russia, ucraina, stati uniti, cina tra scacchisti e pokeristi, con Gianfranco Campa

Ascoltate questa conversazione ricca di informazioni ed interpretazioni. La narrazione che ci viene offerta da tre settimane non è solo un punto di vista, è l’esatto rovescio della realtà. C’è il reale pericolo, ormai la certezza che i narratori rimangano schiavi delle loro menzogne sino a proseguire lungo una strada obbligata semplicemente perché tornare indietro significherebbe sconfessare se stessi e cadere in rovina. Una dinamica infernale che rischia di trascinare nel baratro milioni di persone e di portare al dissesto intere società, soprattutto europee. Una vera e propria nemesi che porterà a realizzare quell’incubo che da decenni dichiarano di scongiurare: la nascita di un sodalizio tra Russia e Cina in grado di declassare definitivamente il mondo occidentale. Intanto da sotto il tappeto comincia a sollevarsi la polvere e il fetore di trenta anni di macchinazioni in nome della libertà con una classe dirigente e un ceto politico incapace e inetto a gestire le situazioni e le proprie manchevolezze. Questa volta sarà molto arduo per loro reggere il colpo, soprattutto contando su una protezione esterna sempre più incerta. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

NB_In caso di difficoltà alla fruizione del video su youtube, è disponibile il canale www.rumble.com al quale, se interessati, eventualmente iscriversi prima di probabili provvedimenti di censura e oscuramento

https://rumble.com/vx9j9l-il-gioco-tra-russia-ucraina-usa-e-cina-con-g-campa.html

 

 

Russia, Ucraina e il protagonista occulto_con Gianfranco Campa

La dinamica che ha portato al conflitto tra Russia e Ucraina pare essere una volta tanto trasparente e facilmente leggibile: una proposta di trattativa ultimativa presentata a dicembre alla NATO e agli Stati Uniti; il traccheggiamento e lo smarrimento della dirigenza statunitense; l’offensiva militare risolutiva per neutralizzare il regime fantoccio ucraino e bloccare l’espansione della NATO nella stessa sfera russa. Nelle more la minaccia di severe sanzioni in caso di intervento, ma non una reazione militare diretta. Certamente vengono al pettine i nodi di una strategia di espansione illimitata dell’alleanza atlantica, più volte segnalati da numerosi analisti e diplomatici americani stessi; rientrano nella casistica le inerzie di apparati e il retaggio culturale di una classe dirigente orfana della guerra fredda e preda della russofobia. Le conseguenze più rilevanti nel sistema di relazioni internazionali sono l’ulteriore consolidamento del sodalizio tra Russia e Cina e il momentaneo rafforzamento della coesione dell’alleanza atlantica. A tante minacce di ritorsione, però, non sono seguite ancora le dure ritorsioni minacciate. Sarà merito, stando alla rappresentazione scenografica, dell’opposizione di Italia e Germania ad un blocco delle importazioni energetiche e alla cancellazione della Russia dai circuiti operativi internazionali delle transazioni. Conoscendo le figure a capo dei due paesi è altamente improbabile. Sta di fatto che la più che mediocre classe dirigente e politica statunitense, dilaniata da lotte intestine, è in procinto di giustificare il disastro della gestione della crisi pandemica, il dissesto economico da essa accelerato, la crisi inflattiva ed occupazionale conseguente. Nell’ultima parte dell’intervista si accenna pure alla possibile esplosione di uno scandalo legato all’origine del virus, grazie alla pubblicazione di un esplosivo dossier reso pubblico dalle autorità. L’esplosione di un conflitto, per di più opera del nemico designato, può essere il diversivo perfetto e la ragione da dare in pasto ad una popolazione del tutto insoddisfatta di un ceto politico delegittimato e ad alleati dai dirigenti anch’essi in severa crisi di credibilità. I traccheggiamenti, la delimitazione dell’arco di contromisure, l’abbandono dell’Ucraina e della sua classe dirigente, pronta per altro a fuggire, possono essere non solo una dichiarazione di impotenza, ma una subdola volontà di indurre Putin a prendere una strada obbligata. Da qui forse il nervosismo da lui manifestato e la accesa discussione che pare imperversare anche nella dirigenza russa riguardo a tempi e modalità dell’azione. Ancora una volta, le dinamiche interne agli Stati Uniti potrebbero dettare non solo le dinamiche profonde in geopolitica, ma le scelte contingenti di alleati e paradossalmente avversari. In questa ottica andrebbe valutata la postura del terzo grande attore della scacchiera internazionale, la Cina_Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Stati Uniti! Piromani in azione_con Gianfranco Campa

L’epilogo del contenzioso, qualunque esso sia, sancirà formalmente l’ingresso nella fase multipolare. Putin ha posto agli Stati Uniti due questioni in una: il limite di avvicinamento del dispositivo militare offensivo della NATO al confine russo; il riconoscimento, per meglio dire, la presa d’atto della Russia come stato sovrano indipendente con cui trattare con pari dignità. Ha posto esplicitamente i termini di un accordo al leader degli Stati Uniti, non a quello ucraino e nemmeno ai governanti europei, suoi vicini di casa. Non ha nemmeno risposto alle profferte ucraine. Sardonicamente ha offerto asilo all’ex presidente ucraino Poroshenko, evidentemente in disgrazia e a rischio della vita nella democratica Ucraina, perdonandolo dei suoi “errori”. E’ probabile che la sua magnanimità si estenda ad Artem Sytnyk, direttore dell’Ufficio Nazionale Ucraino dell’Anticorruzione, complice del tentativo di coinvolgimento di Trump in un gioco di finanziamenti ed affari americani in Ucraina e insabbiatore del ruolo di Hunter, rampollo di Biden, e di alcuni diplomatici statunitensi tornati in auge con l’insediamento della nuova amministrazione alla Casa Bianca, in corposi traffici similari; prossimo evidentemente a cadere in disgrazia con tutte le implicazioni possibili in quel paese. https://twitter.com/realsaavedra/stat… . La conversazione continua ad offrire analisi ed informazioni partendo da un punto di vista negletto da quasi tutto il sistema di informazione europeo e italiano in particolare: quello dello scontro di potere interno ai centri decisori e politici americani all’interno del quale sono sussunte e spesso forzate le scelte di politica estera. La geopolitica definisce il sistema di relazione tra i paesi; la cultura, la storia dei popoli e delle loro élites tracciano le onde lunghe e la ricorrenza della storia. Sono però i conflitti, le rivalità contingenti e quotidiane, i “capricci” e i colpi bassi dei soggetti politici e dei centri decisori a determinare la variabilità e la rottura più o meno temporanea di questi perimetri. La classe dirigente statunitense è aggrappata ad ambizioni di egemonia globale; i suoi passi sembrano il viatico migliore, per quanto involontario, al multipolarismo nella sua forma più conflittuale ed imprevedibile. Lo scontro politico in corso da anni negli Stati Uniti, ivi comprese le carte bollate  

https://www.justice.gov/sco/press-release/file/1433511/download sarà un interessante caso di studio affidato ai posteri. Sempre che ci sia un futuro.  Per concludere, una chiosa ai tanti sostenitori acritici della indipendenza dell’Ucraina. Un paese ha certamente tutto il diritto di scegliere la propria strada. Se decide però di affidarsi ad una classe dirigente, in gran parte aliena, piombata all’occasione nel proprio paese; se fonda la propria ragione di esistere sulla ostilità aperta e dichiarata verso la Russia e sorda verso i momentanei alleati, vicini di casa; se costruisce la propria identità sull’ostilità nei confronti di una buona metà della propria popolazione non può pretendere la benevolenza del vicinato. Rischia di essere lo strumento e la vittima stupida di scelte estranee. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

 

https://rumble.com/vuxqio-piromani-in-azione-negli-usa-con-g-campa.html

 

 

Stati Uniti! Giochi sempre più pericolosi_con Gianfranco Campa

Non siamo ancora al confronto diretto. La crescente intensità della tensione e la progressione dei focolai accesi qua e là per il mondo determinano un climax sempre più favorevole all’innesco di un detonatore. Manca ancora la chiara distinzione degli schieramenti; di contro aleggia la preoccupazione che un conflitto tra due contendenti non faccia che favorire un terzo o quarto incomodo ormai presenti a pieno titolo nell’agone internazionale. Sono le élites interne e le loro divergenze e contrasti di interessi a delimitare il campo di azione dei gruppi politici. In Cina, come in Russia, come soprattutto negli Stati Uniti. In questo quadro si inseriscono la banalità, le meschinità e gli impulsi che spingono alle decisioni, anche le più gravi ed irreversibili. Scelte che in una fase ascendente, come negli anni ’90, sono comunque riassorbibili in dinamiche più controllabili; in una fase di disgregazione, se non di vera e propria decadenza, rivelano la loro natura distruttiva ed autolesionistica. Come leggere altrimenti il confronto grottesco all’interno della amministrazione Biden, le incertezze e le falle che trapelano nella dirigenza cinese, le crescenti ambiguità di Trump. Se non altro, riguardo a quest’ultimo, si potrà testare quanto il movimento trumpiano avrà assunto maturità e forza propria anche rispetto all’attuale suo leader.

Nelle more, appare sempre più chiaro che i giochetti pericolosi che si sospettano a Wuhan non sono certo prerogativa esclusiva di quel paese. Come sempre è la casualità degli episodi a sollevare il velo di mistero. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

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Stati Uniti! Pretendenti vecchi e nuovi_con Gianfranco Campa

Pian piano comincia a delinearsi lo scenario dei pretendenti alla carica presidenziale in palio nel 2024. Il bersaglio principale da colpire e possibilmente da abbattere è Trump. Non tanto per il suo spessore politico, quanto per quello che rappresenta nel paese e soprattutto sta contribuendo a consolidare, non ostante tutto e tutti e soprattutto malgrado i suoi errori marchiani che hanno inficiato il percorso già di per sé impervio. La gamma degli ingredienti di questo scontro politico è quanto mai varia ed esaustiva: trovano posto l’esplicita, viscerale ostilità di alcuni, a cominciare dai Clinton, dai Cheney, dagli Obama, l’atteggiamento sordido di agenti interni al partito, tra i quali l’onnipresente Pence, i rivali interni dalla indole opportunistica e trasformista di troppo, come probabilmente de Santis. Questi ultimi i più perniciosi, perché in grado di appropriarsi di alcuni punti programmatici più popolari, ma più innocui del movimento, senza però intaccare la sostanza e gli assetti generali del potere statunitense; in particolare i suoi orientamenti geopolitici. L’epilogo di questo scontro non è però compromesso definitivamente: troppe le divisioni distruttive che lacerano lo schieramento restauratore; troppi i problemi e i nodi da sciogliere in un contesto geopolitico nel quale altri attori stanno acquisendo margini sempre più ampi di autonomia. L’unico obbiettivo che riesce a compattare questa pletora è il tentativo di estromettere giudiziariamente e fisicamente Donald Trump. Anche qui, però, il castello di menzogne sembra poggiare sempre più sulle sabbie mobili; pare destinato ad impantanarsi al netto di qualche errore clamoroso di Trump, paragonabile nella gravità alla defenestrazione improvvida del Generale Flynn dalla sua passata amministrazione. La parabola malinconica, clamorosamente discendente, di Biden ed Harris sono il segno tangibile di questa incertezza; la recente decisione della Corte Suprema in tema di vaccinazioni e legge lettorale e soprattutto l’affossamento della parte più cospicua del programma di spesa anticrisi, soprattutto quella assistenziale e simil-ecologica in grado di compattare il composito schieramento del Partito Democratico, sono le due ultime pietre cadute sulle teste dei restauratori. La riemersione cauta di vecchie cariatidi della politica americana sono il segno della penosa carenza di alternative di protagonisti politici sufficientemente presentabili. Un quadro di incertezza sempre più esposto a colpi di mano pericolosi ed incontrollabili. Buon ascolto, Giuseppe Germinario NB_Questo video costituisce completamento, aggiornamento ed integrazione del seguente link https://www.youtube.com/watch?v=ntYYK…

https://rumble.com/vsoxzw-pretendenti-presidenziali-negli-stati-uniti-con-g-campa.html

 

Stati Uniti, il ritorno dei naufraghi_con Gianfranco Campa

Negli Stati Uniti stiamo assistendo ai primi segnali di un ribaltamento della narrazione che ha giustificato sino ad ora la gestione della pandemia da parte dell’establishment dominante. Di fronte alla evidenza stridente della realtà, alle nubi che si affacciano all’orizzonte circa il dissesto economico provocato e le probabili implicazioni di lunga durata delle scelte farmacologiche adottate in grande fretta diventa sempre più arduo proseguire sulla stessa strada non ostante il sostegno monolitico della gran cassa mediatica. Rappresenta il tentativo, probabilmente estremo, di consentire ai naufraghi dell’attuale panorama politico non solo di riemergere dalla crisi di consenso, di autorità e di autorevolezza in cui sono sprofondati, ma di riprendere saldamente in mano il controllo della situazione, riuscendo nel capolavoro di coinvolgere pesantemente nella responsabilità di una gestione fallimentare e cinica Donald Trump. E’, infatti, il primo reale momento di rottura, probabilmente non ancora irreparabile, del profondo legame dell’ex presidente con lo zoccolo duro del suo elettorato, grazie anche ad una clamorosa ingenuità. Non sappiamo se fatale. Siamo ancora agli inizi e il finale dello spartito non è ancora stato scritto. Richiederà il sacrificio di alcuni capri espiatori in campo democratico e neocon. Le incognite però sono ancora troppe: il caso Epstein, di fatto oscurato, ma non ancora chiuso; il dilemma dei rapporti con la Cina e soprattutto con la Russia non più eludibile, grazie ai passi intrapresi da Putin e Lavrov; l’immigrazione sempre più incontrollata e la situazione economica a dir poco incerta; gli stati federati che sempre più intraprendono iniziative contrastanti con gli indirizzi del governo centrale; la polarizzazione drammatica all’interno del Partito Democratico; le possibili alternative che stanno emergendo nella leadership trumpiana. Tutti fattori che rischiano di risucchiare la ciurma dei naufraghi proprio nel momento in cui riescono ad aggrapparsi a qualche relitto per rimanere a galla, rendendo improcrastinabile l’avvento di nuovi timonieri. Sempre che ci siano. In Italia i sintomi di una crisi quantomeno di autorevolezza non mancano; come al solito la classe dirigente tarderà a cambiare lo spartito, scritto da altri e riprodotto malamente dai nostri epigoni. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

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Stati Uniti! Percorsi paralleli…per ora_Con Gianfranco Campa

Qualsiasi formazione sociale, prima o poi, è costretta ad affrontare una situazione di crisi della propria classe dirigente e del corrispondente ceto politico. La dinamica di queste crisi è una particolare cartina di tornasole utile a definire queste fasi di transizione come un percorso di declino oppure di trasformazione attiva e rigeneratrice. Un indizio significativo è la capacità di ricambio e rinnovamento di soggetti promotori e protagonisti. Negli Stati Uniti stiamo assistendo a due tendenze apparentemente contraddittorie. Da una parte, nel campo democratico e neoconservatore, alla parziale riproposizione di personaggi in grado di proporre spartiti ormai ripetitivi e desueti; maschere consunte ormai in grado di incantare, con la loro narrazione e in un quadro di degrado morale e di corruzione di costumi sterili, fasce sempre più ristrette di pubblico; dall’altra ad una dinamica del confronto politico tra due forze che, impossibilitate a comunicare e incapaci di definire un terreno comune di gioco, ormai procedono lungo percorsi paralleli sino a creare luoghi propri e separati di comunicazione, di organizzazione sociale, propri canali di finanziamento. Una situazione che non potrà protrarsi ancora per troppo tempo, pena il disfacimento dell’attuale formazione socio-politica statunitense. Una situazione che potrà trovare una soluzione di continuità quando una delle parti avrà saputo completare la propria fase di rinnovamento e di formazione di una classe dirigente e di un ceto politico presentabile e convincente. Al momento è il movimento legato a Donald Trump ad avere più prospettive di successo e a offrire una qualche prospettiva realistica a quel paese. Il fatto che una parte dell’establishment sempre più significativa abbia preso atto di questa dicotomia e stia scegliendo, a differenza di quattro anni fa, quest’ultima componente rivela il carattere ormai strutturato del movimento. Si vedrà se a questa maggiore solidità corrisponderà altrettanta coerenza e saldezza politica. L’oggetto del contendere sono l’accettazione o meno della coesistenza in un mondo multipolare ormai consolidato e le modalità costitutive di una formazione sociale sufficientemente coesa e dinamica. Due temi sempre più presenti in quella nazione e sempre più evanescenti nel nostro amato e decadente Bel Paese. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

NB_ Abbiamo il fondato sospetto, quasi la certezza, che You Tube, in buona compagnia con piattaforme dello stesso orientamento, manipolano pesantemente i dati di accesso e la condivisione di testi e video. Suggeriamo, quindi, di digitare in maniera preferenziale la piattaforma di rumble, indicata con il link dedicato. Quando disporremo di altri mezzi attingeremo ad una fonte del tutto autonoma

https://rumble.com/vqpy3f-stati-uniti-e-i-percorsi-paralleli-con-gianfraco-campa.html

Stati Uniti! Vittorie di Pirro_con Gianfranco Campa

Non sarebbe la prima volta che una vittoria, oscurata per altro da sospetti giustificati, si può trasformare rapidamente in una sconfitta, addirittura in una rotta catastrofica. Ne sta prendendo atto la classe dirigente statunitense. Il gruppo dirigente democratico considera ormai la presidenza Biden-Harris una parentesi da chiudere e da contenere con il minor danno possibile. Confermata la pochezza disarmante di Kamala Harris, ormai il gruppo dirigente democratico sta pensando alle possibili alternative senza provocare ulteriori conflitti distruttivi. Nell’altro versante i neocon sembrano prendere atto della loro sconfitta e del loro drammatico isolamento. Considerano Trump non più un nemico, ma una risposta inadeguata a problemi reali. Stanno quindi pensando ad una tattica di condizionamento ed infiltrazione. Dal loro cappello iniziano a spuntare conigli e personaggi di varia umanità, medici dalla propensione istrionica, personaggi costruiti sulle scene televisive, proprio quando il movimento trumpiano sta superando brillantemente la propria dipendenza dal personaggio pubblico e si sta trasformando in una corrente strutturata, memore delle esperienze e delle debolezze della sua fase originaria legata ai Tea Party. Tattiche e strategie che tengono in poco conto l’accavallarsi di problemi, dalle caratteristiche a volte disgustose, perverse e di crisi che stringe drammaticamente i margini di azione e rivela i limiti di indirizzo politico di una classe dirigente ormai priva di autorevolezza e credibilità ma ancora con un enorme potere. La combinazione perversa di ambizioni smisurate e drammatica inadeguatezza è una miscela esplosiva. La tentazione di colpi di mano dalle conseguenze drammatiche si insinua pericolosamente, sia all’interno che all’esterno del paese. Il focolaio dell’Ucraina potrebbe essere la prima miccia disponibile. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

NB_ Abbiamo il fondato sospetto, quasi la certezza, che You Tube, in buona compagnia con piattaforme dello stesso orientamento, manipolano pesantemente i dati di accesso e la condivisione di testi e video. Suggeriamo, quindi, di digitare in maniera preferenziale la piattaforma di rumble, indicata con il link dedicato. Quando disporremo di altri mezzi attingeremo ad una fonte del tutto autonoma

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Stati Uniti! Papaveri e papere_con Gianfranco Campa

Un ceto politico chiaramente impresentabile, incapace di un pensiero autonomo e preda dei giochi di potere e di colpi di mano. Il tempo stringe e con esso diventa stringente la necessità di un ricambio politico interno alla componente democratica e neoconservatrice in grado di sostenere il confronto con Donald Trump e soprattutto il trumpismo. Si tratta però di una ricerca quasi disperata, ridotta al lumicino di pochi uomini, scarsamente rappresentativi. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Stati Uniti! Azzardi pericolosi di centri in stato confusionale, con Gianfranco Campa

Due leader in difficoltà ai due lati del Pacifico, ma uno di essi messo decisamente peggio. Un ceto politico che si dimena con sprezzo del ridicolo riuscendo a trasformare le proprie vittime designate in martiri al culmine della popolarità. Un tentativo di recupero dei consensi nella vecchia base elettorale con il rilancio di una politica estera della “working class” che pare una riproposizione in un contesto inidoneo della geopolitica degli anni ’90. Una classe dirigente tentata a contrabbandare qualche concessione nell’immediato con la rinuncia strategica in un contesto multipolare, specie quello indo-pacifico, nel quale sono numerosi e potenti gli attori in grado di condizionare le scelte. Una crisi interna che è prossima a rinunciare anche alle ultime certezze, come nella gestione della pandemia. Nel mezzo alcuni giochi inquietanti e pericolosi, difficilmente controllabili, in corso nei laboratori americani. Rischiamo un’altra Wuhan, questa volta a stelle e strisce? Buon ascolto_Giuseppe Germinario

https://rumble.com/vpgzxt-stati-uniti-biden-e-gli-azzardi-pericolosi.html

 

 

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