Il sindacalismo compassionevole, di Giuseppe Germinario

Il testo prende spunto da un incontro pubblico del Partito Democratico tenutosi il 7 giugno a Rovereto dal titolo “il lavoro che cambia”. È appunto prevalentemente un’occasione per introdurre un tema, visti il carattere locale dell’iniziativa, ma anche, come appena accennato nel convegno, la relativa originalità, per alcuni aspetti in controtendenza con le linee generali, delle politiche industriali propugnate ed adottate convintamente per altro per iniziativa di una parte specifica, la più dinamica, di quel gruppo dirigente piddino; con un atteggiamento, al contrario, però significativamente passivo della influente componente sindacale, rivelatasi avulsa dal contesto. Un retaggio, quest’ultimo, endemico nel sindacalismo trentino, ma che ha pervaso progressivamente la matrice culturale del sindacalismo nazionale e della sinistra comunista e progressista.

La vulgata prevalente nel dibattito di questi decenni, compresi gli ultimi epigoni attuali, sulle politiche economiche e sul ruolo del sindacato, vedeva nell’avvento e nel protagonismo politico dell’operaio-massa la condizione e il veicolo di maggiore potenza e forza del sindacato, nonché della sua brillante capacità di elaborazione politica manifestatasi in tutto il suo splendore tra gli anni ‘60 e ‘70. Quella enorme pressione, dalle caratteristiche radicali, contribuì a determinare sicuramente in termini positivi alcune dinamiche della vita sindacale:

  • il ruolo dialettico e biunivoco che si instaurò tra i diversi livelli di contrattazione, da quella aziendale, a quella articolata, di categoria ed infine interconfederale. Superando in questo il carattere antitetico di questi livelli così come interpretato nel dibattito sindacale negli anni ‘50 e personificato dal duro confronto tra CGIL e CISL in quella fase.

  • L’estensione del concetto di rappresentanza da quello dell’iscritto alla totalità delle categorie dei dipendenti, pur tra le mille ambiguità legate ad un rapporto mai del tutto definito e compiuto tra le rappresentanze di base aziendali e il vertice sindacale espressione delle tre sigle confederali.

Paradossalmente ne segnò la fase crepuscolare e l’avvio di un lento e malinconico declino, via via sempre più evidente e incontestabile.

La vera spina dorsale che consentì quel poderoso sviluppo e soprattutto, per una breve fase, il momento di maggiore capacità di elaborazione del movimento erano invece altre figure rimaste sempre più nell’ombra della narrazione: l’operaio e più in generale le figure professionalizzate da una parte, i quadri e tecnici dall’altra, pur se per un breve periodo.

Fu quello il momento durante il quale il gruppo dirigente sindacale unitario e parallelamente la dirigenza del PCI da una parte, ma anche il prevalente senso comune interno a quei movimenti dall’altra, tentarono di realizzare concretamente la pretesa di rappresentanza dell’intero movimento operaio e con esso la pretesa di egemonia culturale e programmatica sull’intera società.

Un tentativo e un’ambizione dalle gambe corte, esauritisi entrambi rapidamente in pochi anni nel loro velleitarismo, pur con significativi successi sulla condizione lavorativa e nell’ambito delle prestazioni sociali.

Quella ambizione poggiava infatti su un assunto teorico errato ed insufficiente a collocare correttamente le figure sociali coinvolte nello scontro politico: individuava nella lotta di classe tra sfruttati e sfruttatori il motore della storia e nel conflitto tra i rentier, gli azionisti e la finanza parassitari da una parte e i produttori dall’altra, i soggetti portatori del conflitto e dell’esercizio del potere.

Un assunto che offriva una versione riduttiva della potente dinamica del conflitto, già di per sé economicista, offerta da Marx nel Capitale. Esso impediva di individuare la funzione strategica e positiva di queste figure nel ruolo e nella gestione delle imprese, viste come luogo di perseguimento di strategie, piuttosto che luoghi di mera estrazione di profitto. Il veicolo di sviluppo dinamico del modo di produzione capitalistico. Attribuendo loro la funzione di controllo e dominio di ultima istanza delle dinamiche politiche di esercizio del potere, impediva in realtà di individuare la loro appartenenza a vario titolo e peso decisionale nei centri decisori politici in conflitto e cooperazione tra di essi nonché la capacità egemonica propositiva di questi nelle formazioni sociali. Un assunto che d’altro canto produceva una etica del lavoro e un legame forte ed compiaciuto con l’impresa che comunque creava le condizioni per un rapporto conflittuale, ma inscindibile, con la controparte.

Pur con questi peccati di origine, esplose quindi la stagione del “nuovo modello di sviluppo”, delle “riforme di struttura” risoltasi in generale in una giostra parolaia sul modello economico, ma con alcune serie proposte di riorganizzazione, come il “piano intermodale dei trasporti” di Libertini e con alcune conquiste sostanziali dello stato sociale, come la riforma delle pensioni e del sistema sanitario, pur con il retaggio di disastrose pratiche clientelari e corporative delle quali stiamo pagando il prezzo pesante ancora oggi.

All’interno delle fabbriche e nelle unità produttive quel nocciolo duro impose tematiche inedite sia in assoluto che nei contenuti proposti e oggetto di contrattazione. L’organizzazione del lavoro, la salute, la perequazione salariale con l’assorbimento in busta paga delle voci ad personam e l’inquadramento unico rappresentarono nella fase matura il tentativo di superamento delle mere condizioni di “fatica” e di sperequazione individuale dei trattamenti per giungere a modalità di controllo dell’organizzazione del lavoro, di ricomposizione delle mansioni. Fu un fiorire di letteratura sull’argomento che ebbe in Braverman il capostipite di un gruppo di intellettuali in grado di fornire chiavi di interpretazione ed analisi a supporto dell’impegno sindacale. L’inquadramento unico, nei decenni successivi, fu incriminato per la sua funzione di appiattimento dei livelli salariali e di inquadramento professionale. Era invece, nella impostazione originaria, un serio tentativo di far corrispondere le qualifiche alle reali competenze professionali. Di intrecciare, adottando il criterio della complessità delle competenze, l’inquadramento impiegatizio con quello operaio e di regolare a questo una adeguata differenziazione salariale e mobilità professionale. Fu il radicalismo egualitario affermatosi inizialmente nelle catene di montaggio e preso a modello in altri ambiti, insieme ad altri fattori esogeni, a sovvertire quelle impostazioni e a creare le condizioni paradossali di una aspirazione all’eguaglianza che riaprì la strada alle fratture interne al movimento operaio, al riavvicinamento di parte di esso, quella più qualificata o con responsabilità, alle vecchie sirene e ad un impoverimento evidente del sindacato e del suo gruppo dirigente. Se nell’ambito operaio il conflitto si risolse praticamente negli anni ‘80, la dinamica egualitaria proseguì per almeno un ventennio nell’ambito del pubblico impiego. Le istanze di contrattualizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego, culminate con la legge quadro del pubblico impiego, intendeva a ragione metter fine alla regolazione delle retribuzioni e del rapporto di lavoro per via di leggi e leggine. Intendeva trasformare la funzione del sindacato del pubblico impiego stesso, sino ad allora impegnato nella cura di interessi e problemi individuali e nel rincorrere la benevolenza dei politici disposti a promuovere leggi e leggine ad hoc. Ad una formalizzazione comunque necessaria di un rapporto di lavoro contrattuale corrispose una politica sindacale sensibile alla difesa di settori specifici del pubblico impiego meglio rappresentati nelle varie sigle, piuttosto che una regolazione del rapporto corrispondente all’organizzazione del lavoro in corso o ipotizzata. Da qui nacquero veri e propri obbrobri come il primo contratto privatistico dei postelegrafonici che prevedeva l’inquadramento del 80% del personale in un’unica categoria, cui si cominciò a porre rimedio flebilmente solo dopo il 2000.

Un indirizzo consolidato che più che contrastare sembra subire ed assecondare le dinamiche salariali imposte dalle aziende, frutto allo stesso tempo di una cultura imprenditoriale prevalente sopravvissuta agli anni ‘50, di un degrado costante della struttura economica e della posizione delle imprese italiane nelle catene di valore e nelle filiere e di una arretratezza tecnologica crescente solo in parte compensata, in ambiti per altro circoscritti, certamente non nell’ambito strategico della rilevazione e della manipolazione dei dati.

Tutte dinamiche che stanno producendo la sottoretribuzione delle prestazioni qualificate, l’esodo ormai ultradecennale della manodopera più qualificata, compresa quella extracomunitaria, dall’Italia, la diffusione del lavoro nero, precario e sottopagato.

Negli ultimi mesi il tema dei bassi salari sembra aver suscitato nuovo interesse sino a rendere possibili interventi legislativi.

Ancora una volta, però, viene impostato solo nei termini di una rivalutazione del minimo salariale in analogia a quanto operato con le pensioni; ancora una volta, quindi, si rischia di approfondire la dinamica di appiattimento dei salari a dispetto dei peana in nome della formazione permanente, del merito e di tutta la retorica annessa che ha angustiato periodicamente la platea.

Siamo alla nemesi. Quella che era una istanza della componente più radicale e sterile del movimento sindacale è diventato il principio guida di quel conservatorismo compassionevole, coniato negli ambienti neocon e democratici americani, ma dalle solide radici ormai anche nel movimento progressista e sindacale italiano ed europeo.

Una dirigenza all’altezza dei tempi, consapevole della situazione e intenzionata a recuperare il meglio della tradizione e dell’anima confederale del sindacato dovrebbe fare almeno qualche sforzo e recuperare l’attitudine ad inserire le proprie politiche sindacali in un contesto più ampio e dare risposte realistiche ad almeno alcune domande di fondo:

  • piuttosto che indugiare sul dilemma fine/proseguimento della globalizzazione con una opzione prevalente, come per altro emerso pallidamente anche nella riunione di Rovereto, sul proseguimento dovrebbe riflettere piuttosto sulle modifiche del processo di globalizzazione in un contesto multipolare; sul fatto che si vorrebbe che le dinamiche geopolitiche siano governate tutt’al più da due potenze egemoni, gli Stati Uniti in posizione dominante e la Cina, in grado di delimitare le proprie sfere di influenza, i terreni di scontro e le modalità di relazione tra di esse, compreso l’ambito economico. Gli unici due attori, quindi, titolati a trattare seriamente. Il ruolo della Unione Europea e dei singoli stati europei diventa, a meno di un sussulto, quello che è ormai sempre più evidente: di puro e semplice gregario destinato a subire i contraccolpi più duri e destabilizzanti. La postura del Governo Draghi deve essere necessariamente quella di assecondare le pulsioni della componente più oltranzista dell’amministrazione americana o deve essere quella di agire, almeno con Francia e Germania, sulle contraddizioni lì presenti per puntare ad un compromesso accettabile per i due contendenti del conflitto ucraino e tentare di ripristinare i rapporti con la Russia?

  • l’Unione Europea soffre semplicemente di una carenza di integrazione, di una carenza di risorse disponibili da investire oppure è uno strumento costruito per inibire le capacità industriali locali, favorire il drenaggio finanziario ed alimentare quella polarizzazione e quegli squilibri che il lirismo europeista tende invece a rivendicare come fine? A differenza che negli altri paesi, compresi gli Stati Uniti, in Italia manca un dibattito ed una analisi seria sul modello di mercato e concorrenza posto in questi decenni, sulla funzione dei fondi strutturali, sull’assenza di governo dei processi di creazione di realtà imprenditoriali di dimensioni e capacità adeguate. La gestione europea della crisi pandemica si è risolta nell’affidamento ad un paio di multinazionali americane la fornitura di vaccini, inibendo ulteriormente di fatto la ricerca europea; la campagna di conversione ecologica, condotta in maniera dogmatica, rischia di creare dissesti irrecuperabili e dipendenza tecnologica cronica. È un problema di accelerazione e di effettiva realizzazione o piuttosto di revisione strategica radicale di questi programmi? Quanto al PNRR sarà opportuno parlarne quando inizieranno ad emergere i reali limiti e condizionamenti, visto il tabù imperante imposto dalla retorica vigente

  • è ancora ritenuto così irrilevante il presidio italiano almeno delle aziende strategiche ed importanti, almeno di quello che è rimasto, oppure l’unica preoccupazione deve rimanere quella di bloccare l’influenza cinese?

  • Cosa significa regolare i flussi immigratori?

Il fatto che si voglia concentrare l’impegno sindacale su due aspetti ormai drammatici e diffusi come il rapporto di lavoro precario e clandestino e la tutela dei salari più bassi, sui deboli, come si usa oggi con il linguaggio compassionale, potrebbe sembrare la scelta obbligata.

Certamente lodevole nelle intenzioni, ma sterile nei fatti. Senza il coinvolgimento e il protagonismo di soggetti forti difficilmente un movimento realmente radicale e riformatore riesce ad essere determinante.

Trattandosi di ambienti esposti e polverizzati, il miglioramento consolidato delle loro posizioni deve necessariamente passare per il sostegno politico e per l’azione normativa e fattuale dei partiti e dei governi e per la capacità di pressione ed interlocuzione autorevole della dirigenza sindacale con essi.

Non pare che l’insieme della dirigenza sindacale brilli di autonomia di giudizio e di analisi politica.

Una condizione del tutto inverosimile oggi tale da far scivolare il movimento sindacale in una condizione di puro e semplice collateralismo non solo con gli ambienti confindustriali, ma ancor più con quelli governativi, come reso evidente dal recente congresso della CISL; in alternativa in un impegno testimoniale buono tutt’al più ad introdurre qualche variazione normativa del tutto illusoria e insufficiente a risolvere problemi ormai incancreniti praticamente dall’unità d’Italia senza una politica che risponda ai tre quesiti posti.

La dirigenza sindacale deve quindi risolvere il problema del rapporto con queste figure forti, sia quelle presenti nel lavoro dipendente, sia quelle professionali autonome. Tra queste ultime vi è un intero mondo, peculiare dell’Italia per ragioni legate alla polverizzazione delle aziende, altamente professionalizzato, legato direttamente al mondo produttivo, non organizzato rigidamente in ordini professionali da esplorare piuttosto che da esorcizzare e stigmatizzare con l’eterna tiritera dell’evasione fiscale. Un mondo cui offrire sostegno politico per iniziative di forniture di servizi agevolati e pratiche consortili tali da rafforzare la loro posizione contrattuale.

Cinquanta anni fa élites sindacali ed élites dei partiti si contendevano questa ambizione; oggi nessuna delle due appare in grado quantomeno di cogliere l’opportunità.

È il tempo infinito delle attese.

“Ce lo deve dire l’Europa”; ce lo deve suggerire qualcuno da Washington. Ma dubito che ne abbiano l’interesse. Intanto nell’oblio, il paese va alla deriva sotto un podestà straniero con il plauso di tutti.

Gli antefatti diplomatici fondamentali del conflitto in Ucraina_a cura di Giuseppe Germinario

Qui sotto riproduciamo i quattro protocolli fondamentali che hanno tracciato le dinamiche geopolitiche degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina e quindi della Russia e dell’Europa, alcuni in lingua originale, ma con la rispettiva traduzione. Di questi il memorandum di Budapest, nel 1994, è stato sottoscritto dagli aderenti alla CSCE e garantisce l’integrità e la condizione di indipendenza dell’Ucraina in un contesto di cosiddetta collaborazione tra Stati Uniti e la Russia di Eltsin; il protocollo di Minsk è garantito dall’OSCE, con il significativo silenzio e defilarsi degli Stati Uniti; i due protocolli tra Ucraina e Stati Uniti sono più che eloquenti nella loro intenzione di accendere i fuochi in quell’area alla ricerca di una soluzione definitiva. Ad ognuno di questi momenti sono seguiti i passi decisivi compiuti dalla dirigenza russa, sottolineati da noi tra i primi in Italia nella loro drammaticità ultimativa. Buona lettura, Giuseppe Germinario

The following is the text of the U.S.-Ukraine Charter on Strategic Partnership signed by U.S. Secretary of State Antony J. Blinken and Ukrainian Foreign Minister Dmytro Kuleba in Washington, D.C. on November 10, 2021.

Begin Text:

Preamble

The United States and Ukraine:

  1. Reaffirm the importance of our relationship as friends and strategic partners, based both on our shared values and common interests, including a commitment to a Europe that is whole, free, democratic, and at peace. Reiterate that the strategic partnership existing between our two nations is critical for the security of Ukraine and Europe as a whole.
  2. Underscore that our partnership is founded on common democratic values, respect for human rights and the rule of law, and a commitment to Ukraine’s implementation of the deep and comprehensive reforms necessary for full integration into European and Euro-Atlantic institutions in order to ensure economic prosperity for its people.
  3. Commend Ukraine’s significant progress towards improving its democracy as well as its commitment to continuing democratic reform, which are crucial for advancing democracy throughout Eastern Europe.
  4. Emphasize unwavering commitment to Ukraine’s sovereignty, independence, and territorial integrity within its internationally recognized borders, including Crimea and extending to its territorial waters in the face of ongoing Russian aggression, which threatens regional peace and stability and undermines the global rules-based order.
  5. Declare our determination to deepen our strategic partnership by expanding bilateral cooperation in political, security, defense, development, economic, energy, scientific, educational, cultural, and humanitarian spheres.
  6. Affirm the commitments made to strengthen the Ukraine-U.S. strategic partnership by Presidents Zelenskyy and Biden on September 1, 2021.
  7. Intend to use the Strategic Partnership Commission (SPC), its Working Groups and other bilateral mechanisms to maximize the potential of our cooperation and address the challenges outlined in this Charter.

Section I: Principles of Cooperation

This Charter is based on core principles and beliefs shared by both sides:

  1. Support for each other’s sovereignty, independence, territorial integrity, and inviolability of borders constitutes the foundation of our bilateral relations.
  2. Our friendship and strategic relationship stem from our fundamental mutual understanding and appreciation for the shared belief that democracy and rule of law are the chief guarantors of security, prosperity, and freedom.
  3. Cooperation between democracies on defense and security is essential to respond effectively to threats to peace and stability.
  4. A strong, independent, and democratic Ukraine, capable of defending its sovereignty and territorial integrity and promoting regional stability, contributes to the security and prosperity not only of the people of Ukraine, but of a Europe whole, free, democratic, and at peace.

Section II: Security and Countering Russian Aggression

The United States and Ukraine  share a vital national interest in a strong, independent, and democratic Ukraine. Bolstering Ukraine’s ability to defend itself against threats to its territorial integrity and deepening Ukraine’s integration into Euro-Atlantic institutions are concurrent priorities.

The United States recognizes Ukraine’s unique contribution to nuclear nonproliferation and disarmament and reaffirms its commitments under the “Memorandum on Security Assurances in Connection with Ukraine’s Accession to the Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons” (the Budapest Memorandum) of December 5, 1994.

Guided by the April 3, 2008 Bucharest Summit Declaration of the NATO North Atlantic Council and as reaffirmed in the June 14, 2021 Brussels Summit Communique of the NATO North Atlantic Council, the United States supports Ukraine’s right to decide its own future foreign policy course free from outside interference, including with respect to Ukraine’s aspirations to join NATO.

  1. The United States and Ukraine intend to continue a range of substantive measures to prevent external direct and hybrid aggression against Ukraine and hold Russia accountable for such aggression and violations of international law, including the seizure and attempted annexation of Crimea and the Russia-led armed conflict in parts of the Donetsk and Luhansk regions of Ukraine, as well as its continuing malign behavior. The United States intends to support Ukraine’s efforts to counter armed aggression, economic and energy disruptions, and malicious cyber activity by Russia, including by maintaining sanctions against or related to Russia and applying other relevant measures until restoration of the territorial integrity of Ukraine within its internationally recognized borders.
  2. The United States does not and will never recognize Russia’s attempted annexation of Crimea and reaffirms its full support for international efforts, including in the Normandy Format, aimed at negotiating a diplomatic resolution to the Russia-led armed conflict in the Donetsk and Luhansk regions of Ukraine on the basis of respect for international law, including the UN Charter. The United States supports Ukraine’s efforts to use the Crimea Platform to coordinate international efforts to address the humanitarian and security costs of Russia’s occupation of Crimea, consistent with the Platform’s Joint Declaration.
  3. The United States and Ukraine endorse the 2021 Strategic Defense Framework as the foundation of enhanced Ukraine-U.S. defense and security cooperation and intend to work to advance shared priorities, including implementing defense and defense industry reforms, deepening cooperation in areas such as Black Sea security, cyber defense, and intelligence sharing, and countering Russia’s aggression.
  4. The United States and Ukraine are key partners in the broader Black Sea region and will seek to deepen cooperation with Black Sea Allies and partners to ensure freedom of navigation and effectively counter external threats and challenges in all domains.
  5. The United States remains committed to assisting Ukraine with ongoing defense and security reforms and to continuing its robust training and exercises. The United States supports Ukraine’s efforts to maximize its status as a NATO Enhanced Opportunities Partner to promote interoperability.
  6. Ukraine intends to continue to enhance democratic civilian control of the military, reform its security service, and modernize its defense acquisition processes to advance its Euro-Atlantic aspirations.
  7. The United States and Ukraine underline the importance of close cooperation within international institutions, including the United Nations, the OSCE and the Council of Europe, and intend to multiply efforts in finding new approaches and developing joint actions in preventing individual states from trying to destroy the rule-based international order and forcefully to revise internationally recognized state borders.
  8. The United States and Ukraine intend to support accountability for those responsible for abuses of human rights in the territories of Ukraine temporarily occupied by Russia, and to support the release of political prisoners and hostages held in these territories.  The United States intends to continue to support impartial criminal investigations conducted by war crimes units under the Office of the General Prosecutor.
  9. The United States intends to continue assisting Ukraine in providing humanitarian support to people affected or displaced by the Russia-led armed conflict in the Donetsk and Luhansk regions as the government of Ukraine increases its provision of life-saving assistance in the form of food, shelter, safe drinking water, and protection for the most vulnerable, including the elderly.
  10. The United States remains committed to enhancing Ukraine’s ability to secure and police its borders, and to pursuing greater information sharing and law enforcement cooperation to counter international criminal and terrorist activity, including the trafficking of people, weapons, and narcotics.
  11. The United States and Ukraine pledge to combat the proliferation of weapons of mass destruction and secure advanced technologies by adhering to international nonproliferation standards, strengthening, and effectively implementing export control regimes, and partnering to manage emerging technology risks.
  12. The United States and Ukraine are committed to further developing their partnership in cyber security, countering hybrid threats, combating the spread of disinformation while upholding freedom of expression, and strengthening Ukraine’s cyber security infrastructure.

Section III: Democracy and Rule of Law

The United States and Ukraine are bound by the universal values that unite the free people of the world: respect for democracy, human rights, and the rule of law. Strengthening the rule of law, promoting reform of the legal system and of law enforcement structures, and combating corruption are crucial to the prosperity of Ukraine and its people.

  1. The United States acknowledges the progress made by Ukraine in strengthening its democratic institutions and welcomes the important steps taken by Ukraine to develop an effective national justice and anti-corruption system. The United States and Ukraine recognize the need for Ukraine to further pursue a comprehensive reform agenda to keep transforming the country and ensure a bright future for all people in Ukraine.
  2. The United States intends to continue to support Ukraine’s commitment to strengthen efforts to combat corruption, including through independent media and journalism, and empower institutions that prevent, investigate, prosecute, and adjudicate corruption cases to bolster faith in rule of law, build a competitive economy, and to integrate Ukraine fully into European and Euro-Atlantic structures.
  3. The United States recognizes Ukraine’s progress on reforms, including steps forward on defense and defense industry reforms, the establishment of independent anti-corruption institutions, land reform, local governance and decentralization, and digitalization. The United States intends to continue supporting further law enforcement and justice sector reforms in line with international best practices to strengthen public trust in the institutions responsible for upholding the rule of law in Ukraine.
  4. The United States and Ukraine intend to continue to cooperate closely to promote remembrance, including increased public awareness of the Holodomor of 1932-1933 in Ukraine, and other brutalities committed within and against Ukraine in the past.
  5. The United States and Ukraine confirm the importance of advancing respect for human rights, and fundamental freedoms in accordance with international commitments and obligations, as well as fighting racism, xenophobia, anti-Semitism, and discrimination, including against Roma and members of the LGBTQI+ communities.
  6. The United States and Ukraine share a desire to strengthen our people-to-people ties and enhance our cultural, educational, and professional exchanges that promote innovation, scientific research, entrepreneurship and increase mutual understanding between our people.

Section IV: Economic Transformation

The United States and Ukraine intend to expand cooperation to support economic reform, enhance job creation, foster economic growth, support efforts under United States-Ukraine Trade and Investment Council to expand market access for goods and services and to improve the investment environment, including through enhanced protection and enforcement of intellectual property.  Ukraine’s continued adoption and implementation of reforms are critical to ensuring that its economy delivers for all of its people. The United States supports the ambitious transformation plan for Ukraine’s economy aimed at reforming and modernizing key sectors and promoting investments. The United States and Ukraine recognize the need to advance Ukraine’s energy security and to take urgent action to tackle climate change through sustainable, effective, and durable policy solutions underpinned by ongoing corporate governance reform.

  1. The United States and Ukraine intend to strengthen economic and commercial ties, promote liberalization of trade conditions and facilitate access to markets for goods and services.  The United States intends to support Ukraine’s efforts to create a robust investment environment built on the principles of rule of law, a fair judiciary, transparency, respect for workers’ rights, innovations and digitalization, and strong protections for intellectual property.
  2. Ukraine pledges to prioritize efforts to reform corporate governance in its state-owned enterprises and banks, which are intended to promote robust and inclusive economic growth in the Ukrainian economy and the bilateral U.S.-Ukrainian economic relationship.  The United States intends to continue working with Ukraine in these efforts.  The United States intends to also expand its support to privatization initiatives, work with Ukraine to create an environment that attracts U.S. investment in these initiatives, support private sector development, and strengthen financial sector supervision.
  3. The United States is committed to the energy security of Ukraine and intends to support Ukraine’s efforts to become energy independent, decarbonize its economy, deregulate its energy sector, diversify energy supplies, integrate with Europe’s energy grid, modernize its nuclear sector, manage a just transition from coal, and prevent the Kremlin’s use of energy as a geopolitical weapon. The Strategic Energy and Climate Dialogue is designed to accelerate these efforts.
  4. The United States and Ukraine intend to work together to promote commercial partnership between Ukrainian and U.S. companies to significantly increase their participation in both economies, particularly, projects in energy, agriculture, infrastructure, transportation, safety and security, healthcare, and with a special focus on digitalization.
  5. The United States and Ukraine intend to continue cooperation in the exploration and use of outer space for peaceful purposes, and in implementing other mutually beneficial initiatives within bilateral science and technology cooperation.
  6. The United States and Ukraine reaffirm the need to strengthen Ukraine’s healthcare infrastructure and its capacity to react to and manage pandemics, such as the COVID-19 pandemic. The United States intends to continue to explore pathways for providing Ukraine with assistance to advance these objectives.

This Charter replaces the U.S.-Ukraine Charter on Strategic Partnership, signed at Washington on December 19, 2008. The United States and Ukraine intend to revise this Charter every ten years or earlier if both sides believe that changes are needed.

Quello che segue è il testo della Carta USA-Ucraina sul partenariato strategico firmata dal Segretario di Stato americano Antony J. Blinken e dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba a Washington, DC il 10 novembre 2021.

Inizia il testo:

Preambolo

Stati Uniti e Ucraina:

  1. Riaffermare l’importanza del nostro rapporto di amici e partner strategici, basato sia sui nostri valori condivisi che sugli interessi comuni, compreso l’impegno per un’Europa intera, libera, democratica e in pace. Ribadiamo che il partenariato strategico esistente tra le nostre due nazioni è fondamentale per la sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa nel suo insieme.
  2. Sottolineare che il nostro partenariato si basa su valori democratici comuni, rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto e un impegno per l’attuazione da parte dell’Ucraina delle riforme profonde e globali necessarie per la piena integrazione nelle istituzioni europee ed euro-atlantiche al fine di garantire la prosperità economica per la sua gente.
  3. Elogia i progressi significativi dell’Ucraina verso il miglioramento della sua democrazia e il suo impegno a proseguire le riforme democratiche, che sono fondamentali per far progredire la democrazia in tutta l’Europa orientale.
  4. Sottolineare l’impegno incrollabile per la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti, compresa la Crimea e estendendosi alle sue acque territoriali di fronte all’aggressione russa in corso, che minaccia la pace e la stabilità regionali e mina l’ordine globale basato su regole.
  5. Dichiariamo la nostra determinazione ad approfondire il nostro partenariato strategico ampliando la cooperazione bilaterale negli ambiti politico, di sicurezza, di difesa, di sviluppo, economico, energetico, scientifico, educativo, culturale e umanitario.
  6. Affermare gli impegni presi per rafforzare la partnership strategica Ucraina-USA dai presidenti Zelenskyy e Biden il 1 settembre 2021.
  7. Intenzione di utilizzare la Commissione di partenariato strategico (SPC), i suoi gruppi di lavoro e altri meccanismi bilaterali per massimizzare il potenziale della nostra cooperazione e affrontare le sfide delineate in questa Carta.

Sezione I: Principi di cooperazione

Questa Carta si basa su principi e convinzioni fondamentali condivisi da entrambe le parti:

  1. Il sostegno reciproco alla sovranità, indipendenza, integrità territoriale e inviolabilità dei confini costituisce il fondamento delle nostre relazioni bilaterali.
  2. La nostra amicizia e la nostra relazione strategica derivano dalla nostra fondamentale comprensione e apprezzamento reciproci per la convinzione condivisa che la democrazia e lo stato di diritto siano i principali garanti di sicurezza, prosperità e libertà.
  3. La cooperazione tra le democrazie in materia di difesa e sicurezza è essenziale per rispondere efficacemente alle minacce alla pace e alla stabilità.
  4. Un’Ucraina forte, indipendente e democratica, capace di difendere la propria sovranità e integrità territoriale e promuovere la stabilità regionale, contribuisce alla sicurezza e alla prosperità non solo del popolo ucraino, ma di un’Europa intera, libera, democratica e in pace.

Sezione II: Sicurezza e contrasto all’aggressione russa

Gli Stati Uniti e l’Ucraina condividono un interesse nazionale vitale per un’Ucraina forte, indipendente e democratica. Rafforzare la capacità dell’Ucraina di difendersi dalle minacce alla sua integrità territoriale e approfondire l’integrazione dell’Ucraina nelle istituzioni euro-atlantiche sono priorità concomitanti.

Gli Stati Uniti riconoscono il contributo unico dell’Ucraina alla non proliferazione nucleare e al disarmo e riaffermano i propri impegni nell’ambito del “Memorandum sulle garanzie di sicurezza in connessione con l’adesione dell’Ucraina al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari” (il Memorandum di Budapest) del 5 dicembre 1994 .

Guidati dalla Dichiarazione del Vertice di Bucarest del 3 aprile 2008 del Consiglio Nord Atlantico della NATO e come riaffermato nel Comunicato del Vertice di Bruxelles del 14 giugno 2021 del Consiglio Nord Atlantico della NATO, gli Stati Uniti sostengono il diritto dell’Ucraina di decidere il proprio futuro corso di politica estera libero da interferenze esterne, anche per quanto riguarda le aspirazioni dell’Ucraina di aderire alla NATO.

  1. Gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono continuare una serie di misure sostanziali per prevenire l’aggressione esterna diretta e ibrida contro l’Ucraina e ritenere la Russia responsabile di tale aggressione e violazioni del diritto internazionale, compresi il sequestro e il tentativo di annessione della Crimea e il conflitto armato guidato dalla Russia in alcune parti delle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk, nonché il suo continuo comportamento maligno. Gli Stati Uniti intendono sostenere gli sforzi dell’Ucraina per contrastare l’aggressione armata, le interruzioni economiche ed energetiche e le attività informatiche dannose da parte della Russia, anche mantenendo sanzioni contro o correlate alla Russia e applicando altre misure pertinenti fino al ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno della sua confini riconosciuti.
  2. Gli Stati Uniti non riconoscono e non riconosceranno mai il tentativo di annessione della Crimea da parte della Russia e riaffermano il loro pieno sostegno agli sforzi internazionali, anche nel formato Normandia, volti a negoziare una risoluzione diplomatica del conflitto armato guidato dalla Russia nelle regioni di Donetsk e Luhansk in Ucraina sulla base del rispetto del diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti sostengono gli sforzi dell’Ucraina per utilizzare la piattaforma Crimea per coordinare gli sforzi internazionali per affrontare i costi umanitari e di sicurezza dell’occupazione russa della Crimea, coerentemente con la dichiarazione congiunta della piattaforma.
  3. Gli Stati Uniti e l’Ucraina approvano il quadro strategico di difesa del 2021 come fondamento della cooperazione rafforzata in materia di difesa e sicurezza Ucraina-USA e intendono lavorare per promuovere priorità condivise, compresa l’attuazione delle riforme del settore della difesa e della difesa, l’approfondimento della cooperazione in settori quali la sicurezza del Mar Nero, difesa informatica, condivisione di informazioni e contrasto all’aggressione russa.
  4. Gli Stati Uniti e l’Ucraina sono partner chiave nella più ampia regione del Mar Nero e cercheranno di approfondire la cooperazione con gli alleati e i partner del Mar Nero per garantire la libertà di navigazione e contrastare efficacemente le minacce e le sfide esterne in tutti i settori.
  5. Gli Stati Uniti continuano a impegnarsi ad assistere l’Ucraina con le riforme in corso in materia di difesa e sicurezza e a continuare la sua solida formazione ed esercitazioni. Gli Stati Uniti sostengono gli sforzi dell’Ucraina per massimizzare il suo status di partner NATO per le opportunità rafforzate per promuovere l’interoperabilità.
  6. L’Ucraina intende continuare a rafforzare il controllo civile democratico dell’esercito, riformare il suo servizio di sicurezza e modernizzare i suoi processi di acquisizione della difesa per portare avanti le sue aspirazioni euro-atlantiche.
  7. Gli Stati Uniti e l’Ucraina sottolineano l’importanza di una stretta cooperazione all’interno delle istituzioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, l’OSCE e il Consiglio d’Europa, e intendono moltiplicare gli sforzi per trovare nuovi approcci e sviluppare azioni congiunte per impedire ai singoli Stati di tentare di distruggere il ordine internazionale basato su regole e di rivedere con forza i confini statali riconosciuti a livello internazionale.
  8. Gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono sostenere la responsabilità dei responsabili degli abusi dei diritti umani nei territori dell’Ucraina temporaneamente occupati dalla Russia e sostenere il rilascio di prigionieri politici e ostaggi detenuti in questi territori. Gli Stati Uniti intendono continuare a sostenere le indagini penali imparziali condotte dalle unità per i crimini di guerra sotto l’Ufficio del procuratore generale.
  9. Gli Stati Uniti intendono continuare ad assistere l’Ucraina nel fornire sostegno umanitario alle persone colpite o sfollate dal conflitto armato guidato dalla Russia nelle regioni di Donetsk e Luhansk mentre il governo ucraino aumenta la fornitura di assistenza salvavita sotto forma di cibo, riparo , acqua potabile sicura e protezione per i più vulnerabili, compresi gli anziani.
  10. Gli Stati Uniti continuano a impegnarsi a rafforzare la capacità dell’Ucraina di proteggere e sorvegliare i suoi confini e a perseguire una maggiore condivisione delle informazioni e una maggiore cooperazione tra le forze dell’ordine per contrastare le attività criminali e terroristiche internazionali, compreso il traffico di persone, armi e stupefacenti.
  11. Gli Stati Uniti e l’Ucraina si impegnano a combattere la proliferazione delle armi di distruzione di massa e a proteggere le tecnologie avanzate aderendo agli standard internazionali di non proliferazione, rafforzando e attuando efficacemente i regimi di controllo delle esportazioni e collaborando per gestire i rischi tecnologici emergenti.
  12. Gli Stati Uniti e l’Ucraina si impegnano a sviluppare ulteriormente la loro partnership in materia di sicurezza informatica, contrastare le minacce ibride, combattere la diffusione della disinformazione sostenendo nel contempo la libertà di espressione e rafforzare l’infrastruttura di sicurezza informatica dell’Ucraina.

Sezione III: Democrazia e Stato di diritto

Gli Stati Uniti e l’Ucraina sono vincolati dai valori universali che uniscono le persone libere del mondo: rispetto della democrazia, dei diritti umani e dello stato di diritto. Il rafforzamento dello Stato di diritto, la promozione della riforma del sistema giuridico e delle strutture di contrasto e la lotta alla corruzione sono fondamentali per la prosperità dell’Ucraina e del suo popolo.

  1. Gli Stati Uniti riconoscono i progressi compiuti dall’Ucraina nel rafforzamento delle sue istituzioni democratiche e si compiacciono degli importanti passi compiuti dall’Ucraina per sviluppare un efficace sistema nazionale di giustizia e anticorruzione. Gli Stati Uniti e l’Ucraina riconoscono la necessità che l’Ucraina persegua ulteriormente un programma di riforme globale per continuare a trasformare il paese e garantire un futuro radioso a tutte le persone in Ucraina.
  2. Gli Stati Uniti intendono continuare a sostenere l’impegno dell’Ucraina a rafforzare gli sforzi per combattere la corruzione, anche attraverso i media e il giornalismo indipendenti, e autorizzare le istituzioni che prevengono, indagano, perseguono e giudicano i casi di corruzione per rafforzare la fede nello stato di diritto, costruire un’economia competitiva , e di integrare pienamente l’Ucraina nelle strutture europee ed euro-atlantiche.
  3. Gli Stati Uniti riconoscono i progressi dell’Ucraina nelle riforme, compresi i passi avanti nelle riforme del settore della difesa e della difesa, l’istituzione di istituzioni anticorruzione indipendenti, la riforma agraria, la governance e il decentramento locali e la digitalizzazione. Gli Stati Uniti intendono continuare a sostenere ulteriori riforme del settore dell’applicazione della legge e della giustizia in linea con le migliori pratiche internazionali per rafforzare la fiducia del pubblico nelle istituzioni responsabili del rispetto dello stato di diritto in Ucraina.
  4. Gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono continuare a collaborare strettamente per promuovere il ricordo, inclusa una maggiore consapevolezza pubblica dell’Holodomor del 1932-1933 in Ucraina e di altre brutalità commesse all’interno e contro l’Ucraina in passato.
  5. Gli Stati Uniti e l’Ucraina confermano l’importanza di promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in conformità con gli impegni e gli obblighi internazionali, nonché di combattere il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo e la discriminazione, anche nei confronti dei Rom e dei membri delle comunità LGBTQI+ .
  6. Gli Stati Uniti e l’Ucraina condividono il desiderio di rafforzare i nostri legami interpersonali e migliorare i nostri scambi culturali, educativi e professionali che promuovono l’innovazione, la ricerca scientifica, l’imprenditorialità e aumentano la comprensione reciproca tra le nostre persone.

Sezione IV: Trasformazione economica

Gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono ampliare la cooperazione per sostenere la riforma economica, migliorare la creazione di posti di lavoro, promuovere la crescita economica, sostenere gli sforzi nell’ambito del Consiglio per il commercio e gli investimenti degli Stati Uniti e dell’Ucraina per espandere l’accesso al mercato di beni e servizi e per migliorare l’ambiente degli investimenti, anche attraverso una maggiore protezione e applicazione della proprietà intellettuale. La continua adozione e attuazione delle riforme da parte dell’Ucraina è fondamentale per garantire che la sua economia produca risultati per tutta la sua popolazione. Gli Stati Uniti sostengono l’ambizioso piano di trasformazione dell’economia ucraina volto a riformare e modernizzare settori chiave e promuovere gli investimenti. Gli Stati Uniti e l’Ucraina riconoscono la necessità di far progredire la sicurezza energetica dell’Ucraina e di intraprendere azioni urgenti per affrontare il cambiamento climatico attraverso mezzi sostenibili, efficaci e

  1. Gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono rafforzare i legami economici e commerciali, promuovere la liberalizzazione delle condizioni commerciali e facilitare l’accesso ai mercati di beni e servizi. Gli Stati Uniti intendono sostenere gli sforzi dell’Ucraina volti a creare un solido ambiente di investimento basato sui principi dello stato di diritto, un sistema giudiziario equo, trasparenza, rispetto dei diritti dei lavoratori, innovazioni e digitalizzazione e forti tutele per la proprietà intellettuale.
  2. L’Ucraina si impegna a dare priorità agli sforzi per riformare il governo societario nelle sue imprese e banche statali, che hanno lo scopo di promuovere una crescita economica solida e inclusiva nell’economia ucraina e le relazioni economiche bilaterali USA-Ucraina. Gli Stati Uniti intendono continuare a lavorare con l’Ucraina in questi sforzi. Gli Stati Uniti intendono anche espandere il proprio sostegno alle iniziative di privatizzazione, collaborare con l’Ucraina per creare un ambiente che attiri gli investimenti statunitensi in queste iniziative, sostenere lo sviluppo del settore privato e rafforzare la supervisione del settore finanziario.
  3. Gli Stati Uniti sono impegnati per la sicurezza energetica dell’Ucraina e intendono sostenere gli sforzi dell’Ucraina per diventare indipendente dal punto di vista energetico, decarbonizzare la sua economia, deregolamentare il suo settore energetico, diversificare le forniture energetiche, integrarsi con la rete energetica europea, modernizzare il suo settore nucleare, gestire una transizione giusta dal carbone e impedire l’uso dell’energia da parte del Cremlino come arma geopolitica. Il dialogo strategico sull’energia e il clima è concepito per accelerare questi sforzi.
  4. Gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono lavorare insieme per promuovere la partnership commerciale tra le società ucraine e statunitensi per aumentare significativamente la loro partecipazione in entrambe le economie, in particolare, progetti nei settori dell’energia, dell’agricoltura, delle infrastrutture, dei trasporti, della sicurezza e della protezione, assistenza sanitaria e con un focus speciale sulla digitalizzazione.
  5. Gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono continuare la cooperazione nell’esplorazione e nell’uso dello spazio esterno per scopi pacifici e nell’attuazione di altre iniziative reciprocamente vantaggiose nell’ambito della cooperazione scientifica e tecnologica bilaterale.
  6. Gli Stati Uniti e l’Ucraina riaffermano la necessità di rafforzare l’infrastruttura sanitaria dell’Ucraina e la sua capacità di reagire e gestire le pandemie, come la pandemia di COVID-19. Gli Stati Uniti intendono continuare a esplorare percorsi per fornire assistenza all’Ucraina per portare avanti questi obiettivi.

Questa Carta sostituisce la Carta USA-Ucraina sul partenariato strategico, firmata a Washington il 19 dicembre 2008. Gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono rivedere questa Carta ogni dieci anni o prima se entrambe le parti ritengono che siano necessari cambiamenti.

United States-Ukraine Charter on Strategic Partnership
Bureau of European and Eurasian Affairs
Washington, DC
December 19, 2008

Preamble

The United States of America and Ukraine:

  1. Affirm the importance of our relationship as friends and strategic partners. We intend to deepen our partnership to the benefit of both nations and expand our cooperation across a broad spectrum of mutual priorities.
  2. Emphasize that this cooperation between our two democracies is based on shared values and interests. These include expanding democracy and economic freedom, protecting security and territorial integrity, strengthening the rule of law, and supporting innovation and technological advances.
  3. Stress our mutual desire to strengthen our relationship across the economic, political, diplomatic, cultural, and security fields.
  4. Confirm the importance of the security assurances described in the Trilateral Statement by the Presidents of the U.S., Russian Federation and Ukraine of January 14, 1994, and the Budapest Memorandum on Security Assurances in connection with Ukraine’s accession to the Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons of December 5, 1994.
  5. Affirm the Priorities for U.S.-Ukraine Cooperation (Road Map) signed on March 31, 2008 and the commitments to a strategic partnership made by Presidents Bush and Yushchenko on April 4, 2005.

Section I: Principles of Cooperation

This Charter is based on core principles and beliefs shared by both sides:

  1. Support for each other’s sovereignty, independence, territorial integrity and inviolability of borders constitutes the foundation of our bilateral relations.
  2. Our friendship comes from mutual understanding and appreciation for the shared belief that democracy is the chief guarantor of security, prosperity and freedom.
  3. Cooperation between democracies on defense and security is essential to respond effectively to threats to peace and security.
  4. A strong, independent and democratic Ukraine, capable of responsible self-defense, contributes to the security and prosperity not only of all the people of Ukraine, but of a Europe whole, free and at peace.

Section II: Defense and Security Cooperation

The United States and Ukraine share a vital interest in a strong, independent, and democratic Ukraine. Deepening Ukraine’s integration into Euro-Atlantic institutions is a mutual priority. We plan to undertake a program of enhanced security cooperation intended to increase Ukrainian capabilities and to strengthen Ukraine’s candidacy for NATO membership.

  1. Guided by the April 3, 2008 Bucharest Summit Declaration of the NATO North Atlantic Council and the April 4, 2008 Joint Statement of the NATO-Ukraine Commission, which affirmed that Ukraine will become a member of NATO.
  2. Recognizing the persistence of threats to global peace and stability, the United States and Ukraine intend to expand the scope of their ongoing programs of cooperation and assistance on defense and security issues to defeat these threats and to promote peace and stability. A defense and security cooperation partnership between the United States and Ukraine is of benefit to both nations and the region.
  3. Working within the framework of the NATO-Ukraine Commission, our goal is to gain agreement on a structured plan to increase interoperability and coordination of capabilities between NATO and Ukraine, including via enhanced training and equipment for Ukrainian armed forces.
  4. Acknowledging the growing threat posed by the proliferation of weapons of mass destruction, the United States and Ukraine pledge to combat such proliferation of weapons of mass destruction and dangerous technologies through adherence to international nonproliferation standards and effective enforcement and strengthening of export controls.

Section III: Economic, Trade and Energy Cooperation

The United States and Ukraine intend to expand cooperation to enhance job creation and economic growth, support economic reform and liberalization, develop a business climate supportive of trade and investment and improve market access for goods and services. Recognizing that trade is essential for global economic growth, development, freedom and prosperity, the United States and Ukraine support the following initiatives:

  1. Welcoming Ukraine’s accession to the World Trade Organization on May 16, 2008, the parties held the first U.S.-Ukraine Trade and Investment Council meeting on October 2, 2008 in Kyiv. As discussed at the meeting, the United States continues to support Ukraine’s efforts to implement its WTO commitments. Other areas in which we plan to accelerate our efforts include expanding market access, resolving outstanding disputes and promoting intellectual property rights. Acknowledging the importance of increased investment to economic growth and development, the United States supports Ukraine’s efforts to enhance investor protections.
  2. Recognizing the importance of a well functioning energy sector, the parties intend to work closely together on rehabilitating and modernizing the capacity of Ukraine’s gas transit infrastructure and diversify and secure Ukraine’s sources of nuclear fuel making Ukraine less dependent on foreign sources of nuclear fuel and nuclear fuel storage.
  3. Following the Roadmap of Priorities for U.S.-Ukraine Cooperation, the United States and Ukraine intend to launch the work of the Bilateral Energy Security Working Group. Consistent with the U.S.-EU Summit Declaration of June 10, 2008, the United States and Ukraine intend to enhance a trilateral dialogue with the United States-Ukraine Charter on Strategic Partnership Page 1 of 2 http://www.state.gov/p/eur/rls/or/113366.htm 1/8/2009 Published by the U.S. Department of State Website at http://www.state.gov maintained by the Bureau of Public Affairs. European Union on enhanced energy security.
  4. Actively developing cooperation with Ukraine’s regions, including Crimea, the United States supports Ukraine’s plan to promote security, democracy and prosperity through expanded economic development, energy conservation, food security, and good governance initiatives. The United States and Ukraine also intend to cooperate in the area of public-private partnerships in regions of Ukraine aimed at supporting small and medium enterprises.

Section IV: Strengthening Democracy

Strengthening the rule of law, promoting reform of the legal system and of law enforcement structures and combating corruption are all of key importance to the well being of Ukraine. We intend to work together to support reform, democracy, tolerance and respect for all communities.

  1. The United States and Ukraine will enhance their cooperation on efforts to strengthen the judiciary, increasing professionalism, transparency and independence as well as improving legal education and improved access to justice for all Ukrainians.
  2. Through enhanced law enforcement and judicial branch relationships, the United States and Ukraine plan to address common transnational criminal threats such as terrorism, organized crime, trafficking in persons and narcotics, money laundering, and cyber crime.
  3. Recognizing the importance of combating corruption, the United States and Ukraine intend to increase cooperation that will expand media and public monitoring of anti-corruption efforts; enforce ethical standards by establishing internal investigation units; and streamline the government regulatory process.
  4. The United States and Ukraine plan to work together to promote reform in Ukraine’s legislative processes through increased transparency, heightened accountability through citizen and media access, and expanded public information about the work of Ukraine’s parliament.
  5. Recognizing the importance of harmonizing Ukraine’s criminal justice system with European and other international standards, we plan to work together more intensely on issues of key importance, including the adoption of a Criminal Procedure Code compliant with Council of Europe standards.
  6. The United States plans to provide Ukraine with further technical assistance to support Ukraine’s efforts through government and judicial authorities to combat human trafficking, including strengthening witness protection.
  7. The United States supports increased assistance to strengthen democracy building and good governance in order to build upon Ukraine’s political progress and commitment to democratic development.

Section V: Increasing People-to-People and Cultural Exchanges

The United States and Ukraine share a desire to increase our people-to-people contacts and enhance our cultural, educational and professional exchange programs that promote democracy and democratic values and increase mutual understanding.

  1. Recognizing the vital importance of increased contact between the people of the United States and Ukraine, both sides intend to promote further cultural and social exchanges and activities through initiatives such as the Fulbright program, Future Leaders Exchange Program (FLEX), Undergraduate Exchange (UGRAD), Legislative Education and Practice (LEAP), the International Visitor Leadership Program, the English Language Teaching and Learning Program and the Open World Program.
  2. Stressing the necessity of innovation and dynamism to the future of our two countries, the United States and Ukraine intend to promote increased cooperation in higher education and scientific research. The United States will facilitate these exchanges consistent with U.S. laws and procedures so that qualified individuals in cultural, educational and scientific activities are given the opportunity to participate.
  3. Our two countries will continue to cooperate closely to promote remembrance and increased public awareness of the 1932-33 Great Famine (Holodomor) in Ukraine.
  4. Ukraine welcomes the United States’ intention to establish an American diplomatic presence (American Presence Post) in Simferopol.

Signed at Washington, D.C. on December 19, 2008.

For the United States of America: Condoleezza Rice Secretary of State

For Ukraine: Volodymyr Ogryzko

Carta USA Ucraina sul partenariato strategico

Carta Stati Uniti-Ucraina sul partenariato strategico
Ufficio per gli affari europei ed eurasiatici
Washington, DC
, 19 dicembre 2008

Preambolo

Gli Stati Uniti d’America e l’Ucraina:

  1. Affermare l’importanza del nostro rapporto di amici e partner strategici. Intendiamo approfondire la nostra partnership a beneficio di entrambe le nazioni ed espandere la nostra cooperazione attraverso un ampio spettro di priorità reciproche.
  2. Sottolineare che questa cooperazione tra le nostre due democrazie si basa su valori e interessi condivisi. Questi includono l’espansione della democrazia e della libertà economica, la protezione della sicurezza e dell’integrità territoriale, il rafforzamento dello stato di diritto e il sostegno all’innovazione e ai progressi tecnologici.
  3. Sottolinea il nostro desiderio reciproco di rafforzare le nostre relazioni nei settori economico, politico, diplomatico, culturale e della sicurezza.
  4. Confermare l’importanza delle garanzie di sicurezza descritte nella Dichiarazione Trilaterale dei Presidenti degli Stati Uniti, della Federazione Russa e dell’Ucraina del 14 gennaio 1994 e nel Memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza in relazione all’adesione dell’Ucraina al Trattato di non proliferazione delle Armi nucleari del 5 dicembre 1994.
  5. Affermare le priorità per la cooperazione USA-Ucraina (Road Map) firmate il 31 marzo 2008 e gli impegni per un partenariato strategico presi dai presidenti Bush e Yushchenko il 4 aprile 2005.

Sezione I: Principi di cooperazione

Questa Carta si basa su principi e convinzioni fondamentali condivisi da entrambe le parti:

  1. Il sostegno reciproco alla sovranità, all’indipendenza, all’integrità territoriale e all’inviolabilità delle frontiere costituisce il fondamento delle nostre relazioni bilaterali.
  2. La nostra amicizia nasce dalla comprensione e dall’apprezzamento reciproci per la convinzione condivisa che la democrazia sia il principale garante di sicurezza, prosperità e libertà.
  3. La cooperazione tra le democrazie in materia di difesa e sicurezza è essenziale per rispondere efficacemente alle minacce alla pace e alla sicurezza.
  4. Un’Ucraina forte, indipendente e democratica, capace di un’autodifesa responsabile, contribuisce alla sicurezza e alla prosperità non solo di tutto il popolo ucraino, ma di un’Europa intera, libera e in pace.

Sezione II: Cooperazione in materia di difesa e sicurezza

Gli Stati Uniti e l’Ucraina condividono un interesse vitale per un’Ucraina forte, indipendente e democratica. L’approfondimento dell’integrazione dell’Ucraina nelle istituzioni euro-atlantiche è una priorità comune. Abbiamo in programma di intraprendere un programma di cooperazione rafforzata in materia di sicurezza inteso ad aumentare le capacità dell’Ucraina ea rafforzare la candidatura dell’Ucraina all’adesione alla NATO.

  1. Guidato dalla Dichiarazione del Vertice di Bucarest del 3 aprile 2008 del Consiglio Nord Atlantico della NATO e dalla Dichiarazione congiunta della Commissione NATO-Ucraina del 4 aprile 2008, che affermava che l’Ucraina diventerà un membro della NATO.
  2. Riconoscendo la persistenza delle minacce alla pace e alla stabilità globali, gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono ampliare la portata dei loro programmi di cooperazione e assistenza in corso su questioni di difesa e sicurezza per sconfiggere queste minacce e promuovere la pace e la stabilità. Un partenariato di cooperazione in materia di difesa e sicurezza tra gli Stati Uniti e l’Ucraina è di beneficio sia per le nazioni che per la regione.
  3. Lavorando nell’ambito della Commissione NATO-Ucraina, il nostro obiettivo è ottenere un accordo su un piano strutturato per aumentare l’interoperabilità e il coordinamento delle capacità tra la NATO e l’Ucraina, anche attraverso una migliore formazione e equipaggiamento per le forze armate ucraine.
  4. Riconoscendo la crescente minaccia rappresentata dalla proliferazione delle armi di distruzione di massa, gli Stati Uniti e l’Ucraina si impegnano a combattere tale proliferazione di armi di distruzione di massa e tecnologie pericolose attraverso l’adesione agli standard internazionali di non proliferazione e l’applicazione efficace e il rafforzamento dei controlli sulle esportazioni.

Sezione III: Cooperazione economica, commerciale ed energetica

Gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono ampliare la cooperazione per migliorare la creazione di posti di lavoro e la crescita economica, sostenere la riforma economica e la liberalizzazione, sviluppare un clima imprenditoriale favorevole al commercio e agli investimenti e migliorare l’accesso al mercato di beni e servizi. Riconoscendo che il commercio è essenziale per la crescita economica globale, lo sviluppo, la libertà e la prosperità, gli Stati Uniti e l’Ucraina sostengono le seguenti iniziative:

  1. Accogliendo con favore l’adesione dell’Ucraina all’Organizzazione mondiale del commercio il 16 maggio 2008, le parti hanno tenuto la prima riunione del Consiglio per il commercio e gli investimenti USA-Ucraina il 2 ottobre 2008 a Kiev. Come discusso durante la riunione, gli Stati Uniti continuano a sostenere gli sforzi dell’Ucraina per attuare i propri impegni in seno all’OMC. Altre aree in cui prevediamo di accelerare i nostri sforzi includono l’ampliamento dell’accesso al mercato, la risoluzione di controversie in sospeso e la promozione dei diritti di proprietà intellettuale. Riconoscendo l’importanza di maggiori investimenti per la crescita economica e lo sviluppo, gli Stati Uniti sostengono gli sforzi dell’Ucraina per rafforzare la protezione degli investitori.
  2. Riconoscendo l’importanza di un settore energetico ben funzionante, le parti intendono collaborare strettamente per riabilitare e modernizzare la capacità dell’infrastruttura di transito del gas dell’Ucraina e diversificare e proteggere le fonti di combustibile nucleare dell’Ucraina, rendendo l’Ucraina meno dipendente dalle fonti estere di combustibile nucleare e combustibile nucleare Conservazione.
  3. Seguendo la tabella di marcia delle priorità per la cooperazione USA-Ucraina, gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono avviare i lavori del gruppo di lavoro bilaterale sulla sicurezza energetica. Coerentemente con la dichiarazione del vertice USA-UE del 10 giugno 2008, gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono rafforzare un dialogo trilaterale con la Carta Stati Uniti-Ucraina sul partenariato strategico Pagina 1 di 2 http://www.state.gov/p /eur/rls/or/113366.htm 1/8/2009 Pubblicato dal sito web del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti all’indirizzo http://www.state.gov gestito dal Bureau of Public Affairs. Unione Europea sul rafforzamento della sicurezza energetica.
  4. Sviluppando attivamente la cooperazione con le regioni dell’Ucraina, compresa la Crimea, gli Stati Uniti sostengono il piano dell’Ucraina per promuovere la sicurezza, la democrazia e la prosperità attraverso iniziative di sviluppo economico ampliato, risparmio energetico, sicurezza alimentare e buon governo. Gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono anche cooperare nell’area dei partenariati pubblico-privato nelle regioni dell’Ucraina volti a sostenere le piccole e medie imprese.

Sezione IV: Rafforzare la democrazia

Il rafforzamento dello Stato di diritto, la promozione della riforma del sistema giuridico e delle strutture di contrasto e la lotta alla corruzione sono tutti elementi fondamentali per il benessere dell’Ucraina. Intendiamo lavorare insieme per sostenere le riforme, la democrazia, la tolleranza e il rispetto per tutte le comunità.

  1. Gli Stati Uniti e l’Ucraina rafforzeranno la loro cooperazione negli sforzi volti a rafforzare la magistratura, aumentando la professionalità, la trasparenza e l’indipendenza, nonché migliorando l’istruzione legale e un migliore accesso alla giustizia per tutti gli ucraini.
  2. Attraverso il rafforzamento delle forze dell’ordine e delle relazioni giudiziarie, gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono affrontare le comuni minacce criminali transnazionali come il terrorismo, la criminalità organizzata, il traffico di persone e di stupefacenti, il riciclaggio di denaro e la criminalità informatica.
  3. Riconoscendo l’importanza della lotta alla corruzione, gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono rafforzare la cooperazione che amplierà il monitoraggio dei media e del pubblico degli sforzi contro la corruzione; far rispettare gli standard etici istituendo unità investigative interne; e snellire il processo di regolamentazione del governo.
  4. Gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono collaborare per promuovere la riforma dei processi legislativi dell’Ucraina attraverso una maggiore trasparenza, una maggiore responsabilità attraverso l’accesso dei cittadini e dei media e un’informazione pubblica ampliata sul lavoro del parlamento ucraino.
  5. Riconoscendo l’importanza di armonizzare il sistema giudiziario penale ucraino con gli standard europei e internazionali, intendiamo collaborare più intensamente su questioni di fondamentale importanza, inclusa l’adozione di un codice di procedura penale conforme agli standard del Consiglio d’Europa.
  6. Gli Stati Uniti intendono fornire all’Ucraina ulteriore assistenza tecnica per sostenere gli sforzi dell’Ucraina attraverso il governo e le autorità giudiziarie per combattere la tratta di esseri umani, compreso il rafforzamento della protezione dei testimoni.
  7. Gli Stati Uniti sostengono una maggiore assistenza per rafforzare la costruzione della democrazia e il buon governo al fine di rafforzare il progresso politico e l’impegno dell’Ucraina per lo sviluppo democratico.

Sezione V: Aumento degli scambi interpersonali e culturali

Gli Stati Uniti e l’Ucraina condividono il desiderio di aumentare i nostri contatti interpersonali e migliorare i nostri programmi di scambio culturale, educativo e professionale che promuovono la democrazia e i valori democratici e aumentano la comprensione reciproca.

  1. Riconoscendo l’importanza vitale di un maggiore contatto tra il popolo degli Stati Uniti e dell’Ucraina, entrambe le parti intendono promuovere ulteriori scambi e attività culturali e sociali attraverso iniziative come il programma Fulbright, il programma di scambio di leader futuri (FLEX), lo scambio di laurea (UGRAD) , Educazione e pratica legislativa (LEAP), International Visitor Leadership Program, English Language Teaching and Learning Program e Open World Program.
  2. Sottolineando la necessità di innovazione e dinamismo per il futuro dei nostri due paesi, gli Stati Uniti e l’Ucraina intendono promuovere una maggiore cooperazione nell’istruzione superiore e nella ricerca scientifica. Gli Stati Uniti faciliteranno questi scambi coerenti con le leggi e le procedure statunitensi in modo che gli individui qualificati in attività culturali, educative e scientifiche abbiano l’opportunità di partecipare.
  3. I nostri due paesi continueranno a collaborare strettamente per promuovere il ricordo e una maggiore consapevolezza pubblica della Grande Carestia (Holodomor) del 1932-1933 in Ucraina.
  4. L’Ucraina accoglie con favore l’intenzione degli Stati Uniti di stabilire una presenza diplomatica americana (American Presence Post) a Simferopol.

Firmato a Washington, DC il 19 dicembre 2008.

Per gli Stati Uniti d’America: Condoleezza Rice Segretario di Stato

Per l’Ucraina: Volodymyr Ogryzko

casa La nostra relazione | Carta USA Ucraina sul partenariato strategico

 

FOCUS UCRAINA / Il testo integrale dei nuovi accordi di Minsk e un commento a caldo

12 FEBBRAIO 2015

Pubblichiamo la nostra traduzione in italiano del testo integrale degli accordi in tredici punti stipulati oggi a Minsk dopo la lunghissima notte di trattative. Dopo il testo degli accordi riportiamo un nostro rapido commento, in cui si sottolinea come gli accordi siano deboli e possano dare luogo a infinite diatribe e anche alla ripresa delle ostilità militari.

summit minsk (Per un background potete leggere i nostri ultimi due articoli: “La nuova fase del conflitto e gli interessi in gioco” e “La situazione prima del summit di Minsk“)

Insieme di misure per l’adempimento degli accordi di Minsk
12 febbraio 2015 (traduzione dal testo russo originale pubblicato dal sito ufficiale del Cremlino: 
http://news.kremlin.ru/ref_notes/4804)

1. Cessate il fuoco immediato e generale in determinate zone delle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk, con un suo rigoroso rispetto a partire dalle ore 00:00 (ora di Kiev) del 15 febbraio 2015.
2. Ritiro di tutti gli armamenti pesanti di entrambe le parti a una pari distanza al fine della creazione di una zona di sicurezza dell’ampiezza massima di 50 km. tra una parte e l’altra per i sistemi di artiglieria di calibro 100 mm. o superiore, di una zona di sicurezza dell’ampiezza di 70 km. per i RSZO [Sistemi a Reazione per Fuoco a Salva] e di un’ampiezza di 140 km. per i RSZO “Tornado-S”, “Uragan”, “Smerch” e i sistemi missilistici tattici “Tochka” (“Tochka U”):
– per le forze armate ucraine: dalla linea di contatto di fatto.
– per le formazioni armate di determinate zone delle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk: dalla linea di contatto ai sensi del memorandum di Minsk del 19 settembre 2014.
Il ritiro delle summenzionate armi pesanti dovrà cominciare non più tardi del secondo giorno successivo al cessate il fuoco e terminare entro 14 giorni.
L’Osce fornirà la propria assistenza per questo processo, con il sostegno del Gruppo di Contratto Trilaterale.
3. Garantire un monitoraggio effettivo e una verifica da parte dell’Osce del regime di cessate il fuoco, nonché del ritiro delle armi pesanti, a partire dal primo giorno di detto ritiro, mediante l’utilizzo di tutti i mezzi tecnici necessari, ivi inclusi satelliti, dispositivi volanti senza pilota, sistemi radar ecc.
4. Nel primo giorno successivo al ritiro, avviare un dialogo sulle modalità di svolgimento di elezioni locali in conformità alla legislazione ucraina e alla Legge dell’Ucraina “Sul regime temporaneo di autogoverno locale in determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk”, nonché sul futuro ordinamento di queste aree sulla base di detta legge.
Approvare immediatamente, e comunque non oltre 30 giorni dopo la data della firma di questo documento, un’ordinanza della Rada Suprema dell’Ucraina con la quale si indichino i territori ai quali verrà esteso l’ordinamento speciale in conformità alla Legge dell’Ucraina “Sul regime temporaneo di autogoverno locale in determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk” sulla base delle linee stabilite nel Memorandum di Minsk del 19 settembre 2014.
5. Garantire una grazia e un’amnistia mediante la messa in atto di una legge che vieti la persecuzione e la punizione di persone in relazione agli eventi che hanno avuto luogo in determinate zone delle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk.
6. Garantire la liberazione e lo scambio di tutti gli ostaggi e di tutte le persone illegalmente detenute, sulla base del principio “tutti in cambio di tutti”. Questo processo dovrà essere portato a termine al più tardi il quinto giorno dopo il ritiro.
7. Garantire un’accessibilità, una consegna, una conservazione e una distribuzione con modalità sicure degli aiuti umanitari a coloro che ne hanno bisogno, sulla base di un meccanismo internazionale.
8. Definizione delle modalità di un pieno ripristino delle relazioni socio-economiche che riguardi anche i trasferimenti di fondi sociali, come il pagamento delle pensioni e altri tipi di pagamenti (entrate e redditi, pagamento regolare di tutti i conti relativi a servizi municipali, rinnovo dell’imponibilità fiscale sotto la giurisdizione dell’Ucraina).
Al fine di realizzare questi scopi, l’Ucraina ripristinerà la gestione del segmento del proprio sistema bancario esistente nelle aree colpite dal conflitto e si provvederà eventualmente a creare un meccanismo internazionale per agevolare tali trasferimenti.
9. Ripristino del pieno controllo sui confini statali da parte del governo dell’Ucraina in tutta la zona del conflitto, ripristino che dovrà cominciare nel primo giorno dopo le elezioni locali e terminare dopo la regolarizzazione politica complessiva (elezioni locali in determinate zone delle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk sulla base della Legge Ucraina e di una riforma costituzionale) verso la fine del 2015, stante la condizione dell’adempimento del punto 11 – in consultazione e con l’accordo dei rappresentanti di determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk nell’ambito del Gruppo di Contatto Trilaterale.
10. Ritiro di tutte le formazioni armate, i dispositivi militari e i mercenari di provenienza estera dal territorio dell’Ucraina, sotto il controllo dell’Osce. Disarmo di tutti i gruppi illegali.
11. Messa in atto in Ucraina di riforme costituzionali mediante l’entrata in vigore, verso la fine del 2015, di una nuova costituzione che abbia come elemento chiave una decentralizzazione (tenendo conto delle particolarità delle determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk, concordate con i rappresentanti di tali regioni), nonché approvazione di una legislazione permanente sul futuro status di determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk, in conformità alle misure indicate nella nota [1], entro la fine del 2015. (Si veda la relativa nota).
12. Sulla base della Legge dell’Ucraina “Sul regime temporaneo di autogoverno locale in determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk”, le questioni riguardanti le elezioni locali verranno discusse e rese oggetto di un accordo con i rappresentanti di determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk nell’ambito del Gruppo di Contatto Trilaterale. Le elezioni si svolgeranno in osservazione dei rispettivi standard dell’Osce e con un monitoraggio da parte dell’ODIHR (Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani) dell’Osce.
13. Intensificare le attività del Gruppo di Contratto Trilaterale, ivi compreso mediante la creazione di gruppi di lavoro per la messa in atto dei rispettivi aspetti degli accordi di Minsk. Tali gruppi di lavoro rifletteranno la composizione del Gruppo di Contatto Trilaterale.

[1] Nota:
Tali norme conformi alla Legge dell’Ucraina “Sul regime temporaneo di autogoverno locale in determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk” includono quanto segue:
– garanzia che non vengano punite, perseguite o discriminate le persone collegate agli eventi che hanno avuto luogo in determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk;
– diritto all’autodeterminazione linguistica;
– partecipazione degli organi di autogoverno locali alla nomina dei dirigenti degli organi della procura e dei tribunali in determinate zone delle regioni di Donetsk e di Lugansk;
– possibilità per gli organi centrali del potere esecutivo di stipulare con i rispettivi organi di autogoverno locali accordi relativi allo sviluppo economico, sociale e culturale di determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk;
– lo stato darà il proprio sostegno per lo sviluppo socio-economico di determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk;
– assistenza da parte degli organi di potere centrali a una collaborazione transfrontaliera tra determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk e regioni della Federazione Russa;
– creazione di formazioni di milizia popolare sulla base di una decisione dei consigli locali al fine di mantenere l’ordine pubblico in determinate zone delle regioni di Donetsk e Lugansk;
– i mandati dei deputati dei consigli locali e dei funzionari eletti con le elezioni anticipate indette dalla Rada Suprema dell’Ucraina in virtù di tale legge non potranno essere annullati prima della loro scadenza.

Il documento è stato firmato dai partecipanti al Gruppo di Contatto Trilaterale:
L’Ambasciatore Heidi Tagliavini [Osce]
Il Secondo Presidente dell’Ucraina, L.D. Kuchma
L’Ambasciatore della Federazione Russa in Ucraina, M.Yu. Zubarov

A.V. Zakharchenko
I.V. Plotnickiy

(traduzione dal russo di Andrea Ferrario – nota del traduttore: ho tradotto il termine particolarmente sensibile “otdelnye rajony” come “determinate zone” perché si tratta della traduzione prevalentemente utilizzata in relazione ai precedenti analoghi accordi di Minsk. L’aggettivo otdelnyj può tuttavia essere tradotto anche come “singolo” o “separato”)

Un primo commento a caldo
di Andrea Ferrario

Da una riunione durata 15 ore e che ha coinvolto direttamente (Ue, Russia) o indirettamente (gli Usa, con le loro minacce di armare l’Ucraina) i maggiori leader mondiali ci si poteva attendere di più. E’ probabile che siano stati presi in via non ufficiale altri accordi verbali (riguardo ai primi accordi di Minsk di settembre molti hanno sostenuto l’esistenza di un protocollo segreto aggiuntivo). Il testo riprende nell’essenza le coordinate generali degli accordi firmati nella stessa sede lo scorso settembre, entrando però maggiormente nei dettagli. Ci sono tuttavia molti punti che, alla luce della situazione reale, sono passibili di diventare oggetto di infinite diatribe, diverse interpretazioni, facili violazioni e così via. Nella sostanza, ci sembra che alla fine tutto dipenda dalla buona volontà delle parti, che non è affatto garantita. Qui di seguito richiamiamo a caldo e brevemente l’attenzione sui punti secondo noi più controversi, ripromettendoci di tornarci in futuro anche sulla base degli sviluppi dei prossimi giorni:

1) Non si capisce perché il cessate il fuoco sia stato fissato solo a partire dal 15 febbraio. Rimangono così più di due giorni per alterare la situazione sul terreno (per es. a Debaltseve o a Mariupol), creando così nuovi forti attriti prima ancora che gli accordi comincino a essere applicati.

2) Non si accenna da nessuna parte al diritto di ritorno dei profughi, un fatto secondo noi gravissimo. Sicuramente è un particolare che costituisce un regalo ai separatisti, i quali si sono garantiti il potere “ripulendo” con la violenza le aree sotto il controllo da tutti coloro che professavano un’identità nazionale ucraina, da chi si opponeva al loro progetto e da ogni nucleo di dissenso.

3) La definizione di “determinate aree” (o “aree separate” o “singole aree”, a seconda di come si voglia tradurre otdelnye rajony) appare molto vaga e passibile di interpretazioni diverse.

4) Il ritiro delle armi dalla fascia di divisione tra le parti riguarda solo l’artiglieria pesante.

5) L’Osce non appare come un’organizzazione sufficientemente efficace per garantire il rispetto del cessate il fuoco e del ritiro: lo dimostrano i mesi intercorsi dai primi accordi di Minsk di settembre.

6) Tutto il processo per l’organizzazione di elezioni locali (solo nelle “determinate aree”?) è poco chiaro, dipende dalla volontà effettiva dei deputati di Kiev di approvare le relative leggi in parlamento e dall’accordo dei separatisti – entrambi assolutamente non garantibili. Il processo è molto lungo e si protrarrà per quasi un anno, durante il quale potrà accadere di tutto.

7) L’amnistia totale, senza eccezioni, copre ingiustamente anche criminali di guerra di grosso calibro e rischia di spaccare la società, dando vita a infinite (e giustificate) diatribe.

8) Lo scambio degli ostaggi in così poco tempo appare difficile da realizzare e sarà sicuramente oggetto di divergenze di interpretazione. Per esempio, per i separatisti saranno “detenuti illegalmente” anche i loro sostenitori arrestati nelle zone sotto il controllo di Kiev, per le autorità ucraine invece saranno “detenuti legalmente”.

9) L’autonomia prevista per il Donbass (o le sole “determinate aree”?) è molto ampia, in particolare per la creazione di “milizie popolari” che saranno nei fatti sicuramente le già esistenti formazioni dei separatisti. Il governo di Kiev però sembra essere tenuto a finanziare la regione, senza che le relative modalità siano definite con chiarezza: sarà di sicuro una fonte di conflitti, anche forti, tra le parti.

10) Le aree autonome potranno avere relazioni privilegiate con “regioni della Federazione Russa”, ma gli accordi prevedono che ciò avvenga con la collaborazione delle autorità centrali. Si tratta di un diritto di veto? Il testo può essere letto anche in questo modo e può quindi dare luogo a infinite diatribe.

11) Nel punto 10. la frase lapidaria “disarmo di tutti i gruppi illegali” è poco chiara. Kiev considera illegali tutte le formazioni armate separatiste e prima che vengano legalizzate diventando “milizie popolari” passeranno lunghi mesi. Cosa succederà nel frattempo?

12) Il punto 11. sulle nuove norme costituzionali da adottare sembra essere un contentino per chi vuole la federalizzazione e può al limite essere interpretato da chi lo vuole anche come mirante a un tale risultato.

13) In ultimo, ed è l’aspetto più importante, rimane il fatto che le “determinate zone”, cioè le aree controllate dai separatisti (circa un terzo dell’area del Donbass, in cui originariamente viveva la metà degli abitanti della regione) così come esistono oggi sono un’entità senza senso. Per arrivare a una soluzione stabile, il Donbass dovrà essere in un modo o nell’altro un’entità unica – questo aspetto fondamentale è chiaramente un preludio alla ripresa di un conflitto armato.

PROTOCOLLO di BUDAPEST del 1994 in italiano:

https://www.osce.org/files/f/documents/e/e/39557.pdf

DOCUMENTO SULLA DISINFORMAZIONE dell’Atlantic Council Eurasia Center (non tradotto)

https://www.atlanticcouncil.org/wp-content/uploads/2018/03/Democratic_Defense_Against_Disinformation_FINAL.pdf

Un duello tra amici_a cura di Giuseppe Germinario

Roberto Buffagni

Germano Dottori, una analisi equilibrata dei primi tre mesi di ostilità in Ucraina. Personalmente dissento su alcuni punti (ad es. l’interpretazione degli obiettivi della prima fase dell’attacco russo) ma quel che conta è che Dottori è competente, informato (per quanto è possibile esserlo) e che si sforza di essere obiettivo. Essere obiettivo non significa essere imparziale, significa non lasciarsi guidare dai propri pregiudizi, sapere quanto margine di incertezza vi sia nell’analisi di una guerra in corso, tentare di accertare per quanto possibile la realtà dei fatti.

Pierluigi Fagan

Roberto Buffagni Mah: 1) Come sa ogni stratega militare, la conquista di una città è l’incubo di tutti gli incubi. Del resto, la cosa si è resa nota ai più con Mariupol e stante che i russi non l’hanno bombardata dall’alto come si conviene a questi casi. Ci sono voluti più di due mesi e Mariupol, ho controllato oggi, è tra un quinto ed un sesto di Kiev, per popolazione e per estensione area in km2, cioè la presa di Kiev sarebbe stata una Mariupol alla quinta/sesta. Il che dice ulteriormente dell’improbabilità dell’idea visto il ruolo storico culturale che Kiev ha nella russità (come per altro Odessa). Pochissimi in Russia avrebbero accettato una cosa del genere; 2) come anche sa lo stratega militare, ci si deve presentare, oltre che con i bombardieri, con un rapporto minimo di 3:1 in termini di effettivi, cosa che non era neanche lontanamente lo stato del campo il 24 febbraio e tantomeno dopo; 3) si fa finta di non sapere l’ovvio ovvero che i satelliti americani hanno letto l’addensamento di truppe russe per settimane e settimane, preparando la difesa degli ucraini che erano tutt’altro che sprovveduti e questo anche era noto ai comandi russi; 4) forse quello che non si comprende è che i russi hanno mandato scientemente al macello o quasi, truppe inesperte, armate all’incirca e senza alcuna reale possibilità di conseguire un obiettivo che non si voleva/poteva conseguire, al fine di porre dei dilemmi di posizionamento truppe a gli ucraini. Lo hanno fatto anche a Simy e Karkhiv, mentre le cartine dell’Institute of Study of War mostrano chiaramente che proprio in quel mentre i russi sono esondati dalla Crimea incontrando quasi nulla resistenza. Un’area di due volte la Crimea stessa che oggi raccontano esser stato un obiettivo di ripiego mentre sappiamo del contrario, in tutta evidenza. Tra l’altro, visto che era proprio questo che volevano prendersi e prenderlo per sempre, la presa facile e quasi intatta ha abbassato i costi di ricostruzione; 5) su questo ha parzialmente ragione chi in video, molti episodi di cattivo coordinamento, defezione e forse l’abbandonarsi a qualche immotivata rappresaglia rabbiosa, discendono dal fatto che quello non era un vero attacco e quando chi sul campo se ne è accorto, certo non l’ha presa bene. Questo vale anche per i comandi locali, è ovvio che una cosa del genere il Cremlino non l’ha certo condivisa; 6) inoltre prendere Kiev e metterci un Quisling non avrebbe in alcun modo garantito la resa ucraina come abbiamo visto dal feroce coinvolgimento delle forze armate e della bande nazionaliste che certo non sono state pompate da Zelensky, il cui convincimento va ben oltre lo stesso Zelensky e che si preparavano da anni; 7) infine, per “tenere” l’Ucraina così messa ci sarebbero voluti tra i 400.000 ed i 500.000 uomini e non certo i 100-130.000 inviati lì. Con manifestazioni contrarie, terrorismo ed un calvario senza senso, oltre ai costi del dover mantenere un nuovo stato essendo per altro sotto sanzioni. Questa storia della presa di Kiev è incredibile, è incredibile come non si ragioni sulla sostenibilità concreta di ciò che si dice. Al punto da domandarsi se chi la sostiene è del tutto in possesso delle sue facoltà mentali o peggio, le possiede ma non le usa o le usa ad altri scopi. Forse la gente scambia Netflix con la realtà ed allora tutto sembra plausibile, oltre il lavaggio del cervello h24.
Roberto Buffagni

Pierluigi Fagan Io concordo al 100% con la tua interpretazione, lo accenno anche nella presentazione del video di Dottori. La prima fase delle ostilità in Ucraina a mio avviso ha registrato una complessa manovra diversiva russa su più direttrici in direzione Nord Ovest, al fine di modellare il campo di battaglia nel Sudest che è l’obiettivo militare dell’operazione; i russi NON vogliono prendersi l’intera Ucraina perché sarebbe “come ingoiare un porcospino” secondo la spiritosa formula di Mearsheimer. Le direttrici di attacco verso Kiev etc. sono state concepite secondo il modello “acqua che scorre”, nessuno sano di mente poteva pensare che con effettivi così esigui si potesse conquistare Kiev (neanche un paesino di 30.000 abitanti se poi devi tenerlo). Probabile che il comando russo abbia destinato a questa manovra diversiva le truppe meno preparate di cui disponeva, e plausibile anche che queste non l’abbiano presa bene quando si sono viste sul punto di essere travolte. Quel che mi ha lasciato perplesso (non riesco a capirne le motivazioni) è l’esiguità delle forze russe impegnate nell’operazione militare speciale. Anche soltanto per conseguire gli obiettivi ridotti (conquista del Sudest fascia costiera del Mar d’Azov e del Mar Nero compresa) impiegare truppe in lieve inferiorità numerica rispetto al nemico è veramente strano e rischiosissimo. Poi ce la stanno facendo, ma stante il vantaggio della difesa, stanti le fortificazioni ucraine del Donbass, stante l’addestramento e l’armamento NATO delle FFAA ucraine, i russi si sono presi un rischio enorme, secondo manuale per star ragionevolmente certi di prendersi il Sudest avrebbero dovuto impiegare come minimo il doppio, meglio ancora il triplo degli effettivi. Gli sta andando bene e questo, devo dire, è un grande successo militare dei russi; ma perché farsela così difficile? Costa caro, in perdite umane. L’unica spiegazione che trovo è una decisione politica, ossia la speranza della direzione russa che condurre operazioni limitate sul campo favorisse un esito diplomatico delle controversia e prevenisse il compattamento del fronte occidentale. Ovviamente non è andata così. E’ per questa ragione, ossia per il fatto incontestabile che tutta l’operazione militare speciale è stata condotta dai russi con un dispiegamento insufficiente di forze – hanno fatto le classiche “nozze coi fichi secchi” – che diventa plausibile anche l’ipotesi di Dottori. Secondo me è sbagliata, per i motivi che tu hai detto e io ho ribadito, e l’errore iniziale vizia parzialmente l’interpretazione successiva, ma non è necessariamente sintomo di malafede o di parzialità inescusabile. Poi che Dottori “faccia il tifo” per la NATO è indubbio, ma bisogna ascoltare sempre anche l’altra campana.
Pierluigi Fagan

Roberto Buffagni Hai ragione, il quesito c’è. Ipotizzo si tratti di un “tenere a riserva”. Come già scritto, qui, chi la dura la vince, il problema è capire quanto è la “dura”. Dottori dice che le truppe prima al nord sono state “ricondizionate”, già qui servono riserve. Steinman dello speciale Mentana, disse che ad un certo punto sono comparsi nel Lugansk chilometri e chilometri di carri e truppe con la lettera O, prima mai usata e che gli avevano detto venire direttamente ed ex novo dalla Russia. Nei filmati, infatti, si notano reparti con la fascia rossa prima mai usata. Fanno rotazioni ed hanno una prospettiva temporale media o lunga. Lo hanno detto all’inizio del conflitto, il conflitto si modulerà sulla risposta dell’avversario. Di base il rapporto 3.1 dovrebbe esserci visto che c’è a livello demografico, a parte che i russi hanno il più grande confine del mondo da difendere, credo che tengano a riserva per rotazioni. Poi è da vedere cosa succederà quando avranno preso tutto il Donbass. Come sai, secondo me lì si fermano, almeno per il momento. Leggevo oggi, tra l’altro che da settembre in poi lì torna a piovere ed i carri per campi di fango non sono una buona idea. Se mettono i confini dentro la Federazione, non puoi neanche bombardarli più di tanto, altrimenti ti nuclearizzano. Comunque diceva Fabbri ora in diretta che i servizi americani sono molto pessimisti sulla tenuta degli ucraini in Donbass, pare si stiano sgretolando e forse la telefonata oggi di Macron-Scholz è in vista della preparazione di una futura cessazione del fuoco a confini raggiunti. Se ci pensi, questo è più di quanto avevano chiesto i russi all’inizio, potranno dirsi soddisfatti. E’ per questo che bombardano la narrativa del “si stanno accontentando perché hanno perso Kiev e Kharkiv”. Difficile giustificare tutto quello che è successo se alla fine perderanno più di quanto non avrebbero perso accettando la piattaforma iniziale. Nei fatti, potrebbe dimostrarsi che era effettivamente una operazione militare limitata. Ognuna delle parti ha una guerra sul campo ed una nelle praterie mentali del proprio pubblico. Questa reiterazione della “sconfitta di Kiev” servirà per dare una parvenza di pareggio, di “ne è valsa la pena” incluso il nostro invio d’armi.
Francesco Meloni

Pierluigi Fagan probabilmente il comando russo ipotizzava una resa o una tregua chiesta dagli ucraini una volta circondata Kiev. Cosa che non si è verificata sia per il livello di infiltrazione angloamericana degli organi direttivi ucraini sia per la resistenza effettiva delle forze in campo.
Marly Grasso Nunes

Riassunto :
– I russi stanno vincendo nel campo di battaglia utilizzando una piccola parte delle proprie forze e armamenti
– l’esercito ucraino era il maggiore di Europa, addestrato e armato. Con molto fortezze nel territorio (come Azovstal) difficile da conquistare
– Dopo 3 mesi di guerra i russi hanno conquistato 20% del territorio ucraino (impiegando mezzi e personale limitati)
– Ricordando: una guerra si può sostenere se un paese è ancora viabile e funzionate. La Russia combatte due battaglie: una sul campo in Ucraina e una sul fronte economico, sociale e politico nazionale e internazionale. Apparentemente se la cava, per il momento, in entrambi
– L’Ucraina mette le truppe ma non combatte da sola. Ha il sostegno militare, politico, rifornimenti (militare e non), addestramento, inteligence, mercenari (solo?), propaganda ecc dell’occidente. Ha vinto la guerra di propaganda, ma perde nel campo di battaglia. Senza il sostegno dell’occidente il paese, già in grosse difficoltà economiche prima, oggi non sarebbe in grado di sostenere le perdite. Questo significa che piu’ si va’ avanti piu’ questo sostegno dovrà aumentare. Già oggi l’Ucraina ha problemi con carburante, hanno perso controllo della piu’ grande usina nucleare e idrica, delle miniere di carbone, due porti importanti.
– Si pone il problema per quanto tempo possono sostenere l’Europei questo ritmo. Hanno abbozzato gas per rubli, il petrolio continua a essere comprato (sempre rubli ?). Cosa si farà per il grano, per il fertilizzanti, per i metalli, per l’uranio? Sicuramente tutto a prezzi 3/4 volte maggiori e l’inflazione che aumenta e la competitività che diminuisce. Oltre a perda di mercati.
– Il grano in particolare: la Russia è già oggi il primo produttore al mondo, aggiungendo la percentuale prodotta nei territori conquistati dell’Ucraina aumenterebbe ancora di piu’ la sua importanza a livello globale
– Con la conquista di Mariupol la Russia ha acquisito il controllo su una regione con uno dei maggiore produttori del gas Neon importante per semiconduttori e lasers.
Questa è una guerra di attrito e la vincerà chi è in grado di resistere piu’ a lungo.
A quanto pare la Russia ha i suoi tempi e non sembra avere fretta (anche con tutto quello che succede intorno e in Ucraina non hanno ancora cambiato passo, solo aggiustato)
Usa hanno approvato 40 miliardi di dollari per l’ucraina di cui forse 6 in armamenti. Un’altra parte andra’ in reclutamento e addestramento. Il restanti nel sostentamento del paese (e in corruzione). Come ho descritto non và sostenuta solo la guerra ma il paese, che ha perso personale, strutture e importanti fonti di sostentamento.
Alcuni analisti presuppongono che i Russi non hanno risorse sufficienti a fronte di un occidente unito.
Io ci penserei due volte prima di dirlo.
Roberto Buffagni

Pierluigi Fagan Le tue sono considerazioni più che ragionevoli. Ti sintetizzo le mie. 1) Il rapporto 3:1 attacco/difesa dei manuali tattici è pensato per il punto di contatto tra gli schieramenti, non come rapporto di forze strategiche. Sul piano del rapporto di forze strategiche (potenza latente, demografia, potenza militare mobilitata+mobilitabile) la Russia è in vantaggio di ben più che 3:1 sull’Ucraina. Solo mobilitando i riservisti, la Russia può schierare 3 MLN e mezzo di uomini. Con una mobilitazione generale di riservisti e coscritti, può mobilitare 10 MLN di effettivi senza raschiare il fondo del barile.
Per quanto attiene alla potenza latente (economica) la Russia possiede materie prime e capacità di trasformarle incomparabile con quella Ucraina. Sintesi, tra Ucraina e Russia non c’è partita sul piano del rapporto di forze strategiche, e siccome la Russia non può permettersi di perdere la guerra, non c’è il minimo dubbio che la vincerà (poi il contenuto della parola “vittoria” va specificato, e questo contenuto non dipende solo dagli obiettivi russi, ma anche e soprattutto dagli obiettivi strategici americani). Insomma: i russi hanno scelto, per motivi che non riesco a capire, di combattere in Ucraina con forze in lieve inferiorità numerica sebbene tutti i manuali tattici prescrivano che per compensare il vantaggio della difesa sia necessaria una superiorità numerica dell’attaccante che convenzionalmente si stabilisce in 3:1.
2) A prescindere da questa scelta operativa le cui ragioni ci saranno sicuramente ma che mi sfuggono, secondo me non c’è il minimo dubbio che i russi avessero scelto di combattere una guerra “westfaliana”, ossia una guerra limitata per obiettivi limitati. Gli obiettivi territoriali sono, per farla corta, la conquista della Novorossya.
Gli obiettivi politici erano (sottolineo “erano”) “denazificazione”, “demilitarizzazione”, “neutralizzazione”. Denazificazione, demilitarizzazione, neutralizzazione sono la stessa cosa, espressa in forme diverse.
“Neutralizzazione” = mediante la firma di un trattato, garanzia de jure che l’Ucraina non diventerà un bastione militare occidentale sul fianco europeo della Russia.
“Denazificazione” non ha solo una funzione propagandistica a uso interno. Le formazioni di destra radicale ucraine, con le loro milizie ora integrate nelle FFAA ucraine, sono il principale strumento politico degli USA e della NATO per il controllo del governo ucraino, al fine di garantire che l’Ucraina sia de facto un membro della NATO, anche se non lo è de jure; perché per quanto minoritarie nell’elettorato, alla bisogna intimidiscono tutti i politici ucraini (se sgarri questi ti ammazzano).
“Demilitarizzazione” ossia distruzione/sbandamento delle FFAA ucraine = l’Ucraina non è più una minaccia militare per il Donbass e la Russia.
In sintesi: se ai russi fossero riuscite denazificazione + demilitarizzazione dell’Ucraina, essi avrebbero ottenuto de facto il risultato di neutralizzare l’Ucraina, qualora non riuscissero ad ottenerlo de jure.
Il raggiungimento dell’obiettivo territoriale è parzialmente raggiunto. Bisogna vedere se i russi riusciranno a raggiungerlo totalmente perché, anche ammesso che i combattimenti in corso nel Donbass si concludano con una vittoria decisiva russa, resta da conquistare Odessa e il territorio che la circonda, e non sarà assolutamente una passeggiata (inoltre, distruggere Odessa come è stata distrutta Mariupol pone serissimi problemi anche interni, è come distruggere Venezia).
Il raggiungimento di tutti gli obiettivi politici, denazificazione, demilitarizzazione, neutralizzazione, si è dimostrato impossibile perché gli americani hanno rilanciato tremila volte il piatto, e hanno ufficialmente dichiarato al massimo livello che l’obiettivo strategico USA è dissanguare, destabilizzare, frammentare politicamente la Russia, come minimo espellendola dal novero delle grandi potenze; e hanno confermato la serietà delle loro intenzioni votando un colossale riarmo dell’Ucraina, e favorendo l’ingresso in campo della Polonia (altri seguiranno).
Le milizie di destra radicale continuano ad esistere, si stanno riorganizzando e armando (anche su territorio NATO). Le FFAA ucraine stanno radunando, addestrando, armando centinaia di migliaia di coscritti e riservisti, su territorio ucraino e su territorio NATO. Veterani ucraini di stanno addestrando all’uso delle nuove armi NATO in Germania e in Polonia.
Sintesi: anche dopo l’eventuale conquista russa della Novorossya, la guerra in Ucraina NON finisce. Il governo ucraino NON siglerà un trattato con la Russia. L’Ucraina NON sarà “denazificata”, “demilitarizzata”, “neutralizzata”. L’Ucraina continuerà a combattere la Russia grazie all’armamento e al finanziamento costante USA+UE, grazie a una profondità strategica qualitativamente aumentata dal fatto che i santuari logistici delle FFAA ucraine si trovano su territorio NATO e i russi non possono colpirli senza rischiare un allargamento del conflitto e una escalation anche nucleare. L’accerchiamento NATO rischia di essere maggiore, non minore rispetto a prima dell’attacco russo, perché c’è la concreta possibilità che Svezia e Finlandia entrino nell’Alleanza Atlantica e per conto degli USA controllino il Mar Baltico, che per la Russia ha importanza strategica.
Morale: anche se diamo per scontata la conquista della Novorossya, la Russia così ottiene una (notevole, importante) vittoria tattica in una campagna, ma subisce una sconfitta strategica perché non ottiene nessuno degli obiettivi politici che si era prefissa e si ritrova daccapo a quindici.
Senz’altro la Russia, dopo il raggiungimento degli obiettivi territoriali, si disporrà sulla difensiva e consoliderà il territorio conquistato. Il punto è che cosa farà dopo, ossia in che modo risponderà alla sfida esistenziale che le pone l’Occidente, sul piano militare e sul piano politico. E’ qui che si apre il Secondo Atto della tragedia ucraina.

Ucraina, il conflitto militare, 4a parte_con Max Bonelli

Il fronte in Ucraina assume sempre più la dinamica di un elastico. Ad un allentamento nella parte Nord corrisponde una tensione crescente al centro ed una pressione stazionaria nella parte sud. Una situazione che dovrebbe protrarsi nella sua forma accesa sino a questa estate. Non mancano i segni di cedimento e di logoramento. L’aspetto epico di questo confronto lo hanno offerto l’assedio di Mariupol. Ben presto la realtà e la scoperta degli antefatti assopiranno gli effetti della retorica eroica, mettendo allo scoperto le nefandezze e i retaggi che hanno obbligato alla resistenza estrema le milizie della Azov assieme alla risolutezza di altri reparti regolari dell’esercito ucraino. Saranno i punti di partenza di un confronto e di una trattativa destinati a protrarsi per anni. Oltre al video nel commento due link riguardanti il trattamento “popolare” riservato ai militi arresisi dell’Azov e un episodio bellico ai danni degli ucraini nella zona di zaporigia https://vk.com/al_im.php?sel=309467818&z=video-61716737_456250943%2F1f03590fe413ba255a%2Fpl_post_-61716737_419568
https://vk.com/al_im.php?sel=309467818&z=video-61716737_456250952%2Fd300b433a1b1393105%2Fpl_post_-61716737_419825
https://vk.com/al_im.php?sel=309467818&z=video555711071_456242310%2F4574b8657bae9f6708%2Fpl_post_555711071_39870

Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v156d5m-ucraina-il-confronto-militare-4a-parte-con-max-bonelli.html

Stati Uniti, guerra e primarie senza rete_con Gianfranco Campa

Gli Stati Uniti in tre mesi hanno speso l’equivalente di un anno di guerra in Afghanistan e dei due terzi del bilancio della spesa militare russa. Un investimento enorme. Non è quindi solo Putin ad aver posto un punto fermo invalicabile. Una scelta chce è in realtà una proiezione di quanto sta avvenendo negli Stati Uniti con un Partito Democratico totalmente allineato ed arroccato in questa scelta, una leadership neocon ormai aggrappata agli specchi ed artefice di giochini truffaldini e un movimento che punta a consolidare la propria presenza nel partito repubblicano nei quadri dirigenziali. L’opportunismo e il trasformismo di Sanders non sono una sua esclusiva peculiarità; si sono rivelati la caratteristica di tutta la componente radicale del Partito Democratico. Il prodromo ad una radicale ricomposizione di quel sistema partitico che lascerà parecchi orfani lungo la strada. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v151jt2-stati-uniti-guerra-e-primarie-senza-rete-con-gianfranco-campa.html

Il giorno di Mario Draghi_con Antonio de Martini

Ieri, martedi 10 maggio, è stato il giorno di Mario Draghi al cospetto di Biden. E’ stato il suo giorno di gloria. Non sappiamo se è stato il suo momento fugace o il riconoscimento e la sanzione duratura di un ruolo internazionale riconosciuto. La postura assunta nell’incontro, così come la hanno presentata, è stata particolarmente significativa: un gran consigliere, nel pieno della sua dignità e del suo ruolo di dignitario, al cospetto di un principe sovrano, dal cospetto incerto e dallo sguardo perso nel vuoto. Il merito e gli argomenti affrontati nell’incontro corrispondono esattamente all’immagine offerta: hanno sottolineato la fedeltà assoluta e la linearità dei comportamenti del governo italiano rispetto agli indirizzi e alle pesanti scelte americane riguardanti il conflitto russo-ucraino. Grazie a questo, Mario Draghi si è concesso il lusso di richiamare Biden e la sua amministrazione alle conseguenze di queste scelte e di segnalare che è arrivato il momento di preservare i frutti di queste scelte: l’acquisita coesione della allenza atlantica in funzione antirussa e la consapevolezza della crescente ritrosia dei popoli europei a protrarre ulteriormente lo stato di belligeranza. Ha parlato volutamente di popoli ed opinione pubblica europea un po’ per ipocrisia diplomatica, soprattutto per evidenziare la difficoltà crescente dei ceti politici locali nel gestire e giustificare per troppo tempo un livello così esasperato di tensione. Una raccomandazione a non tirare ulteriormente la corda, almeno per il momento. Negli ultimi mesi, la figura di Mario Draghi è parsa appannarsi soprattutto come politico impegnato nelle beghe interne all’Italia, ma anche nello stesso agone della Unione Europea, non ultima la sua apparizione al parlamento europeo. Lo abbiamo più volte sottolineato su Italia e il mondo. Nel campo europeo sono risaltati molto di più la petulanza di Macron, il tira e molla dietro le quinte di Sholz e l’oltranzismo avventurista di polacchi e paesi baltici, almeno sino a quando Draghi ha potuto e saputo mettere a frutto la ormai tradizionale italica remissività ed accondiscendenza, guadagnandosi addirittura un possibile ruolo di mediatore o cerimoniere tra Stati Uniti, Ucraina e Russia. Il pallino e il dibattito più impegnativo sulla conduzione degli affari internazionali, nel versante occidentale, rimane comunque in mano ai centri decisori statunitensi. Quello che succede in Europa, rispettivamente la delicata pressione di Draghi, corroborata dalla parziale conversione di Letta e dalla petulanza di Macron, da una parte e l’iniziativa ucraina, presumibilmente ispirata da Nuland & C. dall’altra, di rallentamento dei flussi di gas, traggono alimento da e sono almeno in parte sponde esterne di posizioni presenti nell’amministrazione americana. Al netto del terrore che pervade lo staff presidenziale ad ogni apparizione pubblica di Biden, l’assenza di una conferenza stampa comune assume comunque un significato. Al beneficio che riuscirà a trarre Mario Draghi ne corrisponderà almeno uno parziale per il paese? Il dubbio volge pressoché verso la certezza di una stridente divaricazione, vista la pressoché totale inconsistenza di un ceto politico e di una classe dirigente, entrambi tanto petulanti quanto inconcludenti e dimessi, sia nella fazione assolutamente predominante dei consenzienti a prescindere che nella gran parte dei contestatori ed oppositori velleitari. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Stati Uniti! Il moloch della comunicazione e le sue crepe_Con Gianfranco Campa

Nel precedente video con Gianfranco Campa abbiamo accennato al tentativo di acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, il detentore di Tesla e Space X. In questa puntata proseguiamo, senza soluzione, con l’argomento. Il 2016 è stato l’anno dell’elezione inattesa di Donald Trump a Presidente. Ha coinciso con l’apoteosi dell’utilizzo delle reti digitali (facebook, twitter, google, instagram, tik tok, ect) in ogni campo della comunicazione, da quello strettamente privato, a quello economico, culturale e, finalmente, politico. Una apoteosi il cui apice ha segnato nel contempo il momento di declino crescente degli spazi di libertà offerti da quei canali e l’introduzione di sistemi certosini di controllo, censura e manipolazione sempre più stringenti. Non che in precedenza mancassero; soltanto erano meno sistematici e riservati maggiormente all’ambito economico. Quella campagna elettorale è stata un punto di svolta; è stato il primo esempio vincente dell’uso sistematico e simbiotico con un radicamento territoriale tradizionale e con la realizzazione di un programma politico dirompente delle piattaforme digitali. Sono stati i canali attraverso i quali individuare, raggiungere ed influenzare segmenti di interessi ed opinione circoscritti ed individuati con inusitata precisione e fondamentali, sulla base della legge elettorale, all’esito positivo della candidatura. Indicare quel momento e lo spazio americano come il punto e il luogo di svolta non è quindi un cedimento al complottismo, al politicismo e alla sensazione di onnipotenza dell’azione statunitense. E’ semplicemente la constatazione che l’esito di quella battaglia ha messo a nudo e in crisi i meccanismi di manipolazione, di relazione e di esercizio dei centri decisori di potere; centri decisori di potere in grado di determinare la vita interna di quel paese e di influenzare e/o decidere gli eventi e le dinamiche nel resto del mondo; in un paese dove sono localizzati, guarda caso, gli snodi dove affluiscono ed hanno la possibilità quantomeno teorica di essere rilevati e manipolati i dati che ormai muovono le azioni fondamentali del genere umano nei diversi ambiti, compreso quello più invasivo detto “politico”. Da allora il controllo e la manipolazione sistematica dei dati, il loro filtraggio, la creazione apposita da parte delle varie istanze di strutture e gruppi incaricati di questa gestione e manipolazione ha raggiunto livelli sempre più strutturati e invasivi sino a realizzare le peggiori profezie orwelliane. Una politica che comporta comunque dei costi altissimi in termini di coesione sociale e di regolazione dei conflitti in quanto tende a circoscrivere le diversità di opinioni e di interessi in nicchie e in sfere autoreferenziali sempre meno comunicanti tra di loro. Con ciò assecondando quei processi di frammentazione e di conflittualità distruttiva sociale e politica parallele perfettamente complementari alle varie forme di controllo totalitario presenti nelle diverse formazioni sociali, comprese quelle occidentali. L’acquisto di Twitter, per altro non ancora definitivo, non ostante quanto sostenuto dalla “ben informata” stampa italiana, da parte di Elon Musk, con tutto il corollario dei suoi annunci sulla liberazione dello spazio alle diverse opinioni, comprese quelle politiche, e soprattutto della possibilità ventilata di rivelazione dei codici alfanumerici che provvedono alla valutazione, manipolazione e distorsione dei dati, ha scatenato l’allarme isterico dei detentori della verità e dei principi democratici e prosaico dei detentori degli enormi interessi economici legati al sistema comunicativo, alla pubblicità e alla gestione dei sistemi produttivi. Si è alzato un fuoco di sbarramento sia negli Stati Uniti che nella Unione Europea, la paladina che è riuscita a combinare acrobaticamente l’apologia moralistica della democrazia, con il lobbismo istituzionalizzato e la pedissequa fedeltà e subordinazione all’atlantismo. Un muro difficilmente valicabile e sgretolatile se non a prezzo di compromessi deleteri in mancanza di altre condizioni. Uno scontro difficilmente sostenibile da un impero economico già direttamente ed apertamente minacciato nelle sue attività cruciali, senza un equivalente movimento politico adeguatamente attrezzato. Del capitalismo e delle imprese capitalistiche conosciamo il carattere dirompente in alcune fasi, ma anche la loro sorprendente capacità di adattamento alle varie situazioni e alle varie contingenze politiche e socioeconomiche. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Comunicato di Donald J. Trump, 45° Presidente degli Stati Uniti

Sino ad ora abbiamo pubblicato posizioni ed analisi divergenti da quelle ufficiali dell’amministrazione statunitense espresse da analisti e giornalisti. Adesso è la volta di personaggi politici di primo piano, in grado di influenzare pesantemente il corso del dibattito e delle decisioni in un prossimo futuro. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Non ha senso che Russia e Ucraina non si mettano a sedere e non elaborino un accordo onorevole. Se non lo faranno presto, non resterà altro che morte, distruzione e carneficina. Questa è una guerra che non avrebbe dovuto mai scoppiare, ma è successo. La soluzione non può mai essere buona come sarebbe stata prima dell’inizio delle ostilità. Ma c’è una soluzione e dovrebbe essere trovata ora, non più tardi, quando tutti saranno MORTI!

Mario Draghi, la parabola di un funzionario_di Giuseppe Germinario

Per oltre un anno hanno invocato l’arrivo del redentore a rimedio dello sfacelo provocato con tanta buona volontà da Conte e dai suoi apostoli.

Il suo annuncio aveva sollevato gli animi dell’universo, o quasi, dei peccatori dal cuore fibrillante e penitente.

Il comun sentire suggeriva che il suo prestigio, le sue entrature nel ristretto mondo dei veri decisori avrebbero riportato all’istante il Bel Paese nel cerchio magico dei forgiatori dei destini del mondo; se non proprio tra i commensali, almeno nella stanza di servizio, quella adibita ai sussurri e alle suppliche con qualche fondata speranza di essere accolti.

Il suo avvento trionfale, la sua acclamazione simboleggiava la realizzazione sorprendente, quasi miracolistica, delle aspettative unanimi, ma sino all’attimo precedente discordanti. Un branco di animali rissosi ricondotti dal buon pastore docilmente all’ovile come pecorelle smarrite, pur con qualche bizza bonariamente tollerata per dar sfogo ad intemperanze e smarrimenti identitari. Persino le rade pecorelle rimaste fuori dal recinto a brucare in solitudine i cespugli selvatici non riescono a sfuggire all’attrazione, pronte a seguire sia pure a distanza l’itinerario tracciato dal guardiano.

Lo hanno ritenuto, ancora in parte lo ritengono, il Grande Timoniere in grado di riparare la nave e condurla nel porto più sicuro con tutti gli onori e qualche onere. Si sta rivelando rapidamente in realtà il timone dalla rotta rigidamente prestabilita dal timone automatico, guidato da un software nemmeno tanto sofisticato e flessibile; più prosaicamente una ruota da timone trafitta e bloccata nella direzione da una barra a prescindere dai flutti, dagli ostacoli e dalle correnti.

Sulle doti di coraggio ed intraprendenza del sedicente timoniere è sufficiente la narrazione espressa dalla immagine; non ci sarebbe molto altro di sostanziale da aggiungere.

Sul punto di arrivo della sua missione questa redazione non ha nutrito il minimo dubbio; altrettanto sulla rotta e gli strumenti che avrebbe utilizzato per raggiungerlo. Qualche spiraglio il sottoscritto, dimentico delle stilettate del buon Cossiga, aveva lasciato aperto sulla capacità e possibilità del capitano, o sedicente tale, di rappezzare la nave ed ammorbidire quantomeno le modalità di espressione della propria fedeltà.

Su questo al contrario Mario Draghi ha rivelato nei vari ambiti, piuttosto, i limiti e gli impacci propri di un grigio travèt piuttosto che la sagacia e l’intraprendenza di un condottiero.

Osserviamo nel più ampio spettro possibile le modalità, le finalità e gli strumenti di azione adottati dal nostro in questi quattordici mesi di governo.

Nelle dinamiche geopolitiche europee Mario Draghi è una delle pedine, nemmeno la più importante, certamente una delle più solerti, che deve assolvere al compito di neutralizzare e ricondurre al verbo atlantista le pulsioni autonome, per quanto timide e dettate dalla situazione politica interna piuttosto che dalle ambizioni del ceto politico al governo, di Francia e Germania; deve inoltre coordinare e guidare in questo senso l’azione dei paesi mediterranei, in particolare di Portogallo, Spagna e Grecia. La recente conferenza congiunta con questi paesi mediterranei e la fretta con la quale si vorrebbe giungere alla costituzione dell’esercito europeo, a prescindere dalla costruzione di un complesso industriale, logistico e di comunicazione militare adeguati sono l’indizio di questa intenzione. In questo Mario Draghi, di suo, ha contribuito ad accentuare lo straniamento dell’Italia dalle vicende della Libia, così cruciali per il nostro paese; ha azzerato ogni ruolo di possibile mediazione nel conflitto russo-ucraino esponendosi platealmente più di altri europei, in compagnia di paesi baltici, Svezia, Polonia e Gran Bretagna, il pieno e fattivo sostegno al governo dell’attore nel pieno delle sue funzioni, Zelensky. Analogo fervore e coerenza ha dimostrato nell’applicare la politica di sanzioni alla Russia, in questo superando nella solerzia addirittura Stati Uniti e Gran Bretagna in diversi ambiti; ha rivelato il proprio zelo rusticano, in questo assecondato egregiamente dal valletto Giggino e dal curiale Enrico, apostrofando fuori tempo massimo Erdogan e continuando nella fustigazione personale di Putin. Ha ricevuto in cambio il riconoscimento di Zelensky a che l’Italia sieda in buona compagnia con i peggiori fomentatori al tavolo come garante della futura neutralità ucraina. Un riconoscimento che sa di polpetta avvelenata in caso di accordo solo parziale con i russi sulle nuove frontiere e sullo status ucraino; comunque l’ennesimo impegno dell’Italia in uno scacchiere lontano dai suoi effettivi interessi strategici. Lo ha attraversato sorprendentemente un piccolo sussulto, chiedendo sommessamente ai propri superiori considerazione per la particolare dipendenza del paese dal gas e dal petrolio russi. Una preghiera durata il lasso di un respiro; giusto il tempo di un paio di articoli minatori di richiamo personale apparsi sulla stampa americana. Per il resto Supermario ci sta abituando soavemente e surrettiziamente, con gelida nonchalance, all’inevitabilità di un conflitto armato con la Russia o in alternativa di una politica sanzionatoria foriera di austerità e soprattutto di drammatico dissesto economico e sociale di un paese già colpito dalla furia catastrofista che ha pervaso la crisi pandemica e l’approccio ambientalista.

Ben inteso il nostro ha saputo servire il calice amaro con argomenti insolitamente “sovranisti” per un uomo nutrito di valori agli antipodi. Sulle scelte energetiche ha riesumato il termine di “indipendenza”, ma solo per specificare che trattasi di indipendenza dalla Russia ed omettere il fatto che si arriverebbe in realtà a dipendere ulteriormente da una cerchia più ristretta di fornitori altrettanto e più rapaci, a cominciare dagli Stati Uniti; ha ripescato il termine diversificazione, un ossimoro per un globalista di tal fatta, quando in realtà l’eliminazione di un fornitore così importante conduce sulla strada opposta e per di più pescando in aree geopolitiche particolarmente instabili nelle quali l’Italia per altro riveste un ruolo del tutto insignificante.

I recenti viaggi in Algeria e in altri due paesi africani sono poco più di una cortina fumogena tesa a nascondere l’inattendibilità delle quantità di forniture promesse, per altro ridotte rispetto al fabbisogno nazionale e la divaricazione dei tempi rispetto all’urgenza imposta dalla propria sudditanza geopolitica agli statunitensi. L’Algeria, come è noto, paese per altro instabile politicamente, dispone di riserve in via di esaurimento rispetto alle potenzialità di altri paesi e soprattutto contese da numerosi concorrenti altrettanto assetati e meglio bardati. Riguardo alle forniture di GLN è sufficiente lanciare uno sguardo distratto sui costi esorbitanti di estrazione e di gestione delle infrastrutture di trasporto ed immissione per farsi un idea del dissesto a cui stiamo andando rapidamente incontro. Se a questo si aggiunge il furore dogmatico con il quale si è puntato sulla produzione di energia da fonti rinnovabili con tecnologie ancora sperimentali, comunque in buona misura inquinanti e non in grado di garantire continuità di fornitura e sostituibilità significativa delle fonti fossili, ecco che la strada verso il dissesto e la decrescita infelice è ormai ripida ed inarrestabile ovviamente coperta dall’aura della fedeltà europeista e del miraggio di un mondo bucolico scevro da fonti fossili e da energia nucleare della quale l’Italia deteneva sino a pochi decenni fa ottime capacità tecnologiche. Non solo ripida ed inarrestabile, anche di fatto irreversibile, almeno per lunghi lustri, data la mole e i tempi di attuazione richiesti dagli investimenti per dirottare i flussi verso sbocchi alternativi.

Come al solito, per leggere correttamente i termini della questione posti in Italia, bisogna curiosare sulla stampa e negli ambienti diplomatici all’estero. Nella fattispecie ci ha pensato l’ineffabile Victoria Nuland, rediviva sottosegretaria di stato statunitense, da sempre impegnata a fomentare il bellicismo e a coltivare i propri affari in Ucraina, a mettere nero su bianco i puntini sulle “i”. Raccomandiamo i lettori di scrutare attentamente la sua recente intervista sul quotidiano greco ekathimerinhttp://italiaeilmondo.com/2022/04/17/victoria-nuland-in-k-si-al-gnl-no-agli-oleodotti-nel-mediterraneo/

disponibile su questo nostro link assieme ad altri articoli importanti sull’argomento, in particolare per quanto dice su “Eastmed”. Ne risulta in sintesi la assoluta irrilevanza e scontata accondiscendenza dell’Italia rispetto alle priorità statunitensi rivolte alla Turchia, alla Germania, all’Europa Orientale e Settentrionale, giunte sino all’estremo sacrificio economico e strutturale del nostro paese.

Lungi dal porgere il petto in nome dell’interesse nazionale, il nostro se l’è cavata con un laconico ed inquietante “se ne può discutere”.

Tutto sommato, però, visti gli antefatti e il suo passato, in questi ambiti non ci si sarebbe potuto aspettare niente di diverso da quest’uomo, se non qualche asprezza ed qualche impaccio di troppo.

La vera sorpresa, mi si perdoni l’enfasi, riguarda e riguarderà ancor più in futuro i due piani operativi per i quali il nostro è stato invocato ed accolto trionfalmente: la gestione della crisi pandemica e la realizzazione del PNRR.

Una sorpresa particolarmente amara per il nostro paese e promettente per lui.

Segno che i destini di successo, gloria e riconoscenza personali non coincidono necessariamente con quelli del paese al quale presuntivamente si appartiene. Nella fattispecie tutto lascia intendere che siano inversamente proporzionali.

LA CRISI PANDEMICA

La conferma di personaggi a dir poco così improbabili, come il ministro Speranza e il commissario Arcuri, figli prediletti del cerchio magico, ormai decadente, direi penoso di Massimo Dalema, non lasciava presagire nulla di buono. La nomina del Generale Figliuolo è stato il vero colpo d’ala nella gestione della pandemia; ne ha rivelato nel tempo i limiti circoscritti e nel contempo indiscriminati dell’azione antipandemica rispetto ad altre finalità inconfessabili di manipolazione e controllo della società emerse via via in maniera sempre più evidente. Un baraccone costruito in realtà su un unico e rischioso obbiettivo, proprio per la sua unilateralità e preclusione di alternative ed interventi complementari: la vaccinazione di massa. Un rimedio dagli effetti annunciati miracolosi, in realtà solo parzialmente efficace. Una costruzione che in qualche maniera ha retto mediaticamente; che continuerà a reggere, anche se in maniera sempre più precaria, almeno sino a quando non saranno disponibili ed effettivamente di pubblico dominio i risultati esposti nelle 55.000 (cinquantacinquemila) pagine del documento appositamente prodotto dalla apposita Commissione, istituita ovviamente dal Congresso Americano.

Sta di fatto che la campagna vaccinale è riuscita soprattutto a nascondere l’incapacità e la aleatoria volontà di Governo e pubblica amministrazione ad agire selettivamente secondo categorie ed aree diversificate di rischio, con uno spettro ben più ampio di interventi seguendo un approccio multirischio più flessibile ed articolato, ma decisamente meno invasivo.

Ne abbiamo parlato e scritto più volte in questo sito sin dai primi giorni della crisi pandemica.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti e lo sarà ancora di più nel futuro prossimo: il dissesto e la precarizzazione di interi settori economici e intere categorie sociali; la gestione inquietante, manipolatoria e totalitaria dell’informazione e dei provvedimenti, strumentale ad altri fini di potere e controllo, così lesta ad essere attribuita e additata a paesi come la Cina, ma negletta in casa propria.

Da qui la vergognosa caccia all’untore, sostenuta e alimentata dall’intero sistema mediatico, ai danni di qualsiasi voce critica, a prescindere dalla fondatezza degli argomenti, le aperte e protratte discriminazioni tese a nascondere e a sopperire alla inefficacia e controproducenza di provvedimenti generalizzati di chiusura e limitazione e al prevedibile saccheggio di risorse del quale si incomincia ad intravedere ormai la reale dimensione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, almeno per chi vuol vedere. La stessa diffusione e patogenicità, letalità del virus non ha subito limitazioni rispetto a paesi dalle politiche più lassiste e flessibili.

Il sospetto, più che fondato, è che la crisi pandemica sia stata nel tempo l’occasione e il pretesto per sperimentare ed introdurre modalità e tecniche di manipolazione proprie di una condizione conflittuale e bellicista più generale e complessa, propria di una fase multipolare della quale gli Stati Uniti faticano e non intendono prendere atto. In questo contesto si inserisce ancora una volta l’azione specie mediatica, particolarmente maldestra, del nostro Supermario entro un baraccone mediatico parossistico, costruito con lo strepitìo di affermazioni e controaffermazioni dallo scarso fondamento scientifico e logico.

IL PNRR

Anche del PNRR abbiamo scritto con dovizia, almeno sino ad un anno fa. L’argomento avrebbe meritato ben altra attenzione nel tempo sia perché è stato il principale cavallo di battaglia che ha consentito l’ingresso di Mario Draghi nell’agone politico, sia per le grandi aspettative di sviluppo e riorganizzazione socioeconomica create ad arte intorno ad esso, sia per le finalità reali, ma celate, per le quali in realtà è stato rifilato, agognato e varato. Anche noi, purtroppo, a causa soprattutto della scarsità di forze disponibili, siamo caduti nella trappola della univocità dei temi imposti in questi ultimi due anni, nella fattispecie la crisi pandemica, dal quale è scaturito per altro il PNRR e la crisi poi del conflitto in Ucraina.

Dubbi perniciosi sulla effettiva efficacia del piano, almeno rispetto agli obbiettivi conclamati, iniziano ad insinuarsi anche in settori cruciali dell’establishment e dei centri amministrativi.

Altrettanto preoccupati, iniziano ad emergere giudici sulla organicità del piano, sulla definizione delle priorità e delle finalità, sull’approccio unilaterale che ignora i fattori multirischio che ne potrebbero inficiare l’esito, sulla capacità di realizzazione dei progetti da parte della macchina amministrativa, specie degli enti locali e sulla effettiva consistenza aggiuntiva dei fondi rispetto ai programmi di spesa di investimento previsti e non attuati in questi ultimi decenni.

Sono nodi dai quali il nostro Supermario riuscirà probabilmente a sfuggire, non sappiamo ancora con quale eleganza, visti i tempi di realizzazione previsti dal PNRR e vista la fretta sempre più evidente del nostro nel cercare gratificazioni alternative, possibilmenteal di fuori di questo “pauvre pays”; così povero, ma così irriconoscenteverso i propri geni.

Non è possibile in questo articolo ritornare analiticamente sulle varie parti del PNRR, né sono in grado al momento di affrontare nei dettagli le caratteristiche del piano.

È possibile comunque ribadire alcuni giudizi di fondo, già espressi per altro con più autorevolezza, ma con eccessiva cautela, da fonti ben più accreditate.

https://www.radioradicale.it/scheda/660186/pnrr-e-fondi-strutturali-2021-2027-il-paese-alla-prova-dellintegrazione-per-evitare-lo

https://www.radioradicale.it/scheda/661208/pnrr-scelte-di-sistema-per-la-ripartenza-scenari-e-valutazioni-sugli-strumenti

  • I fondi sono in gran parte sostitutivi di altri finanziamenti giacenti da tempo ed inutilizzati; la gran parte dei finanziamenti sono prestiti da restituire con una pesante ipoteca nel caso ad essi non dovesse corrispondere un sufficiente livello di sviluppo e crescita economica

  • i progetti, specie quelli propri degli enti locali, in gran parte sono riesumati

  • l’insieme dei progetti si sta rivelando una sommatoria avulsa da priorità, gerarchie, coordinamento ed inserimento in un progetto e modello di organizzazione sociale coerente ed efficace

  • la macchina tecnico-amministrativa, pur con gli interventi ventilati, non sembra in grado di formulare e seguire adeguatamente i progetti

  • manca esplicitamente quantomeno l’ambizione, esplicitata al contrario da Francia e Germania, di acquisire una capacità tecnologica autonoma, necessaria alla garanzia di acquisizione, protezione e manipolazione di dati e comandi indispensabili a gestire con sicurezza la circolazione dei flussi informatici e digitali. L’unico impegno riguarda l’intervento nella Pubblica Amministrazione e nella trasformazione digitale delle imprese in un quadro di indirizzo e controllo delle filiere determinato da altri, soprattutto da altri paesi

  • mancano progetti concreti consistenti di formazione di piattaforme industriali che integrino le attività di ricerca pura, applicata e di finalizzazione del prodotto senza i quali l’attività di ricerca in Italia, pur asfittica, anche se in realtà più significativa nella realtà chiusa delle piccole aziende di quanto mostrino i dati ufficiali, tende assumersi più i rischi che le potenzialità di realizzazione di profitto e sviluppo

  • mancano consistenti risorse finanziarie nazionali indispensabili, tali da curare specifici ambiti produttivi ed organizzativi e da aggirare i vincoli e le limitazioni al varo di nuove iniziative imposti dalle normative europee in materia di concorrenza

Ci sarebbero altri aspetti importanti da segnalare.

Sta di fatto che l’inerzia del processo di attuazione del piano tenderà a realizzare soprattutto alcuni progetti di entità strategica come la logistica e la rete di dati a danno di altri, secondo una logica per così dire apparentemente neutra, la quale porterà ad accentuare in realtà, in assenza di pesanti correttivi, ulteriormente i processi di polarizzazione della struttura socioeconomica europea e di periferizzazione ulteriore della struttura industriale italiana piuttosto che ad un riequilibrio delle dinamiche. Non solo! Ancora più importante, ad assecondare quei progetti logistici più compatibili con le strategie di integrazione militare della NATO e americane.

Una tematica ben presente da sempre in numerose sedi europee, ma quasi del tutto assente ancora in Italia. In perfetta linea purtroppo con la retorica ed il lirismo legato al tema del mancato utilizzo dei fondi strutturali piuttosto che ad un esame disincantato della loro funzione.

Non è il solo aspetto critico del piano.

Ne rimane un altro a segnare la continuità storica di ogni ambizione di riforma dello Stato e dei suoi apparati con precedenti nefasti.

La logica emergenziale, insita anche nel PNRR, che ha portato regolarmente alla creazione di apparati e centri di potere, inizialmente destinati a trasformare, coordinare e sostituire i precedenti e che in realtà si sono sovrapposti e sono entrati in competizione con essi sino ad arrivare e probabilmente a peggiorare in futuro il disordine istituzionale ed amministrativo e la competizione distruttiva e paralizzante tra centri di potere, sempre più spesso dipendenti e diretti da centri esterni.

Un disordine al quale la fede tecnocratica e positivista sulle magnifiche sorti e progressive delle nuove tecnologie difficilmente riuscirà a porre rimedio. Di esempi ne abbiamo ormai visti a iosa.

Il PNRR rappresenta solo l’ultimo strumento, l’occasione giusta al momento giusto, per rafforzare ulteriormente il processo di integrazione e subordinazione della formazione sociale ed economica italiana attraverso vincoli e dinamiche naturali e difficilmente reversibili al quale si sono prestate di buon grado quasi tutte le forze politiche e i gruppi di interessi ansiosi di partecipare ai frutti tanto attraenti nell’immediato, quanto tossici per la società nel futuro, di quel banchetto.

Frutti, per altro, già messi in forse dalle conseguenze destabilizzanti dell’attuale crisi geopolitica.

Attribuire a Mario Draghi la responsabilità esclusiva di tutto questo sarebbe fuorviante e ingeneroso. Una sopravvalutazione, soprattutto, del valore della persona.

Sono processi innescati ormai da oltre quarant’anni e culminati, nella prima fase, con Tangentopoli, la dismissione di un apparato pubblico industriale per altro in netta decadenza nella sua gran parte e un degrado e la letterale sparizione delle capacità tecnico-amministrative legate alla soppressione repentina di agenzie ed apparati pubblici negli anni ‘90.

EPILOGO

Mario Draghi ha seguito questa onda, ne è stato tra i tanti, l’artefice importante sin dagli albori; ci ha costruito sopra una brillante carriera.

Non ha evidentemente concluso la sua opera.

Quello che sta succedendo alla Tim-Telecom, con la possibile conciliazione e spartizione tra americani e francesi, alle Alleanze Generali, nella strategica industria di base italiana, a cominciare dall’acciaio, sono il compimento di questo processo drammatico e nefasto per il paese.

La legge sulla concorrenza dovrebbe essere infine la cornice adeguata per assecondare organicamente queste scelte e il compimento dell’opera.

A guardare gli ultimi documenti significativi prodotti dal Governo, in particolare il DEF e le note al DEF, colpisce l’assordante silenzio in materia di intervento e politiche attive di intervento nell’industria, di obbiettivi di ricostruzione consapevole delle filiere interrotte ed incrinate dalla crisi della globalizzazione, almeno nelle forme sin qui conosciute, di gestione in prima persona almeno di parte delle dinamiche fondamentali.

Una sequela di incentivi generali e di interventi assistenziali dal carattere meramente redistributivo, teso ad accontentare questuanti e ceto politico di bassa lega, ma che dissangueranno ulteriormente il paese e lo distoglieranno dalle questioni cruciali che si stanno affrontando in modo succedaneo e truffaldino.

La stessa protrazione di provvedimenti, quali l’agevolazione del 110% negli interventi di edilizia residenziale rappresentano una distorsione gigantesca in un settore complementare, ma cruciale, tale da saturare e distorcere l’offerta lavorativa ed imprenditoriale, determinare una levitazione enorme dei prezzi di fatto a carico dello Stato per il momento e dei privati nel futuro prossimo e distorcere l’attività dell’intero settore, specie quello legato all’edilizia industriale.

La possibilità di un contraccolpo, quindi, molto difficilmente riassorbibile. Specie se concomitante con la crisi pandemica e con i riflessi della crisi geopolitica in atto.

Su questo si è inserito da par suo, ancora una volta, il contributofattivo e subdolo di Mario Draghi.

Tirando fuori il solito tema, fondato per la verità, ma creato dalla farraginosità e superficialità dei sistemi di controllo, della corruzione ha soppresso il fattore più significativo e positivo di quel provvedimento, assecondando presumibilmente le sollecitazioni discrete ma efficaci della Commissione Europea o di lobby particolari in essa presenti: la circolarità di quei titoli, di fatto una moneta locale.

Mario Draghi ha trovato una strada spianata davanti a sé, grazie anche alla complicità del sistema associazionistico e lobbistico.

Alcune, come Confindustria, istituzionalmente incapaci per la loro composizione, di affrontare e proporre indirizzi di sviluppo, conversione ed aquisizione di potenza di una formazione socio-politica. Altre, come le confederazioni sindacali, incapaci di affermare e confermare appunto il proprio ruolo confederale ed una visione politica di insieme, quantomeno tentata in tempi lontani, che potesse prospettare una forma di sviluppo e di coesione sociale tale da offrire alle rivendicazioni la forma di diritti e doveri compatibili con un determinato assetto produttivo e sociale coeso e dinamico piuttosto che la caratteristica di una difesa distributiva di tipo sempre più difensivo e corporativo del tutto sterile. Un aspettativa evidentemente illusoria con un gruppo dirigente sindacale sin troppo legato alla matrice progressista ed europeista dell’attuale ceto politico e ad una visione sterilmente movimentista abbagliata dalla suggestione compassionevole di masse informi, per altro politicamente inesistenti quanto facilmente manipolabili, piuttosto che dalla partecipazione cosciente dei settori più professionalizzati, antico reale nocciolo duro del passato glorioso dei sindacati e dei partiti di massa organizzati.

Non sappiamo se la piega presa dal paese abbia assunto una direzione definitiva; lo temiamo. In qualche maniera sappiamo cosa servirebbe, ma non siamo in grado, almeno per ora, di contribuire a produrne le condizioni.

Sarebbe già tanto far comprendere che la fortuna personale di un personaggio con un tale passato e di tal fatta non coincide con quella di un paese e della sua popolazione; ne è agli antipodi, ma è quello che vogliono farci credere.

Con le dovute cautele, prima se ne andrà, meglio sarà per la nazione.

Victoria Nuland in “K”: Sì al GNL, no agli oleodotti nel Mediterraneo

Qui sotto due illuminanti articoli, il primo una intervista di Victoria Nuland, assistente al Dipartimento di Stato statunitense, al quotidiano greco khatimerini, l’altra un articolo del quotidiano atlantico, corredato di numerosi link, particolarmente utili alla comprensione dei due testi. L’intervista, nella sua logica difetta di coerenza. Illustra chiaramente invece le intenzioni della attuale amministrazione americana, della quale la Nuland è una delle più importanti e famigerate figure, nell’attuale contesto europeo. Ci dice quali sono i principali punti e luoghi di attenzione americani e quale ruolo ed onere dovranno sobbarcarsi i paesi mediterranei, in particolare l’Italia. Mai come adesso siamo una espressione geografica ai loro occhi e il nostro Presidente del Consiglio, in questo assecondato dalla loquacità passata e dal silenzio altrettanto significativo presente del PdR, ne sta assecondando pienamente la condizione. Del resto conosciamo bene cosa apprezza del nostro paese e quanto ci si identifica. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Victoria Nuland in “K”: Sì al GNL, no agli oleodotti nel Mediterraneo

Le distanze chiare da EastMed o altre condutture ricevono tramite “K” il sub. Il segretario di Stato americano Victoria Nuland

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La fine degli scenari su EastMed o altri gasdotti nel Mediterraneo orientale con il supporto di Washington è stata lanciata dal segretario di Stato americano Victoria Nuland nell’intervista rilasciata ieri mattina a “K” , con sede ad Atene. La signora Nuland osserva che gli Stati Uniti favoriscono il trasporto di GNL , mentre include anche la Turchia nei paesi che coopereranno con Grecia, Israele, Egitto e Repubblica di Cipro in questo contesto più ampio. Infatti, stima che la regione possa diventare un motore energetico per il Nord Europa. Ha anche fatto ampiamente riferimento all’intenzione degli Stati Uniti di migliorare le sue relazioni strategiche con la Turchia, rilevando che nei suoi contatti ad Ankara si è reso conto che il governo Erdogan era consapevole delle sanzioni dell’UE. – Anche gli Stati Uniti contro la Russia possono essere sentiti lì. Inoltre, fa riferimento all’importanza di Alessandropoli e delle basi militari utilizzate dalle forze armate statunitensi in Grecia sia per garantire la sicurezza nella regione che per il trasferimento delle forze militari nell’Europa orientale e in Ucraina.

– Hai avuto molti contatti ad Atene. Qual è stato il messaggio che hai trasmesso? In che modo pensi che Atene potrebbe migliorare ulteriormente le capacità dell’Ucraina in ambito militare o di altro tipo? Discuteresti qualcosa di simile con i tuoi interlocutori ciprioti?

— Il motivo principale per cui sono venuto ad Atene è stato per ringraziarti per tutto ciò che facciamo insieme. Devo dire che l’ultima volta che sono stato al governo ho fatto molti viaggi ad Atene e in quel momento era per aiutare la Grecia a ottenere l’aiuto internazionale di cui aveva bisogno per riprendersi. Tempi molto difficili. E ora vedo questo rapporto di sicurezza che abbiamo a tutti i livelli e tutto il lavoro che è stato fatto per costruire ciò che ora sta dando così tanti vantaggi, mentre cerchiamo collettivamente di porre fine a questa violenta guerra in Ucraina. E il ruolo che la Grecia svolge nell’Europa sudorientale come fornitore di servizi di sicurezza per aiutare l’Ucraina è stato eccellente. E in secondo luogo, il fatto che abbiamo lavorato molto nel corso degli anni per diversificare le nostre fonti di energia: il gasdotto TAP e l’interconnessione con la Bulgaria e ora il terminale galleggiante di gas naturale liquefatto (GNL) ad Alexandroupolis. Ciò consente alla Grecia di essere un hub energetico non solo per le proprie esigenze, ma per l’intera Europa sudorientale, in un momento in cui tutti in tutta l’UE, anche in Turchia, capiscono che investire nel petrolio e nel gas russi è una cattiva idea. Pertanto, la Grecia non solo offre opzioni per tutti, ma hai davvero l’opportunità di essere parte della soluzione per il futuro. in un momento in cui tutti in tutta l’UE, anche in Turchia, capiscono che investire nel petrolio e nel gas russi è una cattiva idea. Pertanto, la Grecia non solo offre opzioni per tutti, ma hai davvero l’opportunità di essere parte della soluzione per il futuro. in un momento in cui tutti in tutta l’UE, anche in Turchia, capiscono che investire nel petrolio e nel gas russi è una cattiva idea. Pertanto, la Grecia non solo offre opzioni per tutti, ma hai davvero l’opportunità di essere parte della soluzione per il futuro.

– Hai discusso di progetti energetici specifici?

Ci stiamo allontanando da un pesante gasdotto sul fondo del mare che sarà molto costoso e richiederà dieci anni per essere costruito. Tutti hanno bisogno di energia ora.

– Sì. Ho avuto l’opportunità di partecipare per un po’ all’incontro tripartito che il ministro Dendias ha avuto con il ministro degli Esteri Lapid e il ministro degli Esteri Kasoulides. Come sapete, sosteniamo il tripartito e il “3 + 1” con gli Stati Uniti e molte di queste discussioni riguardavano le opzioni energetiche. Quindi più GNL, più cavi elettrici tra i paesi. Penso che la parte da cui ci stiamo allontanando ora è questo oleodotto dal fondale marino pesante che sarà molto costoso e richiederà dieci anni per essere costruito. Tutti hanno bisogno di energia ora. Hanno bisogno di gas, hanno bisogno di elettricità. Ecco perché ora stiamo rivolgendo la nostra attenzione al GNL, a questi cavi di alimentazione, ecc., e capisco che noi tre abbiamo avuto una buona discussione su queste cose. Siamo disposti a essere di supporto. Direi che anche nel contesto della nostra visita ad Ankara lunedì, capiscono che ora dipendono molto dal petrolio e dal gas russi. Quindi vediamo reali opportunità per l’energia di essere un guaritore e un fattore di collegamento in questa parte del mondo.

Intendi dire che lo schema “3+1” ma anche la Turchia potrebbero essere parte di un più ampio dibattito sull’introduzione del gas del Mediterraneo orientale nei mercati europei? Quindi lo scenario di base è il GNL e non i gasdotti? È difficile costruire EastMed, ma è anche molto difficile costruire un gasdotto da Israele alla Turchia…

– Non dobbiamo aspettare dieci anni e spendere miliardi di dollari per queste cose. Dobbiamo trasportare il gas ora. E dobbiamo usare il gas oggi come transizione verso un futuro più verde. Tra dieci anni non vogliamo un gasdotto. Tra dieci anni vogliamo essere verdi. Ma in questo momento abbiamo bisogno di benzina. Quindi dobbiamo usare il GNL e dobbiamo usare connessioni elettriche che possiamo fare più velocemente. E la Grecia è un pioniere in tutto questo. E questo è importante.

– C’è un dibattito pubblico in Grecia che Ankara sta giocando da entrambe le parti. Non partecipa alle sanzioni contro la Russia, ma cerca di facilitare i colloqui tra Ucraina e Russia. Credi che la posizione di Ankara in questo momento sia giusta? E pensi che alla fine la Turchia dovrebbe far parte delle sanzioni?

– Penso che il fatto che il presidente Erdogan abbia avuto un rapporto efficace con il presidente Putin e un rapporto efficace con il presidente Zelensky sia stato importante affinché la Turchia potesse creare un rifugio sicuro per la diplomazia. E se questa guerra deve finire, abbiamo bisogno di una soluzione diplomatica alla fine della giornata. Quindi è positivo che possano incontrarsi ad Antalya e continuare a parlare. Ovviamente sarebbe meglio se Putin facesse ciò che deve accadere, ovvero un cessate il fuoco. È anche molto importante che la Grecia fornisca sostegno alla sicurezza all’Ucraina, molto generosamente, molto rapidamente, molto efficacemente, ma la Turchia ha fatto lo stesso. La Turchia è anche un fornitore di sicurezza con alcune tecnologie molto elevate e armi importanti che erano efficaci. Le tue armi sono state efficaci per l’Ucraina sul campo di battaglia e hanno contribuito a fare la differenza, ma anche la Turchia. Perché onestamente questa guerra non finirà finché Putin non si renderà conto che per lui è stato un fallimento strategico e che non può sconfiggere l’Ucraina con il suo esercito. Penso che geostrategicamente per tutti gli alleati della NATO, per la Grecia, per la Turchia, per gli Stati Uniti, la nostra priorità indiscussa ora sia porre fine a questa guerra. Quindi entrambi sono importanti. La Turchia ha particolari vulnerabilità derivanti dal suo coinvolgimento in Siria. Ma anche per la sua maggiore dipendenza dall’energia russa. Ma la mia sensazione dalla mia presenza lunedì (in Turchia) era che capissero l’impatto delle sanzioni dell’UE. e anche le sanzioni statunitensi hanno un impatto lì. C’è la sensazione che non possano permettersi di diventare un luogo in cui la Russia può evitare le sanzioni. E ne abbiamo parlato bene. Ma la cosa più importante è porre fine a questa guerra. Inoltre, cogliamo l’occasione per essere strategicamente nello stesso posto per vedere se possiamo costruirci sopra per normalizzare le relazioni.

Vedo un’opportunità per la questione di Cipro

– I colloqui sull’energia possono mitigare gli sviluppi ed eventualmente portare a nuove discussioni sulla questione cipriota? Hai visitato Ankara, Atene, poi Nicosia…

– Sono interessato a ciò che le persone a Nicosia hanno da dire su questi problemi. Personalmente vedo un’opportunità. Si tratta sempre di cercare di raggiungere un accordo di pace per garantire una federazione bicomunale e, successivamente, lo sfruttamento dell’energia. Dobbiamo vedere se questo è l’ordine giusto, ma in ogni caso l’intero vicinato ha bisogno di energia, e questa parte del mondo può essere anche un motore energetico per il Nord Europa. E vedete quanto velocemente dobbiamo compiere questa transizione lontano dalla Russia. Perché è un fornitore inaffidabile ed è anche un partner immorale, come si vede.

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“Il fatto che abbiamo una relazione di difesa con la Grecia completamente diversa, più ricca e più profonda rispetto a quella di pochi anni fa ha cambiato non solo ciò che possiamo fare insieme, ma anche la capacità della Grecia di diventare un fornitore di sicurezza in tutto il “sud-est Europa”, dice la signora Nuland a Vassilis Nedos.

Alexandroupoli e Volos offrono opportunità di sicurezza nell’area

– Vedreste un approfondimento della cooperazione attraverso MDCA? Ci sono tutte queste località, Alexandroupoli, Souda, Andravida, ma anche discussioni per un’ulteriore cooperazione nelle attrezzature. Ne hai parlato?

– Assolutamente. Il fatto che abbiamo una relazione di difesa con la Grecia completamente diversa, più ricca e più profonda rispetto a quella di pochi anni fa ha cambiato non solo ciò che possiamo fare insieme, ma anche la capacità della Grecia di diventare un fornitore di sicurezza in tutto il sud-est Europa. Senza questa relazione, potremmo ricevere più supporto alla sicurezza in Ucraina, letteralmente entro due giorni dalla richiesta di Zelensky? Potremmo trasferire parte dell’attrezzatura che gli Stati Uniti avevano qui in Ucraina? Avremmo il quadro delle informazioni di cui avevamo bisogno per capire cosa avrebbe fatto Putin e prepararci? Ma questo non è tutto. Questo è l'”Harry S. Truman” che può raggiungere l’ingresso del Mar Nero. Il fatto che Alexandroupolis e Volos e tutte queste località ci diano l’opportunità di fornire sicurezza non solo agli Stati Uniti e alla Grecia, ma a tutti gli alleati della NATO in quest’area. E ieri abbiamo parlato del fatto che ora che la Grecia ha compiuto la transizione per essere un esportatore di sicurezza all’interno dell’Ucraina, ci sono altre opportunità per fare le cose insieme. Stimolerai di nuovo un’attività di costruzione navale qui. Possiamo fare di più per garantire la sicurezza costiera in Africa e in altre parti del mondo. Quindi penso che ci siano enormi opportunità…

– Perché gli europei non hanno creduto a ciò che gli Stati Uniti avevano previsto nei mesi precedenti l’invasione russa dell’Ucraina?

– Cominciamo col stimare che anche gli ucraini fino a pochi giorni prima della guerra non riuscivano a capirlo bene. Forse non volevano credere che un vicino fosse capace di questa invasione non provocata e feroce. Putin ha anche mentito direttamente a tutti noi. Anche mente alla sua stessa gente, ai suoi soldati. Questi poveri ragazzi di 18-20 anni, che erano in Bielorussia pensando di fare un esercitazione e si sono trovati a Kharkov, dovrebbero essere trattati non come liberatori, ma come nemici. In effetti, i servizi di intelligence statunitensi erano eccellenti e dettagliati. E non siamo sempre in grado di condividere tanti dettagli come questa volta. Ma i nostri partner erano scettici. Non siamo contenti di aver avuto ragione. Ma penso che il rapporto di intelligence che abbiamo come alleati della NATO che siamo tutti con l’Ucraina ora, ci ha insegnato qualcosa. Che è qualcosa di prezioso e che dobbiamo costruirlo e rafforzarlo, perché purtroppo questa potrebbe non essere l’ultima cosa negativa che vediamo dagli autoritari, poiché cercheranno di cambiare le regole che le nostre democrazie hanno costruito.

https://www.kathimerini.gr/politics/561797341/synenteyxi-viktoria-noylant-stin-k-nai-se-lng-ochi-se-agogoys-sti-mesogeio/

https://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/fame-di-gas-ma-biden-affossa-di-nuovo-eastmed-un-vagone-di-regali-per-erdogan/

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