Ius soli 3: come funziona la propaganda, di Roberto Buffagni

IUS SOLI, DI ROBERTO BUFFAGNI

http://italiaeilmondo.com/2017/12/30/ius-soli-2-di-roberto-buffagni/

Per concludere la serie sullo ius soli, una nota sullo schema di funzionamento della propaganda, il “frame”, come lo chiamano i tecnici dei media.

Per cominciare, vi presento il “Triangolo drammatico di Karpman”[1]. Stephen Karpman è un rispettato e mite psicologo, allievo di Eric Berne, fondatore dell’analisi transazionale. Nel 1968, da giovanissimo, ha inventato lo schema di relazione a cui ha dato il nome di “triangolo drammatico” perché è un appassionato di teatro e di cinema e un attore dilettante. Il “triangolo drammatico di Karpman” è ben noto nell’ambiente dello spettacolo internazionale, e viene spesso usato da insegnanti di recitazione, sceneggiatori, registi, drammaturghi, com’è naturale specie di scuola statunitense, ma non solo; perché in effetti è molto utile per strutturare e analizzare alcuni rapporti drammatici (io ne sono venuto a conoscenza così, per informazione professionale).

Per questo lavoro, nel 1972 Karpman ha ricevuto l’Eric Berne Memorial Award. Il nome di “triangolo drammatico” descrive correttamente il modello, perché il dramma è sempre una rappresentazione di conflitti (anche interiori) tra persone, ma siccome quest’ultimo fatto non è universalmente noto, vale la pena di segnalare che un altro nome può descrivere con esattezza il modello ideato da Karpman: “triangolo conflittuale”.

Il conflitto descritto dal triangolo di Karpman è un conflitto DISTRUTTIVO e IRRAZIONALE che può aver luogo in mille circostanze della vita: tra amanti o coniugi, tra datore di lavoro e dipendenti, tra genitori e figli, etc. L’utilità del triangolo di Karpman nella terapia psicologica è duplice: da un canto, il modello è un ausilio per l’analisi strutturale (definizione dei ruoli assunti dai membri del gruppo in esame), dall’altro per l’analisi transazionale (descrizione del passaggio da un ruolo all’altro dei  membri del gruppo nel quale si è acceso il conflitto). Qualche esempio di conflitto triangolare distruttivo e irrazionale tratti dal sito ufficiale dedicato al triangolo di Karpman:  1) Triangolo (coniugi)  “Non ho mai guardato un altro uomo”/”Sono andato a letto con tua sorella ma non significava niente” 2) Triangolo (famigliare) “Sono geloso perché tu sei il preferito e io no” 3) Triangolo (dipendenze): “Smetto quando voglio”. Eccetera, eccetera.

Questa non è una trattazione psicologica, e io non sono uno psicologo, quindi mi limito a riferire quanto segue, che il lettore potrà approfondire leggendo il sito ufficiale del triangolo di Karpman. Il conflitto descritto dal triangolo drammatico di Karpman è un conflitto distruttivo e irrazionale, in cui tutti i partecipanti perdono, ripeto: TUTTI PERDONO. L’unico modo per indirizzare le persone coinvolte nel conflitto triangolare verso un risultato più positivo (magari non ideale, ma non distruttivo) è farle uscire dal triangolo, ripeto: FARLE USCIRE DAL TRIANGOLO. Finché ci si rimane dentro, il risultato è distruttivo per tutti, ripeto TUTTI. Il terapeuta che si avvale del modello descritto dal triangolo di Karpman si propone esattamente questo scopo: sciogliere la relazione triangolare.

Com’è fatto, il triangolo drammatico di Karpman? Immaginate un triangolo rovesciato, con il culmine in basso. Al vertice inferiore si situa il ruolo di VITTIMA, sugli altri due vertici si situano i ruoli di PERSECUTORE e SALVATORE. Il ruolo di VITTIMA è il ruolo dominante, perché è in relazione alla vittima che si creano e si posizionano gli altri due ruoli di salvatore e persecutore.

Com’è la VITTIMA? La vittima è sempre indifesa e incolpevole. Nega di avere la minima responsabilità per la situazione in cui si trova, nega di avere la benché minima possibilità di uscire dalla sua condizione di vittima. Non fa mai la sua parte di lavoro, compiti, doveri. Esige di essere trattata con i guanti, è altamente suscettibile e permalosa, si dichiara (finge di essere) impotente e incompetente.

Com’è il SALVATORE? Il salvatore si affanna per portare soccorsi immediati alla vittima (gli dà il pesce, non la canna da pesca), e così affannandosi trascura le sue proprie necessità. Lavora sempre sodo “per aiutare gli altri”. E’ spesso irritabile, esausto; a volte accusa malanni fisici. In lui si osserva spesso parecchia rabbia repressa, adotta volentieri atteggiamenti da martire (martire che soffre in silenzio o che protesta a gran voce). Per ottenere i suoi scopi e avere ragione nelle discussioni il suo metodo privilegiato è: far leva sul senso di colpa.

Com’è il PERSECUTORE? Il persecutore incolpa la vittima e critica il salvatore che “gliele dà tutte vinte”, ma non fornisce indicazioni, guida, assistenza o soluzioni. E’ uno sgradevole criticone, bravissimo a dar la colpa agli altri e a trovare, negli altri, mancanze e difetti. Spesso, dentro di sé, il persecutore si sente inadeguato, non all’altezza della situazione. E’ rigido, controllante, fanatico dell’ordine, facile alla minaccia. Può adottare tanto uno stile pacato quanto il suo contrario. Può essere un prepotente, ma non è detto, può benissimo non esserlo.

Sintesi: la VITTIMA è dipendente (come si dice di un drogato) da un salvatore, il SALVATORE sempre alla ricerca di un caso disperato, il PERSECUTORE ha bisogno di un capro espiatorio. Nel corso del gioco triangolare, i giocatori possono cambiare ruolo: per esempio, un salvatore sottoposto a una pressione troppo forte può scivolare nel ruolo di vittima, o di contro-persecutore.

Il conflitto descritto dal triangolo drammatico di Karpman è irrazionale e distruttivo perché la sua configurazione attiva un CONFLITTO MIMETICO, cioè un conflitto speculare, tra salvatore e persecutore. Speculare significa speculare, cioè identico, nella dinamica, a quel che avviene nella boxe con l’ombra: quando il pugile porta il sinistro, il suo riflesso risponde con il destro, e viceversa, in una fuga all’infinito che ha senso nell’allenamento dei pugili, ma che fuori da una palestra di boxe non ha né scopo, né senso, né termine. Nella fuga all’infinito del conflitto mimetico, i confliggenti perdono molto rapidamente di vista l’oggetto reale del conflitto, e a maggior ragione le possibili vie d’uscita dalla situazione conflittuale.

L’unico modo di sfuggire alla distruttiva irrazionalità del conflitto triangolare è: comportarsi da adulto, e SMETTERE DI GIOCARE.

E con questo direi che la presentazione del triangolo drammatico di Karpman è conclusa. Ringraziamo il dr. Karpman, un benefattore dell’umanità nevrotica e un valido studioso che non porta la minima responsabilità per gli usi, ahimè nient’affatto benefici, ai quali è stato piegato il suo modello.

Perché come il lettore avrà già intuito, non solo gli psicoterapeuti o l’ambiente dello spettacolo hanno notato e apprezzato l’intelligente modello proposto dal dr. Karpman. Il triangolo drammatico ha infatti suscitato vasti ed entusiastici apprezzamenti anche tra i professionisti della guerra psicologica, o per dirla all’anglosassone, delle psyops (tra i quali psichiatri, psicologi e psicoanalisti sono legione).

Come lavora il professionista della guerra psicologica, quando vuole influenzare un conflitto (reale)? Anzitutto, adotta il principio della leva lunga. Per essere vantaggiosa, la forza applicata richiesta deve essere minore della forza resistente, e questo accade solo se il braccio-resistenza (quello su cui si applica la forza) è più corto del braccio-potenza (quello che solleva il peso). Terra terra: il professionista della guerra psicologica si serve di intermediari, che chiameremo “agenti di influenza”. Quanto più numerosi sono gli agenti di influenza, e quanto più lunga la catena di agenti che si diparte e distanzia dal tecnico della guerra psicologica, tanto più vantaggiosa sarà la leva, che riuscirà a sollevare un peso enorme con l’applicazione di una forza minima. Gli agenti di influenza possono essere consapevoli d’esser tali (qualcuno, di solito in posizione professionalmente elevata, lo è) ma possono anche essere del tutto inconsapevoli (e in maggior parte sono tali). Gli agenti di influenza inconsapevoli agiscono nella direzione voluta dal tecnico della guerra psicologica per un’infinità di motivi, ad es., per semplice subordinazione in una gerarchia professionale: il giornalista che scrive quel che gli ordina il direttore. O perché la loro cultura o ideologia condivide gli scopi apparenti del tecnico della guerra psicologica: il giornalista democratico che condivide l’obiettivo di rovesciare il malvagio dittatore fascista, senza riflettere che con la sua caduta il paese piomberà nel caos e nella guerra civile, e che i mandanti del tecnico della guerra psicologica vogliono rovesciare il dittatore per i loro interessi economici e/o politici, non per sconfiggere il fascismo o impiantare la democrazia e il regno del Bene.

Un altro principio che adotterà il tecnico della guerra psicologica è il principio del filo di ferro. Come si fa a spezzare un filo di ferro? Lo si torce in opposte direzioni. Dunque il tecnico della guerra psicologica, sempre impiegando il principio della leva lunga e degli agenti d’influenza, torcerà in opposte direzioni il fil di ferro da spezzare. Esempio: si vuole far cadere il dittatore fascista? Bene. Insieme alla campagna “abbasso il feroce dittatore, salviamo le vittime del genocidio, viva la democrazia!” si darà impulso a una campagna in senso esattamente opposto: “viva il feroce dittatore, la democrazia è una truffa ipocrita, se c’è un genocidio chi se ne frega, l’importante è la nostra digestione.”

A questo punto dell’illustrazione, dovrebbe esser chiaro ai lettori quale prezioso ausilio sia, per i tecnici della guerra psicologica, il triangolo drammatico di Karpman. Per applicare insieme il principio della leva lunga e del filo di ferro, il tecnico della guerra psicologica deve fare una cosa sola: piazzare nel ruolo di VITTIMA il personaggio adatto. I più adatti al ruolo di vittima, naturalmente, sono i bambini, che sono sul serio “indifesi e incolpevoli”. Seguono a ruota le ragazze (carine, con grandi occhioni da cerbiatta). Che poi la vittima sia realmente vittima di un’ingiustizia, di un sopruso, di una disgrazia oppure no, al tecnico della guerra psicologica non importa molto. Certo, meglio se lo è: si evita la seccatura delle smentite, comunque subito affogate nel rumore di fondo dei media; ma se non se ne trovano di vere, ci sono sempre le fasulle; e in certi casi, ad esempio quando si devono simulare attacchi con gas venefici mai avvenuti, è inevitabile ricorrere al falso: c’è un limite anche ai miracoli della psicologia.

Una volta piazzata la vittima adatta al vertice inferiore del Triangolo di Karpman, il tecnico della guerra psicologica può mettersi comodo in poltrona e osservare divertito, fumandosi una meritata sigaretta, l’automatica escalation del conflitto irrazionale e distruttivo. Perché immediatamente, senza alcun bisogno di suoi ulteriori interventi, si autocandideranno al ruolo e vi si posizioneranno sia i salvatori, sia i persecutori della vittima. I quali salvatori e persecutori ingaggeranno subito tra di loro la boxe con l’ombra del conflitto mimetico, alzeranno un enorme polverone di accuse reciproche e reciproca rivalità, e nel polverone forniranno – gratis – ai superiori del tecnico della guerra psicologica  un comodo riparo, all’ombra del quale perseguire i loro scopi, di solito distruttivi (per gli altri) ma tutt’altro che irrazionali, almeno nel senso della razionalità strumentale.

Nel ruolo di vittima si possono piazzare praticamente tutti i gruppi sociali: gli immigrati, gli autoctoni, gli omosessuali, gli eterosessuali, i poveri, i ricchi, gli orchi e i puffi. Naturale che per i candidati più improbabili ci voglia uno sforzo in più, ma se si lavora a regola d’arte il risultato è garantito. Basta un minimo appiglio: per esempio, una ricca e tosta dirigente di megabanca d’affari passerà facilmente per vittima “in quanto donna”, un politico cinico e feroce “in quanto nero/ebreo/omosessuale/molestato dai genitori”, eccetera.

Tutte le operazioni di guerra psicologica, anche le più innovative e sofisticate, hanno uno scopo semplice e antichissimo: dividere le forze dell’avversario, abbatterne il morale, disunire la sua catena di comando, destrutturare la sua coesione mentale e sociale, e fare l’esatto contrario nel proprio campo. Questi obiettivi li ha perseguiti anche Giulio Cesare per conquistare la Gallia. Unica differenza qualitativa tra oggi e ieri: oggi, nella condotta delle operazioni l’importanza relativa della guerra psicologica è molto maggiore di ieri, perché in presenza dell’armamento nucleare strategico le maggiori potenze non possono rischiare il conflitto diretto, e quindi privilegiano il conflitto indiretto, campo d’applicazione ideale della guerra psicologica. C’è poi la differenza quantitativa di un secolo e mezzo di scienze psicologiche applicate, di pubblicità, e di sistema dei media; ma non erano per niente stupidi o rozzi anche gli antichi, che anzi, quanto a propaganda, toccavano vertici di eccellenza qualitativa oggi ineguagliati: per esempio, il “De bello gallico” è – anche –una psyops diretta a manipolare il senatus populusque romanus.

Ma torniamo al triangolo drammatico di Karpman. I tecnici della guerra psicologica, gli addetti all’ingegneria sociale e alla manipolazione della percezione, che sono legione e di solito legione accademica, hanno preso questo come tanti altri ritrovati delle scienze psicologiche, antropologiche, sociologiche, cibernetiche, e li impiegano per influenzare i conflitti, soprattutto i conflitti cosiddetti “a bassa intensità”, ma non solo (N.B.: li influenzano per fare più guerra, non per fare più pace). Le “rivoluzioni colorate”, per esempio, si fanno così. Tu esamini quali sono le linee di faglia polemogene, e fai leva. La linea di faglia polemogena primordiale è la differenza. In un sistema, la pluralità di codici (codici = culture, etnie, religioni, lingue, ideologie, etc.) è sempre altamente polemogena. Da una soglia non esattamente prevedibile in poi, la pluralità di codici comincia a produrre il caos sistemico. Se tu influenzi i vari codici, e li disponi nel triangolo di Karpman, ottieni l’equivalente della faida, cioè una conflittualità che va oltre il suo oggetto, tendenzialmente infinita.

Direi che a questo punto, il lettore può tranquillamente disegnare da sé il triangolo drammatico di Karpman che si disegna intorno alla VITTIMA-MIGRANTE, assegnare nomi e cognomi tanto ai salvatori quanto ai persecutori, e se lo desidera anche agli agenti di influenza che dispiegano il conflitto distruttivo e irrazionale su grandissima scala (scala mondiale). Lo invito a ricordare che anche questa operazione di guerra psicologica agisce su un conflitto REALE, e su un REALE fenomeno, imponente e concretissimo: il presente fenomeno migratorio non è creato dal nulla da un megacomplotto di Soros + Lucifero, esiste per conto suo e per ragioni che si possono individuare con l’analisi razionale, storica, sociologica, economica, politica, etc.

Resta da dare un nome e un cognome ai mandanti dei tecnici della guerra psicologica che implementano l’operazione “Notte & Nebbia sulle Migrazioni”.

Qui, in assenza di informazioni privilegiate, vado per induzione e per pura ipotesi.

1) le dirigenze mondialiste hanno un progetto strategico molto chiaro: il reset, in vista della istituzione di un governo mondiale (non per domani, eh?). Importanti settori delle suddette dirigenze già individuano la capitale, Gerusalemme. Pregherei di non tirare in ballo il nazismo e il complotto demoplutogiudomassonico, perché lo scrive e lo dice apertamente Jacques Attali, uno che si è inventato l’attuale presidente della Repubblica francese, insomma non un marginale che sproloquia alla fermata della metro. Se non avete voglia di leggere i suoi libri usate internet e cercate le sue interviste dove dice esattamente questo, non mi invento niente.

2) per fare un reset di queste proporzioni utopiche o meglio distopiche bisogna eseguire una “demolizione controllata” (espressione usata dalle suddette direzioni mondialiste, cercate e troverete) delle attuali società occidentali.

3) per eseguire la “demolizione controllata” vanno bene sia la guerra civile su base etnico/religiosa in Europa, sia l’accoglienza tous azimuts degli immigrati in numero indefinito, sia un mix tra le due cose. Perché la metamorfosi demografica indotta dalla presenza su suolo europeo di grandi masse di immigrati con curva demografica molto più alta degli autoctoni non si limita a risultare nel pacifico aumento relativo di culle diversamente colorate rispetto alle culle bianche, ma è altamente polemogena (= provoca conflitti endemici ed enormi per le risorse, il potere politico, l’affermazione delle identità, e non si può “gestire” con metodi equi & solidali, si guardi Israele e i palestinesi e si vedrà che succede quando c’è un problemino di demografia relativa tra due popoli costretti a convivere).

4)per promuovere INSIEME guerra civile su base etnico-religiosa e accoglienza indiscriminata di numero indefinito di migranti bisogna fare anzitutto una cosa: dividere le popolazioni europee in due settori, una che dice “il nostro nemico è l’Islam” e l’altra che dice “dobbiamo accogliere tutti perché fuggono da guerra, fame, etc”.

5) Essendo entrambe posizioni totalmente irrazionali (è assurdo e autolesionista indicare come nemico principale una religione con 1 MLD e mezzo di seguaci che NON ha un centro direttivo politico unico, è assurdo e autolesionista farsi invadere da centinaia di milioni di stranieri) per impiantarle nelle teste degli europei bisogna manipolare le loro emozioni, e impedire che si attivino il buonsenso e la ragione.

6) E qui viene utile il triangolo drammatico di Karpman. Con una intelligente gestione dei media, i mondialisti piazzano gli immigrati nella posizione della “vittima”, e di conseguenza chi si oppone all’invasione si dispone nella posizione del “persecutore”, chi vuole salvare la vittima si dispone nella posizione del “salvatore”.

7) Però vittima, persecutore e salvatore NON sono categorie politiche, sociologiche o in genere razionali, sono categorie emotive o religiose. Così i “persecutori” si oppongono frontalmente ai “salvatori”, in uno schema a specchio tipico della rivalità mimetica (v. anche René Girard, già che ci siamo), e la rivalità mimetica tende SEMPRE a una escalation che perde rapidamente di vista l’oggetto del contendere (l’oggetto del contendere sarebbe, in teoria e secondo ragione, che politiche adottare nei confronti dell’immigrazione). L’escalation mimetica porta i persecutori a tifare per la guerra civile su base etnico-religiosa: “l’Islam è il nostro nemico”, il salvatore a tifare per l’invasione totale, la “metamorfosi demografica”, il multiculturalismo fino all’ultima molecola, il grand remplacement come pena del taglione delle colpe occidentali, etc.

8) Risultato: i persecutori e i salvatori abboccano all’amo dei mondialisti, e nessuna, ripeto NESSUNA politica ragionevole ed efficace nei riguardi dell’immigrazione viene MAI implementata.

9) (la politica razionale sull’immigrazione di massa dovrebbe assumere come premessa metodologica che l’immigrazione di massa e lo sradicamento di cui è sintomo e causa danneggia gravemente sia chi emigra sia chi riceve gli immigrati. Poi su tutto il resto si potrebbe e si dovrebbe discutere.)

Invece abbocchiamo. Per farci abboccare, i tecnici della guerra psicologica devono anzitutto impedire al buonsenso di funzionare, perché il buonsenso presenta alla mente di tutti alcune domande elementari, che non sono né una analisi storico-politica del problema migratorio, né tantomeno una base sufficiente per la sua soluzione; ma rappresentano il minimo indispensabile della presa di coscienza generale del problema, senza la quale analisi, per quanto acute, e proposte di soluzione, per quanto azzeccate, servono zero. Esempio:

Il problema immigrazione ha molte facce, ma la prima e più immediata è: quanti ce ne stanno? E’ una domanda rozza, ma è anche una domanda razionale. Come fai a evitare di dare una risposta? Dire che l’immigrazione è un fenomeno naturale inarrestabile come i monsoni per un po’ funziona, ma poi non funziona più, è troppo clamorosamente falso, e persino il fratello più scemo dello scemo qualche volta riesce a fare due + due.

Altra domanda rozza ma razionale: c’è disoccupazione, che gli facciamo fare a questi che vengono qui? La risposta “fanno i lavori che gli italiani non vogliono fare” per un po’ funziona, ma poi anche il fratello più scemo dello scemo si rende conto che gli italiani si rifiutano di fare alcuni lavori solo perché sono lavori di merda pagati una miseria, e si rifiutano solo finché materialmente lo possono (qualcun altro gli da una mano, hanno risparmi), ma quando saranno finiti i soldi faranno di tutto. E allora come si fa a non rispondere?

Altra domanda inevitabile: non c’è proprio nessun rapporto tra la presenza di immigrati mussulmani e gli attentati? Difficile rispondere di botto “no”. Come si fa a non rispondere?

Altra domanda inesorabile: “Questi accettano salari di fame perché ormai sono qui e non possono fare altro, non abbatteranno anche i salari nostri? Non ci sentiremo dire ‘o così o prendo un immigrato che c’è la fila?’ Come si fa a non rispondere?

Ulteriore domanda: “A chi conviene l’immigrazione? non converrà per caso a quelli che la sostengono, o perlomeno ai loro capi?” Come si fa a non rispondere?

Ecco come si fa a non rispondere, ragazzi: col triangolo drammatico dell’incolpevole dr. Stephen Karpman.

Buon anno a lui e a tutti, e chissà che nel 2018 non la smettiamo di abboccare.

[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Karpman_drama_triangle . Non esiste una voce Wikipedia in italiano. Per chi non leggesse l’inglese, c’è una voce in francese. Il sito ufficiale del triangolo drammatico di Karpman è questo:  http://www.karpmandramatriangle.com/

IUS SOLI 2, di Roberto Buffagni

Ius soli 2: mi spiego meglio.
Che succederebbe nei prossimi tre-cinque anni, se venisse approvata la presente proposta di legge sull’estensione dello ius soli? Niente di che. Forse – non è detto – il partito promotore si prenderebbe qualche centinaio di migliaia di voti in più, e tutto il resto, salvo grossi imprevisti, resterebbe immutato.

L’analisi molto sintetica che ho proposto qui http://italiaeilmondo.com/…/26/ius-soli-di-roberto-buffagni/ non riguarda gli effetti immediati di questa legge, illustra in breve un fatto: che il regime politico nel quale viviamo, la democrazia rappresentativa a suffragio universale, NON è adatto per una società multiculturale. A una società multiculturale è invece adatto un altro regime politico, l’impero. Qui aggiungo che non si passa da un regime politico all’altro, dallo Stato nazionale a democrazia rappresentativa all’impero, spingendo un interruttore: se c’è un luogo e un tempo in cui non si profilano neanche le condizioni minime per la nascita di un impero, questo luogo e questo tempo sono proprio l’Europa e il 2017.
L’Italia e l’Europa, insomma, sono Stati-nazione, il cui regime politico è la democrazia rappresentativa a suffragio universale – credo impossibile che la UE si trasformi in un vero e proprio Stato federale, tipo Stati Uniti d’Europa – che devono fare i conti con una realtà, l’immigrazione di massa, per la quale NON sono predisposti. Quali sono i principali problemi che devono e soprattutto dovranno affrontare, e per quale ragione ritengo che l’estensione dello ius soli sia un provvedimento sbagliato e controproducente?
1) Premessa: nelle intenzioni dei promotori, questa proposta di estensione dello ius soli è il primo passo per ulteriori allargamenti e facilitazioni, tendenzialmente sino alla concessione automatica della cittadinanza a chiunque nasca su suolo italiano o europeo. Non dispongo di facoltà telepatiche, ma il metodo “dal dito al braccio” è carissimo alle classi dirigenti UE, e comunque la logica sottesa alla proposta di legge è quella.
2) Concedere con facilità e tendenzialmente a tutti gli stranieri regolarmente residenti in Italia i diritti politici ha alcuni effetti molto importanti sul lungo periodo (20-30 anni). Attualmente, risiedono regolarmente in Italia circa 6 MLN di stranieri, di varia nazionalità ed etnia. Nel loro insieme, gli stranieri presentano una curva demografica di molto superiore a quella, preagonica, degli italiani. Quanto più facilmente e rapidamente gli stranieri otterranno i diritti politici (la cittadinanza cambia questo, non il resto) tanto prima si ridisegneranno tutti i bacini elettorali dei partiti politici, e il profondo mutamento della domanda provocherà un profondo mutamento dell’offerta politica. Sintesi: la linea di frattura politica principale tenderà a divenire veteroitaliani/neoitaliani.
3) I motivi per cui questo avverrà sono molti. Uno è, paradossalmente, la necessità di integrare socialmente gli stranieri. La principale forma di integrazione (integrazione, non assimilazione) è l’integrazione sociale. Per integrare la massa crescente di stranieri, molto probabilmente si farà ricorso a forme di “affirmative action” sul tipo di quelle adottate a favore delle minoranze etniche negli USA, cioè a dire forme di accesso privilegiato all’assistenza, all’istruzione, al lavoro: la funzione economica degli immigrati è fornire forza lavoro a basso costo, e senza un congruo salario indiretto, un salario diretto molto basso non basta per vivere. Ce n’è già una forma embrionale oggi, ed è il metodo di calcolo dell’ISEE introdotto nel 2015, profilato per favorire un tipo di nucleo familiare (3 figli o più, non proprietario di casa o titolare di diritti reali come l’ usufrutto sull’abitazione) che NON corrisponde al tipico nucleo familiare italiano ma al tipico nucleo familiare straniero. La pura e semplice introduzione di misure di affirmative action provocherà un forte e crescente conflitto per l’appropriazione delle risorse-welfare tra vetero e neoitaliani. E’ già avvenuto negli USA, dove le ultime elezioni presidenziali hanno dimostrato plasticamente che il sistema politico si sta ridisegnando su base etnica.
4) L’integrazione sociale, pur necessaria, NON produce automaticamente l’integrazione culturale e antropologica. Sradicarsi e gettare nuove radici in nuovo suolo è un processo lungo e difficile, che spesse volte fallisce. Il passaggio più delicato e difficile è quello delle seconde e terze generazioni, che non si formano più nell’ambiente culturale di provenienza, e non si formano ancora nell’ambiente culturale di arrivo, patendo così una tensione esistenziale molto seria. Lo mostra con chiarezza la dinamica rilevata in Francia, dove a radicalizzarsi nel jihadismo sono quasi sempre neofrancesi arabi di seconda o terza generazione, che dopo essersi allontanati dalla religione e dai costumi familiari e aver assorbito, della cultura ospite, solo il peggiore individualismo, vanno in crisi esistenziale, e “mettono la testa a posto”, cioè riescono a conferire un senso alla loro vita alla deriva, solo radicalizzandosi nell’islamismo jihadista. Segnalo en passant che queste persone sono tutte scolarizzate nel sistema scolastico francese.
5) Uno spiritoso commentatore, dissentendo dal mio mio articolo ha scritto: “Varrebbe la pena di rimettere i piedi per terra e considerare ad esempio che per lo sport lo jus soli funziona già!” Il suo invito scherzoso è quanto mai opportuno per descrivere il problema che si presenterà all’Italia e all’Europa delle prossime generazioni, in presenza di importanti – e crescenti, a cagione della dinamica demografica – percentuali di stranieri immigrati titolari dei diritti politici. Nelle competizioni sportive, infatti, il conflitto NON degenera in conflitto a morte perché tutti i giocatori accettano, non in conformità a una decisione razionale ma dandole per scontate e avendole assimilate sin dall’infanzia, le regole del gioco; e perché c’è un arbitro che NON ha bisogno di una scorta armata per farsi obbedire. Nel conflitto politico, accettazione irriflessa delle regole del gioco e rispetto delle decisioni arbitrali sono manifestazione visibile dell’invisibile “idem sentire” tra i cittadini, che provando sentimenti, più o meno vivi, di lealtà verso la loro nazione e le istituzioni che la reggono, si astengono dallo spingere il conflitto politico oltre la soglia della sovversione (per esempio, non manifestano armati, se danneggiati da una decisione del governo non attentano alla vita dei ministri, etc.). Finché le cose vanno così, il conflitto politico resta conflitto tra avversari, che possono scontrarsi con durezza e anche odiarsi di cuore ma che non spingono la lotta sino al conflitto tra nemici, che è il conflitto a morte.
6) Non sempre va così. Vent’anni fa, alle porte di casa nostra, si è consumata una guerra civile terribile, nella quale uomini che sino a cinque minuti prima convivevano pacificamente, pur confliggendo politicamente come avversari per le più svariate ragioni, cinque minuti dopo hanno cominciato a massacrarsi, senza risparmiare donne, vecchi e bambini. I campi in conflitto si sono disegnati, guarda caso! lungo linee etniche e religiose: perché le differenze etniche e religiose sono le più profonde e incomponibili. Sino a cinque minuti prima, non sembrava proprio, ai futuri combattenti, che etnia e religione fossero così importanti: anzi, la comunità politica che da più generazioni riuniva i futuri nemici era ufficialmente atea e universalista, e le sue istanze autorevoli, a cominciare dalla scuola, insegnavano a tutti l’oscurantismo delle religioni, la malvagità del razzismo, l’eguaglianza tra gli uomini, la fraternità socialista, eccetera. C’erano matrimoni misti (pochi, è vero), c’era pacifica convivenza, c’era un buon livello di istruzione, pubblica e gratuita per tutti; non c’era ricchezza diffusa ma neanche miseria; c’era un’antica civiltà europea, e una piacevole vita quotidiana, come sa chiunque vi abbia trascorso qualche giorno di vacanza nei tempi beati precedenti il patatrac. Poi, tàc! Un urto dall’esterno – il crollo del sistema di alleanze sovietico – e la Jugoslavia si è trasformata in ex Jugoslavia. Il transito alla nuova e attuale versione è stato una passeggiata in un mare di sangue.
Mi sono spiegato meglio?

IUS SOLI, DI ROBERTO BUFFAGNI

Ius soli 3: come funziona la propaganda, di Roberto Buffagni

 

IUS SOLI 2, di Roberto Buffagni

Ius soli: prendiamolo un po’ sul serio, tanto per cambiare. Se si vuole fare una società multiculturale, multietnica, multireligiosa, ci vuole un Impero, cioè a dire una forma di civiltà dove a) le addizioni al nucleo originario vengono fatte, sempre o quasi, per conquista b) il centro imperiale è dominato, di fatto e di diritto, da una etnia e da una religione gerarchicamente superiori alle altre c) il sistema politico NON è una democrazia a suffragio universale d) il centro imperiale coopta progressivamente le classi dirigenti dei paesi conquistati, concede gradualmente alle altre etnie e alle altre religioni, in misura variabile, libertà (nel senso antico di franchigie), mai immediatamente eguaglianza di diritti politici con l’etnia e la religione centrale d) il centro imperiale divide per imperare, cioè gioca l’una contro l’altra le etnie e religioni subalterne per impedire che l’una o l’altra prenda il sopravvento o addirittura scalzi i dominanti. Solo dopo qualche secolo, in caso di effettiva assimilazione dei fondamentali culturali, il centro imperiale concede a tutti indistintamente i sudditi la cittadinanza politica piena (ma comunque NON introduce MAI la democrazia a suffragio universale).
Così sì che funziona, una società multitutto, e in effetti così hanno funzionato l’Impero romano, l’austriaco (poi austro-ungarico), l’ottomano, il cinese, il britannico, lo zarista, etc. Non che sia una cosetta facile farli funzionare, ci vuole una classe dirigente coi controfiocchi. Attualmente, c’è in corso d’opera l’edificazione o riedificazione dell’impero russo, che cerca di ricostruirsi by stealth pur in presenza di un regime di democrazia parlamentare a suffragio universale, ma corretta dalla presenza di fatto dell’impianto base imperiale: etnia dominante (russa) e religione dominante (cristiana ortodossa)+ solida primazia dei ministeri della forza nel governo (le FFAA intervengono con durezza in caso di sollevazioni centrifughe i etnie e/o religioni subalterne, v. le due guerre di Cecenia). Nella celebrazione per l’anniversario 2015 della Grande Guerra Patriottica, il ministro della difesa Shoigu è entrato sulla piazza Rossa del Cremlino per passare in rivista le truppe, e mentre passava, in piedi sull’auto di servizio, sotto la porta sovrastata dalla grande icona del Cristo Salvatore, si è scoperto il capo e si è fatto il segno della croce. N.B.: Shoigu è buddhista, ad attenderlo c’erano anche reparti mussulmani. Il significato del gesto mi pare chiaro.
NON funziona, invece, una società multitutto che sia uno Stato nazionale basato su un regime politico democratico a suffragio universale, 1 testa = 1 voto. NON funziona perchè gli Stati nazionali democratici, per funzionare, devono basarsi su quel che gli studiosi chiamano l’ “idem sentire” dei cittadini: “sentire”, non lavorare o andare al cine o pagare le tasse. Cioè a dire, che tutti i cittadini devono condividere sentimenti ed emozioni simili in merito all’oggetto cui va la loro lealtà primaria. Se va alla nazione, allo Stato che la rappresenta e la guida, alla patria che le dà vita storica, tutto ok. Se invece una parte cospicua della cittadinanza dà la sua lealtà primaria alla sua razza, alla sua religione, alla sua tribù, etc., avviene quanto segue: che il conflitto politico ed elettorale si disegnerà anzitutto lungo le linee di frattura più profonde, le differenze incomponibili e non mutabili a piacere in seguito a sola decisione razionale quali razza, religione, tribù, clan, etc. Rimarranno anche gli altri conflitti, ricchi/poveri, città/campagna, centro/periferia, etc.: ma mentre è relativamente facile mediare questi ultimi, se tutti i cittadini condividono un “idem sentire” nazionale, è molto difficile mediare conflitti come il razziale (ognuno porta la sua bandiera sulla pelle, e non può cambiarla) o il religioso (ognuno porta la sua bandiera nei costumi e nella sensibilità, ed è molto difficile fargliela cambiare).
Quindi, se per ragioni endogene o esogene in uno Stato nazione multitutto, dove l’idem sentire non c’è, i conflitti si inaspriscono, possono succedere tre cose: a) guerra civile su base etnico/religiosa b) una razza/religione/tribù giunge al potere per via elettorale, si impadronisce dello Stato che è per sua natura una macchina da guerra e opprime brutalmente/istituisce un regime di apartheid di fatto o di diritto/stermina le altre razze/religioni/tribù (esempi infiniti in Africa, v. anche l’insolubilità del problema palestinese in Israele) c) un misto tra a e b.
Ecco perchè estendere lo ius soli NON è una buona idea: perchè compito della politica è antivedere il peggio, e dotarsi della capacità di sventarlo (Julien Freund, “Sociologie du conflit”, cito a memoria).

In memoria di una insolita intelligenza travolta dagli eventi, di Antonio de Martini e Giuseppe Masala

 

ANTONIO de MARTINI

 

Mi è appena giunta la notizia della morte di Gianni de Michelis.

Ministro a 39 anni, professore universitario di chimica, presidente della federazione italiana pallacanestro e mio amico.

L’ho conosciuto dopo che la tempesta di tangentopoli lo aveva travolto.
Figlio di un pastore protestante sentiva tutto il peso di colpe non sue. Lo ospitai casualmente a casa mia a un incontro sociale e diventammo amici.

Berlusconi lo ha usato e poi odiato per una sciocchezza e lo fece mettere fuori gioco da Umberto Bossi con una dichiarazione pre elettorale stupida e ingenerosa.L’idiota temeva che volesse prendere il suo posto. Lo stesso mi aveva detto , tempo prima, il generale Luigi Calligaris, cofondatore di Forza Italia.

Era l’unico con cui si potesse parlare indifferentemente delle varie etnie abissine, o dell’Amu Daria; delle problematiche di Maastricht su cui scrisse in esclusiva un saggio su Nuova Repubblica andato a ruba, o del Vicino Oriente.

Fu l’inventore della Ost-Politik italiana e fece creare la SIMEST , una banca destinata a finanziare la nostra penetrazione nei Balcani, poi fu usata da altri per altri fini.

Lo stuolo di diplomatici che ha continuato a frequentarlo ad onta delle persecuzioni ministeriali ufficiali è indicativo del rispetto professionale e umano che riscuoteva.
Erano anni che era ridotto malissimo, difeso ferocemente dal protettivo figlio.

Ho già perso il prezioso rapporto con l’ex comunista Giovanni Posani. Ora le parche hanno reciso un altro filo importante che mi legava alla vita.

Forse andrebbe detto – e scritto- che accusato di finanziamento illecito assieme ad altri, chiese – su suggerimento del legale- il patteggiamento e si prese una condanna.
I suoi ‘“correi” che non patteggiarono furono tutti assolti. A lui lasciarono la condanna a riprova che viviamo in un paese di str…ambi personaggi.

 

 

GIUSEPPE MASALA

Se ne va Gianni De Michelis, firmatario del Trattato di Maastricht che per noi è stato un capestro. Probabilmente nella sua visione si trattava solo di una sottoscrizione formale tanto poi lo avrebbe rigettato il Parlamento.

Sfortuna volle che quel maledetto trattato fu votato nel momento di massima debolezza del Parlamento. Gli uomini della DC e del PSI o in galera o in procinto di entrarci sotto lo scherno di folle idiote che applaudivano ai propri carnefici. Il PDS in vendita al miglior offerente votò si alla Truffa del Secolo nella speranza che il servizio gli valesse poltrone e potere.

Disserro no solo gli uomini del Msi con motivazioni nazionalistiche e quelli di Rifondazione Comunista con motivazioni sociali, economiche e strategiche. Troppo pochi gli assennati. I pannelliani pur ultraliberisti fanatici uscirono dall’aula; non se la sentirono di votare quel Trattato, e anche questo da l’idea di che batosta abbiamo preso.

Ancora oggi paghiamo quel disastro. Vuoi o non vuoi di De Michelis rimarrà quella maledetta firma. Se ne parlerà anche tra mille anni.

SITREP 24/04/24: La caduta dopo lo “sballo” post-aiuto riporta l’Occidente alla realtà, di SIMPLICIUS

L’inchiostro deve ancora asciugarsi sugli aiuti ucraini firmati, ma alla fine sono stati approvati sia dalla Camera, sia dal Senato, e dall’ultimo timbro di Biden. Come previsto qui, l’elenco dei nuovi articoli è “lungo”, ma costituisce principalmente i tipi di munizioni secondarie che non sono così facilmente sacrificabili e quindi esistono ancora in una certa quantità. Quelli primari, cioè i proiettili di artiglieria e simili, sono ancora pesantemente arretrati.

Come puoi vedere, gran parte delle munizioni di cui sopra rappresentano quelle che hanno perso da tempo la loro efficacia e non hanno fatto nulla per intaccare davvero alcun tipo sul campo di battaglia.

Infatti, pochi giorni fa il capo del centro di supporto alla ricognizione aerea dell’Ucraina, Maria Berlinskaya, ha dichiarato che “la maggior parte dei sistemi occidentali si sono rivelati [inutili]” perché l’EW russo li neutralizza tutti. Ascolta tu stesso:

È stato anche rivelato che gran parte dell’attrezzatura era già posizionata in avanti e attendeva semplicemente l’approvazione finale, e ha iniziato ad affluire dalla Polonia. In realtà, alcuni di essi erano già stati forniti segretamente una o due settimane fa, come nel caso dei missili ATACMS, che erano già stati utilizzati, come molti avevano intuito dopo l’attacco alla base aerea di Dzhankoi una settimana fa.

C’erano filmati che mostravano lo scarico di circa una dozzina di M2 Bradley dalla Polonia, pronti per essere inviati in Ucraina.

Che differenza farà? C’è poco più di quello da inviare, e la maggior parte di loro sembrava logora e probabilmente i cancellati non funzionanti come abbiamo già scoperto dagli stessi militari dell’AFU, che hanno ammesso molti dei Bradley/Abrams precedentemente inviati erano in condizioni non funzionanti.

Il problema è che, in mezzo all’ondata di eccitazione per i nuovi aiuti, ci sono state molte voci sobrie che si sono sforzate di mitigare i voli selvaggi di ottimismo esagerato.

Ciò ha stimolato la richiesta alla NATO di riconfigurarsi totalmente sul piede di guerra, perché le teste più fredde hanno riconosciuto che questo aiuto non sarà altro che una breve tregua per l’Ucraina, ma non farà nulla per pareggiare le forze, tanto meno sopraffare la Russia con una sorta di superiorità o di superamento materiale.

Anche Dmitry Kuleba ha fatto eco a questo sentimento:

“Nessun pacchetto di aiuti può fermare i russi”, ha detto in un’intervista alla pubblicazione britannica The Guardian, commentando il pacchetto di aiuti statunitense.

Kuleba ha aggiunto che l’Occidente ha bisogno di aumentare la produzione di armi, poiché la Russia è in vantaggio. “Quando vedo ciò che la Russia ha ottenuto costruendo la sua base industriale di difesa in due anni di guerra e ciò che ha ottenuto l’Occidente, penso che qualcosa non va da parte dell’Occidente”, ha osservato il ministro.

E il problema principale ora sta emergendo più che mai: tra i numerosi problemi disastrosi che affliggono l’AFU, il problema dell’offerta non è nemmeno il più grande; quella distinzione disonorevole va alla mancanza di manodopera utilizzabile.

Il generale polacco ha indicato il problema principale dell’Ucraina in prima linea

L’Ucraina deve affrontare una grande sfida, prima di tutto avere qualcuno con cui combattere… Ci sono 150-200mila soldati dispersi al fronte. Questa è una grande sfida per il governo di Kiev”, ha detto in onda l’ex comandante polacco, generale Waldemar Skrzypczak. sulla stazione radio FM RMF.

Ciò ha riportato le conversazioni sul tema della mobilitazione. Anche se Zelenskyj ha firmato il disegno di legge, sembra che ci sia un rallentamento dei piedi poiché non è stato ancora fatto nulla di drastico, solo un lento ribollire di bande di repressione di strada sempre più draconiane, come al solito. Ma i comandanti e altri autorevoli osservatori sul fronte continuano a gridare con voce tesa che la situazione è cupa e che l’Ucraina ha bisogno soprattutto di più manodopera.

Senza essere al corrente delle discussioni del gruppo di Zelenskyj, possiamo solo supporre che ritengano la situazione civile così pessimistica da essere terrorizzati all’idea di annunciare qualcosa di troppo apertamente energico, soprattutto considerando che il legittimo controllo di Zelenskyj al potere è destinato a scadere presto. più di un mese da oggi. In realtà, tecnicamente è già scaduto, dato che ormai le elezioni avrebbero dovuto svolgersi, ma il 21 maggio è ufficialmente la data in cui il nuovo presidente avrebbe prestato giuramento.

Per quanto riguarda la mobilitazione, ecco l’avvocato ucraino Rostislav Kravets e Arestovich che rivelano entrambi separatamente che secondo quanto riferito ci sono oltre 100.000 disertori nelle AFU:

Ciò è assolutamente scioccante perché si parla di disertori reali che stavano già combattendo al fronte o in unità militari, non di uomini fuggiti dal paese per evitare il servizio; questi, come tutti sappiamo, sono già potenzialmente milioni. Ad esempio, questo titolo dall’inizio dell’OMU nel 2022 afferma che 500.000 persone erano già fuggite:

No, questo è molto peggio. Questi sono veri e propri disertori provenienti dalla linea del fronte, già sempre più assottigliata, che si dice abbia un misero ~250-300.000 uomini o meno. In quanto tale rappresenta un morale catastrofico. È un altro campanello d’allarme per coloro che credono davvero al numero delle vittime di Kiev. Decine di migliaia di prigionieri di guerra confermati, 100.000 disertori, ma solo 30.000 uccisi?

Ascolta Zelenskyj mentire da ogni orifizio sottostante. Non solo mente sul fatto che la mobilitazione serva a sostituire le brigate, ma anche che si tratta semplicemente di convincere i soldati più giovani a utilizzare i droni, dal momento che sono “migliori con la tecnologia”. Ora sappiamo che il disegno di legge sulla mobilitazione in realtà evita la clausola di ‘smobilitazione’, quindi sì, i nuovi uomini devono sostituire le brigate ma non nel modo in cui lui suggerisce, cioè non ruotarle, ma sostituire le brigate distrutte/decedute.

Naturalmente la bugia più disgustosa è l’idea che i giovani verranno utilizzati solo per azionare droni e oggetti tecnologici, il che implica che saranno al sicuro nelle “retrovie”, come lo è la maggior parte degli operatori di droni. In realtà, verranno inviati come foraggio alla linea zero. Gli operatori di droni subiscono meno perdite e quindi richiedono il minor numero di “sostituzioni”: sono le truppe d’assalto e i difensori della linea di contatto con scudi di carne che necessitano di rifornimento costante.

Speculativo, ma Rezident UA riporta:

#Dentro
La nostra fonte all’OP ha detto che Syrsky chiede all’Ufficio del Presidente di preparare per l’autunno un disegno di legge sulla mobilitazione degli ucraini dai 20 anni in su. Lo Stato Maggiore ritiene che la riduzione dell’età a 25 anni non consentirà al TCK di reclutare il numero necessario di uomini per ricostituire le riserve, e ora sono necessari giovani per le squadre d’assalto in grado di svolgere operazioni offensive senza equipaggiamento.

Altre voci continuano ad affliggere il progetto ucraino in difficoltà:

Arriviamo quindi alla naturale estensione di tutto quanto sopra. Considerati questi problemi, e la lenta consapevolezza che anche gli attuali “aiuti” statunitensi non ammonterà a molto, cosa devono fare i “partner” della NATO? Continuano i colloqui sullo schieramento di truppe per salvare l’Ucraina:

Ecco come inizia l’articolo sopra:

È il 2026 e, in un discorso pessimistico al Cremlino, Vladimir Putin annuncia finalmente il ritiro dall’Ucraina. Le truppe russe hanno fatto del loro meglio – o del peggio – ma alla fine ha prevalso un nuovo afflusso di ucraini ben addestrati. Il Donbass è ora nella morsa di Kiev, e la caduta della Crimea è a pochi giorni di distanza.

Ciò che ha cambiato la situazione, però, non sono solo i tanto attesi F16, o la riattivazione dei finanziamenti da parte di Washington. Invece, è la presenza di migliaia di truppe europee nella metà occidentale dell’Ucraina, a proteggere città, porti e confini, a far sentire l’Ucraina rassicurata e la Russia innervosita. Mentre Kiev festeggia, anche l’Europa si dà una pacca sulle spalle: dopo 80 anni trascorsi a tenere le redini dell’America, finalmente si è fatta avanti per vincere una guerra nel suo stesso cortile.

Vedi qual è il metodo subdolo dietro la follia di questo tratto selvaggiamente delirante? Stanno lentamente condizionando non solo l’opinione pubblica ma anche la loro stessa leadership ad accettare lo stratagemma già proposto di inserire lentamente le truppe di terra nell’equazione, usandole prima apparentemente per “liberare” le tanto necessarie truppe “di retroguardia” ucraine. Naturalmente, quando anche quelle truppe lasciano il regno temporale o il “deserto”, come hanno fatto 100.000 loro compatrioti, rimane la questione di quale disastroso passo successivo farebbero le truppe della NATO. Molti hanno giustamente ricordato che è proprio così che è iniziato l’intervento del Vietnam, con i “consiglieri” statunitensi che hanno gradualmente intensificato la loro presenza nel paese.

Ma proprio come avevo scritto qualche tempo fa, tali truppe non godrebbero dei benefici dell’Articolo 5, che funziona solo sul territorio nazionale della NATO, e gli autori qui ammettono amaramente questo fatto:

La grande domanda è questa: cosa accadrebbe se i bodybag iniziassero a tornare a casa? Le truppe stazionate in numero significativo sarebbero un obiettivo ovvio per i missili russi, e senza l’Articolo 5 a proteggerle, il Cremlino sarebbe sicuramente tentato di attaccare. Grant afferma che qualsiasi governo europeo contribuente dovrebbe accettare la possibile perdita di vite umane.

L’articolo è principalmente un cenno al pezzo più importante di Foreign Affairs del CFR, scritto in parte da Phillip P. O’Brien di Substack, che molti di voi probabilmente conoscono:

Questo articolo fa un ulteriore passo avanti, delineando i “benefici” delle forze europee non solo nel fornire supporto logistico nelle retrovie per liberare le AFU, ma anche nel lavoro di “combattimento difensivo”, come l’utilizzo di sistemi AD per abbattere gli attacchi aerei russi.

Un aspetto interessante presentato qui è la conferma delle mie parole profetiche tratte da alcuni dei miei primissimi articoli. Alcuni potrebbero ricordare che una volta ho scritto che, quando sarà il momento, la NATO potrebbe facilmente spacciare il conflitto come un conflitto non previsto dall’Articolo 5 per aiutare l’Ucraina senza il timore di uno scambio nucleare. Ho detto che ci sono molti meccanismi e tecnicismi attraverso i quali ciò potrebbe essere fatto. Ed ecco, proprio questo articolo presenta la stessa idea: che la NATO potrebbe entrare in Ucraina non sotto l’ombrello legale della “NATO” ma semplicemente dell’”Europa” – una distinzione importante per il bene di non invocare deliberatamente la dicotomia Russia/NATO e le relative leggi legali. responsabilità di cui all’articolo 5.

Come terza misura finale di escalation, l’articolo propone questo “esercito europeo” per difendere Odessa e persino attaccare le truppe russe in avvicinamento:

Un potenziale obiettivo russo è Odessa, il principale porto dell’Ucraina dove viene spedita la maggior parte delle esportazioni del paese. Se le truppe russe si avvicinassero alla città, le forze europee nelle vicinanze avrebbero il diritto di difendersi sparando sui soldati che avanzano.

La loro scusa per la palese indifferenza all’escalation delle minacce è la fandonia che la Russia è debole, non userebbe mai le armi nucleari e che il 90% dell’esercito russo è già stato distrutto. In realtà, ora sappiamo che è il contrario:

Nel frattempo:

Quindi, di fatto, è l’Ucraina che ha perso il 90% del suo esercito nei primi giorni di guerra, e lo ha ricostituito più volte, mentre l’esercito russo è ora più grande e più forte di prima.

Ma gli appelli si fanno sempre più forti:

L’ex viceministro della Difesa britannico James Hippy raccomanda alla leadership del paese di prendere in considerazione l’invio di un contingente dell’esercito britannico in Ucraina da schierare nelle retrovie, lontano dalla zona di guerra. Dicono che se trovassero soldati britannici vicino ad Avdiivka, ciò potrebbe provocare un conflitto NATO-Russia.

Così come le provocazioni della NATO e dei suoi cagnolini:

Conferenza stampa con il generale Carsten Breuer:

Il comandante delle forze di difesa estoni, il generale Martin Herem, ha parlato in un’intervista della sua disponibilità a “ridurre in mille pezzi” la Russia.

“Estonia, Finlandia e Svezia prenderanno immediatamente il controllo della situazione nel Mar Baltico fin dai primi minuti dell’aggressione. Se chiudiamo il Mar Baltico, come consegnerai le patate da San Pietroburgo a Kaliningrad? E annienteremo tutti coloro che cercano di influenzarci da una distanza di 50 o 100 chilometri, come sta accadendo oggi in Ucraina! Li distruggeremo non a Rakvere o Narva, ma a Ivangorod, Pechory o da qualche parte lì”.

Il che ovviamente viene distorto dai neoconservatori come se la Russia fosse l’agitatore e il provocatore, quando in realtà sono loro che cercano di adescare la Russia ad attaccare gli anelli più deboli per continuare la guerra eterna per distruggere l’Europa:

E anche se molto probabilmente sono false, continuano a circolare diverse voci secondo cui le truppe francesi sarebbero già arrivate a Odessa:

‼️BREAKING

‼️🇫🇷🏴‍☠️🇩🇪🇺🇦 Soldati francesi sarebbero arrivati ​​a Odessa

La Resistenza di Kherson, citando proprie fonti cittadine, riferisce che intorno al 10 aprile (giorno in cui Odessa fu liberata dai fascisti) almeno 1.000 militari francesi arrivarono nel porto di Odessa su una nave civile.

Secondo i partigiani filo-russi, questi francesi sarebbero stati accolti e scortati da 🏁 ufficiali della NATO. È stato inoltre riferito che nel prossimo futuro è previsto un altro trasferimento di personale militare francese in Ucraina.

Uno dei motivi per cui c’è tale urgenza è perché l’Europa sa che mancano solo pochi mesi prima che Donald Trump possa vincere le elezioni, e che tutti gli aiuti all’Ucraina potrebbero potenzialmente essere tagliati. Pertanto, l’Europa sta cercando di sfruttare questo tempo per costruire una coalizione di forza per sostenere l’Ucraina. Gli Stati Uniti, d’altro canto, potrebbero scaricare la patata bollente sull’Europa, con il pacchetto di aiuti che rappresenta un ultimo, gonfio regalo di consolazione.

Gli Stati Uniti, come alcuni credono, stanno cercando disperatamente di scaricare il dollaro ucraino sull’Europa, in modo che possano concentrarsi sul problema più urgente della Cina. Inoltre, è un modo per gettare l’Europa sotto l’autobus, poiché un fallimento in Ucraina potrebbe in seguito essere attribuito al fallimento europeo piuttosto che a quello dell’amministrazione Biden. In effetti, proprio questo è stato proposto nientemeno che dallo stesso Lukashenko:

Ma l’Europa non è in grado di reggersi sulle proprie gambe senza gli Stati Uniti, dato che la “solidarietà” europea è in realtà un’illusione ben organizzata e gestita. Anche il suddetto pezzo degli Affari Esteri attestava il pericolo, ma ammettendo che se un singolo membro della “coalizione” intervenuta si piegasse di fronte alla sofferenza delle truppe uccise, l’intera coalizione potrebbe crollare immediatamente. In sostanza, l’Europa è come una banda di scimmie spaventate che si nascondono una dietro l’altra, cercando di tirare la coda all’orso, traendone il “coraggio” l’una dall’altra, ma correndo freneticamente alla vista del panico di un singolo membro.

Gli Stati Uniti hanno cercato di fare tutto il possibile per nascondere il conflitto sotto il tappeto. Hanno cercato di appoggiarsi a Zelenskyj per negoziare, hanno licenziato Vicky Nuland e hanno anche cercato disperatamente di impedire a Zelenskyj di sostituire Zaluzhny. Uno dei motivi è che probabilmente speravano di sfruttare la tensione tra Zelenskyj e il suo generale ribelle per costringere Zelenskyj a fare concessioni o addirittura rovesciarlo sostenendo Zaluzhny in un momento chiave, nel caso Zelenskyj non avesse seguito il diktat di Washington.

Ma nulla ha funzionato e Yermak è riuscito a consolidare di nascosto il potere attorno a Zelenskyj. Una possibilità è che, avendo fallito gli sforzi di cui sopra, Washington abbia ora dato all’Ucraina 60 miliardi di dollari semplicemente per ritardare il collasso di qualche mese in modo che non avvenga durante la campagna di rielezione di Biden e rovini le sue possibilità.

Naturalmente uno degli altri motivi dell’urgenza sono le continue voci di una nuova grande offensiva o incursione russa dal nord. Lo stesso Budanov lo ha riconosciuto di recente:

Ma ora si sono ripetute voci dalle profondità di Telegram russo e altrove secondo cui sarebbe stato svelato anche un nuovo simbolo tattico del “gruppo settentrionale”: oltre alle famose Z, O e V, sostengono che la “N” sia ora entrata mischia.

Come riportato, le Forze Armate dell’Ucraina nella zona di confine delle regioni di Sumy e Kharkov sono in massima allerta in relazione alla ricezione di informazioni sull’inizio della nostra offensiva nel prossimo futuro.

Questa non è la prima notizia di preparativi per un’azione militare in quest’area.

In precedenza, c’erano state segnalazioni secondo cui i genieri russi stavano rimuovendo i campi minati protettivi in ​​questa direzione.

La lunghezza del confine è davvero impressionante: più di 1 mila km, il che dà alle truppe russe la possibilità di scegliere l’attacco e anche il momento dell’attacco.

Quali sono le ipotesi relative allo sciopero diversivo e principale, nonché alla tempistica?

#opinione

🇷🇺 Divano Generale Staff

Ciò è stato seguito da diversi messaggi misteriosi da parte di importanti account russi che invitavano i civili ucraini a evacuare da Sumy e Kharkov. Tieni presente che ci sono ancora buone probabilità che si tratti di una leggera gag psyop, poiché non ho visto alcuna conferma ufficiale di un nuovo “gruppo del Nord”, ma vale la pena tenerne traccia.

Questo si aggiunge al fatto che la Russia ha iniziato a concentrarsi più pesantemente su Kharkov, colpendo più volte le apparecchiature di comunicazione, con il ben pubblicizzato attacco alla principale torre televisiva di Kharkov, che avrebbe disconnesso l’intera città dall’alimentazione televisiva, il che è ovviamente un segnale inquietante che spesso prefigura un assalto su larga scala:

Sulla torre distrutta a Kharkiv. Era dotata di vari tipi di antenne e apparecchiature di sorveglianza. Sul territorio della regione di Belgorod venivano effettuate trasmissioni radiotelevisive. C’erano anche ripetitori cellulari (Kyivstar, Vodafone), Internet. È stato possibile installare anche il sistema Sova, un complesso di ricognizione ottica a grande profondità, che aiuta le Forze Armate dell’Ucraina a calcolare la posizione della nostra artiglieria. Così come i ripetitori UAV, i sistemi di rilevamento di missili balistici e da crociera.

Tenete presente che per ora non ci sono ancora indicatori credibili o convincenti di un’imminente incursione russa da nord, ma tutti gli sviluppi che si sono sovrapposti forniscono certamente un interessante spunto per le speculazioni. Come sapete, al giorno d’oggi è impossibile ammassare grandi quantità di veicoli blindati senza essere individuati dalla sorveglianza satellitare, quindi, a meno che la Russia non abbia sviluppato qualche nuova tecnica di mascheramento inedita, è probabile che sapremmo in anticipo se si stessero effettivamente preparando all’incursione, come è successo nei giorni precedenti il 24 febbraio 2022.

L’altro sviluppo interessante è l’arresto del viceministro della Difesa Timur Ivanov e di una schiera di suoi sottoposti, che comincia sempre più a sembrare una grande epurazione di un’ala corrotta del Ministero della Difesa russo:

Il fatto che lo abbiano sottoposto a questo rituale di umiliazione in un’aula di tribunale letteralmente nello stesso giorno in cui si è seduto accanto a Shoigu durante un discorso plenario è molto eloquente. Anzi, è assolutamente scioccante. Lo si vede qui sotto nei primi secondi del discorso di ieri:

He went straight from sitting next to Shoigu to a prison cell. There are loads of speculative flights that can be made on behalf of this. What I’ll say for now is there are two competing theories. One—which comes from a slightly more 5th/6th column-leaning element—states that a Shoigu-allied faction is being purged, given that Ivanov was allegedly appointed by Shoigu, with the implication being that this is some kind of major coup against Shoigu, which could lead to his own career’s demise.

The other more likely explanation goes as follows:

The beginning of neat purges before the counter-offensive of the Russian army…

Apparently, the Kremlin will trample all-in, which is why it is giving a clear signal to the entire power vertical (including Shoigu’s group) to mobilize.

Mobilize – take care of your direct obligations, and also clearly understand the fact that for every failure you will have to pay not with the careers of middle echelon representatives – subordinates, but with your own head.

Some believe that Putin had planned to do a mass purge of all the corrupt after his inauguration on May 7th, when his hands are more freed politically. This could be a final purge of any remaining corrupt, 6th columnist, and liberal factions before plunging the SMO into a new phase of the expected large-scale offensives to come.

Furthermore, as the above hints, it could be a final message-sending attempt to everyone involved on the eve of these coming military escalations. While on the surface it may seem like an embarrassing or damaging mark on Russia’s or the MOD’s reputation, in fact the news thus far has been taken with great excitement among the Russian forces, elevating morale. It sends a message that Russia is cleaning up all corruption, and that even the highest levels of the military echelons, to the “fat cat suits” of the defense ministry, are not immune to consequences and accountability for fraud, deception, betrayal, and treason.

This is why I believe the optics of carting off Ivanov to the court room glass cage in full military general regalia were very deliberate. It was a message sent to the public that the time has come to tighten the belt and allow no more leeway for corruption and betrayal, no matter who you are.

This powerful image will resonate very well with the armed forces:

Interestingly, there was a ‘rumor’ that Ivanov was at the center of the MOD’s calamitous friction with the Wagner group, though I haven’t been able to corroborate that just yet. Of course, it wouldn’t be surprising if two corrupt mafia bosses squared off over the leavings on the table. Anticipating the next logical challenge, I can already say that concern trolls will use this instance to declare that “Prigozhin (and Strelkov) was right all along, the MOD is a corrupt gang”, etc., etc. But any corruption within the MOD does not absolve Prigozhin’s own proven corruption. It just so happens that Prigozhin was a much more charismatic actor and salesman of his deeds, and thus comes across as the quintessential ‘folk hero’ of the saga, when the truth is far more granular than that.

Either way, this stir has the potential to shake things up in even bigger ways than we realize, and could be the start of something much bigger, good or bad, though in my estimations it’s extremely good and feels like it marks a new change in ethos of the entire country.

This was something recently enumerated, like in this article:

It is important to note that the Russian elites, which since the 1990s have been closely tied to the West, have had to make a hard choice recently between their country and their assets. Those who decided to stay have had to become more “national” in their outlook and action. Meanwhile, Putin has launched a campaign to form a new elite around the Ukraine war veterans. The expected turnover of Russian elites, and the transformation from a cosmopolitan group of self-serving individuals into a more traditional coterie of privileged servants of the state and its leader would make sure that the foreign policy revolution is complete.

Corroborated by this:

È passato direttamente dal sedersi accanto a Shoigu alla cella di una prigione. Ci sono un sacco di voli speculativi che possono essere fatti a favore di questo. Quello che dirò per ora è che ci sono due teorie in competizione. Una – che proviene da un elemento leggermente più orientato verso la quinta/sesta colonna – afferma che una fazione alleata di Shoigu viene epurata, dato che Ivanov sarebbe stato nominato da Shoigu, con l’implicazione che si tratta di una sorta di grande colpo di stato contro Shoigu, che potrebbe portare alla fine della sua carriera.

L’altra spiegazione più probabile è la seguente:

L’inizio delle epurazioni ordinate prima della controffensiva dell’esercito russo…

A quanto pare, il Cremlino calpesterà l’all-in, ed è per questo che sta dando un chiaro segnale di mobilitazione a tutto il potere verticale (compreso il gruppo di Shoigu).

Mobilitarsi – occuparsi dei propri obblighi diretti e comprendere chiaramente che per ogni fallimento si dovrà pagare non con le carriere dei rappresentanti di medio livello – i subordinati, ma con la propria testa.

Alcuni ritengono che Putin abbia pianificato un’epurazione di massa di tutti i corrotti dopo il suo insediamento il 7 maggio, quando le sue mani saranno più libere politicamente. Potrebbe trattarsi di un’epurazione finale di tutti i corrotti, della sesta colonna e delle fazioni liberali rimaste, prima di far precipitare l’OMU in una nuova fase delle previste offensive su larga scala.

Inoltre, come suggerito da quanto sopra, potrebbe essere un ultimo tentativo di inviare un messaggio a tutte le parti coinvolte alla vigilia di queste prossime escalation militari. Sebbene in superficie possa sembrare un segno imbarazzante o dannoso per la reputazione della Russia o del Ministero della Difesa, in realtà la notizia è stata finora accolta con grande entusiasmo dalle forze russe, sollevando il morale. Il messaggio è che la Russia sta facendo piazza pulita di tutta la corruzione e che anche i livelli più alti delle gerarchie militari, fino agli “abiti da gatto grasso” del ministero della Difesa, non sono immuni da conseguenze e responsabilità per frode, inganno, tradimento e tradimento.

Ecco perché credo che l’ottica di portare Ivanov nella gabbia di vetro del tribunale in piena regalia generale militare sia stata molto deliberata. È stato un messaggio inviato all’opinione pubblica: è arrivato il momento di stringere la cinghia e di non lasciare più spazio alla corruzione e al tradimento, indipendentemente da chi si è.

Questa immagine potente avrà un’ottima risonanza presso le forze armate:

È interessante notare che si diceva che Ivanov fosse al centro del disastroso attrito tra il MOD e il gruppo Wagner, anche se non sono ancora riuscito a confermarlo. Naturalmente, non sarebbe sorprendente se due boss mafiosi corrotti si affrontassero per gli avanzi sul tavolo. Anticipando la prossima sfida logica, posso già dire che i troll preoccupati useranno questo caso per dichiarare che “Prigozhin (e Strelkov) ha sempre avuto ragione, il MOD è una banda corrotta”, ecc. Ma qualsiasi corruzione all’interno del MOD non assolve la comprovata corruzione di Prigozhin. Si dà il caso che Prigozhin sia stato un attore e un venditore molto più carismatico delle sue azioni, e quindi si presenta come la quintessenza dell'”eroe popolare” della saga, quando la verità è molto più granulare di così.

In ogni caso, questa agitazione ha il potenziale per scuotere le cose in modi ancora più grandi di quanto ci rendiamo conto, e potrebbe essere l’inizio di qualcosa di molto più grande, buono o cattivo, anche se secondo me è estremamente buono e sembra che segni un nuovo cambiamento nell’etica dell’intero Paese.

Questo è stato espresso recentemente da altri, come nel seguente articolo:

È importante notare che le élite russe, che dagli anni Novanta sono state strettamente legate all’Occidente, negli ultimi tempi hanno dovuto fare una scelta difficile tra il loro Paese e i loro beni. Coloro che hanno deciso di rimanere hanno dovuto diventare più “nazionali” nella loro visione e azione. Nel frattempo, Putin ha lanciato una campagna per formare una nuova élite attorno ai veterani della guerra in Ucraina. Il previsto ricambio delle élite russe e la trasformazione da un gruppo cosmopolita di individui che si servono di se stessi in una coterie più tradizionale di servitori privilegiati dello Stato e del suo leader assicurerà che la rivoluzione della politica estera sia completa.

Supportato da questo:

È certamente in atto una lenta trasformazione sotto la superficie della società russa, anche a livello di élite. Le élite vengono piegate alla volontà dello Stato, proprio come nella Cina di Xi. Questa epurazione russa, sospetto, è parte integrante del processo in corso.

L’aspetto più importante è che questo arresto sarebbe potuto avvenire in qualsiasi momento – le autorità hanno dichiarato che il caso è stato segretamente in corso per oltre 5 anni; qualche settimana/mese/anno in più non avrebbe cambiato molto. Il fatto che sia stato arrestato solo ora significa che la tempistica è importante per gli eventi attuali, tra cui l’imminente escalation militare russa.

La madre di Ivanov, tra l’altro, è lezgiana, originaria del Daghestan, e la moglie e i figli sarebbero titolari di doppio passaporto israeliano, il che naturalmente aggiunge un po’ di pepe alla storia.

Ora l’Ucraina si trova di fronte a importanti conquiste sul campo di battaglia, poiché le forze russe hanno schiacciato l’AFU in una serie di importanti posizioni e fronti, catturando in precedenza Ocheretyne e Novobakhmutovka:

Così come porzioni importanti di Krasnogorovka:

Le stesse fonti dell’AFU scrivono che il crollo è stato quasi catastrofico:

Ora temono che la Russia possa spingere l’AFU a tornare sulla linea del fiume con ogni futura spinta su larga scala, in particolare se nuove brigate verranno iniettate con le prossime offensive di maggio/giugno che tutti si aspettano:

Uno dei maggiori pericoli dei nuovi progressi è che potrebbero lentamente avvolgere l’intera regione di Konstantinovka in una gigantesca caldaia, o almeno tagliare le principali vie di approvvigionamento di Konstantinovka:

La freccia rossa più in alto è ovviamente la recente avanzata russa nel Chasov Yar, che minaccia di tagliare Konstantinovka in quell’asse.

La prospettiva per il prossimo futuro è che l’Ucraina compia una serie di grandi attacchi dimostrativi e appariscenti con i suoi nuovi armamenti, cioè gli HIMAR e le munizioni ATACMS, per dare l’impressione di una sorta di iniziativa sul campo di battaglia. Probabilmente effettueranno qualche altro attacco drone su larga scala contro la Russia, la Crimea e così via, di concerto con l’ATACMS, sperando di fare un’esibizione che risollevi il morale, ma sul campo di battaglia reale continueranno a essere spazzati via dai progressi della Russia.

Cercheranno di attaccare presto il ponte di Kerch? No, credo che lo terranno come ultima carta vincente per limitare i danni, quando l’assalto russo raggiungerà la massima intensità. Se la Russia lancerà le offensive su larga scala verso giugno, e se ci sarà un grande crollo dell’AFU, conserveranno il loro ultimo espediente proprio per quel momento, per cercare di ribaltare le percezioni e far credere di aver inferto una sorta di colpo paralizzante alle forze armate russe colpendo il ponte. Per questo motivo hanno già comunicato il calendario letterale dell’attacco a Kerch, che sarà precisamente “prima dell’estate”, quando si aspettano che venga lanciata l’offensiva russa. Quindi aspettatevi un attacco senza precedenti a Kerch verso giugno, mese più mese meno.

A proposito di questo argomento, Martyanov ha scritto recentemente un buon articolo che condivido in gran parte. L’ATACMS non sarà in grado di “distruggere” il ponte, poiché il massimo che potrebbe fare è abbattere un’altra campata/ponte, che richiede circa due mesi per essere sostituita. L’unico modo per metterlo fuori uso in modo più permanente è colpire i sostegni, e probabilmente con proiettili multipli, il che è improbabile che accada. I tedeschi, che sono bravi in questo genere di cose, hanno calcolato che ci vorrebbero 20-40 missili Taurus, come ricorderete.

La mia previsione è che l’Ucraina lo sappia e forse cercherà di colpire più campate, abbattendo il ponte su un’area più ampia, ma questo potrebbe anche non influire sul tempo di sostituzione, poiché diverse squadre adiacenti che lavorano contemporaneamente potrebbero sostituire più campate nello stesso tempo necessario per sostituirne una. In breve, non si otterrà nulla, e sono scettico che siano riusciti a colpirlo, dato che l’Ucraina ha raramente penetrato aree importanti con i suoi attacchi missilistici, e continua a colpire abilmente aree meno difese, come le navi già in disarmo o quelle in riparazione in aree dismesse della Crimea come il porto di Zaliv. Senza contare che ciò è avvenuto solo perché gli Storm Shadows utilizzati erano in grado di avvicinarsi al di sotto delle reti radar, mentre gli ATACM non hanno questa capacità e devono arrivare direttamente sopra la testa, in piena vista dei radar (anche se, naturalmente, un attacco a saturazione è possibile).

Come nota finale, la Russia ha catturato la sua prima iterazione dell’Abrams, il breacher corazzato M1150 basato sull’Abrams:

Allo stesso tempo, a Mosca è arrivato un carico di materiale occidentale, tra cui i Bradley, i Marder 1A3 tedeschi, gli MRAP e gli M113, da esporre nel Patriot Park:

E un Leopard 2A5 catturato è in fase di lavorazione, con gli equipaggi russi che – scherzosamente o meno – dicono che lo aggiusteranno e lo useranno in battaglia. Secondo quanto riferito, è stato rifornito di tutte le munizioni non utilizzate, quindi è possibile:


Gente, come rapido promemoria: i miei unici due account ufficiali sono qui su Substack e su TwitterChiunque vi mandi messaggi o affermi di essere me da qualsiasi altra parte sta compiendo una frode, in particolare questa persona su Telegram che non è me:


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Zircon 3M22: sfatare le idee sbagliate, di SIMPLICIUS

Recentemente si è parlato molto del missile russo Zircon/Tsirkon, in particolare alla luce degli attacchi su Kiev di fine marzo che si diceva lo avessero utilizzato. Da allora, ci sono stati numerosi sforzi ad alto livello da parte di esperti per approfondire i dettagli precisi del funzionamento e delle caratteristiche segrete del missile.

Ma soprattutto, c’è stato uno sforzo generale da parte dei commentatori occidentali per deprecare la tecnologia ipersonica russa per quanto riguarda le armi utilizzate finora durante il conflitto. Quindi ho voluto fare una piccola spiegazione per sfatare alcuni dei miti che circondano queste armi da entrambi i lati, e arrivare alle effettive proprietà realistiche che possiamo aspettarci di vedere.

Prenderò parte dell’analisi da un thread relativamente informativo, anche se altamente parziale , da parte di un esperto missilistico NAFO pro-UA perché riassume perfettamente tutte le accuse e le idee sbagliate occidentali più comuni non solo sullo Zircon ma su tutti gli aerei ipersonici russi generalmente. Tuttavia, sa fino a un certo punto di cosa sta parlando, quindi alcune delle sue conclusioni raggiunte sono relativamente accurate e vale la pena condividerle se non altro perché lui e il suo team sono i primi che ho visto dare uno sguardo analitico serio allo Zircon.

Il missile Zircon è avvolto nel mistero più della maggior parte degli altri oggetti russi in quanto non solo nessuno sembra sapere nemmeno che tipo di arma sia in realtà, ma che aspetto abbia. Tutti i rendering più popolari su Internet sono infatti probabilmente errati. Il più comune lo raffigura in linea con il Boeing X-51 Waverider e la forma riconoscibile di un missile ipersonico in stile scramjet, in questo modo:

X-51 Waverider:

Versione “mitica” dello Zircon:

In effetti, come puoi vedere, sembra essere per lo più un Waverider copiato e incollato, praticamente identico.

Cosa, non sappiamo come appare ora che la Russia ne ha licenziati diversi, chiedi? In effetti no: fa parte della mistica di cui ho parlato. Il motivo è che durante i video del lancio, il MOD russo è arrivato al punto di sfocare il missile proprio per impedire alle persone di sapere quale tipo di propulsione utilizza, poiché ciò svelerebbe il gioco.

Ecco due rari primi piani del lancio di uno Zircon:

Inoltre, puoi vedere che il missile ha un “tappo” piatto sulla parte anteriore, che blocca ulteriormente la vista del tipo di prese:

Il cappuccio viene espulso una volta che il missile è in aria: ecco il missile P-800 Oniks che espelle il suo cappuccio a scopo di confronto:

Ed è qui che alcuni hanno collegato la provenienza dello Zircon. Proprio come si presume che il Kinzhal sia basato sull’Iskander, con alcune importanti modifiche come la potenziale aggiunta di un radar attivo per poter colpire le navi, anche qui lo Zircon è ritenuto da alcuni una versione altamente rielaborata del P -800 Onik. Ecco una foto di un Oniks lanciato da una nave: nota lo stesso berretto piatto/carenatura:

Ma la cosa più importante che significa è che lo Zircon avrebbe quindi probabilmente un design simile agli Onik, in questo modo:

Uno dei motivi è che, secondo quanto riferito, l’Oniks è dotato di tale cappuccio proprio perché ha una presa d’aria ramjet anteriore sferica, e il cappuccio ha lo scopo di bloccare l’ingresso di detriti durante il lancio. Ciò è in contrasto con i missili che hanno una presa d’aria nascosta sotto la fusoliera, come ad esempio il Kalibr, che non dovrebbe preoccuparsi di questo:

Ciò significa che, come alcuni credono, lo Zircon deve necessariamente avere una presa anteriore sferica simile perché non ci sarebbe altro motivo per avere una carenatura drop-off come quella per coprire il naso.

Abbiamo qualche altro potenziale indizio. Ad esempio, dal video di lancio c’è un’inquadratura sgranata dello Zircon dopo che la calotta/carenatura del missile è stata lanciata in mare. Una cosa interessante da notare è che appare una potenziale piccola depressione che potrebbe indicare uno scoop più simile al design dell’aspirazione scramjet del Waverider, ma che potrebbe anche essere una sorta di illusione ottica:

Poi abbiamo il video dello strike vero e proprio dal test sopra. Tieni presente che durante tali attacchi su bersagli di navi dismesse i missili non sono dotati di una testata esplosiva, quindi tutto ciò che vedi è il missile inerte che colpisce il bersaglio cineticamente:

È difficile dirlo dagli screenshot, ma suggerisce che potrebbe avere una forma più convenzionale, come gli Onik:

Inoltre, nota la velocità. Sebbene sembri estremamente veloce, è discutibile se l’impatto terminale sia ipersonico per una serie di ragioni, non ultimo il fatto che il missile non sembra essere incandescente né avere alcun tipo di effetto bolla di plasma.

In articoli precedenti come questo qui sotto, ho evidenziato come il missile Kinzhal appaia effettivamente incandescente mentre colpisce anche in pieno giorno, rispetto a un Iskander (a destra) che presenta segni di elevata carbonizzazione termica lungo il muso ma è non più luminoso:

Per un’analisi molto dettagliata del Kinzhal e di come funzionano i missili balistici ipersonici in generale, visita questo articolo precedente:

Anatomia del MIM-104 Patriot Destruction + Primer sul missile ipersonico Kinzhal

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18 MAGGIO 2023
Anatomia del MIM-104 Patriot Destruction + Primer sul missile ipersonico Kinzhal
Analizziamo in profondità esattamente cosa è successo la notte dell’attacco dei Patriot e raggiungiamo i fatti e le speculazioni noti. Ecco cosa si sa finora: si dice che la Russia abbia condotto un attacco multi-vettore a più livelli, proveniente da vari lati tra cui nord, est e sud, che includeva entrambi i droni Geran come copertura di schermatura, Kalibr mi…
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Se lo Zircon è fondamentalmente un Oniks rimodellato, allora come fa a ottenere prestazioni così drasticamente superiori?

Ci sono alcuni fattori chiave. In primo luogo, la Russia aveva precedentemente annunciato la scoperta di nuovi tipi di carburante, in particolare, come si vociferava, un carburante proprietario a base di nanoparticelle di alluminio chiamato Decilin-M:

Successivamente, è probabile che il profilo di volo dello Zircon utilizzi un’altitudine molto più elevata rispetto a quello degli Onik che sfiorano il mare. Durante il lancio, l’Onik si inclina ad un’altitudine molto bassa, come si può vedere in questa foto:

Lo Zircon, d’altra parte, viene spinto dal suo stadio di razzo ad altitudini molto più elevate prima di lanciarsi e dirigersi verso il bersaglio, come si può vedere in questo video:

Si dice che lo Zircon raggiunga circa 30 km o ~ 90.000 piedi, dove la pressione atmosferica è molto bassa, consentendo il volo ipersonico senza disintegrazione.

Ci sono alcuni problemi, tuttavia. Si dice che i Ramjet raggiungano velocità ipersoniche e siano idealmente progettati per Mach 3-5. Quindi i detrattori usano questo per ritenere che lo Zircon non sia un vero veicolo ipersonico poiché “probabilmente riutilizza il motore ramjet dell’Oniks”. Tuttavia, non ci sono prove che suggeriscano che lo Zircon non abbia invece uno scramjet, o anche un ibrido ramjet/scramjet, che sono stati testati in passato e non sono fuori dal regno delle possibilità. Dopotutto, è stata la Russia a mettere in campo il primo ramjet in assoluto, quindi non è difficile credere che potrebbero essere all’avanguardia nell’innovazione in questo settore:

Ecco dove entriamo nel vivo delle cose. Come ho detto, l’accusa principale da parte degli “esperti” occidentali è che uno Zircon non è un “vero” missile ipersonico, un’accusa enunciata in modo molto succinto dal precedente “esperto” della NAFO. Ma la ragione principale del suo errore mette in luce un errore gigantesco non solo da parte sua, ma da parte dell’intero commentatore pro-UA.

Vedete, si riferiscono ad una nota affermazione di Gerasimov di una delle metriche di volo del test Zircon per dedurre la velocità dello Zircon:

Il missile ha percorso 450 km in 4,5 minuti, come sopra. Sarebbe 450.000 m / 270 secondi = 1.666,67 metri al secondo x 60 = 100.000 metri al minuto x 60 = 6.000.000 di metri all’ora o 6.000 chilometri all’ora. Dividiamolo per Mach 1, ovvero 1225 km/h (6000 km / 1225) e otteniamo = Mach 4,9.

Ed è proprio ciò che conclude l'”esperto” della NAFO:

Sfortunatamente, questo è un errore amatoriale assolutamente disastroso, che espone uno dei più grandi e conosciuti esperti di difesa della cronaca pro-UA come totalmente incompetente.

Vedete, Mach 4.9 è la velocità media impiegata dallo Zircon per raggiungere l’obiettivo dal momento del lancio. Il problema è che il missile trascorre i primi 1-3 minuti semplicemente accelerando fino al plateau ipersonico, oltre al fatto che non viaggia in linea retta ma piuttosto bruscamente verso l’alto per gran parte dell’apertura. Vuoi dirmi che gli esperti della NAFO non hanno idea degli aspetti differenziali e di come questi influenzino il tempo percepito sul target?

Per approfondire il punto, proprio come una piccola introduzione, ecco alcuni tassi di accelerazione per un F-15, che è uno dei velivoli da caccia con l’accelerazione più rapida:

Noterai che ci vogliono più di 200-300 secondi per raggiungere solo Mach 2. Allo stesso modo, quanto tempo impiega un razzo come il Falcon per raggiungere la barriera ipersonica di Mach 5? Da un lancio di SpaceX:

Il razzo impiega 2,5 minuti per accelerare fino a circa 6200 km/h, ovvero circa Mach 5.

Pensateci per un momento. Ciò significa che lo Zircon potrebbe inizialmente andare verso l’alto con un angolo acuto, senza nemmeno fare molti progressi verso il bersaglio, per più di 2-3 minuti prima ancora di raggiungere la sua velocità di crociera e altitudine finali, a quel punto si lancia completamente verso l’alto. un azimut orizzontale. Pertanto il tempo di volo di 4,5 minuti rappresenta almeno 2 minuti di tempo di arrampicata sprecato. Questo è come cronometrare Usain Bolt dal momento in cui lascia gli spogliatoi al blocco di partenza, quindi tagliare il timer quando passa il traguardo e fare una media per dire che Usain Bolt corre effettivamente a 5 miglia all’ora anziché a 27 miglia all’ora, tutto perché tu aveva il timer in funzione mentre camminava e si riscaldava.

Cosa ci dice questo?

Ciò significa che se lo Zircon avesse una media di quasi Mach 5 (4,9) alla luce di quanto sopra, contando la salita ripida, l’accelerazione, ecc., allora la velocità massima effettiva che probabilmente ha mantenuto per la durata del volo di crociera deve necessariamente essere da qualche parte nell’intervallo Portata Mach 7+. Poiché Mach 5 è una media che include tutte le velocità più basse dell’accelerazione iniziale, per raggiungere quella media, lo Zircon avrebbe dovuto mantenersi ben al di sopra di Mach 5 in seguito per far funzionare i conti.

E, naturalmente, la velocità massima solitamente indicata è Mach 7-9:

E sorpresa, sorpresa, qual è stata la dichiarazione completa di Gerasimov che gli esperti pro-UA hanno opportunamente tralasciato?

Anticipando una lamentela: ma dal momento che lo Zircon si attiva con uno stadio iniziale potenziato dal razzo, non raggiunge la velocità/altitudine massima molto rapidamente?

Oltre al fatto che ho dimostrato che anche i razzi possono impiegare 2-3 minuti per raggiungere tali velocità, c’è anche il fatto che possiamo vedere dai video di lancio che lo stadio di potenziamento dello Zircon appare piuttosto breve. Guarda il video qualche paragrafo prima del lancio, puoi vedere il booster bruciarsi pochi secondi dopo il lancio, il che significa che il motore principale probabilmente prenderà il sopravvento a quel punto, accelerando abbastanza lentamente, più in linea con la tabella dell’F-15 mostrato sopra.

Anche questo:

“L’X-51 è inizialmente spinto da un razzo solido MGM-140 ATACMS a circa Mach 4,5” – e ciò è avvenuto dopo il lancio aereo dal B-52. Questo booster delle dimensioni di Onyx sembra ancora troppo piccolo.

Il Boeing Waverider era azionato da un grande booster ATACMS, che poteva portarlo solo a Mach 4.5. Nel frattempo, i booster Oniks/Zircon che puoi vedere nelle foto sono relativamente piccoli, non vicini alle dimensioni degli ATACM, e quindi sarebbero logicamente in grado di potenziare lo Zircon fino a una frazione di Mach 4.5, il che significa che il tempo di salita/accelerazione aumenterebbe drammaticamente prima lo Zircone può effettivamente raggiungere la velocità di picco.

Naturalmente, ciò potrebbe offrire un altro indizio, dato che gli scramjet non possono nemmeno operare al di sotto della soglia ipersonica, e un booster così breve probabilmente non consentirebbe di raggiungere il plateau ipersonico che suggerirebbe logicamente che il missile abbia una qualche forma di propulsione ibrida, ma questa è solo una speculazione.

A sostegno, abbiamo due resoconti provenienti da fonti ucraine reali sulla velocità dello Zircon. Una pubblicazione ucraina cita l’aeronautica con il tracciamento dello Zircon durante uno degli attacchi a Kiev a oltre 9000 km/h, ovvero Mach 7,3:

E un’altra era un’affermazione di un OSINTer pro-UA con decine di migliaia di follower la cui “fonte” avrebbe affermato che lo Zircon copriva la distanza dalla Crimea a Kiev in circa 3 minuti:

È stato criticato dai colleghi, poiché una tale velocità rappresenterebbe una media di Mach 9,4, il che significa che, dato ciò di cui abbiamo discusso sui tassi di salita/discesa più lenti, avrebbe dovuto raggiungere velocità all’apogeo molto più elevate, ma chi lo sa.

Arriviamo all’ultima proposta interessante. Gli “analisti” affermano quanto segue, che concorda con altri dati e rapporti che abbiamo avuto:

Insieme al Kh-32, Tsirkon ha la maggiore velocità terminale di qualsiasi sistema missilistico russo impiegato in Ucraina, maggiore del 50-100% rispetto a Iskander-M/Kinzhal.

In primo luogo, dobbiamo ricordare che lo stesso portavoce Yuri Ignat ha ammesso apertamente che il missile sovietico Kh-22 è l’ unico missile russo che non sono stati in grado di abbattere nemmeno una volta nel corso dell’intera guerra:

Molti sono rimasti confusi sul perché ciò accada. Oltre al fatto che le armi di ingegneria sovietica sembrano superiori alla maggior parte delle moderne armi russe provenienti da un’industria della difesa ampiamente impoverita e deteriorata, c’è anche il fatto che il Kh-22 opera in due modalità contrastanti, da wiki:

Può essere lanciato sia in modalità ad alta che a bassa quota. In modalità alta quota, sale ad un’altitudine di 27.000 m (89.000 piedi) ed effettua un tuffo ad alta velocità nel bersaglio, con una velocità terminale di circa Mach 4,6. In modalità a bassa quota, sale a 12.000 m (39.000 piedi) ed effettua un’immersione poco profonda a circa Mach 3,5.

E il fatto che il suo motore a razzo a propellente liquido continui presumibilmente a bruciare anche nella fase terminale, mentre i missili balistici come l’Iskander hanno tipicamente una fase di esaurimento nei loro motori a razzo a propellente solido, dopo di che si tuffano in una sorta di planata e, secondo alcuni come gli “esperti” occidentali di cui sopra rallentano fino a una velocità terminale di appena Mach 1,5 – 2,5. Il Kh-22 d’altra parte mantiene potenzialmente una velocità di Mach 3,5 – 4,5 pur essendo capace di traiettorie meno profonde.

Personalmente, dalle mie ricerche sembra che la velocità terminale dell’Iskander sia potenzialmente di 3-4 Mach, forse più alta a seconda delle circostanze, dato che tutti questi missili hanno diversi tipi di modalità di funzionamento che alterano le caratteristiche delle prestazioni terminali. Per esempio, si dice che l’Iskander abbia una manovra di evasione terminale, se/quando necessaria, ma utilizzarla comporterebbe un notevole dispendio di energia e una minore velocità d’impatto.

Ma questo è tutto per dire che, probabilmente, lo Zircon continua a bruciare il suo motore anche in fase terminale e potenzialmente impatta a velocità più elevate rispetto all’Iskander o ad altri sistemi balistici, mantenendo anche quella che probabilmente è una sezione d’urto radar più piccola, oltre a profili d’attacco più vari che possono essere adattati all’ambiente/geografia/topologia del bersaglio specifico:

Diamo un’ultima occhiata alle principali lamentele. Gli “esperti” sostengono da tempo che nessuno dei missili ipersonici russi è una “vera arma ipersonica”, adducendo una nuova scusa per ciascuno di essi. Nel caso dell’Iskander è perché sostengono che non mantiene la velocità ipersonica nella fase terminale. Nel caso dello Zircon, ora sentiamo che è duplice:

  1. Se per missile da crociera ipersonico si intende che viaggia a velocità ipersonica per la maggior parte del suo percorso, o

  2. Utilizzando un motore scramjet a soffio d’aria

Abbiamo già sfatato il n. 1, in quanto l'”esperto” ha commesso un errore dilettantesco calcolando la velocità dello Zircon in modo errato e ipotizzando che fosse appena un po’ inferiore a Mach 5.

Per quanto riguarda il punto 2, questo è totalmente arbitrario e non è scritto da nessuna parte che un missile ipersonico debba avere uno scramjet. Questo deriva dal presupposto che solo gli scramjet possono essere ipersonici, anche se tecnicamente i ramjet – credo – possono arrivare a Mach ~6 o giù di lì.

Questa è la stessa logica insincera che gli Stati Uniti usano per chiamare i propri caccia “di quinta generazione”, mentre quelli russi sono relegati alla quarta e alla quarta generazione. Vedete, gli Stati Uniti hanno arbitrariamente inventato la propria definizione di ciò che comporta la 5a gen, tralasciando molto “convenientemente” molti progressi di cui godono i jet russi. Per esempio, stabiliscono che per soddisfare le specifiche di “5a generazione” è necessario un aspetto stealth completo, ma misteriosamente il vettoriale di spinta 3D, che è una caratteristica fondamentale dei veri caccia di 5a generazione e che tutti gli ultimi caccia russi hanno e l’F-22 no, viene per qualche motivo ignorato.

Infine, si assume che lo Zircon non sia uno scramjet, quando in realtà nessuno lo sa. L’ipotesi si basava semplicemente sul fatto che il suo progetto apparentemente non corrispondeva più ai disegni concettuali originali che mostravano il classico scramjet under-scoop, oltre all’errore di calcolo sotto Mach-5, dato che qualsiasi cosa al di sotto di Mach 5 per definizione non può essere uno scramjet, dato che gli scramjet non possono operare al di sotto di Mach 5.

Ma il problema è che, quando si tratta di armi ipersoniche, gli Stati Uniti non hanno alcuna piattaforma in servizio da usare come ipotetica base per una lista di requisiti così arbitraria. Tutto ciò che hanno è una serie di progetti “in sviluppo” di lunga data, molti dei quali sono già stati cancellati dopo aver fallito. Ma diamo un’occhiata a questi progetti per vedere com’è fatta una “vera arma ipersonica”, secondo la superlativa industria della difesa statunitense.

Cominciamo con il già citato Boeing X-51 “Waverider”.

Ricordate come si prendono in giro i primi prototipi russi? Sembra che la presa d’aria sia tenuta insieme da nastro adesivo economico. Questo oggetto non è stato il più impressionante, viaggiando per lo più a Mach 4 e oltre durante una lunga fase di spinta e riuscendo a raggiungere Mach 5,1 solo per pochi istanti una o due volte, dopo aver fallito tutti gli altri test – che includevano incidenti catastrofici – ed essere stato infine cancellato:

Il prossimo:

Ilmissile ipersonico “Mako”di Lockheedannunciato di recente , è in fase di sviluppo e destinato all’F-35 e ad altri caccia .

Aspetta, cos’è questo? Un motore a razzo solido che raggiunge a malapena Mach 5? Quindi, niente scramjet, niente soffio d’aria – quindi, non è un vero missile ipersonico secondo la logica precedente.

Il prossimo:

Ilmissile HALO (Hypersonic Air Launched Offensive Anti-Surface)proposto dalla Marina Militare . Ha un nome spaventoso ed è previsto per il prossimo decennio, ma assicuratevi di ignorare le scritte in piccolo:

Aspetta, quindi hai chiamato il tuo missile “Offensivo Ipersonico”… ecc. e poi ammetti che non può nemmeno raggiungere velocità ipersoniche? Beh, per ora è una lista imbarazzante. Vediamo cos’altro hanno.

Poi c’è l’HAWC della DARPA, un missile a getto d’aria che è stato testato con un certo successo, anche se per qualche motivo si è deciso di usarlo principalmente come piattaforma dimostrativa e non ha ancora prodotto alcuna arma in servizio. È interessante notare che, anche come scramjet, a quanto pare riusciva a raggiungere al massimo Mach 5, mentre tutti i dati disponibili sembrano indicare che lo Zircon va almeno a Mach 7-8, se non più veloce.

Il problema è che anche l’HAWC ha semplicemente “raggiunto” Mach 5, cioè la sua velocità massima, ma non si sa quale sia la sua effettiva velocità terminale o la velocità media di crociera. Se lavelocità massima è di Mach 5 alla massima altitudine, dove la bassa densità dell’aria è favorevole, allora è quasi certo che non è più ipersonico all’impatto terminale, il che, ancora una volta, in base agli standard dei precedenti “esperti”, significa che non è un “vero veicolo ipersonico”, soprattutto se si considera che la sua scarsa velocità di Mach 5 significa che la sua velocità “media” (tenendo conto della fase di discesa terminale e della fase di apertura dell’accelerazione/booster) potrebbe benissimo essere molto al di sotto di Mach 5.

Ce ne sono un paio di altri, come lo SCIFiRE, di cui non si sa molto e che comunque non è previsto che “entri in servizio” fino a qualcosa come il 2030, quindi è inutile fare ipotesi. Inoltre, non terrò conto dei veicoli ipersonici a planata come il Falcon della DARPA, i sistemi LRHW / Prompt Global Strike, perché sono esotermici e fondamentalmente ICBM e appartengono a una classe completamente diversa. La Russia ha già l’Avangard in quella classe, che è in servizio e quindi immune da critiche.

L’ultimo sistema degno di nota, e che sembrava più vicino a un qualche tipo di sviluppo realistico, era il tanto chiacchierato AGM-183 ARRW (Air Launched Rapid Response Weapon). È l’arma che Trump ha definito l’imminente “super-missile” americano e si tratta di un veicolo boost-glide che è essenzialmente la versione statunitense del Kinzhal, che doveva essere sparato da un aereo con un motore a razzo solido prima di planare verso il bersaglio con una presunta traiettoria balistica o semi-balistica .

Il problema è che l’ARRW ha fallito la maggior parte dei suoi test ed è stato notoriamente cancellato l’anno scorso, dopo un ultimo umiliante test fallito.

Tuttavia, ora si sostiene che il programma sia stato riavviato in sordina, ma è difficile esserne certi perché, anche dopo la sua cancellazione, l’aeronautica militare avrebbe stanziato il resto dei fondi del programma per effettuare altri test, solo per ottenere qualche dato in più.

In ogni caso, ciò che risulta chiaro è che praticamente nessuno dei programmi degli Stati Uniti è all’altezza di “standard ipersonici” particolarmente impressionanti o di ferro. La maggior parte dei loro sistemi erano a razzo o appena ipersonici al punto da essere discutibili o semplicemente fallimentari. Pertanto, è difficile capire come si possa accusare i veicoli russi di non rispettare qualche “standard” inesistente che nessun altro Paese al mondo è stato in grado di avvicinare.

Il fatto è che la Russia rimane l’unico Paese al mondo con numerose armi ipersoniche in servizio diogni tipo: veicoli plananti esotermici con l’Avangard; missili balistici, sia aerei che terrestri, con l’Iskander e il Kinzhal; missili da crociera o missili da crociera aerobalistici, come alcuni considerano lo Zircon; e persino l’unico missile ipersonico aria-aria al mondo per i jet da combattimento, l’R-37M, che non solo è già in servizio, ma che ha persino diverse uccisioni in Ucraina .

Come nota finale, l’Ucraina sostiene di aver abbattuto uno Zircon sopra Kiev:

Il problema è che i pezzi completamente atomizzati non corrispondono all’aspetto di un missile intercettato, ma piuttosto a quello di un missile che ha colpito il bersaglio ed è esploso. In particolare, un veicolo ipersonico probabilmente si conficcherà in profondità in una struttura o nel terreno prima di esplodere, e tutti i suoi pezzi fratturati saranno recuperabili nella terra/materiale circostante, ecc.

Ci sono decine di foto di missili abbattuti sia dall’Ucraina che dalla Russia, e spesso o addirittura di solito assomigliano a questo Kh-101 abbattuto dall’Ucraina:

Oppure l’abbattimento del Tochka-U, anch’esso ipersonico:

Che ne dite dei famosi Storm Shadows abbattuti, molti dei quali sono stati recuperati quasi completamente intatti?

Certo, sipotrebbe sostenere che un veicolo che viaggia in modo ipersonico potrebbe teoricamente rompersi in modo molto più violento quando incontra un intercettore, dato che le loro velocità combinate sarebbero piuttosto elevate. Ma la maggior parte degli intercettori non sono cinetici, bensì a frammentazione di prossimità, quindi non è detto che un veicolo ipersonico subisca un’atomizzazione così catastrofica, come dimostrano molte altre foto di pezzi di missili recuperati che hanno colpito con successo i loro obiettivi.

L’arbitro finale, ovviamente, è se si ha la testata intatta. Negli abbattimenti dello Storm Shadow, hanno effettivamente recuperato la testata completamente pulita e intatta, che si trova proprio lì:

Se lo “Zircon” è stato abbattuto come sostenuto, dov’è la testata intatta?

Detto questo, come ultima nota, è interessante il fatto che nei manufatti recuperati sembrano esserci spessi materiali isolanti termici intrecciati, oltre a possibili fibre di carbonio composite di qualche tipo:

Il che sembra indicare un volo ipersonico, perché altrimenti il missile non richiederebbe una protezione termica speciale di questo tipo.

Mentre sia gli Stati Uniti che la Russia hanno abbattuto con successo veicoli “ipersonici” in test in condizioni perfette, con le traiettorie del veicolo completamente note e che procedevano in una linea statica e prevedibile, è ancora discutibile quanto spesso tali veicoli possano essere abbattuti in condizioni reali di guerra. Pertanto, la mia ipotesi è che queste parti recuperate provengano da un attacco andato a buon fine, e che quindi la catastrofica brisance sia visibile.

Come ultima nota correlata, volevo fare un rapido commento sulla notizia che la Russia sta utilizzando un nuovo missile stealth “inarrestabile”, il Kh-69, che è una variante stealth del Kh-59, un missile da crociera a lancio aereo un po’ oscuro che non riceve molta copertura rispetto al Kh-101.

Il Kh-69:

Da Wiki:

L’11 aprile 2024, fonti ucraine hanno affermato che i detriti di un missile Kh-69 sono stati trovati sul sito dell’attacco missilistico russo contro la centrale termica di Trypilska (TTPP), che è stata completamente disattivata a seguito dell’attacco. L’attacco ha “distrutto il trasformatore, le turbine e i generatori” della TTPP. Il numero di missili utilizzati nell’attacco è stato di sei, e nessuno è stato disattivato dalle difese aeree ucraine.

Non solo i missili sono estremamente precisi, ma colpiscono ogni stanza della turbina con una precisione da cecchino:

L’altra cosa importante è che la sua velocità è riferita a 1000km/h, che è Mach 0,82 e molto più veloce del Mach 0,59 o giù di lì che il Kh-101 raggiunge, anche se può presumibilmente aumentare a 0,8+ in terminale o forse con diverse varianti, anche se non credo che l’abbiamo visto.

Secondo quanto riferito, il Kh-69 ha anche un’altitudine di crociera molto più bassa, di soli 20 metri, a differenza della media di 80-150 metri della maggior parte dei missili, compresi il Kh-101 e il Kalibr. Il suo design furtivo, l’altitudine estremamente bassa e l’alta velocità lo rendono più difficile da intercettare.

Ma la cosa più importante di tutte è che questo missile può essere trasportato dai Su-34 russi. Il motivo per cui questo cambia le carte in tavola è che, come abbiamo già discusso più volte in questa sede, l’Ucraina e i suoi alleati della NATO dispongono di un sistema per tracciare i lanci dei missili russi a causa della natura limitata delle piattaforme. Ad esempio, i Kinzhal sono tracciati dai decolli dei Mig-31K, di cui esiste un numero ridotto sia di velivoli che di campi di volo operativi. I Kalibr sono tracciati dalle navi/sottomarini/navi e i Kh-101, ovviamente, dai decolli dei Tu-95, facilmente rintracciabili.

Ma il fatto che il Kh-69 possa essere utilizzato da Mig-31, Su-30/34/35/57 significa che uno qualsiasi delle centinaia di aerei che ronzano intorno all’Ucraina può sfoggiarlo in qualsiasi momento. Ciò rende impossibile tracciarne il lancio, che potrebbe provenire da qualsiasi direzione, lanciato dai ben più onnipresenti Su-34, che operano da un numero molto più ampio di campi d’aviazione. Questo rende il missile molto più flessibile e “furtivo” in più di un senso.

ślPolska scrive dell’ impotenza del sistema di difesa aerea ucraino contro i nostri missili Kh-69. L’uso di questi missili ha permesso di distruggere al primo colpo la più grande centrale elettrica della regione di Kiev. La chiave del successo dell’X-69 è la sua bassa quota e l’elevata precisione. Vola a un’altitudine di 20 metri dal suolo.
MIM-104Patriot, IRIS-T tedesco e SAMP-T francese non sono riusciti a fermare questi missili, osserva il giornale. Inoltre, la possibilità di lanciare questi missili dal Su-34 o dal Su-35 cambia drasticamente l’allineamento degli attacchi missilistici contro l’Ucraina. La gittata del missile di 400 km è più che sufficiente per colpire la maggior parte degli obiettivi in territorio nemico.

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Sovvertire[Artifice]=Conservare[Sé]; _ di SIMPLICIUS

L’altro giorno ero assorto nei miei pensieri, meditando sulla buona scrittura e su ciò che la distingue da quella semplicemente media. Avevo letto un nuovo articolo di uno dei miei scrittori preferiti nel modo in cui lo faccio di solito: vedi, noi scrittori, o creativi in ​​generale, non ci godiamo il lusso di leggere semplicemente per piacere, come persone normali del “pubblico per eccellenza”. ‘ Fare. Dobbiamo infatti avvicinarci alla lettura con occhio scrutatore, a volte accogliendo il testo per spezzoni per contemplare ed elaborare l’aspetto artigianale di cui abbiamo appena assorbito.

Scrivere ad alto livello non è facile. Danzare sul filo del rasoio tra ispirazione e facilità meccanica non è semplicemente naturale in ogni momento. Nell’arte, si impara che non esiste qualcosa come aver raggiunto un livello innato di “maestria” ultima che ti garantisca una licenza irrevocabile per produrre “grandezza” e “qualità” a comando; semplicemente non funziona in questo modo, sfortunatamente. O forse dovrei dire fortunatamente, poiché si concilia con il tema di cui sto tracciando i contorni.

Come è normale per ogni aspirante scrittore appassionato, ho letto la mia parte di libri “come fare”, che includono tutti quelli popolari come On Writing di Stephen King, fino a quelli più oscuri come From Where You Dream di Robert Olen Butler , che si avvicina l’arte da un obiettivo meno tradizionalmente didattico e più centrato sull’ispirazione e creativo. Una cosa che alcuni dei migliori libri insegnano è che la buona scrittura è molto spesso inaspettata e sorprende il lettore con nuove interpretazioni di scene familiari e logore o stereotipi stanchi, sia dal punto di vista tematico e della trama, sia dal punto di vista della frase grammaticale di primo livello. .

The Making of a Story di Alice Laplante , ad esempio, insegna come bisogna evitare i cliché, ovvero la risposta o la risoluzione attesa a una determinata impostazione. Ad esempio: se un personaggio è sul letto di morte, è meglio evitare gli scambi di dialoghi più attesi, gli addii piangenti e le pause sentimentali. È meglio sorprendere il lettore con qualcosa che non aveva mai sperimentato prima in quel tipo di scena, qualcosa che potrebbe rendere la morte del personaggio molto più memorabile, distinguendosi tra le infinite ricostruzioni.

Fornisce un esempio tratto da Voglia di tenerezza di Larry McMurtry :

“Prima di tutto, truppe, avete entrambi bisogno di un taglio di capelli”, ha detto Emma. “Non lasciare che la tua frangia diventi così lunga. Hai degli occhi bellissimi e dei volti molto carini e voglio che la gente li veda. Non mi interessa quanto tempo ci vorrà, tienilo lontano dagli occhi, per favore.”

“Non è importante, è solo una questione di opinione”, ha detto Tommy. “Stai migliorando?”

“No”, disse Emma. “Ho un milione di tumori. Non riesco a guarire.”

“Oh, non so cosa fare”, disse Teddy.

“Beh, sarà meglio che vi facciate degli amici entrambi”, disse Emma. “Mi dispiace per questo, ma non posso farci niente. Nemmeno io posso parlarti ancora a lungo, altrimenti mi arrabbierò troppo. Fortunatamente abbiamo avuto dieci o dodici anni e abbiamo parlato molto, e questo è più di quanto molte persone capiscano. Fatti degli amici e sii buono con loro. Non aver paura nemmeno delle ragazze.

“Non abbiamo paura delle ragazze”, ha detto Tommy. “Cosa te lo fa pensare?”

“Potresti arrivare più tardi”, disse Emma.

“Ne dubito”, disse Tommy, molto teso.

Quando vennero ad abbracciarla, Teddy cadde a pezzi e Tommy rimase rigido.

“Tommy, sii dolce”, disse Emma. “Sii dolce, per favore. Non continuare a fingere che non ti piaccio. È sciocco.»

“Mi piaci”, disse Tommy, alzando forte le spalle.

“Lo so, ma negli ultimi due anni hai fatto finta di odiarmi,” disse Emma. “So che ti amo più di chiunque altro al mondo, tranne tuo fratello e tua sorella, e non starò qui abbastanza a lungo per cambiare idea su di te. Ma vivrai a lungo, e tra un anno o due, quando non sarò più qui a irritarti, cambierai idea e ricorderai che ti ho letto un sacco di storie e ti ho fatto un sacco di storie. frappè e ti ho permesso di divertirti un sacco quando avrei potuto costringerti a falciare il prato.

Entrambi i ragazzi distolsero lo sguardo, scioccati dal fatto che la madre stesse dicendo queste cose.

“In altre parole, ti ricorderai che mi ami”, disse Emma. “Immagino che desidererai potermi dire che hai cambiato idea, ma non potrai farlo, quindi ti dico ora che so già che mi ami, solo così non sarai presente dubitare di questo più tardi. Va bene?”

“Va bene”, disse Tommy velocemente, con un po’ di gratitudine.

LaPlante elabora:

Parla di una situazione piena di insidie ​​​​del sentimentalismo! Una madre morente sul letto di morte, parla per l’ultima volta con i suoi figli. Eppure McMurtry evita di fornirci dialoghi “attesi” o eccessivamente familiari. Ci radica profondamente nel mondo della storia, nei personaggi e nelle loro relazioni, e superiamo questo momento difficile sollevati e infinitamente commossi.

E il suo kicker:

Come riusciamo a scrivere cose che non siano né melodrammatiche né sentimentali? Semplice. Notando le cose. Notare davvero le cose. Questo è il nostro primo lavoro.

Spiega che, in sostanza, ciò che ci rende veramente umani è la nostra capacità di notare e agire nei minimi e apparentemente irrilevanti nella nostra esperienza quotidiana: è ciò che consente a una coppia di persone di vedere la stessa cosa, pur mantenendo due prospettive totalmente diverse. di esso. Per ridurlo ancora di più, è la sensibilità per le sfumature .

Ma cos’è che dà a noi umani questi attributi? Per prima cosa, una curiosità nata dalla nostra condizione umana: quelle educazioni e storie di vita unicamente personali, i nostri dolori e sofferenze che hanno contribuito al bisogno di risposte dalla vita. Uno dei fattori più determinanti negli esseri umani è la nostra caratteristica mancanza , vale a dire, le cose che abbiamo perso o che ci mancano, le cose che non abbiamo mai avuto ma che continuiamo a desiderare per una qualche misteriosa percezione di ciò che potrebbe realizzarci, di ciò che potrebbe riempirci. quei buchi dolorosi nel nostro essere.

Ciò che rende gli esseri umani unici grazie all’intelligenza artificiale è quella meraviglia in ricerca, la ricerca infinita di incognite nate dalle nostre profonde cicatrici e imperfezioni, le ancore confuse dei nostri ricordi nostalgici. È come se trovare le risposte potesse convalidare le ferite che abbiamo accumulato nel profondo della nostra infanzia, spiegare in qualche modo – o almeno giustificare – quei primi brulicanti sciami di angoscia solitaria. Insomma: ciò che ci fa frugare e brancolare così incessantemente è il bisogno di riempire i vuoti che la vita ci ha lasciato.

Quando un autore gioca con le parole, sforzandosi di trovare l’espressione o il modo di dire perfetto, in molti modi sta cercando di oltrepassare i confini psichici della banalità, dell’ordinarietà e della normalità dello status quo. Si aggrappa all’universo nella speranza di scalfire qualche velo di oscurità verso il confine illuminato del significato. Ma ciò che più conta è la consapevolezza che proprio questo è il focolare della sua storia unica, con le sue numerose carenze e domande senza risposta, a spingerlo così.

Nell’era del ricambio dell’intelligenza artificiale ci troviamo a riflettere sulla domanda: quale è il nostro valore come esseri umani? C’è qualcosa che offriamo che sia veramente unico, insostituibile e abbastanza singolare da giustificare il nostro nativismo anti-IA categoricamente ipocrita?

RB Griggs restringe lo sguardo su questo argomento nel suo brillante articolo:

Tecnologia per la vita
Perché la maggior parte delle previsioni sono noiose Per il mondo della tecnologia, il nuovo anno non significa solo rompere i propositi, ma anche esperti che cercano di prevedere le prossime grandi tendenze per il prossimo anno. Sfortunatamente, queste previsioni sono per lo più noiose. Seguono una strategia che chiamo…
3 mesi fa · 29 mi piace · 4 commenti · RB Griggs

Lui scrive:

Quando la maggior parte delle persone pensa al Romanticismo, pensa a poeti come Wordsworth e Coleridge pionieri di nuove forme poetiche per esplorare le sublimi profondità della natura e delle emozioni. Le loro “ballate liriche” sono viste come parte di una crociata artistica, una risposta spirituale e morale alla cupa marcia della Rivoluzione Industriale.

Nota che il romanticismo è stato un rifiuto contro molto più di questo. Dopo Newton, Cartesio e altri, “ la ragione si elevò al di sopra della tradizione, della religione e della storia. La conoscenza divenne la virtù ultima e la ricerca delle verità universali divenne l’aspirazione trainante. Sicuramente ogni campo potrebbe applicare i metodi di Newton per scoprire leggi con potenza e precisione simili. La ragione divenne la chiave principale che poteva svelare tutti i misteri dell’universo”.

Allora come hanno risposto i romantici a questo assalto non alla Ragione, ma alla Ragione?

Hanno rifiutato tutto.

Non vedevano la ragione e la conoscenza come chiavi delle verità universali; vedevano la ragione e la conoscenza come prigioni. La verità non veniva dalla ragione, veniva dalla bellezza , ed era compito dell’artista trovarla. L’arte non consisteva nel rivelare le perfezioni ideali nascoste nella natura. Lo scopo dell’arte era la creazione : portare qualcosa di nuovo nel mondo, far esistere il tuo stesso spirito .

Egli continua:

Per i romantici, le uniche virtù che contavano erano la libertà e l’autenticità, e si sentivano liberi solo quando erano allineati con l’autocreazione dell’universo. A loro non importava della struttura, della logica o degli ideali.

Anche noi ora stiamo cercando modi per far fronte alla moderna quarta rivoluzione industriale. L’idea di Riggs è secondo il mio cuore: invoca una rivoluzione neo-romantica . Quindi delinea un futuro bizzarramente ipotetico in cui l’umanità si è frammentata in sette di resistenza sotterranee che adottano un linguaggio segreto indecifrabile chiamato Singslang per contrastare l’inevitabile addestramento dell’intelligenza artificiale che raccoglie polpi che cercano di omogeneizzare e sterilizzare il linguaggio, e quindi le nostre idee.

Ora, nel 2025, la ribellione neo-romantica è pienamente presente. Lo slang ha rilasciato qualcosa in noi, sfidando le nostre convinzioni più radicate. Forse il mondo empirico non è l’unico mondo che vale la pena conoscere. Forse il vero non è il razionale. Forse c’è qualcosa di sublime nell’inspiegabile.

Stiamo iniziando a trovare il giusto equilibrio con le nostre macchine. Siamo felici di fornire la logica e il calcolo dell’intelligenza artificiale. In cambio, recupereremo i paradossi al centro del viaggio umano: tra ragione ed emozione, conscio e subconscio, animale e divino.

Questa è la ribellione neoromantica. Cerchiamo il sacro. Raccontiamo nuove storie. Ringraziamo le macchine per averci mostrato ciò che abbiamo perso.

L’idea fantasiosa converge con i miei pensieri sull’incipiente era dell’intelligenza artificiale, offrendoci inavvertitamente l’opportunità di fare un audit interno di noi stessi, per scoprire ciò che ci rende veramente umani, che ci separa dal pastiche che presto si moltiplicherà e travolgerà. ogni aspetto della società, agendo come nostro surrogato di Big Tech e Big Corps. Come osserva RB Griggs, le macchine rappresentano un’opportunità inaspettata per “mostrarci ciò che abbiamo perso” .

Anche John Carter ha fatto riferimento a questo dilemma sempre più fastidioso nel suo nuovo articolo, che anch’io consiglio:

Cartoline da Barsoom
Stai camminando per strada. Una bella ragazza arriva trascinando i piedi nella direzione opposta, persa nel suo telefono, navigando male con la visione periferica e a malapena consapevole di tutto ciò che la circonda. I suoi capelli arruffati e il pigiama spiegazzato suggeriscono che sia a malapena consapevole del proprio aspetto. Fai un passo di lato in modo che lei non ti venga addosso. Le tue dita si muovono…
8 giorni fa · 190 Mi piace · 188 commenti · John Carter

Lui scrive:

Questo è tutto per dire che, man mano che l’intelligenza artificiale diventa sempre più sfumata nell’imitarci fino alla microespressione, dobbiamo raddoppiare la nostra ricerca del midollo in noi stessi, abbracciare la ricerca radicata per scoprire ciò che ci distingue: quali tratti sacri possono essere indossati come ricordi, inviolabilmente nostri, per sempre inattaccabili dal plancton dell’intelligenza artificiale che ingerisce tutto e che cerca di aspirare i nostri effetti più preziosi, per metterli insieme in una trapunta sintetica e indossarla come una maschera.

Ho usato la scrittura come metafora per l’argomento più ampio della commensurabilità tra la nostra umanità e le marionette dell’intelligenza artificiale. John Carter scrive sopra che, nonostante diventi sempre più sottile, il mimetismo dell’intelligenza artificiale può, per il momento, ancora essere individuato con un “istinto”; una qualità surrogata intangibile. Ma cos’è questo surrogato? Chiedi a un esperto in qualsiasi campo competitivo e ti dirà che la magia sta sempre nell’ultimo 0,1% della creazione. Anche qui, ciò che incapsula il nostro ethos e la nostra soggettività umana risiede in quell’ultimo frammento effimero, che nasconde un vasto abisso di separazione tra noi e l’imitazione.

Quanto all’essenza di questo abisso: gli indizi abbondano intorno a noi.

Diversi anni fa la scienza pop ha proposto un’affascinante serie di esperimenti secondo cui gli esseri umani possono innamorarsi l’uno dell’altro seguendo una semplice serie di istruzioni; amore a comando. Si riduceva a stare seduti fermi uno di fronte all’altro, fissandosi profondamente negli occhi e rispondendo a una serie di domande progressivamente intime poste a turno.

13. Se una sfera di cristallo potesse dirti la verità su te stesso, sulla tua vita, sul futuro o su qualsiasi altra cosa, cosa vorresti sapere?

14. C’è qualcosa che sogni di fare da molto tempo? Perché non l’hai fatto?

17. Qual è il tuo ricordo più prezioso?

18. Qual è il tuo ricordo più terribile?

25. Fai tre affermazioni vere “noi” ciascuna. Ad esempio, “Siamo entrambi in questa stanza e ci sentiamo…”

30. Quando hai pianto l’ultima volta davanti a un’altra persona? Da solo?

La citazione di un partecipante di seguito incapsula parte del processo esoterico:

“[Il] vero punto cruciale del momento non era solo il fatto che stavo davvero vedendo qualcuno, ma che stavo vedendo qualcuno che mi vedeva davvero. Una volta che ho abbracciato il terrore di questa realizzazione e gli ho dato il tempo di placarsi, sono arrivato in un posto inaspettato.

È un inebriante mix di connessione empatica e di vulnerabilità improvvisa, la sensazione di essere spogliati di fronte a uno sconosciuto. Le domande alla fine portano a provare un senso di familiarità nella storia della vita dello sconosciuto, nelle scelte di vita inerenti alle loro risposte, che precede l’empatia e un sentimento di vicinanza. La vulnerabilità insita nelle tue risposte riflesse sulla tua controparte si aggiunge all’intimità crescente che apre una breve porta, come un passaggio verso un altro mondo, che solo voi potete prendere insieme, mano nella mano.

Ho iniziato descrivendo come il percentile più alto degli scrittori si distingue dai dilettanti per un bisogno irrefrenabile di trovare sempre quella piccola, inaspettata fetta di magia, che sovverte un giro di parole o un cliché standard in qualcosa di unicamente personale; un timbro di individualità che afferma la propria singolare esperienza del mondo. Questi sono i fattori scatenanti con cui entriamo in empatia, che sollecitano il tipo di risposte in noi viste nell’esperimento sull’amore di 36 domande. La tua storia è la mia storia; o almeno ne vedo tracce, echi nella tua esperienza.

Questo è in definitiva ciò che manca nella funzionalità dell’intelligenza artificiale, ed è parallelo alla condanna più comune della presunzione “le donne trans sono donne”. Anche se le donne trans potessero essere rese del tutto geneticamente identiche alle donne biologiche, ciò che resta è che un maschio biologico che ha scelto di diventare una donna in età avanzata – diciamo nella tarda adolescenza o addirittura vent’anni – ha rinunciato alle prove e ai travagli della femminilità durante i suoi primi anni di vita. vita. Pertanto, non potrà mai pretendere di essere pienamente “donna”, poiché nella tavolozza del suo vissuto mancheranno i lineamenti simpatici dell’infanzia che scolpiscono e definiscono una donna.

Allo stesso modo, l’intelligenza artificiale non ha resistito alla vita umana, dal concepimento attraverso le turbolenze dell’infanzia, fino all’età adulta. Quando l’intelligenza artificiale ci imita, l’essenza esperienziale dell’atto è imbalsamata nell’artificialità, un pastiche, sebbene la verosimiglianza possa essere sorprendente, persino inquietante, a volte. Quando gli esseri umani traggono piacere dalle creazioni di altri esseri umani, lo fanno con la consapevolezza che i legami dell’opera sono radicati in un’esperienza simpatetica. Cosa possiamo sentire da una storia composta da un’intelligenza artificiale – che può contenere tutti gli effetti superficiali delle emozioni, le arie convincenti e le trappole dell’esperienza umana – ma che sappiamo nel profondo è scritta da qualcosa che in realtà non ha sofferto per nessun motivo? di esso, e quindi non possiamo sinceramente commiserarci.

Ma cosa succede quando la provenienza di un’opera d’arte sfugge all’identificazione, come accade sempre più nell’era del deepfake? Ricorda la scena funeraria di prima. Come esseri umani, dobbiamo sforzarci di infondere la maggior parte del nostro cuore e della nostra voce autentici nel nostro lavoro. Come l’ argot Singslang del saggio ispiratore di RB Griggs, possiamo distinguerci dall’artificio sforzandoci di scavare più a fondo, senza accontentarci di facili soddisfazioni e sforzi “passabili”. Almeno per ora – finché rimane l’opportunità – dovremmo immergerci nel profondo maturo delle nostre soggettività uniche, abbracciando quei piccoli intangibili, le scintille effimere della saggezza e dell’ispirazione umana, in tutte le loro deliziose stranezze ed eccentricità – coloro che sono capaci di incubando solo nell’intera ampiezza dell’autentica esperienza vissuta , in tutte le sue sfumature non così rosee.

RB Griggs conclude il suo saggio come segue:

La storia ci mostra che gli esseri umani rispondono alla maggior parte delle interruzioni in modi molto strani e imprevedibili. L’intelligenza artificiale metterà alla prova alcune delle nostre convinzioni più radicate sulla condizione umana. Sembra naturale aspettarsi ogni sorta di movimenti stravaganti che cercheranno di definire e riaffermare l’unicità dello spirito umano.

Indipendentemente dal fatto che il nostro futuro sia neoromantico o meno, spero che includa più emozioni, più paradossi e sì, anche più irrazionalità. In altre parole, più cose che le macchine possono aumentare ma non potranno mai replicare.

L’intelligenza artificiale continuerà senza dubbio a migliorare sempre di più nell’imitarci, ma finché non avrà una forma fisica attraverso la quale sperimentare tutti i vorticosi alti e bassi e le agonie della carne, è dubbio che potrà mai trascendere le sue pretese imitative oltre il mero Kabuki digitale. Verrà il giorno, tuttavia, in un lontano futuro, in cui le IA potrebbero essere dotate di corpi biosintetici, potenziati dalla carne e dal sangue dello scambio ormonale e dalla risposta nervosa simpatica con tutte le sue impellenti urgenze, cambiando l’equazione per sempre.

Ma quel giorno resta lontano.

Per ora, godiamoci lo spettacolo del pazzo e dell’indefinibile. Quei nuclei di asimmetria, i tic insoliti del dubbio e dell’irrazionalità, carichi di rumore oltraggioso che tradisce un significato più profondo. Il dado carico di possibilità in ogni svolta inaspettata della rivelazione. Gli arcani della menzogna, il vangelo della verità, la confessione del peccatore, tutto in un unico solco epifanico. Indossiamo il protocollo e la veste del re, i paramenti del monaco e la penna dello scrivano macchiata di inchiostro. Cerchiamo di essere prismi verso la follia inarrestabile verso la quale l’intelligenza artificiale rimarrà per sempre una speranzosa non iniziata, sempre consegnata alla penombra delle nostre illimitate impossibilità.

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SITREP 19/04/24: Una piccola raffica per le vele dell’Ucraina?_di SIMPLICIUS

Oggi abbiamo alcuni interessanti sviluppi tematici nel contesto delle prospettive future di sostegno dell’Ucraina.

L’argomento più discusso ovviamente è il progresso fatto per il disegno di legge sugli aiuti all’Ucraina, che sarà votato sia alla Camera che al Senato questo fine settimana e all’inizio della prossima settimana, a causa dell’inversione di marcia del presidente Mike Johnson. L’inversione di marcia è stata infatti così “improvvisa” da implicare sviluppi sinistri dietro le quinte: forse gesti kompromat, minacce e simili.

Di seguito puoi vedere quanto drasticamente il suo tono sia cambiato in uno insolitamente istrionico:

Ciò avviene dopo che si è improvvisamente autoproclamato “oratore in tempo di guerra”, cosa che ha trovato eco minacciosa da altri membri del Congresso:

In ogni caso, la votazione sta andando avanti, anche se non c’è ancora alcuna indicazione chiara su cosa accadrà; Secondo quanto riferito, Matt Gaetz ha segnalato che sfortunatamente il voto ha buone possibilità di passare, anche se stanno ancora combattendo aspramente. Ecco l’ultimo aggiornamento:

Tuttavia, anche se la folla filo-ucraina si rallegra, non è chiaro quali reali benefici porterebbero gli aiuti, se venissero approvati. Ad esempio, giorni fa erano trapelate le disposizioni del presunto disegno di legge che, a quanto pare, mostrava che la stragrande maggioranza degli aiuti ucraini da 48 miliardi di dollari andavano a varie truffe americane del DOD:

Se c’è qualche esattezza in quanto sopra, sembra che quando si tolgono i fondi civili al governo ucraino e il doppio tuffo del DOD, tutto ciò che rimane per le “armi” ucraine sono circa 14 miliardi di dollari o meno. E in effetti Johnson sembra confermarlo quando afferma di aver modificato la legge in modo che l’80% di essa ora rappresenti la ricostituzione delle azioni americane, piuttosto che nuove armi per l’Ucraina:

Certamente si tratta comunque di una quantità di denaro abbastanza significativa, tutto sommato, ma non inizia nemmeno ad affrontare il problema molto più grande di non avere più armi su cui spendere quei soldi .

Ad esempio, ricordiamo il milione di proiettili dichiarati che la Repubblica Ceca avrebbe trovato per l’Ucraina. Ora Peter Pavel ha confermato di aver stretto accordi solo per un presunto 180k e forse di aver trovato altri proiettili da “120k”, anche se non sono stati ancora acquistati. L’intero numero è fondamentalmente ciò che la Russia produce al mese.

Per non parlare del fatto che le fabbriche di munizioni occidentali continuano misteriosamente ad andare in fumo nelle ultime due settimane:

Mi chiedo cosa potrebbe essere?

Alcuni sospettano logicamente che l’urgente aumento dei programmi di produzione abbia semplicemente sovraccaricato l’invecchiamento e lo stress delle infrastrutture e della forza lavoro in questi siti, il che si traduce comprensibilmente in elevati rischi di “incidenti” industriali.

Ma andiamo avanti.

L’altro evento significativo che coincide con il disegno di legge sugli aiuti è questo Zelenskyj ha finalmente firmato il disegno di legge sulla mobilitazione, che, in modo più significativo, abbassa l’età di mobilitazione da 27 a 25 anni. La cosa di gran lunga più controversa è stata la rimozione della disposizione che consentiva la smobilitazione dei militari ucraini che avevano prestato servizio per 36 mesi. Ciò ha creato scalpore con i soldati che hanno postato minacce di morte alla Rada, come questa:

Nonostante ciò, la ratifica finale del disegno di legge significa che l’Ucraina potrebbe ora mobilitare una quantità significativa di nuove truppe, alcune stimate tra 200 e 500.000, o almeno questo è l’obiettivo auspicato.

Questo nuovo grafico pretende di mostrare la quantità di uomini idonei in ciascuna fascia di età. Ogni barra in basso rappresenta un anno, quindi puoi vedere ad esempio che 25 e 26 sono intorno ai 180k circa:

Dal momento che la mobilitazione ha aperto quei due anni in più, complessivamente ciò aprirebbe un po’ meno di 400.000 nuovi ammissibili, se il grafico è accurato. Ma se si considerano tutte le varie forme di logoramento che realisticamente si verificano, ad esempio le varie forme di elusione alla leva, l’importo reale potrebbe essere meno della metà, o anche peggio.

E per coloro che si chiedono perché c’è un tale calo nel numero degli uomini ucraini tra i vent’anni, la spiegazione che ho ottenuto è che si trattava di uomini nati proprio nel periodo dei “secoli bui” del collasso post-sovietico, il che significa che allora i tassi di natalità stavano diminuendo drasticamente. , con il risultato che nascono molte meno persone. Il tasso di natalità aumenta vertiginosamente nella fascia di età compresa tra i 5 e i 15 anni perché presumibilmente negli anni 2000 il tasso di natalità è aumentato un po’ in quei brevi anni di bolla economicamente promettenti di Internet, prima di crollare nuovamente nel periodo post-Maidan.

Ad ogni modo, questo significa ulteriormente che siamo pronti per una bella resa dei conti per quest’estate. Questo perché se il disegno di legge sugli aiuti venisse approvato e iniziasse la massiccia mobilitazione, l’afflusso di nuovo denaro, armi e grandi quantità di uomini potrebbe coincidere con l’offensiva russa a lungo attesa. Naturalmente, ciò non cambierà il corso della guerra, ma potrebbe significare un tritacarne molto più sanguinoso che farà sì che la Russia subisca molte più perdite man mano che avanza. Questo perché le armi difensive a basso costo più efficaci contro i progressi, come le mine, i giochi di ruolo di base, le munizioni per armi leggere, i droni, i mortai, sono cose che non sono mai state scarse, e un flusso di nuovi aiuti in denaro potrebbe portare una nuova miniera di rifornimenti per loro.

Un altro esempio. Alcune fonti affermano che con il disegno di legge sugli aiuti sarà reso disponibile un grosso lotto di nuovi missili ATACM, e questi missili si sono rivelati relativamente efficaci. Non certo una meraviglia, ma abbastanza efficace da provocare perdite e potenzialmente, in numero sufficientemente elevato, ostacolare la retroguardia logistica della Russia rendendo l’avanzata molto più dolorosa. Un nuovo attacco ATACM è stato appena effettuato con successo sulla base aerea di Dzhankoi in Crimea, distruggendo quello che si dice sia un intero schieramento di S-300, o quelli che gli ucraini sostengono fossero S-400. Le parti del missile sono state ora recuperate e identificate come ATACM:

L’Ucraina ha pubblicato il filmato del lancio, che mostra circa 6 ATACM lanciati dalla riva destra del Dnepr, mentre fonti russe hanno affermato che c’erano fino a 12 missili, di cui più di 7 abbattuti:

Detto questo, il Ministero della Difesa russo ha affermato che il giorno successivo furono abbattuti fino a 10 ATACM in un’altra direzione, anche se non abbiamo prove concrete.

Il punto è che, data la capacità alquanto discutibile di abbattere gli ATACM dimostrata finora, potrebbe rappresentare un piccolo problema se fornito in quantità molto maggiori, in particolare in un momento in cui la Russia si sta preparando per una grande offensiva, il che significa enormi depositi di munizioni saranno depositati nei quartieri generali delle brigate, così come grandi concentrazioni di manodopera, ecc.

Per inciso, per ogni colpo occasionale che l’Ucraina sferra, la Russia ne restituisce almeno 4 o 5 grandi. Solo nella scorsa settimana abbiamo avuto diversi importanti attacchi riusciti, come quello sulla base ucraina a Dnipro, con la distruzione di diversi sistemi MiG-29 e S-300:

Per i quali i necrologi dell’AFU hanno già iniziato ad arrivare:

Così come un duro colpo contro un’altra AFU e la concentrazione di truppe mercenarie in un hotel di Chernigov, che cretini occidentali come McFaul hanno cercato di far passare come un attacco a un complesso civile, ma, come ho allegato sotto al suo messaggio, si possono vedere ammissioni dai conti dell’AFU della grande quantità di vittime militari nel sito:

Ciò include l’ex dipartimento di Aidar. cmq. Mosiychuk ammette con rabbia la morte di molti militari:

E nel momento in cui scrivo c’è un nuovo attacco contro un complesso del Dnipro che si dice ospiti anche molte truppe dell’AFU:

Quindi, chiaramente, qualunque sia il piccolo successo ottenuto dall’Ucraina, la Russia continua ad indebolirla ampiamente.

Un breve articolo per valutare l’umore di questa settimana:

I due più pertinenti sono i seguenti:

Quanto sopra menziona ancora una volta una potenziale offensiva di Kharkov da parte della Russia.

E anche il nuovo articolo di Politico fa eco ai timori di un assalto a Kharkov:

Oggi il canale Rezident UA ha riportato quanto segue:

#Dentro
L’MI-6 ha trasmesso nuove informazioni all’Ufficio del Presidente e allo Stato Maggiore Generale sui piani dell’esercito russo di introdurre nuove 10 brigate in Ucraina entro la fine di maggio . A tal fine vengono accumulati anche equipaggiamenti pesanti e vengono preparati anche gruppi d’assalto con nuove armi.

E un altro canale russo ha riferito che circa un mese fa è stato lanciato un nuovo importante addestramento, che è probabilmente la preparazione dei livelli della Siberia orientale di cui ho parlato l’ultima volta. Potrebbero essere le 10 nuove brigate sopra menzionate.

Infatti, la BILD ha ora riferito in anticipo sulle fortificazioni su larga scala che l’Ucraina sta costruendo nella regione di Kharkov:

La prima linea delle nuove fortificazioni delle Forze armate ucraine vicino a Kharkov si trova a 10 km dal confine russo, ha detto il vicedirettore della BILD Paul Ronzheimer, che ha visitato la costruzione.

“Si prevede che le forze armate russe possano passare all’offensiva nelle prossime settimane o mesi. La prima linea di trincee corre a soli 10 km dal confine di Stato. Gli operai edili lavorano con le pale, senza attrezzature speciali. Hanno detto che sono costantemente sotto il fuoco russo, comprese le bombe plananti”, si legge nel materiale.

Allo stesso tempo, Carlo Masala, professore all’Università Bundeswehr di Monaco, ha dichiarato in un commento alla BILD che “una possibile offensiva passerà inizialmente da Kramatorsk”.

“Se così fosse, allora la strada per le truppe russe verso Kharkov sarebbe aperta. Ma anche se non ci fosse una nuova offensiva di terra, l’obiettivo di Putin potrebbe essere quello di bombardare Kharkov in preparazione all’assalto. Creane una nuova Mariupol e costringi la gente a fuggire”, ha detto Masala.

Alla fine menzionano la necessità di costringere i cittadini a fuggire da Kharkov, che è un altro tema comune condiviso da diversi tabloid recenti:

Quindi, come potete vedere, Kharkov sta diventando sempre più una preoccupazione focalizzata per loro. Detto questo, non vedo ancora segnali particolarmente evidenti che la Russia si recherà direttamente lì a breve, ma stiamo semplicemente tenendo traccia dei movimenti e dei sentimenti. È molto più logico che per ora qualsiasi potenziale brigata russa fantasma che si presume sia in cantiere venga inviata in una delle attuali aree di svolta nelle direzioni di Donetsk o Bakhmut. Lì le forze russe hanno fatto enormi progressi in vari insediamenti, da Novomikhailovka, a Pervomaisk, Krasnogorovka, ecc. Nella direzione di Bakhmut c’è Chasov Yar, così come i continui avanzamenti nella direzione di Avdeevka. Quindi tutto questo fronte connesso ha più senso per dove nuove forze potrebbero essere iniettate per sviluppare scoperte e continuare a spingere per non dare alle AFU in ritirata qui alcuna possibilità di trincerarsi, il che manterrà lo slancio come una valanga.

Copriamo alcuni elementi disparati ma importanti.

La Russia continua a mostrare la sua massiccia produzione industriale. Un nuovo scaglione T-90M fu inviato al fronte:

E Shoigu ha visitato Omsktransmash, dove i T-80BVM russi vengono prodotti in massa. Puoi vedere la vastità e la vasta moltitudine di carri armati prodotti:

Gli scettici beffardi hanno sottolineato il fatto che questi non sono T-80 nuovi di zecca , poiché la Russia non li produce ancora più. Questi sono tutti vecchi scafi in fase di restauro e aggiornamento allo stato di T-80BVM. Tuttavia, nel video Shoigu nota che la fase 1 della ripresa di una linea di produzione completa del T-80 è stata completata, ovvero che la Russia ora sta producendo i motori a turbina da zero, come potete vedere anche nel video. La fase finale prevede che la Russia inizi effettivamente a produrre gli scafi stessi, come previsto.

Un altro sviluppo estremamente significativo è che i carri armati sono ora in fase di lancio con un sistema EW anti-drone nativo che alcuni chiamano “ZIP”:

Si tratta di un affare importante, ed è la prima volta che i carri armati vengono equipaggiati a livello di fabbrica, piuttosto che con un aggiornamento/attacco sul campo in un secondo momento. Ciò significa che la Russia ha ora il primo e unico carro armato principale al mondo con un EW nativo di questo tipo. Si tratta di una grande pietra miliare e di una testimonianza del duro lavoro di Shoigu nello spingere l’industria della difesa, altrettanto laboriosa, verso i propri limiti.

Il direttore della CIA Burns ha dichiarato apertamente che l’Ucraina perderà entro la fine del 2024 se gli aiuti non verranno forniti immediatamente:

Discorso vero e proprio:

E a proposito di discorsi di cretini globalisti, ecco una notevole frase di Boris Johnson che dice ad alta voce la parte silenziosa, ovvero che la guerra in Ucraina serve in realtà a preservare l’egemonia atlantica occidentale:

È affascinante il modo in cui queste élite si “mascherano” quando le carte sono in gioco e la situazione è così disperata che non c’è letteralmente più nulla da perdere.

Un ultimo affascinante discorso che dimostra la loro disperazione proviene da Stoltenberg. Qui ammette apertamente che le scorte europee sono talmente esaurite da dover inviare all’Ucraina persino le proprie forniture strategiche personali, scendendo pericolosamente al di sotto dei rigidi requisiti di riserva della NATO per i propri eserciti:

Quindi, in sostanza, sta ammettendo che la NATO viene totalmente smilitarizzata per l’Ucraina. Buone notizie.

Un’altra rivendicazione. Molti troll pro-USA mi hanno preso in giro quando ho detto online che i ridicoli attacchi dell’Ucraina alle raffinerie di petrolio russe erano quasi irrilevanti, dato che la Russia ha alcune delle infrastrutture di attrezzature pesanti per il petrolio più profonde al mondo e può riparare qualsiasi danno abbastanza rapidamente. Ora, ancora una volta, sono stato vendicato, dato che i mezzi di comunicazione occidentali hanno dato la notizia che i danni causati dagli attacchi ucraini sono stati in effetti rapidamente ripristinati:

Senza contare che:

Questo è tutto per ora – ora dobbiamo sederci e aspettare di vedere come si svolgerà lo spettacolo del Congresso degli Stati Uniti e dei repubblicani, riguardo agli aiuti ucraini. A seconda di come andrà, ci saranno importanti conseguenze sul resto della guerra. Non tanto per gli aiuti veri e propri – che, come ho già spiegato, alla fine dei conti potrebbero non essere un grande guadagno materiale – ma anche dal punto di vista del sostegno e del morale dell’Ucraina. In questo momento critico, se gli aiuti dovessero bloccarsi o terminare per sempre, potrebbero avere effetti devastanti sul morale dell’esercito ucraino e sulla sua capacità di continuare a combattere per il resto dell’anno, soprattutto quando la Russia lancerà il suo attacco tra pochi mesi. Ma l’ombra gettata dagli aiuti, che abbiano o meno un valore reale, potrebbe sollevare il morale dell’AFU con la consapevolezza che “l’America gli guarda ancora le spalle”, anche se alla fine non cambierà molto, ma prolungherà solo le sofferenze ancora un po’.

Vi lascio con una citazioneche mi ha fatto riflettere delfilosofo tedesco e russofilo Walter Schubart. Cosa ne pensate, c’è qualcosa di vero nelle sue generalizzazioni?

“L’uomo dell’Europa occidentale vede la vita come uno schiavo a cui ha pestato il collo… Non guarda con devozione il cielo, ma, pieno di brama di potere, guarda la terra con occhi malvagi e ostili. Il popolo russo non è ossessionato dalla volontà di potenza, ma da un sentimento di riconciliazione e di amore. Non è pieno di rabbia e di odio, ma della più profonda fiducia nell’essenza del mondo. Vede nell’uomo non un nemico, ma un fratello”. Un inglese vuole vedere il mondo come una fabbrica, un francese come un salone, un tedesco come una caserma, un russo come una chiesa. L’inglese vuole il bottino, il francese la gloria, il tedesco il potere, il russo il sacrificio. L’inglese vuole trarre profitto dal suo vicino, il francese vuole impressionare il suo vicino, il tedesco vuole comandare il suo vicino, ma il russo non vuole nulla da lui. Non vuole trasformare il suo vicino in un suo mezzo. Questa è la fratellanza del cuore e dell’idea russa. E questo è il Vangelo del futuro. Il tutto-uomo russo è portatore di una nuova solidarietà. L’uomo prometeico è già condannato alla morte. Sta arrivando l’era dell’uomo di Giovanni, un uomo d’amore e di libertà. Questo è il futuro del popolo russo. L’Occidente è guidato dall’incredulità, dalla paura e dall’egoismo; l’anima russa è guidata dalla fede, dalla pace e dalla fratellanza. Ecco perché il futuro appartiene alla Russia…”.


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L’inferiorità della “via occidentale alla guerra” viene lentamente alla luce, di Simplicius The Thinker

L’inferiorità della “via occidentale alla guerra” viene lentamente alla luce

Analisi di due nuove interessanti scoperte in ambito militare sia negli Stati Uniti che in Ucraina.

Da parte ucraina c’è stata un’altra serie di trasmissioni molto rivelatrici che senza dubbio passeranno inosservate. Esse fanno luce su alcuni aspetti tematici chiave della guerra, in particolare, in questo caso, sul rapporto tra la NATO e l’AFU e sulla sua filosofia militare dottrinale, il che ci permette di capire meglio come e perché il conflitto si stia svolgendo nel modo in cui si sta svolgendo.

Il primo elemento è l’ultimo video del popolare canale YouTube Red Effect, che molti di voi conoscono, che si concentra principalmente sui video dei carri armati durante il conflitto, con un taglio pro-ucraino:

Inizialmente ero pronto a scartare il video, ma alla fine sono rimasto sempre più incuriosito da ciò che veniva detto. Si intitola “Gli ucraini usano male il carro armato Abrams?” e consiste in un’intervista a un comandante di carro armato Abrams dell’esercito americano in servizio attivo.

Non rivela il suo vero nome, ma sembra informato, conosce il gergo e il suo grado di sergente maggiore corrisponde a quello che sarebbe il livello più basso di comandante di carro armato al di sotto del capo plotone. Dichiara di avere 10 anni di esperienza, 4 schieramenti, e di aver prestato servizio per diversi anni in ogni posizione del carro armato Abrams, cioè artigliere, caricatore, pilota e comandante, e quindi conosce il sistema dentro e fuori.

Inizia con risposte piuttosto generiche e poco interessanti. Tuttavia, leggendo tra le righe, lascia trapelare non poche rivelazioni tacite.

Il primo di questi è intorno al minuto 4, quando afferma che la sua unità, attualmente in fase di addestramento, ha iniziato solo ora a “inserire i droni” nell’equazione. La parte più impressionante è che i tipi di droni che stanno usando sono quelli che lanciano granate dall’alto sui carri armati. Chiunque abbia seguito la guerra in Ucraina non può non notare una svista così dilettantesca da parte dell’esercito americano, apparentemente sprovveduto.

È ampiamente noto che i droni lanciagranate non sono nemmeno lontanamente il problema degli attuali combattimenti corazzati. Anche il filmato di repertorio che viene proiettato in questo segmento dell’intervista sottolinea il punto: questi tipi di droni sono tipicamente utilizzati per “finire” i carri armati che sono già stati disabilitati da tempo. Ciò significa che non si tratta di droni da combattimento attivo, ma piuttosto della pulizia che setaccia un campo di desolazione post-battaglia, andando opportunisticamente a caccia di veicoli o feriti da finire. Che utilità avrebbero i comandanti di carri armati a perdere tempo nell’addestramento contro di loro?

Il problema sono gli FPV che volano ad alta velocità con cariche cumulative, non i droni lenti che lanciano granate. Le sue parole successive sono per molti versi ancora più stridenti, perché il suo modo di discutere dei droni sembra così “verde” e, francamente, fuori dal mondo.

Ha riferito che il suo comando “presumibilmente” introdurrà “più addestramenti di questo tipo” – ammettendo di non essere nemmeno sicuro che andranno oltre l’affettazione superficiale e totalmente inutile di lanciare alcune granate dall’alto. Ammette poi che “l’intero concetto di droni è assolutamente folle [per noi]”, rivelando in sostanza che l’Esercito degli Stati Uniti è in ritardo rispetto agli sviluppi dei droni, tanto da essere ancora in effetti solo un po’ a spasso con il bastone, incapace anche solo di fare i conti con le basi nel modo in cui è diventato una seconda natura sia per la parte ucraina che per quella russa da due anni a questa parte.

Ciò è confermato dai suoi ulteriori commenti: ogni volta che parla della minaccia dei droni, si ha sempre più l’impressione che l’esercito americano sia davvero fuori dal mondo e tratti i droni come una sorta di novità con cui informare vagamente i carristi, come se contasse ancora sulla magia intangibile della mitica “Might” statunitense per occuparsi della minaccia.

Questo è in realtà un comportamento tipico delle forze armate statunitensi, a cui molti hanno accennato in passato, come il dottor Phillip Karber nel suo discorso a West Point. Ogni branca militare degli Stati Uniti si aspetta tranquillamente di passare la responsabilità a “qualche altra” branca che si sente sicura che “si prenderà cura del problema”. Per esempio, i carristi potrebbero pensare che: “Non sono preoccupato, sono sicuro che le nostre unità EW si occuperanno di quei fastidiosi droni al posto nostro se mai dovessimo schierarci”, pensando che solo una familiarità di base con il problema dovrebbe essere sufficiente a mitigare ogni potenziale danno.

Ma non sanno che non ci sarà nessun’altra unità o branca a salvarli miracolosamente. Le capacità EW di prima linea degli Stati Uniti non sono sviluppate nemmeno in minima parte come quelle della Russia – e si può vedere come la Russia stessa stia lottando contro questa persistente minaccia dei droni. Il fatto che il sergente nel video continui a riferirsi agli FPV come se stessero lanciando “granate” sembra implicare che non comprenda veramente la minaccia specifica che gli FPV rappresentano, che non ha nulla a che fare con le granate o con il lancio di qualcosa. È come se un “vecchio” discutesse delle mode della generazione Z: si percepisce che non hanno capito la vera essenza delle cose.

Mi chiedo anche se il comandante non stia interpretando male i video che sta guardando dall’Ucraina. Questo sarebbe indicativo e si ripercuoterebbe sull’esercito americano stesso. Potrebbe vedere il lancio di granate in botole aperte, interpretando i bersagli come se fossero ancora vivi in combattimento, cosa che non accade quasi mai.

Poi, ammette che le “gabbie per i poliziotti” sono l’unica vera protezione possibile contro i droni – un fatto che forse non ci sorprende, ma che potrebbe sorprendere chiunque conservi ancora una sorta di visione idealizzata dell’esercito americano come una forza superiore che è “al di sopra” dell’uso di soluzioni così rozzamente improvvisate. Naturalmente ora abbiamo visto anche il tanto celebrato IDF ricorrere a queste gabbie a Gaza, come sarebbero costretti a fare gli Stati Uniti. A 5:45 il comandante dichiara apertamente che le sue unità non hanno mai “pensato” a misure di mimetizzazione pesante, mettendo ulteriormente in luce la compiacenza dell’esercito americano per gli anni di lotta contro i beduini disarmati.

Quando questo modo di pensare diventa istituzionalizzato su scala di massa, come lo è diventato nell’Esercito degli Stati Uniti, non può essere risolto in modo rapido. Non si può semplicemente schioccare un dito e aspettarsi che questa mostruosità ingombrante, composta da centinaia di unità disparate e da strutture gerarchiche bizantine, sia in grado di conformarsi fluidamente a una revisione totale delle sue dottrine operative più basilari e dei suoi “riflessi” organizzativi intrinseci. L‘Esercito degli Stati Uniti impiegherebbe anni per adattarsi strutturalmente a gran parte di questi cambiamenti moderni in modo composito e su larga scala.

Ma la seconda metà del video è quella in cui le cose si fanno davvero interessanti e si collegano all’arco tematico principale di questo articolo, che sarà supportato dai pezzi successivi.

Questa sezione viene avviata da Red Effect che chiede al sergente informazioni sulle tattiche e se l’AFU sta usando correttamente i carri armati Abrams. Il sergente fa alcune concessioni estremamente rivelatrici.

Inizia dicendo che ha discusso la questione con i suoi ufficiali e che si riduce sempre all’idea di “dottrina”, e qual è la dottrina degli Stati Uniti quando si tratta di combattere con i carri armati, esattamente?

Spiega che, in sostanza, la dottrina corazzata statunitense si basa sull’utilizzo dei veicoli corazzati in sezioni o gruppi che si sostengono a vicenda, cioè insieme, piuttosto che uno o due veicoli che agiscono individualmente, come spesso accade in Ucraina. Egli individua correttamente che la principale conseguenza della moderna proliferazione dei droni è la capacità di concentrare il fuoco con estrema rapidità. Ciò significa che qualsiasi unità di carri armati composta da più veicoli che si trovano raggruppati sarà molto rapidamente presa di mira ed eliminata in un modo che non ha precedenti nell’addestramento e nelle dottrine di quasi tutti i Paesi del mondo.

In questo caso l’americano dimostra una consapevolezza della situazione impressionantemente competente. La cosa più notevole è che, contrariamente alle aspettative, non critica mai una volta l’esercito russo o il suo modo di fare la guerra, ma per lo più è implicitamente d’accordo con il modo in cui la Russia conduce le sue operazioni a causa di queste peculiarità uniche della moderna guerra centrata sui droni.

Intorno alle 11:45 conferma qualcosa di cui ho scritto specificamente quando afferma che: “L’esercito degli Stati Uniti è passato dalla COIN (Counter Insurgency) alla guerra tra pari nel 2016”, sottintendendo che gli Stati Uniti hanno iniziato a pensare di combattere guerre realistiche piuttosto che azioni di insurrezione su piccola scala solo relativamente di recente. È in effetti ironico come gli Stati Uniti abbiano altezzosamente strombazzato le proprie “operazioni speciali” militari minori, come la guerra in Iraq, come “guerre” a tutto campo, mentre la Russia, che sta combattendo una vera e propria guerra in stile Seconda Guerra Mondiale, la sminuisce al contrario come una semplice “operazione speciale”.

Ma al ritorno, il sergente americano ammette che l’esercito statunitense non ha modo di affrontare tali droni (~13:00) e poi fa la più grande ammissione del video: che, secondo lui, la NATO ristrutturerà totalmente le proprie tattiche per riflettere quelle della Russia nel conflitto in corso. In altre parole, ritiene che la NATO passerà da un’idea di “grande battaglia” a uno stile di “carri armati individuali” e “elementi più piccoli con iniziativa per raggiungere un obiettivo più grande” di cui la Russia è pioniera:

“All’esercito degli Stati Uniti piace operare in senso macro, come una compagnia di 14 carri armati in ogni momento. Operiamo come battaglioni di circa 50 veicoli da combattimento e non siamo abituati a operare da soli… Penso che ci sarà una spinta verso le competenze individuali e di compagnia in combattimento. Invece di inviare più carri armati a farsi distruggere, ne manderemo uno a occuparsi delle cose. Ci si affiderà maggiormente ai singoli equipaggi di carri armati e alla loro letalità individuale più di ogni altra cosa. Credo che questa sarà una spinta. Per evitare perdite di massa, dobbiamo tornare a combattere come individui che si sostengono a vicenda, invece di raggrupparsi. Credo che questa sarà la grande spinta”.

Questo è sorprendente per una moltitudine di motivi, non ultimo il fatto che è stato proprio uno dei miei temi principali portati avanti in vari articoli strategici su come il combattimento moderno sia stato evoluto dalla Russia in uno stato in cui la grande battaglia strategica sta diventando obsoleta a causa dell’onnipresente ISR che bandisce la nebbia della guerra, a favore di uno stile “a spizzichi e bocconi” di operazioni su piccola scala, che cercano di raggiungere un obiettivo operativo più grande attraverso un accumuloquasi invisibile ma persistente di piccoli guadagni tattici appena percettibili, simili a un gruppo di piccole perdite che riempiono gradualmente un serbatoio.

Per esempio, pezzi come questi due:

La nuova analisi del think tank di West Point sull’evoluzione militare della Russia

21 GIUGNO 2023
Dissecting West Point Think-tank's New Analysis of Russia's Military Evolution

Il Modern War Institute di West Point – una sorta di think tank presieduto da Mark Esper e che fa parte del Department of Military Instruction – ha pubblicato un’interessante analisi approfondita delle innovazioni russe sul campo di battaglia dell’SMO, intitolata: IL MODO RUSSO DI FARE LA GUERRA IN UCRAINA: UN APPROCCIO MILITARE IN CORSO DI REALIZZAZIONE DA NOVE DECENNI.

E:

Il BTG è morto, lunga vita al BTG!

1 MARZO 2023
The BTG Is Dead, Long Live The BTG!

Un ufficiale delle riserve ucraine ha scritto un thread molto interessante su Twitter, che è stato poi ripreso da una serie di altri analisti, da DailyKos a un maggiore generale in pensione dell’esercito australiano. Il testo riporta i dettagli di un presunto cambiamento dottrinale nella struttura dei gruppi di combattimento russi in Ucraina, che è stato scoperto attraverso …

Ma qui la cosa si fa doppiamente interessante. Il comandante del carro armato finisce qui, ma abbiamo una nuova intervista del Telegraphbritannico con un acuto tenente colonnello di una “brigata presidenziale” d’élite dell’AFU che riprende e sottolinea molte delle parole del comandante del carro armato americano di cui sopra.

Ecco l’articolo di accompagnamento. E l’intervista completa :

L’intervista vera e propria inizia intorno al minuto 28:00, con il tenente colonnello Pavlo Kurylenko, comandante della Brigata presidenziale ucraina.

In primo luogo, sembra piuttosto esperto di tattica e strategia militare, come si addice al suo rango, ed enumera astutamente le differenze tra l’approccio dottrinale alla tattica della NATO e quello “sovietico”. Fornirò i codici temporali del video qui sopra, ma inserirò anche le piccole porzioni di audio per comodità.

La prima sezione interessante inizia intorno al minuto 31:30. Gli viene chiesto se l’addestramento degli ucraini nei Paesi della NATO sia all’altezza. Risponde che ritiene che il futuro del pensiero militare sarà basato in Ucraina e che, viceversa, sarà la NATO a imparare e ad addestrarsi in Ucraina.

Poi distingue tra i due sistemi contrastanti delle scuole NATO e sovietica, di cui l’Ucraina utilizza un ibrido. L’implicazione è che l’AFU prende il meglio da entrambi e che la NATO non ha l’ultima parola sulle tattiche/strategie militari come comunemente si crede.

Qui spiega in dettaglio queste precise differenze, che è un ascolto affascinante:

Ascoltate attentamente ciò che dice. Per molti versi sta descrivendo i famosi stili di comando “push contro pull”, con la “via russa” – secondo l’Occidente – che è il rigido “push” diretto dal comando, mentre la NATO si dice che impieghi una filosofia “pull”. Ma qui delinea le chiare debolezze del metodo NATO in quanto:

  1. Richiede una cauta mentalità difensiva, che non è sempre l’ideale, anzi può portare alla perdita dell’iniziativa di combattimento e dare al nemico l’opportunità di superarvi.

  2. Richiede una quantità sproporzionata di equipaggiamenti avanzati, come gli elicotteri di cui parla; l’implicazione è che, senza una ricognizione iniziale con risorse pesanti, una forza NATO è di fatto paralizzata nell’avanzare e nel prendere gli obiettivi.

Per quanto riguarda il secondo punto, egli afferma che la NATO non ha una risposta quando non ha il lusso di avere l’equipaggiamento necessario per operare in questo modo – quindi la paralisi di cui ho parlato.

Per molti versi, ciò introduce il ben noto stereotipo della NATO come forza metodica e prevedibile, che resta in attesa mentre l’aviazione si “occupa delle cose” prima di andare avanti. Quello che sta dicendo è che la dottrina della NATO non consente una vera strategia di avanzamento o di manovra sotto il fuoco in ambienti contestati e a bassa informazione spaziale, dove la ricognizione e l’ISR non sono onnipresenti.

A ~40:38 gli viene chiesto cosa succederà se gli aiuti americani non arriveranno mai:

Non solo dichiara apertamente: “Saremo assaliti da un’offensiva russa su larga scala e prepotente verso l’estate”. Ma che la Russia attaccherà sia da Zaporozhye che da Kharkov, respingendo le forze ucraine fino al fiume Dnieper.

“Perderemo il territorio dell’Ucraina fino al fiume Dnieper”.

Si tratta di un’ammissione enorme, che si accorda con tutte le prospettive di “scenario peggiore” a cui i media occidentali ci hanno lentamente abituato negli ultimi tempi, comprese le tardive concessioni dello stesso Zelensky sulla possibilità che l’Ucraina perda la guerra se non arrivano gli aiuti.

Per esempio, da un articolo recente:

“L’Ucraina non avrà la possibilità di vincere la guerra senza l’aiuto degli Stati Uniti. Attualmente, il rapporto di artiglieria al fronte è di 1 a 10, e per gli aerei è di 1 a 30. Con queste statistiche, la Federazione Russa ci respingerà ogni giorno. Con queste statistiche, la Federazione Russa ci respingerà ogni giorno; l’Ucraina ha completamente esaurito i missili per proteggere il Trypil TPP a causa della mancanza di assistenza da parte degli alleati”, ha dichiarato Zelensky.

In seguito, alla Kurylenko viene posta una domanda che mette ulteriormente a nudo la totale ignoranza degli “esperti militari” occidentali e, in questo caso, dei giornalisti. L’intervistatore britannico caratterizza la difesa russa come statica “che assorbe i danni”, mentre la NATO è la quintessenza della varietà mobile. Questo non potrebbe essere più lontano dalla verità: La Russia ha dimostrato con la durata della SMO – in particolare durante la grande “controffensiva” dell’AFU dello scorso anno – che il suo stile caratteristico è in realtà la “difesa attiva”, che implica una difesa mobile che non sta mai ferma, ma che contrattacca continuamente per depistare il nemico dal suo piano di gioco, esaurendolo e facendogli perdere l’iniziativa.

Ma nonostante la domanda idiota, la risposta di Kurylenko è ancora una volta istruttiva. Spiega che l’Ucraina utilizza una struttura a due divisioni per la difesa, dove una “divisione” si concentra interamente sulla difesa, mentre un’altra totalmente separata, quella delle “forze speciali”, si concentra sulla difesa attiva, ovvero sul contrattacco e sul lancio di piccoli assalti.

Sebbene possa sembrare complicato per un ascoltatore non esperto, in realtà ciò che spiega è assolutamente conforme a quanto visto sul fronte. Ad Avdeevka, ad esempio, le TDF, o Forze di Difesa Territoriale, meno addestrate e meno equipaggiate, erano il principale “scudo di carne” per l’AFU. Brigate come la 116esima e la 129esima Territoriale sedevano nelle posizioni e nelle trincee rinforzate e scavate, mentre le unità di tipo “forze speciali” manovravano e contrattaccavano intorno a loro. In questo caso, si trattava notoriamente della 47ª Meccanizzata con Bradley, Leopard e infine Abrams, anche se ce n’erano altre come la 67ª Jaeger, ecc.

Si tratta naturalmente di uno stile di difesa molto logico. Lasciate che le vostre truppe peggiori agiscano come “guardie” di primo livello, senza dover svolgere attività di alto coordinamento come la manovra, mentre le vostre truppe altamente addestrate – il 47° in questo caso – usano tattiche meccanizzate ad armi combinate per colpire il nemico che avanza sui fianchi, utilizzando imboscate, contrattacchi e altro.

La Russia, ovviamente, utilizza la stessa tattica. Durante la controffensiva della scorsa estate, i “regolari” russi, come la 291esima e la 70esima Brigata di Fucilieri a Motore, hanno assorbito il peso principale dell’assalto dell’AFU, mentre nell’ombra e sui fianchi operavano vari gruppi speciali d’élite, come i reggimenti d’assalto aereo russi, gli Spetsnaz, i VDV, eccetera, in questo caso la 76esima aviotrasportata, la 22esima Spetsnaz e altri ancora.

Ma la parte successiva è di gran lunga la più ricca per i veri appassionati di militari e per coloro che sono interessati ai meccanismi tattici avanzati del conflitto. È iniziata con la domanda, al minuto 42:40 del video di YouTube, sulla “mentalità” dell’esercito ucraino. Ne presento la parte più saliente.

Ascoltate attentamente:

Il tenente colonnello Kurylenko afferma qualcosa che coincide esattamente con quanto spiegato da Jacques Baud nell’intervista dettagliata di cui ho parlato qui. Ricordiamo che l’affermazione principale di Baud era che la NATO non ha alcun concetto di metodi operativi e strategici a lungo termine e si concentra solo su una pianificazione miope e a breve termine di singole missioni. Qui Kurylenko afferma esattamente questo:

“Dalla guerra del Vietnam, gli Stati Uniti hanno iniziato a introdurre un sistema di operazioni, per cui pianificano le missioni. Non hanno un concetto di combattimento a lungo termine, o di guerra prolungata. Ecco perché questo approccio della NATO non è del tutto praticabile in tempo di guerra”.

Incuriosito, l’intervistatore gli chiede di approfondire questo pensiero e di spiegare meglio ciò che intende per un pubblico di militari.

È qui che entra nel vivo dell’argomento.

Inizia lanciando la bomba più grande di tutte, che ci ricollega finalmente al precedente video del comandante americano dei carri armati. Kurylenko dice che ad Avdeevka hanno sopportato 40-50 bombe sganciate ogni giorno sulle loro posizioni, e che le dottrine della NATO non sarebbero mai state in grado di sopportare un livello di operazioni così intenso perché:

“La NATO non sa come lavorare in piccoli gruppi tattici, sotto la guida diretta di un comandante di battaglione”.

Aspettate, cosa? Non è questo il totale contrario di ciò che la NATO ci fa credere? Che la dottrina della NATO è specializzata nella guida di piccole unità, facilitata dal loro impareggiabile corpo di sottufficiali, e tutto il resto? In realtà, sembra che le cose stiano esattamente come ho sempre detto: cioè che è l’esatto contrario; le tattiche russe – che l’AFU copia, perché per avere una chance bisogna adattarsi a ciò che funziona – consentono un’autonomia molto maggiore alle piccole unità rispetto alle loro controparti NATO.

Questo per una serie di ragioni: una di queste è che si è evoluta in questo modo per necessità in questo conflitto, dato che – come ha detto prima il comandante americano dei carri armati – nell’attuale ambiente omni-ISR dominato dai droni, la nebbia di guerra cessa di esistere e i gruppi più grandi sono semplicemente bersagli facili per catene di uccisioni time-on-target senza precedenti da entrambe le parti, facilitate da distribuzioni di dati network-centriche di nuova concezione che permettono ai droni di fornire immediatamente obiettivi alle unità/batterie zonali appropriate.

Ed è proprio questo il punto che sottolinea quanto premesso dal comandante dei carri armati. Ricordiamo che nella sua intervista a Red Effect, egli afferma di ritenere che siano laNATO e gli Stati Uniti a dover adattare le proprie tattiche a questo conflitto, operando in gruppi più piccoli, cosa che, ammette, al momento non conoscono o non sono in grado di fare. Ha ammesso apertamente che non solo l’esercito americano si è riorientato solo relativamente di recente dall’addestramento COIN a quello più incentrato sulla guerra, ma ha anche detto quanto segue, che incollo di nuovo:

“All’esercito degli Stati Uniti piace operare in senso macro, come una compagnia di 14 carri armati in ogni momento.Operiamo come battaglioni di circa 50 veicoli da combattimento e non siamo abituati a operare da soli…Penso che ci sarà una spinta verso le competenze individuali e di compagnia in combattimento. Invece di inviare più carri armati a farsi distruggere, ne manderemo uno a occuparsi delle cose. Ci si affiderà maggiormente ai singoli equipaggi di carri armati e alla loro letalità individuale più di ogni altra cosa. Credo che questa sarà una spinta. Per evitare perdite di massa, dobbiamo tornare a combattere come individui che si sostengono a vicenda, invece di raggrupparsi. Penso che questa sarà la grande spinta”.

Quindi, cisarà una spinta – che non c’è ancora stata; il che significa che gli Stati Uniti non sono nemmeno nello stesso campo di gioco di quello descritto dall’ufficiale dell’AFU per quanto riguarda le reali tattiche dilavoro nella guerra moderna. Il fatto che entrambe le fonti, totalmente estranee, arrivino alla stessa conclusione la dice lunga sullo stato delle cose.

Kurylenko continua con altre interessanti informazioni sulla specializzazione e su come prevede l’evoluzione dell’attuale formazione delle unità ucraine e dell’ORBAT che ruota attorno a battaglioni specializzati, piuttosto che a “fanti di tutti i mestieri” annacquati, che non sono altrettanto efficaci. L’attuale carenza di personale dell’AFU è tale che le posizioni vengono comunemente scambiate, con i carristi che diventano truppe d’assalto, ecc.

L’ultima parte semi-interessante arriva intorno al minuto 51:40, quando a Kurylenko viene chiesto di descrivere le forze russe. Non c’è molto da scrivere qui, se non che dice essenzialmente di essersi reso conto nel 2015 che l’Ucraina stava combattendo contro uno “specchio”. A suo avviso, le forze russe e ucraine non sono troppo diverse l’una dall’altra e non considera i russi molto migliori o peggiori dell’AFU. Naturalmente, è sempre difficile capire quanto di queste affermazioni sia una postilla “diplomatica” per il pubblico di riferimento, ma secondo lui sono solo i vantaggi materiali e di manodopera che la Russia ha a essere degni di nota.

Il problema di questa riduzione è che la Russia ha iniziato con meno uomini dell’Ucraina, dato che Zelensky ha affermato che l’AFU aveva più di 1 milione di uomini subito dopo l’inizio della guerra, mentre la Russia è entrata nel conflitto con meno di 100.000 uomini. Pertanto, caratterizzare le truppe russe come niente di speciale mentre si ammette che ora hanno un’enorme superiorità di uomini è piuttosto contraddittorio. Il fatto è che i russi non avrebbero un presunto vantaggio in termini di manodopera se non dimostrassero anche un vantaggio qualitativo nel logoramento delle truppe ucraine in percentuali massicciamente sproporzionate. Ma, naturalmente, Kurylenko difficilmente lo saprebbe, dato che è discutibile che abbia affrontato vere truppe russe, piuttosto che i mediocri regolari della DPR che gli si sono opposti ad Avdeevka. È vero che i regolari della DPR sono uno “specchio” delle truppe dell’AFU e si può dire che siano di qualità equivalente nella maggior parte dei casi, ma le vere truppe russe sono un livello superiore.

L’unica altra dichiarazione degna di nota che fa è la frase in cui ricorda di aver partecipato alle battaglie dell’aeroporto di Donetsk, nel 2015. Dice che allora la battaglia fu paragonata alla battaglia di Stalingrado. Ora, in modo piuttosto evocativo, dice che quella battaglia era un “combattimento infantile” in confronto a quello che sta vedendo oggi.

Aggiungo che i suoi brontolii sui vantaggi russi in termini di manodopera coincidono con ciò che le fonti occidentali mainstream hanno recentemente ammesso per la prima volta. Dopo quasi due anni in cui hanno sostenuto che l’esercito russo è stato completamente distrutto, ora sono passati a rimangiarsi comicamente le parole:

Anche il capo del Comando europeo degli Stati Uniti, il generale Christopher Cavioli, lo ha affermato nell’ultimo articolo di Politico:

In una dichiarazione scritta, Cavoli ha anche lanciato l’allarme sul fatto che l’esercito russo ha ancora più uomini rispetto a quando ha lanciato la sua invasione completa nel febbraio 2022. Mosca ha anche aumentato la forza delle sue truppe di prima linea da 360.000 a 470.000 soldati, ha osservato.

Egli afferma:

“La Russia sta ricostituendo queste forze molto più velocemente di quanto le nostre stime iniziali suggerissero”, ha scritto Cavoli. “L’esercito è ora più grande – del 15% – di quanto non fosse quando ha invaso l’Ucraina”.

Ma ecco la parte più sorprendente:

Il generale a quattro stelle ha dichiarato ai senatori che la Russia ha anche reintegrato le perdite di carri armati pesanti sul campo di battaglia e ora opera in Ucraina con lo stesso numero di carri armati che aveva all’inizio del conflitto.

Ma come può essere? La cosiddetta lista di Oryx sostiene che la Russia ha perso qualcosa come 4000 carri armati. Vuole dirci che la Russia li ha già sostituiti tutti?

Anche un recente articolo del Kiev Independent conferma che le unità russe sono ancora al completo:

E come conferma finale delle precedenti proiezioni che l’Occidente ha cercato disperatamente di soffocare sotto una coltre di velleità, abbiamo l’ultimo rapporto dell’ISW che suona il campanello d’allarme ammettendo finalmente che tutte le affermazioni di “stallo” sono delle balle e che, se non si forniscono aiuti, la Russia è di fatto destinata a ottenere una vittoria totale:

Concludono poi che la Russia respingerà l’AFU fino al confine con la NATO in Polonia:

In modo sorprendente, abbandonano persino la finzione della vecchia “guerra posizionale” e ammettono che la Russia ha ristabilito la guerra di manovra, che è solo un’altra parola in codice ingannevole per i progressi della svolta:

Per continuità, ecco il resto del loro allarmante rapporto:

3/ L’Ucraina non può mantenere le attuali linee senza una rapida ripresa dell’assistenza statunitense, in particolare della difesa aerea e dell’artiglieria, che solo gli Stati Uniti possono fornire rapidamente e su larga scala.

4/ La mancanza di difesa aerea ha esposto le unità ucraine di prima linea agli aerei russi che, per la prima volta in questa guerra, stanno sganciando migliaia di bombe sulle posizioni difensive ucraine.

5/ Lacarenza di artiglieria ucraina permette ai russi di utilizzare colonne corazzate senza subire perdite proibitive per la prima volta dal 2022.

6/ I russi stanno sfruttando il loro vantaggio e avanzano lentamente ma costantemente in diversi settori del fronte. Dall’inizio di quest’anno, le forze russe si sono impadronite di oltre 360 chilometri quadrati, un’area grande quanto Detroit.

7/ I progressi russi si accelereranno in assenza di un’azione urgente da parte degli Stati Uniti. I responsabili politici statunitensi devono interiorizzare la realtà che ritardare ulteriormente o interrompere l’assistenza militare americana porterà a drammatici guadagni russi nel 2024 e nel 2025 e, in ultima analisi, alla vittoria russa.

In particolare, si noti la nota #5 in cui si ammette – contrariamente alla propaganda pro-UA di “perdite russe non calcolabili” – che la Russia sta in realtà subendo le perdite più leggere della guerra al momento, un fatto che è facilmente corroborato anche dal conteggio delle vittime di MediaZona, che continua a mostrare medie di vittime estremamente basse.

Infine, si noti la parte evidenziata del punto #7. È interessante notare che fornisce una tempistica completa degli eventi previsti: senza l’aiuto degli Stati Uniti ci saranno guadagni drammatici nel 2024 e nel 2025, seguiti da una vittoria totale della Russia, che è un altro modo per esprimere la resa dell’Ucraina, il che sembra proprio in linea con le nostre previsioni di fine guerra del 2025.

Pensieri finali

Per collegare le cose, dirò che, man mano che il conflitto si trascina, diventa lentamente più chiaro che la NATO si sbagliava su gran parte della sua valutazione, non solo dello stile di combattimento russo, ma della guerra moderna in generale. Ciò è dimostrato chiaramente dalla totale sottovalutazione da parte dell’Occidente della guerra di produzione e dell’importanza delle infrastrutture produttive e delle dimensioni economiche per vincere i conflitti tra pari.

Ma la cosa più interessante è la lenta curva di apprendimento che viene svelata riguardo alle tattiche delle piccole unità e alla necessità di affidarsi all’iniziativa e all’autonomia delle singole unità, di cui la NATO pensava di essere il campione designato, mentre in realtà la guerra ha definito un livello totalmente diverso di operazioni di piccole unità che andava ben oltre tutto ciò che la NATO aveva mai immaginato o era in grado di fare .

Una delle ragioni è che questa rivoluzione delle piccole unità non riguarda solo la dottrina e le tattiche da manuale, come discusso in questo articolo. Essa ruota anche intorno alle strutture fisiche e agli ORBATS delle unità stesse, come sottolineato nel mio precedente articolo intitolato Lunga vita ai BTG, in cui discutevo dei manuali russi segretamente recuperati che dettavano nuovi tipi di piccole unità create al volo per assalti specifici in condizioni moderne di ISR-heavy.

È la prova che la Russia continua a evolvere queste dottrine al volo e sta costruendo unità appositamente intorno al concetto di autonomia su piccola scala. Ciò significa dotarle di una serie di elementi propri di armi combinate, come droni, mortai, armi pesanti e altri accessori speciali, che consentono loro di operare efficacemente da sole. Questo è il motivo per cui la NATO è in ritardo di anni, in quanto sta appena iniziando a comprendere il significato e le implicazioni del mero aspetto didottrinatattica degli sviluppi in corso, e non è nemmeno lontanamente vicina all’effettiva implementazione e integrazione a livello di ORBAT fisico.

Ciò si estende alla relazione simbiotica tra le evoluzioni dottrinali militari e la collaborazione a livello industriale necessaria per coordinare i miglioramenti e gli sviluppi effettivi. Le flessibili industrie russe della difesa hanno risposto in modo adattivo e dinamico agli sviluppi in corso, collaborando con il Ministero della Difesa a monte della catena per effettuare riprogettazioni immediate e accelerare l’invio di componenti essenziali direttamente in prima linea; il caso emblematico è il lancio in corso di cupole EW per i blindati, come il “Volnorez” (Wavecutter) e altri nuovi. Le industrie della difesa occidentali non hanno ancora dimostrato una capacità concomitante di tale efficienza adattativa e flessibile nell’elaborazione di nuove scoperte attraverso il ciclo di sviluppo.

La totalità di questo articolo corrisponde a un altro aspetto importante che avrei voluto trattare, ma che probabilmente riserverò all’articolo successivo, forse alla fine di questo mese. Si tratta di un’estensione naturale di tutto quanto detto sopra e si concentra sulla tardiva presa di coscienza da parte della NATO e dell’Occidente delle altre importanti considerazioni della guerra moderna che ruotano attorno alla produzione e alla guerra di distruzione di massa, e cioè le dimensioni economiche cruciali e impreviste, che entrano in gioco nelle economie di scala, e le argomentazioni più importanti che ho fatto fin dall’inizio sulle differenze nel metodo russo di “guerra totale”.

Ma, come ho detto, la questione è andata oltre lo scopo di questo articolo già lungo, quindi rimanete sintonizzati per il sequel che verrà pubblicato prossimamente.

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L’Iran viola le difese anglosioniste in un attacco storico: Una ripartizione, di SIMPLICIUS THE THINKER

L’Iran viola le difese anglosioniste in un attacco storico: Una ripartizione

Ieri l’Iran ha fatto la storia lanciando l'”Operazione Vera Promessa”. Nel nostro consueto stile, cerchiamo di tagliare tutti i rumori che attualmente intasano i social network e di dimostrare in modo incisivo e il più possibile esauriente i fatti, sottolineando al contempo come si sia trattato di un evento storico che ha cambiato le carte in tavola e che ha portato l’Iran sulla scena mondiale in grande stile.

In primo luogo, come stabilito, l’obiettivo dichiarato dell’Iran per l’operazione era di colpire le basi da cui è stato lanciato l’attacco consolare israeliano il 1° aprile:

L’IRGC ha elencato gli obiettivi dell’attacco missilistico della scorsa notte: Le basi aeree di Ramon e Nevatim (da dove è stato condotto l’attacco al consolato iraniano). Il quartier generale dell’aviazione israeliana a Tel Aviv (da dove era stato pianificato l’attacco al consolato iraniano) e il degrado dei radar e dei mezzi di difesa aerea israeliani.

Il filmato riprende il quartier generale dell’intelligence che viene colpito. Non ho ancora visto prove di un’intercettazione del 99%. Ramon è stato duramente colpito. Nevatim è stata colpita da più di 7 missili. Il quartier generale dell’intelligence dell’aeronautica è stato completamente raso al suolo. Altri attacchi alle installazioni di difesa aerea non sono ovviamente vicini ai centri abitati e non sono visibili, ma sono sicuro che le informazioni satellitari mostreranno l’entità dei danni.

E un altro:

NevatimBase aerea di, nel sud della Palestina occupata.

RamonBase aerea di, nel sud della Palestina occupata.

Labase top-secret israeliana di intelligence-spia a Jabal al-Sheikh (Monte Hermon), nel nord del Golan occupato.

Va notato che il resto delle esplosioni o dei colpi in altre aree dei territori occupati sono legati allo scontro dei sistemi di difesa aerea israeliani con i proiettili nel cielo o alla caduta dei rottami dei missili intercettori o dei rottami dei missili iraniani.

Passiamo ora ai dettagli.

Questo attacco è stato senza precedenti per diverse ragioni importanti. In primo luogo, si è trattato del primo attacco iraniano al territorio israeliano direttamente dal suolo iraniano, invece di utilizzare proxy da Iraq, Siria, Libano, Yemen, ecc. Questa è stata una grande pietra miliare che ha aperto ogni sorta di potenziale di escalation.

In secondo luogo, si è trattato di uno degli scambi di tipo peer-to-peer più avanzati e a più lungo raggio della storia. Anche in Russia, dove ho notato che abbiamo assistito al primo vero e proprio conflitto moderno quasi alla pari, con scene mai viste prima, come quando i missili avanzatissimi Storm Shadow della NATO sono volati verso la Crimea mentre, letteralmente negli stessi istanti, i Kalibr avanzati russi li superavano nella direzione opposta: uno scambio del genere non era mai stato visto prima, visto che negli ultimi decenni ci siamo abituati a vedere la NATO che si accanisce su avversari più deboli e disarmati. Ma no, ieri sera l’Iran ha alzato ulteriormente la posta. Perché anche in Russia, tali scambi avvengono almeno direttamente oltre il confine russo, verso il suo vicino, dove la logistica e l’ISR sono, per ovvie ragioni, molto più semplici.

Ma l’Iran ha fatto una cosa senza precedenti. Ha condotto il primo assalto moderno, potenzialmente ipersonico, a un nemico con SRBM e MRBM in un vasto spazio multidominio che copre diversi Paesi e fusi orari, e potenzialmente fino a 1200-2000 km.

Inoltre, l’Iran ha fatto tutto questo con potenzialmente armi ipersoniche, il che ha portato a un ulteriore livello di sofisticazione che comprendeva possibili tentativi di intercettazione endoatmosferica con i missili ABM Arrow-3 israeliani.

Ma facciamo un passo indietro per affermare che l’operazione iraniana in generale è stata modellata sul sofisticato paradigma impostato dalla Russia in Ucraina: è iniziata con il lancio di vari tipi di droni, tra cui alcuni Shahed-136 (Geran-2 in Russia) e altri. Lo si può vedere dai filmati rilasciati da Israele di alcune intercettazioni di droni:

Al minuto 0:49 si può vedere quello che sembra uno Shahed, anche se sembra simile alla varietàShahed-238dotata di motore a reazione.

Dopo un certo lasso di tempo prestabilito, l’Iran ha poi rilasciato missili da crociera in modo che potessero colpire all’incirca in una finestra simile a quella dei droni. Un video di ieri sera ha confermato la presenza di missili da crociera a bassa quota:

Non si sa con certezza, ma sembra che possa trattarsi del nuovo missile Abu Mahdi, che ha una gittata di circa 1000 km. Ecco altre possibilità:

Poi, dopo l’intervallo di tempo appropriato, l’Iran ha lanciato il colpo di grazia, i suoi vantati missili balistici. Ecco il filmato rilasciato dall’Iran dell’inizio dell’Operazione True Promise, che include il lancio dei missili balistici:

Come detto, tutti e tre gli strati dell’attacco sono stati programmati in modo da coincidere, con il più lento (i droni) che andava per primo, poi il successivo più veloce (i missili da crociera), seguito dal più veloce time-to-target, i missili balistici.

Gli Stati Uniti hanno inviato una vasta coalizione per abbattere le minacce, che comprendeva gli stessi Stati Uniti, il Regno Unito che volava da Cipro, la Francia e, in modo controverso, la Giordania, che ha permesso a tutti loro di utilizzare il proprio spazio aereo e ha persino partecipato all’abbattimento.

Decine di immagini proclamavano l’abbattimento “riuscito” di missili balistici iraniani, come la seguente:

Il problema è che tutti questi sono gli stadi di lancio espulsi di razzi a due stadi. Non c’è alcuna prova definitiva che i missili balistici siano stati abbattuti, anzi tutte le prove indicano il contrario: filmati diretti dei missili che penetrano la rete AD e colpiscono gli obiettivi. Ma ci arriveremo.

Tipi di missili

Primo: quali tipi di missili balistici ha usato l’Iran?

Ci sono speculazioni e poi c’è quello che può essere doverosamente confermato.

Per quanto riguarda la conferma, con i miei occhi, dal video di lancio rilasciato più a lungo, possiamo vedere quanto segue:

Che sembra corrispondere a quello che probabilmente è loShahab-3 qui sotto:

Ecco un’altra foto di un test dello Shahab-3:

Nella foto del lancio, l’ogiva della testata superiore appare leggermente più corta e potrebbe corrispondere Sejjil meglio al razzo . Il Sejjil è infatti un’evoluzione e un aggiornamento molto più recente dello Shahab, che ha sia una varietà a due stadi che a tre stadi per un raggio d’azione estremamente lungo, di oltre 2500 km. Alcuni sostengono anche che potrebbe trattarsi del Ghadr-110, ma anche questo è un’evoluzione e un “aggiornamento” simile del sistema Shahab-3, che allo stesso modo sembra quasi identico.

Ci sono altri video di lancio che sembrano mostrare possibili sistemi Zolfagher o Dezful anche aggiornati .

Poi c’è la ripresa più ravvicinata del video del lancio, che ci dà la conferma più precisa di uno dei tipi di missili:

Sulla fusoliera si può vedere quella che sembra essere una scritta EMA, e lo stesso si può vedere in questa foto di oggi di un “missile abbattuto” da qualche parte in Iraq:

Questo dato si avvicina di più alla conferma che il missile in questione è un Emad, come riportato nel grafico precedente, uno dei più avanzati dell’Iran e che può essere dotato di una testata MaRV (Maneuverable Re-entry Vehicle). A questo punto la questione si fa interessante, perché i colpi che abbiamo visto in Israele sembravano potenzialmente utilizzare una qualche forma di MaRV o di veicolo di planata ipersonico, il che significherebbe che l’Iran potrebbe aver fatto la storia anche al di là di quanto pensassimo.

Quindi, per arrivare a questo punto, citiamo prima l’altra affermazionecontroversa , secondo la quale l’Iran potrebbe aver utilizzato il suo nuovo sistema ipersonico Fattah-2, il più avanzato:

In nessuno dei video di lancio era visibile, ma ciò non esclude necessariamente che l’Iran abbia segretamente lanciato e testato alcuni dei suddetti. Un accademico iraniano ha dichiarato quanto segue:

“L’Iran non ha sparato i suoi missili ipersonici. In realtà, la maggior parte dei droni e dei missili che sono stati lanciati erano droni e missili più vecchi. Erano molto economici e venivano usati come esche. L’Iran ha speso un paio di milioni di dollari per costringere gli israeliani a spendere 1,3 miliardi di dollari in missili antimissile, il che è stato di per sé un grande risultato per gli iraniani. E poi un certo numero di altri missili lanciati dagli iraniani… sono stati tagliati e hanno colpito i loro obiettivi”, ha dichiarato a Sputnik il commentatore accademico e di affari geopolitici.

Infine, alcuni esperti ritengono che l’Iran abbia utilizzato il suo sfuggente ipersonico Kheybar Shekan missile , dotato anche di un MaRV altamente manovrabile .

Queste sono due riprese del video di lancio di ieri sera:

Ed ecco una foto di repertorio del nosecone e della testata del Kheybar:

Questo è il punto più interessante e il motivo per cui l’ho preceduto così accuratamente.

In breve: mentre Israele e gli Stati Uniti sostengono di aver abbattuto il 100% di tutto, e mentre è possibile che le esche dei droni e dei missili da crociera siano state in gran parte abbattute – anche se non abbiamo prove certe in un senso o nell’altro – do abbiamo le prove che i missili balistici sono passati in gran parte inosservati, tagliando quella che si dice essere la più fitta difesa aerea del mondo. Non solo quella israeliana, composta da una difesa stratificata di David Slings, Arrow-3, Patriot e Iron Dome, ma anche quella delle forze aeree alleate già menzionate, nonché quella che, secondo quanto riportato, è una nave da guerra statunitense Arleigh Burke che sta sparando più di 70 missili SM-3 dalle coste del Mediterraneo.

I colpi che abbiamo visto sono stati spettacolari per un aspetto profondo: la velocità terminale dei missili balistici iraniani è apparsa incredibilmente veloce. Rivediamo alcuni dei video più esemplari.

Ecco quello di gran lunga più rivelatore, che confuta totalmente le affermazioni israeliane di abbattimenti al 100%. Si noti il massiccio sciame di missili di difesa aerea che si alza all’inizio, poi, a metà, si osservi come la balistica iraniana si schianti ad alta velocità attraverso la rete dell’AD, totalmente non contrastata, sbattendo al suolo:

Per inciso, il video successivo è stato sostenuto da molti che mostra i missili israeliani Arrow-3 che abbattono la balistica iraniana nell’esoatmosfera, cioè nello spazio:

Ma in realtà, tutto ciò che mostra è la separazione degli stadi dei missili Arrow mentre salgono verso la zona esoatmosferica. Non mostra alcuna intercettazione effettivamente riuscita, né vi è alcuna prova dell’abbattimento di un singolo missile balistico.

Ma è qui che si entra nel vivo. Il prossimo video è quello che apre maggiormente gli occhi in termini di capacità di questi missili. Le due cose più importanti da notare sono: 1) la velocità terminale prima dell’impatto e 2) il modo in cui alcuni missili colpiscono con precisione lo stesso punto in gruppi.

Primo video, notare la velocità del terminale:

Qui si nota la velocità ma anche la precisione di raggruppamento:

In particolare, al minuto 0:31 si può vedere quella che sembra una pista di decollo sul lato destro dello schermo, che potrebbe indicare che si tratta della base aerea di Nevatim, nel deserto del Negev, dove vivono beduini di lingua araba, il che spiega l’arabo del video.

Non tutti gli impatti mostrano l’alta velocità di un veicolo di rientro potenzialmente ipersonico. Ad esempio, questo video mostra missili forse un po’ più lenti che tuttavia aggirano facilmente la rete AD congiunta israelo-occidentale:

Ma torniamo alla questione ipersonica. Ecco un video che mostra uno dei test missilistici dell’Iran, che sembra mostrare una delle testate ipersoniche del missile Ghadr:

È stato pubblicato un nuovo video del momento in cui uno dei missili balistici dell’IRGC è stato colpito durante l’esercitazione solare dello scorso anno nei pressi di Chabahar, con 60 fotogrammi al secondo, in cui si vede chiaramente l’impatto della testata del missile Ghadr per la prima volta. Questa testata ha anche un’ottima velocità finale intorno a Mach 7 e sarà molto strategica. Il corpo a tre coni di questa testata è completamente e gravemente fuso, e si possono anche vedere i segni di bruciatura sulle piccole parti di questa testata nel primo fotogramma di ingresso nell’inquadratura.

Foto:

La velocità sembra coincidere con i video degli attacchi più rapidi, e si può vedere che il veicolo sembra essere incandescente, il che potrebbe spiegare il fatto un po’ strano che in tutti i video degli attacchi, i missili iraniani appaiono “rossi” come se stessero ancora bruciando i loro motori. Ma sappiamo che la maggior parte dei missili balistici come l’Iskander hanno una fase di burn-out dopo la quale il motore smette di bruciare. Pertanto, la natura rovente degli attacchi could potrebbe potenzialmente indicare non un motore in fiamme, ma piuttosto il calore della pelle esterna del veicolo a causa del rientro ipersonico.

Inoltre, la maggior parte dei colpi balistici avviene su una discesa piuttosto ripida o rettilinea, mentre molti dei colpi iraniani hanno una traiettoria meno profonda che potrebbe indicare un veicolo di tipo planare, anche se nel “test” di cui sopra si vede chiaramente che scende con un angolo di 90 gradi, quindi è probabile che sia in grado di fare entrambe le cose.

Detto questo, potrebbe non essere un veicolo di planata non alimentato, ma uno dei veicoli di rientro con capacità di spinta come questo:

Purtroppo, non conosciamo i dettagli esatti, come ad esempio il materiale di costruzione, che ci permetterebbero di confermare pienamente la sua velocità terminale. Tuttavia, sulla base di un’osservazione visiva, alcuni dei colpi sembrano atterrare a una velocità minima di Mach 3,5-5, se non superiore, che secondo alcuni è addirittura superiore alla velocità terminale dell’Iskander.

Detto questo, mentre gli MRBM iraniani sono dotati di sistemi di propulsione molto complessi, dato che sono a due o addirittura tre stadi per un raggio d’azione extra-lungo, mentre la Russia e gli Stati Uniti ne sono privi a causa della loro precedente adesione al Trattato sui missili balistici a raggio intermedio, l’aspetto della guida degli MRBM iraniani rimane un punto interrogativo. Non sappiamo quanto siano precisi e, alla fine, quanto siano stati efficaci gli attacchi nel colpire i loro obiettivi. Questo perché, al di là del generale macro-obiettivo di “colpire la base aerea di Nevatim”, per esempio, non sappiamo che cosa esattamente all’interno di abbia mirato quella gigantesca base aerea.

Tuttavia, Israele ha confermato che la base è stata colpita più di 7 volte, ma sostiene che i danni sono stati minori. In effetti, ora hanno rilasciato un filmato che li mostra mentre riparano una delle piste colpite:

Sono state diffuse alcune foto satellitari che mostrano quelli che sembrano essere possibili danni da attacco in tutta la base:

E un altro timelapse prima e dopo, anche se poco chiaro, mostra possibili danni a un hangar. Si tenga presente che questa è la base che ospitava gli F-35:

Israele potrebbe minimizzare i danni gravi rilasciando il video di un foro minore sulla pista? Per esempio, hanno pubblicato un altro video di un atterraggio di un F-35 alla base di Nevatim per dimostrare che la base non ha subito danni, ma alcuni hanno affermato che si tratta di un vecchio filmato:

Per non parlare del fatto che l’account ufficiale israeliano ha cercato di spacciare vecchi filmati di lanci di MLRS russi dall’Ucraina come lanci di balistici iraniani la scorsa notte:

È quindi chiaro che la verità non è un ostacolo per Israele, il che significa che non possiamo certo fidarci della loro parola su tutto ciò che riguarda l’operazione della scorsa notte .

Conclusione?

Cosa possiamo concludere sulla notte scorsa? Non abbiamo alcuna “parola finale” definitiva sull’efficacia degli attacchi iraniani:

  1. Non conosciamo gli obiettivi granulari esatti dell’Iran

  2. Non conosciamo le esatte intenzioni dell’Iran

Per quanto riguarda la seconda, ciò che intendo dire è che molti ora credono che l’Iran abbia semplicemente cercato di fornire una “dimostrazione di forza”, come dice Will Schryver. Una dimostrazione che servisse solo come “avvertimento” a Israele e per creare un deterrente contro future escalation israeliane. Infatti, i funzionari iraniani hanno ora avvertito che l’Iran risponderà in modo simile a tutti i futuri attacchi israeliani:

La chiamano la Nuova Equazione. Ogni volta che Israele li attacca, l’Iran intende ora colpirli “frontalmente”, cioè direttamente dal proprio territorio, come hanno dimostrato di saper fare di recente.

Al di là di questo, l’Iran ha aperto nuove strade stabilendo nuove pietre miliari per la tecnologia missilistica e la guerra moderna, come detto all’inizio. L’Iran ha dimostrato la capacità di aggirare i più potenti e avanzati sistemi antimissile del mondo, che non hanno scuse incorporate come nel caso dell’Ucraina. In Ucraina, la scusa è che i Patriot e gli altri sistemi sono gestiti da ucraini poco addestrati e non sono rinforzati e integrati completamente nei sistemi occidentali stratificati come lo sarebbero in mani occidentali.

Ma la scorsa notte, l’Iran ha penetrato ogni scudo missilistico presidiato e gestito dalla stessa NATO, con tutti gli orpelli e le avanzate capacità C4ISR e SIGINT inerenti all’intera alleanza occidentale; dal THAAD, al Patriot, al David’s Sling, all’Arrow-3, all’SM-3, all’Iron Dome, e persino al “C-Dome” delle corvette israeliane – per non parlare dell’intero complemento delle più avanzate difese A2A dell’Occidente, pilotate dagli F-35, dai Typhoon, dagli Eurofighter, e probabilmente da molto altro ancora.

Bisogna capire che i missili balistici sono proprio l’apice del predatore che questi avanzatissimi sistemi di AD occidentali sono stati creati per gestire – e ieri sera hanno fallito in modo spettacolare, proprio come avevano fatto i Patriot nella precedente Desert Storm:

Questo invia il segnale che l’Iran è ora veramente in grado di colpire qualsiasi obiettivo di alto profilo e di alto valore dell’Occidente, nell’intera sfera del Medio Oriente, entro un raggio di 2000-4000 km. Si tratta di una capacità significativa, che supera persino quella della Russia o degli stessi Stati Uniti, in termini di efficienza. Certo, la Russia può inviare missili Avangard (pochissimi e molto costosi) e missili da crociera a lunga gittata molto più lenti, ma a causa del Trattato, nessun altro Paese può eguagliare la capacità missilistica balistica economica e immediata dell’Iran. Gli Stati Uniti dovrebbero inviare un carico di aerei lenti e fare i tradizionali attacchi di stand off a lungo raggio con munizioni lente per colpire obiettivi a tali distanze.

Come ho detto, l’unica questione che rimane è l’efficacia in termini di precisione. Una cosa è sviluppare razzi a lunga gittata con il lusso di un’indennità a due stadi, ma c’è molta più tecnologia per rendere tali oggetti criticamente precisi – esospetto che in questo caso l’Iran possa essere inferiore alle capacità della Russia e degli Stati Uniti, dato che c’è tutta una serie di elettronica speciale (potenziamento del segnale, riflessione EW, ecc.) e ridondanze di guida che sono necessarie per una precisione estrema. È qui che i sistemi russi brillano. I missili iraniani hanno dimostrato di essere abbastanza precisi durante i test in Iran in condizioni ideali, ma in ambienti EW altamente contestati, quando i segnali GPS/Beidou/Glonass sono disturbati, potrebbe essere una storia completamente diversa. Inoltre, la scienza che sta alla base della ritenzione del segnale nelle bolle di plasma ipersoniche è piuttosto estrema e nessun Paese ha ancora dimostrato di essere in grado di farlo in modo costante, ma per il momento non ci addentreremo in questo argomento, che potrebbe essere trattato in un prossimo articolo incentrato sullo Zircon russo.

L’ottica di vedere i missili iraniani sorvolare la Knesset israeliana fa sicuramente venire i brividi a Israele, perché dice: avremmo potuto facilmente distruggere la vostra Knesset, e molto altro, ma abbiamo scelto di essere indulgenti, per ora:

Chi ne è uscito vincitore?

Ora ci sono due “prese di posizione” principali in competizione tra loro sulla situazione.

Uno dice che l’Iran è stato “umiliato” perché Israele ha intercettato tutto e, cosa ancora più importante, che l’Iran ha mandato all’aria l’unico vantaggio della sorpresa e dell’incertezza/ambiguità strategica, “mostrando la mano” e non ottenendo grandi risultati. Essi sostengono che l’unico vero vantaggio dell’Iran su Israele era la minaccia di poter effettuare un lancio di massa dei suoi temuti missili balistici, spazzando via vaste aree di Israele. Ma ora che il “danno” percepito dall’attacco è stato basso, l’Iran si è dimostrato più debole del previsto, il che potrebbe infondere a Israele ancora più coraggio e motivazione per continuare a colpire e provocare l’Iran, poiché potrebbe vedere che non ha nulla da temere dai missili iraniani a lungo vantati.

Questo è certamente un ragionevole argomento . Non sto dicendo che sia del tutto sbagliata: semplicemente non lo sappiamo per certo, per le ragioni già citate:

  1. In realtà non sappiamo quanti danni abbiano causato gli attacchi, a causa delle evidenti menzogne di Israele sul “100% di intercettazioni” e dei falsi smentiti.

  2. Non sappiamo se l’obiettivo dell’Iran fosse solo quello di fare una dimostrazione “leggera” nell’interesse della “gestione dell’escalation”. In altre parole, potrebbe non aver voluto provocare deliberatamente troppi danni, semplicemente per inviare un messaggio e non provocare Israele a rispondere in modo troppo aggressivo.

Si dice che l’Iran disponga di migliaia di missili di questo tipo, quindi ovviamente il fatto di averne lanciati solo più di 70 non è probabilmente indicativo di un grande attacco con l’obiettivo di distruggere seriamente le infrastrutture israeliane.

Poi c’è il rovescio della medaglia: l’Iran ne è uscito vincitore dimostrando tutte le capacità precedentemente descritte di aggirare gli scudi AD più fitti dell’Occidente.

Ecco perché ritengo che, per certi versi, questa conclusione sia la più corretta a lungo termine.

In primo luogo, una delle controargomentazioni comuni è che Israele possiede armi nucleari, che in ultima analisi superano qualsiasi cosa l’Iran possa lanciare contro di loro. Ma in realtà, ora che l’Iran ha dimostrato la capacità di penetrare in Israele, anche l’Iran può causare una devastazione nucleare colpendo la centrale nucleare israeliana di Dimona. Gli impianti nucleari distrutti produrrebbero molto più caos radioattivo delle armi nucleari moderne, relativamente “pulite”. Inoltre, Israele è molto più piccolo del relativamente gigantesco Iran. L’Iran può subire molti colpi nucleari e sopravvivere; ma un singolo evento nucleare di massa in Israele potrebbe irradiare l’intero Paese, rendendolo inabitabile.

In secondo luogo, ricordiamo il timore principale degli Scarabs e degli Scuds iracheni: che potessero contenere testate chimiche/biologiche. Anche l’Iran potrebbe tecnicamente caricare i suoi missili con tutti i tipi di oggetti nocivi di questo tipo: sia chemio-bio che persino uranio non arricchito – di cui dispone in abbondanza – per creare una “bomba sporca”. Ora che sappiamo che può penetrare facilmente in Israele, l’Iran potrebbe davvero spazzare via il Paese con un attacco di massa nucleare, chimico o biologico non arricchito con questi ormai comprovati missili iper- o quasi-ipersonali. Questa minaccia, da sola, rappresenta una spada di Damocle psicologica che agirà da deterrente asimmetrico o da contraltare a qualsiasi minaccia israeliana dell’Opzione Sansone.

In terzo luogo, questa è stata la prima incursione dell’Iran in un attacco diretto di questo tipo. Si può sostenere che l’Iran abbia acquisito dati e parametri critici sulle capacità difensive dell’intera alleanza occidentale e sulle vulnerabilità difensive di Israele. Ciò significa che c’è una minaccia implicita che qualsiasi attacco futuro di questa portata potrebbe essere molto più efficace, in quanto l’Iran potrebbe ora “calibrare” tale attacco per massimizzare ciò che ha visto come eventuali mancanze o debolezze da parte sua la scorsa notte. La Russia ha lanciato attacchi di questo tipo per due anni e solo di recente ha calibrato e messo a punto le tempistiche precise del sofisticato attacco a tripla minaccia a più livelli, drone-ALCM-balistico. L’Iran può anche migliorare ad ogni iterazione e massimizzare/streamizzare l’efficacia ad ogni tentativo.

In quarto luogo, c’è l’ormai confermata discrepanza di massa dei costi operativi:

Si stima che la difesa di Israele dall’attacco missilistico e di droni iraniani della scorsa notte sia costata oltre 1,3 miliardi di dollari in carburante per jet, intercettori missilistici terra-aria, missili aria-aria e altre attrezzature militari utilizzate dallo schieramento di difesa aerea israeliano; un missile anti-balistico ipersonico “Arrow 3”, da solo, sarebbe costato tra i 5 e i 20 milioni di dollari.

Una fonte non confermata ha affermato che l’attacco iraniano è costato appena 30 milioni di dollari, mentre la cifra indicata per le intercettazioni dell’Occidente si aggira tra 1 e 1,3 miliardi di dollari.

Dato che il prezzo medio di un missile intercettore va da un minimo di circa 1 milione di dollari a un massimo di 15-20 milioni di dollari per gli SM-6, questo prezzo totale è plausibile. Dato che l’Iran avrebbe sparato un totale di oltre 350 droni/missili e che la procedura standard prevede il lancio di 2 intercettori contro ogni minaccia, è chiaro che i conti tornano: 350 x 2 = 700 x 1-15 milioni di dollari.

Il punto è che, così come gli Houthi hanno dimostrato la totale incapacità dell’Occidente di difendersi da sciami di droni persistenti e di massa, anche l’Iran potrebbe aver appena dimostrato l’incapacità assolutamente letale di Israele e dell’Occidente di difendersi da una potenziale campagna d’attacco iraniana di lunga durata, vale a dire perseguita per giorni o settimane, con bombardamenti di massa quotidiani. Una campagna di questo tipo probabilmente esaurirebbe in modo critico la capacità dell’Occidente di abbattere anche la minaccia di un drone Shahed su scala minima. Basta guardare all’Ucraina, che sta vivendo la stessa lezione mentre parliamo.

Infine, che cosa significa?

Una conseguenza trascurata è che l’Iran è ora in grado di sconvolgere completamente lo stile di vita economico di Israele. Se l’Iran si impegnasse in una campagna di attacchi di massa, potrebbe paralizzare completamente l’economia israeliana rendendo inabitabili intere aree, causando migrazioni di massa, proprio come l’attacco di Hamas ha portato migliaia di israeliani a fuggire.

A differenza del barbaro e selvaggio genocidio di Israele, rivolto principalmente ai civili, l’attacco iraniano della scorsa notte ha preso di mira esclusivamente siti militari. Ma se l’Iran volesse, potrebbe lanciare attacchi di massa alle infrastrutture, come la Russia ha fatto ora alle reti energetiche dell’Ucraina, aggravando ulteriormente il danno economico. In breve: l’Iran potrebbe impantanare Israele in un malessere economico lungo mesi e anni o in una vera e propria devastazione.

Non dimentichiamo che questo attacco era ancora relativamente limitato al solo Iran. Certo, gli Houthi e persino Kata’ib Hezbollah avrebbero inviato alcuni droni, ma si è trattato di un’azione minore. Ciò significa che in futuro, se Israele dovesse decidere di intensificare l’attacco, l’Iran si riserva ancora diversi livelli del proprio vantaggio di escalation. Se si dovesse arrivare al dunque, immaginate Hezbollah, Ansar Allah, Hamas, la Siria e l’Iran che lanciano tutti attacchi contro Israele in una guerra totale. Forse è proprio questo che Israele vuole, direbbe qualcuno. Dopo tutto, ci sono echi delle varie guerre arabo-israeliane in cui Israele ha “trionfato” contro coalizioni arabe così ampie. Ma i tempi sono cambiati, il calcolo è leggermente diverso. A parte l’uso di armi nucleari, come potrebbe Israele sopravvivere a una guerra su larga scala contro Hezbollah nel nord, mentre l’Iran fa piovere quotidianamente missili ipersonici, droni e quant’altro sulle industrie israeliane, paralizzando la sua economia?

Naturalmente, a quel punto viene sollevata la questione dell’intervento degli Stati Uniti, ma, evidentemente alla ricerca di un’uscita di scena, Biden si limita a dichiarare:

Un importante punto trascurato

L’ultimo aspetto da considerare è che tutti gli eventi precedenti e successivi potrebbero benissimo far parte del piano israeliano. Ricordiamo che Israele non ha scelto di far saltare in aria l’ambasciata iraniana – una manovra enorme e senza precedenti – e di massacrare i generali iraniani solo per la sua salute. Questo è apparso come parte di una chiara strategia di escalation volta ad attirare l’Iran in una spirale di escalation, presumibilmente con l’obiettivo finale di attirare gli Stati Uniti in una guerra su larga scala per ridurre l’Iran una volta per tutte.

Alla luce di ciò, alcuni esperti ipotizzano che l’Iran sia scioccamente “caduto nella trappola”. Tuttavia, come detto in precedenza, si può dire che l’Iran abbia saggiamente “gestito” l’escalation proprio per questo motivo: mostrare la propria forza senza spingersi troppo oltre, in modo tale da invitare una più ampia risposta americana – o anche israeliana, se è per questo.

Ma mi limito a menzionare questo fatto per temperare qualsiasi grido “celebrativo” proveniente dalla sfera della resistenza. Sebbene gli attacchi dell’Iran possano ispirare un certo sciovinismo, in realtà potrebbero aver fatto il gioco di Israele. Tuttavia, la riluttanza degli Stati Uniti a sostenere Israele in un’ulteriore escalation potrebbe sgonfiare gli obiettivi di Netanyahu e lasciare Israele con le uova nel paniere e l’Iran che ne esce vincitore.

Dovremo aspettare e vedere dove ci porterà: al momento in cui scriviamo, la storia è cambiata tre volte; le ultime due sono state che Israele ha deciso di non rispondere, mentre ora le notizie sostengono che Israele non solo ha scelto di rispondere, ma lo farà addirittura stasera, forse entro pochi minuti o ore dalla pubblicazione di questa pubblicazione. Se questo dovesse essere il caso, dovremo vedere se Israele sceglierà il proprio attacco “salva-faccia”, “light touch”, solo per limitare i danni, o se intende davvero continuare a salire la scala dell’escalation in forze. Qualsiasi azione importante senza il sostegno americano è rischiosa: non solo perché potrebbe fallire e gli aerei israeliani potrebbero essere abbattuti, ma anche perché l’Iran potrebbe mantenere la parola data e scatenare un altro attacco molto più devastante.

Pensieri finali

Perché ora? Perché Israele ha fatto abboccare l’Iran ad un’azione del genere in questo preciso momento?

L’indizio della risposta si trova nella notizia di alcuni giorni fa che Israele ha ritirato completamente le sue forze da Khan Younis:

Sospetto che Israele – o Netanyahu in particolare – si trovi di fronte a un fallimento, dopo non aver raggiunto nessuno degli obiettivi dichiarati, e quindi cerchi disperatamente di creare una nuova distrazione come vettore per continuare la guerra in qualche modo che possa impedire al mondo, e agli israeliani, di giungere alla conclusione che la guerra è stata completamente persa.

Avete visto l’ultima notizia bomba di Haaretz?

Abbiamo perso. La verità va detta. L’incapacità di ammetterla racchiude tutto ciò che c’è da sapere sulla psicologia individuale e di massa di Israele. C’è una realtà chiara, nitida e prevedibile che dovremmo iniziare a scandagliare, elaborare, comprendere e da cui trarre conclusioni per il futuro. Non è divertente ammettere di aver perso, quindi mentiamo a noi stessi.

Alcuni di noi mentono maliziosamente. Altri innocentemente. Sarebbe meglio trovare conforto in qualche carboidrato arioso con una crosta da vittoria totale. Ma potrebbe essere solo un bagel. Quando la consolazione finisce, il buco rimane. Non c’è modo di evitarlo. I buoni non vincono sempre.

Il sorprendente articolo, che corrisponde ai sentimenti di molti israeliani, prosegue:

Dopo un anno e mezzo, avremmo potuto essere in una situazione completamente diversa, ma siamo tenuti in ostaggio dalla peggiore leadership della storia del Paese – e un discreto concorrente per il titolo di peggiore leadership di sempre. Ogni impresa militare dovrebbe avere un’uscita diplomatica: l’azione militare dovrebbe portare a una realtà diplomatica migliore. Israele non ha un’uscita diplomatica.

L’articolo conclude che il calcolo è cambiato e che gli israeliani potrebbero non essere più in grado di tornare al confine settentrionale, data la situazione con Hezbollah .

Un’altra battuta classica:

Nessun ministro del governo ci restituirà il senso di sicurezza personale. Ogni minaccia iraniana ci farà tremare. La nostra posizione internazionale è stata colpita. La debolezza della nostra leadership è stata rivelata all’esterno. Per anni siamo riusciti a far credere che fossimo un Paese forte, un popolo saggio e un esercito potente. In realtà, siamo uno shtetl con un’aeronautica militare, e questo a condizione che si risvegli in tempo.

L’autore concentra poi la sua condanna sull’imminente “operazione Rafah”:

Rafah è il nuovo bluff che i portavoce stanno mettendo in atto per ingannarci e farci credere che la vittoria sia a un passo. Quando entreranno a Rafah, l’evento reale avrà perso significato. Potrebbe esserci un’incursione, magari minima, prima o poi – diciamo a maggio. Dopodiché, spargeranno la prossima menzogna, che tutto ciò che dobbiamo fare è ________ (riempire lo spazio vuoto), e la vittoria sarà in arrivo. La realtà è che gli obiettivi della guerra non saranno raggiunti. Hamas non sarà sradicato. Gli ostaggi non saranno restituiti attraverso la pressione militare. La sicurezza non sarà ristabilita.

In breve: ecco perché Netanyahu aveva bisogno di un’escalation. Per distogliere l’attenzione dalla catastrofe in corso della potenziale sconfitta di Israele contro Hamas, dalla catastrofica perdita di prestigio dell’immagine di Israele nella comunità mondiale, dalla completa rivolta contro Israele da parte del mondo intero. Piuttosto che ammettere la sconfitta e affrontare la fine della sua carriera, nonché i prossimi processi e tribunali che porterebbero Bibi in prigione, ha scelto di prendere l’unica opzione rimasta: continuare l’escalation nella speranza che una guerra su larga scala possa lavare i suoi peccati e cancellare gli errori del passato. Purtroppo, proprio come lo sfortunato Zelensky, il piano fallimentare di Netanyahu sembra destinato a coincidere con il declino storico degli Stati Uniti, che raggiunge il suo apice proprio in questo anno cruciale, il 2024.

Nel momento critico in cui Israele aveva bisogno dell’America più forte possibile, ha ottenuto l’America più debole della sua storia. Questo è l’errore di Israele, che potrebbe essere la sua definitiva e calamitosa rovina. Ma Bibi probabilmente non avrà altra scelta che continuare l’escalation, o almeno mantenere una strategia di tensione come presenza costante per sopravvivere.

Un’ultima rapida nota postuma è che gli eventi successivi potrebbero influenzare il disegno di legge sugli aiuti all’Ucraina, dato che ora si parla di far passare un pacchetto di aiuti d’emergenza per Israele, alla luce degli eventi, che potrebbe avere anche gli aiuti all’Ucraina; ma bisognerà vedere cosa succederà, dato che c’è ancora una forte opposizione tra alcuni repubblicani.

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