sovvenziona tutti i tipi di lavoro, compresa la ricerca critica sulla costruzione dell’Europa. Nessuno è mai venuto a dire agli storici cosa cercare o trovare. Quest’ultima frase non è del tutto falsa, l’autocensura più spesso parla all’essenziale. È incompleto perché le condizioni per finanziare questa ricerca e le richieste di carriere, pubblicazioni di successo e visibilità dei media portano a ” raccontare agli storici cosa possono trovare o cercare. 

No, l’Unione europea non ” sovvenziona [tutti] i tipi di lavoro ” e ha bloccato, implicitamente ed esplicitamente (posso testimoniare personalmente), tutte le ” ricerche critiche sulla costruzione dell’Europa”. Altri dettagli possono essere raccontati sui bastoni incastonati nelle ruote di ricercatori indipendenti e sull’incompatibilità tra “ricerca critica” e brillanti carriere accademiche. Tuttavia, è chiaro da questa difesa e illustrazione dell’Unione europea, al fine di incoraggiare il pubblico francese a credere nelle sue virtù e nel suo brillante futuro, che ” i ricercatori francesi ed europei si sono impegnati in [studi] sul Unione europea“finanziata dalle sue istituzioni sino a “minare [il proprio] onore. L’apertura delle fonti, a lungo termine, lo dimostrerà chiaramente come la descrizione dell’attrezzatura americana delle Mémoires de Monnet. A breve termine, tali passi sono tanto più dannosi per il prestigio degli “eminenti storici europei” firmatari specie in questa fase di spossatezza popolare di un’Europa di Konzerne e “trust”, che rischiano di essere inutili . Nel frattempo, la revisione delle fonti dispensa polemiche.

Proponiamo questo articolo per ampliare il tuo campo di riflessione. Ciò non significa necessariamente che siamo d’accordo con la visione sviluppata qui. In ogni caso, la nostra responsabilità si ferma con le osservazioni che riportiamo qui. [Leggi di più]

https://www.les-crises.fr/europe-lacademisme-contre-lhistoire-6-6/

Note

1. Fonte iniziale di Gilbert Badia, Storia della Germania contemporanea , 2 volumi, 1917-1933 e 1933-1962 , Parigi, Edizioni sociali, 1965.
2. Lavoro in lingua inglese, Non purificazione , cap. 9, “Gli americani e lo stato di diritto” contro la pulizia francese
3. Wahl, La seconda storia ; Lacroix-Rice, Non-purificazione ; James Miller, Stati Uniti e Italia 1940-1950, Politics and Diplomacy of Stabilization , Chapel Hill, 1986, ecc.
4. Vedi Supra e Rouquet François, Virgili Fabrice, Il francese, il francese e la purificazione. Dal 1940 ai giorni nostri , edizione di Gallimard, 2018, cap. XVI, p. 427-465.
5. Wahl, La seconda storia , Parigi, Armand Colin, passim 2006 , di cui cap. 3, “Continuità tra manager e servizi statali”, pag. 127-198.
6. Klee Ernst, Das Personenlexikon zum Dritten Reich. La guerra è durata fino al 1945 , Francoforte, Fischer-Taschenbuch-Verlag, 2007.
7. Carcan , nota 4, p. 120.
8. Villiers (o il suo team tecnico) non capì il riferimento di Klee al primo storico, scrivendo “secondo Hammerstein (Goethe)”: designazione, tra parentesi, solita in questo dizionario, un lavoro con una sola parola, in questo caso, Die Johann Wolfgang Goethe-Universität Frankfurt am Main, Von der Stiftungsuniversität zur staatlichen Hochschule. 1914-1950, Alfred Metzner Verlag, Neuwied und Frankfurt am Main, 1989 1 ° volo. 3. Elenco dei lavori, https://de.wikipedia.org/wiki/Notker_HammersteinSottolineato da me, data la reputazione del diritto del lavoro tedesco dal 1933 al 1945; la carta della Fondazione Adenauer ( vedi sotto)) dimentica la “legge sul lavoro”.
9. Il paragone con National Relief appartiene a me.
10. Tre organizzazioni, record di Hallstein, pag. 221, Klee Personenlexikon (riprodotto da Villiers, ho girato , documento 26). Precisione nel corso degli ultimi due organizzazioni, Klee, pag. 728; il “NS-Luftschutzbund” https://www.google.com/search?q=NS-Luftschutzbund&tbm=isch&source=iu&ictx=1&fir=afbsL2T6K_XL1M%253A%252CTc_aMDYukzwz7M%252C_&vet=1&usg=AI4_-kQRnOZGDp-lmAaK7HOkQgskWu5KiA&sa=X&ved= 2ahUKEwilrY6juvXhAhUSnhQKHSqeBl4Q9QEwBnoECAkQBA # imgdii = CcDK_wlXPzf0XM: & imgrc afbsL2T6K_XL1M =: = 1 & veterinario
11. Bibliografia, https://de.wikipedia.org/wiki/Hans_Frank
12. Riferimenti su Hallstein a sostegno di I shot , p. 194-197 non prestano l’accusa di “cospirazione”.
13, 26. https://www.kas.de/web/geschichte-der-cdu/personen/biogramm-detail/-/content/walter-hallstein-v1
14. Ho sparato , p. 198 e documento 27.
15. Klee, Personenlexikon , p. 728.
16. Freiberger, “Der friedliche Revolutionär: Walter Hallsteins Epochenbewusstsein”, in Depkat Volker e Graglia, Piero S., dir. Entscheidung für Europa: Erfahrung, Zeitgeist und politische Herausforderungen am Beginn der europäischen Integrazione[Decisione per l’Europa. Esperienza e sfide politiche all’inizio dell’integrazione europea], Gruyter, Berlino-New York, 2010, p. 205-242, citato in https://de.wikipedia.org/wiki/Walter_Hallstein e https://en.wikipedia.org/wiki/Walter_Hallstein
17. https://www.degruyter.com/view/serial/36339 . Sulla dittatura europeista e le sue pubblicazioni ufficiali, Storia contemporanea, cap. 1 e 3.
18. Freiberger, “Libertà dalla paura: Die Illusion der republicanische americanischen Aussenpolitik” in , Freiberger, Bormann Patrick Michel Judith, tutti e tre hanno la stessa funzione di Bonn, dir =. Angst in den Internationalen Beziehungen, vol. 7 della serie Internationalen Beziehungen. Teoria e Geschichte. Serie PU dell’Università di Bonn, 2010, p. 295-315, presentazione di Freiberger, p. 317.
19. Allianzpolitik in der Suezkrise 1956 , ovviamente senza Walter Hallstein in generale, dal 1925 al 1945 in particolare, PU dell’Università di Bonn, 2013.
20. Heiber, Universität unterm Hakenkreuz . Der Professor im Dritten Reich: Bilder aus der Akademischen Provinz , Saur, München 1991-1994, Teil 1 I shot , p. 197, riferimento omesso qui.
21. “Jurist mit scharfem Verstand”, https://www.kas.de/web/geschichte-der-cdu/personen/biogramm-detail/-/content/walter-hallstein-v1
22. Quest’ultima precisione https://en.wikipedia.org/wiki/Walter_Hallstein
23. Vedi la bibliografia di Klee, Personenlexikon , p. 701-718.
24. Klee, Personenlexikon , p. 727, basato in particolare sul lavoro di Gehrard Aumüller et al. , ed., Die Marburger Medizine Fakultät , Saur, München 2001 (e https://de.wikipedia.org/wiki/Gerhard_Aum%C3%BCller ); altra bibliografia, tra cui Heiber https://de.wikipedia.org/wiki/Nationalsozialistischer_Deutscher_Dozentenbund ,
25. http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:dl-TF9-41TUJ:cpr.uni-rostock.de/resolve/id/cpr_person_00003297+&cd=1&hl=fr&ct=clnk&gl=fr
27. Klee, Personenlexikon , p. 221, citando Heuber, Der Professor im Dritten Reich , p. 360, lui stesso citato da Villiers, ho girato , p. 198-199 (e 10, 290).
28. Al contrario, in particolare, per la missione dei “commissari dell’Armata Rossa, la cui missione era solo politica, l’esercito tornava ai soli ufficiali, https://de.wikipedia.org/wiki/Nationalsozialistischer_F%C3%BChrungsoffizier , nota che evoca solo l’odio antisemita, non quello del comunismo.
29. Bower Tom, Occhio cieco per omicidio. Gran Bretagna, America e Purging della Germania nazista, un impegno tradito , Londra, André Deutsch, 1981, p. 18-19.
30. Sul “decreto del commissario” del 6 giugno 1941 dedicato alla “lotta contro il bolscevismo”, bibliografia, https://de.wikipedia.org/wiki/Kommissarbefehl
31. Couve de Murville, citato da Villiers, ho girato , p. 19.

“Europa: accademismo contro storia” (5/6), di Annie Lacroix-Riz

 

22. Mag.201 // The Crises

“Europa: accademismo contro storia” (5/6)

Annie Lacroix-Riz è professore emerito di storia contemporanea presso l’Università Paris 7.

Mappa:

– Introduzione

– “Eminenti storici europei” contro il monarchico documentato Philippe de Villiers

– Un fascicolo storico “di parte” di “eminenti storici europei”

  • Le origini fallaci dell’Unione europea
  • Adenauer e la sua gente, dalla vecchia alla “nuova Germania”
  • Dalla Francia “europea” e “resistente” contro Petain al trionfo dei Vichysto-americani?
  • Dimenticando le “prime comunità europee”
  • Jean Monnet “l’americano”: una calunnia?
  • Il tandem Monnet-Schuman e la cosiddetta “bomba” del 9 maggio 1950
  • Robert Schuman diffamato?
  • Walter Hallstein, semplice ” non resistente”?

– Conclusione

Robert Schuman diffamato?

Gli “eminenti storici europei” non perdonano gli attacchi di de Villiers, che considerano feroci e ingiusti, nei confronti di Robert Schuman. Non apprezzavano neppure la sua discrezione sulle funzioni precedenti, economiche e politiche, del “grande Lorrain” al servizio del Comitato delle Forge, ben prima della CECA supposta così nuova …

Una carriera molto germanofila tra Wendel e Curie

Dopo tutto, il signor de Villiers difficilmente evoca Schuman per il suo passato prima del 1918; nato da una famiglia decisamente non ” optante per la cittadinanza francese ” dopo la sconfitta del 1870, e certamente francofobo. E Schuman, ci rassicurano i suoi avvocati, ” assegnato all’amministrazione, non portava armi contro la Francia. “Argomento curioso dopo la storiografia scientifica internazionale ha dimostrato come il ruolo mortifero nella seconda guerra mondiale lo si poteva assumere senza” portare le relative armi “, e sapendo che i fan di Hannah Arendt, così numerosi tra gli storici francesi, adorano la sua problematica maggiore riguardante i “burocrati criminali”.

Il germanista Yvonne Bollmann ha un occhio attento al pangermanismo ed è come tale disprezzato dagli “europeisti” che da tempo lo hanno classificato tra i germanofobi “complottisti” 1 . In un confronto alla “tribune” del 27 marzo, ha giustamente osservato: ” esiste  questa terribile frase a carico di Schuman [sopra] , che è, con qualche anno d’anticipo, la definizione (involontario?) Di Schreibtischtäter, di “boia ” esecutore 2 . E quale vuoto siderale, ne “la tribune” sulla carriera di Schuman, così altrimenti piena tra l’attacco della sua nativa Mosella in Francia e la Liberazione, condivisa tra i servizi resi alla dinastia Wendel-Seillière e alla Curia Romana. Durante questo periodo, inoltre, anche il molto cattolico de Villiers non si è mostrato particolarmente curioso. Francese dal novembre 1918, questo avvocato, eletto deputato di Metz nel 1919, era come Poincaré l’uomo di Wendel e Seillière. I suoi mentori finanziari lo fecero eleggere e rieleggere rgolarmente, e gli affidarono, in Mosella, la loro Azione Cattolica di Lorena (ACL) guidata da uno dei manager della società “Wendel François il nipote di  François de Wendel e Co.”, il senatore Guy Wendel3, ,cugino di François e uno dei più noti sostenitori, a partire dagli anni ’20, della linea dell’avvicinamento al Reich della dinastia.

Difensore delle ” infami ” (secolari) leggi dei ” franco-massoni settari ” a partire dalla gestione dei ” tre dipartimenti recuperati “, Schuman instancabilmente alimentò ” la questione della scuola “. Il suo duro lavoro e la sua efficienza gli sono valsi nel febbraio del 1934, la data chiave della strategia golpista del fascismo francese, la ” presidenza [s] d’onore dell’Azione cattolica lorena”.“Anti-massonico, anti-secolare, antisemita, anti-comunista e, dal 1936, franchista. Nulla lo distingueva dalle leghe fasciste, sapendo che Schuman aveva aderito, dalla loro nascita nel 1924, alle prime due di loro: la Lega des droits du religieux ancien combattant (DRAC) e la Federazione Nazionale Cattolica del generale de Castelnau ( FNC) 4 . Attento a non sconvolgere il Reich, l’ACL di Schuman e Wendel aveva osato imputare l’Anschluss del marzo ’38 al ” governo francese composto da ebrei di Gerico e comunisti che reclamano per il governo della Spagna una azione energica “. 5 .

I suoi benevoli biografi, Raymond Poidevin e François Roth, respinsero la questione dei suoi “rapporti con Guy e François de Wendel”, o più in generale con Wendel e Seillière. Ma non censurarono interamente l’estremismo di destra e germanofilo di questo “padre dell’Europa”, che ha servito tutte le cause della Chiesa romana ed era entusiasta di Franco. La presunta difesa dei cattolici perseguitati dall’applicazione del “sistema scolastico” francese ai “dipartimenti recuperati” copriva il suo sostegno all’autonomismo “alsaziano e della Mosa”: con “prudenza”, ” lavorava mano nella mano con gli alsaziani “(Roth) di Joseph Rossé 6 , fondatore di Heimatbund finanziato da Berlino 7. Ostile ai trattati del dopoguerra disastrosi per gli Imperi Centrali, Schuman sosteneva, a partire dal 1918-1919 il loro “revisionismo” territoriale e quello dei gruppi separatisti (croati, tedeschi dei Sudeti ungheresi, ecc), che minacciavano l’esistenza degli “Stati successori” degli Imperi. Come il docile Vescovo Baudrillart, altro ultramontano spettacolare, ha partecipato a eventi grandiosi del Vaticano in quel senso 8 .

Dalla debacle alla Pax Americana

Dal silenzio della “tribune” riguardo al periodo tra le due guerre, passiamo alle falsità sulla fase che ha accompagnato e seguito la debacle. ” Nominato Sottosegretario di Stato per i Rifugiati nel marzo 1940 ” da Reynaud, il quale con tutta la sua squadra stava preparando la soluzione definitiva contro la Repubblica, Petain , Schuman ” è, sulla carta, riconfermato in questo posto da Pétain, ma si dimette immediatamente “. Questo è falso , anche se MM. Frank e Bossuat siano recidivi sulle dimissioni, nel secondo “spazio” che Le Monde ha offerto loro contro Philippe de Villiers il 17 aprile 10 :No, non si dimise Schuman dal gabinetto Pétain dal 16 giugno-10 luglio 1940, un periodo che definisce il giornale gaullista di Algeri, l’inizio non solo della collaborazione ma del crimine d’intelligenza con il nemico 11 Un così celebre “pacifista” attivo nel 1939-1940, come il suo vecchio amico alsaziano Henri Meck (ancora più apertamente “autonomista” di lui) non fu preso in carico da Laval, che fu nominato capo del governo il 13 luglio. Schuman dimissionario, mentre i suoi protettori Wendel avevano scritto e sotto la firma del capo della dinastia, François de Wendel, il 3 luglio, lanciarono la loro offerta ufficiale di “collaborazione economica” al Militärbefehlshaber di Frankreich 12 ?

Laval, che contava poi di dimostrare che il regime golpista stava combattendo i “trust” e apprezzava i delegati dei lavoratori più di quelli della destra padronale e clericale, lo abbandonò. Così René Belin, secondo e successore di punta di Jouhaux, liquidatore imminente della CGT (con decreto del novembre 1940) – e “copertina” semplice del suo tutore, il grande synarque Jacques Barnaud, amministratore delegato di Banque Worms, è stato nominato ministro (del lavoro e della produzione industriale): questo appuntamento aveva lo scopo di dare l’impressione che il nuovo governo prendeva in considerazione gli interessi dei lavoratori ‘ha spiegato Ribbentrop Otto Abetz, ora ambasciatore “del Reich a Parigi 13 .Il clericale Schuman, uomo di Wendel e dei “trust”, non fu quindi confermato né come segretario (ministro), né come segretario generale. Sfido “eminenti storici europei” a presentare le famose “dimissioni” del luglio 1940 di Schuman.

L’uomo della Mosella avrebbe votato i pieni poteri a Pétain perché Laval lo aveva ingannato sul destino futuro del suo caro dipartimento. È egualmente falso. Sì abominevole possa essere stato, allora e poi, Laval non ha ingannato nessuno dei 569 parlamentari che si sono disonorati con il loro voto del 10 luglio; di solito non si sono fermati a questo sostegno iniziale a Vichy: gli archivi interni degli anni ’30 sono formali sulla loro perfetta informazione, e sul contributo di molti di loro, Schuman e i suoi inclusi, a questo riguardo. Nessun documento del 1940-1942, e per una buona ragione, stabilisce che ” l’annessione compiuta, sentendosi ingannato, [Schuman] si ritira in Lorena dove viene arrestato dalla Gestapo, imprigionato e quindi posto agli arresti domiciliari. Nel 1942, riuscì a fuggire. 

I politici Raymond Poidevin e Francois Roth, indulgenti ma più scrupolosi, hanno, insieme o separatamente, ammesso che, con l’accordo dell’occupante, Schuman, che era sempre rimasto ” molto discreto nei confronti dei suoi amici e dei contatti tedeschi ” prima e ” dopo il 1933 “, ritornò nell’agosto del 1940, volontariamente , in Mosella. Per verificare che non fosse stato “ingannato” riguardo alla riappropriazione del dipartimento? Ha proceduto alla ” distruzione volontaria delle sue carte nel settembre 1940 “, decisione che ” lascia un grande mistero ” , scrisse Roth, turbato. Lo stesso “mistero” pesa sulla sua ” incarcerazione […] a Metz e sulla sua detenzione agli arresti domiciliari in Germania nel 1940-1942“. Poidevin non ha nemmeno il coraggio di citare il testo delle lettere di auto-difesa che Schuman aveva inviato ai leader nazisti della Mosella nel 1940-1941 per convincerli della sua buona fede, riassumendo questa auto-difesa molto compromettente, “non fece nulla contro la Germania o il Deutschtum in Alsazia-Lorena prima o dopo il 1933. Al contrario, il suo atteggiamento politico fu determinato dalla sua formazione come avvocato acquisita nelle università tedesche e da una naturale tendenza al riavvicinamento, alla cooperazione pacifica , ecc. Diversi importanti nazisti tra cui il Gauleiter della Moselle Josef Bürckel, hanno sostenuto la sua pretesa di “liberazione” (da ” arresti domiciliari “) e la certificazione delle sue disposizioni collaborazioniste 14. Il desiderio di eliminare un passato sinistro spiega che ” la maggior parte degli [archivi Schuman si occupa di] il periodo successivo al 1945, momento da cui[egli] raggiunse una dimensione di statista “. Questa è la formula sobria usata dai lamentosi Archivi dipartimentali 15 per riflettere l’attenta “pulizia” della vera storia del “padre dell’Europa” e sponsor di così tante istituzioni accademiche europee, in cui operano i firmatari della “tribuna” del 27 marzo 2019.

Hanno quindi efficacemente censurato i loro predecessori. Schuman non fuggì dalla Germania nell’agosto del 1942, non si rifugiò ” da un monastero all’altro ” come un valoroso antinazi. Poteva facilmente raggiungere Lione, dove i Wendel lo avevano convocato, andava molto d’accordo con l’occupante. Fu impiegato a Lione, da quell’ultima data, nel trattamento dei loro prosperosi affari franco-tedeschi, nel quadro del “centro di studi e documentazione” sull’Alsazia-Lorena che aveva creato il “raggruppamento di Camere di commercio dell’Alsazia e della Lorena “. Questo centro, di cui uno dei vicepresidenti era “Humbert de Wendel, presidente della Camera di commercio di Metz”, “difende gli interessi materiali e morali delle aziende e distribuisce i contingenti di materie prime (cotone, lana, rayon) alle imprese alsaziane e lorenesi che hanno ripreso la loro attività in Francia “. In altre parole, il “gruppo” stava lavorando al servizio del Reich e il suo rappresentante Schuman “assisteva [ndr] alle riunioni della commissione economica franco-tedesco a Parigi ” 16 .

Né resistente né innocente, Schuman fu sbianchettato, prima di tutti i ministri di Pétain, e il suo fascicolo in tribunale fu puramente e semplicemente liquidato, dai suoi amici del MRP, incluso il ministro della giustizia François de Menthon. E con l’indiscutibile garanzia di De Gaulle, concesse per altro a tanti altri colpevoli, si radunò più o meno dopo, forse dopo la Liberazione. Dopo la rapida ripresa delle elezioni politiche ed elettorali e gli abbaglianti inizi della sua carriera ministeriale, sotto la protezione dell’alta banca privata o ora parzialmente pubblica, Schuman non ha negato il suo passato. Il suo clericalismo intatto culmina in una apoteosi di frodi fiscali messe in atto nella Santa Sede di Roma, attraverso le congregazioni, quando divenne ministro delle finanze dopo la vittoria politica delle elezioni MRP del giugno 1946. Per non parlare della sua immensa gentilezza, evitando qualsiasi purificazione ai noti collaboratori, ampiamente condivisa, è vero, dai leader francesi in generale, quelli della MRP, del suo partito, in particolare. Non andò negli affari esteri fino al luglio del 1948 perché il suo pari Bidault, verso il quale nutriva un forte odio ricambiato, penava ad avallare il giro di boa degli accordi di Londra: gli americani in particolare avevano bisogno di quest’arma per eccellenza in generale e in particolare perché comprensivi sulla questione tedesca17 .

La sua sottomissione era proverbiale, al punto che Washington non voleva nessun altro Ministro degli Esteri che lui dal luglio 1948 al dicembre 1952, quando dovette lasciare il governo dopo i suoi quattro anni di umilianti abdicazioni, in materia tedesca e americana. Mentre si infiammava il contenzioso della Comunità europea di difesa, è stato scartato, e in modo permanente, dal Ministero, là dove si succedevano per altro servitori fedeli dell’Atlantismo 18.Questa situazione lo unisce più strettamente che mai, non solo alla Curia di Pio XII e al suo successore, così “europeo”, ma agli Stati Uniti. Gli indiscutibili archivi americani, scoperti da Philippe de Villiers, non fanno che confermare quelli del Quai d’Orsay, pubblicati i finanziamenti americani ( Relazioni estere degli Stati Uniti, disponibile online) e quelli sfruttati dalle opere in lingua inglese citate sopra. Al di fuori dell’ambito rigorosamente “europeo”, ha mostrato una dedizione totale agli americani che gli imposero di violare  apertamente la legislazione francese, quando in contrasto con i loro interessi 19 .

“The Convinced Europhobe” non ha mentito sui legami iniziali e duraturi, non solo di Monnet, ma anche del ministro degli esteri Schuman, con “la Ford Foundation e il Comitato americano sull’Europa unita, falso naso della CIA “.

Proponiamo questo articolo per ampliare il tuo campo di riflessione. Ciò non significa necessariamente che siamo d’accordo con la visione sviluppata qui. In ogni caso, la nostra responsabilità si ferma con le osservazioni che riportiamo qui. [Leggi di più]

1. https://en.wikipedia.org/wiki/Yvonne_Bollmann , in particolare file malevolo, inclusa la bibliografia, contro questa università accusata di aver falsificato “una presunta” minaccia tedesca “”
2. ” ( 2019/08/04 -10.04.2019) a HID, https://www.dhiparis.fr/fileadmin/user_upload/DHI_Paris/05_Veranstaltungen/02_Tagung/2019/2019_Programm_Tagung_Europaplaene_final.pdf” e-mail dal 1 ° aprile 2019.
3. La scelta della sconfitta , passim , di cui capitolo 3, e indice Wendel.
4. Schuman all’ACL, riunione del 25 febbraio, rapporto del servizio di sicurezza e lettera del prefetto di Moselle, Metz, 25 febbraio 1934; lettere dello stesso, 19 luglio 1937 (Regional GA), 10 marzo (GA annuale), 11 marzo 1935, F7, 14614, Rapporti Chiesa-Stato, 1919-1937, NA; Scelta , p. 259 e indice completo del DRAC e della FNC; F7, 13226, FNC, 1924-1932, F7, 13228, DRAC, 1925-1932, AN; Carcan, p. 106-107
5. Roth, Robert Schuman. 1886-1963. Da Lorrain des frontières al padre dell’Europa , Parigi, Fayard, 2008, p. 97; relazione 1891/5614/38 del commissario speciale di Forbach, 21 marzo 1938, e questo grande fascicolo di Azione Cattolica Mosella, marzo 1933-febbraio 1938, barcollante, F7, 14614, AN.
6. Roth, Schuman , p. 18-203 (citazioni, pp. 162, 157); Poidevin, Robert Schuman, statista 1886-1963 , Parigi, Imprimerie Nationale, 1986, p. 11-128.
7. Lacroix-Rice, Vaticano, Passim , di cui p. 133-134 (Ungheria), 425-426, Scelta , p. 152-153, e Tobias Bauman, maestro, poi tesi, purtroppo abbandonato: “Autonomo sotto controllo: propaganda tedesca in Alsazia e Mosella (1918-1932)”
8. Vaticano, Passim , di cui p. 133-134 (Ungheria); Scelta , p. 259 e indice completo del DRAC e della FNC; F7, 13226, FNC, 1924-1932, F7, 13228, DRAC, 1925-1932, AN; Roth, Schuman , p. 97
9. Scelta della sconfitta e Da Monaco a Vichy.
10. “Sì, è tornato al suo posto di sottosegretario di Stato per i rifugiati dal governo Pétain nel 1940, ma Philippe de Villiers sta attento a non dire esplicitamente che si dimette immediatamente,” loc. cit.
11. W3 Fondo della High Court of Justice, NA, in Non-trattamento
12. Lettera da “La compagnia grands fils di François de Wendel et Cie” al MBF , firmata Wendel, 3 luglio 1940, W3, 213, Laval, AN, citata in Non purificazione , p. 199 e indice di Schuman. Anche https://en.wikipedia.org/wiki/Robert_Schuman è più onesto riguardo a questa fase governativa di Schuman.
13. Tel. n o 200 Abetz, Parigi, 15 luglio 1940, W3, 58 (cartella René Belin), AN. Belin, indice op. cit. anni 1930-1940
14, 16. Relazione al BCRA Jacques d’Alsace [Paul-Jacques Kalb], Londra, 6 marzo 1943 “Alsazia e Lorena piegate in Francia”, F1a, 4003, Alsazia-Lorena, AN. Wendel, incluso Humbert, indice industriale .
15. Famous Fonds 34 J, 6-11, AD Moselle e il loro commento, 16 ottobre 2002, online.
17. Tutte le allusioni sono spiegate nel Carcan e nella Non purificazione , indice Schuman, che, sul suo sbiancamento espresso, p. 197-200.
18. Vedi tutta la mia arte. cit. sul piano Schuman e Branca, The American Friend , capitolo 5, “I pasti di Jean Monnet”.
19. Tra le altre cose, la sua dedizione al principale azionista (americano) di Le Petit Journal è un pezzo di antologia, Non-purging , p. 487-492, e Carcan, indice di Schuman.

La loro Wehrmacht era migliore della nostra armata Di Max Hastings

Qui sotto la traduzione di un articolo apparso oltre trenta anni fa sul WP riguardante il comportamento delle forze alleate occidentali nell’ultimo conflitto mondiale;  una analisi accurata in particolare della condotta delle forze alleate del fronte occidentale europeo. Una qualità ed una serietà del servizio giornalistico del tutto sconosciuta alla attuale redazione della testata. Un modo inoltre di rendere giustizia al comportamento meschino mantenuto nelle celebrazioni con la grave omissione del valore e del tributo determinante dell’impegno russo nel conseguimento della vittoria contro il nazifascismo. Un comportamento teso a rappezzare e giustificare anche nell’attuale contingenza politica il ruolo della NATO. Giuseppe Germinario

La loro Wehrmacht era migliore della nostra armata
Di Max Hastings; Max Hastings ha scritto 10 libri,
incluso ‘Overlord: DDay,
6 giugno e
1944.’ 5 maggio 1985

https://www.washingtonpost.com/archive/opinions/1985/05/05/their-wehrmacht-was-better-than-our-army/0b2cfe73-68f4-4bc3-a62d-7626f6382dbd/?fbclid=IwAR37baxYDOBazwoHr1zMss5id9Gj4-H6lPbT7zJhR1rrw2l44I2x-whJ-4k&noredirect=on&utm_term=.bcb617f17597

 

LA PROPAGANDA è un ingrediente ineludibile del conflitto moderno. Nella seconda guerra mondiale fu considerato essenziale nella lotta per sconfiggere l’esercito tedesco perché i popoli della Grande Alleanza dovevano essere convinti della superiorità qualitativa dei loro combattenti rispetto a quelli del nemico. Un Dogface (Faccia da cane si riferisce ad un soldato dell’esercito degli Stati Uniti che serve nella fanteria, specialmente durante la seconda guerra mondiale) , un tommy (Tommy è un termine informale per definire un soldato semplice nell’esercito britannico) valeva tre kraut dalla testa di legno (Soldati Tedeschi). I “robot” di Hitler non avrebbero potuto mai eguagliare l’immaginazione e l’iniziativa dei soldati alleati sul campo di battaglia.

L’immagine della guerra propagandata al pubblico americano e britannico era di tenaci soldati alleati determinati a strappare la decisiva vittoria finale: ‘Dimentica l’immagine gloriosa di combattenti che hai visto nei film’, dichiarava all’epoca un giornalista corrispondente di guerra del New York Times, “L’immagine che volete avere nella vostra mente è quella di giovani uomini sporchi, affamati, completamente affaticati che si aggirano metà storditi e trasandati, e in qualche modo riescono lo stesso a rialzarsi e colpire i tedeschi.” Un pilota americano ha riferito a Bob Hope: “Sarebbe bello … tornare a casa … e allungare le gambe sotto un tavolo imbandito della cucina della mamma … ma tutto quello che desidero è battere questi figli di puttana nazisti , così possiamo poi dedicarci solo a quei bastardi di Japs. (Giapponesi)”

La maggior parte degli uomini degli eserciti alleati erano apertamente insofferenti delle fantasie propagandate su di loro dai corrispondenti delle testate giornalistiche, con eccezioni degne di nota come Bill Mauldin ed Ernie Pyle. Questa reazione rende più degno di nota il fatto che per una generazione, dopo il la vittoria nel 1945, molti miti furono perpetrati non solo dagli storici popolari, ma anche dalle istituzioni militari occidentali.

Nel 1950, il grande scrittore militare britannico, Capt. Basil Liddell Hart, scrisse un articolo in cui rifletteva sulla vasta superiorità delle forze alleate nell’Europa nord-occidentale nel 1944 e sulla riluttanza dei critici militari del dopoguerra in Gran Bretagna e in America di trarre conclusioni appropriate sulla prestazioni militari degli alleati: c’è stato troppo autocompiacimento e troppo poca indagine oggettiva, ha detto.

Liddell Hart non è stato il solo a sfidare la nozione convenzionale sulla seconda guerra mondiale guerra. Alcuni critici hanno cercato di sfidare alcune delle controversi teorie degli analisti militari americani; Col. Trevor Dupuy e Martin Van Creveld, che hanno sottoposto i rispettivi rendimenti degli eserciti americani e tedeschi sul campo di battaglia a uno studio statistico dettagliato. Nessuno e ancora riuscito, dati alla mano, a ribattere la conclusione analitica di Dupuy, cioè che in quasi tutti i campi di battaglia del fronte occidentale il meglio è stato mostrato dalla Germania:”Su base uomo a uomo, i soldati di terra tedeschi hanno costantemente inflitto vittime a un tasso superiore del 50% rispetto a quello delle truppe britanniche e americane in tutte le circostanze (enfasi in originale).Questo era vero sia in fase di attacco che in quello di difesa, quando avevano una superiorità numerica e quando, come di solito, erano in inferiorità numerica, quando avevano la superiorità aerea e quando mancava, quando hanno vinto e quando hanno perso.”

La verità ineluttabile è che la Wehrmacht di Hitler è stata la straordinaria forza combattente della seconda guerra mondiale, una delle più grandi della storia. Per molti anni dopo il 1945, sembrava doloroso ammetterlo pubblicamente, in parte per ragioni nazionalistiche, in parte anche perché le legioni naziste stavano combattendo per uno dei regimi più odiosi di tutti i tempi.

Uno spirito di narcisismo militare, nutrito da film come ‘Il giorno più lungo’, ‘Un ponte troppo lontano’ e ‘La battaglia dei Giganti’, ha perpetuato le immagini mitiche degli eserciti alleati e tedeschi. Inoltre, la stragrande maggioranza delle memorie sul campo di battaglia pubblicate in Gran Bretagna e in America riguardano, non a caso, l’esperienza del campo di battaglia alleato. Si soffermano sulle paure, le difficoltà e i trionfi dei soldati alleati visti dalle buche degli alleati.

Abbiamo imparato molto meno – anzi, assolutamente niente – su come il soldato tedesco abbia sostenuto un efficace difesa in Europa per 11 mesi sotto un costante e incontrastato attacco aereo degli alleati, bombardato quotidianamente da devastanti concentrazioni di artiglieria, affrontando enormi difficoltà, sostenuto da un frazione delle forniture e della potenza di fuoco a disposizione del soldato alleato.

Ora, la nostra visione della seconda guerra mondiale sta cambiando. La prospettiva storica e globale che mancava da così tanti anni è finalmente raggiunta. Il magnifico e monumentale studio di Russell Weigley sull’esercito americano nel nord-ovest dell’Europa confronta francamente il fallimento delle forze di Eisenhower nel generare capacità di combattimento per distruggere forze tedesche numericamente molto inferiori, finché queste non furono esaurite da 11 mesi di logoramento sul fronte occidentale, aggiunto all’enorme prosciugamento di forze e mezzi dei tedeschi dovuti ai  quattro anni di guerra sul fronte orientale combattuta contro i sovietici.

La lotta titanica della Germania con l’Unione Sovietica dal 1941 al 1944, che uccise più di 2 milioni di soldati tedeschi – probabilmente i migliori 2 milioni – fornì agli alleati occidentali un vantaggio straordinario per le nazioni in guerra: tempo per allenarsi, preparare, pianificare il confronto con il nemico sul campo di battaglia secondo le loro condizioni, in un momento attentamente selezionato dai signori della guerra di America e Gran Bretagna.

Dalla battaglia di Normandia fino alla fine in Germania, le prestazioni dell’esercito britannico sono state profondamente influenzate dall’incapacità di resistere a pesanti perdite. Montgomery fu ripetutamente avvertito dai suoi superiori a Londra sulla scarsità di manodopera. A pochi giorni dagli sbarchi in Francia, i battaglioni britannici venivano cannibalizzati per fornire rimpiazzi. Nel 1945, intere divisioni furono demolite per lo stesso motivo.

Sin dall’inizio della guerra, troppa attenzione critica è stata concentrata sugli ufficiali e l’alto comando degli alleati nell’Europa nordoccidentale, e troppo poco sulle prestazioni delle unità di combattimento. La alta dirigenza alleata era, nel complesso, non inferiore a quella dei tedeschi, ostacolata dalla mano morta di Hitler. Montgomery era cauto, non ultimo per la ragione sopra menzionata, ma certamente non era un incompetente. La prestazioni fiacche delle sue truppe in Normandia  fu principalmente attribuibile alla stanchezza della guerra e alla riluttanza ad accettare ulteriori pesanti perdite quando la vittoria finale era ormai a portata di mano.

Invece per gli americani  i numeri delle vittime non era un problema. Dall’inizio alla fine della campagna militare, la loro disponibilità ad accettare un numero alto di perdite per ottenere un obiettivo è stata riconosciuta, rispettata e invidiata dai loro alleati britannici. “Nel complesso, gli americani erano disposti ad affrontarlo più duramente di quanto lo fossimo noi”, dichiarò il feldmaresciallo Lord Carver, nel 1944-45 un comandante di brigata corazzata sotto Montgomery. Com’era, quindi, che l’esercito americano trovava estremamente difficile, anzi spesso impossibile, sconfiggere i tedeschi incontrati in qualsiasi occasione a termini pari?

In primo luogo, c’è stato lo straordinario fallimento degli alleati occidentali nel 1944-45 di fornire alle loro forze di terra armi adeguate. In quella fase della guerra, la tecnologia americana e britannica aveva creato una miriade di miracoli: superbi aerei da combattimento, equipaggiamento bellico antisommergibile, radar, il DUKW anfibio, la miccia di prossimità e la jeep. Attraverso Ultra, la più grande operazione di cifratura di tutti i tempi, gli Alleati possedevano una straordinaria conoscenza degli ordini di battaglia tedeschi, schieramenti e spesso – sebbene non nella Battaglia delle Ardenne – le intenzioni tedesche. Tuttavia, in mezzo a tutto questo, nell’Europa nord-occidentale i leader alleati hanno spinto le loro truppe di terra a combattere la Wehrmacht con equipaggiamenti inferiori in ogni categoria, tranne l’artiglieria e il trasporto. Mitragliatrici tedesche, mortai, armi anticarro e mezzi corazzati erano tutti superiori a quelli della Gran Bretagna e dell’America. Soprattutto, la Germania possedeva carri armati migliori. Lo Sherman, che dominava la campagna alleata, era un macchinario superbamente affidabile. Ma era fatalmente imperfetto dalla mancanza di una calibratura adeguata per penetrare nel Tigre e nella Pantera; e dalla scarsa capacità di sopravvivenza del campo di battaglia di fronte ai cannoni tedeschi.

Prima che iniziasse la campagna del 1944, queste carenze furono ben comprese a Washington e a Londra. Ma i capi di stato maggiore hanno espresso la loro fiducia nella superiorità numerica alleata talmente grande che una certa inferiorità qualitativa era accettabile. Questa fiducia era un’illusione mortale. Ancora e ancora nell’Europa nord-occidentale, molte forze tedesche di livello inferiore equipaggiate con una manciata di Tigri, Pantere o cannoni da 88 mm riuscirono a fermare attacchi importanti degli Alleati.

Per l’esercito americano nel nord-ovest dell’Europa, dall’inizio alla fine, le difficoltà critiche erano incentrate nella fanteria, l’ariete di sfondamento. Fu su queste truppe che cadde il peso schiacciante della battaglia e delle vittime. Un rapporto sulle lezioni tattiche della campagna di Normandia da parte della Prima Armata degli Stati Uniti dichiarò: “È essenziale che la fanteria in azione sia imbevuta di un atteggiamento audace e aggressivo: molte unità non acquisiscono questo atteggiamento fino a molto tempo dopo il loro ingresso in combattimento, e alcune non lo acquisiscono mai, mentre le unità che contengono personale appositamente selezionato come Airborne e Rangers hanno mostrato uno spirito aggressivo fin dall’inizio: il soldato di fanteria medio si affida troppo all’artiglieria di supporto per spingere il nemico da posizioni opposte alla sua avanzata … ”

Il gen. Mark Clark scrisse dall’Italia nell’estate del 1944: “Senza dubbio il nostro addestramento non ha ancora prodotto ufficiali disciplinati e uomini disciplinati”.

Nell’inverno del 1944 e nella Battaglia delle Ardenne, le forze del generale Omar Bradley si stavano comportando molto più efficacemente rispetto a giugno e luglio in Normandia.

Una delle più grandi conquiste americane della guerra fu l’espansione di una piccola forza prebellica in prima linea di 190.000 unità in un esercito di oltre 8 milioni di uomini. Tuttavia, una conseguenza inevitabile di questa trasformazione è stata la cronica carenza di comandanti addestrati e di alta qualità. In tutte le guerre americane, i suoi alleati hanno sempre concordato che gli ufficiali di West Point erano di conoscenza e strategia militare superiori. Il problema, durante la seconda guerra mondiale, fu che non vi erano abbastanza comandanti di qualità per guidare un esercito di 8 milioni di uomini.

Allo stesso momento, i risultati delle divisioni paracadutiste della 82d e 101st hanno mostrato ciò che il soldato americano era capace di fare. Gran parte dell’attenzione sulla battaglia di Market Garden (l’invasione alleata dei Paesi Bassi nel settembre del 1944) si è concentrata su l’eroico sacrificio della 6a Divisione aviotrasportata britannica. Tuttavia, storici oggettivi e alcuni testimoni oculari britannici credono che le divisioni americane abbiano offerto una prestazione di combattimento più professionale rispetto agli inglesi; e che se al generale Matthew B. Ridgway fosse stato concesso il comando sul campo piuttosto che il generale britannico Frederick A.M. Browning, l’esito della battaglia avrebbe potuto essere molto più felice per gli alleati. Quindi sarebbe assurdo suggerire che l’America non è in grado di produrre soldati d’elite.

La Marina e le forze aeree americane hanno raramente – e certamente non nella seconda guerra mondiale – trovato difficoltà nell’attrarre ufficiali di alta qualità. Tuttavia, essere un soldato in America non è mai stato uno status onorevole, al di fuori di poche migliaia di famiglie militari. È stato tradizionalmente il percorso attraverso il quale giovani uomini di modesta origine – Eisenhower e Bradley, non ultimo tra loro – possono aspirare a costruire una carriera.

Il gen. George S. Patton ha scritto: “È uno sfortunato, e per me, tragico fatto che nei nostri tentativi di impedire la guerra, abbiamo insegnato al nostro popolo a sminuire le qualità eroiche del soldato”. Dove in Europa, i giovani uomini dell’élite di ogni nazione hanno, in guerra, tradizionalmente gravitato verso le “teeth arms” ( fucili e reggimenti corazzati )  l’élite americana nel 20 ° secolo ha mostrato altri entusiasmi.

Il meglio della gioventù americana, come forza militare, gravitava istintivamente verso i corpi specializzati, i corpi di comando, ho gestione personale. Ciò non significa negare che alcuni Ivy Leaguers abbiano combattuto con distinzione nella fase più acuta del fronte dell’Europa nordoccidentale. Ma è ragionevole suggerire che nella seconda guerra mondiale, le unità di fanteria americane soffrirono di una grave carenza di dirigenti istruiti.

Intervistando i veterani di guerra, in netto contrasto con gli europei che generalmente riconoscono il rispetto per i loro ufficiali, i soldati semplici ​​americani si preoccupano dei buoni sottufficiali, ma raramente si incontravano con i loro comandanti di unità. Molti soldati semplici ​​americani nell’Europa nordoccidentale non possono oggi ricordare il nome del loro comandante di battaglione. Raramente ho incontrato qualche veterano europeo per il quale questo sarebbe vero.

Il famigerato sistema di sostituzione della fanteria americana, con cui gli uomini venivano arbitrariamente assegnati a un’unità numerica non territoriale, e non aveva la possibilità di costruire quella stessa lealtà possibile in un reggimento britannico, creò un’infelicità profonda tra molti uomini e contribuì a  creare nell’esercito USA un totale di quasi un milione di casi di affaticamento da battaglia nella seconda guerra mondiale.

Nella  primavera del 1944, il Dipartimento della Guerra si rese conto che era stato commesso un grave errore in base a una così bassa priorità di impiego per la fanteria. Ai rami specializzati e alle linee di comunicazione era stato permesso di sbaragliare una proporzione assurdamente alta degli uomini più adatti e più istruiti. Dei volontari arruolati nel 1942, solo il 5% aveva scelto la fanteria o i carristi. Si scoprì che i fanti del 1944 erano più bassi di un pollice della media dell’esercito, una modo per misurare e confrontare equamente la stazza fisica dei soldati.

Sebbene la fanteria costituisse solo il 6% dell’intero servizio – una proporzione allarmante – soffri oltre l’80% dei caduti americani in Europa. Sebbene il 54,3% dell’esercito tedesco fosse composto da soldati combattenti, questa cifra è scesa al 38% nell’esercito statunitense. Circa il 45 percento della Wehrmacht era impegnato a combattere con le divisioni, contro il 21 percento per l’esercito degli Stati Uniti. Gli americani possedevano una percentuale molto più alta di ufficiali in rapporto agli uomini: eppure molti di quegli ufficiali erano impiegati nelle retrovie piuttosto che con le formazioni combattenti.

Nell’ultimo anno di guerra, all’interno dell’esercito statunitense sono stati fatti grandi sforzi per migliorare il rapporto tra i denti e la coda (Rapporto dente-coda è un termine militare che si riferisce alla quantità di personale militare che serve per fornire e supportare ‘coda’ ogni soldato combattente ‘dente’); deviare la manodopera di alta qualità verso la fanteria; migliorare il livello di addestramento e leadership della fanteria. In tutte queste cose, c’era una certa misura di successo. Eppure gli americani, come gli inglesi, non hanno mai eguagliato la straordinaria professionalità del soldato tedesco, un’eredità storica che ha preceduto il nazismo.

Probabilmente fu una fortuna per il futuro della civiltà occidentale, ma aumentò notevolmente le difficoltà di Eisenhower, i soldati alleati si consideravano soprattutto civili temporaneamente vestiti in uniforme, mentre le loro controparti tedesche possedevano una straordinaria capacità di trasformarsi da macellai e impiegati di banca in tattici militari naturali.

Uno dei più assurdi cliché propagandistici della guerra era l’immagine del soldato nazista come una testa quadrata inflessibile. In realtà, il soldato tedesco mostrava invariabilmente una maggiore flessibilità sul campo di battaglia rispetto alla sua controparte alleata.

I tedeschi erano disposti ad agire – sempre”, ha detto il maggiore generale britannico Brian Wyldbore-Smith. Raramente riuscirono a non cogliere un’opportunità offerta dall’errore degli Alleati. Erano padroni del rapido contrattacco dopo aver perso terreno, mantenendo le posizioni fino all’ultimo, per poi disimpegnarsi magistralmente.

Non ogni soldato tedesco era un superuomo, non ogni formazione di uguale alta qualità. Dopo la l’offensiva delle ardenne, a tutti gli effetti l’ultimo rantolo della Wehrmacht ad ovest, gli Alleati occidentali non affrontarono mai più unità tedesche di altissimo livello. Ma per tutto il 1944, in mezzo agli errori monumentali dell’alto comando della Germania, a livello di reggimento il soldato tedesco realizzò miracoli.

C’era un contrasto tra l’atteggiamento e il comportamento della maggior parte dei giovani britannici e americani sul campo di battaglia contro quelli delle loro controparti tedesche, e questo non era esclusivamente il prodotto del fanatismo politico del nemico. John Hersey ha scritto vividamente da un’unità di Marine su Guadalcanal: “Quando guardavi negli occhi quei ragazzi, non ti dispiaceva per i Japs: ti dispiaceva per i ragazzi, le uniformi, la spacconata … erano solo mimetizzati. Erano solo ragazzi americani, non volevano quella valle o parte della sua giungla: erano ex-droghieri, ex lavoratori delle autostrade, ex impiegati di banca, ex scolaretti, ragazzi con un record pulito, non assassini “.

Eppure, in guerra, l’esercito che si dimostra di maggior successo nel trasformare le sue reclute in assassini possiede un vantaggio incommensurabile. Montgomery scrisse mestamente dal deserto a Sir Alan Brooke a Londra, identico a Hersey: “Il problema con i nostri ragazzi inglesi è che non sono assassini per natura”.

Nel maggio del 1945, gli Alleati raggiunsero la prima vittoria attraverso gli enormi sforzi dei russi che avevano inflitto tre quarti delle perdite all’esercito tedesco; e in secondo luogo attraverso lo spiegamento di risorse travolgenti. Si potrebbe sostenere che, dopo il 1945, nel tentativo di apprendere le lezioni della seconda guerra mondiale, l’esercito americano commise l’errore di invertire l’ordine di questi fattori. I comandanti americani tornarono dall’Europa credendo di aver dimostrato che la travolgente forza aerea e potenza di fuoco non potevano essere semplicemente un supplemento critico, ma un efficace sostituto dei combattimenti di fanteria dedicati.

Se è così, questo è stato un errore di giudizio che continua a costare caro all’America di oggi. Le carenze della fanteria americana nella seconda guerra mondiale furono ripetute in Corea e in Vietnam. È una grande illusione supporre che la guerra in Indocina abbia rivelato problemi unici e senza precedenti nell’Esercito degli Stati Uniti. L’esercito americano creato nella seconda guerra mondiale aveva sofferto di debolezze e difficoltà analoghe. Queste debolezze, evidenziate dall’attenzione dei media e dalla sconfitta, erano esistite sin dalla seconda guerra mondiale ma non erano mai state discusse prima.

Molti soldati professionisti occidentali credevano nel 1944-45, e credono ancora oggi, che fino a quando gli Stati Uniti non saranno in grado di affrontare il problema di produrre forze di massa di fanteria da combattimento efficaci, il continuo impegno della tecnologia e del denaro non sarà sufficiente per rendere la propria difesa efficace.

“Europa: accademismo contro storia” (4/6), di Annie Lacroix-Riz

“Europa: accademismo contro storia” (4/6)

Annie Lacroix-Riz è professore emerito di storia contemporanea presso l’Università Paris 7.

Mappa:

– Introduzione

– “Eminenti storici europei” contro il monarchico documentato Philippe de Villiers

– Un fascicolo storico “di parte” di “eminenti storici europei”

  • Le origini fallaci dell’Unione europea
  • Adenauer e la sua gente, dalla vecchia alla “nuova Germania”
  • Dalla Francia “europea” e “resistente” contro Petain al trionfo dei Vichysto-americani?
  • Dimenticando le “prime comunità europee”
  • Jean Monnet “l’americano”: una calunnia?
  • Il tandem Monnet-Schuman e la cosiddetta “bomba” del 9 maggio 1950
  • Robert Schuman diffamato?
  • Walter Hallstein, semplice ” non resistente”?

– Conclusione

Il tandem Monnet-Schuman e la cosiddetta “bomba” del 9 maggio 1950

Senza transizione, gli “eminenti storici europei” passano, sul loro eroe Monnet, dal 1943 al maggio 1950, accreditandolo per aver ” soffiato [l’ idea ] [della CECA] al ministro Robert Schuman “. Quest’altra leggenda inossidabile ricorda implicitamente che, nel cuore delle Memorie di Monnet, del “segreto assoluto” di un progetto, nascosto anche al Quai d’Orsay – che Schuman dirige dal luglio 1948 al dicembre 1952.

I censori, che sembrano non aver consultato le fonti del Quai d’Orsay stesso, intonano il ritornello della “famosa dichiarazione” di Schuman del 9 maggio 1950, ” precedentemente approvata da Konrad Adenauer, Cancelliere della nuova Repubblica federale di Germania“:” a questo progetto, fondatore dell’Europa dei sei, si sarebbero “miracolosamente aggregati” altri quattro stati “. Due dei quali, non ci viene detto, erano già tra i membri fondatori, nel 1926, del cartello internazionale dell’acciaio, con una forte base franco-tedesca iniziale.

Dai piani wilsoniani al piano Marshall

Il piano americano per una “Europa” centrata sul Reich – solo temporaneamente la Germania occidentale, date le circostanze militari del 1945 – come leader nella “ricostruzione” del continente, aveva occupato la scena internazionale dall’era Wilson; aveva preceduto la prima guerra mondiale, come lo scienziato politico olandese Kees van der Pijl, dopo molti storici, ha ricordato nel 1984 1 . Ma gli “eminenti storici europei” odiano il problema, così ampiamente accettato prima del 1914, di “imperialismo” quando si tratta degli Stati Uniti: si sarebbero limitati al ruolo di benevolo protettore dell’Occidente del continente contro la terribile “minaccia sovietica”, così brillante nel 1950.

Villiers, uomo di destra, ha, come Eric Branca nel 2018, e l’uomo di destra de Gaulle molto prima di loro, ha scoperto gli Stati Uniti ossessionati dalla loro continua sovrapproduzione di beni fin dal 1890. Così anti-sovietico che è come afferma (nulla può contraddire questo punto), il convinto  eurofobo […] ritirato dalla vita politica” (secondo il cappello del mondo ), ha osato trascurare l’impatto della “minaccia sovietica” sul nobile impresa europea. Ha fatto bene. Altre fondamenta avevano in effetti i vecchi piani economici americani, che miravano a integrare l’Europa nella Porta Aperta, e ai quali il lancio del Piano Marshall fornisce un impulso decisivo. Lo sappiamo da molto tempo anche in Francia, dove questa tesi ha ricevuto, a marzo1991 , le garanzie accademiche di un simposio internazionale sul piano Marshall e la ripresa economica dell’Europa . Da allora le sue scoperte scientifiche convergenti sono state accantonate: non è saggio sfidare il mito sacrosanto nei nostri climi “occidentali” di un “aiuto” americano salvifico verso l’Europa occidentale.

Ma la sessione aveva confermato le vecchie dimostrazioni degli storici “revisionisti” 2 nel senso americano, vale a dire aventi “rivisto” la storia ufficiale della guerra fredda: si tratta di storici della sinistra radicale, chiamata Nuova Sinistra, estranea a quello che viene chiamato “revisionismo” in francese, in altre parole quello della negazione delle camere a gas. Americano poi britannico (non radicale) Alan Milward 3 dopo di loro, stabilendo, tra gli altri:

– 1 ° che il Piano Marshall era il frutto di una strategia stabilita da Washington tra il 1942 e il 1945. Gli Stati Uniti avevano quindi costantemente cercato modi per evitare o rinviare la crisi della riconversione, inevitabile e violenta, che aveva seguito la precedente guerra mondiale e per vietare “l’incubo della depressione” degli anni ’30 4 . La ricostruzione generale dell’Europa comporterebbe inevitabilmente un calo delle sue enormi importazioni di origine americana. L’unico modo per contrastarla erano norme commerciali internazionali stabiliti a Bretton Woods a sostegno del continuo il flusso di credito in dollari ininterrotto dal prestito e leasing in Gran Bretagna dal 1941 5 ;

– 2 ° che il Piano Marshall non aveva mai contribuito alla ricostruzione delle forze produttive; i paesi europei non l’avevano aspettato: alcuni ex paesi occupati, tra cui la Francia, avevano ripristinato già nel 1947 il loro livello industriale del 1938 6 ;

– 3 ° che il Piano Marshall rappresentava un passo importante nella lotta alla concorrenza provocata negli scambi bilaterali degli Stati Uniti (esclusi i titoli in valuta forte) tra Europa, Est-Ovest in particolare: apprezzato dal XIX secolo del continente, sempre tacciati da Washington di “autarchia”, è stato condannato a morte dalla ghigliottina del dollaro di Bretton Woods 7 ;

(4) che il Piano Marshall aveva soprattutto permesso alla Germania occidentale di liberarsi ufficialmente dei costi delle “riparazioni” 8 . Le “riparazioni”, pagate su carta sia ai sovietici sia agli altri paesi beneficiari, avrebbero ostacolato l’urgente e prioritaria “ricostruzione” delle aree occidentali della Germania [che interessava così direttamente al capitale americano]. Questa priorità tedesca fu imposta ad altri “paesi Marshall”, come il Dipartimento di Stato li designò dal 1948) 9 come condizione sine qua non di “la ricostruzione dell’Europa”. Infatti, le “riparazioni” avrebbero beneficiato i vincitori militari e / o le vittime europee e di conseguenza ridotto i guadagni attesi di installazione (o trasferimento) degli Stati Uniti in Germania; questa prospettiva, talmente insopportabile alla fine della guerra il generale precedente fu, questa volta, liquidata ancora più rapidamente, e non solo per l’URSS.

L’assenso in realtà dato “alla priorità della ricostruzione” della Germania Ovest – riarmo compreso inteso in senso stretto – condizionò formalmente la concessione del finanziamento a qualsiasi “beneficiario”. Chiaramente notificato a tutti i paesi mutuatari a guerra appena finita, la regola della “cooperazione europea” fu annunciata il 5 giugno 1947 dal Segretario di Stato Marshall in un discorso che chiedeva la creazione di un’Unione Europea. Fu brutalmente enunciata in “sei punti”, il 10 e 11 settembre 1947 dal ricchissimo finanziere e segretario al Commercio William Clayton a sedici paesi dell’Europa occidentale 10 riunitisi a Parigi a partire da luglio. Comportava condizioni, in particolare tedesche, che ne rendeva la realizzazione delicata, sia per il Regno Unito che per i paesi precedentemente occupati, e anche per i paesi neutrali 11 .

“L’orco sovietico”?

I firmatari europei della tribuna del 27 marzo hanno quindi cancellato gli anni 1918-1950 per far iniziare le cose “europee” a partire da “l’idea” attribuita al tandem Monnet-Schuman. L’iniziativa francese, sostenuta da un Adenauer talmente indipendente o autonomo, avrebbe semplicemente ricevuto “l’approvazione degli Stati Uniti, troppo felici di vedere l’Europa occidentale rafforzarsi contro la minaccia sovietica. “Alcuni dei firmatari della” piattaforma “sembrano aver dimenticato che le loro ricerche precedenti 12 sono, anche se i sovietici e comunisti vernacolari vi siano regolarmente accusati del peggio, opposte a questa tesi.

Gli Stati Uniti sono semplicemente interessati alla impresa per “la minaccia sovietica” e benevoli nei confronti di questo lavoro essenzialmente francese? Nessuno dei funzionari occidentali, compresi quelli americani, aveva mai creduto nella minaccia di un paese che, da un lato, non aveva mai mostrato zelo offensivo contro i suoi vicini e, dall’altro, era stato così rovinato dalla guerra tedesca che fu trattata inesorabilmente da Washington in minor, sebbene la vittoria degli Stati Uniti dipendesse dal suo ruolo militare primario 13. Il miliardario Averell Harriman, erede di un enorme impero finanziario, ambasciatore a Mosca dal 1943 al 1946 e istruttore del dopoguerra nella sfera europea di influenza di Washington di molte altre missioni diplomatiche, tra cui quella di straordinario ambasciatore del “Piano Marshall” “, aveva anche creduto di poter annunciare ai suoi, nel febbraio-marzo 1944, che l’Unione Sovietica non avrebbe neppure tratto la minima garanzia territoriale della sua vittoria:” impoverita dalla guerra e in cerca della nostra assistenza economica […] una delle nostre principali leve per guidare un’azione politica compatibile con i nostri principi “, non avrebbe la forza di invadere l’Est dell’Europa. Dovrebbe accontentarsi della promessa post-bellica degli aiuti finanziari degli Stati Uniti, cosa che ci “eviterebbe lo sviluppo di una sfera di influenza dell’Unione Sovietica nell’Europa orientale e nei Balcani ” 14 (si sbagliava solo su questo punto).

La “minaccia” apparve più penosa nel mezzo della “guerra fredda” dichiarata ufficialmente. La vittoria “occidentale” è stata ottenuta per KO dal 1947, con l’indebolimento e isolamento spettacolare dei comunisti dell’Europa occidentale, tra l’Ufficio Informazioni (settembre 1947) e il cosiddetto “colpo di Praga” (febbraio 1948). Nel mese di novembre 1948, H. Freeman Matthews, responsabile dell’ufficio UE del Dipartimento di Stato, allora ambasciatore a Stoccolma, sorridendo come i suoi coetanei sull’ “orco sovietico” brandito quotidianamente15 . Tutti i paesi “occidentali” erano riusciti, attraverso la loro stampa o tutti i mezzi disponibili, a terrorizzare quanto necessario i loro rispettivi cittadini, e cessavano di congratularsi del loro trionfo politico sul licantropo 16 .

Europa americana e permanenza del cartello “europeo”

Era giunto il momento di applicare al Vecchio Continente la “Porta Aperta” lanciata nel 1899 dal Segretario di Stato Hay sulla contesa della Cina da parte dei rivali europei degli americani, i quali la volevano per sè. La formula era stata avanzata sull’Europa da Wilson e dai suoi successori, ma gli americani avevano nella loro area di influenza mezzi di esecuzione più radicali rispetto al 1918. Dopo i segretari di Stato Hull, Byrnes e Marshall, è stata la volta di Dean Acheson a toccare il chiodo, il che non significa, contrariamente a quanto de Villiers scrive: ” tutto è [era] iniziato […] nel 1949“. L’intervento americano permanente fu un segreto di Pulcinella dall’immediato dopoguerra. L’unico annuncio, e non l’attuazione – dalla fine del 1948 solo del fugace “Piano Marshall”, rapidamente arrestato e ufficialmente “militarizzato” con il pretesto della Guerra di Corea, 17 aveva dato una svolta decisiva al metodo della schlague.

Un passo decisivo nella fondazione dell’Unione europea, il 3 aprile 1948, quello dell’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OEEC), presto affidato alla presidenza del fantoccio degli americani Spaak, annunciò il prosieguo. L’OECE era stato sottomesso sin dall’inizio, poiché il Quai d’Orsay, direttore degli affari economici e finanziari (DAEF), scriveva alla fine del maggio 1948, il ministro degli Esteri Georges Bidault, ” da una vera tutela americana ” e privato di tutti ” poteri di controllo e iniziativa “. Qualche decennio fa, Gérard Bossuat stesso riconobbe questa realtà che, a leggere i redattori del Quai d’Orsay, era persino peggiore di quanto descritto nel quotidiano L’Humanité 18. Certamente, ha eufemizzato sulla ” trasparenza ” richiesta dai nostri ” mentori [americani] aspri e talvolta odiosi, sempre ingombranti, ma a volte salutari ” [non sempre, quindi?] ” spesso mal supportati da parte di alti funzionari sscavalcati; ma allo stesso tempo descriveva con il ” controllo permanente del buon uso dei prodotti ERP ” ( European Recovery Program , nome americano del piano Marshall, gestito dall’amministrazione della cooperazione economica : ” requisito contrattuale irritante “, ha scritto 19 , per un contratto strettamente unilaterale . Si trattava di stabilire in buon francese, il monitoraggio continuo e quotidiano, sia nella metropoli, e sempre più visibile nel corso degli anni, nell’Impero, in parte controllata dagli approdi del Nord Africa nel novembre del 1942 20 Nulla lo distingueva dalle pratiche prevalenti tra i soggetti sconfitti e l’AMGOT, e lo storico li legittimò solo per scelta ideologico-politica, e come nella tribuna, per una volta, per l’anti-sovietismo.

Il lancio della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio ha conferito alla “tutela americana” un carattere spettacolare, e non solo sul piano economico. La CECA ha dedicato il trionfo ufficiale del Gleichberechtigung economico. Per mentire sul “segreto” a tre, si aggiunge un’altra grande bugia per omissione. La CECA doveva abolire gli ultimi resti delle limitazioni alla produzione industriale tedesca fissati nel 1945 e già sollevati unilateralmente nell’estate del 1947 da parte degli americani, sostenuti dagli inglesi 21 . Adenauer e il suo ministro degli esteri Walter Hallstein avrebbero immediatamente proclamato Urbi e Orbi che il principio di una rigida “eguaglianza di diritti” era antagonista con le restrizioni imposte dalla sconfitta di maggio 1945. E Gleichberechtigung sarebbe non solo economico, ma anche, come nel periodo tra le due guerre, militare 22 .

I nostri “eminenti storici”, che sostengono la tesi del segreto autonomo del trio Monnet-Schuman-Adenauer sulla “bomba” architettata fuori dal Quai d’Orsay, hanno dimenticato (?) di specificare che Washington aveva nella primavera del 1950 – due mesi e mezzo prima di avere il pretesto coreano_ deciso di portare finalmente alla luce il suo vecchio progetto di riarmo tedesco stricto sensu. Il Quai d’Orsay lo sapeva ancora di più perché lui stesso aveva fissato la data del discorso: la cosiddetta “bomba” avrebbe permesso a Schuman di schivare nell’immediato futuro un palcoscenico politicamente delicato, data la vivacità, nella sua paese, del ricordo dell’Occupazione. Doveva recarsi a Londra il 10 maggio alla conferenza atlantica in cui gli americani, gentilmente seguiti dai loro “alleati” britannici (che non erano entusiasti di entrare in questa Unione Europea), avrebbero richiesto un accordo ufficiale francese alla ricostituzione in senso stretto della Wehrmacht 23 , o, per usare le parole di marzo 1949 di Bonnet, l’uso di ” potenziale militare Rappresentato [sono] in Germania dalle molte generazioni ben addestrate contro gli ” eserciti russi ” 24 . Un’altra sfaccettatura della cosiddetta “iniziativa rivoluzionaria” di Schuman, “pacifica” in aggiunta, è una favola tratta dalle 25 menzogne ​​di Monnet o Acheson .

Questa potente impronta americana non ha impedito al progetto di conservare molte delle caratteristiche originali del cartello “europeo” 26 . Il quale presenterebbe agli Stati Uniti seri svantaggi competitivi e ricorderebbe loro troppo quel cartello dell’acciaio prebellico di cui non erano i guardiani, una posizione occupata dall’industria siderurgica tedesca. L’entusiasmo del professore e giornalista olandese Jitta, espresso nel febbraio 1951, in un banchetto di personalità economiche e politiche di alto rango, spazza via il doppio mito della “prima pietra miliare della riconciliazione franco-tedesca” e dei legami tra “la minaccia” della Unione Sovietica “e la CECA. L’operazione in corso, dichiarò Jitta, richiama felicemente i “cartelli [di] prima della guerra … contro i quali si possono certamente avere obiezioni, ma che hanno la loro utilità “(le” obiezioni ” non avevano che una sola motivazione: la parola era dispiaciuta così sovranamente a Washington, con il suo profumo di rivalità commerciale, che Monnet e Schuman ripetevano da tutte le parti, dal 9 maggio 1950, che la CECA era tutt’altro che un cartello “autarchico”. Lo stesso Piano Schuman ha il carattere di un un cartello internazionale basato sulla protezione; l’Alta Autorità che esso stesso prevede si occuperà della difesa di determinati interessi industriali piuttosto che degli interessi della collettività europea. ” 27 Questo aspetto, molto tedesco, della CECA, è stato trascurato sia da de Villiers che dai suoi censori.

Proponiamo questo articolo per ampliare il tuo campo di riflessione. Ciò non significa necessariamente che siamo d’accordo con la visione sviluppata qui. In ogni caso, la nostra responsabilità si ferma con le osservazioni che riportiamo qui. [Leggi di più]

Note

1. Piani “europei” e progetto “classe dirigente atlantica”, sviluppati tra l’inizio dell’era imperialista e l’era wilsoniana, descritti dallo scienziato politico olandese Kees Van der Pijl, The Making of a Atlantic Ruling Class , Londra, verso, 2012 (1 ° ed., 1984), cap. 2 e 3.
2. Nel senso americano della parola, vale a dire avere “rivisto” la storia ufficiale della Guerra Fredda: sono storici della sinistra radicale, chiamata Nuova Sinistra, estranei a ciò che chiama “revisionismo” in francese, in altre parole la negazione delle camere a gas.
3. Alan S. Milward, The Reconstruction of Western Europe 1945-1951, Londra, 1984: il suo cap. Annulla brillantemente le spiegazioni tradizionali della cosiddetta “crisi del 1947”, che non era una crisi di produzione, ma esclusivamente una crisi dei pagamenti esterni, in dollari, una regola imposta a tutti nel campo del commercio internazionale, contro il vecchio bilateralismo, p. 1-55.
4. Sui dibattiti del Congresso su questo argomento, Williams, The Tragedy .
5. Williams, Tragedia , cap. 6, “L’incubo della depressione e la visione dell’onnipotenza”, p. 202-276, e G. e G. e J. Kolko, op. cit.
6. René Girault e Maurice Levy-Leboyer, dir., Il piano Marshall e la ripresa economica dell’Europa , Parigi, Comitato per la storia economica e finanziaria della Francia e la commissione per la storia industriale, 1991, passim .
7. Ibid. , tra cui Lacroix-Riz, “Piano Marshall e Commercio Est-Ovest: Continuità e Rotture (caso francese e prospettiva comparata) 1945-1952”, p. 651-683 (e la sua bibliografia); “Riflessione su un lavoro recente” (“Danni o benefici del bilateralismo senza dollari”, discussione dell’argomento di Bossuat sul bilateralismo obsoleto o “sclerosante”, in opposizione al moderno sovrano del dollaro); G. e J. Kolko, I limiti del potere
8. Ibid. , Werner Abelshauser, “Il piano Marshall e la prima fase della ricostruzione della Germania occidentale”, p. 415-447. Pioniere del vero motivo del veto americano contro le riparazioni, la politica americana di Bruce Kuklick e la divisione della Germania. Lo scontro con la Russia sulle riparazioni , Itaca, 1972.
9. Relazioni estere degli Stati Uniti , passim ; L’ambasciatore Henri Bonnet ha usato il termine “paga ERP”.
10. La Germania ufficialmente esclusa, ma rappresentata dai suoi leader americani, e oggetto centrale della suddetta conferenza, vedi n. ss.
11. Caso francese, Lacroix-Rice, Marianne e Carcan , cap. 5: citazione di Clayton; tel. Bidault a Bonnet e Massigli, Parigi, 12 settembre 1947, MAE, A.22.9. 2 C II, VCCD, p. 101-102, e bibliografia sulla prima ricostruzione della Wehrmacht, citata sotto ; Caso inglese, Carcan, con la bibliografia “revisionista” sul definitivo indebolimento britannico, di cui, in francese, Farnetti Richard, L’economia britannica dal 1873 ad oggi, Parigi, Armand Colin, 1993; Caso svedese e scandinavo, Gunnar Adler-Karlsson, Western Economic Warfare 1947-1949. Case Study in Foreign Economic Policy , Stoccolma, 1968; Lacroix-Riz,L’economia svedese tra Oriente e Occidente 1944-1949: neutralità ed embargo, dalla guerra al Patto atlantico , Parigi, L’Harmattan, 1991; “Scandinavia e Europa del dopoguerra: progetti e posizioni della guerra nel 1947”, Attidel colloquio Piani di guerra per l’Europa del dopoguerra 1940-1947 , Bruylant, Bruxelles, 1995, p. 527-562.
12. Gérard Bossuat, l’Europa occidentale all’epoca americana. Piano Marshall e unità europea 1945-1952 , Complexe, Bruxelles, 1992, e “Riflessione su un lavoro recente (1992)”, 2 articoli, Cahiers d’histoire del Marxist Research Institute , 1994, http: / /www.historiographie.info/bossuat.pdf
13. Molti esempi, Geoffrey Roberts, The Wars of Stalin , Paris, Delga, 2014; Lacroix-Riz, “Stati Uniti e Vaticano nelle relazioni di pace della seconda guerra mondiale”, in Marie-Claude L’Huillier, Anne Jollet, reg., Guerra e pace , Parigi, L’Harmattan, 2015, p . 185-206 ed élite .
14. Tel. 861.01 / 2320 di Harriman, Mosca, 13 marzo 1944, FRUS 1944 , IV, Europa , p. 951.
15. Lettera n. 1068, dall’ambasciatore francese Dampierre a MAE Schuman, Stoccolma, 23 novembre 1948, European Generalities, 43, MAE.
16. Torta alla panna della “minaccia sovietica”, Lacroix-Riz, scelta di Marianne: relazioni franco-americane dal 1944 al 1948 , Parigi, edizioni sociali, 1986, ristampa, Delga, 2020; “1947-1948. Dalla Cominform al “colpo di stato di Praga”, l’Occidente aveva paura dei sovietici e del comunismo? “, Storici e geografi , n ° 324, agosto-settembre 1989, p. 219-243. Carcan , cap. 5 (e la sua bibliografia).
17. Sulla trasformazione formale della ECA o ERP in MSA ( Mutual Security Agency ) ancora più restrittiva, “Piano Marshall e commercio est-ovest”, “2. Il miracolo coreano: forza e limiti di Potere americano (luglio 1950-1952) “.
18. Citazione DAEF per Bidault, 28 maggio 1948, MAE, A.22.9. 2 C IV, consultato negli anni ’70, prima della classificazione finale, degli archivi del Ministero degli Affari Esteri (MAE) e di tutte le fonti citate nel mio lavoro.
19. Bossuat, l’Europa occidentale all’epoca americana , “La sovranità degli stati europei era in discussione? (Punto interrogativo puramente diplomatico), p. 112 sq . “Il caso della Francia”, comma di “Intervento modulato negli affari europei”, p. 180 sq ., E passim
20. Economia e navali basi, Lacroix-Riz, protettorati del Nord Africa tra la Francia e l’atterraggio Washington nel 1942-1956 l’indipendenza , Paris, L’Harmattan, 1988, passim.
21. La scelta di Marianne , cap. 4, “La ricostruzione prioritaria della Germania: la Francia è di fronte al fatto compiuto (luglio 1947)”, p. 133-136 dell’edizione 1985.
22. Lacroix-Riz, “Parigi e Washington all’inizio del Piano Schuman,” comunicazione al simposio Aachen maggio 1986, per gli inizi del Piano Schuman 1950-1951 , Die Anfänge Schuman-Planes 1950-1951 , ed. Klaus SCHWABE, Nomos Verlagsgesellschaft, Baden-Baden, 1988, p. 241-268.
23. Dettaglio, Lacroix-Riz, “Verso il Piano Schuman: le tappe decisive nella accettazione francesi del riarmo tedesco (1947-1950),” guerre mondiali e conflitti contemporanei“la priorità di ricostruzione I. riarmo”, n ° 155 Luglio 1989, p. 25-41; “II. Parigi e il progetto di riarmo tedesco dello Stato tedesco “, n. 156, ottobre 1989, p. 3-87, e “La Francia di fronte alla minaccia militare tedesca all’inizio dell’era atlantica: una temuta alleanza militare basata sul riarmo tedesco (1947-1950)”, Francia , vol. 16, numero 3, maggio 1990, p. 49-71); “Il contributo di” Guerre di Stalin “Geoffrey Roberts nella storia dell’URSS: risultati e dibattiti”, prefazione a Roberts, guerre di Stalin ., Paris, Delga, 2014, 34 p, P. XII-XXXIV.
24. Tel. Bonnet No. 1212, Washington, 19 marzo 1949, Europa Generale 1944-1960 (Europa), 26 anni, MAE.
25. Gillingham, carbone , p. 149, per confrontare le fonti del n. 86.
26. Carcan , cap. 6, p. 113-122, sull’aspetto americano del progetto, e 122 sq. sul cartello “europeo-tedesco” “.
27. Tel. 361 di Garnier, 23 febbraio 1951, Z Europa Generale 1944-1960, 112, Schuman Plan, MAE. Argumentario “anti-autarchico”, Carcan e tutta l’ arte. cit. sul piano Schuman.
https://www.les-crises.fr/europe-lacademisme-contre-lhistoire-4-6/

“Europa: accademismo contro storia” (3/6), di Annie Lacroix-Riz

Prosegue l’impegno di Annie Lacroix-Riz nello svelare la natura dei rapporti tra europeisti nostrani e vincitori americani. https://www.les-crises.fr/europe-lacademisme-contre-lhistoire-3-6/

“Europa: accademismo contro storia” (3/6)

– Introduzione

– “Eminenti storici europei” contro il monarchico documentato Philippe de Villiers

– Un fascicolo storico “di parte” di “eminenti storici europei”

 

  • Le origini fallaci dell’Unione europea
  • Adenauer e la sua gente, dalla vecchia alla “nuova Germania”
  • Dalla Francia “europea” e “resistente” contro Petain al trionfo dei Vichysto-americani?
  • Dimenticando le “prime comunità europee”
  • Jean Monnet “l’americano”: una calunnia?
  • Il tandem Monnet-Schuman e la cosiddetta “bomba” del 9 maggio 1950
  • Robert Schuman diffamato?
  • Walter Hallstein, semplice ” non resistente”?

– Conclusione

Jean Monnet “l’americano”: una calunnia?

Jean Monnet è stato il personaggio più severamente e ampiamente messo in discussione da Philippe de Villiers, e quindi il più ardentemente difeso dagli “eminenti storici europei: essi trattano, in tre paragrafi trastullanti una cronologia molto approssimativa, e il secondo è curiosamente intitolato (intertitolo, forse, del diario di ricezione?) “Monnet e denaro”.

Una gioventù molto anglo-americana

Tacciono sulla lunga carriera finanziaria britannica e americana di questo figlio di un produttore di cognac, iniziata in modo spettacolare prima del 1914 e continuata a Londra anche durante la prima guerra mondiale. Questa descrizione, tuttavia, è stata ampiamente ispirata da de Villiers alla biografia di uno dei firmatari della tribuna, Eric Roussel che una volta descriveva la reputazione di “imboscato” allora diffusa tra i leader francesi (incluso Clemenceau) riguardo al giovane Monnet 1 .

I censori osservano lo stesso mutismo sul periodo tra le due guerre di Monnet, risolutamente dedito alla finanza, più che mai anglo-americano o piuttosto sempre più americano: la ricostruzione di questo curriculum è stato però in gran parte ripresa da Eric Roussel e da due dei suoi compagni di penna, Gérard Bossuat e Philippe Mioche 2 .

Un Monnet, strumento di Washington in guerra con de Gaulle

Questi ultimi, come tutti i loro simili, hanno preferito praticare l’idolatria di un Jean Monnet la cui “vicinanza agli americani” giocava un ruolo decisivo nell’alleato della “vittoria”. Questa pia fantasia è stata ispirata dalle molto “europee ” Memorie ” di Monnet, menzognere su tutte le questioni storiche affrontate 3 .Caratteristica che chiarisce le condizioni non scientifiche della loro produzione, nel capitolo 2 di Villiers, “Dentro il mito” .

No, “l’ esperienza [di Jean Monnet non ha comunque contribuito ] al successo del Programma della Vittoria, il programma economico Rooseveltiano della vittoria. Monnet era solo uno degli europei molto accondiscendenti, accolti o mantenuti a Washington durante la guerra, che erano considerati solo come strumenti essenziali per i piani di insediamento americani in Europa, non come partner; nessuno di loro partecipava come decisore nella progettazione e realizzazione di questi grandi progetti. Ciò è attestato in particolare dagli archivi degli Stati Uniti pubblicati, le “relazioni estere degli Stati Uniti “, pur così incompleti e ricchi di “documenti inediti” che siano 4 .

Si gioca con le parole affermando che Monnet ” non ha mai lavorato nell’ufficio della segreteria di Roosevelt, comunque. Poiché non fu inviato ad Algeri il 23 febbraio 1943, ” se non solo dopo consultazioni con la Casa Bianca [secondo la nostra comune conoscenza occupata da Roosevelt] e ampie conversazioni con i Dipartimenti di Guerra e Stato “. Monnet, ” rappresentante dell’ufficio delle munizioni presieduto da Harry Hopkins ‘ha lasciato Washington per Algeri per la missione formale di” informare regolarmente delle sue impressioni il Dipartimento di Stato “, n particolareuno dei suoi tutori diretti, Robert Murphy, un collaboratore di primo piano , forte germanofilo secondo l’usanza, di Roosevelt 5. Doveva infatti imporre Giraud e cacciare de Gaulle, troppo irrequieto per le ambizioni illimitate degli Stati Uniti: era l’obiettivo ossessivo di Washington, che avrebbe anche garantito un dolce dopoguerra agli uomini di Vichy (per quanto, tuttavia, de Gaulle sarebbe stato molto comprensivo, sebbene avessero passato il loro tempo a trattarlo, fino alla Liberazione, come un burattino “rosso”).

Roosevelt e i suoi rappresentanti a Vichy, ad Algeri e altrove andarono molto d’accordo con i pilastri di Vichy, che la missione anti-gollista di Monnet, affiancata da Robert Murphy, non mancò di rassicurare. Da un lato, aveva dimostrato le eccellenti relazioni degli americani, fino alla Liberazione (e dopo) con Pétain e la sua famiglia, e, d’altra parte, il loro ricorso successivo, dal 1941, ad una serie di eminenze petainiste non precisamente “democratiche”, nella prospettiva dei cambiamenti francesi necessari dopo la guerra.

Fu prima Weygand, già presentato, poi Giraud, “scappato dalla fortezza di Königstein” a metà aprile 1942, con la complicità di alcuni tedeschi già sensibili agli imperativi categorici della Pax Americana . Ma gli americani preferirono nell’autunno del 1942, quando sbarcarono in Nord Africa, un’altra “polena”, candidato sognato, vista la debolezza politica che gli è valso l’odio della maggioranza del popolo francese, Darlan: marmaglia, Churchill ha tuonato ” voltagabbana per avidità di potere e di posti, [dà] non solo alla Francia ma a tutta l’Europa l’impressione che siamo pronti a fare un accordo con i locali Quislings” 6 . Churchill era particolarmente indignato dell’anglofobia dichiarata del favorito degli americani e della sottomissione perinde ac cadaver alle loro esigenze, tra cui la trasformazione imminente Dakar US Naval Air Station. Dopo che Darlan fu scartato il 24 dicembre 1942, Washington optò di nuovo per Giraud, non meno codardo dei due precedenti. Democratici contro il dittatore de Gaulle?

No, tutti disposti, come tutti gli apparati di Vichy, ad adattarsi senza mormorare al programma americano del dopoguerra, lo stesso del 1918, il che implica in particolare la rinuncia all’impero coloniale e l’accettazione della priorità della “ricostruzione tedesca”. Un ufficiale dell’OSS poi trasferito alla CIA, William Langer (e un diavolo anti-sovietico), lo aveva riconosciuto 7 prima che gli archivi gli permettessero di andare oltre. Jean Monnet non si è “mobilitato volontariamente” con de Gaulle, ma è stato costretto a unirsi al generale a parole, ma lo odiava cordialmente come i suoi leader americani.

Perché il generale, bestia nera di Washington, aveva l’enorme sostegno popolare che mancava al Giraud Vichysta: era questo supporto che lo assicurava, subito dopo, il 9 giugno 1943, a scrivere la lettera di dimissioni. Abituato da molto tempo a dissimulare, per il francese, il suo vassallaggio americano, Monnet aveva comunque conservato un grande senso politico. Fu uno di quelli che riconobbero, il 9 giugno, che la partita era compromessa: probabilmente, ha commentato, poteva strappare de Gaulle “nelle settimane a venire senza provocare emozioni”, ma le sue dimissioni “premature” farebbero peggiorare le cose. “Giraud non sarebbe stato in grado di rimanere al potere per più di due o tre mesi, dopo di che l’opinione pubblica francese avrebbe chiesto il ritorno del suo rivale. Tuttavia, “preparò”, come richiesto, la sostituzione di De Gaulle da parte di Catroux,8 .con un trio presunto gaullista« Catroux, Philip et Massigli » messo a punto dal Generale Georges e da Murphy, ma egualmente naufragato. Dovette quindi accettare l’inevitabile prima di Roosevelt, che ha resistito come l’inferno fino al riconoscimento ufficiale del mese di ottobre 1944. Ma i delegati stessi del presidente degli Stati Uniti ad Algeri lo consigliarono caldamente dall’estate del 1944, Murphy incluso, per accogliere l’inevitabile vittoria di De Gaulle 9 .

Nel suo libro The Abyss 1939-1945 , pubblicato nel 1982, lo specialista in relazioni internazionali contemporanee Duroselle ha descritto se non i dettagli delle interdizioni da Washington, almeno l’ostilità nei confronti di un de Gaulle restìo  all’AMGOT 10 . Nessuno allora sospettò lo storico di Americanophobia, e con buone ragioni. Gli archivi americani, tedeschi e francesi dimostrano che Villiers non ha esagerato con gli “ordini” americani, non solo intimati ai politici francesi, ma riflettuti sulla sfera accademica che era intimamente legata a loro. La sua dimostrazione, nel capitolo 2 intitolato “Dietro le quinte del mito”, cronologia e documenti di supporto , 11 rivela che il ruolo di organizzatore accademico delle Memorie di Monnet fu devoluto a Duroselle che assunse senza vacillare: ne fa fede infatti la corrispondenza (1960-1966) tra Jean Monnet e i suoi guardiani americani. Io stesso ho potuto vedere nel 1982 che lo storico prestigioso non ha nascosto la sua lealtà a Washington. Come la mia giuria mi ha invitato nel novembre del 1981, a sostenere la mia tesi, avevo richiesto, per telefono,a  Duroselle, allora direttore delle edizioni della Sorbona, di pubblicarla, secondo la tradizione. Intitolato ” CGT e lavoratori” rivendicazioni allo Stato, dalla Liberazione agli inizi del piano Marshall (settembre 1944-dicembre 1947) – Due strategie di ricostruzione Ha descritto l’estrema dipendenza della Francia dagli Stati Uniti dopo la Liberazione. Duroselle lo descriveva come “politico” o “comunista” e “anti-americano”, e lo intendeva in termini violenti: gridava alla fine della riga (un ascoltatore involontario lo realizzò a distanza) che, sino a quando avesse sostenuto questa posizione, questa tesi ” non sarebbe mai stata pubblicata da Editions de la Sorbonne “. Jean Bouvier, il mio direttore di ricerca, al quale ho, stupito, raccontato la mia disavventura, ha commentato: ” Non mi sorprende, è il più americano degli storici francesi ” 12 .

Il censore del 1982 non era meno obbligato a rispettare certe regole metodologiche, imperative per uno storico della sua generazione, regole che le successive generazioni di europeisti spazzarono via.

“Denaro d’oltremare”, una vecchia storia

Terzo aspetto, e non ultimo per il suo legame diretto con la questione degli “storici d’Europa” dalla nascita della storia ufficiale a cui sono dedicati in tutto o in parte il loro lavoro, “i soldi dall’altra parte dell’Atlantico “. I nostri “eminenti storici europei” giocano ancora a parole, suggerendo che ” il Comitato d’azione per gli Stati Uniti d’Europa (CAEUE), gruppo di pressione Monnet … creato nel 1955 (e non nel 1948!)Sarebbe stato il primo gruppo americano a venire in aiuto finanziario agli “europei”. Gli archivi americani esplorati da Philippe de Villiers confermano solo quelli del Quai d’Orsay, aperti a lungo. “Convinto Europhobe” non ha mentito sui legami iniziali e duraturi, non solo di Monnet, ma anche del ministro degli esteri Schuman e di tutti gli zelanti “europei”, dalla sinistra anticomunista all’estrema destra , con ” la Ford Foundation e il Comitato americano per l’Europa Unita [ACUE], falso naso della CIA “. Tuttavia, l’ACUE, fondata ufficialmente nel marzo 1949, fu ” organizzata dall’inizio dell’estate del 1948 ” 13 e non ” nel 1955 “, data di nascita ufficiale di uno dei suoi tanti babbei.

Di due cose una: o Villiers dice il vero, e non vediamo come le sue osservazioni sarebbero condannabili; o è falso e i censori non osano scrivere: ” Non c’è nulla di nuovo, perché sono passati anni da quando gli storici lo sanno e lo raccontano ai loro studenti. Tuttavia, non ricordo l’intensa comunicazione pubblica dei miei colleghi sulla questione. Solo “anni”? Le fonti declassificate a partire dagli anni 1970-1980 descrivono la corruzione politico-sindacale su scala europea  fissato pubblicamente al congresso della AFL nel novembre 1944 14 .

A guerra è appena finita, fu affidato al delegato ufficiale in Europa del comitato per il libero scambio (FTUC) della Federazione americana del lavoro(AFL), Irving Brown, secondo nel pilastro FTUC Jay Lovestone: leader sindacale ufficiale, al più tardi il suo capo servizio di intelligence dalla seconda guerra mondiale, è stato incaricato dal suo sindacato e dai veri decisori e finanziatori del’impresa, il Dipartimento di Stato e i suoi servizi (OSS e altri servizi che hanno preceduto la CIA, poi la CIA), di venire a capo, sotto la copertura di un’azione sindacale “democratica” della radicalizzazione che aveva provocato la crisi, la guerra e l’occupazione tedesca nel movimento sindacale europeo. Per rompere il sindacalismo combattivo o “comunista” e bloccare il progetto della World Trade Union Federation, compresi i sindacati sovietici, Irving Brown ha inondato il sindacalismo anti-comunista dell’Europa occidentale con denaro – per non parlare dell’Europa orientale dove agisce principalmente attraverso i sindacati della Germania occidentale. L’intero argomento fu trattato negli anni 1980-1990 in inglese, e lo specialista britannico del sindacato americano “Cold War” Anthony Carew, dedicò ad esso una sintesi essenziale dal 198715 Non aveva ancora diritto di cittadinanza il Francia 16 .

Si sapeva anche che il Piano Marshall aveva codificato e generalizzato questi fondi di corruzione ai danni dei comunisti e delle loro cosiddette organizzazioni “satellite”. Questi fondi strutturali, finanziati interamente dai mutuatari, erano forniti dai “crediti del controvalore” 5, quindi il 10% dei prestiti complessivi del Marshall, come “spese amministrative” degli americani, che avevano il controllo completo su di essi. Li hanno annidati sotto la voce “pubblicità” a favore del piano di salvataggio imposto a ciascun “paese Marshall” dagli accordi bilaterali firmati. Dal 1950, senza pregiudizio di appartenenti ad altre categorie, questi fondi sono stati ufficialmente assegnati allo “aumento” di produttività che “dovrebbe derivare dalla concessione di crediti americani 17 . Carew ha appena soppesato,spaventosa , questa corruzione, il risultato di una stretta collaborazione tra il FTUC e la CIA in un nuovo libro. Stima, per molti centri europei, il tasso del dollaro, a partire dal 1945, delle divisioni sindacali e il ritiro della Federazione mondiale dei sindacati – Terzo mondo incluso spingendo lo studio fino alla fine degli anni ’60 18 . Si può sperare che troverà quella traduzione della quale il suo primo lavoro non ha ancora beneficiato.

I pagamenti a varie categorie di filoamericani iniziarono durante la guerra.  Roosevelt aveva inviato nel novembre del 1942 Allen Dulles come capo della OSS per l’Europa, con la Germania al cuore della missione, distribuito alla “resistenza” di destra e di sinistra per il solo criterio di anticomunismo e anti-gollismo: spesso prima dei francesi, 19 storici inglesi lo hanno da tempo affermato. Tra questi, Frances Saunders che Villiers non menziona, e che ha dimostrato più chiaramente dei suoi pari, che la “guerra fredda” culturale – e politico è stato riccamente finanziata da Washington. E che questi fondi erano passati attraverso il canale della CIA, poco dopo la sua nascita nell’estate del 1947, direttamente o sotto copertura di associazioni falsamente private, compresa la Ford Foundation. Perché era buono, tra gli altri come Farfield, Rockefeller, Kaplan, ecc, un “falso naso CIA” tanto quanto “il Comitato americano Europa Unita” , il tandem di fondamentalisti cattolici William Donovan, capo dell’OSS quindi eminenza grigia della CIA che aveva forgiato 20 , e il protestante Allen Dulles 21 .

Villiers non ha omesso, tuttavia, un altro riferimento, innegabile, sui servizi segreti statunitensi e britannici, Richard Aldrich. Il lavoro, formale, l’ultima parte di un libro, dopo un precedente articolo specificamente dedicato alla ACUE ” OSS, CIA e l’unità europea: il Comitato americano United Europe, 1948-1960 ” 22  definisce Schuman e Monnet tra i più spettacolari collaboratori degli Stati Uniti. La concorrenza tra i delegati estesa dalla sinistra alle sfumature della destra era certamente viva; in Francia e altrove, tutti i “padri dell’Europa” occupano un posto di rilievo nel dispositivo, Adenauer, Spaak, Blum, Gasperi, Churchill, per nominare solo le stelle del “Movimento europeo”, tutti e cinque i presidenti onorari del Consiglio d’Europa. Aldrich non aveva che da appoggiarsi alla tesi sugli inizi del “Movimento europeo” di Francois-Xavier Rebattet, figlio di Giorgio, segretario generale di tale movimento, sostenuta a Oxford nel 1962, ma disponibile al pubblico solo nei primi anni 1990.

Aldrich appare favorevole o, nel peggiore dei casi, non ostili, verso l’impresa americana o euro-americana tanto quanto Rebattet (e i nostri “storici europei eminenti”), dichiarando compatibile con gli interessi reciproci. Ma su questa convergenza postulata fra ‘europei e gli americani che lavorano per ACUE decretato sinceramente “federalisti” e pro- “UN”, non ha alcuna fonte 23 . Quando si riferisce agli archivi, conferma l’articolo spietato che si concentra su Schuman e Spaak, del giornalista britannico Ambrose Evans-Pritchard nel Daily Telegraphdel 19 settembre 2000, ” Euro-federalisti Finanziamenti dai capi di spionaggio degli Stati Uniti ‘”i leader del Movimento europeo [, come] il visionario Robert Schuman e l’ex primo ministro belga Paul-Henri Spaak [,] sono stati tutti trattati dai loro sostenitori degli Stati Uniti come stipendiati. Il ruolo degli Stati Uniti era gestito come un’operazione clandestina [secondo il consueto standard di “operazioni” della CIA]. I fondi dell’ACUE provenivano dalle fondazioni Ford e Rockefeller, nonché da circoli economici strettamente legati al governo degli Stati Uniti. ” 24 Aldrich, tanto ” occidentale “che afferma, non ha trovato traduzione francese?

I nostri “eminenti storici europei” giustificano tutto in materia di “denaro dall’altra parte dell’Atlantico”, dal momento che ” gli aiuti americani a Monnet, Schuman, [Henri] Frenay, Force Ouvrière e altri sindacati, provengono dalla mobilitazione contro l’URSS . Ci danno le loro convinzioni politiche anticomuniste o antisovietiche e ci ricordano la loro adesione alla Pax Americana o al Bellum Americanum.. Non ci mostrano che questa estrema dipendenza, regolarmente indicata da Washington in termini umilianti per l’ego delle parti interessate, risulta da una perfetta corrispondenza tra interessi oggettivi francesi e americani. Inoltre, se l’armonia fosse così completa, perché queste pratiche finanziarie erano sistematicamente celate ai contemporanei?

Di Annie Lacroix-Riz, professore emerito di storia contemporanea all’Università Paris 7.

33° podcast_Appuntamento sulla Luna_1a parte, di Gianfranco Campa

Dopo alcuni anni in sordina la corsa nello spazio sembra riprendere con grande vigore e soprattutto non disdegna le luci della ribalta. Gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare la crisi di prestigio legata ai due tragici disastri delle navette space-shuttle. In questi anni non sono certamente restati fermi. Hanno consentito l’ingresso diretto nella elaborazione e gestione dei programmi spaziali di colossi privati; hanno scelto di agire per il momento nell’ombra. Il programma gode di un sostegno finanziario ancora nettamente superiore a quello della Cina, il suo rivale principale; soffre però della pesantezza e della farraginosità di un carrozzone, la NASA, appesantito dalle sovrapposizioni burocratiche e di interessi cumulati in sessanta anni di attività. Anche la Cina ha scelto per il momento e per ovvi motivi, opposti a quelli americani, un basso profilo in attesa dell’evento storico che la consacri tra i protagonisti. Di certo la grande svolta che si sta preparando non assumerà più il carattere pionieristico e propagandistico, ammantato di romanticismo, tipico della competizione degli anni ’60/’70. Baderà alla sostanza dei suoi aspetti militari e politico-economici. Un motivo in più per coglierne la valenza strategica. Ancora una volta Gianfranco Campa ci offre informazioni e punti di vista poco esplorati se non inediti nel panorama politico italiano. Un impegno, come per altro quello degli altri collaboratori di “Italia e il Mondo” del tutto gratuito e volontaristico, privo di un qualsiasi sostegno organizzativo; che meriterebbe a maggior ragione almeno un più esplicito e diffuso riconoscimento. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

Distruzione creatrice, a cura di Giuseppe Germinario

● Olivier Costa: «Au niveau européen, c’est un effondrement pour les deux groupes historiques» [ ● Olivier Costa: ‘A livello europeo, è un crollo per i due gruppi storici’] da http://www.lefigaro.fr/politique/elections-europeennes-des-victoires-et-des-defaites-en-trompe-l-oeil-l-avis-des-experts-20190527

«À l’échelle européenne, Il est difficile de tirer une conclusion générale. [ ‘Su scala europea, è difficile trarre una conclusione generale.] Les campagnes ont été, une fois de plus, fortement focalisées sur des enjeux domestiques et les résultats sont contrastés de pays en pays, selon les configurations politiques propres à chacun. [ Le campagne sono state, ancora una volta, fortemente incentrate sulle questioni interne e i risultati sono contrastati da paese a paese, in base alle specifiche configurazioni politiche di ciascuno.] On note toutefois un recul global des partis de gouvernement, une montée des écologistes et l’absence d’un raz-de-marée souverainiste. [ C’è, tuttavia, un arretramento generale dei partiti governativi, un aumento di ambientalisti e l’assenza di uno tsunami da parte del sovrano.] Au Parlement européen, les socialistes (S&D) et les démocrates-chrétiens (PPE) ne cumulent plus que 43% des voix (contre 54% en 2014 et 66% en 1999). [ Nel Parlamento europeo, i socialisti (S & D) e i cristiano-democratici (PPE) accumulano solo il 43% dei voti (contro il 54% nel 2014 e il 66% nel 1999).] Plus que la continuation d’une tendance, c’est un véritable effondrement. [ Più che la continuazione di una tendenza, è un vero collasso.] Concrètement, ces deux groupes ne pèsent plus assez lourd pour faire passer des textes. [ Concretamente, questi due gruppi non hanno abbastanza peso per passare i testi.] Et, pour commencer, ils ne seront pas en situation d’assurer l’élection du futur président de la Commission européenne, qui doit être ‘élu’ à la majorité des membres du Parlement. [ E, per cominciare, non saranno in grado di assicurare l’elezione del futuro presidente della Commissione europea, che deve essere ‘eletto’ dalla maggioranza dei membri del Parlamento.] En 2014, déjà, ils avaient dû nouer une alliance avec les libéraux du groupe ALDE – qui devraient être rejoints par les députés LREM. [ Nel 2014, già, hanno dovuto formare un’alleanza con i liberali del gruppo ALDE – a cui dovrebbero far parte i deputati LREM.] Le renouvellement de cet accord est désormais incontournable. [ Il rinnovo di questo accordo è ormai inevitabile.] En outre, le groupe des Verts saura sans doute monnayer chèrement son appui.» [ Inoltre, il gruppo di Verdi probabilmente salverà caro per il suo sostegno ‘.]

 

DOVE VA L’UE?, di Pierluigi FAGAN  

Lettori e lettrici sanno che qui si rimane attaccati possibilmente ai fatti e poi si liberano le opinioni. La premessa è per dire che con post del 15 aprile, informavo sulle stime dei sondaggi europei. Alcuni opinavano che i sondaggi valgono quello che valgono ma rispondevo che la struttura delle elezioni europee, ripartite tra diversi gruppi e tra parecchi stati, annullava di molto i possibili margini di errore.

Nel post si dava conto di tre fatti: 1) popolari e socialdemocratici non avrebbero sicuramente più avuto la maggioranza ed avrebbero dovuto cooptare i liberali (confermato), 2) la somma dei due gruppi che è improprio etichettare entrambi come sovranisti (EFD M5S e Farage + ENF ovvero Salvini-Le Pen), avrebbero raggiunto circa 116 deputati complessivi (pare ne avranno 114); 3) la partita politica più interessante poiché indecisa e potenzialmente quasi clamorosa, sarebbe stato il voto francese dove le previsioni non sapevano dire se la vittoria sarebbe andata a Le Pen o Macron (ha poi vinto Le Pen). Il post ebbe 14, miseri, like.

Nel frattempo, siamo stati intrattenuti da una montante paranoia opinionista sul rischio che Salvini e Le Pen avrebbero dominato Bruxelles. Ma la loro Europa delle nazioni e delle libertà, era stimata a 55 deputati su 751 (ne ha poi ottenuti, pare 58), siamo a meno dell’8%, cosa si domina con l’8%? Certo il peso politico delle due formazioni, l’una francese, l’altra italiana, è significativo in ragione del peso politico dei sue Paesi ma insomma mi pareva un po’ esagerato questo ingiustificato allarme su cui s’è detto più del necessario e del giustificato. Siamo stati intrattenuti da un meccanismo psico-politico che prima ci ha impaurito (o resi speranzosi) senza ragione del trionfo sovranista per poi annunciare sollevati (o delusi) dello scampato pericolo. Una specie di “meccanismo matrimonio Pamela Prati”. E’ che in Europa più che i fatti, si discutono le altrui opinioni, opinioni contro altre opinioni entrambe slegate dai fatti. Questo è sintomo di nevrosi e il fatto che la nobile arte della “politica”, sia oggi qui nel sub-continente ammalata di nevrosi, preoccupa anche se -purtroppo- non da oggi.

Insomma, dove va l’UE? La nuova maggioranza è peggio della precedente poiché i “liberali” sposteranno ulteriormente l’asse politico verso il meno Stato e più mercato. Per commentare il suicidio non assistito della socialdemocrazia ormai non ci sono più parole e la convivenza tra loro e liberali, farà perdere loro ulteriore consenso. La nuova maggioranza a tre, vale un 58% mentre la precedente a due, valeva il 64%. Gente sensata, notata questa frana continua di consensi che per altro va avanti da molti anni, si darebbe una regolata ma tanto il parlamento conta poco o niente e gente sensata, in Europa, pare soggetta al principio di scarsità crescente.

In ordine sparso si nota un vero e proprio crollo della Sinistra che quasi dimezza i suoi consensi (Syriza, Podemos) con crollo relativo anche in Francia (Mélenchon) dove era arrivata al 20% al primo turno delle presidenziali, ripiegando oggi ad un misero 6%.

Ovviamente la novità apparente sono i Verdi, una sorta di partito rifugio per tutti i progressisti che non si sentivano di votare socialdemocratico o sinistra. Ho molto rispetto per le questioni ambientali, ma votare così tanto i Verdi in una UE stretta tra neo-ordo-liberismo e imbarazzo geopolitico, appare più effetto di uno smarrimento che di un convincimento. E’ un po’ come mettersi a parlare del tempo che fa in una discussione imbarazzante.

Considerevole invece l’affermazione dei liberali anche se lo scarto rispetto al 2014 è in buona parte dato da En Marche che nel 2014 non esisteva. Ciononostante, i soli liberali sommano più o meno quanto i due gruppi euro-scettici-sovranisti messi insieme, tanto per dire quali sono i rapporti di forza nell’opinione pubblica europea.

Il piccante di questa pietanza europoide sbiadita, lo danno i sempre significativi britannici con i conservatori quinti a livello percentuale di Forza Italia o giù di lì.

Ma un risultato merita il posto al centro della scena: la Francia. Qui il botto non è da poco, almeno simbolicamente. La giovane speranza europoide arriva secondo dopo i nazionalisti e questo non è fatto di poco conto. Macron però è tipo da fregarsene alla grande, l’hanno eletto per cinque anni con maggioranza bulgara e quindi andrà avanti. A livello di legittimità politica se Merkel in patria perde ulteriore 1,5% rispetto alle politiche e Macron perde a sua volta 1,6% rispetto al primo turno delle sue politiche, sembra che l’asse di Aquisgrana non abbia infiammato gli elettori. Di contro, oltre al fatto simbolico, non è che a puri numeri sia poi questa grande tragedia per i due piloni eurocratici, quindi avanti con giudizio cooptando i liberali nei giochi che contano, si spartiranno le cariche che contano, assediando sempre più strettamente i pavidi socialdemocratici in una sorta di cannibalismo delle élite per cui i giovani arrivati si nutrono della carogna dell’anziano che ha fatto il suo tempo.

In breve, l’UE che ne esce è più insipida della precedente, più di destra ed al contempo più liberale, con una spruzzata di ecologismo superficiale. A questo punto la palla passa al novembre del prossimo anno quando si terranno le elezioni americane. Se vincerà Biden, l’eurocrazia avrà un supplemento di ossigeno, se vince Trump, forse questa lunga agonia avrà la sua fine, forse.

Scenari, di Piero Visani dahttps://derteufel50.blogspot.com/2019/05/scenari.html?spref=fb&fbclid=IwAR1N3BEHnFygSz_9fpSygLzOGfeYcmOQJ34BCNX4ekdwh2RFls_hdmeyKS8

       Grande assente dell’ennesimo – e fastidioso – “ludo cartaceo”: che fare del futuro di un “gigante economico, nano politico e verme militare”? L’unico problema dell’Europa odierna paiono essere i muri ai confini e l’ambiente à la Greta, più ovviamente la conservazione dell’esistente da parte di chi ha ancora i denari per poterselo godere e di chi ha un’età anagrafica per cui “la sua sicura sorte sarà certo la morte”, per cui conservare è preferibile a marcire…
       Silenzio assoluto, per contro, sui problemi strategici, geopolitici, politici e di “massa critica” di un continente uscito ormai fuori dalla Storia e da tutto, che ambisce solo ad una serena pensione (per chi ancora l’avrà) e a una sempiterna vacanza, nel significato originale latino di “assenza”, magari per fare un po’ a botte in qualche località pseudo-trendy, ma al massimo in risse da strada, l’unico livello di conflittualità etilico-“pasticchico” che ancora conosca. Finis Europae.
 
Distruzione creatrice, di Fabio Falchi 
Non c’è dubbio che il partito che ha vinto queste elezioni sia la Lega, che ha ottenuto quasi il 35% dei voti.
Al Nord la Lega ha preso addirittura il 40%, assai meno al Sud . In buon numero gli elettori meridionali hanno disertato le urne e questo è un brutto segno per il nostro Meridione, sempre più dipendente da politiche assistenziali, nonostante abbia notevoli potenzialità di sviluppo, sia per l’indubbia intelligenza della sua “gente” che per la sua eccezionale posizione geopolitica e geo-economica.
In definitiva, il M5S, come prova il buon risultato che ha conquistato al Sud nonostante il crollo a livello nazionale, è vittima della sua stessa insipienza politica e del suo disordine mentale che lo hanno portato a difendere una politica da Terzo Mondo, perfettamente funzionale agli interessi del capitalismo predatore euro-atlantista, e a sostenere le posizioni del PD.
Il risultato del PD comunque non sorprende, ottenuto anche grazie alla insipienza del M5S. Il PD, del resto, è il partito del grande capitale nazionale, in sostanza, tranne poche eccezioni, parassitario e dei ceti medi inefficienti e parassitari (soprattutto dirigenti della PA , insegnanti semicolti, la “pretaglia”, ecc.) che hanno tutto da perdere da una politica imperniata sulla innovazione e sul potenziamento dei settori strategici della nostra economia.
I ceti medi e popolari produttivi ormai sono rappresentati soprattutto dalla Lega, il cui successo dipende da vari fattori: l’immigrazione clandestina, la crisi economica, l’austerity imposta degli “eurocrati”, l’indebolimento del legame comunitario e via dicendo.
Tuttavia, adesso vi è da temere che il M5S faccia l’inciucio con il PD. Il braccio di ferro con l’UE comunque è appena cominciato e sarà questo probabilmente a decidere anche la sorte del governo giallo-verde.
Al riguardo si deve tener conto che l’Italia ha avanzi primari dagli anni Novanta, ovvero spende meno di quanto incassa al netto della spesa degli interessi sul debito. In pratica, i ceti produttivi da alcuni decenni lavorano per pagare le imposte e gli interessi sul debito, ossia per mantenere i ceti sociali parassitari. Non a caso il risparmio nazionale in questi anni è cresciuto a dismisura – quasi 4.500 mld , ovvero quasi il doppio del debito pubblico! – a scapito delle forze produttive.
Da questa trappola si deve uscire ad ogni costo e non è certo la flat tax da sola che può risolvere questo problema. Occorre essere disposti ad adottare nuovi strumenti finanziari e attingere al risparmio nazionale per finanziare un piano di sviluppo su base nazionale (in particolare, per potenziare i settori strategici – sistemi d’arma, robotica, nuove tecnologie, telecomunicazioni, energia, ecc.- e le infrastrutture ).
Non vi è comunque solo la questione economica, ma pure quella, perfino più importante, dello Stato e della difesa del legame comunitario. Difatti, occorre sapere “trascinare le masse” per cambiare il Paese e per questo ci vuole una “ideologia” (nel senso migliore del termine), che non può ignorare la questione dei grandi spazi e le sfide del multipolarismo. Al finto europeismo si dovrebbe quindi contrapporre una nuova idea di Europa, ossia una “Lega europea” basata su principi e valori comunitari, una “Lega” intesa cioè come una Nuova Alleanza per un’Europa basata su Stati e popoli sovrani.
Ovviamente, attualmente la Lega non pare né volere né sapere intraprendere questa strada, “ancorata” com’è ai principi e ai valori dei suoi stessi “nemici”. Ma il nuovo corso (geo)politico che essa stessa ha contribuito a creare è solo all’inizio e nulla esclude che possa essere l’inizio di una “distruzione creatrice” come tante volte è accaduto nella storia.

“Europa: accademismo contro la storia” (2/6), di Annie Lacroix-Riz

Proponiamo il secondo dei sei saggi dell’autrice, professore emerito di storia contemporanea all’Università di Parigi7. https://www.les-crises.fr/europe-lacademisme-contre-lhistoire-2-6/I saggi si incentrano prevalentemente sul ruolo della Francia nelle dinamiche comunitarie. E’ pur vero che l’asse franco-tedesco, sin dalle origini, è stato il perno intorno al quale si è sviluppato il progetto americano di costruzione europea. Un asse ripreso dalle esperienze incoffessabili e rimosse d’anteguerra_Giuseppe Germinario

Mappa:

– Introduzione

– “Eminenti storici europei” contro il monarchico documentato Philippe de Villiers

– Un fascicolo storico “di parte” di “eminenti storici europei”

 

  • Le origini fallaci dell’Unione europea
  • Adenauer e la sua gente, dalla vecchia alla “nuova Germania”
  • Dalla Francia “europea” e “resistente” contro Petain al trionfo dei Vichysto-americani?
  • Dimenticando le “prime comunità europee”
  • Jean Monnet “l’americano”: una calunnia?
  • Il tandem Monnet-Schuman e la cosiddetta “bomba” del 9 maggio 1950
  • Robert Schuman diffamato?
  • Walter Hallstein, semplice ” non resistente”?

– Conclusione

Dalla Francia “europea” e “resistente” contro Petain al trionfo dei Vichysto-americani?

Uriage, una delle scuole-quadri di Vichy, fondate nel 1940 (non per resistere alla dittatura in luglio o all’occupante, ma per meglio adattarsi), hanno offerto un modello di ” resistenza vichysto ” sostengono, senza usare il termine, i nostri “eminenti storici”. E’ stato creato nel 1990 dagli storici dell’Istituto di Studi Politici, che a quel tempo non si sono mai adoperati a sostenere un archivio originale 1940-1944 1 .

Le fonti abbondano invece sulle motivazioni e sulle modalità di adattamento di Vichy al passaggio dal periodo tedesco alla Pax Americana , inevitabile conseguenza del fallimento del Blitzkrieg contro l’URSS ufficioso dal luglio 1941, e della sconfitta tedesca , quasi ufficiale da Stalingrado. L’eroe onorato, Pierre “Dunoyer de Segonzac (direttore di Petain del Centro di educazione Uriage)” 2 non fu che molto tardivamente e solo ufficialmente un leader resistente e maquisard. Tutto testimonia che non aveva nemmeno se non in una data molto avanzata chiaramente “rotto con Pétain” come invece afferma la storiografia molto elogiativa dei primi anni del 1980 3 accreditata dai nostri “eminenti storici”.

Saremo in grado di assicurarci di ciò leggendo le “Riflessioni per giovani capi” che questo capo di Uriage ha pubblicato nel 1943 alle “Éditions de l’Ecole nationale des cadres”. Preciso e antagonista con la leggenda Maquis, Passy-Dewavrin BCRA aveva riscontrato il 1 ° giugno 1944 (e intendo 1944), poca sostanza o carattere superficiale di questa “resistenza”, ” gli ordini sono stati dati recentemente cosicché questo movimento [“il raggruppamento di Uriage”, nato “alla scuola dei quadri di Uriage nel 1940”], che fino a quel momento era passivo, si cristallizza in un movimento di resistenza. ” 4 Fact Sheet, 1 °Giugno 1944, ricevuto il 16 luglio, trasmesso il 20 luglio 1944, F1a, 3916, Savoia, politico e vario, AN. . Cioè, cinque giorni prima dello sbarco anglo-americano in Normandia, gli effetti concreti di questi “ordini” non erano ancora percepibili sul terreno.

È vero che i presunti “ex marescialli”, dall’autunno del 1942 e in particolare dal gennaio al febbraio del 1943, sono stati quasi tutti convertiti in Vichy-Americani, senza pregiudizio della collaborazione con l’occupante molto spesso mantenuta fino al liberazione: questo era il caso di Laval e Petain, come tutti intorno a loro, la mutazione è stata organizzata dalla primavera estate 1941 al 1944. Il termine vichysto americani dovrebbe sostituire quello di “vichysto resistenti”, che generalmente non avevano “rotto con Pétain”, né sotto l’occupazione o dopo la liberazione 5 .

L’hanno confermato in particolare due eventi dopo la liberazione: 1, la sfilata costante dei ministri e / o alti ufficiali responsabili della debacle, spesso già liberi ed approvati come “testimoni della difesa” nel processo di Pétain in luglio-agosto 1945 6 ; 2, cinque anni dopo, la comune appartenenza di questo gruppo alla “Associazione per la difesa della memoria di maresciallo Pétain ” (DMPA) “estrema tendenza a destra”, come l’eufemismo del RG. Il DMPA è stata fondata il 4 Ottobre 1951 con il patrocinio di Weygand 7 , nemico della cappa militari Gueuse e secondo o sottotenente di Pétain, collaboratore attivo alla debacle, vichysto-americano tipo giurato 8 , e tra tutti il simbolo della non-purificazione sistematica dell’ambiente 9 .

I presunti “ex marescialli” avevano appena preparato, come Weygand, ma anche Pétain, Laval et alii , il riallineamento agli Stati Uniti che il generale Paul-André Doyen, successore dal 6 settembre 1940 di Huntziger a capo della delegazione della Commissione armistizio tedesca, avevano sollecitato a Petain il 16 luglio 1941 (come già scritto dal funzionario di alto rango Armand Bérard). La morte del Blitzkrieg è già esplosa agli occhi di tutti i circoli ben informati, l’incontro della Wehrmacht “una feroce […] resistenza del soldato russo, un appassionato […] fanatismo della popolazione, una estenuante guerriglia […] alle spalle, gravi perdite, un […] vuoto completo prima dell’invasore, difficoltà […] notevoli nelle forniture e comunicazioni .

Dopo aver sostenuto, dagli anni ’30, la pacificazione modellata dal Reich, ora in procinto di essere sconfitto, “l’Europa” sarebbe ora sconfitta dagli Stati Uniti, ” grande arbitro di oggi e di domani” [ …]. Già emersi […] come gli unici vincitori della guerra del 1918 [,] usciranno ancora di più dal conflitto in corso. […] Il mondo, nei prossimi decenni, si sottometterà alla volontà degli Stati Uniti. La Francia di Vichy aveva interesse ad adattarsi al più presto possibile, se voleva rimanere ” veramente europeo e non solo mediterraneo e africano ” 10 .

Poiché il suo tête-à-téte con il Reich limitava strettamente i suoi mercati al di fuori delle sue colonie, in conformità con le clausole dei cartelli riviste dal 1940 al 1941. Questa distribuzione umiliante per il vincitore era a volte anche stata accettata dal francese prima della invasione e dell’occupazione, come nel cartello segreto dei coloranti franco-tedeschi conclusi nel 1920 tra il Kuhlmann e giganti del futuro della IG Farben 1925 o in cartelli metallurgici del 1930 che condannarono a morte certa il loro alleato cecoslovacco 11 . Il riconoscimento della regola generale in Germania è un importante programma di dell’imperialismo secondario francese dopo il tornante del 19 ° secolo 12 .

Dimenticando le “prime comunità europee”

M. de Villiers era determinato a ” distruggere la reputazione ” di ” tre costruttori d’Europa “, fondatori della ” prima Comunità europea, nel 1950-1951, quella del carbone e dell’acciaio, prima pietra miliare della riconciliazione Franco-tedesco “, che sarebbe” di origine francese. Il distruttore di “reputazioni”, che sono generalmente molto discrete riguardo alle relazioni franco-tedesche, non dice altro su di esso dei suoi censurati ulcerati, colpevoli di mentire per omissione e in ogni caso.

Perché la Comunità europea del carbone e dell’acciaio non è “la prima Comunità europea”: è stata preceduta dal cartello internazionale dell’acciaio del settembre 1926 e poi da un’epoca di occupazione tedesca molto “europea”.

Dall’International Steel Cartel del settembre 1926 …

Questa creazione del grande capitale siderurgico a fondamenta franco-tedesche e non esclusivamente francese, sancì ufficialmente il ritorno industriale e militare del Reich vinto. Il suo spettacolare riarmo sotterraneo, conosciuto nelle capitali internazionali e monitorato quotidianamente a Parigi, andava bene dal 1919. Era coraggiosamente distaccato da tutti i prestatori internazionali, comprese le principali banche francesi; il rapporto dei prestiti al Reich che costituiva uno dei migliori (se non la migliore) fonti di profitto bancario internazionale nel periodo tra le due guerre. Gli Stati Uniti, il più grande di questi istituti di credito, una fata particolarmente benevola e interessata, erano stati un appassionato sostenitore dal 1919 al 1920 della campagna tedesco-Vaticana sul tema della povera Germania disarmata. Perché quest’ultimo è stato proclamato da tutti i “revisionisti” dei trattati maledetti,Vale a dire, il primo cartello di acciaio non ha atteso l’arrivo degli hitleriani in affari.

Nessuno dei firmatari della “piattaforma” elettorale, tra cui specialisti del periodo tra le due guerre, sembra ricordare che il primo della serie fu creato, dal lato francese, dal Comitato Forges, che François presiedeva. Wendel, anche reggente della Banque de France (privata) e, sul lato tedesco, dello Stahlwerksverband , guidato da Fritz Thyssen, l’omologo tedesco di Wendel. Né che i Wendel fossero stati, secondo la pratica elettorale della Lorena, i mentori, dal ritorno della Mosella in Francia, della carriera politica di Robert Schuman e della sua Azione Cattolica lorena.

In questo primo nucleo franco-tedesco dell’UE, né pacifico né pacifista, il Reich aveva ottenuto fin dall’inizio una posizione molto dominante sul mercato siderurgico europeo: il cartello, composto da quattro dei fondatori della futura CECA, concesso il 40,45% delle quote di produzione, automaticamente da trasformare in 47%, quando Saarland (6,54) tornasse in seno al Reich. Nessun leader francese aveva dubitato, dal 1919 al 1920 a Parigi e nella Germania occupata, dell’esito del plebiscito previsto dal Trattato di Versailles per il 1935. Soprattutto da quando la Curia Romana lo preparò febbrilmente e senza tregua al fianco di Berlino, schiacciando nel suo disprezzo i francesi, odiati e combattuti ovunque 14 .

I tre partner compiacenti del Reich, tutti penetrati dalla loro inferiorità nell’acciaio, avevano accettato di essere messi alla quoota congrua: Francia (31,8%), Belgio (12,57%), Lussemburgo (8,55%). Essi sono stati anche più formalmente che previsto nell’autunno 1926. Nel 1930 quando il riarmo hitleriano tedesco non fu più nascosto e quando la Francia ha venduto sempre più massicciamente le sue miniere in Lorena e minerali della Normandia, il Reich ottenne dai suoi partner di superare con notevoli eccedenze le “quote” iniziali.

Il cartello del 1926 costituisce il vero atto nascita della moderna Unione Europea – così come il comitato Francia-Germania, formalmente istituito nel novembre 1935 sotto l’egida di Ribbentrop, era semplicemente un’estensione del “comitato franco-tedesco All’inizio, i più importanti rappresentanti dell’industria siderurgica e poi, nel periodo successivo, gli altri settori, in particolare la chimica. Costui nel 1927 ha partecipato alla fondazione cartello internazionale dei coloranti dominato anch’esso dal Reich e dalla sua “comunità di interesse dei coloranti,” IG Farben, fondata nell’autunno del 1925. A questi cartelli internazionali negli anni ’30 si aggregarono i poteri di lingua inglese, compresi gli Stati Uniti 15: È in questo quadro di accordi che il Rockefeller Standard Oil del New Jersey ha concesso alla IG Farben, tra le altre amenità, il monopolio della produzione di Buna (gomma sintetica) che mancava all’industria americana quando la gomma è stata controllata dal Giappone durante la seconda guerra mondiale 16 . Philippe de Villiers scome i suoi censori hanno cancellato risolutamente questi iniziatori di cartelli della dimensione franco-tedesca dell’Unione europea contemporanea, in cui il tedesco Konzerne pesava molto più dei grossi gruppi francesi. La punizione sarebbe stata più pesante se avesse affrontato questo punto molto controverso.

Così, l’impresa “europea” può essere negletta da tutti nella sua gestazione d’anteguerra, presentata da Villiers come puramente americana, e da lui e dai suoi detrattori come forgiata da uomini senza passato politico (ad eccezione di Jean Monnet, esaminato con una lente d’ingrandimento dall’autore di Fil Fil ) e privo di qualsiasi legame con i grandi gruppi privati ​​francesi e tedeschi dell’industria pesante. Il silenzio di Villiers e dei suoi aggressori lascia anche nel dimenticatoio l’era molto “europea” dell’occupazione tedesca. Questo periodo sembra ispirare una vera e propria repulsione ai nostri “storici europei eminenti” i quali rimproverano amaramente de  Villiers’ di demonizzare l’idea di integrazione di questo continente, pla [Isan] t attribuita ai nazisti e alla Francia di Vichy “.

… all’Europa occidentale sotto l’occupazione tedesca

Villiers, nonostante la sua severa (e giusta) messa in discussione di Walter Hallstein, tace sulla dimensione tedesca e francese di “Europa” prima del 1950. I suoi censori non hanno nulla da dire sui piani economici  degli“Europeisti” d’Europa o degli Stati Uniti fin dalla prima guerra mondiale, poiché “l’impresa [europea]” non sarebbe emersa, autonoma, politica e strettamente franco-tedesca, solo nel maggio 1950. Non ci sarebbe qualche connessione tra il cartello internazionale in acciaio del 1926 e l ‘”impresa” del 1950? E non più tra questi ultimi e l’era franco-tedesca (belga-tedesco, olandese-tedesco, tedesco-italiano, ecc.) negli anni di guerra e / o occupazione tedesca. In quale categoria dovremmo classificare i cartelli “europei” mantenuti e rielaborati o creati dal 1940 al 1944 o nel 1945, le società miste e altre associazioni hanno rafforzato il capitale, la vendita di titoli ai finanzieri tedeschi che hanno caratterizzato, in Francia e altrove, l’era dell’egemonia tedesca nel continente 17 ?

Non ci sarebbe alcuna relazione tra l’Unione europea e l’era dell’idillio franco-tedesco, che fu particolarmente marcato nei mesi precedenti e successivi all’operazione Barbarossa? Non ci sarebbe continuità tra l’era aperta dal “discorso Schuman” e la mondanità politica ed economica nel settembre del 1941, quando un parterre di synarques, finanzieri e per molti di loro, i ministri Vichy ha accolto con calore il Segretario di Stato Friedrich Landfried, Presidente di Saarland Mines e Reichswerke Hermann Göring , tra gli altri consigli 18 ? E dove essi hanno delegato il capo del comitato di organizzazione delle banche e molto pronazi Henri Ardant, per “esprimere[ing], in accordo con Pucheu e Bichelonne, la speranza che i piani tedeschi sarebbe grandi abbastanza per decidere l’abolizione delle frontiere doganali e di creare una moneta unica per l’Europa . ” Questa posizione inequivocabile del Presidente della Société Générale, che deve essere attualmente designato come il primo e più importante dei banchieri francesi sembra particolarmente importante ” ai rappresentanti tedeschi, ha commentato l’estensore del rapporto 19 .

Non correlato, in realtà, allor quando la maggior parte dei protagonisti, francese e tedesco, parteciperebbe alle “imprese” europee del dopoguerra, con un tono ovviamente più americano? Va anche notato che, con alcune eccezioni – per morte naturale, i partner francesi, tedeschi (belgi, ecc.) sono rimasti gli stessi sotto Weimar, Hitler e Adenauer in tutti i settori dell’industria e delle banche. Esempio significativo, François Lehideux, nipote per matrimonio di Louis Renault e direttore generale, prima della guerra, della sua società a responsabilità limitata Renault, era, sotto l’occupazione, “direttore responsabile” del Comitato di organizzazione dell’automobile creato nel Ottobre 1940, secondo del “Comitato europeo dell’industria automobilistica” con un capo tedesco fondato nel gennaio 1941, ospite dei festeggiamenti del settembre 1941. Ministro di Vichy,20 .

A questo livello di continuità nelle pratiche e negli uomini, dal periodo tra le due guerre al dopoguerra, si deve negare ogni legittimità scientifica all’asserzione perentoria che ” la compagnia non deve nulla al nazismo”; né alla collaborazione tra Petain e Hitler, poiché è proprio una reazione contro tutte le politiche praticate ai tempi dell’Europa occupata. 

La dissociazione assoluto tra l’Europa dei ‘tre costruttori ‘ e quella del periodo nazista è da tempo, ci tornerò, un imperativo categorico politico-ideologico , per gli storici europei eminenti. ” Dal tema del concorso storico del 2007, erano stati cautamente esclusi gli anni 1933-1945, giudicati non abbastanza “democratici” né “pacifici” per un modello assoluto dell’Unione europea in queste materie. È facile capire che questa rimozione forzata è priva di qualsiasi legittimità storica.

Di Annie Lacroix-Riz, professore emerito di storia contemporanea all’Università Paris 7.

Proponiamo questo articolo per ampliare il tuo campo di riflessione. Ciò non significa necessariamente che siamo d’accordo con la visione sviluppata qui. In ogni caso, la nostra responsabilità si ferma con le osservazioni che riportiamo qui. [Leggi di più]

Note

1. Problema forgiato da Jean-Pierre Azéma, vedi Bénédicte Vergez-Chaignon, The vichysto-resistant , Paris, Perrin, 2008, pocket 2016.
2. CRP, RG per la Sicurezza Nazionale (RGSN) informazioni del 23 novembre 1944 relativa al “complotto monarchico”, quindi in corso, F7, 5283, partiti di destra, sottocartella “corrispondenza movimenti monarchici nel gennaio 1943 al 1940 , Archivi nazionali.
3. https://fr.wikipedia.org/wiki/%C3%89cole_des_cadres_d%27Uriage qu’accréditent nostri “eminenti storici”.
4. Factsheet, 1 ° giugno 1944, ha ricevuto il 16 luglio trasmissione 20 luglio 1944, F1a, 3916, Savoia, e vari politici, AN.
5. Lacroix-Riz, Le élite francesi , 1940-1944. In collaborazione con la Germania per l’alleanza degli Stati Uniti , Paris, Armand Colin, 2016, 2 e parte, passim .
6. Processo verbale del processo Pétain , Parigi, Les Balustres-MRN, 2015.
7. Corrispondenza dell’ADMP, comprese le schede 1966-1972, nel file (terrificante) del grande industriale PPF e collaboratore attivo Gaston Moyse (Moyse-Frise) (tesoriere dell’ADMP), GA (file di GR), M15 ); vedi anche GA, W1, generale Maxime Weygand, ecc., Archivi della Prefettura di Polizia (APP).
8. Weygand Lacroix-Riz, la scelta della sconfitta: l’élite francese nel 1930 , Parigi, Armand Colin, 2010, Monaco di Baviera a Vichy, l’assassinio del 3 ° Repubblica, 1938-1940 , Paris, Armand Colin, 2008, élite francesi , indice e infra .
9. Il suo trattamento subito benevoli dalla High Court of Justice, prima che l’assoluzione finale del 6 maggio 1948, che ha causato le dimissioni di Marcel Willard, comitato di istruzioni del fotovoltaico dal 18 dicembre 1944, W3, 26 o 27, AN, e Lacroix-Rice, Non-purificazione in Francia (1943-1950) , t. 1, prossimo, Parigi, Dunod-Armand Colin, indice Weygand e passim
10. Appendice al rapporto 556 di Doyen, Wiesbaden, 16 luglio 1941, W3, 210, Laval, AN; estratti da questo capolavoro di sottomissione “europea” a Washington, Lacroix-Riz, industriali e banchieri francesi sotto l’occupazione , Parigi, Armand Colin, 2013, p. 528, Le élite , p. 246, Carcan , p. 84
11. Joseph Borkin, IG Farben , Parigi, Alta, 1979, p. 53 quadrati ; Teichova Alice, uno sfondo economico a Monaco: International Business and Cececlovakia 1918-1939 , Cambridge, Cambridge University Press, 1974, passim ; Lacroix-Rice, The Choice of Defeat , cap. 1-2, 5 e 8
12. “L’imperialismo francese e i partner dominanti nella costruzione dell’Europa”, Droit , n. 66, novembre 2018, p. 3-36
13. Riferimenti sopra, incluso Scegliere la sconfitta , cap. 1-2.
14. Il Vaticano , cap. 2, 4, 5 e 7.
15. Scegliendo Defeat , cap. 1-2; Industriali e banchieri , cap. 1; Carcan , cap. 3; “L’imperialismo francese e i partner dominanti nella costruzione dell’Europa”, Droit , n. 66, novembre 2018, p. 3-36.
16. Tra gli altri, Relazione del Indagine su IG Farben AG, Bernstein Preparato da Divisione di Investigazione dei cartelli e Office esterna Attività del Governo Militare, US (Germania) novembre 1945 http://www.markswatson.com/article-IG- farben-indagine-1945.pdf; Higham Charles Trading with the Enemy, un’esposizione del Nazista Americano, 1933-1949 , New York, Delacorte Press, 1983, cap. 3-5.
17. Industriali e banchieri , passivi in questa era molto europea, a cui tutti i principali gruppi francesi, compresi quelli dell’acciaio (tra cui le dinastie Wendel e Schneider), erano strettamente associati.
18. https://de.wikipedia.org/wiki/Friedrich_Landfried#cite_note-9 e Klee Ernst, Personenlexikon , Landfried, p. 355. Landfried, che morì nel 1952, non partecipò alle feste europee del dopoguerra, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi di bordo tedeschi, e dei francesi presenti nel settembre 1941.
19. Rapporto inviato al CNIE il 28 gennaio 1947 da Parquet HCJ, procuratore della città contro Ardant, 7 gennaio 1948, F12, 9569, sottolineato da me (originale in Burrin Philippe, Francia all’epoca tedesca 1940-1944 , Parigi, Le Seuil, 1995 pp. 271). Elenco, industriali e banchieri , p. 508-509, nomi citati, indice.
20. Lehideux, indice di tutte le mie op. cit. negli anni ’30 e ’40, inclusa la purificazione .

gli eventi algerini: il visibile e l’invisibile, di Bernard Lugan

Come sottolineato nei post precedenti l’Algeria è uno snodo cruciale delle dinamiche politiche africane e mediterranee dove si incrociano gli interessi della Francia, occupante sino ai primi anni ’60, dell’Italia sostenitrice della guerra di liberazione e soprattutto di Stati Uniti,Cina e Russia. L’Algeria dispone di notevoli risorse energetiche, delle quali è praticamente schiava la sua economia; gode ancora di un notevole prestigio tra gli stati africani. Negli anni ’90 i militari sono riusciti con grande difficoltà a domare una sanguinosa rivolta civile organizzata dai settori più integralisti_Giuseppe Germinario
Bernard Lugan_ analista geopolitico, africanista, direttore del periodico “Afrique Réelle”
La lettura degli eventi algerini deve avvenire a due livelli, il visibile e l’invisibile.
apparenze
Dopo settimane di manifestazioni, il Ramadan non ha svuotato la strada; il movimento di protesta è sostenuto.
Di fronte a questa realtà, la strategia del “Sistema” [1] attualmente incarnata dal generale Ahmed Gaid Salah non è riuscita. E’ stata progettata per guadagnare tempo e dividere i manifestanti attraverso la manipolazione della giustizia spettacolo messa in scena grazie ad un’ondata di arresti di “corrotti”. Ma gli algerini non si sono fatti ingannare perché sanno che è tutto il “sistema” ad essere compromesso. A partire dal Generale Gaid Salah, il cui affarismo familiale ad Annaba è stato denunciato dall’avversaria Louisa Hanoune … per questo gettata in prigione …
Tra la strada e il “Sistema” le posizioni sono inconciliabili:
-I manifestanti continuano a chiedere un periodo di “transizione” gestito da persone indipendenti
-Il Generale Gaid Salah vuole, attraverso le elezioni presidenziali in programma il 4 luglio 2019, eleggere un candidato da lui stesso designato. Tuttavia, queste elezioni sembrano essere impossibili da organizzare; dopo la presidenza ad interim di 90 giorni in virtù della Costituzione, il generale si troverà quindi ad affrontare un vuoto istituzionale.
… e dietro le apparenze
La lettura di El Djeich, il giornale dell’esercito permette di andare oltre le apparenze. Per diverse settimane, v’è infatti denunciato l’esistenza di una “cospirazione”, che conferma che la guerra è aperta all’interno della casta militare.
Ma dal 1962, l’esercito era riuscito sempre a regolare i conti a porte chiuse, nascondendosi dietro un potere civile di facciata delegato al FLN. Inoltre, fino ad ora, nonostante le loro contrapposizioni, i vari clan militari in nessun momento avevano trasgredito il tabù estremo di non mettere mai a repentaglio la sostenibilità del “Sistema”. L’incarcerazione di alcuni generali tra i quali cui Mediene “Toufik” e Tartag dimostra che i clan e gli odi personali hanno preso il sopravvento rispetto alla considerazione della sopravvivenza comune.
La crisi all’interno dell’istituzione militare è profonda e la proliferazione di slogan diretti contro la sua persona dimostra che il generale Gaid Salah è ora da solo contro la popolazione.
Sempre più numerosi, pertanto, sono quelli che si chiedono se l’impopolarità del loro leader non finirà per causare un divorzio tra l’esercito e il popolo. Il rischio sarebbe quello di vedere a questo punto l’ondata di protesta coinvolgere l’esercito nel “Sistema”.
Secondo voci ormai insistenti, molti dei suoi pari avrebbero indicato il Generale Gaid Salah come responsabile dell’attuale impasse politica. L’unico ostacolo alla sua estromissione sarebbe il mancato accordo sul nome del successore. Dato il clima attuale, la difficoltà è in realtà quella di trovare un generale estraneo e al di sopra degli intrighi del Serraglio e quindi in grado di recuperare il consenso interno all’esercito, conseguente alla ridefinizione della collocazione di ogni clan.
Lontano dal trambusto della strada, ma con gli occhi continuamente rivolti ad essa, i giannizzeri si affannano per trovare chi può salvare il “Sistema”. Il prossimo futuro ci dirà se sono stati in grado di trovare l’ “uccello esotico”. Ma ne hanno ancora la possibilità?
Bernard Lugan
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