COMPITI PER IL PENSIERO, di Pierluigi Fagan

COMPITI PER IL PENSIERO. (Lungo, ma l’argomento è vasto e complicato). Da un paio di giorni, nei titoli dei giornali, gira l’annuncio che -causa COVID-, la Cina dovrebbe raggiungere il vertice della classifica mondiale dei Pil assoluti con cinque anni di anticipo, dal precedentemente previsto 2033 all’attualizzato 2028 (fonte: Centre for Economics and Business Research nel Rapporto rilasciato lo scorso 26.12).
La “Cina” è un vero e proprio caso cruciale della distorsione della nostra immagine di mondo. La Cina non gioca secondo le regole, la Cina performa meglio perché ha un governo autoritario, no performa meglio perché è “socialista”, la Cina non è una democrazia, forse addirittura ha lei diffuso il coronavirus apposta per mettere in difficoltà i suoi principali competitors. Tutti questi giudizi possono esser dati ed argomentati, ma non si capisce cosa c’entrino a commento del fatto in questione.
Il fatto in questione, che la Cina si avvia in tempi storici brevi a diventare la prima potenza economica del mondo (se tra otto o dodici anni mi pare l’ultimo dei problemi), è noto da anni solo che non è preso in consapevolezza obiettiva dalla nostra immagine di mondo. Due e molto semplici le ragioni: la prima è che sono 1,4 miliardi di persone, la seconda è che dagli anni ’80 hanno abbracciato i principi dell’economia moderna iniziando così una traiettoria che porta dal sottosviluppo all’ipersviluppo, come è accaduto a noi in tre secoli. Applichi la formula del successo moderno ad 1,4 mld di persone, ne viene fuori una ipergigante rossa, l’oggetto stellare di maggior massa dell’Universo (dopo le stelle a neutroni).
Tali ragioni obiettive e per altro abbastanza semplici da comprendere, portano due angosce a noi occidentali. La prima è che il mondo si va ad equalizzare per dimensioni, paesi più grandi –a parità (circa) di modo economico-, avranno volume economico più grande. Qui l’angoscia è soprattutto europea poiché l’Europa eredita una forma stato-nazionale che origina dal ‘500, quando per gli europei, il “mondo” era appunto il loro subcontinente. Quindi, il fenomeno storico stato-nazionale che comincia dalla Francia del ‘400, aveva a contesto i rapporti con l’Inghilterra e viceversa, la Spagna aveva a contesto di riferimento ciò che avveniva in Francia ed il Portogallo ciò che avveniva in Spagna. Così, il fenomeno stato-nazionale è andato avanti sino alla seconda metà del XIX secolo, quando sono arrivati gli ultimi Stato-nazione, l’Italia e la Germania. S’intenda, le forze che portarono allo Stato-nazione non riguardavano solo l’esterno ma come per tutti gli enti, la relazione tra le loro condizioni di possibilità interne (territorio e confini “naturali” che nel tempo hanno sedimentato lingue ed habitus più o meno comuni in una dato “popolo”, tipo lingua, tradizioni religiose, cultura materiale etc.) ed appunto l’esterno ovvero pari dinamiche per l’ente o gli enti vicini in competizione per risorse e territori. Infatti, la nascita dei primi Stato-nazione (F-I-S-P) fu -più o meno- sincronica in termini di tempo storico.
Così, nel 2035 rispetto anche al solo 2005, tra le prime dieci economie del mondo, irrompono i cinesi (1,4 miliardi), gli indiani (1,3 mld), l’Indonesia (0.270-0.300 mld), il Brasile (0.210-0.240 mld) e financo la Russia (0.150 mld) mentre Italia, Canada e Spagna escono dalla top ten ed USA, Giappone, Germania, UK e Francia scalano di qualche posizione. Ovviamente non è una legge meccanica (cioè “precisa” e quando le “leggi” non sono precise si chiamano “regole”), UK, Francia ed Italia non hanno popolazioni molto diverse per volume, ma performance economiche sì. Questo nuova regola del volume è inquietante per gli occidentali poiché -in prospettiva- dopo gli USA che hanno comunque la terza popolazione mondiale per volume, i campioni occidentali Germania-UK-Francia, sono solo al 19°-20°-21° posto per popolazione, ed in prospettiva perderanno posizioni per ragioni di curva demografica. In più è inquietante perché introduce un elemento di materialismo volgare che limita la nostra innata foga idealistica concettuale quasi che i concetti che riflettono il mondo, non debbano fare i conti con la sottostante consistenza di “numero-peso-misura”.
La seconda ragione obiettiva dice che i pesi delle potenze del mondo vanno a modificarsi in ragione del fatto che il modo economico moderno (che tu ti ostini a chiamare “capitalismo” infilandoti in una foreste di inestricabili aporie concettuali di cui “ma la Cina è capitalista o no?” è il più frequentato luogo comune del dibattito colto) ormai è applicato ovunque, una specialità che ha segnato la potenza occidentale degli ultimi tre-quattro secoli non è più una differenza. Per “modo economico moderno” intendiamo la formula: IDEE (scienza e tecnica) + ENERGIA e MATERIA + CAPITALI + ATTIVITA’ ECONOMIA (produzione e commercio) + MERCATO, con alcune varianti di interpretazione e peso, ma nella sostanza con partitura sostanzialmente simile. Poi c’è il rapporto tra economia e politica ma questo è un altro tema. Se quindi, non c’è più una vantaggio comparato di modo, allora il peso volumetrico del Paese-economia, farà la differenza.
Ma poi l’angoscia aumenta perché si va scoprendo anche un’altra legge naturale assai semplice e volgare ovvero che essere all’inizio o alla fine del ciclo di sviluppo, fa la differenza. All’inizio è tutto molto semplice, serve tutto, c’è domanda potenziale che traina senza problemi. Alla fine, non sai più cosa inventarti per trainare il fatto economico. Hai già fatto la rivoluzione energetica, meccanica, elettrica, chimica, dopo la guerra euro-mondiale dei trenta anni hai ricostruito quello che ti eri buttato giù da solo, hai inventato il consumismo, ma negli ultimi decenni hai inventato solo il digitale e cominciato ad applicare la tecno-scienza al biologico. Per carità, strade interessanti ma non del volume ed intensità economica della quadruplice rivoluzione a cavallo tra XIX-XX secolo o della ripresa post bellica. Pensi di tenere in piedi la tua complessa società del “benessere per il maggior numero” con le app? Auguri!
Ecco dunque che improvvisamente (“improvvisamente” perché la tua idm era impostata per leggere altre cose del mondo ed i segnali obiettivi, del tutto concreti e palesi, non sei stato in grado di leggerli per tempo) scopri che sei diventato un peso medio in un mondo di pesi massimi, che tali pesi massimi diventeranno demograficamente sempre più voluminosi e tu sempre meno, che non ti protegge più alcuna specialità competitiva, che sei alla fine del ciclo di sviluppo ed arranchi ad inventarti cose che ti ridiano la potenza della giovinezza mentre la megafauna demografica ha davanti a sé decenni di case, auto, strade, porti, aeroporti, televisioni, telefoni e computer da poter produrre per saziare la fame di benessere delle loro giovani e voluminose popolazioni.
In termini di geoeconomia poi, ti accorgi che 7+1 delle prime dieci posizioni del 2005 erano occidentali mentre nel 2035 saranno solo 4 ed il Giappone che prima potevi contare come del tutto “occidentale”, ora rischia di dover esser contato come asiatico. Su le prime 11 posizioni, 5 saranno asiatiche sempre che tu non voglia contare anche la Russia che stai ostracizzando e spingendo in tutti i modi lì dove non sembra ti convenga poi così tanto, così saranno 6, saranno un “sistema”, un sistema basato su un contesto che conterà il 60% della popolazione mondiale, che con un 20% di Africa farà l’80% del mondo. Quel mondo di cui solo un secolo fa eri un terzo. E che tu potrai continuare a contare USA-UK-Germania e Francia come appartenenti ad un unico sistema è anche molto dubbio. Poiché dalla geoeconomia alla geopolitica il passo è breve, ne dovresti dedurre la auto-evidenza del nuovo formato multipolare ed il problema del “con”-“dominio” sul mondo, ma l’argomento non ti piace e quindi fai finta di niente. Oppure sbraiti contro il Nuovo Ordine Mondiale perché hai letto o fai finta di aver letto qualche romanzo distopico che ti ha turbato.
Tutto questo dice già abbastanza cose da meritare una riflessione ponderata. Devi solo aggiungere altre tre cose. La prima è il tempo estremamente breve in cui questi potenti fenomeni si sono prodotti. Forse meno brevi di quanto tu ti sia accorto visto che non vedevi certe cose perché la polarizzazione dei tuoi occhiali non permetteva ai fotoni di quei fenomeni in atto di raggiungere la tua cornea e poi la tua corteccia prefrontale (La regione implicata nella interpretazione del mondo attorno, nella pianificazione dei comportamenti cognitivi complessi, nell’espressione della personalità, nella presa delle decisioni e nella condotta sociale). Inoltre, chi domina il tuo mondo, s’è votato al “buying time” (guadagnar tempo) perché non trovava soluzioni secondo lui “idonee” a risolvere la brutta equazione e quindi ha evitato si tematizzasse il tema. La seconda cosa è che è molto dubbio che il modo economico moderno nato in Europa da quattro secoli fa quando sul pianeta si era 650 milioni in tutto, possa funzionare in un mondo di 8-9 e passa miliardi di persone. A cominciare dal punto di vista ambientale. La terza è riflettere sul perché tu ti ostini a parlare soprattutto di economia, ma anche di società, politica e geopolitica con categorie e giudizi forgiati almeno due secoli fa, il pensiero riflette il suo tempo, cambia il tempo dovresti cambiare anche le forme del pensiero, o no?
Non ti sembra quindi opportuno e prioritario cominciar dal fare una riflessione su come rifletti? Se perdi la facoltà di comprendere il mondo, come potrai darti un futuro?