Stati Uniti, c’è poco da ridere_con Gianfranco Campa

Frenare l’ilarità di una vicepresidente, profusa irrefrenabilmente anche nei momenti meno opportuni ed imbarazzanti, è una missione impossibile. Non è l’unico personaggio da operetta che ha trovato posto nel caleidoscopio dei posti chiave dell’amministrazione statunitense. Un problema già serio in tempi ordinari dalle gerarchie politiche ben definite e dalle decisioni poco impegnative; drammatico in una fase di sconvolgimenti politici accompagnati da una disarticolazione dei centri di potere, laddove la riuscita dei colpi di mano dipendono dalle capacità proprie di controllo di parte delle leve di potere. Non è l’azzardo di pokeristi della domenica a guidare le scelte; è l’opera inquietante e gelida di troppi dottor stranamore in azione nell’ombra o appena dietro le quinte. Ancora una volta si deve partire dal battito d’ali a Washington per comprendere la tempesta attuale in Ucraina e le prossime annunciate qua e là per il mondo. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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