Anniversario, di Bernard Lugan

Qui sotto l’editoriale di Bernard Lugan apparso sul suo bollettino di febbraio. Una precisazione: truppe speciali inglesi e francesi erano già presenti in Cirenaica già da almeno il 2010. Un anno prima che iniziassero i moti._Giuseppe Germinario

Dieci anni fa, nel mese di febbraio 2011, scoppiò la guerra civile in Libia. Il 10 Marzo Nicolas Sarkozy è intervenuto in questo conflitto interno riconoscendo una delegazione di ribelli come rappresentanti della legalità libica !!!

La Francia è quindi entrata in un conflitto in cui i suoi interessi non erano in gioco

A Marzo, ha ottenuto l’autorizzazione delle Nazioni Unite per impiegare l’aviazione per

“Proteggere i civili”, in realtà le Milizie islamiche in Cirenaica e i Fratelli Musulmani di Misurata …

L’obiettivo ufficiale della guerra deciso da Nicolas Sarkozy era l’istituzione dello stato di diritto. Il suo risultato fu invece questo.

Le strutture statali libiche sono scomparse, lasciando il posto agli scontri delle milizie islamo-mafiose.

Quanto al vuoto libico, ha avuto conseguenze sull’intera area ciadiana e su parte del BSS.

Per non parlare della creazione di un file pompa di aspirazione migratoria.

Questo intervento ha distrutto il sistema di alleanze tribali su cui si basava la stabilità politica della Libia.

Il regime del colonnello Gheddafi lo aveva fatto; riuscì anzi a far convivere centro e periferia, articolando poteri e rendita di idrocarburi sulle realtà locali.

Politicamente, la Libia è infatti caratterizzata dalla debolezza del potere centrale rispetto al

hotline tribali. Genuino “Breakers of horizons”, le tribù hanno assunto il controllo più forte di questi corridoi di nomadizzazione che collegano il Mediterraneo alla regione del Ciad attraverso i quali viene effettuato il traffico odierno (droga e migranti) e le solidarietà jihadiste sono ancorate.

Mancata presa in considerazione di questi dati, quelli che, in nome dell’illusione democratica, hanno innescato il disastroso intervento del 2011,sono responsabili della corrente del caos. In effetti, le due chiavi che reggono la vita politica libica sono tribalismo e federalismo.

1) La Libia è naturalmente multicentrata e il rovesciamento del colonnello Gheddafi ha amplificato questa realtà dando vita a molteplici luoghi di potere indipendenti e rivalità di legittimità nate dal

guerra. Non è possibile stabilizzare la Libia se non tenendo conto della sua archeologia tribale

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Il fallimento compiuto dall’ISIS tuttavia potrebbe servire da lezione. Era anzi la definizione tribale del paese l’ostacolo al califfato universale sostenuto dall’ISIS; le forti identità tribali lo hanno reso impossibile a causa anche dell’innesto di un movimento composto per lo più da stranieri. Come allora affermare di voler mettere fine al conflitto in corso quando le tribù, ossia le uniche vere forze politiche del paese sono escluse dalle trattative?

2) La Libia non ha un centro unificante. Le tre province che lo compongono non hanno punti di saldatura e sono separate da una massa sahariana vuota al 95%, mentre più del 80% della popolazione è concentrata su una stretta fascia costiera.

La soluzione quindi coinvolge due imperativi:

1) La ricostituzione delle alleanze tribali forgiate dal colonnello Gheddafi.

2) Un vero federalismo, perché la Cirenaica non accetterà mai la finzione di uno stato libico dominato dalla Tripolitania… e viceversa.