Russia, Ucraina e il protagonista occulto_con Gianfranco Campa

La dinamica che ha portato al conflitto tra Russia e Ucraina pare essere una volta tanto trasparente e facilmente leggibile: una proposta di trattativa ultimativa presentata a dicembre alla NATO e agli Stati Uniti; il traccheggiamento e lo smarrimento della dirigenza statunitense; l’offensiva militare risolutiva per neutralizzare il regime fantoccio ucraino e bloccare l’espansione della NATO nella stessa sfera russa. Nelle more la minaccia di severe sanzioni in caso di intervento, ma non una reazione militare diretta. Certamente vengono al pettine i nodi di una strategia di espansione illimitata dell’alleanza atlantica, più volte segnalati da numerosi analisti e diplomatici americani stessi; rientrano nella casistica le inerzie di apparati e il retaggio culturale di una classe dirigente orfana della guerra fredda e preda della russofobia. Le conseguenze più rilevanti nel sistema di relazioni internazionali sono l’ulteriore consolidamento del sodalizio tra Russia e Cina e il momentaneo rafforzamento della coesione dell’alleanza atlantica. A tante minacce di ritorsione, però, non sono seguite ancora le dure ritorsioni minacciate. Sarà merito, stando alla rappresentazione scenografica, dell’opposizione di Italia e Germania ad un blocco delle importazioni energetiche e alla cancellazione della Russia dai circuiti operativi internazionali delle transazioni. Conoscendo le figure a capo dei due paesi è altamente improbabile. Sta di fatto che la più che mediocre classe dirigente e politica statunitense, dilaniata da lotte intestine, è in procinto di giustificare il disastro della gestione della crisi pandemica, il dissesto economico da essa accelerato, la crisi inflattiva ed occupazionale conseguente. Nell’ultima parte dell’intervista si accenna pure alla possibile esplosione di uno scandalo legato all’origine del virus, grazie alla pubblicazione di un esplosivo dossier reso pubblico dalle autorità. L’esplosione di un conflitto, per di più opera del nemico designato, può essere il diversivo perfetto e la ragione da dare in pasto ad una popolazione del tutto insoddisfatta di un ceto politico delegittimato e ad alleati dai dirigenti anch’essi in severa crisi di credibilità. I traccheggiamenti, la delimitazione dell’arco di contromisure, l’abbandono dell’Ucraina e della sua classe dirigente, pronta per altro a fuggire, possono essere non solo una dichiarazione di impotenza, ma una subdola volontà di indurre Putin a prendere una strada obbligata. Da qui forse il nervosismo da lui manifestato e la accesa discussione che pare imperversare anche nella dirigenza russa riguardo a tempi e modalità dell’azione. Ancora una volta, le dinamiche interne agli Stati Uniti potrebbero dettare non solo le dinamiche profonde in geopolitica, ma le scelte contingenti di alleati e paradossalmente avversari. In questa ottica andrebbe valutata la postura del terzo grande attore della scacchiera internazionale, la Cina_Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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